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Il Messaggio del Papa per la giornata mondiale delle comunicazioni

11.jpgMESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
PER LA XLVI GIORNATA MONDIALE
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI  
 

“Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”

[Domenica, 20 maggio 2012]

 

Cari fratelli e sorelle,

all’avvicinarsi della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2012, desidero condividere con voi alcune riflessioni su un aspetto del processo umano della comunicazione che a volte è dimenticato, pur essendo molto importante, e che oggi appare particolarmente necessario richiamare. Si tratta del rapporto tra silenzio e parola: due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato.

Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto. Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena. Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami. Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio. Una profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e ciò fa sì che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita ad un’autentica conoscenza condivisa. Per questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni.

Gran parte della dinamica attuale della comunicazione è orientata da domande alla ricerca di risposte. I motori di ricerca e le reti sociali sono il punto di partenza della comunicazione per molte persone che cercano consigli, suggerimenti, informazioni, risposte. Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte. Il silenzio è prezioso per favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo, proprio per riconoscere e focalizzare le domande veramente importanti. Nel complesso e variegato mondo della comunicazione emerge, comunque, l’attenzione di molti verso le domande ultime dell’esistenza umana: chi sono? che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare? E’ importante accogliere le persone che formulano questi interrogativi, aprendo la possibilità di un dialogo profondo, fatto di parola, di confronto, ma anche di invito alla riflessione e al silenzio, che, a volte, può essere più eloquente di una risposta affrettata e permette a chi si interroga di scendere nel più profondo di se stesso e aprirsi a quel cammino di risposta che Dio ha iscritto nel cuore dell’uomo.

Questo incessante flusso di domande manifesta, in fondo, l’inquietudine dell’essere umano sempre alla ricerca di verità, piccole o grandi, che diano senso e speranza all’esistenza. L’uomo non può accontentarsi di un semplice e tollerante scambio di scettiche opinioni ed esperienze di vita: tutti siamo cercatori di verità e condividiamo questo profondo anelito, tanto più nel nostro tempo in cui “quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali” (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011).

Sono da considerare con interesse le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali che possono aiutare l’uomo di oggi a vivere momenti di riflessione e di autentica domanda, ma anche a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità. Non c’è da stupirsi se, nelle diverse tradizioni religiose, la solitudine e il silenzio siano spazi privilegiati per aiutare le persone a ritrovare se stesse e quella Verità che dà senso a tutte le cose. Il Dio della rivelazione biblica parla anche senza parole: “Come mostra la croce di Cristo, Dio parla anche per mezzo del suo silenzio. Il silenzio di Dio, l’esperienza della lontananza dell’Onnipotente e Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio, Parola incarnata. (…) Il silenzio di Dio prolunga le sue precedenti parole. In questi momenti oscuri Egli parla nel mistero del suo silenzio” (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 30 settembre 2010, 21). Nel silenzio della Croce parla l’eloquenza dell’amore di Dio vissuto sino al dono supremo. Dopo la morte di Cristo, la terra rimane in silenzio e nel Sabato Santo, quando “il Re dorme e il Dio fatto carne sveglia coloro che dormono da secoli” (cfr Ufficio delle Letture del Sabato Santo), risuona la voce di Dio piena di amore per l’umanità.

Se Dio parla all’uomo anche nel silenzio, pure l’uomo scopre nel silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio. “Abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto dove nasce la Parola, la Parola redentrice” (Omelia, S. Messa con i Membri della Commissione Teologica Internazionale, 6 ottobre 2006). Nel parlare della grandezza di Dio, il nostro linguaggio risulta sempre inadeguato e si apre così lo spazio della contemplazione silenziosa. Da questa contemplazione nasce in tutta la sua forza interiore l’urgenza della missione, la necessità imperiosa di “comunicare ciò che abbiamo visto e udito”, affinché tutti siano in comunione con Dio (cfr 1 Gv 1,3). La contemplazione silenziosa ci fa immergere nella sorgente dell’Amore, che ci conduce verso il nostro prossimo, per sentire il suo dolore e offrire la luce di Cristo, il suo Messaggio di vita, il suo dono di amore totale che salva.

Nella contemplazione silenziosa emerge poi, ancora più forte, quella Parola eterna per mezzo della quale fu fatto il mondo, e si coglie quel disegno di salvezza che Dio realizza attraverso parole e gesti in tutta la storia dell’umanità. Come ricorda il Concilio Vaticano II, la Rivelazione divina si realizza con “eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto” (Dei Verbum, 2). E questo disegno di salvezza culmina nella persona di Gesù di Nazaret, mediatore e pienezza di tutta la Rivelazione. Egli ci ha fatto conoscere il vero Volto di Dio Padre e con la sua Croce e Risurrezione ci ha fatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla libertà dei figli di Dio. La domanda fondamentale sul senso dell’uomo trova nel Mistero di Cristo la risposta capace di dare pace all’inquietudine del cuore umano. E’ da questo Mistero che nasce la missione della Chiesa, ed è questo Mistero che spinge i cristiani a farsi annunciatori di speranza e di salvezza, testimoni di quell’amore che promuove la dignità dell’uomo e che costruisce giustizia e pace.

Parola e silenzio. Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti dell’evangelizzazione: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e integranti dell’agire comunicativo della Chiesa, per un rinnovato annuncio di Cristo nel mondo contemporaneo. A Maria, il cui silenzio “ascolta e fa fiorire la Parola” (Preghiera per l’Agorà dei Giovani a Loreto, 1-2 settembre 2007), affido tutta l’opera di evangelizzazione che la Chiesa compie tramite i mezzi di comunicazione sociale.

 

Dal Vaticano, 24 gennaio 2012, Festa di san Francesco di Sales

 

Fatima. Un profondo desiderio di pace.

IDSC03504.JPGDSC03489.JPGl 13 maggio del 1917, nel pieno svolgimento della prima guerra mondiale, la Madonna appare a tre pastorelli nella Cova di Iria in Portogallo, per inviare, attraverso questi semplici fanciulli messaggi di pace ad un mondo in guerra. Preghiera, conversione e perdono furono le parole che la Madre del Signore comunicò in modo misterioso all’umanità di allora.

Furono comunicati a Francesco, Giacinta (oggi Beati in Paradiso) e a Lucia, morta da pochi anni, tre importanti segreti per le sorti dell’umanità intera. Due di essi furono svelati dagli stessi tragici eventi del tempo; il terzo, quello che ha fatto preoccupare intere generazioni di uomini e credenti, fu svelato proprio su disposizione dell’oggi Beato Giovanni Paolo II. La Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, in un documento ufficiale ne ha dato l’esatta interpretazione. Per cui, non c’è da attendere altra spiegazione del terzo segreto. Anche questo è stato svelato dagli avvenimenti degli ultimi decenni.
E qual è stato lo svelamento del terzo segreto: l’attentato al Papa Giovanni Paolo II, che come tutti ricordano fu perpetrato ai suoi danni il 13 maggio 1981. Secondo quanto lo stesso Sommo Pontefice ha interpretato, da quell’attentato egli fu salvato dalla mano potente della Madre di Gesù, venerata sotto il titolo della Madonna di Fatima, proprio nel giorno dedicato a Lei. Tanto è vero che il proiettile, che deviò, per intervento divino e che non colpì a morte il Santo Padre, è stato incastonato tra le pietre preziose della corona della statua originale della Madonna di Fatima. Corona che lo scorso hanno ho potuto personalmente vedere incastonato nella corona della Madonna che si conserva nel Museo Mariano di Fatima, che sorge di fronte alla cappella delle apparizioni.
Circostanze casuali o disegni di Dio? Sicuramente un disegno di Dio manifestato nel corso degli anni con eventi e fatti, non privi di espressione della cattiveria umana e dell’azione del Maligno.

A Fatima ci ero stato in ritiro spirituale in occasione del primo incontro internazionale di tutti i sacerdoti del mondo in preparazione all’anno santo del 2000. Fu un’esperienza spirituale bellissima ed intensissima per un’intera settimana. Quei luoghi della memoria storica dell’apparizione della Madonna, quella piccola-grande cappella che conserva gelosamente il posto dell’apparizione, segnato dalla presenza della bellissima icona della Vergine Santa, erano costanti inviti alla preghiera per la pace nel mondo, un appello continuo alla conversione, un forte richiamo a guardare avanti nel segno della speranza.

Oggi il mio pensiero va allo scorso anno quando con un gruppo di amici di Marcianise, insieme al carissimo maresciallo Davide Morrono sono ritornato, guidando un pellegrinaggio dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Il momento più bello che conservo nel mio cuore di sacerdote è stato la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal sottoscritto con la partecipazione di circa 50 sacerdoti e 5.000 fedeli alla Grotta delle Apparizioni. Lì ho pregato per me, per i miei cari, per la pace e soprattutto per quanti nel mondo semina odio, menzogna, falsità, calunniano e fanno del male positivamente agli altri. Per loro ho chiesto la conversione del cuore, dopo aver valutato attentamente la mia vita. Maria mi ha confermato nel proposito che di fronte alle cattiverie la vera via di liberazione è il perdono e la misericordia.

E’ vero che in ogni luogo della terra è possibile adorare Dio e venerare Maria. Ma ci sono luoghi in cui tocchi con mano “il miracolo della fede”. Quella fede che riesce a trasformare piccoli sobborghi in centri di spiritualità mondiale. In questi luoghi i pellegrini di tutto il mondo giungono con il segreto desiderio di attingere forza e coraggio nella dura battaglia dell’esistenza.
Fatina è tra questi luoghi mariani, centri di spiritualità profonda, che costituiscono su un piano esperienziale mezzi per andare avanti con più carica spirituale verso Dio.
Non voglio “mitizzare” questo luogo né tanti altri nel mondo. Ma i santuari hanno un loro valore ed hanno un loro significato spirituale. Il pensiero di Fatima, con tutta la carica interiore e spirituale che esso rappresenta per noi cattolici, ci sollecita a rivedere la nostra vita nell’ottica della pace, della riconciliazione, della preghiera e del perdono.
Fatima, città della pace, dove da circa un secolo si prega la Vergine Santa soprattutto per la Pace.

In ogni angolo del Globo terrestre, ancora oggi segnato da tanti focolai di guerra si combattono guerre ideologiche, guerre di religione, guerre soprattutto per motivi economici e di presunta superiorità di un popolo o di una civiltà rispetto ad un’altra. Ed oggi in una crisi economica mondiale c’è il rischio di aggravamento della situazione a livello generale e nei singoli stati.

In un mondo reso di fatto un villaggio globale non c’è più spazio per coltivare progetti limitati di pace. E’ necessario tendersi una mano e gettare ponti di solidarietà, gli unici che possono assicurare un vero periodo di pace e di stabilità per tutta l’umanità.

Non solo nei nostri occhi rimangono scolpite le immagini dell’attentato del Papa in Piazza San Pietro in quel tragico 13 maggio 1981, ma anche le immagini di tante guerre locali o zonali che si sono combattute e si combattono in ragione di farneticanti discorsi, di tanti efferati crimini, di tante violenze soprattutto su persone innocenti. Restano ugualmente nitide nella nostra mente le immagini terribili ed angoscianti delle Torri gemelle di New York dell’11 settembre scorso, ma anche quelle della Guerra in Afghanistan, della morte per fame di milioni di persone in ogni angolo del mondo. Ma anche le tante guerre dimenticate. I tanti attentati degli ultimi mesi contro i cristiani o comunque lo spargimento del sangue innocente in varie parti della Terra.

Terrorismo, guerre civili, lotte politiche all’interno ed all’esterno degli Stati sono continui richiami ad una realtà che stenta a decollare nella direzione della pace, della reciproca tolleranza e della solidarietà.

Unire oggi tre nomi: Fatima, Giovanni Paolo II e la Pace è un modo immediato per dire a noi stessi che insieme è possibile lavorare per la pace, anche mediante la rete telematica “Internet”, che nata nell’ambito militare può essere uno strumento di pace a livello globale. Basta curare anche qui, attraverso la reti infinite, messaggi  eprogetti di pace, ma anche di autentica solidarietà.

Affidiamo alla Madonna di Fatima, la cui festa ricorre domani, domenica, 13 maggio 2012, questo anelito di pace di quanti hanno a cuore davvero le sorti di questa umanità in evidente difficoltà, smarrita da tanti falsi ideali. Affidiamo alla Regina della Pace, mediante la preghiera la nostra incessante domanda di Pace per il mondo intero.

 

Il mio ricordo di una mamma speciale

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Per la festa della mamma 2012

Nel Silenzio della notte

Nel silenzio della notte
un’amorevole mano mi accarezza il volto
e mi trasmette tutto il suo amore.
Sei tu mamma, che anche nel cuore delle notti
della nostra vita, vigili sul cammino di tuo figlio
e dei tuoi figli.

Non dormi perché il tuo vigilare
sia di sostegno ai tuoi cari.
da quando piccolini, nel cuore della notte,
eri costretta a svegliarti dai nostri pianti
di bambini appena nati,
a quando ormai grandi
attendevi il nostro ritorno a casa
o un segnale al telefono
per comunicarti che eravamo arrivati.

Mai neppure per un attimo
non hai allontanato il tuo sguardo su di noi.
Mai, neppure per un attimo, hai smesso
di amare il frutto del tuo grembo
generato alla vita del tempo,
per un grande amore per l’Eterno.

Grazie, mamma, anche se oggi non sei più con me,
ma voli negli immensi spazi celesti,
accanto ad una Madre, più grande di te,
ma con lo stesso cuore di mamma,
sofferente, vigilante ed aperta alla speranza.

Lì, dove sono certo, che tu godi della visione di Dio
pensa ancora oggi ai tuoi figli,
immersi in un mondo molto difficile,
in cui i figli ammazzano le madri,
ma anche, cosa più terribile, le madri sopprimono la vita
prima, durante e dopo il partorire.

Madre dell’avvenire, madre della nostra felicità
proteggi dal cielo, insieme alla Vergine Maria,
questa umanità senza più Dio
e senza più vero amore alla vita.

Padre Antonio Rungi, passionista

I fioretti del mese di Maggio 2012 per quanti sono impegnati in politica

4215_festa-della-liberazione.jpgFioretti speciali per i politici cattolici italiani

Alla vigilia delle elezioni amministrative, un elenco di consigli spirituali per i politici italiani. Crisi della politica, crisi del lavoro, crisi economica mondiale. Da tutta questa emergenza si può uscire fuori anche attraverso una risposta politica dei politici, impegnati seriamente a favore dei cittadini. Qui mi rivolgo ai politici cattolici, che sono abituati a seguire il mese di maggio, con una serie di cose da fare, nel nome della Vergine Santa, per il proprio bene spirituale e per il bene del popolo italiano e mondiale.  E’ un elenco di 30 fioretti stilato  in occasione del mese di Maggio.
Si tratta di semplici consigli pratici per esercitare bene il proprio ufficio di rappresentante del popolo. Per estensione, l’elenco riguarda qualsiasi persona, a vario livello, impegnata nell’amministrazione della cosa pubblica.
 
1. Impegnati, oggi, a non dire  bugie per giustificare il tuo operato politico.
 2. Evita, in questa giornata, di accettare qualsiasi raccomandazione, tanto alla fine non puoi fare nulla per il cliente di turno.
 3. Non dire neppure una parola contro il tuo avversario politico, ma rispetta il silenzio che ti sei imposto per questione etica.
 4. Oggi, fai un gesto di bontà: visita senza la scorta dei giornalisti e senza il clamore dei media una persona in difficoltà o ammalata.
 5. Dona una tantum, una parte considerevole del tuo stipendio di onorevole o amministratore per opere di beneficenza.
 6. Impegnati ad essere umile e a mettere da parte la presunzione e l’orgoglio di chi pensa di essere la verità assoluta.
 7. Non esporti oggi a qualsiasi mezzo che rilanci la tua immagine di politico locale o nazionale.
 8. Dimentica l’ufficio politico che occupi e rimboccati le maniche per aiutare coloro che non hanno nulla e sono in difficoltà.
 9. Non cercare i primi posti nelle assemblee e nei raduni di ogni genere, ma cedi il tuo posto a persone semplici.
 10. Non fare nulla per ottenere il consenso della gente, ma fa ogni cosa con retta coscienza e nel rispetto delle leggi.
 11. Cura i tuoi affetti in famiglia e dedica maggior tempo ai tuoi figli o parenti stretti.
 12. Vivi la politica con il necessario distacco, per non restare deluso quando dovresti essere messo da parte.
 13. Rifiuta denaro e ricompense anche se leciti, ma accontentati del tuo stipendio di lavoratore o professionista.
 14. Dai buon esempio di vita etica. Ogni cittadino merita anche un politico onesto e retto.
 15. Fai il tuo lavoro con passione, ma senza preferenze di persone, anche se fossero i tuoi più stretti collaboratori.
 16. Evita di litigare con i rappresentanti delle istituzioni, ma dì sempre una parola di pace e di concordia.
 17. Rispetta le regole della democrazia e del sereno dibattito politico senza offendere persone e istituzioni.
 18. Non strumentalizzare la religione per confermare idee preconcette, che non appartengono a nessuna corrente.
 19. Difendi i giovani, gli anziani e gli ammalati ed impegnati a dare sollievo a ciascuno di loro.
 20. Recupera la tua spiritualità con un’ora di preghiera personale in tutti i giorni.
 21. Nei limiti del possibile partecipa alla messa e all’eucaristia ogni giorno o almeno alla domenica e nelle feste coamandate.
 22. Confessa i tuoi peccati al ministro della riconciliazione ed impegnati ad evitare il male per il bene e la salvezza della tua anima.
 23. Non falsificare atti e documenti per favorire qualcuno che ti interessa, nè abusare mai dell’ufficio che occupi a servizio degli altri.
 24. Non dare il tuo voto per far passare leggi e norme che sono contro la morale naturale, cristiana e cattolica.
 25. Vivi il tuo mandato politico o amministrativo con la serenità necessaria, che è un incarico di passaggio, nel quale non bisogna addormentarsi.
 26. Ama sinceramente il popolo che ti ha eletto e sacrifica qualcosa di te stesso per migliorare le sue condizioni di vita in generale e lavorativa.
 27. Coltiva una speciale attenzione ai valori religiosi e difendi la libertà di culto di ogni credente, anche se straniero.
 28. Sii tollerante verso coloro che la pensano diversamente da te non solo in campo politico, ma anche religioso e sociale.
 29. Affidati ogni giorno alla Madonna e ai tuoi santi protettori, perché ti illuminino nella ricerca del bene comune.
 30. Di ogni gesto che compi ricordati che ne renderai conto al Signore, perciò agisci con rettitudine e nel rispetto di tutti.
 
Questi suggerimenti per vivere da politici autentici nel nostro tempo sono utili sempre e potrebbero costituire un vero e proprio compendio morale per coloro che svolgono un servizio alla comunità civile e sociale. Applicarli con coerenza significa il successo garantito presso la gente.
Ma non è facile concretizzarli in un mondo come il nostro che bada molto ai propri interessi e per nulla a quelli della gente…

 

Proposta. Uno chiesabus per le parrocchie disagiate geograficamente

chiesabus.jpgAlcune riflessioni e proposte pastorali di padre Antonio Rungi, religioso passionista, per venire incontro alle esigenze dei fedeli e pubblicamente esposte durante la celebrazione eucaristica e il commento alla parola di Dio di questi giorni di Pasqua.

Per favorire la partecipare alla messa domenicale bisogna organizzare il trasporto parrocchiale. La limitata partecipazione alla messa domenicale  richiede una diversa organizzazione parrocchiale, interparrocchiale o cittadina, pensando a quanti, soprattutto anziani e senza mezzi di trasporto proprio e che abitano lontano fisicamente dalla chiesa vogliono partecipare alla messa e non possono fare, perché non hanno chi li accompagni e li vada a riprendere. Una sorta  Chiesa-bus, sul modello dei Scuola-bus comunali o dei Scuola-bus privati, in questo caso gestito dalle parrocchie o da più parrocchie che svolgano, durante la domenica, il servizio di navetta per portare i fedeli in chiesa. E ciò anche in considerazione della crisi economica e del costo della benzina e del gasolio. Un servizio di trasporto con uno o più pullmini che assicurino il trasferimento di quei fedeli impossibilitati a muoversi autonomamente, su indagine e richiesta preventiva. Un servizio gratis per i fedeli, pagato dalla comunità parrocchiale o con un piccolo contributo dei passeggeri. Oggi sempre più si ha difficoltà a trovare qualcuno, soprattutto gli anziani, anche all’interno della famiglia che sia attento a queste legittime esigenze di persone di una certa età, con vari problemi di salute, che vogliono andare in chiesa e partecipare alla messa e fare la comunione e non possono farlo, solo ed esclusivamente per questa ragione. Molte parrocchie italiane sono in luoghi disagiati, in quanto si trovano distribuite su un territorio vasto ed articolato, a livello cittadino, collinare o montuoso, che richiedono collegamenti specifici per favorire la partecipazione alla messa ed altre funzioni religiose. Se questo viene assicurato in determinate feste, ricorrenze e circostanze, dovrebbe essere fatto ogni domenica e per tutte le feste comandate. I bilanci delle casse parrocchiali, gli uffici affari economici delle parrocchie, in quei luoghi dove questo servizio viene considerato indispensabile potranno preventivare nel loro bilancio questo tipo di assistenza pastorale, inizialmente ad experimentum e successivamente, se dovesse decollare ed avere effetti benefeci e significativi sulla maggiore e miglior qualità di partecipazione alla messa, potrebbe essere una delle iniziative da sostenere nel tempo. Certo se la spesa non devesse valere l’impresa, nel senso che se non si dovessero vedessero risultati migliori e più consistenti a livello di partecipazione alla messa domenicale, tutto rientrerebbe nella normalità. Ma sono convinto che soprattutto per le persone anziane, che hanno problemi di lontananza geografica dalla chiesa, questo servizio sarebbe apprezzato e soprattutto utilizzato. Portare in chiesa soprattutto nelle domeniche e feste importanti, 50  o 100 persone in più, anche attraverso questi servizi e queste forme di assistenza parrocchiale e pastorale, farebbe crescere quel rapporto tra centro e periferia delle parrocchie, tra i responsabili della parrocchia e i fedeli lontani solo geograficamente dalla chiesa. Molte delle persone che non possono andare in chiesa per questi motivi, seguono per televisione i programmi religiosi e la santa messa e solo nelle grandi circostanze vi partecipano realmente in quanto trovano un’anima buona che li accompagna, perché pure tra i familiari è difficile oggi trovare una persona che venga incontro a queste ed altre necessità spirituali. La nuova evangelizzazione passa anche attraverso una diversa e migliore organizzazione della parrocchia e dei servizi pastorali sul territorio. Il servizio della Chiesa-bus potrebbe essere un aiuto in più per favorire la partecipazione alle attività liturgiche, formative e pastorali della parrocchia di appartenenza  o di frequenza”.

Padre Antonio Rungi