1.La vita umana e i suoi valori siano sempre il principio e fine di ogni economia.
2. Il primato dell’uomo e del bene comune sia concreto nei confronti del capitale, della scienza, della tecnologia e della stessa proprietà privata.
3. La giustizia, la solidarietà e la carità siano i principi ispiratori per ben operare in economia nazionale e mondiale.
4. Il processo di globalizzazione in atto sia controllato e monitorato costantemente, perché nel bene e nel male tale processo coinvolge l’umanità intera e tutte le economie, forti e deboli.
5. Il profitto è un valore legittimo dell’attività economica e finanziaria se rispetta le regole e non è frutto di imbrogli e falsificazioni.
6. Ogni banca, finanziaria, impresa ed attività economica e commerciale è un insieme di persone da rispettare nei loro diritti-doveri, ma anche nella dignità di lavoratori, creditori e debitori.
7. Nei momenti di difficoltà economiche a livello nazionale e/o mondiale, come quelli attuali, le decisioni vanno assunte al di fuori dell’esclusiva logica del profitto, ma prima di tutto nella salvaguardia della giustizia e del bene comune.
8. Il libero mercato rischia di non garantire un’eguaglianza economica, in quanto assicura guadagni diversi a seconda dell’impegno, delle capacità e a volte della furbizia, per cui va tenuto sotto controllo con leggi rigide per tutti.
9. La crescente disuguaglianza tra Paesi ricchi e poveri rischia di produrre danni agli stessi flussi commerciali, per cui va superato il divario tra i Paesi ricchi, quelli emergenti e quelli che rimangono poveri comunque e sempre.
10. Il mercato del lavoro deve essere accessibile e garantito a tutti, perché l’economia mondiale non si può fondare solo sugli scambi commerciali, ma sui beni reali e le attività produttive di una nazione, un popolo o di unioni di stati a livello continentale e mondiale. Tutti i popoli della Terra devono accomodarsi con le proprie risorse e potenzialità, ma anche con le proprie debolezze e fragilità al banchetto dell’economia mondiale. Nessun uomo e nessun popolo deve essere marginalizzato solo perché è povero ed è impossibilitato ad emergere a livello economico e di conseguenza di dignità e di contrattualità.
“Sono queste –conclude padre Rungi – alcune regole etiche fondamentali per una visione cristiana dell’economia mondiale che può e deve interessare culture e mentalità che pensano solo ed esclusivamente in termini d’affari. Il denaro davvero non è tutto, ma la dignità di ogni persona umana deve diventare criterio fondamentale per una sana economia di un mondo globalizzato come il nostro”.