P.RUNGI. FAMIGLIE MISERICORDIOSE

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RIFLESSIONE DI PADRE ANTONIO RUNGI

 

FAMIGLIE MISERICORDIOSE

 

1.DALLA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AGLI EFESINI (5, 22-31)

 

22 Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; 23 il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. 24 E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. 25 E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, 26 per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, 27 al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. 28 Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. 29 Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, 30 poiché siamo membra del suo corpo. 31 Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola.

 

2.LETTERA AGLI EFESINI (6,1-4)

 

1 Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. 2Onora tuo padre e tua madre! Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: 3perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra. 4E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore.

 

3.DALL’OMELIA DI PAPA FRANCESCO IN OCCASIONE DEL GUBILEO DELLE FAMIGLIE (ROMA 27 DICEMBRE 2015)

 

Nell’Anno della Misericordia, ogni famiglia cristiana possa diventare luogo privilegiato di questo pellegrinaggio in cui si sperimenta la gioia del perdono. Il perdono è l’essenza dell’amore che sa comprendere lo sbaglio e porvi rimedio. Poveri noi se Dio non ci perdonasse! E’ all’interno della famiglia che ci si educa al perdono, perché si ha la certezza di essere capiti e sostenuti nonostante gli sbagli che si possono compiere.

 

Non perdiamo la fiducia nella famiglia! E’ bello aprire sempre il cuore gli uni agli altri, senza nascondere nulla. Dove c’è amore, lì c’è anche comprensione e perdono. Affido a tutte voi, care famiglie, questo pellegrinaggio domestico di tutti i giorni, questa missione così importante, di cui il mondo e la Chiesa hanno più che mai bisogno.

 

4. Dichiarazione congiunta di Papa Francesco e il Patriarca Kirill di Mosca (La Havana 12 febbraio 2016), nn. 19-21

 

19. La famiglia è il centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà tra le generazioni e il rispetto per i più deboli.

 

20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.

 

21. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La   voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10).

Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale.

Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore.

 

4.RIFLESSIONE SU TEMA

 

4.1.L’AMORE MISERICORDIOSO NELLE RELAZIONI FAMILIARI

 

Nell’Enciclica di Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, leggiamo il seguente brano: “L’amore misericordioso è sommamente indispensabile tra coloro che sono più vicini: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, tra gli amici; esso è indispensabile nell’educazione e nella pastorale” (n. 14).

Per il Papa l’amore misericordioso costituisce un programma per la Chiesa, come pure uno dei principali temi di predicazione, come lo era stato per Cristo.

 

4.2.LA FAMIGLIA, SORGENTE DELL’AMORE

 

Quale programma di amore misericordioso è possibile nelle nostre famiglie?.

 

L’ambiente familiare e l’amore reciproco tar i membri sono la prima sorgente dell’amore misericordioso in famiglia e i genitori ne sono “i primi maestri”.

La misericordia diviene elemento indispensabile per plasmare i mutui rapporti tra gli uomini, tra i coniugi, i genitori e figli, “nello spirito del più profondo rispetto di ciò che è umano e della reciproca fratellanza”.

La prossimità diventa il criterio fondamentale  per migliorare la qualità dei rapporti  tra  “coloro che sono più vicini”, il cosiddetto “prossimo”. E il prossimo nella famiglia è innanzitutto costituito dalla moglie, dal marito, dai figli.

È nella quotidianità, nelle espressioni paraliturgiche familiari (come il trovarsi insieme a tavola almeno una volta al giorno, le vacanze comuni, gli anniversari, i lutti ecc.), che la famiglia diventa “agape”, ed è qui che il bambino comincia a conoscere l’amore.

Non per nulla sulla soglia di una casa, “che può essere considerata la prima chiesa domestica”, da una Madre ad una Madre s’innalzarono “le parole pasquali” del Magnificat: “Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su coloro che lo temono”. Questo “processo” d’amore e di vita è innestato nella dinamica familiare. È qui che lo spirito di misericordia viene tradotto in comunicazione, ascolto, accettazione reciproca, empatia e sostegno verso tutti i membri della famiglia. È questo “lo stile di vita” del cristiano, che gli permette di porsi come essere libero, cosciente e responsabile davanti a Dio e verso i membri della sua famiglia.

 

4.3. L’AMORE NEI RAPPORTI FAMILIARI E DI COPPIA

 

Giovanni Paolo II afferma che “l’amore misericordioso nei rapporti reciproci non è mai un atto o un processo unilaterale”, come lo può essere un amore egoistico o fondato su principi edonistici, che porta alla lacerazione di tante coppie.

Per lui l’amore è “donazione”, comportante il dimenticare se stessi, il farsi piccoli per lasciar crescere il partner. È un dare più che un ricevere, è un sostegno all’altro.

Egli scrive: “Colui che dona diventa più generoso” e la donazione serve a “unire gli uomini fra di loro in modo più profondo”.

Gesu’ Cristo crocifisso, è “uno sconvolgente modello”, “magnifica fonte dell’amore misericordioso”.  Papa Francesco, nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, scrive: “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre… Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio” (MV,1).

In situazioni di separazione o di divorzio, manca spesso la capacità di perdonarsi a vicenda con amore”. Se “si eliminasse il perdono” e la riconciliazione, prosegue l’enciclica, “egoismi di vario genere” finiscono molte volte per trasformare la vita matrimoniale in “un’arena di permanente lotta” tra marito e moglie. E’ molto difficile il perdono e la riconciliazione tra i coniugi, se manca una vera visione di fede e una coscienza della dignità della famiglia.

 

4.4. L’AMORE GENITORI – FIGLI

 

“L’amore misericordioso sommamente indispensabile… tra i genitori e i figli… nella educazione e nella pastorale”. (n. 14), nel quadro di una pedagogia di educazione all’amore.

Molti bambini oggi fanno ai loro genitori la stessa domanda di Filippo a Gesù, e che il Papa cita in apertura dell’Enciclica Dives in Misericordia, da cui attinge abbondantemente Papa Francesco: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”.  Dimostrate che vi volete bene, che ci volete bene!

Cosa rispondono molti genitori? Non rispondono affatto,  ignorano la domanda, fuggono dalle loro responsabilità o rispondono con il silenzio, perché non hanno l’autenticità nell’amore. E diciamola tutta: non hanno fede.

Le conseguenze quali sono: che molti giovani, raggiunti l’età maggiorenne scappano letteralmente via dalla loro casa, dai loro genitori, come il figlio prodigo della parabola, imboccando non sempre strade buone e realizzandosi nella vita.

Quanti giovani oggi si trovano fuori casa e non hanno il coraggio di ritornare dal padre, perché non trovano genitori disponibili alla riconciliazione?

 

4.5. PROFESSARE E PROCLAMARE L’AMORE

 

Per professare e vivere l’amore nelle nostre famiglie, è necessario pregare. Senza preghiera la famiglia diventa arida e finisce. Deve essere una preghiera viva e dinamica, che dia al cristiano la forza di “professare e proclamare la misericordia divina in tutta la verità” (n. 13).

Inoltre, è necessario vivere il perdono.  L’amore è più potente della debolezza, delle divisioni umane. Esso può realizzare davvero l’unità familiare e sociale.

 

Proviamo a tracciare un percorso dell’amore misericordioso.

 

a)Le parrocchie, ma anche le varie istituzioni religiose, devono favorire la costituzione di comunità  fondate sui valori di amore e di vita, sull’esempio della prima comunità cristiana di Gerusalemme:Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo” (At 2,42-47).

 

C’è da chiedersi se da un punto di vista cristiano è condivisibile la separazione dei beni, rispetto alla comunione dei beni nell’ambito del matrimonio. Un progetto di vita insieme richiede anche la capacità di condividere tutto beni o non beni. Il matrimonio e la famiglia hanno senso se si fa comunione e di condivide tutto nella sincerità e nella serietà di intenti.

 

b) Bisogna farsi carico delle famiglie in difficoltà, in particolare quelle separate, divorziate o con problemi economici, con problemi di salute e di composizione del nucleo familiare.

 

Per queste situazioni l’amore misericordioso dovrebbe esprimersi in una testimonianza di accoglienza, valorizzazione, o per lo meno, paziente convivenza con l’anziano in famiglia, o con il diversamente abile, o l’emarginato nostro parente. Tutti siamo colpevoli di peccati di omissione verso questi bisognosi.

 

c) Va  favorito, sostenuto, aiutato il lavoro spesso difficile condotto dai Movimenti per la Vita, Consultori e Consulenti, ostetriche, infermieri e medici di ispirazione cristiana, e delle molte altre organizzazioni e gruppi di volontariato che si occupano delle varie forme di emarginazione, spesso anche familiare, o che nella famiglia trovano la loro origine, indotte dalla società attuale.

 

d) La formazione pedagogica deve essere improntata all’amore, imperniata sulla misericordia. Ciò richiede da parte dei genitori l’assunzione di uno stile di vita tramite il quale essi insegnino ai figli ad amare la carità, la povertà, la giustizia, la tolleranza, e ad avere un rispetto profondo per la persona. Il che comporta l’apertura della propria famiglia ad altre famiglie, all’ambiente sociale ed ecclesiale. Uscire fuori dai propri recinti superprotetti, con inferriate, reali o simboliche, collocate da ogni parte, per non uscire e per non fare entrare.

 

e) Testimoniare “il Vangelo della misericordia” in tutti gli ambienti, oltre quello familiare. Non si può predicare bene in famiglia e poi razzolare male al di fuori.

 

f) L’educazione dei giovani alla sessualità e la preparazione al matrimonio, deve essere fatta con coscienza, conoscenza e competenza, secondo l’etica e i valori cristiani, per chi vuole celebrare il matrimonio secondo il rito di santa romana chiesa.

 

g) Coinvolgere le famiglie: da famiglia a famiglia. In questo senso devono essere promossi i gruppi di coppie e di famiglia. Il mantenimento e la diffusione della fede dipende molto da questo. L’evangelizzazione, infatti,  dipenderà in gran parte da queste “Chiese domestiche”.

 

h) Deve essere promossa e sviluppata una efficace spiritualità familiare. Non bastano le preghiere e il rosario di una volta, o la confessione e la comunione una volta all’anno, a Pasqua o Natale, o la partecipazione alla festa patronale, ci vuole una spiritualità più solida, che si costruisce nel tempo, soprattutto vivendo la propria esperienza di fede nella parrocchia, nei gruppi, nelle congregazioni religiose o in un qualsiasi ambiente cristiano e religioso, dove al centro ci sia solo l’esperienza di un vero amore misericordioso, che attingiamo da cuore amabilissimo di Gesù e di Maria, ma anche di Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo.

 

5. Conclusione

Concludiamo con una delle espressioni più efficaci usate da Papa Francesco in merito alla famiglia: “Per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole: permesso, grazie, e scusa.  Chiediamo “permesso” per non essere invadenti;  diciamo “grazie” per l’amore, quante volte al giorno dici grazie a tua moglie e tu a tuo marito, quanti giorni passano senza dire grazie;  e l’ultima, “scusa”: tutti sbagliamo e a volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio, e alcune volte volano i piatti, si dicono parole forti, ma il mio consiglio è non finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia, e chiedendo scusa si ricomincia di nuovo. Tornando a casa chiedete scusa ai vostri mariti e figli, se non l’avete fatto mai o se pensate che devono essere gli altri a chiedere scusa a voi. Ricordate ciò che dice il Vangelo:“Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono”(Mt 5,23-24).

P.RUNGI. FAMIGLIE MISERICORDIOSEultima modifica: 2016-02-16T19:14:17+01:00da pace2005
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