Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Sempre al tempio di Gerusalemme è dedicata la prima lettura di oggi, tratta dal libro del profeta Ezechièle. Un testo molto interessante, in cui viene presentata una particolare visione proprio del tempio, con evidenti riferimenti al rapporto spirituale che lega la persona al tempio. “In quei giorni, [un uomo, il cui aspetto era come di bronzo,] mi condusse all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Àraba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina». E’ evidente il riferimento, attraverso l’acqua, alla grazia santificante e sanatrice che ci dona Cristo. C’è una chiara allusione al battesimo, al sacramento della rinascita dalla nostra condizione di peccato d’origine. Dio ha affidato la grazia alla missione della Chiesa, il nuovo popolo eletto. E’ Gesù che costituisce Pietro come riferimento spirituale e visibile della sua continua azione santificante nell’uomo e nel mondo. Dove arriva quest’acqua tutto si rinnova e si rivitalizza. Su questo tema della grazia e della Chiesa come edificio spirituale è incentrata la seconda lettura della festa odierna, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. Cristo, Chiesa, fedeli è il trinomio strettamente congiunto l’uno all’altro, che non si può parlare dell’uno escludendo l’altro. Gesù Cristo rimane il fondamento del suo corpo mistico della sua sposa, che è la Chiesa e la Chiesa siamo tutti noi battezzati che abbiamo avuto il dono della fede e a questa fede abbiamo aderito liberamente e responsabilmente. Entrando a far parte del popolo di Dio dobbiamo prestare ogni attenzione di realizzare i nostri progetti religiosi, umani e sociali partendo da Cristo e mai al di fuori di Cristo. Gesù è il centro dell’unità e in questa scia che deve camminare il popolo cristiano: “Fratelli, voi siete edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”. Il significato della festa di oggi sta proprio in questo bisogno di ritrovare l’unità nella Chiesa e su Cristo, unico salvatore del mondo. Sia questa la preghiera che rivolgiamo al Signore dal profondo del nostro cuore in questo giorno di festa: “O Dio, che hai voluto chiamare tua Chiesa la moltitudine dei credenti, fa’ che il popolo radunato nel tuo nome ti adori, ti ami, di segua, e sotto la tua guida giunga ai beni da te promessi”. Amen.