Il Commento della Domenica

Prima domenica di Quaresima

 

01 Marzo 2009

 

Una Quaresima nel segno della conversione piena e sincera

 

di padre Antonio Rungi

 

Con il mercoledì delle Ceneri siamo entrati nel tempo della Quaresima. Quaranta giorni di preparazione alla Pasqua. Come mercoledì scorso, così oggi, il Vangelo ci parla di conversione, ovvero del cambiamento più o meno radicale per incontrare Cristo nella parola, nell’eucaristia, nella carità, nella penitenza che diventa purificazione. I testi della parola di Dio di questa prima domenica di Quaresima sono un forte richiamo alla nostra personale conversione, partendo proprio dalla scelta fondamentale che abbiamo fatto di appartenere a Cristo, attraverso il Sacramento del Battesimo. L’acqua della purificazione ricevuta nel giorno del Battesimo, prefigurata nel racconto del Diluvio, ci ha purificato dal peccato originale, elevandoci alla condizione soprannaturale della grazia. Nel battesimo siamo stati immersi nella morte e risurrezione di Cristo. La nostra Pasqua personale l’abbiamo celebrata in quel giorno. L’inizio di quell’itinerario di santità non può essere assolutamente intercorro a causa del peccato, della tentazione, della superbia del cuore e della vita, in poche parole a causa di Satana. Da qui la prudenza, l’accortezza e l’impegno da parte nostra di far tesoro di ogni parola che esce dalla bocca di Dio e non limitare la propria esistenza terrena a vivere solo di altro ed insignificante cibo, che non può dare la vera felicità. Il breve testo del Vangelo di Marco che leggiamo oggi è un programma di vita, sul modello di Cristo, dal quale non possiamo prescindere se vogliamo camminare speditamente verso la Pasqua annuale e soprattutto verso la Pasqua eterna.

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Come Gesù ci dobbiamo far sospingere dalla Spirito Santo a trovare le motivazioni, il tempo e le circostanze per ritirarci nel deserto vero, quello che mette l’uomo nella condizione ottimale di dialogare con il suo creatore e redentore. Speso questo di deserto non lo troviamo o non lo vogliamo trovare perché ci fa paura restare con noi stessi e con Dio, perché scopriremo in Lui tutta la nostra pochezza, tutti i nostri limiti e le insufficienze. E’ meglio, per tanti, continuare a vivere nel caos e nello stordimento del mondo, per non fare luce e chiarezza nella loro vita. Abbiamo invece bisogno di tempo lungo per arrivare alla nostra vera e piena conversione. I 40 giorni di Cristo nel deserto sono espressione di un cammino lungo di perfezionamento che dobbiamo necessariamente fare per uscire vittoriosi da tutto ciò che ci allontana da Dio e in primo luogo da Satana che vuole la nostra spirituale ed umana distruzione. Stare lontano da Dio è stare lontani dalla felicità, dall’armonia e dalla pace. Dobbiamo fare tesoro di quello che è l’appello che ci viene oggi da una persona che fermamente a creduto in Gesù Cristo, unico salvatore del mondo, quel Giovanni Battista che predicava con coraggio e alzando la voce che il tempo era compiuto e che si faceva urgente una conversione e una fede autentica in Cristo e l’accettazione del suo messaggio di liberazione da ogni male.

Questo atteggiamento positivo e costruttivo apre le porte al rinnovamento continuo e alla conversione permanente. Ce lo ricorda San Pietro nel brano della sua prima lettera che oggi ascoltiamo durante la celebrazione dell’eucaristia.

“Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze”.

Cristo è morto sulla croce per noi per ridarci la libertà di figli di Dio, nella speranza che tutti gli uomini di tutti i tempi sentano l’appello fondamentale alla riconciliazione. Egli Giusto è morto in croce per noi che ingiusti e che ci riteniamo giusti, pur non essendolo. Egli libera anche le anime del purgatorio, quelle anime prigioniere e avevano rifiutato la fede e  che la morte in Croce del Salvatore porta nella libertà. Questa possibilità di aderire a Cristo a noi viene data fin dai primi giorni della nostra vita terrena, ricevendo il dono del Battesimo. Pur non nelle condizioni di scegliere autonomamente e liberamente e che tale scelta è fatta dai genitori, noi dobbiamo ritenerci fortunati di aver ricevuto questo dono. Ora spetta a noi il compito di conservarlo e potenziarlo.

Il racconto del Diluvio che ascoltiamo dal libro della Genesi, ci aiuta a capire il senso di questa parola di oggi che è forte appello alla conversione, alla purificazione, alla metanoia, al cambiamento delle strade per incontrare Cristo, senza evitare di incontrare l’uomo. Perché l’uomo è nel piano di Dio e chi si impegna in una vita santa, non può non impegnarsi in una vita autenticamente umana.

“Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra». Dio disse: «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne».

Siamo noi come Noè a stabilire un’alleanza con il Signore e mantenerci fedeli in essa, perché da parte sua il Signore è fedele, mentre l’uomo è sempre indeciso e spesso cambia strada e rompe questa alleanza con il peccato.

Preghiamo con cuore e mente sinceri con la stessa orazione che la comunità dei cristiano eleva al Signore all’inizio della celebrazione di oggi: O Dio, nostro Padre,  con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.

La nostra personale QuaresRungi-fotoroma-ridotta.jpgima abbia i caratteri di un tempo di preghiera, penitenza, carità e amore sincero, nella certezza che siamo tutti peccatori e che, con la grazia e l’abbandono in Dio, possiamo camminare verso traguardi di libertà e santità.

 

 

 

Il Commento della Domenicaultima modifica: 2009-02-28T23:50:27+01:00da pace2005
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