SOLENNITA’ DELL’ASCENSIONE. IL COMMENTO DI PADRE RUNGI

RUNGI2015

ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO C)
DOMENICA 8 MAGGIO 2016

Ascende il Signore onnipotente e misericordioso

Commento di padre Antonio Rungi

Come tutte le solennità di questo anno giubilare della misercodia, anche la solennità dell’Ascensione al cielo di nostro Signore Gesù Cristo, che celebriamo in questa seconda domenica di maggio, nella festa della mamma, nel ricordo annuale della Madonna di Pompei, ci impegna a riflettere sul quell’ascendere di Cristo alla gloria del cielo, da dove era venuto, per portare al mondo la pace e la ricociliazione e perché noi fossimo partecipi della sua vita divina. Nella lettera agli Ebrei che oggi leggiamo nella liturgia della parola di Dio, è esattamente messa in risalto il contenuto teologico pià preciso del mistero dell’ascensione di Cristo. Egli “non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore”. La sua missione sulla terra ha un preciso scopo, quello di aprire agli uomini la via del cielo, la via della misercordia per sempre. Gesù è il Signore onnipotente e misercordioso. Infatti,  nella pienezza dei tempi, “egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza”. A questo infinito amore misericodioso di Dio, ognuno di noi può rispondere con il proprio sì, la propria adesione di fede a Gesù Cristo. Noi “abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso”. Il sangue di Cristo versato sulla croce per, il mistero pasquale della redenzione è la strada maestra per incontrare Cristo nella vita presente, nella quale è richiesta la fede in Lui, e nella vita futura, quella che il Signore ha preparato per ognuno di noi, e alla quale parteciperemo per sempre se viviamo nell’amore.

La nostra fede si fondi sempre più in quel Cristo amore e misericordia che si presenta a noi nella passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo, come ci ricordano gli Atti degli Apostoli nella prima lettura di questa solennità giubilare.

Luca, l’estensore degli Atti degli Apostoli, dopo la composizione del suo vangelo scrive all’amico  Teòfilo,  sintetizzando il contenuto di quel testo. In tale vangelo ha trattato di tutto quello che Gesù aveva fatto ed insegnato dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. “Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».

Il momento dell’ascensione al cielo di Gesù è descritto da Luca sia in questo brano che in quello del Vangelo con molta semplicità e spontaneità, mettendo in evidenza il ruolo degli apostolo “quelli dunque che erano con lui”. Furono proprio gli  apostoli a domandargli: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Il racconto dell’ascensione ci lascia con il naso all’insù, a guardare per sempre il cielo, ma ci impegna a guardare la terra, nella quale siamo, operiamo ed attendiamo la definitiva venuta di Cristo sulla terra. In questa attesa dobbiamo costruire quel mondo di luce e di pace che Cristo è venuto ad inaugurare quaggiù con il preciso scopo di fare dell’umanità, una nuova umanità nell’amore, nella pace, nel perdono e nella riconciliazione. Il messaggio evangelico nella sua essenza, lo troviamo espresso nel vangelo di questa solennità. E’ lo stesso Gesù che rivolgendosi ai suoi discepoli, prima di ascendere al cielo, pronuncia le parole che vanno diritte al cuore degli apostoli, ormai ben disposti ad accettare dal Signore ogni cosa. Ecco quanto egli pronuncia:  «Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

E’ nel nome di Cristo che la Chiesa in questi due millenni ha predicato al vangelo ad ogni popolo della terra, con i risultati che ben sappiamo e conosciamo. Certo l’opera di evangelizzazione e promozione umano no si può arrestare con le prime difficoltà, ma, al contrario, si deve sviluppare ulteriormente quando i temi si fanno più duri per tutti e il coraggio della fede e della testimonianza si fa urgente soprattutto in quelle comunità cristiane, dove maggior è il tentennamento nella fede e nelle opere espressione di vera fede.

Sia questa la nostra umile preghiera che rivolgiamo a Gesù Misericordioso, asceso al cielo tra il coro festante degli angeli, dove ci attende per l’eternità: “Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre,

per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria.

 

SOLENNITA’ DELL’ASCENSIONE. IL COMMENTO DI PADRE RUNGIultima modifica: 2016-05-07T11:20:52+02:00da pace2005
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