tutti i santi

La solennità di Tutti i Santi

Rungi-Marcianise2008-1.jpgTrentesima domenica del tempo ordinario

Solennità di Tutti i Santi

1 Novembre 2009

 

I diversi aspetti e la varietà della santità

 

di padre Antonio Rungi

 

Celebriamo oggi la Solennità di Tutti i Santi, in questa prima domenica di novembre, che apre il mese dei morti. Domani, infatti, ricorderemo nell’annuale commemorazione di tutti i fedeli defunti, quanti hanno lasciato questo mondo e godono o sono in attesa di godere della visione beatifica di Dio.  La solennità odierna  ci porta nel cuore stesso del mistero della salvezza eterna verso la quale siamo tutti incamminati per strade e percorsi diversi. Siamo, infatti, tutti chiamati alla santità e tutti possono diventare santi, cioè realizzare la beatitudine nel tempo e nell’eternità.

Oggi la chiesa pone alla nostra attenzione i santi conosciuti e quelli meno conosciuti, quelli ignoti, in poche parole coloro che godono della visione beatifica di Dio. Tutti coloro che hanno vissuto nella legge di Dio, nel timore di Dio e si sono sforzati per diventare sempre più perfetti nell’amore verso Dio e verso i fratelli. E non sono pochi, perché l’evangelista Giovanni, nell’Apocalisse afferma che vide “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”. E’ la conferma biblico-teologica che la salvezza è rivolta davvero a tutti e tutti partecipano del banchetto del cielo. Certo chi ha avuto il dono di testimoniare la fede fino al martirio, fino allo spargimento del sangue per amore di Cristo, viene indicato come modello per eccellenza agli altri. D’altronde i martiri sono i testimoni della fede e quanti vogliono raggiungere la santità non possono non seguire la strada del martirio quotidiano. Ecco perché nel testo dell’Apocalisse della prima lettura di oggi si sottolinea in particolare la presenza dei martiri nella schiera dei beati. “Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

La vita cristiana richiede una purificazione continua, un cammino di perfezionamento nell’essere e nell’agire, che abbia di mira la Gerusalemme celeste, senza trascurare la Gerusalemme terrestre, cioè il mondo in cui siamo chiamati a realizzare la nostra vocazione ed applicare concretamente i carismi ricevuti. Santi non si nasce, ma si diventa, a partire da quel giorno del Battesimo, in cui siamo stati avviati a quel percorso di santità con il dono della grazia battesimale, con l’eliminazione del peccato originale e la nuova condizione di figli di Dio, per mezzo di quella stessa grazia battesimale che ci ha fatto passare dallo stato naturale a quello soprannaturale. L’atto fondante della nostra opzione per la santità è proprio quel dono del Battesimo che ci immette in quella linfa vitale che è la grazia santificante. Vivere nello stato di grazia significa allontanarsi dal peccato e seguire la via di Dio. Non è facile, ma con la vita di preghiera, la frequenza ai sacramenti, con la lotta contro le tentazioni della carne, degli occhi e la concupiscenza di ogni genere si può progredire nella santità e vivere in grazia.

Questa condizione speciale in cui siamo la sottolinea la prima lettera di san Giovanni apostolo, secondo lettura della liturgia odierna. “Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro”.

La fede nella vita eterna ci dice una cosa importante: “quando Dio si manifesterà, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”. La speranza nella vita eterna ci mette in uno stato di purificazione, per essere puri come Dio è puro. Si tratta di quel cammino di spiritualità, in quanto Dio è puro spirito e la santità è sinonimo di spiritualità, ma anche umanità, sensibilità, carità, impegno per la pace, per la giustizia.

I santi sono coloro che hanno la mente rivolta al cielo, ma camminano con i piedi per terra, cioè realizzano qualcosa concretamente, non limitandosi ad annunciare, ma ad operare. I beati e la beatitudine di cui parla il Vangelo di Matteo nel celebre discorso della Montagna, tenuto da Gesù davanti alle persone che lo seguivano è un insegnamento di ampia portata educativa, sul quel cammino di santità sul quale siamo immessi, ma non sempre seguiamo speditamente. A volte siamo noi stessi a rallentare questo cammino, anzi a fermarci, a bloccarci di continuo, perché ci facciamo distrarre da percorsi alternativi, come quando ci troviamo in un ingorgo e cerchiano vie di fuga. La santità richiede coerenza e costanza, fedeltà a Dio, coraggio nelle proprie azioni, forte propensione a guardare oltre e a non fermarsi al primo intoppo. Ecco perché questo testo sulle beatitudini è stato inserito nella liturgia della solennità di tutti i santi, in quanto in esso sono individuate le molteplici categorie di persone che sento davvero l’urgenza nel loro cuore di mettersi alla sequela del Cristo Maestro. Qui infatti troviamo espresso l’alto magistero di Cristo, il vero pedagogo, il maestro divino che parla ad esseri umani, con il linguaggio dell’amore, del perdono, della pace, della giustizia, della solidarietà. In poche parole il codice ed il linguaggio della vera santità concretizzata in scelte radicali di vita per amore di Dio e dei fratelli, secondo quando riusciamo a intendere dal Vangelo di Matteo: “In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli»

Nel pensare alla grande moltitudine di quelli che hanno raggiunto la gloria del cielo, vivendo gli insegnamenti del vangelo, ci si apre il cuore alla speranza. E’ vero che molti sono i chiamati e pochi gli eletti, ma è altrettanto vero che la misericordia di Dio è infinita e che il Signore non vuole che nessuno dei suoi figli vada perduto.

Ci affidiamo, quindi, alla protezione di tutti i santi e particolarmente dei nostri protettori, delle anime sante che abbiamo incontrato e conosciute nella nostra vita, perché si facciamo interpreti delle nostre attese e desideri di santità presso il trono dell’Altissimo, ma anche di una vita serena e tranquilla in questo mondo, nell’attesa di incontrare il Signore nella gloria del Santo Paradiso.

Molti di noi ricordo un vecchio proverbio che era anche una forma augurale che le persone di una certa età esprimevano in senso di affetto di fronte ai bambini appena nati o in fase si sviluppo: “Cresci santo e vecchietto”, cioè buono e per una lunga vita.

E’ augurio che rivolgo a ciascuno di voi in questa giornata di festa per tutti. Oggi è l’onomastico di tutti, perché noi cattolici in questo giorno ricordiamo i nostri santi patroni e protettori che dovremmo imitare nella vita e nella santità.

Sia questa la nostra preghiera che sgorga dal nostro cuore proiettato nella vita oltre la vita, a quella vita in vita, che ha solo un grande e promettente nome: il Paradiso.

“Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l’abbondanza della tua misericordia. Amen.