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Gesù Cristo, unica parola di verità

Seconda Domenica di Natale

4 Gennaio 2009

Cristo, Parola di Verità

di padre Antonio Rungi

La parola di Dio della seconda domenica del tempo natalizio ci offre come riflessione principale il prologo del Vangelo di San Giovanni, il quarto vangelo, detto anche vangelo teologico. In esso troviamo un’approfondita analisi della figura e della missione del Cristo, unico Salvatore del mondo, partendo proprio dall’inizio di tutto, espresso nella premessa a tutto quello che l’apostolo prediletto del Signore ed evangelista ci dirà di Cristo nei capitoli successivi,  avendo egli seguito passo passo Gesù, nel ministero pubblico e fino alla morte, risurrezione ed ascensione. Essendo stato più vicino al Signore, avendo percepito il battito del suo cuore, nell’ultima cena, l’evangelista Giovanni, mosso dal profondo amore a Cristo, fino ad essere l’unico presente alla morte del Signore sul Calvario, potè rileggere e quindi scrive con la sua forte esperienza di fede vissuta nei confronti del divino Maestro chi era davvero Cristo e cosa ha fatto Cristo per noi. Egli è il Verbo del Padre, Lui ha rivelato il mistero dell’Amore di Dio, Lui si è fatto carne ed ha assunto su di sé la natura umana, Lui è venuto per portare la vera luce, quella che illumina ogni uomo, Lui ci ha donato la vera libertà, Lui ha vinto il peccato e la morte, Lui ci ha aperto il passaggio all’eternità e alla vera felicità.

Il testo del Prologo del quarto vangelo è una sintesi straordinaria della teologi del Verbo Incarnato, dell’identità del Cristo della fede e della storia. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”.

Facendo riferimento a questo brano centrale della liturgia della parola di Dio che è finalizzato a tenere l’alta l’attenzione sul mistero del Verbo Incarnato che abbiamo celebrato nel santo Natale, si comprendono i rimanenti testi della liturgia odierna, che già idealmente ci proietta verso la solennità dell’Epifania, come pregheremo nella orazione iniziale della messa, la colletta: “Dio onnipotente ed eterno, luce dei credenti, riempi della tua gloria il mondo intero, e rivelati a tutti i popoli nello splendore della tua verità”. San Paolo apostolo nel brano della lettera agli Efesini ci riporta al contenuto essenziale della fede cristiana, che è Gesù Redentore. Egli è il centro di ogni cosa, il punto di partenza e di arrivo nell’ambito del divino. In lui trovano le ragioni della fede, dell’amore e della speranza di quanti hanno aderito a Cristo con una riposta libera di fiducia filiale in Lui e di quanti vanno ancora alla ricerca del senso della propria esistenza  e della propria vita. Si tratta di un testo di grande respiro teologico che ci apre alla speranza, ma che ci riporta alla nostra grande dignità di figli di Dio, mediante il dono della fede, nonostante le nostre debolezze e fragilità umane. “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi”.

Il mistero di Cristo, la sua venuta nella storia dell’umanità, la sua redenzione operata nel mistero della Pasqua hanno un senso e una valenza nella misura in cui noi aderiamo a Lui con una fede, che abbandono totale e sfiduciale in  Lui che è nostra vita e nostra risurrezione. Il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, non è stata un decisione improvvisa da parte di Dio. Sappiamo che fin dall’eternità Egli ha pensato al bene dell’uomo e che per amore ha creato ogni cosa. E quando per la nostra caparbietà e superbia ci siamo incamminati nella vita del rifiuto della supremazia di Dio nella nostra vita e nella nostra storia, generando il peccato d’origine, Dio non ci ha abbandonato alla nostra condizione, ma ha pensato da subito alla nostra redenzione. Lo comprendiamo alla luce sia del testo del Vangelo di oggi, sia anche dalla prima lettura, molto bella tra l’altro, ricavata dal Libro del Siracide, ove è posta l’attenzione alla Sapienza, che non è qualcosa astratto e astruso, ma è Qualcuno, anzi è Dio stesso che si avvicina all’uomo per parlare a lui il linguaggio dell’amore e della verità: “La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata, nella santa  assemblea viene ammirata, nella moltitudine degli eletti trova la sua lode e tra i benedetti è benedetta, mentre dice: «Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato  mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti”. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo   un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

Il disegno di Dio di salvare l’umanità, passa attraverso l’incarnazione del suo Figlio, Sapienza del Padre e Potenza del Padre. A Gesù vogliamo rinnovare il nostro grazie per quanto ha fatto per noi, sia nascendo povero tra i poveri e sia morendo da povero, nella sofferenza più atroce sul Calvario. Il legame inscindibile tra Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione del Signore lo si comprende alla luce di quanto abbiamo ascoltato e meditato in questa seconda domenica di Natale. Ora non ci resta altro che mettere in atto quanto Dio ci ha ipirato per la nostra personale santificazione e per la santificazioni di quanti il Signore ha affidato alle nostre cure spirituali, culturali, umane e sociali.

La riflessione per la solennità del Natale

18122008(005).jpgSolennità del Natale

25 Dicembre 2008

La luce che emana Gesù Bambino

di padre Antonio Rungi

E’ Natale anche quest’anno e ringraziamo il Signore che ci dona la possibilità e la gioia di celebrarlo in questo anno 2008 che volge al termine. Natale si sa ti prende tutto e prende tutti, nonostante che sembra andare in pensione un modo di celebrare e vivere il Natale come qualche anno fa. Il fascino e la tenerezza di questa festa rimangono intatti anche per gli uomini supertecnologici del terzo millennio dell’era cristiana. La grotta di Betlemme e il Bambino Gesù non può essere clonato e raddoppiato, né riprodotto in forma vituale. Natale è e rimane unico come festa e come contenuti e a questi contenuti religiosi che ci rifacciamo per celebrare anche quest’anno degnamente il Natale del Redentore dell’umanità. E non c’è modo più bello per celebrarlo che riportarsi davanti al Bambino Gesù e dialogare con lui. Egli ha dato tutto per noi, Egli si aspetta qualcosa da noi. Il Natale non è solo ricevere è soprattutto dare, e dare una cosa più importante rispetto a tutto il resto: dare amore e darlo nel modo più pieno ed autentico possibile, senza calcola pesi e misure, ma facendo spaziare i nostri pensieri, sentimenti ed azioni nel grande mare della bontà e generosità. Come ai tempi del profeta Isaia che guarda al tempo del Messia come tempo di luce, pace e gioia, così ai nostri giorni vorremo che il Natale, ovunque si celebra,  possa portare tanta luce, tanta gioia, tanta serenità nella vita delle persone. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Questa umanità deve riscoprire la grande luce che viene da Cristo, unico salvatore del mondo. Se non si riappropria del messaggio che viene da Betlemme difficilmente questa umanità ritroverà le ragioni della speranza e della pace.  Si sa che dove c’è Dio davvero c’è tanta pace e serenità. Dove Egli manca del tutto o è stato accanato per rincorrere idoli di varia natura c’è solo tristezza, malinconia e assenza di prospettiva. Oggi dobbiamo rallegrarci tutti nel Signore perché è nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo. E’ questa la verità delle verità, la notizia delle notizie, la novità delle novità che a distanza di 2008 anni ha tutta la sua validità, autenticità e verità.Di questa grande verità di fede ci parla l’Apostolo Paolo in questa giornata di vera festa per tutti i cristiani. La sua parola assume più rilevanza perché stiamo celebrando l’anno paolino del bimillenario della nascita di Paolo di Tarso. Ecco così ci ricorda in questa giornata solennissima: “Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone” Il programma di vita e risurrezione che reca con se il Natale del Signore sta tutto fissato in questi pochi, ma densi versi di etica personale e sociale. Disattendere ad un simile impegno significa non celebrare degnamente il Natale di quest’anno. Bisogna ripartire dalla moralità personale per auspicare e attendere la moralità di tutti gli altri. E siamo in un tempo che di moralità in senso vero solo pochi possono permettersi di farlo con cognizione di causa e corrispondenza di vita. Nel racconto della nascita di Gesù così come viene presentata dall’evangelista Luca troviamo il modo più immediato e concreto per rispondere alla chiamata del Signore che viene della Grotta di Betlemme. Questo modo è l’atteggiamento di quanti vanno alla grotta del Signore a partire dai pastori lì presenti a vegliare il loro gregge, fino a giungere ai tre sapienti dell’Oriente, i Re Magi, di cui si farà memoria liturgica nella solennità dell’Epifania. “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Dopo essere arrivati al Natale 2008 e aver ascoltato nuovamente il canto degli angeli che riconoscono a Dio la Gloria e la pace agli uomini della terra purché essi vivono in sintonia con questo piccolo, grande Dio che nasce a Betlemme nel grembo purissimo di Maria Santissima. L’atteggiamento migliore è non aver paura di incontrare il Signore nella confessione dei nostri peccati, nella ascoltare e mettere in pratica la parola di Dio e nella partecipazione all’Eucaristia. Bisogna rimuovere tutti gli ostacoli di natura individuale e comunitaria affinché Cristo entri davvero nella storia di ognuno di noi, come entro nella vita della sua e nostra dolcissima madre Maria Santissima. Non possiamo assolutamente sbarrare la porta al Signore che viene, mettendo gli ostacoli della nostra presunzione, del nostro egoismo, dell’indifferenza, dell’assenza di un barlume di fede. Quella luce che brillò nella notte di Betlemme deve rifulgere con la stessa intensità nella grotta aperta del nostro cuore e della nostra intelligenza. L’effetto immediato di questa luce accecante e potente sono bene espressi ed indicati dal profeta Isaia che anche oggi, solennità del Natale, ci sostiene spiritualmente con la parola che sgorga dal cuore di un vero uomo di Dio. La luce di Cristo moltiplica la gioia ed aumentata la letizia, vengono interrotti i vari pesi che opprimono l’uomo, subentra la pace tra le nazioni e tutto acquista un nuovo senso e si dirige verso un nuovo orizzonte, quello di Cristo unico salvatore. Geù è, infatti, il consigliere mirabile, è il Dio potente, è il Padre per sempre, è il Principe della pace. Il suo potere e la pace non avranno fine. Nel mistero del Verbo incarnato, infatti, è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del fulgore di Cristo, perché conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle realtà invisibili. Il quel natale di 2008 fa non eravamo fisicamente presenti all’evento, ma da quell’evento, unico e irripetibile della storia della salvezza siamo nati noi, nuove creature redente dal Salvatore, nato nella piccola e gelida grotta. Non resti freddo il nostro cuore davanti a simile grande mistero della salvezza, ma ognuno viva questo Natale con la consapevolezza che Dio è con noi sempre e non ci abbandona mai, soprattutto nell’ora della prova e del dolore. Buon Natale a tutti nella gioia di questo Gesù che tanta tenerezza ci dona ogni anno in questa santa ed attesa festa dell’amore, della speranza, del perdono e della riconciliazione. Sia il Natale davvero questo festa a cui tutti avvertiamo il bisogno di partecipare e dare il nostro contributo per la sua positiva riuscita in ogni luogo e situazione.

Auguri di un sereno e santo Natale

Rungi-Bambino.JPGCarissimi amici, nell’immediata vigilia del Santo Natale, a poche ore dalla messa di mezzanotte, sento il dovere di trasmettervi gli auguri più sinceri di un sereno e santo Natale nel Signore. La festa che ci apprestiamo a celebrare è molto importante per ciascuno di noi e per tutta l’umanità. Nel Bambino Gesù cogliamo le attese e le speranze per l’intera umanità. Queste speranze intendiamo alimentarle anche noi nel nostro cuore e nella nostra vita. Ma desideriamo che tutti gli uomini di questa nostra terra vivano nella speranza e non nella disperazioni, vivano nella pace e non nella guerra, vivano nella giustizia e non nelle ingiustizie, vivano nella fraternità e non nella lotta continua, vivano in armonia senza alcuna dvisione e separazione. Quel Bambino che nasce nuovamente a Betlemme porti tutto questo a noi uomini e donne del terzo millennio dell’era crostiana ancora in cerca di pace e serenità. Per quanti desiderano partecipare alle messe da me celebrate, sia venendo di persona, sia in unione spirituale, vi informo che concelebro a mezzanotte nella Chiesa di San Giuseppe Artigiano dei Padri Passionisi di Mondragone (Ce), alle ore 23,30. Domani, solennità del Natale celebro la Santa Messa delle ore 8,30 dalle Suore di Gesù Redentore (Stella Maris) di Mondragone (Ce) ed infine alle ore 12.00, la messa solenne del giorno, nella Chiesa dei Passionisti di Mondragone. Sarà questo il mio Natale 2008 improntato alla preghiera ed al servizio sacerdotale, particolarmente richiesto ed utile in questi giorni. Buon Natale dal vostro amico padre Antonio Rungi.

P.Rungi. “Natale sia per tutti occasione di recupero morale”

Rungi-Bambino.JPG“Natale sia occasione per tutti per recuperare in eticità e moralità, sia a livello personale che comunitario, civile, politico e sociale”, è quanto scrive il teologo morale campano, padre Antonio Rungi, alla vigilia del Natale, in una Nota personale di riflessione sul grande mistero della nascita di Gesù Cristo. “Il Natale -prosegue padre Rungi- in Italia è una festa che direttamente o indirettamente riguarda tutti e come tale investe la coscienza etica delle persone impegnate nella società civile, nella politica, nella giustizia, nel governo del paese, nelle pubbliche amministrazioni, nelle istituzioni di ogni genere. E’ una festa che riguarda tutti e tutto e incide, per la sua specificità, sulla vita dell’intera comunità umana e nazionale. In particolare essa è strettamente rapportata ai valori della famiglia, della vita, della solidarietà, dell’attenzione verso gli ultimi e gli emarginati, verso la pace sociale e mondiale. Vivere il Natale nel nostro Paese è riscoprire le radici della nostra cultura cristiana e come tale, significa recuperare credibilità in ogni settore della vita sociale, politica ed economica. Cristo, Figlio di Dio – afferma il teologo campano- non è venuto invano nel mondo. Egli è venuto nella storia di questa nostra terra ed umanità per dare senso e dignità ad ogni persona e ad ogni istituzione. Il Natale non può passare invano per nessuno e soprattutto per quanti hanno responsabilità politiche e pubbliche. Queste sono maggiormente esposte al giudizio della gente. Comportarsi in modo degno e lodevole, retto ed onesto accresce la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Penso – conclude padre Rungi- che il Natale debba essere un tempo di silenzio e di meditazione per noi cristiani, ma anche per quanti, pur non esprimendo un orientamento religioso avvertono la necessità di farsi un esame di coscienza, in questi giorni di festa, e si impegnano a rettificare comportamenti, modi di pensare ed agire che, quando sono sbagliati, non fanno altro che danneggiare il volto più bello della politica, della giustizia, del governo di una nazione, mettendo seriamente in crisi quei cittadini che ancora credono alle istituzioni dello Stato democratico. Natale sia davvero tempo di conversione, innovazione e rinnovamento per tutti, superando steccati, pregiudizi, barriere di ogni tipo, soprattutto di carattere ideologico che non fanno vedere in faccia la realtà di un Paese e di un Popolo, come quello italiano, che merita uomini di potere a tutti i livelli più rispondenti alla dignità della nazione e del popolo italiano. Questo Natale 2008 sia per la nostra Patria una vera festa della rinascita e dell’eticità. Non si perda questa nuova occasione ed opportunità di festa per dare una svolta al nostro Paese nel rispetto di tutti e dei ruoli di ciascuno”.

P.Rungi. Gli impegni apostolici e umanitari per l’Immacolata e il Natale

DSC06289.JPGIn vista delle Solennità dell’Immacolata e del Santo Natale sono diversi gli impegni apostolici di padre Antonio Rungi, religioso passionista della comunità di Mondragone, che lo vedranno presente in varie parti della Campania. Sabato sera, padre Rungi, 29 novembre, inizia la novena dell’Immacolata a Carinola, alle ore 18.00. Domenica 30 novembre, alle ore 9,30, terrà una Conferenza-Meditazione alle Suore della Diocesi di Sessa Aurunca su “La personalità di San Paolo Apostolo”, presso il Centro di spiritualità “Stella Maris” delle Suore di Gesù Redentore di Mondragone. Nei giorni 6-8 dicembre predicherà il triduo in onore dell’Immacolata a Carinola (Ce). Il giorno 12 dicembre sarà a Frattamaggiore (Na), per la festa del Patrocinio di San Sossio Martire, nella Basilica dedicata al Protettore della città. La celebrazione è prevista per le ore 18.00. Mercoledì 17 dicembre, animerà il Cenacolo di Preghiera a Pagani (Sa) dalle Suore della Carità del Preziosissimo Sangue, dalle ore 16,30 alle 18,30. Giovedì 18 dicembre animerà il Cenacolo di preghiera delle Suore di Gesù Redentore alla Stella Maris di Mondragone, dalle ore 20,00 alle ore 21.00. Agli impegni pastorali seguono quelli scolastici e di promozione umana e sociale. In vista del Natale, padre Rungi, in sintonia con altre istituzioni si è fatto promotore di campagne umanitarie, di difesa dell’ambiente e della lotta contro ogni forma di violenza e mutilazione. In particolare si è fatto promotore della campagna a favore dei bambini poveri del Terzo e Quarto Mondo e contro i botti di Capodanno, che tanta sofferenza provoca tra le gente, soprattutto se bambini e giovani.