Supplica Pompei

I discorsi del Papa per la solennità della Pentecoste. Diffidenza, sospetto ci rendono pericolosi l’uno verso l’altro!

11.jpgCAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Domenica, 27 maggio 2012

 

Cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di celebrare con voi questa Santa Messa, animata oggi anche dal Coro dell’Accademia di Santa Cecilia e dall’Orchestra giovanile – che ringrazio -, nella Solennità di Pentecoste. Questo mistero costituisce il battesimo della Chiesa, è un evento che le ha dato, per così dire, la forma iniziale e la spinta per la sua missione. E questa «forma» e questa «spinta» sono sempre valide, sempre attuali, e si rinnovano in modo particolare mediante le azioni liturgiche. Stamani vorrei soffermarmi su un aspetto essenziale del mistero della Pentecoste, che ai nostri giorni conserva tutta la sua importanza. La Pentecoste è la festa dell’unione, della comprensione e della comunione umana. Tutti possiamo constatare come nel nostro mondo, anche se siamo sempre più vicini l’uno all’altro con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, e le distanze geografiche sembrano sparire, la comprensione e la comunione tra le persone sia spesso superficiale e difficoltosa. Permangono squilibri che non di rado portano a conflitti; il dialogo tra le generazioni si fa faticoso e a volte prevale la contrapposizione; assistiamo a fatti quotidiani in cui ci sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi. In questa situazione, possiamo trovare veramente e vivere quell’unità di cui abbiamo bisogno?

La narrazione della Pentecoste negli Atti degli Apostoli, che abbiamo ascoltato nella prima lettura (cfr At 2,1-11), contiene sullo sfondo uno degli ultimi grandi affreschi che troviamo all’inizio dell’Antico Testamento: l’antica storia della costruzione della Torre di Babele (cfr Gen 11,1-9). Ma che cos’è Babele? E’ la descrizione di un regno in cui gli uomini hanno concentrato tanto potere da pensare di non dover fare più riferimento a un Dio lontano e di essere così forti da poter costruire da soli una via che porti al cielo per aprirne le porte e mettersi al posto di Dio. Ma proprio in questa situazione si verifica qualcosa di strano e di singolare. Mentre gli uomini stavano lavorando insieme per costruire la torre, improvvisamente si resero conto che stavano costruendo l’uno contro l’altro. Mentre tentavano di essere come Dio, correvano il pericolo di non essere più neppure uomini, perché avevano perduto un elemento fondamentale dell’essere persone umane: la capacità di accordarsi, di capirsi e di operare insieme.

Questo racconto biblico contiene una sua perenne verità; lo possiamo vedere lungo la storia, ma anche nel nostro mondo.  Con il progresso della scienza e della tecnica siamo arrivati al potere di dominare forze della natura, di manipolare gli elementi, di fabbricare esseri viventi, giungendo quasi fino allo stesso essere umano. In questa situazione, pregare Dio sembra qualcosa di sorpassato, di inutile, perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo. Ma non ci accorgiamo che stiamo rivivendo la stessa esperienza di Babele. E’ vero, abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno? Tra gli uomini non sembra forse serpeggiare un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare perfino pericolosi l’uno per l’altro? Ritorniamo allora alla domanda iniziale: può esserci veramente unità, concordia? E come?

La risposta la troviamo nella Sacra Scrittura: l’unità può esserci solo con il dono dello Spirito di Dio, il quale ci darà un cuore nuovo e una lingua nuova, una capacità nuova di comunicare. E questo è ciò che si è verificato a Pentecoste. In quel mattino, cinquanta giorni dopo la Pasqua, un vento impetuoso soffiò su Gerusalemme e la fiamma dello Spirito Santo discese sui discepoli riuniti, si posò su ciascuno e accese in essi il fuoco divino, un fuoco di amore capace di trasformare. La paura scomparve, il cuore sentì una nuova forza, le lingue si sciolsero e iniziarono a parlare con franchezza, in modo che tutti potessero capire l’annuncio di Gesù Cristo morto e risorto. A Pentecoste dove c’era divisione ed estraneità, sono nate unità e comprensione.

Ma guardiamo al Vangelo di oggi, nel quale Gesù afferma: «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13). Qui Gesù, parlando dello Spirito Santo, ci spiega che cos’è la Chiesa e come essa debba vivere per essere se stessa, per essere il luogo dell’unità e della comunione nella Verità; ci dice che agire da cristiani significa non essere chiusi nel proprio «io», ma orientarsi verso il tutto; significa accogliere in se stessi la Chiesa tutta intera o, ancora meglio, lasciare interiormente che essa ci accolga. Allora, quando io parlo, penso, agisco come cristiano, non lo faccio chiudendomi nel mio io, ma lo faccio sempre nel tutto e a partire dal tutto: così lo Spirito Santo, Spirito  di unità e di verità, può continuare a risuonare nei nostri cuori e nelle menti degli uomini e spingerli ad incontrarsi e ad accogliersi a vicenda. Lo Spirito, proprio per il fatto che agisce così, ci introduce in tutta la verità, che è Gesù, ci guida nell’approfondirla, nel comprenderla: noi non cresciamo nella conoscenza chiudendoci nel nostro io, ma solo diventando capaci di ascoltare e di condividere, solo nel «noi» della Chiesa, con un atteggiamento di profonda umiltà interiore. E così diventa più chiaro perché Babele è Babele e la Pentecoste è la Pentecoste. Dove gli uomini vogliono farsi Dio, possono solo mettersi l’uno contro l’altro. Dove invece si pongono nella verità del Signore, si aprono all’azione del suo Spirito che li sostiene e li unisce.

La contrapposizione tra Babele e Pentecoste riecheggia anche nella seconda lettura, dove l’Apostolo dice: “Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne” (Gal 5,16). San Paolo ci spiega che la nostra vita personale è segnata da un conflitto interiore, da una divisione, tra gli impulsi che provengono dalla carne e quelli che provengono dallo Spirito; e noi non possiamo seguirli tutti.  Non possiamo, infatti, essere contemporaneamente egoisti e generosi, seguire la tendenza a dominare sugli altri e provare la gioia del servizio disinteressato. Dobbiamo sempre scegliere quale impulso seguire e lo possiamo fare in modo autentico solo con l’aiuto dello Spirito di Cristo. San Paolo elenca – come abbiamo sentito – le opere della carne, sono i peccati di egoismo e di violenza, come inimicizia, discordia, gelosia, dissensi; sono pensieri e azioni che non fanno vivere in modo veramente umano e cristiano, nell’amore. E’ una  direzione che porta a perdere la propria vita. Invece lo Spirito Santo ci guida verso le altezze di Dio, perché possiamo vivere già in questa terra il germe di vita divina che è in noi. Afferma, infatti, san Paolo: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace» (Gal 5,22).  E notiamo che l’Apostolo usa il plurale per descrivere le opere della carne, che provocano la dispersione dell’essere umano, mentre usa il singolare per definire l’azione dello Spirito, parla di «frutto», proprio come alla dispersione di Babele si contrappone l’unità di Pentecoste.

Cari amici, dobbiamo vivere secondo lo Spirito di unità e di verità, e per questo dobbiamo pregare perché lo Spirito ci illumini e ci guidi a vincere il fascino di seguire nostre verità, e ad accogliere la verità di Cristo trasmessa nella Chiesa. Il racconto lucano della Pentecoste ci dice che Gesù prima di salire al cielo chiese agli Apostoli di rimanere insieme per prepararsi a ricevere il dono dello Spirito Santo. Ed essi si riunirono in preghiera con Maria nel Cenacolo nell’attesa dell’evento promesso (cfr At 1,14). Raccolta con Maria, come al suo nascere, la Chiesa anche quest’oggi prega: «Veni Sancte Spiritus! – Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!». Amen.

 

SOLENNITÀ DI PENTECOSTE

BENEDETTO XVI REGINA CÆLI

Piazza San Pietro
Domenica, 27 maggio 2012

Cari fratelli e sorelle!

Celebriamo oggi la grande festa di Pentecoste, che porta a compimento il Tempo di Pasqua, cinquanta giorni dopo la Domenica della Risurrezione. Questa solennità ci fa ricordare e rivivere l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli e gli altri discepoli, riuniti in preghiera con la Vergine Maria nel Cenacolo (cfr At 2,1-11). Gesù, risorto e asceso al cielo, invia alla Chiesa il suo Spirito, affinché ogni cristiano possa partecipare alla sua stessa vita divina e diventare suo valido testimone nel mondo. Lo Spirito Santo, irrompendo nella storia, ne sconfigge l’aridità, apre i cuori alla speranza, stimola e favorisce in noi la maturazione interiore nel rapporto con Dio e con il prossimo.

Lo Spirito, che «ha parlato per mezzo dei profeti», con i doni della sapienza e della scienza continua ad ispirare donne e uomini che si impegnano nella ricerca della verità, proponendo vie originali di conoscenza e di approfondimento del mistero di Dio, dell’uomo e del mondo. In questo contesto, sono lieto di annunciare che il prossimo 7 ottobre, all’inizio dell’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, proclamerò san Giovanni d’Avila e santa Ildegarda di Bingen Dottori della Chiesa universale. Questi due grandi testimoni della fede vissero in periodi storici e ambienti culturali assai diversi. Ildegarda fu monaca benedettina nel cuore del Medioevo tedesco, autentica maestra di teologia e profonda studiosa delle scienze naturali e della musica. Giovanni, sacerdote diocesano negli anni del rinascimento spagnolo, partecipò al travaglio del rinnovamento culturale e religioso della Chiesa e della compagine sociale agli albori della modernità. Ma la santità della vita e la profondità della dottrina li rendono perennemente attuali: la grazia dello Spirito Santo, infatti, li proiettò in quell’esperienza di penetrante comprensione della rivelazione divina e di intelligente dialogo con il mondo che costituiscono l’orizzonte permanente della vita e dell’azione della Chiesa.

Soprattutto alla luce del progetto di una nuova evangelizzazione, alla quale sarà dedicata la menzionata Assemblea del Sinodo dei Vescovi, e alla vigilia dell’Anno della Fede, queste due figure di Santi e Dottori appaiono di rilevante importanza e attualità. Anche ai nostri giorni, attraverso il loro insegnamento, lo Spirito del Signore risorto continua a far risuonare la sua voce e ad illuminare il cammino che conduce a quella Verità che sola può renderci liberi e dare senso pieno alla nostra vita.

Pregando ora insieme il Regina Caeli, invochiamo l’intercessione della Vergine Maria affinché ottenga alla Chiesa di essere potentemente animata dallo Spirito Santo, per testimoniare Cristo con franchezza evangelica e aprirsi sempre più alla pienezza della verità.

 

Formia (Lt). Molta partecipazione alla novena di Sant’Erasmo

884268250.jpgDa mercoledì scorso, 23 maggio, è in corso la predicazione della Novena in onore di Sant’Erasmo nell’omonima chiesa parrocchiale al Castellone di Formia, dove da secoli si venera il santo vescovo e martire, patrono della città e dell’arcidiocesi di Gaeta. Tantissimi i fedeli che stanno frequentando la chiesa in questi giorni per seguire le prediche di padre Antonio Rungi, missionario passionista, che è ritornato a predicare la novena di Sant’Erasmo dopo 15 anni. Sono circa 300 i fedeli che ogni sera riempiono la bellissima ed artistica chiesa, nella cui cripta sono state rinvenute le spoglie mortali del vescovo martire. Oggi sono in corso lavori di sistemazione per presentare tutto il percordo del martirio che hanno subito i santi confessori della fede sotto la persecuzione di Diocleziano. Sant’Erasmo secondo fondi attendibile fu martirizzato il 2 giugno del 303 a Formia e per secoli sono state conservate le spoglie nella chiesa di Sant’Erasmo per poi essere traslate nella cattedrale di Gaeta.

In questi giorni di preparazione alla festa, orginazzata dal comitato sotto la guida del parroco don Alfredo Micalusi, padre Rungi sta sviluppando importanti tematiche di ordine teologico, spirituale e pastorale. Nella giornata del 24 maggio ha parlato dell’educazione alla fede nella famiglia, ieri 25 maggio ha parlato del gioia cristiana, stasera, 26 maggio ha parlato della chiamata alla santità. Il tutto riferito sempre al grande martire e santo, patrono della città di Formia.

Dopo alcuni anni si regista in chiesa a detta dei piàù una buona partecipazione dei fedeli alla novena in onore del santo. Segno evidente di una rinnovata fede e devozione verso il santo patrono di Formia e dei naviganti.

Certo vedere la chiesa piena di fedeli è una soddisfazione sia per chi predica e sia per chi ha fatto tanti sforzi per preparare degnamente il percorso liturgico e spirituale per la festa di Sant’Erasmo. Domani sera, domenica della Pentecoste presiede la messa delle 19, don Gianni, parrocco di San Giovanni, il compatrono della città di Formia, la cui festa è imminente, celebrandosi il 24 giugno. Il 2 giugno invece festa grande per sant’Erasmo con la processione e il panegirico conclusivo di padre Rungi, predicatore ufficiale della novena, che già riscuotendo grandi successi a gloria di Dio e ad onore del santo Patrono, da tutti i formiani onorato con grande devozione ed amore.

Il Messaggio del Papa per la giornata mondiale delle comunicazioni

11.jpgMESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
PER LA XLVI GIORNATA MONDIALE
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI  
 

“Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”

[Domenica, 20 maggio 2012]

 

Cari fratelli e sorelle,

all’avvicinarsi della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2012, desidero condividere con voi alcune riflessioni su un aspetto del processo umano della comunicazione che a volte è dimenticato, pur essendo molto importante, e che oggi appare particolarmente necessario richiamare. Si tratta del rapporto tra silenzio e parola: due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato.

Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto. Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena. Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami. Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio. Una profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e ciò fa sì che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita ad un’autentica conoscenza condivisa. Per questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni.

Gran parte della dinamica attuale della comunicazione è orientata da domande alla ricerca di risposte. I motori di ricerca e le reti sociali sono il punto di partenza della comunicazione per molte persone che cercano consigli, suggerimenti, informazioni, risposte. Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte. Il silenzio è prezioso per favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo, proprio per riconoscere e focalizzare le domande veramente importanti. Nel complesso e variegato mondo della comunicazione emerge, comunque, l’attenzione di molti verso le domande ultime dell’esistenza umana: chi sono? che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare? E’ importante accogliere le persone che formulano questi interrogativi, aprendo la possibilità di un dialogo profondo, fatto di parola, di confronto, ma anche di invito alla riflessione e al silenzio, che, a volte, può essere più eloquente di una risposta affrettata e permette a chi si interroga di scendere nel più profondo di se stesso e aprirsi a quel cammino di risposta che Dio ha iscritto nel cuore dell’uomo.

Questo incessante flusso di domande manifesta, in fondo, l’inquietudine dell’essere umano sempre alla ricerca di verità, piccole o grandi, che diano senso e speranza all’esistenza. L’uomo non può accontentarsi di un semplice e tollerante scambio di scettiche opinioni ed esperienze di vita: tutti siamo cercatori di verità e condividiamo questo profondo anelito, tanto più nel nostro tempo in cui “quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali” (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011).

Sono da considerare con interesse le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali che possono aiutare l’uomo di oggi a vivere momenti di riflessione e di autentica domanda, ma anche a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità. Non c’è da stupirsi se, nelle diverse tradizioni religiose, la solitudine e il silenzio siano spazi privilegiati per aiutare le persone a ritrovare se stesse e quella Verità che dà senso a tutte le cose. Il Dio della rivelazione biblica parla anche senza parole: “Come mostra la croce di Cristo, Dio parla anche per mezzo del suo silenzio. Il silenzio di Dio, l’esperienza della lontananza dell’Onnipotente e Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio, Parola incarnata. (…) Il silenzio di Dio prolunga le sue precedenti parole. In questi momenti oscuri Egli parla nel mistero del suo silenzio” (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 30 settembre 2010, 21). Nel silenzio della Croce parla l’eloquenza dell’amore di Dio vissuto sino al dono supremo. Dopo la morte di Cristo, la terra rimane in silenzio e nel Sabato Santo, quando “il Re dorme e il Dio fatto carne sveglia coloro che dormono da secoli” (cfr Ufficio delle Letture del Sabato Santo), risuona la voce di Dio piena di amore per l’umanità.

Se Dio parla all’uomo anche nel silenzio, pure l’uomo scopre nel silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio. “Abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto dove nasce la Parola, la Parola redentrice” (Omelia, S. Messa con i Membri della Commissione Teologica Internazionale, 6 ottobre 2006). Nel parlare della grandezza di Dio, il nostro linguaggio risulta sempre inadeguato e si apre così lo spazio della contemplazione silenziosa. Da questa contemplazione nasce in tutta la sua forza interiore l’urgenza della missione, la necessità imperiosa di “comunicare ciò che abbiamo visto e udito”, affinché tutti siano in comunione con Dio (cfr 1 Gv 1,3). La contemplazione silenziosa ci fa immergere nella sorgente dell’Amore, che ci conduce verso il nostro prossimo, per sentire il suo dolore e offrire la luce di Cristo, il suo Messaggio di vita, il suo dono di amore totale che salva.

Nella contemplazione silenziosa emerge poi, ancora più forte, quella Parola eterna per mezzo della quale fu fatto il mondo, e si coglie quel disegno di salvezza che Dio realizza attraverso parole e gesti in tutta la storia dell’umanità. Come ricorda il Concilio Vaticano II, la Rivelazione divina si realizza con “eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto” (Dei Verbum, 2). E questo disegno di salvezza culmina nella persona di Gesù di Nazaret, mediatore e pienezza di tutta la Rivelazione. Egli ci ha fatto conoscere il vero Volto di Dio Padre e con la sua Croce e Risurrezione ci ha fatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla libertà dei figli di Dio. La domanda fondamentale sul senso dell’uomo trova nel Mistero di Cristo la risposta capace di dare pace all’inquietudine del cuore umano. E’ da questo Mistero che nasce la missione della Chiesa, ed è questo Mistero che spinge i cristiani a farsi annunciatori di speranza e di salvezza, testimoni di quell’amore che promuove la dignità dell’uomo e che costruisce giustizia e pace.

Parola e silenzio. Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti dell’evangelizzazione: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e integranti dell’agire comunicativo della Chiesa, per un rinnovato annuncio di Cristo nel mondo contemporaneo. A Maria, il cui silenzio “ascolta e fa fiorire la Parola” (Preghiera per l’Agorà dei Giovani a Loreto, 1-2 settembre 2007), affido tutta l’opera di evangelizzazione che la Chiesa compie tramite i mezzi di comunicazione sociale.

 

Dal Vaticano, 24 gennaio 2012, Festa di san Francesco di Sales

 

Itri (Lt). Festa grande per padre Mario Petrillo, missionario in Brasile

DSC05285.JPGDSC05329.JPGFesta grande per padre Mario Petrillo in occasione dei suoi 50 anni di ordinazione sacerdotale, oggi, domenica 13 maggio 2012. Circondato dall’affetto dei suoi cari, dagli amici, dai confratelli e dal primo cittadino della città di Itri, padre Mario oggi ha reso grazie al Signore e alla Madonna della Civita per il suo giubileo d’oro di sacerdozio. Missionario in Brasile da una vita continua la sua attività apostolica, nonostante i suoi 76 anni, che ha compiuto oggi, con lo stesso entusiasmo di quando partire missionario per terre lontane, da dove ritorna periodicamente per salutare i parenti, sparsi anche in Canada.

Stamattina la chiesa di Santa Maria Maggiore in Itri era piena, tra cui molti parenti e conoscenti del sacerdote. Ha presieduto padre Mario ed ha concelebrato padre Antonio Rungi, religioso della comunità di Itri, che al festeggiato ha rivolto il saluto iniziale della messa e quello conclusivo della celebrazione, a personale, del Superiore-parroco, padre Luigi Donati e della comunità passionista di Itri, dove padre Mario è ospite in questi giorni di permanenza in Italia. Padre Mario nell’omelia ha ripercorso le tappe più importanti della sua vita ed in particolare quella più dolorosa della malattia, da cui è uscito guarito per grazia ricevuta dalla Madonna della Civita. La santa messa è stata animata da Ernesto e dal gruppo liturgico della parrocchia.

A conclusione della messa ha rivolto al festeggiato un breve e sentito saluto il primo cittadino della città, il Sindaco, dottor Giuseppe De Santis, che ha apprezzato l’impegno di padre Mario per far conoscere nel mondo il buon nome di Itri e la devozione alla Madonna della Civita. Una targa ricordo a nome dell’amministrazione comunale della città originaria del padre missionario passionista in terra brasiliana è stata consegnata dal Sindaco a padre Mario.

Padre Mario è stato festeggiato insieme ai parenti e amici stretti, nonché dalle autorità civile in un ristorante della zona, condividendo con i presenti un momenti di vera gioia e fraternità. Il religioso farà rientro nelle terre di missioni all”inizio del mese di giugno, dopo la breve parentesi di vacanza e festa trascorsa in Italia nel suo paese natio e tra i confratelli della comunità di Itri e i parenti e conoscenti del religioso che vivono ancora in città o che sono partiti per altri lidi, come partì padre Mario chamato da Dio ad un impegno missionario oltre i confini dell’Italia e dell’Europa nel nome di San Paolo della Croce.

Trentuno racconti moderni ed attuali per il mese di maggio

madonna.jpgTrentuno racconti moderni ed attuali per il mese di maggio

Selezionati da padre Antonio Rungi, passionista

1. Apri la finestra della speranza
Un uomo disperava dell’amore di Dio.
Un giorno, mentre errava sulle colline che attorniano la sua città, incontrò un pastore.
“Che cosa ti turba, amico?”.
“Mi sento immensamente solo”.
“Anch’io sono solo, eppure non sono triste”.
“Forse perché Dio ti fa compagnia”.
“Hai indovinato”.
“Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere nel suo amore. Com’è possibile che ami me?”.
“Vedi laggiù la nostra città?”, gli chiese il pastore. “Vedi le case? Vedi le finestre?”.
“Vedo tutto questo”, rispose il pellegrino.
“Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole. Forse tu disperi perché tieni chiusa la tua finestra”. (Anonimo indiano)

2. La storia della matita
Il bambino guardava la nonna scrivere una lettera.
Ad un certo punto, chiese: “Stai scrivendo una storia su di noi? E’ per caso una storia su di me?”.
La nonna smise di scrivere, sorrise e disse al nipote: “In effetti, sto scrivendo su di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita che sto usando. Mi piacerebbe che tu fossi come lei, quando sarai grande.”
Il bimbo osservò la matita, incuriosito e non vide niente di speciale.
“Ma è identica a tutte le matite che ho visto in vita mia!”.
“Tutto dipende dal modo in cui guardi le cose. Ci sono 5 qualità in essa che, se tu riuscirai a mantenere, faranno sempre di te un uomo in pace con il mondo.
Prima qualità: tu puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi: questa mano noi la chiamiamo Dio e Lui ti dovrà sempre indirizzare verso la Sua volontà.
Seconda qualità: di quando in quando io devo interrompere ciò che sto scrivendo ed usare il temperino. Questo fa sì che la matita soffra un poco, ma alla fine essa sarà più affilata. Pertanto, sappi sopportare un po’ di dolore, perché ciò ti renderà una persona migliore.
Terza qualità: la matita ci permette sempre d’usare una gomma per cancellare gli sbagli. Capisci che correggere qualcosa che abbiamo fatto non è necessariamente un male, ma qualcosa di fondamentale per mantenerci sulla retta via.
Quarta qualità: ciò che è davvero importante nella matita non è il legno o la forma esteriore, ma la grafite che è all’interno. Dunque fai sempre attenzione a quello che succede dentro di te.
Infine la quinta qualità della matita: lascia sempre un segno. Ugualmente, sappi che tutto ciò che farai nella vita lascerà tracce e cerca d’essere conscio d’ogni singola azione. (Paulo Coelho)

3. Le tre massime del pettirosso
Un uomo trovò un pettirosso bloccato fra gli spini e lo catturò, dicendo: “Che bellezza, me lo porto a casa e me lo faccio allo spiedo”. Al che il pettirosso gli parlò: “Che ben magro pasto faresti col mio corpicino minuto! Se invece mi lasci libero, in cambio ti dirò tre massime di grande valore”.
“Si, d’accordo, – rispose l’uomo – ma prima dimmi le massime e poi ti lascerò andare”.
“E come posso fidarmi? Facciamo cosi: io ti dico la prima massima mentre mi hai ancora in mano. Se ti va, mi lasci andare e io volo su quel ramoscello vicino, da dove ti dico la seconda massima, e dove mi puoi anche raggiungere con un salto. Poi volerò sulla cima dell’albero, e da li ti dirò la terza massima”.
Cosi fu convenuto e l’uccellino cominciò: “Non ti lamentare mai di ciò che hai perso, tanto non serve a nulla”.
“Bene, – disse l’uomo – mi piace”, e liberò il pettirosso che dal ramoscello vicino disse la seconda massima: “Non dare mai per scontato ciò che non hai potuto verificare di persona”.
Dopo di che il pettirosso spiccò il volo, e mentre raggiungeva la cima dell’albero gridò tra i gorgheggi: “Uomo sciocco e stupido! Nel mio corpo è nascosto un bracciale tutto d’oro, tempestato di diamanti e rubini. Se mi avessi aperto, a quest’ora saresti un uomo ricco”.
Al che l’uomo, disperato, si buttò a terra stracciandosi le vesti e gridando: “Povero me: in cambio di tre massime ho perduto un tesoro favoloso! Me disgraziato, perché ho dato retta al pettirosso! Perché questo insulso scambio per tre sole massime …. Ma, un momento! Ehi pettirosso: me ne hai detto solo due; dimmi almeno anche la terza!”
E il pettirosso rispose: “Uomo sciocco, tre volte sciocco: ti ho pur detto come prima massima di non lamentarti per ciò che hai perso, tanto è inutile. Ed ecco che sei per terra a lamentarti. Poi ti ho detto di non dare mai per scontato ciò che non hai potuto verificare di persona, ed ecco che tu credi a quel che ti ho detto senza averne la benché minima prova. Ti sembra forse che il mio piccolo corpo possa racchiudere un grosso bracciale? Se non sai fare uso delle prime due massime, come puoi pretendere di averne una terza?” E volò via. (Francesco Piras s.j.)

4. Il sacchetto dei chiodi
C’era una volta un ragazzo con un pessimo carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno sul muro del giardino ogni volta che avrebbe perso la pazienza e avrebbe litigato con qualcuno.
Il primo giorno ne piantò 37 nel muro. Le settimane successive, imparò a controllarsi, ed il numero di chiodi piantati diminuì giorno dopo giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare chiodi.
Infine, arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo sul muro. Allora andò da suo padre e gli disse che quel giorno non aveva piantato nessun chiodo.
Suo padre gli disse allora di togliere un chiodo dal muro per ogni giorno in cui non avesse mai perso la pazienza.
I giorni passarono e infine il giovane poté dire a suo padre che aveva levato tutti i chiodi dal muro. Il padre condusse il figlio davanti al muro e gli disse:
“Figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda tutti i buchi che ci sono sul muro. Non sarà mai come prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di cattivo, gli lasci una ferita come questa. Puoi piantare un coltello in un uomo e poi tirarglielo via, ma gli resterà sempre una ferita. Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita resterà. E una ferita verbale fa male tanto quanto una fisica.

5. La lezione della farfalla
Un giorno, apparve un piccolo buco in una crisalide. Un uomo, che passava di lì per caso, si fermò ad osservare la farfalla che, per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco.
Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa dimensione. Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non avesse più la possibilità di fare niente altro.
Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo. La farfalla uscì immediatamente. Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento.
L’uomo continuò ad osservare, perché sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a volare.
Non successe nulla! E la farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate. Non fu mai capace di volare.
Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare non capiva, era che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinché la farfalla potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali, così che essa potesse volare. Era il modo in cui Dio la faceva crescere e sviluppare.
A volte, lo sforzo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita.
« Chiesi la forza… e Dio mi ha dato le difficoltà per farmi forte. Chiesi la Sapienza… e Dio mi ha dato problemi da risolvere. Chiesi l’amore… e Dio mi ha dato persone con problemi da poter aiutare. Non ho ricevuto niente di quello che chiesi… Però ho ricevuto tutto quello di cui avevo bisogno. »
Vivi la vita senza paura, affronta tutti gli ostacoli e dimostra che puoi superarli.

6. Solo se si ha sete
Un discepolo andò dal suo maestro e gli disse: “Maestro, voglio trovare Dio”.
E il maestro sorrise. E siccome faceva molto caldo, invitò il giovane ad accompagnarlo a fare un bagno nel fiume.
Il giovane si tuffò e il maestro fece altrettanto. Poi lo raggiunse e lo agguantò, tenendolo a viva forza sott’acqua. Il giovane si dibatte alcuni istanti, finche il maestro lo lasciò tornare a galla.
Quindi, gli chiese che cosa avesse desiderato di più mentre si trovava sott’acqua.
Il discepolo rispose: “L’aria, evidentemente”.
“Desideri Dio allo stesso modo e la sua parola allo stesso modo?” gli chiese il maestro.
“Se lo desideri così, non mancherai di trovare lui e la sua parola. Ma se non hai in te questa sete ardentissima, a nulla ti gioveranno i tuoi sforzi e i tuoi libri. Non potrai trovare la fede, se tu non la desideri come l’aria per respirare”.
Quando affiora il problema di Dio, vorremmo una risposta immediata, possibilmente che non ci chieda fatica e sforzo. In questo caso non ci sarà risposta.
Per arrivare a una soluzione, essa esige umiltà, perseveranza nella ricerca, il superamento degli ostacoli che impediscono di vederne i pericoli, e di operare rettamente, decisione senza compromessi e mezze misure. (Francesco Piras s.j.).

7. Come il caffè
Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili.
Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta. Era stanca di lottare.
Sembrava che quando risolveva un problema, ne apparisse un altro. Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro.
Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco.
Quando l’acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò carote, in un’altra collocò uova e nell’ultima collocò grani di caffè.
Lasciò bollire l’acqua senza dire parola.
La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre.
Dopo venti minuti il padre spense il fuoco.
Tirò fuori le carote e le collocò in una scodella.
Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto.
Finalmente, colò il caffè e lo mise in un terzo recipiente.
Guardando sua figlia le disse:
“Cara figlia mia, carote, uova o caffè?” fu la sua domanda.
La fece avvicinare e le chiese che toccasse le carote, ella lo fece e notò che erano soffici, dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo, mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l’uovo sodo.
Dopo le chiese che provasse il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma.
Umilmente la figlia domandò: “Cosa significa questo, padre?”
Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, “l’acqua bollente”, ma avevano reagito in maniera differente.
La carota arrivò all’acqua forte, dura, superba; ma dopo avere passato per l’acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare.
L’uovo era arrivato all’acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito.
Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l’acqua.
“Quale sei tu figlia?” le disse.
“Quando l’avversità suona alla tua porta; come rispondi?”
“Sei una carota che sembra forte ma quando l’avversità ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza?”
“Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, una pietra durante il tragitto diventa duro e rigido?
Esternamente ti vedi uguale, ma sei amareggiata ed aspra, con uno spirito ed un cuore indurito?
“O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l’acqua, l’elemento che gli causa dolore.
Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore.”
“Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai si che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che illumina la tua strada davanti all’avversità e quella della gente che ti circonda.”
Per questo motivo non mancare mai di diffondere con la tua forza e positività il “dolce aroma della bontà e della speranza nel domani” (Anonimo)

8. Paradiso e inferno
Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell’aldilà e fu destinato al paradiso.
Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un’occhiata anche all’inferno.
Un angelo lo accontentò.
Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt’intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà.
“Com’è possibile?” chiese il samurai alla sua guida.
“Con tutto quel ben di Dio davanti!”
“Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all’estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca”
Il coraggioso samurai rabbrividì.
Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti.
Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.
Qui lo attendeva una sorpresa.
Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno!
Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti deliziosi.
Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.
C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.
“Ma com’è possibile?”, chiese stupito il coraggioso samurai.
L’angelo sorrise:
“All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”. Paradiso e inferno sono nelle tue mani. Oggi (Fiaba cinese)

9. L’amicizia
Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane camminavano lungo una strada.
Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì, uccidendoli all’istante.
Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali. A volte, i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione…
Il cammino era molto lungo; dovevano salire una collina, il sole picchiava forte ed erano sudati e assetati. A una curva della strada, videro un portone magnifico, di marmo, che conduceva a una piazza pavimentata con blocchi d’oro, al centro della quale s’innalzava una fontana da cui sgorgava dell’acqua cristallina.
Il viandante si rivolse all’uomo che sorvegliava l’entrata.
“Buongiorno”
“Buongiorno” rispose il guardiano.
“Che luogo è mai questo, tanto bello?”
“E’ il cielo”
“Che bello essere arrivati in cielo, abbiamo tanta sete!”
“Puoi entrare e bere a volontà”.
Il guardiano indicò la fontana.
“Anche il mio cavallo ed il mio cane hanno sete”
“Mi dispiace molto”, disse il guardiano, “ma qui non è permesso l’entrata agli animali”.
L’uomo fu molto deluso: la sua sete era grande, ma non avrebbe mai bevuto da solo.
Ringraziò il guardiano e proseguì.
Dopo avere camminato a lungo su per la collina, il viandante e gli animali giunsero in un luogo il cui ingresso era costituito da una vecchia porta, che si apriva su un sentiero di terra battuta, fiancheggiato da alberi.
All’ombra di uno di essi era sdraiato un uomo che portava un cappello; probabilmente era addormentato.
“Buongiorno” disse il viandante.
L’uomo fece un cenno con il capo.
“Io, il mio cavallo ed il mio cane abbiamo molta sete”.
“C’è una fonte fra quei massi”, disse l’uomo, indicando il luogo, e aggiunse: “Potete bere a volontà”. L’uomo, il cavallo ed il cane si avvicinarono alla fonte e si dissetarono.
Il viandante andò a ringraziare.
“Tornate quando volete”, rispose l’uomo.
“A proposito, come si chiama questo posto?”
“Cielo”
“Cielo? Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello là!”
“Quello non è il cielo, è l’inferno”.
Il viandante rimase perplesso.
“Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo, questa falsa informazione causa grandi confusioni!”
“Assolutamente no. In realtà, ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici….” (Paulo Coelho).

10. Una singolare  espressione di perdono
Si racconta che san Francesco era in punto di morte e tutti i suoi discepoli si erano radunati intorno a lui per ascoltare le ultime parole del santo che per tutta la vita aveva viaggiato a dorso d’asino, da un paese all’altro, per condividere le sue esperienze con la gente. Le ultime parole, quelle che un uomo dice in punto di morte, sono sempre le più significative, perché contengono l’intera esperienza di una vita. Ma i discepoli non riuscirono a credere alle proprie orecchie: san Francesco non stava parlando con loro ma con il suo asino!
Il santo disse: “Fratello asino, sento di aver un gran debito con te. Mi hai sempre trasportato da un paese all’altro, senza mai lamentarti, senza mai protestare. Desidero solo che tu mi perdoni, prima che io lasci questo mondo, perché mi sono comportato in modo disumano con te”.
Queste furono le ultime parole di san Francesco. Occorre una sensibilità enorme per poter chiamare il proprio asino: “Fratello asino”, chiedendo il suo perdono. Noi oltre a non chiedere perdono alle persone che offendiamo, non chiediamo neppure perdono a Dio che ci ha creati e redenti.

11. I primi e gli ultimi
Un re si recò un giorno a far visita ad un Maestro e assistette, in qualità di osservatore, alla riunione presieduta dal Saggio.
Più tardi, durante il pranzo, il re disse al Maestro:
“Maestro dell’Epoca! Quando presiedi l’assemblea, i tuoi discepoli sono seduti in semicerchio secondo una disposizione che somiglia molto a quella che di solito si adotta alla mia corte: ha per caso un significato?”.
Egli rispose:
“Re del Mondo! Come sono disposti i tuoi cortigiani? Dimmelo, e ti descriverò come sono disposte le file dei cercatori”.
“Il primo cerchio”, spiegò il re, “si compone di quelli che, per ragioni particolari, godono dei miei favori, in modo da essere i più vicini. Il secondo cerchio è riservato ai dignitari più importanti e potenti del regno, come pure agli ambasciatori. Quanto al cerchio esterno, esso è composto da gente di minore importanza”.
“In questo caso”, disse il Saggio, “l’ordine nel quale le persone sono qui disposte è ben lungi dal rispondere alle preoccupazioni che hai espresso. Coloro che sono seduti vicino a me sono i sordi; così possono sentire. Il gruppo intermedio è costituito dagli ignoranti; così possono prestare attenzione all’insegnamento. Quelli più lontani sono gli Illuminati; questa forma di vicinanza per loro non ha alcuna importanza”.

12. Sii te stesso
C’era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino. Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino.
Arrivati nel primo paese, la gente commentava: “Guardate quel ragazzo quanto è maleducato…lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano”. Allora la moglie disse a suo marito: “Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio.” Il marito lo fece scendere e salì sull’asino.
Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: “Guardate che svergognato quel tipo…lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa.” Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l’asino.
Arrivati al terzo paese, la gente commentava: “Pover’uomo! dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino. E povero figlio, chissà cosa gli tocca, con una madre del genere! “Allora si misero d’accordo e decisero di sedersi tutt’e tre sull’asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.
Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: “Sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta. Gli spaccheranno la schiena!”
Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino. Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: “Guarda quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!”
Conclusione: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore… ciò che vuoi… una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama… e vivi intensamente ogni momento della tua vita… prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi (Charlie Chaplin)

13. Ho pranzato con Dio
Un bambino desiderava incontrare Dio. Sapeva che c’era tanta strada da fare, per incontrarlo, così riempì lo zainetto con merendine e aranciata e cominciò il suo viaggio.
Dopo circa tre isolati, s’imbatté in una vecchia, che se ne stava lì al parco, seduta su una panchina a fissare i piccioni. Il bambino le si sedette accanto ed aprì lo zainetto per prendersi qualcosa da bere, quando notò che la vecchia sembrava affamata, così le offrì una merendina.
Lei l’accettò e gli sorrise con gratitudine. Il suo sorriso era così bello che il bambino lo voleva vedere ancora, così le offrì un’aranciata. La vecchia gli sorrise di nuovo, e il bambino ne era entusiasta!
Se ne restarono lì seduti per tutto il pomeriggio, a mangiare e sorridere, ma senza mai scambiarsi una sola parola. Poi si fece buio, e il bambino si rese conto di essere molto stanco, così si alzò per andarsene ma, dopo appena pochi passi, si voltò, corse verso la vecchia, e l’abbraccio forte-forte.
Lei lo ricambiò con il più grande sorriso che si sia mai visto.
Poco dopo, quando il bambino aprì la porta di casa sua, sua madre era stupita, tanta era la gioia che gli si poteva leggere in volto. Gli domandò: “Cos’hai fatto, oggi, che t’ha reso così felice?” Il bambino rispose: “Ho pranzato con Dio.” Poi, prima ancora che sua madre potesse rispondere, aggiunse: “Sai una cosa? Dio ha il più bel sorriso che abbia mai visto!”
Nel frattempo, la vecchia, pure lei raggiante di gioia, fece ritorno a casa sua. Suo figlio era sbalordito, nel vederla così in pace, e le domandò: “Mamma, cosa hai fatto oggi che ti ha resa così felice?” e lei rispose: “Ho mangiato merendine al parco con Dio.”. Poi, senza lasciare al figlio il tempo di rispondere, aggiunse: “Sai una cosa? Dio è molto più giovane di quel che mi aspettassi.”
Troppo spesso sottovalutiamo l’importanza di un tocco, di un sorriso, di una parola gentile, di un orecchio che ci presta ascolto; l’importanza anche del più piccolo gesto che dimostra affetto; tutte cose, queste, che potrebbero cambiarci la vita.
Le persone arrivano nella nostra vita per una ragione, per una stagione, o per tutta la vita. Abbracciamole tutte!
Ricorda: faglielo sempre sapere, alle persone che ti hanno toccato il Cuore, quanto sono importanti! (Anonimo).

14. Amore, ricchezza e successo
Rientrando a casa, una donna vide tre uomini dalle lunghe barbe bianche seduti nel cortile. Disse loro: “Non ci conosciamo, ma avete l’aria affamata: entrate, che vi offro qualcosa da mangiare.”
“Tuo marito è in casa?”, le domandarono.
“No. È uscito.”
“Allora non possiamo entrare.”
Quella sera, rincasato suo marito, la donna gli spiegò cos’era successo. Lui le rispose:
“Beh, adesso sono qua: va’ da loro, digli che son tornato, e falli entrare.”
“Non entriamo tutti nella stessa casa”, rispose l’uomo a sinistra.
“Perché?”, domandò la donna.
L’uomo in mezzo, indicando i suoi due compagni, spiegò: “Il suo nome è Ricchezza, e il suo è Successo. Io sono Amore.”, poi aggiunse: “Adesso rientra in casa, e decidi con tuo marito chi di noi desideri in casa tua.”
La donna entrò e ripeté a suo marito ciò che le era stato detto. Lui era entusiasta: “Che bello! Be’, visto che le cose stanno così, invitiamo Ricchezza, e che riempia la nostra casa di ricchezza!”
Sua moglie non era d’accordo: “Ma, caro, perché non invitiamo Successo?”
La loro bambina, che aveva ascoltato tutto da un’altra stanza, li raggiunse proponendo invece di invitare Amore: “Così la nostra casa sarà piena d’amore.”
I genitori si sorrisero, e decisero di darle ascolto. Così la donna uscì, e domandò: “Chi di voi è Amore? Vieni, entra, e sii nostro ospite.”
Amore si alzò e cominciò a camminare verso la casa. A quel punto anche gli altri due si alzarono, e lo seguirono.
Esterrefatta, la donna domandò loro: “Io ho invitato Amore: come mai venite anche voi?”
I due vecchi risposero all’unisono: “Se tu avessi invitato Ricchezza o Successo, gli altri due sarebbero rimasti fuori. Ma visto che hai invitato Amore, ovunque lui vada noi lo seguiamo: dove c’è Amore, c’è sempre sia Ricchezza che Successo.” (Anonimo).

15. La consapevolezza
C’era una volta un povero frate. Tutto il santo giorno lavorava e pregava come i suoi confratelli e si sentiva l’animo in pace. Ma quando veniva l’ora di coricarsi, lo assalivano terribili visioni, demoni lussuriosi che lo tentavano con promesse e minacce.
Il povero frate cercava di allontanare le visioni, si flagellava, pregava, si prostrava davanti al crocefisso, ma a nulla valevano le sue pratiche: le visioni continuavano a tormentarlo. Si rivolse al priore che gli consigliò di recitare 20 Ave Maria e chiedere protezione alla Madonna. Così fece, ma le visioni restavano. Allora andò dalla Madonna, c’era una bella statua nella chiesa del convento. La Madonna, sorridente ma triste, gli consigliò di recitare 200 Pater noster e chiedere la protezione del Signore.Di nuovo, il povero fraticello seguì il santo consiglio, ma  le visioni restarono a tentarlo. Disperato, il fraticello corse ad inginocchiarsi davanti al crocefisso, e rimirando le sacre ferite, si appellò al Cristo per avere protezione dalle tentazioni. Cristo lo rimirò a lungo e alla fine parlò: “Se proprio ci tieni, io posso allontanare le malefiche visioni e le tentazioni, ma se lo faccio la tua anima non si rafforzerà mai. Sei proprio sicuro di volerlo?
Allora dimmi, replicò il frate, come posso resistere e rafforzare la mia anima? Non combatterle, non temerle, lascia che si pascino del tuo corpo senza muoverti o parlare. Se riuscirai a resistere per tre notti di seguito, la tua anima sarà salva e le visioni spariranno. Così fece il povero frate, e dopo tre notti tremende di tormenti le visioni scomparvero e la sua anima trovò pace.

16. Soluzioni possibili
Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito.
“Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile”.
Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: “Queste sono le tue sofferenze”.
Tutta l’acqua del bicchiere si intorbidì e s’insudiciò. Il maestro la buttò via.
Il maestro prese un’altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all’uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare.
La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente come prima.
“Vedi?” spiegò il maestro “ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d’acqua o il mare”.
Troppi cuori piccoli, troppi animi esitanti, troppe menti ristrette e braccia rattrappite. Una delle mancanze più serie del nostro tempo è il coraggio. Non la stupida spavalderia, la temerarietà incosciente, ma il vero coraggio che di fronte ad ogni problema fa dire tranquillamente: “Da qualche parte certamente c’è una soluzione e io la troverò”.

17. Una vecchia storiella
«Nella vecchia Russia, in uno scompartimento di treno, si trovarono casualmente a viaggiare insieme un vecchio ebreo e un soldato russo. Il viaggio era lungo e dopo qualche centinaio di chilometri il vecchio trasse fuori un cartoccio che aveva con sé con dentro tre pesci e consumò il suo magro pranzo. Ma non buttò via le teste. Anzi, le riavvolse con cura e le ripose nella valigia. Il soldato lo guardava con un misto di disprezzo e curiosità.
Dopo una decina di minuti il soldato chiese: “Dimmi un po’ vecchio, come mai voi giudei siete così intelligenti?”. Gli occhi del vecchio brillarono, ma si schermì. Dopo qualche minuto di silenzio però rispose: “Beh, una ragione c’è, ma non potrei dirtela, visto che si tratta di un segreto che custodiamo gelosamente. Ma tu sei un giovane simpatico. Perciò te lo dico. Noi ebrei siamo intelligenti perché mangiamo le teste di pesce”.
Il soldato lo guardò tra l’incredulo e lo speranzoso, ma non disse nulla. Dopo un altro silenzio, inframmezzato dallo sferragliare del treno, il soldato disse:
“Ehi, vecchio, ho visto che hai messo via tre teste di pesce: non me le venderesti?”. L’ebreo si fece pregare un pò, ma infine la transazione fu fatta. E il soldato entrò in possesso delle teste di pesce per tre rubli.
Dopodiché, vincendo il disgusto, se le mangiò una dietro l’altra. Poi s’attaccò a una bottiglia di vodka per digerirle e purificare la bocca dal saporaccio. Dopo qualche istante, ancora deglutendo disgustato, il soldato si rivolse al vecchio: “Maledetto giudeo, ti ho pagato tre rubli tre teste di pesce quando tutti e tre i pesci interi costeranno sì e no trenta copechi”. “Vedi che funziona?” rispose il vecchio».

18. Era tutto risolto
Il prete del villaggio era un santo, tanto che tutte le volte che aveva bisogno di aiuto, la gente si rivolgeva a lui. Allora egli si ritirava in un angolo segreto della foresta e formulava una preghiera speciale. Dio non mancava mai di esaudire la sua supplica e tutto era risolto.
Dopo la sua morte, la gente, quando aveva bisogno di aiuto, ricorreva al suo successore, il quale non era un santo, ma conosceva sia l’angolo segreto della foresta, sia la preghiera speciale. Egli diceva cosi’: “Signore, tu sai che non sono un santo, ma questo non ti impedirà di aiutare la mia gente, vero? Ascolta la mia supplica e vieni in nostro aiuto”. E ogni volta Dio esaudiva la sua preghiera e tutto era risolto.
Quando anch’egli morì, se la gente aveva bisogno di aiuto si rivolgeva al suo successore, il quale conosceva la preghiera speciale, ma non l’angolo segreto della foresta. Queste erano le sue parole:  “Che importanza ha per te un luogo piuttosto che un altro, Signore? Non è forse la tua presenza che rende santo ogni luogo? Ascolta dunque la mia supplica e vieni in nostro aiuto”. E ogni volta Dio esaudiva la sua preghiera e tutto era risolto.
Anche costui morì e la gente, quando aveva bisogno di aiuto, ricorreva al suo successore, il quale non conosceva, ne’ la preghiera speciale, ne’ l’angolo segreto della foresta e diceva:  “Non è la formula che conta, Signore, ma il grido di dolore di chi soffre. Ascolta quindi la mia supplica e vieni in nostro aiuto”. E anche allora Dio esaudiva la preghiera e tutto era risolto.
Dopo la sua morte la gente, quando aveva bisogno di aiuto, ricorreva al suo successore. Questo prete aveva piu’ dimestichezza con il denaro che con la preghiera e quindi diceva a Dio: “Che razza di Dio sei tu se, pur essendo perfettamente capace di risolvere i problemi che tu stesso hai provocato, ti ostini a non alzare un dito finche’ non ci vedi piangere e strepitare? Ebbene, comportati con la gente come ti pare”. E subito tornava alle sue faccende. Anche in quel caso Dio esaudiva la sua preghiera e tutto era risolto. (Anthony De Mello).

19. Il villaggio della felicità
Tre individui partono per raggiungere il villaggio della felicità.
A metà cammino trovano la strada sbarrata da un altissimo muro di granito: impossibile aggirarlo, da entrambe le parti c’è il precipizio.
Il primo individuo si abbatte scoraggiato, piange lacrime disperate e si arrende, in un mare di lamenti, all’ingiustizia del suo destino.
Il secondo individuo accetta la situazione affrontandola. Si rende conto di non poter scavalcare il muro, inutile lamentarsi. Pianta invece delle bougainville e osserva la loro crescita. Gioisce nel vederle spuntare, germogliare; il muro diventa il loro sostegno e lentamente esse lo ricoprono. Materialmente il muro esiste ancora, ma non ha più presa negativa sulla psiche del secondo individuo, il quale, malgrado l’ostacolo, raggiunge la felicità nel più profondo di se stesso.
Il terzo, tipo sportivo ed intraprendente, tesse una corda di liana, si costruisce un gancio e con un lancio da pescatore l’aggancia alla cima del muro, si tira su e ridiscende dall’altra parte.
In ciascuno dei tre viandanti il muro ha provocato una reazione diversa, il muro non era né buono né cattivo, era semplicemente un muro – una sfida – e ciascuno dei tre ha reagito secondo la propria indole, positivamente o negativamente. Oggetti, circostanze e fatti hanno l’importanza che noi gli diamo. L’ostacolo è una creazione mentale e, cosi come l’abbiamo creato, lo possiamo distruggere.
Ci sono due metodi: quello di volerlo distruggere fisicamente, annientarlo, e quello di volerlo vincere mentalmente, interiormente.
Nel primo caso, appena vittoriosi, ci troviamo già dinnanzi al prossimo ostacolo.
Nel secondo caso, avendo vinto la nostra battaglia interiore, non ci saranno altri ostacoli, solo sfide, dure e difficili forse, ma meravigliose e inebrianti, come lo è l’ardua scalata di una parete rocciosa.

20. La scatola dei baci natalizi
La storia ha inizio tempo fa, quando un uomo punisce sua figlia di 5 anni… per la perdita di un oggetto di valore, ed il denaro in quel periodo era poco.
Era il periodo di Natale, la mattina successiva alla punizione la bambina portò un regalo al padre dicendogli: “Papà, è per te”.
Il padre era visibilmente imbarazzato, ma la sua arrabbiatura aumentò quando, aprendo la scatola, vide che dentro non c’era nulla.
Disse in modo brusco: “Non lo sai che quando si fa un regalo, si presuppone che nella scatola ci sia qualcosa?”.
La bimba lo guardò dal basso verso l’alto e con le lacrime agli occhi disse: “Papà,…non è vuoto. Ho messo dentro tanti baci fino a riempirlo”.
Il padre si sentì annientato. Si inginocchiò mise le braccia al collo della sua bimba e le chiese perdono.
Passò del tempo e una disgrazia portò via la bambina. Per tutto il resto della sua vita, il padre tenne sempre la scatola vicino al suo letto e, quando si sentiva scoraggiato o in difficoltà, apriva la scatola e tirava fuori 1 bacio immaginario ricordando l’amore che la bambina ci aveva messo dentro.

21. Le apparenze ingannano
Due angeli viaggiatori si fermarono per passare la notte nella casa di una ricca famiglia…
Era una famiglia di persone molto avare che si rifiutarono di far dormire i due angeli nella camera degli ospiti.
Infatti concessero agli angeli solo un piccolo spazio fuori, sul duro e freddo pavimento del pergolato davanti alla casa.
Mentre si preparavano come potevano un giaciglio per terra, il più vecchio degli angeli vide un buco nel muro e lo riparo’.
Quando l’angelo giovane gli chiese perché lui rispose soltanto: “Le cose non sono sempre quello che sembrano” .
La notte dopo…
La coppia di angeli cercò riparo nella casa di una poverissima, ma molto ospitale, famiglia, dove furono accolti da un contadino e sua moglie.
Dopo aver condiviso con gli angeli il poco cibo che avevano, i contadini cedettero loro anche i propri letti, dove finalmente i viaggiatori ebbero la possibilità di riposare comodamente. Al sorgere del sole, la mattina dopo, gli angeli trovarono l’uomo e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, la sola loro fonte di sostentamento, giaceva morta nel campo. Il giovane angelo ne fu infuriato e chiese al più vecchio come avesse potuto lasciare accadere una cosa del genere: “Al primo uomo, che pure aveva tutto, hai fatto un favore”, lo accusò, “Questa famiglia così indigente ha condiviso con noi il poco che aveva, e tu hai lasciato che la mucca morisse!”…
“Le cose non sono sempre quello che sembrano” replicò l’angelo: “Quando eravamo nel cortile della villa ho notato dell’oro nascosto nel muro, che si poteva scoprire a causa di quel piccolo buco. Siccome quell’uomo era così avaro e ossessionato dal denaro io ho riparato quel buco, così non troveranno mai quella ricchezza.”
“Poi la notte scorsa quando dormimmo nel letto del contadino, l’angelo della morte si presentò per sua moglie. Io, invece di lei, gli ho dato la mucca.
Le cose non sono sempre quello che sembrano.”

22. La ricerca
A Bagdad c’era un uomo molto povero. Viveva di stenti, nella miseria più nera, e non faceva che lamentarsi della sua condizione.
«Signore, aiutami! Dimmi cosa fare! Sai che sono un tuo servo fedele, soltanto un po’ sfortunato. Ho lavorato sodo, ma non sono mai riuscito a guadagnare abbastanza. E ora sto morendo di fame. Ti prego, non mi abbandonare!»
La stessa notte, l’uomo fece un sogno. Una voce sconosciuta gli diceva: «Va’ in Egitto, non perdere tempo. Nel luogo tal dei tali c’è un tesoro nascosto. Potrai risolvere tutti i tuoi problemi».
Il poveruomo si svegliò, eccitato. Senza esitare, partì subito per l’Egitto.
«Sono certo che la voce non mente. Il tesoro esiste, e lo prenderò».
Ma, al confine, fu fermato dai poliziotti egiziani, che lo perquisirono minuziosamente. Stavano cercando un ladro e pensavano si trattasse dell’uomo di Bagdad.
Nonostante le sue ripetute rimostranze, i poliziotti lo trattennero.
«Potresti essere la persona che cerchiamo. Dovrai restare a disposizione finché non arriverà il derubato. Se non ti denuncerà come suo assalitore, sarai immediatamente rilasciato».
L’uomo di Bagdad fremeva, temendo di perdere il tesoro.
Poiché la vittima tardava ad arrivare, le guardie cominciarono a interrogarlo.
«Ammettiamo pure che non sei il ladro. Perché sei venuto in Egitto? E qual è il tuo alibi, se ne hai uno?».
«Voglio dirvi tutto» rispose l’uomo di Bagdad «tanto so che non mi crederete. D’altra parte, perché mentire? La verità è sempre la cosa migliore. Sono qui perché ho sognato che avrei trovato un tesoro!».
«Sì, un tesoro! Sei capitato in un bel guaio, invece. Ma che vuoi dire? Sei venuto in Egitto solo perché vi hai sognato un tesoro?».
«Proprio così. Mi sono fidato di una voce sconosciuta che me lo ha sussurrato in sogno. Che ne pensate?».
«Che sei un credulone! Fidarsi dei sogni!».
Un altro poliziotto si fece avanti, e disse: «Anch’io ho avuto un’esperienza simile. In sogno mi è apparsa una figura che non avevo mai visto, indicandomi un certo luogo di Bagdad dove avrei trovato dei gioielli, o qualcosa del genere».
L’uomo di Bagdad s’interessò molto al racconto.
«E… che tipo di posto era?»
«Non ricordo bene, forse all’ingresso della città. Sì, proprio così: la seconda casa dopo la porta maestra. Una molto vecchia, mi sembra».
L’uomo di Bagdad era stupefatto. Quell’uomo stava indicando la sua casa! Senza tradire l’emozione, rimase in silenzio. Le guardie non sapevano che fosse di Bagdad e mancarono di notarne la reazione.
«Naturalmente, non mi sono preoccupato di cercare il tesoro. Non ho creduto a una sola parola. Nei sogni, dovresti saperlo, non c’è verità» concluse il poliziotto.
L’uomo di Bagdad era assorto nei suoi pensieri. Strano che la guardia avesse accennato alla sua abitazione: non poteva essere una coincidenza.
Finalmente il derubato arrivò. E si affrettò a discolpare l’uomo ingiustamente accusato.
«Tutte le nostre scuse, amico. Ma, come puoi capire, abbiamo fatto il nostro dovere» disse il capoguardia.
L’uomo di Bagdad non lo ascoltava. Lasciò il posto di blocco, e fece per avventurarsi in Egitto. Ma, dopo pochi passi, si fermò. “Si,” pensò “è inutile cercare il tesoro di un sogno”.
Tornò a Bagdad, e, mentre rincasava, fu colto da uno strano presentimento. Sentì che doveva rimuovere un certo mattone dal muro e…
Uno scrigno di monete d’oro gli cadde sulle ginocchia.
Era andato in Egitto a cercare ciò che aveva in casa!

23. L’arroganza
Un uomo andò a visitare un asceta, e gli disse: “Voglio discutere con te del mio problema”. “E io non voglio discuterne”, rispose l’asceta.
“Come puoi essere così categorico, dato che non lo conosci?”, disse il visitatore, contrariato.
L’asceta sorrise. “A che pro sottopormi un problema, se non lo conosco e non ho una percezione maggiore degli altri?”.
Ora il visitatore era al tempo stesso sconcertato e desideroso di saperne di più.
“Allora, dimmi qual è il mio problema, e questo mi convincerà”.
“Oh, essere umano!”, disse l’asceta. “Sei quasi completamente fuori strada. Se ti dimostrassi di sapere ciò che ti preoccupa, svierei la tua attenzione verso il ‘miracoloso’, e invece del Servizio – che è il mio vero compito – farei una messinscena”.  “Allora dammi soltanto la soluzione del mio problema, così risponderai alle esigenze del Servizio”.
“Questo l’ho già fatto”, disse l’asceta.
“Non ci capisco più nulla.”, esclamò il visitatore. “Non mi risulta che tu mi abbia fornito la benché minima soluzione”.
“E allora va’ a cercare la risposta altrove!”.
Per mesi quest’uomo viaggiò per il paese intrattenendosi con molte persone, alle quali non mancava mai di raccontare il suo incontro con l’asceta.
Un giorno cominciò a intravedere che il suo problema era stato l’egocentrismo, e che l’asceta glielo aveva indicato.
Il suo vero problema era questo, e non quello che aveva immaginato.
Qualche tempo dopo, in una città lontana dal luogo del loro incontro, si ritrovò a faccia a faccia con l’asceta.
“Ora”, gli disse, “ho preso coscienza della saggezza delle tue parole, e vorrei ricompensarti per il servizio che mi hai reso”.
“Lo hai già fatto.”, disse l’asceta. “Parlando a tutti della nostra conversazione hai contribuito, senza volerlo, alla trasmissione dell’insegnamento: non eri forse l’esempio vivente dell’ignoranza e della perplessità?
“Sì, eri come un uomo che cammina con una freccia conficcata nel cranio che tutti possono vedere eccetto lui, e che è l’unico ad attribuire il suo mal di testa allo sforzo che ha fatto per pensare profondamente.
“Ecco come hai servito. Tu credevi, e sembravi voler servire te stesso, ma in realtà servivi la saggezza, come ti ho spiegato. La saggezza, dunque, si è manifestata in parte per consentirti di vederti un po’ meglio.
“Tuttavia, non soltanto hai servito la saggezza, ma anche la tua auto ossessione, non te. A dire il vero, chiunque può incitarti a servire chiunque o qualsiasi cosa. Per questo basta che ti persuada che puoi servire te stesso adottando una certa linea di condotta, che in realtà serve ad altri fini! Chi è che ci guadagna, in tutto ciò?”.

24. La tranquillità
«Un economo era impiegato in un palazzo, in India. Mori’, ed il figlio, molto giovane, dovette subentrare al suo lavoro. Era un giovane intelligente, ben istruito, attratto dalla vita spirituale. Aveva studiato la lingua del proprio paese. Si era ben preparato per la ricerca spirituale.

Pur obbligato a lavorare nel palazzo, trascorreva ogni giorno al tempio, vi pregava e, quindi, ritornava nella dimora. Erano nate, nei suoi riguardi, delle difficoltà nel palazzo perché la regina si era innamorata di lui. Egli non cercava attaccamenti di quel genere; ciò lo turbava e costituiva la ragione per la quale egli trascorreva lunghe ore nel tempio.
Un giorno, scorse, nell’angolo del tempio un uomo assorbito nella meditazione. Era la prima volta che notava quella persona. Si sentì pieno di curiosità, mentre, tra l’altro, provava un forte desiderio di ricevere un consiglio spirituale. Si sedette, di conseguenza, davanti a quello. Le ore trascorsero: mezzanotte, l’una, le due, le tre. Dopo circa quattro ore, il santo aprì gli occhi. Vide un giovane seduto davanti a lui, e se ne stupì: “Figlio mio, perché ti trovi qui? – gli domandò. “Signore, vorrei ricevere un vostro consiglio spirituale. “Resta tranquillo” – fu la sola risposta».

25. Il pettegolezzo
«Un giorno, un uomo andò a trovare Socrate il grande filosofo e pedagogo greco e gli disse: “Socrate, devo raccontarti una cosa su un tuo giovane allievo. Vedi, il fatto è che lui…”
Ma il grande filosofo interruppe il pettegolo: “Non continuare, prima vorrei farti tre semplici domande su quello che hai da dirmi”.
“Tre domande? Quali domande, Socrate?”.
“La prima domanda si chiama verità. Puoi giurare che quello che vuoi raccontarmi è l’assoluta verità?”.
“No, ma ne parlavano al mercato, e pensavo che tu…”
“Quindi tu personalmente non sai se ciò che vuoi dirmi è vero.
La seconda domanda si chiama bontà. Quello che vorresti dirmi è buono?”.
“Veramente no, perché sembra che quel tipo.. “
“Quindi vorresti dirmi qualcosa di cattivo, anche se non sei sicuro che sia vero?”.
“Io credevo che…”.
“Resta la terza domanda, l’utilità. Mi sarà utile sapere ciò che vorresti dirmi?”.
“Non saprei…”.
“Allora perché vorresti riferirmi una cosa che ha almeno il 50% di probabilità di essere falsa, cattiva e inutile?”.
Sentendo questo, il pettegolo si vergognò di se stesso e se ne andò con la coda tra le gambe».

26. Tre uomini ed un santo
Una notte un grande santo giaceva prono a terra con le braccia in avanti e le mani giunte, immerso in profonda meditazione, come se dormisse.
Allorché un ladro si avvicinò e si chiese “Chi è quel tale sdraiato a terra?”. Osservandolo da vicino, subito arrivò alla sua conclusione: “Deve essere un ladro. Deve aver rubato qualche casa nel vicinato e deve aver corso per tutta la strada fino a qui. Ora dorme preso da una forte stanchezza. La polizia potrebbe arrivare da un momento all’altro, è meglio che mi allontani per non farmi trovare vicino a lui!”. E così si allontano di fretta.
Dopo un po’, un altro uomo si avvicinò barcollante per aver bevuto un po’ troppo. Appena vide il santo, disse: “Bene, bene, bene! Chi è questo gentiluomo che sta campeggiando qui in mezzo alla strada nel cuore della notte?”
“Eh mio caro! devi aver alzato un po’ troppo il gomito per essere caduto in questo fosso…”
“Eh eh eh! Posso camminare stabilmente molto meglio di quello che sai fare tu… sic… e non andrò a fare un capitombolo come te… ciao ciao!”. E così anche l’ubriaco si allontanò.
Subito dopo, un saggio passò per quella via e immediatamente si avvicinò all’uomo sdraiato per vedere se avesse bisogno di aiuto. Osservandolo da vicino si rese conto che il viso dell’uomo era assolutamente sereno e che le sue mani erano giunte come in preghiera. “Dev’essere un grande santo assorto in meditazione!”, subito pensò.
Così il saggio cominciò a massaggiare con delicatezza le gambe del santo, dicendo fra sé e sé: “Tu giaci su una strada polverosa, ma il tuo cuore è così pieno di gioia e amore per Dio… tu sei un vero santo!”.

27. La luna nel pozzo.
“Un monaco aveva a lungo studiato e meditato per raggiungere il nirvana. Ma senza successo. Convinto di aver fallito il suo scopo, una notte si recò al pozzo per attingere l’acqua con un vecchio secchio di legno.
Tornando indietro, si accorse che l’immagine della luna si rifletteva nell’acqua del secchio. Si fermò ad ammirarla come in uno specchio. All’improvviso il manico si spezzò, il secchio cadde a terra e l’acqua si disperse, e, con essa, scomparve l’immagine della luna. Non più acqua, non più luna … il monaco ebbe un’intuizione della verità”.
Spesso pensiamo che i nostri sforzi non ci portino da nessuna parte, che l’obbiettivo del nostro cercare non si raggiunga mai e sperimentiamo, come il monaco, un senso di fallimento. Questo è il risultato della tensione continua verso un obbiettivo e di un eccessivo attaccamento ai frutti delle nostre azioni. Quando però smettiamo di cercare e viviamo pienamente il presente, ecco che veniamo “cercati” e si apre a noi la vera natura della realtà: scompare la luna, l’acqua, il secchio, e con essi anche l’immagine distorta che avevamo di noi stessi, ed in un istante luminoso ci appare la verità. Lo studio e la meditazione ci preparano a questo incontro con la grazia di Dio. (F. Piras s.j.).

28. Un padre ed un figlio.
C’era una volta un padre che era continuamente disturbato nel lavoro dal proprio bambino. Per salvarsi, prese dal vecchio atlante un foglio dove c’era tutto il mondo con gli stati e le città, lo fece in piccoli pezzi che consegnò al figlioletto perché li rimettesse a posto.
“Ci metterà molto tempo”, pensò. Ma dopo poco tempo, il piccolo tornò con il mondo messo insieme perfettamente!
“Come hai fatto così in fretta?” “Semplice, papà: sul rovescio era disegnato un uomo, ho messo in ordine prima quello e il mondo è andato a posto da sé”.29. Il valore della preghiera
“Dei pescatori pescarono una bottiglia dall’abisso. Dentro c’era una carta e sulla carta queste parole: “Aiuto, salvatemi! L’oceano mi ha gettato su un’isola disabitata. Sto sulla costa e aspetto aiuto. Fate in fretta. Sono Qui!”
Il primo pescatore disse: “Manca la data. Certo ormai è troppo tardi. La bottiglia può aver viaggiato in mare a lungo”. E il secondo aggiunse: “Il luogo non è indicato. Persino l’oceano non si sa quale sia“. Ma il terzo replicò: “Non è troppo tardi, né troppo lontano. L’isola Qui è ovunque”. L’atmosfera si fece imbarazzata. Cadde il silenzio. Questa è Proprio una delle verità universali”.

30. L’aiuto di Dio e la nostra collaborazione
Un uomo di preghiera era in viaggio con uno dei suoi discepoli. Il discepolo doveva occuparsi del cammello. Arrivarono di notte, stanchi, ad un caravanserraglio. Era compito del discepolo legare il cammello, ma egli non se ne preoccupò e lasciò il cammello all’aperto. Si limitò a pregare Dio: “Occupati tu del cammello”, e si addormentò.
Al mattino, il cammello non c’era più. O era stato rubato, o si era perso, qualcosa doveva pur essere successa. L’uomo chiese al giovane: “Dov’è il cammello?”. E il discepolo rispose: “Non lo so. Chiedilo a Dio. Ho detto al Signore di prendersi cura del cammello, io ero troppo stanco, non so che cosa sia successo. E non ne sono nemmeno responsabile perché l’ho detto a Dio, e in modo molto chiaro! E tu insegni sempre a fidarsi di Dio ed io mi sono fidato”. 
L’uomo  disse al giovane: “Fidati di Dio sempre, ma prima lega il tuo cammello, perché Dio non ha altre mani che le tue”.

31. C’è sempre tempo per imparare
Un giovane, ma scrupoloso studente, si avvicinò al suo padre spirituale e gli domandò: “Se lavoro duramente e mi applico con diligenza, quanto impiegherò a pregare seriamente? Il Maestro rifletté sulla domanda, ed infine rispose: “Dieci anni”.
Lo studente allora disse: “Ma se mi applico molto, molto duramente, e mi sforzo veramente al massimo per imparare velocemente, quanto tempo?”
Il Maestro rispose: “Bene, allora vent’anni”.
“Ma se veramente mi impegno con ogni mia forza, quanto tempo?” Insistette il discepolo.
“Allora trent’anni” replicò il Maestro.
“Ma io non capisco – disse lo studente deluso – ogni volta che dico che lavorerò più duramente, Voi rispondete che impiegherò più tempo. Perché dite così?”
Il Maestro rispose: “Quando tieni un occhio rivolto al traguardo, hai solo un occhio rivolto al sentiero”.
 

Fatima. Un profondo desiderio di pace.

IDSC03504.JPGDSC03489.JPGl 13 maggio del 1917, nel pieno svolgimento della prima guerra mondiale, la Madonna appare a tre pastorelli nella Cova di Iria in Portogallo, per inviare, attraverso questi semplici fanciulli messaggi di pace ad un mondo in guerra. Preghiera, conversione e perdono furono le parole che la Madre del Signore comunicò in modo misterioso all’umanità di allora.

Furono comunicati a Francesco, Giacinta (oggi Beati in Paradiso) e a Lucia, morta da pochi anni, tre importanti segreti per le sorti dell’umanità intera. Due di essi furono svelati dagli stessi tragici eventi del tempo; il terzo, quello che ha fatto preoccupare intere generazioni di uomini e credenti, fu svelato proprio su disposizione dell’oggi Beato Giovanni Paolo II. La Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, in un documento ufficiale ne ha dato l’esatta interpretazione. Per cui, non c’è da attendere altra spiegazione del terzo segreto. Anche questo è stato svelato dagli avvenimenti degli ultimi decenni.
E qual è stato lo svelamento del terzo segreto: l’attentato al Papa Giovanni Paolo II, che come tutti ricordano fu perpetrato ai suoi danni il 13 maggio 1981. Secondo quanto lo stesso Sommo Pontefice ha interpretato, da quell’attentato egli fu salvato dalla mano potente della Madre di Gesù, venerata sotto il titolo della Madonna di Fatima, proprio nel giorno dedicato a Lei. Tanto è vero che il proiettile, che deviò, per intervento divino e che non colpì a morte il Santo Padre, è stato incastonato tra le pietre preziose della corona della statua originale della Madonna di Fatima. Corona che lo scorso hanno ho potuto personalmente vedere incastonato nella corona della Madonna che si conserva nel Museo Mariano di Fatima, che sorge di fronte alla cappella delle apparizioni.
Circostanze casuali o disegni di Dio? Sicuramente un disegno di Dio manifestato nel corso degli anni con eventi e fatti, non privi di espressione della cattiveria umana e dell’azione del Maligno.

A Fatima ci ero stato in ritiro spirituale in occasione del primo incontro internazionale di tutti i sacerdoti del mondo in preparazione all’anno santo del 2000. Fu un’esperienza spirituale bellissima ed intensissima per un’intera settimana. Quei luoghi della memoria storica dell’apparizione della Madonna, quella piccola-grande cappella che conserva gelosamente il posto dell’apparizione, segnato dalla presenza della bellissima icona della Vergine Santa, erano costanti inviti alla preghiera per la pace nel mondo, un appello continuo alla conversione, un forte richiamo a guardare avanti nel segno della speranza.

Oggi il mio pensiero va allo scorso anno quando con un gruppo di amici di Marcianise, insieme al carissimo maresciallo Davide Morrono sono ritornato, guidando un pellegrinaggio dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Il momento più bello che conservo nel mio cuore di sacerdote è stato la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal sottoscritto con la partecipazione di circa 50 sacerdoti e 5.000 fedeli alla Grotta delle Apparizioni. Lì ho pregato per me, per i miei cari, per la pace e soprattutto per quanti nel mondo semina odio, menzogna, falsità, calunniano e fanno del male positivamente agli altri. Per loro ho chiesto la conversione del cuore, dopo aver valutato attentamente la mia vita. Maria mi ha confermato nel proposito che di fronte alle cattiverie la vera via di liberazione è il perdono e la misericordia.

E’ vero che in ogni luogo della terra è possibile adorare Dio e venerare Maria. Ma ci sono luoghi in cui tocchi con mano “il miracolo della fede”. Quella fede che riesce a trasformare piccoli sobborghi in centri di spiritualità mondiale. In questi luoghi i pellegrini di tutto il mondo giungono con il segreto desiderio di attingere forza e coraggio nella dura battaglia dell’esistenza.
Fatina è tra questi luoghi mariani, centri di spiritualità profonda, che costituiscono su un piano esperienziale mezzi per andare avanti con più carica spirituale verso Dio.
Non voglio “mitizzare” questo luogo né tanti altri nel mondo. Ma i santuari hanno un loro valore ed hanno un loro significato spirituale. Il pensiero di Fatima, con tutta la carica interiore e spirituale che esso rappresenta per noi cattolici, ci sollecita a rivedere la nostra vita nell’ottica della pace, della riconciliazione, della preghiera e del perdono.
Fatima, città della pace, dove da circa un secolo si prega la Vergine Santa soprattutto per la Pace.

In ogni angolo del Globo terrestre, ancora oggi segnato da tanti focolai di guerra si combattono guerre ideologiche, guerre di religione, guerre soprattutto per motivi economici e di presunta superiorità di un popolo o di una civiltà rispetto ad un’altra. Ed oggi in una crisi economica mondiale c’è il rischio di aggravamento della situazione a livello generale e nei singoli stati.

In un mondo reso di fatto un villaggio globale non c’è più spazio per coltivare progetti limitati di pace. E’ necessario tendersi una mano e gettare ponti di solidarietà, gli unici che possono assicurare un vero periodo di pace e di stabilità per tutta l’umanità.

Non solo nei nostri occhi rimangono scolpite le immagini dell’attentato del Papa in Piazza San Pietro in quel tragico 13 maggio 1981, ma anche le immagini di tante guerre locali o zonali che si sono combattute e si combattono in ragione di farneticanti discorsi, di tanti efferati crimini, di tante violenze soprattutto su persone innocenti. Restano ugualmente nitide nella nostra mente le immagini terribili ed angoscianti delle Torri gemelle di New York dell’11 settembre scorso, ma anche quelle della Guerra in Afghanistan, della morte per fame di milioni di persone in ogni angolo del mondo. Ma anche le tante guerre dimenticate. I tanti attentati degli ultimi mesi contro i cristiani o comunque lo spargimento del sangue innocente in varie parti della Terra.

Terrorismo, guerre civili, lotte politiche all’interno ed all’esterno degli Stati sono continui richiami ad una realtà che stenta a decollare nella direzione della pace, della reciproca tolleranza e della solidarietà.

Unire oggi tre nomi: Fatima, Giovanni Paolo II e la Pace è un modo immediato per dire a noi stessi che insieme è possibile lavorare per la pace, anche mediante la rete telematica “Internet”, che nata nell’ambito militare può essere uno strumento di pace a livello globale. Basta curare anche qui, attraverso la reti infinite, messaggi  eprogetti di pace, ma anche di autentica solidarietà.

Affidiamo alla Madonna di Fatima, la cui festa ricorre domani, domenica, 13 maggio 2012, questo anelito di pace di quanti hanno a cuore davvero le sorti di questa umanità in evidente difficoltà, smarrita da tanti falsi ideali. Affidiamo alla Regina della Pace, mediante la preghiera la nostra incessante domanda di Pace per il mondo intero.

 

Il mio ricordo di una mamma speciale

reu_rtx5ypk_web_351452.jpg3476792-famiglia-seduta-cestino-pic-nic-all-39-aperto-con-un-sorriso.jpg

 

 

 

 

 

Per la festa della mamma 2012

Nel Silenzio della notte

Nel silenzio della notte
un’amorevole mano mi accarezza il volto
e mi trasmette tutto il suo amore.
Sei tu mamma, che anche nel cuore delle notti
della nostra vita, vigili sul cammino di tuo figlio
e dei tuoi figli.

Non dormi perché il tuo vigilare
sia di sostegno ai tuoi cari.
da quando piccolini, nel cuore della notte,
eri costretta a svegliarti dai nostri pianti
di bambini appena nati,
a quando ormai grandi
attendevi il nostro ritorno a casa
o un segnale al telefono
per comunicarti che eravamo arrivati.

Mai neppure per un attimo
non hai allontanato il tuo sguardo su di noi.
Mai, neppure per un attimo, hai smesso
di amare il frutto del tuo grembo
generato alla vita del tempo,
per un grande amore per l’Eterno.

Grazie, mamma, anche se oggi non sei più con me,
ma voli negli immensi spazi celesti,
accanto ad una Madre, più grande di te,
ma con lo stesso cuore di mamma,
sofferente, vigilante ed aperta alla speranza.

Lì, dove sono certo, che tu godi della visione di Dio
pensa ancora oggi ai tuoi figli,
immersi in un mondo molto difficile,
in cui i figli ammazzano le madri,
ma anche, cosa più terribile, le madri sopprimono la vita
prima, durante e dopo il partorire.

Madre dell’avvenire, madre della nostra felicità
proteggi dal cielo, insieme alla Vergine Maria,
questa umanità senza più Dio
e senza più vero amore alla vita.

Padre Antonio Rungi, passionista

Supplica alla Madonna di Pompei – 8 maggio e prima domenica di ottobre

Pompei1.jpgSUPPLICA ALLA VERGINE DEL SANTO ROSARIO DI POMPEI

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Augusta Regina delle Vittorie, * o Sovrana del Cielo e della Terra, * al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, * o Regina gloriosa del Rosario, * noi devoti figli tuoi, * raccolti nel tuo Tempio di Pompei, (in questo giorno solenne *) (1) effondiamo gli affetti del nostro cuore * e con confidenza di figli * ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza, * dove siedi Regina, * volgi, o Maria, * il tuo sguardo pietoso * su di noi, sulle nostre famiglie, * sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. * Ti prenda compassione * degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. * Vedi, o Madre, * quanti pericoli nell’anima e nel corpo, * quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, * implora per noi misericordia dal tuo Figlio divino * e vinci con la clemenza * il cuore dei peccatori. * Sono nostri fratelli e figli tuoi * che costano sangue al dolce Gesù * e contristano il tuo sensibilissimo cuore. * Mostrati a tutti quale sei, * Regina di pace e di perdono.

Ave, o Maria
(1) Solo l’8 maggio e la prima domenica di ottobre.

È vero * che noi, per primi, benché tuoi figli, * con i peccati * torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù * e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: * siamo meritevoli dei più aspri castighi, * ma Tu ricordati * che, sul Golgota, * raccogliesti, col Sangue divino, * il testamento del Redentore moribondo, * che ti dichiarava Madre nostra, * Madre dei peccatori. Tu dunque, * come Madre nostra, * sei la nostra Avvocata, * la nostra speranza. * E noi, gementi, * stendiamo a te le mani supplichevoli, * gridando: Misericordia!
O Madre buona, * abbi pietà di noi, * delle anime nostre, * delle nostre famiglie, * dei nostri parenti, * dei nostri amici, * dei nostri defunti, * soprattutto dei nostri nemici * e di tanti che si dicono cristiani, * eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliuolo. * Pietà oggi imploriamo * per le Nazioni traviate, * per tutta l’Europa, * per tutto il mondo, * perché pentito ritorni al tuo Cuore.
Misericordia per tutti, * o Madre di Misericordia!

Ave, o Maria

Degnati benevolmente, o Maria, * di esaudirci! * Gesù ha riposto nelle tue mani * tutti i tesori delle Sue grazie * e delle Sue misericordie.
Tu siedi, * coronata Regina, * alla destra del tuo Figlio, * splendente di gloria immortale * su tutti i Cori degli Angeli. * Tu distendi il tuo dominio * per quanto sono distesi i cieli, * e a te la terra e le creature tutte * sono soggette.*
Tu sei l’onnipotente per grazia, * Tu dunque puoi aiutarci. * Se Tu non volessi aiutarci, * perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, * non sapremmo a chi rivolgerci. * Il tuo cuore di Madre, * non permetterà di vedere noi, * tuoi figli, perduti. * Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia * e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, * ci ispirano fiducia che saremo esauditi. * E noi confidiamo pienamente in te, * ci abbandoniamo come deboli figli * tra le braccia della più tenera fra le madri, * e, oggi stesso, * da te aspettiamo le sospirate grazie.

Ave, o Maria

Chiediamo la benedizione a Maria
Un’ultima grazia * noi ora ti chiediamo, o Regina, * che non puoi negarci (in questo giorno solennissimo*) (1). * Concedi a tutti noi * l’amore tuo costante * e in modo speciale la materna benedizione.
Non ci staccheremo da te * finché non ci avrai benedetti. * Benedici, o Maria, in questo momento * il Sommo Pontefice. * Agli antichi splendori della tua Corona, * ai trionfi del tuo Rosario, * onde sei chiamata Regina delle Vittorie, * aggiungi ancor questo, o Madre: * concedi il trionfo alla Religione * e la pace alla umana Società. * Benedici i nostri Vescovi, * i Sacerdoti * e particolarmente tutti coloro * che zelano l’onore del tuo Santuario. * Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei * e quanti coltivano e promuovono * la devozione al Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, * Catena dolce che ci rannodi a Dio, * vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, * torre di salvezza negli assalti dell’inferno, * porto sicuro nel comune naufragio, * noi non ti lasceremo mai più.
Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, * a te l’ultimo bacio della vita che si spegne.
E l’ultimo accento delle nostre labbra * sarà il nome tuo soave, * o Regina del Rosario di Pompei, * o Madre nostra cara, * o Rifugio dei peccatori, * o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, * oggi e sempre, * in terra e in cielo. * Amen.

Salve, Regina.

(1) Solo l’8 maggio e la prima domenica di ottobre.

GIORNO PER GIORNO CON MARIA – MESE MARIANO 2012

220px-Icona_Madonna_Pompei.jpgGIORNO PER GIORNO CON LA BEATA VERGINE MARIA
Mese mariano biblico-liturgico

a cura di padre Antonio Rungi

sacerdote passionista

1 MAGGIO 2012
MARIA, MADRE DELLA LODE E DELLA GRATUITA’ DIVINA

Dall’Epistolario di San Paolo Apostolo
“Tutto ciò che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre” (Col 3,17).

Breve commento

Tutto quello che facciamo in parole ed opere, tutto si deve compere nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. “Tutto quello che facciamo”, siano lavori materiali, siano discorsi, sia altre attività materiali o spirituali tutto si faccia avendo di mira Dio. Il Vangelo inculca il servizio sincero, umile, la disponibilità nella carità, per essere uniti a Gesù che ha dichiarato di essere venuto per servire e non per essere servito. La vera dignità consiste nel servizio dei fratelli, secondo le proprie capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio. Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai pensieri di Dio.

Preghiera
O Dio, nostro Padre,  sull’esempio della Beata Vergine Maria, Madre della lode perenne, fa’ che nella nostra vita rendiamo testimonianza al tuo amore e godiamo i frutti della giustizia e della pace. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto
Oggi, in onore della Madonna e di San Giuseppe, sposo castissimo della Beata Vergine e protettore dei lavoratori, quello che facciamo a livello di lavoro materiale, spirituale, culturale e di qualsiasi altro genere, facciamo per amore di Dio e per servire disinteressatamente i fratelli, senza attenderci alcuna ricompensa. Un tempo della nostra giornata dedichiamo agli altri senza attenderci compensi e premi.

2 MAGGIO 2012
Maria, Madre della Divina Misericordia

Dal Vangelo
“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono…Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». (Lc 1,39-45)

Breve commento
Due volte, Maria, nel cantico nel «Magnificat» ha lodato Dio che usa misericordia: «Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono»; «ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia». Per questo i fedeli desiderano vivamente «magnificare con Maria la bontà infinita» di Dio. Maria è la “Donna” che ha fatto un ‘esperienza della misericordia di Dio: «la regina clemente, esperta della benevolenza (di Dio), accoglie quanti nella tribolazione ricorrono a lei. Il Beato Giovanni Paolo Il riguardo alla beata Vergine scrive: «Maria (…) in modo particolare ed eccezionale – come nessun altro – ha sperimentato la misericordia; (…) avendo fatto esperienza della misericordia in una maniera straordinaria» (Dives in misericordia, 9).

Preghiera
Dio di bontà infinita, concedi ai tuoi fedeli, per intercessione della beata Vergine Maria, madre di misericordia, di sperimentare sulla terra la tua clemenza, e di contemplare la tua gloria nel cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen

Fioretto
Nel nome della Madonna e con il suo aiuto, oggi ti impegnerai a riconciliarti con le persone con le quali non ti parli o hai qualche problema. Oppure sarai strumento di riconciliazione tra fratelli e sorelle che non hanno buone relazioni umane.

3 MAGGIO 2012

Maria, Madre della Divina Provvidenza

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA

“Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con essa voi tutti che avete partecipato al suo lutto. Così succhierete al suo petto e vi sazierete, deliziandovi, all’abbondanza del suo seno. Poiché così dice il Signore: «Ecco io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca. la mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi” (Isaia 49,15 ss).

Breve commento
La beata Vergine è chiamata «madre della divina Provvidenza» perché da Dio ci è stata data come premurosa madre, che ci procura con la sua intercessione i beni del cielo. Come Dio non può dimenticarsi del suo popolo, come ci ricorda il brano biblico tratto dal profeta Isaia, e che proprio come una madre lo consola, così la Madonna ha compassione di noi, intercede per noi, ci soccorre nelle nostre necessità, ci ricolma di consolazione. I fedeli, sorretti dal patrocinio di una Madre così sublime, trovano grazia e sono aiutati al momento opportuno  e cercando, secondo il comando del Signore, anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, sperimentano in ogni circostanza della vita la provvidenza del Padre.
Preghiera
O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo un disegno di amore, per l’intervento della Vergine Maria, madre del tuo Figlio, allontana da noi ogni male e donaci ciò che giova al nostro vero bene.
Fioretto
Oggi, sull’esempio della Vergine Maria, non farai mancare il necessario al sostentamento personale a quelle persone che sai che stanno in stretta necessità. Sii anche tu provvidenza per gli altri che non hanno niente e soffrono la fame e vivono in ristrettezze di ogni genere.

4 MAGGIO 2012
Maria Madre della divina consolazione

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
“Fratelli, sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2Cor. 1,3ss).

Breve commento
Anche la beata Vergine Maria viene giustamente chiamata e venerata come «Madre della consolazione» o «Consolatrice degli afflitti». Per suo mezzo da Dio «fu mandato al mondo il consolatore» Gesù Cristo. Maria, essendo stata accanto al Cristo che pativa in croce e avendo sofferto crudelissimi dolori, ha conseguito nella maniera più eccelsa la beatitudine promessa nel Vangelo a coloro che piangono; e poiché Dio l’ha consolata con la risurrezione di Gesù, è in grado di consolare anch’essa i suoi figli, che si trovano in qualsiasi genere di afflizione. Dopo l’ascensione di Cristo, «Unita agli Apostoli nel Cenacolo, implorò ardentemente e attese con fiducia lo Spirito consolatore». Ora, assunta in cielo, continua a intercedere con amore materno per gli uomini oppressi sotto il peso delle tribolazioni, come si legge nella Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa: «La Madre di Gesù (…) brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione» (LG 68).

Preghiera
O Padre, che per mezzo della Vergine Maria hai mandato al mondo il consolatore promesso dai profeti, Gesù Cristo tuo Figlio, per sua intercessione fa’ che possiamo ricevere e condividere con i nostri fratelli l’abbondanza delle tue consolazioni. Per Cristo nostro Signore. Amen

Fioretto
Nel nome della Madonna, oggi ci impegneremo ad attuare concretamente una delle  sette opere di misericordia corporale “consolare gli afflitti. Oggi specialmente sono tanti gli afflitti e gli scoraggiati che incontriamo nella vita e che necessitano una parola ed un gesto di conforto e consolazione.

5 MAGGIO 2012

MARIA MADRE DEL RISORTO

DAL VANGELO DI MATTEO
L’angelo disse alle donne: « Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto ». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: « Salute a voi ». Ed esse, avvicinatesi, gli cinsero i piedi e lo adorarono” (Mt 28, 1ss)

Breve commento
Il giorno della risurrezione del Signore fu «il giorno radioso in cui dileguate le tenebre della morte, una luce gioiosa» inondò «il mondo intero».  Così nella Chiesa nascente, che «avrebbe contemplato con trepida esultanza il volto glorioso del suo immortale Signore»; così ugualmente nella Vergine Madre, che Dio «nella risurrezione di Cristo» colmò «di letizia». La Chiesa perciò, salutando la Vergine, la invita a gioire: «rallegrati, Vergine Madre: Cristo è risorto»;  «Madre della luce: Gesù, sole di giustizia, vincendo le tenebre del sepolcro, illumina tutto l’universo».  «Ave, santa Maria, che hai portato presso la croce i dolori del tuo Figlio e ora esulti di serenissima gioia». La Vergine, che per la fede concepì il Figlio e con fede attese la sua risurrezione, è esempio per i discepoli che confessano il Cristo, «Figlio della Vergine, Verbo fatto uomo», ed attendono, «per la potenza della sua risurrezione», di giungere «al possesso della gioia eterna».
 
Preghiera
O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Oggi sarai strumento di gioia per gli altri. Eviterai ogni forma di tristezza nel cuore e farai in modo che, nel nome della Vergine della Risurrezione, i cuori afflitti delle tante persone che conosci si trasformino, anche se per un solo giorno, in cuori di gioia e di speranza.

6 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE FONTE DI LUCE E DI VITA

DAL VANGELO DI GIOVANNI
“C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: « Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui ».Gli rispose Gesù: « In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio ». Gli disse Nicodèmo: « Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere? ». Gli rispose Gesù: « In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito, è spirito» (Gv 3,1-6)

Breve commento
I santi Padri insegnano con una certa insistenza che i misteri di Cristo, celebrati dalla vergine madre Chiesa nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, ebbero compimento nella vergine madre Maria. Lo Spinto che santifica il grembo della Chiesa – cioè il fonte battesimale – perché generi i figli di Dio, santificò il grembo di Maria perché desse alla luce il Primogenito di molti fratelli (cfr Eb 2,11-15). Lo stesso Spirito che il giorno di Pentecoste scese sulla Vergine Maria, viene effuso sui neofiti nella celebrazione del sacramento della Cresima; la carne e il sangue che Cristo offrì sull’altare della croce per la vita del mondo e che la Chiesa ogni giorno offre nel sacrificio eucaristico, sono la carne ed il sangue che la beata Vergine Maria generò per la nostra salvezza.

Preghiera
Padre buono, donaci il tuo Santo Spirito, perché guidi ogni nostra azione e irradi sul cammino della Chiesa la luce di santità, che rifulse in tutta la vita della Vergine Maria.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Oggi ti dedicherai in modo speciale a rivivere le promesse battesimali e far risplendere nella tua vita la luce di Cristo, attraverso la grazia santificante. Oggi domenica, giorno del Signore, non ti deve mancare assolutamente la confessione, la comunione e la partecipazione alla messa.

 7 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE DEL CENACOLO

“Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfèo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (Atti 1,6-14)

Breve commento
Nella Vergine, presente al primo raduno dei discepoli di Cristo, la Chiesa, nel volgere del tempo, ha visto la Madre, che protegge con la sua carità gli inizi della prima comunità, e un luminoso esempio di preghiera concorde. La Madre di Gesù è la Vergine piena di Spirito Santo. Maria è modello della Chiesa orante. La Madre di Gesù unita agli Apostoli in preghiera unanime invoca con intense suppliche lo Spirito promesso.

Preghiera
O Padre, che hai effuso i doni del tuo Spirito sulla beata Vergine orante con gli Apostoli nel Cenacolo, fa’ che perseveriamo unanimi in preghiera con Maria nostra madre per portare al mondo, con la forza dello Spirito, il lieto annunzio della salvezza.

Fioretto
Oggi ti dedicherai in modo speciale alla preghiera personale e comunitaria. Se possibile parteciperai al cenacolo di preghiera che si tiene nella tua parrocchia o altrove, per condividere con i fratelli l’esperienza della contemplazione dei divini misteri, pregando in modo speciale la Vergine Santa.

8 MAGGIO 2012
MARIA MADRE E MAESTRA DI VITA SPIRITUALE

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

Breve commento
Con il titolo di Madre e Maestra di vita spirituale  la Madonna viene celebrata come colei che, custodendo nel suo cuore le parole di Gesù, ci «insegna con il suo esempio» «il timore di Dio». Maria è Maestra in quanto «modello della vita evangelica»; da Lei impariamo ad amare Dio «sopra ogni cosa con il suo cuore», a «contemplare con il suo spirito il Verbo», a dedicarci «con la stessa sollecitudine» ai fratelli sofferenti.  E’ Madre, in quanto ci invita soavemente a salire «sul monte del Signore che e il Cristo stesso; madre, per mezzo della quale la sapienza dice: «Chi trova me, trova la vita»; madre che, avendoci ricevuti come figli presso la croce del Signore , ci «protegge con il suo aiuto»,  e ci assiste con la sua «intercessione materna».
Oggi ricordiamo nella preghiera la Madonna del Rosario di Pompei, anche con la recita della Supplica, composta dal Beato Bartolo Longo. La devozione alla Vergine del Rosario risale al secolo XIII, quando venne fondato l’ordine dei domenicani. Furono infatti i discepoli di san Domenico a diffondere la pratica del Rosario. Vi fanno riferimento le raffigurazioni che mostrano la Vergine che dona il Rosario a san Domenico e a santa Caterina. Nuovo impulso ebbe la pia pratica nella seconda metà del Cinquecento, quando il papa Pio V proprio all’intercessione della Vergine del Rosario attribuì la vittoria della flotta cristiana contro i Turchi a Lepanto. Un terzo e definitivo slancio venne nella seconda metà dell’Ottocento quando il beato Bartolo Longo decise di edificare nella valle di Pompei una Chiesa in onore della Madonna del Rosario. La finalità religiosa dell’iniziativa si inseriva nel più ampio intento di offrire un riscatto civile e morale a popolazioni abbandonate da secoli nella loro miseria. Per questo il santuario venne completato da una vera e propria “città della carità”, fatta di asili, orfanotrofi, ospizi per i figli dei carcerati. Bartolo Longo voleva elevare culturalmente e spiritualmente i contadini della valle di Pompei. Nello stesso tempo, come dice la supplica che ogni anno viene recitata in questo giorno a Pompei, la sua opera si apriva alla dimensione universale, perché tutti i cristiani, tutti gli uomini hanno bisogno della misericordia di Dio invocata attraverso Maria, madre di misericordia. «Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia».

Preghiera
Assisti i tuoi fedeli, Signore, nel cammino della vita, e per l’intercessione materna della beata Vergine Maria, madre e maestra, fa’ che giungiamo felicemente al tuo santo monte, Cristo Gesù, nostro Signore.

Fioretto
Oggi, festa della Madonna del Rosario, Madre e Maestra di vita spirituale, ti impegnerai a pregare il Santo Rosario per intero, tutti i 20 misteri, nell’arco della giornata, iniziando dalla prima mattinata, fino a sera. A mezzogiorno poi reciterai la Supplica insieme a tutti i devoti della Madonna di Pompei, andando in chiesa o sul posto di lavoro dove ti trovi, compatibilmente con il tuo servizio.

9 MAGGIO 2012
MARIA MADRE DELL’UNITA’

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, uno solo è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti.Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo – dico la verità, non mentisco -, maestro dei pagani nella fede e nella verità. Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al ciclo mani pure senza ira e senza contese” (2, 5-8).

Breve commento
La Chiesa è fermamente convinta che la causa dell’unità dei cristiani e propriamente legata alla funzione della maternità spirituale della beata Vergine Maria. Paolo VI chiama spesso la beata Vergine «Madre dell’unità». Questo titolo mariano ricorda come la beata Vergine che prese parte con un ruolo di prim’ordine ad alcuni eventi salvifici riguardanti «il mistero dell’unità»: il mistero dell’incarnazione, quando nel suo «grembo purissimo» il Verbo di Dio unì con un vincolo indissolubile «alla natura divina la natura umana»; la maternità verginale, quando il Figlio di Dio «si scelse una Madre che non ha conosciuto corruzione nel corpo e nel cuore», che fosse immagine dell’unica e indivisa Chiesa sposa (cfr Prefazio); la passione di Cristo, quando Gesù, «innalzato da terra, alla presenza della Vergine Madre, radunò i figli (di Dio) dispersi»;  l’effusione dello Spirito Santo, quando Gesù, ritornato al Padre, inviò «lo Spirito di unità e di concordia, di riconciliazione e di perdono» sugli Apostoli raccolti in preghiera con Maria.

Preghiera
Padre santo, sorgente dell’unità e origine della concordia, fa’ che le varie famiglie dei popoli, per intercessione della beata Vergine Maria, madre di tutti gli uomini, formino l’unico popolo della nuova alleanza. Per Cristo nostro Signore. Amen

Fioretto
In onore della Madonna, oggi sarai strumento di unità e di coesione negli ambienti di vita e di lavoro. Ti industrierai a fare in modo che qualsiasi divisione venga superata nel nome di Gesù e di Maria, creando quel clima di solidarietà, amici e pace dove sei e lavori per l’avvento del suo Regno di amore, giustizia e pace.

10 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE, DONNA NUOVA

Dal Vangelo secondo Luca
“In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: « Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te ». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: « Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine ». Allora Maria disse all’angelo: « Come è possibile? Non conosco uomo ». Le rispose l’angelo: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse : « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto ». E l’angelo parti da lei. Parola del Signore”(Lc 1,26-38).

Breve commento
Con questo titolo mariano viene contemplato il salvifico «mistero della Donna» – di Maria cioè e della Chiesa -: Maria, «modello della Chiesa» (cfr LG 63), e la Donna promessa nel Protovangelo (cfr Gn 3,15), che Elisabetta ha proclamato benedetta fra tutte le donne (cfr Lc 1, 42); dalla quale il Figlio di Dio si e fatto uomo (cfr Gal 4, 4); che ha anticipato nelle nozze di Cana la mistica «Ora» (cfr Gv 2, 4); che, presso la croce, ha adempiuto la sua funzione materna (cfr Gv 19,26); che appare radiosa in ciclo, vestita di sole e coronata di stelle (cfr Ap 12,1). Maria quindi è celebrata quale: – primizia della nuova creazione: «…nella Vergine Maria, capolavoro del tuo Spirito, ci hai donato le primizie della creazione nuova»; – nuova terra, «nella quale», fin dalla sua Concezione immacolata, «abita la giustizia»; – primizia del popolo nuovo: «in lei sono le primizie del nuovo Israele»; – discepola della nuova legge: «…prima discepola della nuova legge»; – donna alla quale Dio ha dato un cuore nuovo, secondo la profezia di Ezechiele: «…hai dato alla Vergine un cuore nuovo»; – donna che prepara «il vino nuovo» per la Chiesa: «Sei beata, Vergine Maria (…) per te il tuo Figlio ha preparato alla Chiesa il vino nuovo»; – vergine fedele, che «aderì pienamente al sacrificio della nuova Alleanza»; – nuova Gerusalemme, ossia la città santa, nella quale Dio ha posto la sua dimora. In breve: la beata Vergine Maria, «concepita senza peccato e piena di ogni dono di grazia», è «la vera donna nuova», Madre del Cristo, autore della nuova Alleanza, a lui intimamente associata.

Preghiera
O Dio, che nella Vergine Maria, capolavoro del tuo Spirito, ci hai donato le primizie della creazione nuova, fa’ che liberati dalla schiavitù del peccato abbracciamo con tutto il cuore la novità del Vangelo, testimoniando in parole e opere il comandamento dell’amore. Per Cristo nostro Signore. Amen

Fioretto
Sull’esempio della Beata Vergine anche noi diventiamo persone nuove che sanno accogliere il vangelo della speranza con cuore sincero e contrito e sappiano testimoniare l’amore di Dio con gesti concreti e silenziosi della carità.

11 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE SOSTEGNO E DIFESA DELLA NOSTRA FEDE

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!».Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11, 27-28).

Breve commento
La beata Vergine è donna straordinaria per la sua fede, è discepola che compendia nella sua vita le verità della fede (cfr LG 65), è madre che sostiene e protegge la fede dei figli. Donna straordinaria per la fede: Elisabetta, madre del Precursore, la proclamò beata, poiché credette al messaggero celeste (cfr Lc 1, 45); per fede concepì il Figlio di Dio; sorretta dalla fede segui Gesù e presso la croce sostenne e «soffrì» la sua morte; sotto l’impulso della fede credette che egli sarebbe risorto e attese la venuta del Promesso dal Padre. Discepola che riunisce in sé i dogmi della fede: la beata Vergine «per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza – come insegna il Concilio Vaticano II – riunisce per così dire in sé e riverbera le grandi realtà della fede» (LG 65).

Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che nella beata Vergine Maria, gloriosa madre del tuo Figlio, hai dato un sostegno e una difesa a quanti la invocano, concedi a noi per sua intercessione di essere forti nella fede, saldi nella speranza, perseveranti nel tuo amore.Per Cristo nostro Signore. Amen

Fioretto
Oggi reciterai tre volte il Credo durante la giornata. Al mattino appena alzato. A mezzogiorno prima del pranzo. Alla sera prima di dormire. Lo farai da solo o insieme agli altri e se possibile, in ginocchio, davanti ad un’immagine della Madonna, in segno di penitenza e pentimento.

12 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE SEDE DELLA SAPIENZA

DAL LIBRO DEL SIRACIDE
Avvicinatevi tutti a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti. Poiché il mio insegnamento è più dolce del miele e il possedermi è più dolce del favo di miele Il mio ricordo durerà di generazione in generazione. Quanti si nutrono di me, avranno ancora fame; e quanti da me si dissetano, avranno ancora sete. Chi mi ascolta, non sarà deluso; e chi compie le mie opere, non peccherà. Chi mi rende onore, avrà la vita eterna.

Breve commento
Con il titolo «Sede della Sapienza» viene significata la funzione materna della beata Vergine Maria, la sua dignità regale, nonché la sua straordinaria sapienza e prudenza nelle cose che riguardano Dio: – la funzione materna: in virtù del mistero dell’Incarnazione, nel purissimo grembo della Vergine madre risiede la Sapienza del Padre; – la dignità regale: in quanto il Bambino che siede sulle ginocchia della Madre e il Re messianico, colui che «sarà chiamato Figlio dell’Altissimo», al quale «il Signore Dio darà il trono di Davide suo padre, (che) regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe. Il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32-33; cfr Is 9, 6-7); il Re al quale da lontano vennero i sapienti, che lo trovarono con Maria e lo adorarono, offrendogli doni regali (cfr Mt 2,1-12); – la sapienza e la prudenza: Maria santissima nel Vangelo appare come la «Vergine sapiente» che ha scelto la parte migliore (cfr Le 10, 42), e la «Maestra di verità», che trasmette alla Chiesa gli avvenimenti e le parole di salvezza serbate nel suo cuore (cfr Le 2,19.51).

Preghiera
Padre della luce, che per risollevare in Cristo l’umanità decaduta hai eletto la Vergine Maria come sede della Sapienza, donaci con il suo materno aiuto una coscienza profonda dei nostri limiti, per non lasciarci travolgere dall’orgoglio e servirti con l’umiltà che a te piace. Per Cristo nostro Signore. Amen

Fioretto
Oggi praticheremo soprattutto la virtù dell’umiltà. Bandiremo dai nostri comportamenti verso gli altri l’orgoglio e la superbia, ma tutto fare secondo l’insegnamento che ci viene dall’umile serva del Signore, la Vergine saggia, sapiente e santissima.

13 MAGGIO 2012
MARIA REGINA DELLA PACE

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA
Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore.

Breve commento
Oggi ricordiamo l’apparizione, il 13 maggio 1917, della Madonna ai tre pastorelli a Fatima e celebriamo la memoria della Madonna di Fatima, Regina della Pace. Ci sembra anche opportuno ricordare che il papa Benedetto XV nel 1917, durante la prima terribile conflagrazione mondiale, volle che si inserisse nelle Litanie Lauretane l’invocazione alla «Regina della Pace». Per il vincolo che la unisce intimamente al mistero del suo Figlio, «Principe della pace», la Vergine è sempre più venerata come «regina della pace». Con questo titolo si ricorda la cooperazione della Vergine alla riconciliazione, alla «pace» tra Dio e gli uomini ristabilita da Cristo: – nel mistero dell’incarnazione: l’umile serva del Signore «accogliendo l’annunzio dell’angelo Gabriele, concepì nel grembo verginale Gesù Cristo nostro Signore (…) principe della pace» , il quale ci ridonò questo bene riconciliando «in sé la terra e il cielo»; – nel mistero della passione: «Madre piena di fede stette intrepida presso la croce dove il Figlio, per la nostra salvezza, pacificò nel suo sangue il cielo e la terra»; – nel mistero della Pentecoste: la Vergine, «discepola» della pace, rimanendo in preghiera con gli Apostoli, attende «lo Spirito di unità e di pace, di gioia e di amore».

Preghiera
Donaci, o Padre, lo Spirito del tuo amore, perché insieme con la Vergine Maria diventiamo costruttori della pace, che Gesù ci ha lasciato come segno della sua presenza in mezzo a noi. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Fioretto
Oggi pregheremo in modo speciale per il dono della pace dell’umana società, ma anche per la pace nelle nostre famiglie, nel mondo delle molteplici e difficili relazioni umane. La Madonna che a Fatima chiese preghiera, conversione e pace ci ottenga dal cielo ciò che è veramente necessario per il bene nostro e dell’umanità intera. Mai più la guerra, avventura senza ritorno. Mai più nessuna piccola o grande guerra tra noi fragili creature umane.

 
14 MAGGIO 2012
MARIA, MADRE DEL BUON CONSIGLIO

DAL VANGELO DI GIOVANNI
In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».

Breve commento
La beata Vergine è giustamente onorata sotto il titolo di «madre del buon consiglio»: ella è la madre di Cristo, che Isaia profeticamente chiamò «Consigliere mirabile»; visse tutta la sua vita sotto la guida dello «Spirito del consiglio», che la «avvolse»; «aderì intimamente all’eterno Consiglio di ricapitolare in Cristo tutte le cose» venne da Dio colmata dei doni dello Spirito Santo, fra i quali emerge «lo spirito della sapienza». La beata Vergine viene celebrata come madre e maestra che, arricchita del dono del consiglio, con animo colmo di gratitudine annunzia ciò che dice la Sapienza stessa: «A me appartiene il consiglio e la saggezza, mia e la prudenza, mia la fortezza»; e questi doni ella volentieri li elargisce ai suoi figli e discepoli, esortandoli a compiere anzitutto ciò che Cristo ha detto loro di fare.

Preghiera
Signore, tu sai quanto timidi e incerti sono i pensieri dei mortali; per intercessione di Maria, madre del buon consiglio, nel cui grembo verginale il Verbo si è fatto uomo, concedi a noi il tuo Spirito, perché ci faccia conoscere ciò che piace a te e ci guidi nei travagli della vita.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Oggi valorizzerai i buoni e saggi consigli che le persone rette ti potranno dare; ma sarai anche tu strumento di buon consiglio a chi ti è vicino. Inoltre, sei hai responsabilità diretta in famiglia, a scuola, nel lavoro o dovunque eserciti un servizio farai in modo di dare i giusti consigli solo se richiesto e solo se ne vedi l’urgenza e l’opportunità del momento.

15 MAGGIO 2012
SANTA MARIA DI CANA

DAL VANGELO DI GIOVANNI (2,1-11)

In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: « Non hanno più vino ». E Gesù rispose: « Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora ». La madre dice ai servi: « Fate quello che vi dirà ». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: « Riempite d’acqua le giare » ; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: « Ora attingete e portatene al maestro di tavola ». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: « Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono ». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Breve commento
A Cana la beata Vergine Maria, nei giorni della sua vita terrena, compì la funzione benefica in favore degli sposi e dei discepoli che ora dalla gloria dei cieli compie in favore di tutta la Chiesa: sollecita del bene dell’umanità, prega il Figlio perché ci sovvenga nelle nostre necessità (Prefazio) e ci invita a mettere «in pratica ciò che il Cristo ci ha insegnato nel Vangelo». Secondo il senso della liturgia, si deve sottolineare che la Madre di Gesù, la quale intervenne al banchetto nuziale di Cana, è presente, nella Chiesa, al convito nuziale dell’Eucaristia. Perciò la comunità dei fedeli ogni giorno celebra il sacrificio eucaristico in comunione innanzi tutto con la gloriosa Vergine Maria.

Preghiera
O Padre, che nella tua provvidenza mirabile hai voluto associare la Vergine Maria al mistero della nostra salvezza, fa’ che, accogliendo l’invito della Madre, mettiamo in pratica ciò che il Cristo ci ha insegnato nel Vangelo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

FIORETTO
In questo giorno visiterai una famiglia in difficoltà portando conforto ai coniugi e se necessario anche un aiuto materiale. Un gesto di carità nel nome della Madonna che è speciale madre della famiglia e protettrice della famiglia.

16 MAGGIO 2012
MARIA, MADRE DEL BELL’AMORE

DAL LIBRO DEL SIRACIDE
Io, come vite, produco germogli di grazia, e i miei fiori danno frutti di gloria e di rettitudine. Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me è la grazia per ogni via e verità, in me ogni speranza di vita e di virtù.

Breve commento
Nella Vergine Maria che è «tutta bella» e «senza macchia», si trovano, portate a perfezione, le egregie virtù delle donne dell’Antico Testamento: la bellezza e l’amore della Sposa, del Cantico dei Cantici; la bellezza e la saggezza di Giuditta; lo splendore e la grazia della Regina, sposa del Re messianico. La «via della bellezza» è il cammino della perfezione cristiana; i fedeli che la percorrono «insieme con Maria» sono aiutati «a progredire nella, via del santo amore» e si rivolgono a Dio, «perché ripudiando la turpitudine del peccato (si innamorino) della bellezza incorruttibile».

PREGHIERA
Guarda, o Padre, all’umile tua serva, la Vergine Maria, che sta davanti a te rivestita della gloria del tuo Figlio e adornata di ogni virtù e dono dello Spirito; per sua intercessione, concedi a noi di seguire ciò che è vero e giusto ai tuoi occhi, per giungere alla fonte dell’eterna bellezza e del santo amore. Per Cristo nostro Signore. Amen.

FIORETTO
Oggi curerai in modo particolare la tua bellezza spirituale ed interiore. Eviterai trucchi, profumi e mezzi estetici che fanno risaltare la tua bellezza fisica o la mettono al riparo di giudizi negativi. Cerca la semplicità del cuore e del corpo, recuperando i sani principi morali del pudore e della vita interiore.

17 MAGGIO 2012
MARIA CAUSA DELLA NOSTRA GIOIA

DAL VANGELO DI GIOVANNI (15, 9-12)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati».

Breve commento
Chiesa sposa ha sempre posto la sua gioia nel Cristo sposo e nell’amore accolto e ricambiato sperimenta di giorno in giorno una gioia sempre più piena. E poiché Gesù e venuto a noi per mezzo di Maria, la Chiesa a poco a poco ha compreso che la beata Vergine, in forza detta sua collaborazione all’incarnazione del Verbo, è causa, origine, sorgente della gioia messianica. La Chiesa riconosce che il dolore, introdotto dalla disobbedienza di Eva, e mutato in gioia dall’obbedienza di Maria. Pertanto la venera col titolo di «causa della nostra gioia». Il culto della beata Vergine Maria sotto questo titolo celebra gli eventi della salvezza operati da Dio per Cristo nello Spirito Santo, eventi che o alla beata Vergine Maria o alla Chiesa o al genere umano hanno arrecato gioia.

Preghiera
O Dio, che nell’incarnazione del tuo Figlio hai allietato il mondo intero, concedi a noi che veneriamo Maria, causa della nostra letizia, di camminare costantemente nella via dei tuoi precetti e di tenere fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. Amen.

FIORETTO
Oggi manterrai allegro il tuo ambiente di vita quotidiana, trasmettendo alle persone la gioia vera del cuore. Evita di fare discorsi che annoiano e portano sofferenza nelle persone, ma impegnati a trasmettere una parola di speranza.

18 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE, TEMPIO DEL SIGNORE

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (21, 1-5)
 
Io, Giovanni, vidi un nuovo ciclo e una nuova terra, perché il ciclo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: « Ecco la dimora di Dio con gli uomini ! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate ». E Colui che sedeva sul trono disse: « Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

     
Breve commento
Sotto l’immagine del «tempio» si celebra la maternità divina della beata Vergine Maria e la santità della sua vita. Maria santissima è chiamata «santuario» «preparato con arte ineffabile» da Dio per il Figlio suo singolare «tempio della gloria» di Dio, per «l’obbedienza della fede (…) nel mistero dell’incarnazione ». Altre immagini tratte dalla sacra Scrittura, il cui significato è pressoché identico a quello del «tempio» sono interpretate come figure della beata Vergine: dimora, nella quale abita Dio e che non potrà vacillare; casa del Signore, che Dio ha riempito con la sua presenza; casa d’oro, «adornata dei doni dello Spirito»; aula regale, «illuminata dal sole di giustizia», in cui abita il Re dei re; «città santa, allietata da fiumi di grazia»; «arca dell’alleanza, che porta, l’autore della nuova legge». 
 

Preghiera
O Dio, che nel grembo verginale di Maria hai preparato con arte ineffabile il santuario del Cristo tuo Figlio, fa’ che custodendo integra la grazia del Battesimo, diventiamo tuoi adoratori in spirito e verità, per essere edificati in tempio vivo della tua gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Oggi trascorrerai, se è possibile, almeno un’ora nella chiesa parrocchiale, per pregare e partecipare ai vari riti liturgici. In alternativa ti dedicherai in casa o altrove ad un’ora di meditazione personale, nel silenzio più assoluto, con l’ausilio di una buona lettura spirituale.

19 MAGGIO 2012
MARIA DISCEPOLA DEL SIGNORE

Dal Vangelo secondo Matteo  (12,46-50)
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

Breve commento
La beata Vergine che per singolare dono di Dio meritò di essere la madre di Cristo, molto giustamente fu anche la sua «prima e più perfetta (…) discepola» (MC 35). Questo titolo mariano mette in luce l’importanza della «parola di Dio» o della «parola di salvezza» nella vita dei discepoli; per essi implora la divina sapienza; loda la legge immacolata del Signore e i suoi giusti giudizi; pone davanti agli occhi dei fedeli il cuore della Vergine che custodisce le parole del Signore perché se ne segua l’esempio. Tra i testi eucologici è particolarmente significativo il brano del Vangelo in cui risuona la voce di Cristo il quale, alla donna che tra la folla eleva la sua lode – «Beato il ventre che ti ha portato e il seno che da cui hai preso il latte!» – risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,27-28). Commentando questo brano del Vangelo sant’Agostino  dice: «Maria santissima certamente ha fatto la volontà del Padre, e per lei è cosa più grande e più gioiosa essere stata discepola di Cristo che essere stata sua madre».
 
Preghiera
Signore nostro Dio, che hai fatto della Vergine Maria il modello di chi accoglie la tua Parola
e la mette in pratica, apri il nostro cuore alla beatitudine dell’ascolto, e con la forza del tuo Spirito fa’ che noi pure diventiamo luogo santo in cui la tua Parola di salvezza oggi si compie. Per Cristo nostro Signore. Amen

Fioretto
Oggi rifletteremo sulla sequela di Cristo, sul nostro discepolato. Tutti nel battesimo siamo diventati figli di Dio, ma anche discepoli del Cristo. Come viviamo questo discepolato. Ascoltiamo il Maestro o ascoltiamo solo noi stessi e siamo convinti di essere noi i maestri dello stesso Maestro, “accusandolo” spesso di aver fatto e continuare a fare cose ingiuste. Il vero discepolo sa e fa quello che dice il suo Maestro. Facciamo ciò che ci è chiesto fare.

20 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE, MADRE DI RICONCILIAZIONE

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (5, 17-21)
 
Fratelli, se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.

Breve commento
Nel corso dei secoli la Chiesa, in modo sempre più chiaro teologicamente e dottrinalmente, ha riconosciuto il ruolo della beata Vergine Maria nella riconciliazione con Dio. A tale dottrina è mirabilmente conforme il magistero dei Pontefici del nostro tempo: «a motivo della sua maternità divina la beata Vergine e divenuta socia di Dio – insegna il Beato Giovanni Paolo II – nella stessa opera della riconciliazione».  Perciò i fedeli ricorrono fiduciosi alla intercessione della beata Vergine per ottenere la «grazia della riconciliazione» e, almeno a partire dal XII secolo, piamente la, venerano con il titolo di «Rifugio dei peccatori», che esalta la misericordia del Signore che «si estende a tutte le sue creature» e venera il cuore della beata Vergine «pieno di misericordia verso i peccatori». 
  Preghiera
O Dio, che nel sangue prezioso del tuo Figlio hai riconciliato a te il mondo, e ai piedi della croce hai costituito la Vergine Maria riconciliatrice dei peccatori, per i suoi meriti e le sue preghiere, concedi a noi il perdono delle colpe e una rinnovata esperienza del tuo amore.
Per Cristo nostro Signore..

Fioretto
Oggi se ti sarà possibile ti accosterai al sacramento della riconciliazione, chiedendo al tuo sacerdote e padre spirituale di confessarti e di farlo in modo sereno, tranquillo e completo. Una confessione generale per liberare la propria coscienza dai peccati della vita passata e presente.

21 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE MADRE DELLA SANTA SPERANZA

DALLA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI ROMANI (5,1-5)
Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.  E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata  e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
 
Breve commento
Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium, n.68, afferma che la beata Vergine «brilla ora sulla terra innanzi al peregrinante popolo di Dio, quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (cfr 2Pt 3,10). La Chiesa considerando la funzione della beata Vergine nella storia della salvezza, spesso la invoca “speranza nostra” e «madre della speranza»: si rallegra per la natività della beata Vergine Maria «che è stata speranza e aurora di salvezza per il mondo intero»; meditando sulla sua maternità salvifica canta supplice: «Ave, speranza nostra, in te vinta è la morte, la schiavitù è redenta, ridonata la pace, aperto il paradiso»; nel mistero della gloriosa Assunzione della Madre di Dio scorge come la speranza sicura della salvezza, che risplende dinanzi a tutti i fedeli attraverso le asprezze della vita. Con questo titolo, la Madre di Cristo è venerata: – perché alimentò continuamente la virtù della speranza nel corso della sua vita terrena; «ripose ogni fiducia» nel Signore e «attese nella speranza e generò nella fede il Figlio dell’uomo, annunziato dai profeti»; – perché, assunta in cielo, è divenuta «la speranza dei fedeli»; è l’«aiuto dei disperati»  e assiste, ristora e consola tutti coloro che ricorrono a lei; – perché risplende dinanzi a tutti i figli di Adamo come «segno di sicura speranza e consolazione», «finché splenda glorioso il giorno del Signore».
 
Preghiera
O Dio, che ci dai la gioia di venerare la Vergine Maria, madre della santa speranza, concedi a noi, con il suo aiuto, di elevare fino alle realtà celesti gli orizzonti della speranza, perché impegnandoci all’edificazione della città terrena, possiamo giungere alla gioia perfetta, mèta del nostro pellegrinaggio nella fede. Per Cristo nostro Signore.Amen.

Fioretto
Oggi alimenterai con la preghiera, il dialogo fraterno, la disponibilità verso gli altri il dono della speranza. Maria sia la guida di te in questa giornata in cui lavorerai spiritualmente per aprire il tuo cuore a Dio e sperare in un migliore avvenire per te e per gli altri.

22 MAGGIO 2012
SANTA MARIA PORTA DEL CIELO

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (21, 1-5)
 
Io, Giovanni, vidi un nuovo ciclo e una nuova terra, perché il ciclo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

Breve commento
Questo titolo mariano celebra la Madre di Cristo che accompagna con materna tenerezza il popolo di Dio nel suo cammino verso la patria celeste. Particolarmente vivo e il senso escatologico che fa parte da ogni celebrazione eucaristica; l’assemblea dei fedeli contempla «la città santa, la nuova Gerusalemme, (…) pronta come una sposa adorna per il suo sposo», ed ascolta la voce del Signore che dal suo trono celeste dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». La condizione futura della Chiesa è già realizzata in Maria, vergine sposa, tutta bella e gloriosa, senza macchia né ruga (cfr Ef 5,27). I fedeli salgono con gioia «alla casa del Signore», dove loderanno in eterno il suo nome. Sono esortati a vegliare costantemente e ad andare incontro allo Sposo che viene con le lampade accese, affinché, quando sarà aperta la porta, meritino di essere ammessi alle nozze (cfr Vangelo, Mt 25,1-13). Maria, per la sua maternità, è «porta del cielo»; da lei venne il Salvatore del mondo; è la «splendida porta del cielo ”, attraverso la quale «rifulge a noi Cristo, luce del mondo»; «Vergine Madre», è diventata per noi «porta del paradiso»; mentre ridona «Dio al mondo», ci riapre il cielo; – Voce supplice d’intercessione: la Chiesa crede che per intercessione della beata Vergine Maria, dalla quale é venuto il Salvatore del mondo, «scenda sul popolo una pioggia di grazie e si apra a tutti la porta del cielo”.  
 

Preghiera
O Dio, che nel tuo unico Figlio, hai stabilito la porta della vita e della salvezza, per la materna intercessione di Maria, donaci di perseverare nel tuo amore, finché raggiungiamo la soglia della patria celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Fioretto
Oggi pregheremo in modo speciale la Vergine Santa perché ci spalanchi sempre più la porta della fede e soprattutto ci prepari spiritualmente ad incontrare Cristo nel Santo Paradiso. Diremo 3 volte le litanie lauretane in onore della Vergine Santa.

23 MAGGIO 2012

MARIA VERGINE  DELLA MERCEDE

Dal libro di Giuditta (15,8-10;  16, 13-14)
 
In quei giorni, il sommo sacerdote Ioakìm, e il consiglio degli anziani degli Israeliti, che abitavano in Gerusalemme, vennero a vedere i benefici che il Signore aveva operato per Israele e inoltre per vedere Giuditta e porgerle il loro omaggio. Appena furono entrati in casa sua, tutti insieme le rivolsero parole di benedizione ed esclamarono al suo indirizzo:
«Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente. Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta dall’onnipotente Signore».
Tutto il popolo soggiunse: «Amen!».

Breve commento
Con questo titolo mariano si fa poi memoria della beata Vergine che, essendo la serva del Signore (cfr Lc 1,38) ed avendo dedicato tutta se stessa all’opera del Figlio suo redentore (cfr LG 56), giustamente è riconosciuta come congiunta indissolubilmente «alla missione redentrice del Figlio (di Dio)». La beata Vergine è celebrata come: – nuova Giuditta: come l’antica Giuditta con grande coraggio, liberò il popolo dall’assedio di Oloferne, così Maria, lottando con l’antico serpente, procurò la salvezza al popolo d’Israele e a tutta la Chiesa; – profetessa della redenzione di Israele: fatta voce del suo popolo, magnifico il Signore perché, ricordandosi della sua misericordia, aveva soccorso Israele redimendolo dalla schiavitù del peccato; – compagna della passione di Cristo: la beata Vergine, che sin dall’«umiltà del presepe» fu accanto al Figlio come madre amorevolissima, stette salda sotto la croce «come generosa compagna della (sua) passione»; – piissima madre, che Dio misericordioso ci ha donato, e che «con materna sollecitudine» si china sui fratelli del suo Figlio che gemono nell’oppressione e nell’angoscia, perché, spezzati i ceppi di ogni schiavitù, riacquistino la piena libertà del corpo e dello spirito ; – nostra avvocata e celeste patrona: Maria «esaltata alla Gerusalemme del cielo» , intercede incessantemente per noi.
 
Preghiera
O Dio, Padre di misericordia, che hai mandato il tuo Figlio come redentore del mondo, concedi a noi, per intercessione di Maria, che veneriamo sotto il titolo della mercede, di custodire intatto il dono della libertà filiale, acquistato a prezzo della croce, per esserne araldi e promotori fra tutte le genti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Oggi aiuterai nel modo più immediato e conveniente una persona in difficoltà. Ti farai portatore o portatrice di una speranza vera in un futuro migliore, impegnando la tua persona a servizio della causa della solidarietà e della fraternità universale.

24 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE SALUTE DEGLI INFERMI

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reiètto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Breve commento
Tra gli appellativi con cui i fedeli travagliati da qualche male venerano la beata Vergine Maria, spicca quello di «salute degli infermi». Nella liturgia della parola relativa a tale celebrazione si legge il Cantico di Isaia sul «Servo di Jahvé» (Is 53,1-5. 7-10) che «si e caricato delle nostre sofferenze, si e addossato i nostri dolori» (v. 4) e che «per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (v. 5). La comunità dei fedeli risponde benedicendo Dio che «guarisce tutte le malattie». Ricorrere alla intercessione della beata Vergine «salute degli infermi» per riavere la salute, e fare memoria anche di un momento peculiare della storia della salvezza, che avrà il suo pieno compimento allorché, al ritorno glorioso di Cristo, sarà «annientato l’ultimo nemico, la morte» (1 Cor 15, 26), e i corpi dei giusti risorgeranno incorruttibili.
 

Preghiera
Concedi ai tuoi fedeli, Signore Dio nostro, di godere sempre la salute del corpo e dello spirito e per la gloriosa intercessione di Maria santissima, sempre vergine, salvaci dai mali che ora ci rattristano e guidaci alla gioia senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Oggi farai visita ad una persona ammalata e cercherai di essere di aiuto sollevandola dal dolore almeno per qualche ora. In questo modo se ti è permesso darai una mano a quanti sono stabilmente vicini agli ammalati per volontariato o per scelta professionale.

25 MAGGIO 2012
MARIA, MADRE ADDOLORATA

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.  Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Breve commento
Con questo titolo mariano molto diffuso tra il popolo cristiano, la chiesa contempla i sette momenti o dolori della Beata Vergine Maria, messi in rilievo dai Vangeli. Si tratta di una vera e propria “via della Madre” alla sofferenza redentrice.  La compartecipazione dolorosa della Madre dei Salvatore alla sua opera di salvezza (Lc 2,33-35) è testimoniata nell’ora della croce da Giovanni che l’ha ricevuta in Madre (Gv 19,25.27). Attualmente, questa memoria dei dolori di Maria si concentra meglio su lei, la Addolorata, e sul sacrificio di Cristo, che lei stessa offre con lui al Padre. E il gesto in cui la ritrae l’arte raffigurandola nella «Pietà», espressione dei «martirio» intimo della Madre del Crocifisso. La memoria liturgica come è noto ricorre ogni anno il 15 settembre, il giorno successivo alla Festa dell’Esaltazione della Croce.

Preghiera
O Padre, che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, hai voluto presente la sua Madre Addolorata: fa’ che la santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Oggi farai la Via Crucis e la Via Matris, come impegno di spiritualità cristologica e mariana che sei chiamato a vivere in questa giornata del mese di maggio.

26 MAGGIO 2012

SANTA MARIA MADRE DEL SIGNORE
DAL VANGELO DI LUCA

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: « Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?

Breve commento
Tra i titoli con i quali nel Vangelo viene chiamata la beata Vergine, è eminente il titolo di «Madre del Signore», con il quale Elisabetta, la madre del Precursore, piena di Spirito Santo (cfr Le 1,41), la salutò: «A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1, 42). Con questo titolo si rende gloria al Padre per la divina maternità di cui «nella (sua) sapienza di amore» per opera dello Spirito Santo ha fatto dono alla beata Vergine: verso il suo Figlio – «grandi cose hai fatto in Maria Madre del Cristo tuo Figlio», – e verso il suo popolo – «le hai affidato un compito materno nella Chiesa» -.
 
Preghiera
Guarda, Signore, il tuo popolo, riunito nella memoria della beata Vergine Maria; fa’ che per sua intercessione partecipi alla pienezza della tua grazia. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Sarai particolarmente attento alle ragioni del cuore che devono spingerti ad amare soprattutto coloro che non ti amano. Un cuore docile ti aiutare a perdonare e a comprendere gli altri anche quando sbagliano nei tuoi riguardi.

27 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE  SERVA DEL SIGNORE

Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: « Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te ».
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: « Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo ». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».

Breve commento

Nel vangelo secondo Luca, per due volte la beata Vergine si professa: «la serva del Signore»: quando acconsente all’annunzio dell’angelo (cfr Lc 1,38) e quando magnifica Dio per «le grandi cose (cfr Lc 1, 49) che in lei ha operato. Il titolo di «serva del Signore» rivela il suo pieno significato e l’intrinseca portata alla luce dei canti del «Servo del Signore» (cfr Is 42,1-7; 49,1-9; 50,1-11; 52,1-53,12); la misteriosa figura biblica che trova il suo compimento in Cristo Gesù «venuto non per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mt 10,45). Dio ha costituito la beata Vergine, umile sua serva, madre di Cristo, a lui intimamente associata: Maria, «figlia di Adamo – come insegna il Concilio Vaticano II -acconsentendo alla parola divina, è diventata Madre di Gesù, e abbracciando con tutto l’animo e senza essere appesantita da alcun peccato, la volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente come serva del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente» (LG 56). Perciò la Madonna, umile serva del Signore, è salutata come «ministra di pietà e di grazia», interamente consacrata al servizio di Dio e all’opera del Figlio per la salvezza degli uomini. Servire secondo l’insegnamento del Vangelo, è regnare. Maria, umile ancella, è elevata alla dignità regale: poiché «molto ha servito il Cristo», Dio Padre l’ha molto onorata e poiché aderì pienamente al suo volere, Dio stesso l’ha esaltata come «regina gloriosa accanto al trono del (suo) Figlio» .
 
Preghiera
Padre santo, che nel misericordioso disegno della redenzione hai scelto la Vergine Maria, umile tua serva, come madre e cooperatrice del Cristo, fa’ che volgendo a lei il nostro sguardo, ti serviamo con totale dedizione e ci impegniamo instancabilmente alla salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore

Fioretto
Oggi praticherai concretamente la virtù dell’umiltà, facendo con generosità servizi umili e disprezzati dagli altri. Abbasserai il tuo orgoglio davanti a Dio e agli altri e farai gesti di umiltà comprensibili agli occhi di chi ti sta vicino o lontano.

 
28 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE, FONTE DELLA SALVEZZA

 Dal libro del profeta Ezechièle (47, 1-2.8-9.12)
In quei giorni, l’angelo mi condusse in visione all’ingresso del tempio del Signore e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno fino alla porta esterna che guarda a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. Mi disse: «Queste acque escono di nuovo nella regione orien­tale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché quelle acque dove giungono risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà.

 

Breve commento
La beata Vergine apparve nel 1854 a santa Maria Bernardetta Soubirous e fece sgorgare una sorgente d’acqua. Con questo titolo mariano vengono celebrate: – la maternità divina della beata Vergine, poiché per mezzo di lei il Signore Dio, ci ha donato una «fonte di vita»; Maria «generò dal grembo verginale il Verbo fatto uomo, Gesù Cristo, fonte d’acqua viva». Egli è in realtà il vero tempio di Dio (cfr Gv 2, 21), dal quale scaturiscono le acque di salvezza che risanano tutto ciò che bagnano (cfr. Ez 47,1-2.8-9.12); egli invita gli assetati a venire a lui e a bere (cfr Gv 7,37), invita cioè coloro che credono in lui a ricevere il dono dello Spirito Santo (cfr Gv 7,39); egli è la roccia (cfr 1 Cor 10, 4) colpita dalla lancia da cui «subito uscì sangue e acqua» (Gv 19, 25-37); – la maternità spirituale della santa Chiesa: essa che è provvida madre, estingue la sete dei fedeli, offrendo loro «le acque pure e salutari che sgorgano dal costato del Redentore» che essa «offre a tutti gli uomini con i sacramenti», soprattutto nel banchetto eucaristico. In questo sacramento i fedeli attingono con gioia «alle sorgenti del Salvatore» (cfr Is 12,3) e «i santi misteri» diventano per loro «fontana d’acqua viva che zampilla fino alla vita eterna»; – l’effusione dello Spirito Santo, che nella Scrittura viene spesso indicata con l’immagine dell’effusione delle acque. La fonte da cui sgorga l’acqua è Cristo stesso, «attingendo costantemente a questa fonte di vita possiamo ottenere i frutti abbondanti del tuo Spirito», e per i sacramenti da lui istituiti, gli uomini, sono colmati dello Spirito. 
 Preghiera
Guarda con bontà, o Padre, il popolo cristiano, che celebra le glorie di Maria sempre Vergine, dal cui grembo è scaturita la salvezza del mondo; fa’ che, attingendo costantemente a questa fonte di vita, possiamo ottenere i frutti abbondanti del tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 Fioretto
Oggi curerai in modo singolare il tuo rapporto spirituale ed umano in famiglia o in comunità, dando esempio di disponibilità e santità di vita, che deve essere la preoccupazione costante del tuo essere cristiano e devoto di Maria.

 

29 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE MADRE E MEDIATRICE DI GRAZIA

«La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce l’unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l’efficacia. Poiché ogni salutare influsso della beata Vergine verso gli uomini non nasce da vera necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia; non impedisce minimamente l’unione immediata dei credenti con Cristo, anzi la facilita». La beata Vergine madre e mediatrice di grazia, poiché il Padre, «nel mirabile disegno del suo amore» (Colletta; cfr Prefazio), l’ha costituita madre e collaboratrice del Redentore (cfr Colletta, Prefazio). La Vergine Maria e madre di grazia, poiché ha portato nel suo «grembo purissimo (…). Cristo vero Dio e vero uomo» (Antifona d’ingresso) e ci ha donato lo stesso «Autore della grazia» (Colletta; cfr Alleluia). La Vergine Maria è mediatrice di grazia, poiché e stata socia di Cristo nel procurarci la grazia più grande, la redenzione cioè e la salvezza, la vita divina e la gloria che non ha fine (cfr LG 61). Nel formulario la «mediazione» della beata Vergine viene giustamente interpretata come «provvidenza d’amore» (Prefazio): «di intercessione e di perdono, di protezione e di grazia, di riconciliazione e di pace» (Prefazio).
 
 
Preghiera
O Dio, che nel mirabile disegno del tuo amore hai voluto che Maria desse alla luce l’Autore della grazia e fosse in modo singolare associata all’opera della redenzione, per la potenza delle sue preghiere, donaci l’abbondanza delle tue grazie e guidaci al porto della salvezza.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Oggi ti farai portatore o portatrice di grazia per gli altri, condividendo la preghiera, la riflessione sulla parola di Dio, mediante la Lectio divina che farai insieme agli altri in famiglia, in comunità o da sola.

30 MAGGIO 2012
MARIA VERGINE REGINA DELL’UNIVERSO

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA
Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno delle sovranità ed è chiamato: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre;
questo farà lo zelo del Signore.

Breve commento
Al mistero della beata Vergine Maria appartiene la dignità regale della sua piena glorificazione e della perfetta conformazione al Figlio suo, Re di tutti i secoli: «L’Immacolata Vergine (…) – afferma il Concilio Vaticano II -, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria con il suo corpo e con la sua anima, ed esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti (cfr Ap 19,16) e il Vincitore del peccato e della morte» (LG 59). Come il regno di Cristo «non e di questo mondo» (Gv 18,36), così la potestà regale di Maria non riguarda l’ordine della natura, ma quello della grazia. La Chiesa invoca giustamente l’intercessione della beata Vergine, perché i fedeli conseguano «la gloria promessa ai tuoi figli nel regno dei cieli».
 
Preghiera
O Padre, che ci hai dato come nostra madre e regina la Vergine Maria, dalla quale nacque il Cristo, tuo Figlio, per sua intercessione donaci la gloria promessa ai tuoi figli nel regno dei cicli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Fioretto
Oggi mediterai sui novissimi: morte, giudizio, inferno e paradiso. Ti dedicherai soprattutto alla riflessione sul mistero della vita eterna, sul santo paradiso, dove ad attenderci è anche la Madre di Dio e Madre nostra.

31 MAGGIO 2012
VISITAZIONE  DELLA BEATA  VERGINE MARIA 

Dal Vangelo secondo Luca ( 1,39-56) 

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: « Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore ». 

Breve commento
La celebrazione di questo mistero, singolarmente ricco di doni di grazia, nel quale la beata Vergine Maria, avvolta nell’ombra dello Spirito Santo e portando nel grembo il Verbo divino, visitò Elisabetta, ricorre più volte nella liturgia romana, in particolare  il 31 maggio. La beata Vergine Maria, nella visita alla cugina Elisabetta, adombra il mistero della salvezza in cui Dio «ha visitato e redento il suo popolo»; e al tempo stesso è «tipo» della Chiesa, che, «sostenuta dai tuoi sacramenti, con la luce e la forza del tuo Spirito» visita l’umanità intera perché «riconosca nel Cristo il Salvatore. Ricordando questo mistero mariano, la beata Vergine Maria è celebrata come: – nuova Figlia di Sion, che porta nel suo grembo («in mezzo a te») il Signore, Re d’Israele; — arca della nuova alleanza, che, concepito il Verbo, reca «alla casa di Elisabetta la salvezza e la gioia»; – creatura nuova plasmata dallo Spinto Santo, la quale, «fecondata dalla rugiada celeste», diede al mondo il frutto apportatore della salvezza, Cristo Gesù; – Madre di Dio, riconosciuta tale da Elisabetta, la madre del Precursore, «nel saluto profetico» da lei pronunciato «illuminata dallo Spinto»; Madre di Dio, che interamente si offre al mistero della redenzione; – donna santa, che, dopo l’annunzio dell’Angelo, e tutta dedita alla realizzazione dei beni della salvezza, e magnifica Dio in un canto di lode traboccante di riconoscenza; Donna santa che eccelle «nel premuroso gesto della sua carità (Prefazio) e giustamente è detta beata «per aver creduto alla salvezza promessa» (Prefazio, cfr Alleluia, Lc 1, 45); Donna alla cui umiltà Dio ha guardato e che tutte le generazioni esalteranno.
 
Preghiera
O Dio, salvatore di tutti i popoli, che per mezzo della beata Vergine Maria, arca della nuova alleanza, hai recato alla casa di Elisabetta la salvezza e la gioia, fa’ che docili all’azione dello Spirito possiamo anche noi portare Cristo ai fratelli e magnificare il tuo nome con inni di lode e con la santità della vita. Per Cristo nostro Signore.

 

Fioretto
Oggi farai visita ad una persona anziana o ammalata, ove ti tratterrai per fargli compagnia o dargli una mano. Se conosci donne che sono in attesa di un bambino sarebbe bello poterle fare una visita e metterti a disposizione per ogni necessità.