Preghiera

PREGHIERA DI PADRE ANTONIO RUNGI PER DAVIDE SASSOLI

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Preghiera di padre Antonio Rungi per i funerali del presidente del Parlamento Europeo, Davide Sassoli

Dio di infinita misericordia, dolcezza senza fine e sorriso di gioia infinita, Ti affidiamo il nostro amico, fratello, uomo politico, giornalista e presidente del Parlamento Europeo, Davide Sassoli, che tu hai chiamato a Te da questa vita, dopo aver affrontato una grave malattia, con il coraggio e la fede di chi confida e si affida a Dio.

La sua vita fatta di impegno culturale, informativo, umanitario e politico tu la conosci, Padre mio. Essa costituisce per tutti noi che abbiamo avuto la gioia di poterlo incontrare, almeno una volta, nella sua lunga carriera di volto schietto e sincero dell’informazione del nostro Paese, un  esempio mirabile di come camminare insieme in Europa, nella quale le radici cristiane hanno prodotto semi di umanità, accoglienza e condivisione fraterna, oltre i confini delle nazioni, delle religioni, delle culture e delle razze  che la compongono.

Ora dal cielo, dove sicuramente ha trovato la sua giusta collocazione nel cuore di quel Dio in cui ha creduto e sperato per tutta la vita, possa illuminare i suoi colleghi, a vari livelli, bisognosi più che mai, di ritrovare, in questo nostro tempo segnato da tanta sofferenza e da tante emergenze, il senso più vero di un’esistenza da spendere completamente a servizio della verità, della  giustizia e della pace. Amen.

Padre Antonio Rungi, passionista

La preghiera per l’Epifania 2022 di padre Antonio Rungi

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Preghiera per l’Epifania 2022

Composta da padre Antonio Rungi

 

Gesù Ti sei rivelato

quale Redentore del mondo

in tanti modi più o meno noti

a noi.

 

Ancora una volta

Ti presenti agli occhi

dei saggi e dei potenti della terra

con il volto tenero ed umile

di un bambinello.

 

Prostrati davanti a Te

come i Re Magi

nella tua seconda epifania

di Figlio di Dio

Ti chiediamo di illuminare

le nostre menti e i nostri cuori

perché non si appesantiscano

in dissipazioni di questo mondo.

 

Con la tua grazia permettici

di entrare pienamente

nel tuo mistero di salvezza

e redenzione eterna.

 

Gesù non abbiamo

molto da donarti

della nostra vita

da quando siamo nati,

ma una cosa è certa

che possiamo farla

in questo momento

ed è presentarti

la nostra miseria

e la nostra sofferenza.

 

Risollevaci o Gesù

da questo brutto momento

per l’umanità intera

e ridona fiducia e speranza

ai vicini e ai lontani

come hai fatto con i Re Magi.

 

Dalla grotta di Betlemme

vogliamo ripartire

in questa Epifania 2022

con la consapevolezza

che solo facendoci bambini

noi entreremo nel tuo Regno

di pace e felicità infinita.

Amen.

 

LA PREGHIERA DEL TEOLOGO RUNGI PER LA NAZIONALE ITALIANA PER LA FINALE DI OGGI

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Comunicato stampa
 
Itri. Il teologo Rungi compone preghiera per la nostra nazionale di calcio e per la finale di questa sera
 
In vista della finale di calcio tra Italia e Inghilterra per gli Europei di 2020, fatti slittare a quest’anno, a causa della pandemia, padre Antonio Rungi, teologo passionista, delegato arcivescovile per la vita consacrata dell’arcidiocesi di Gaeta, grande tifoso di calcio e soprattutto della nazionale, ha composto questa speciale preghiera che affida a tutti i cattolici in questa domenica speciale. Nell’orazione il teologo ricorda anche Papa Francesco che incontrò gli azzurri il 13 ottobre 2019, all’indomani della loro qualificazione agli Europei, dopo aver fatto visita ai bambini ricoverati al Bambin Gesù di Roma. Ecco il testo dell’orazione.
 

PREGHIERA PER LA NAZIONALE ITALIANA DI CALCIO

di padre Antonio Rungi

Signore, in questo giorno della finale
dei campionati europei di calcio 2020,
ci rivolgiamo a Te,
non per schierarti da una parte o dall’altra
delle due squadre in campo: l’Italia e l’Inghilterra,
in quanto Tu sei un Dio al di sopra delle parti,
soprattutto quando si lotta per vincere
e sopraffare gli altri.
Noi, come italiani, Ti chiediamo solo
che questa finale si svolga
nel rispetto delle norme e non solo sportive,
ma anche sanitarie e anti-covid.
Fa che al termine di questa giornata
possiamo noi Italiani cantare giustamente vittoria,
non solo per aver vinto i campionati di calcio
in questa Europa dalle origini cristiane,
ormai dimenticate,
ma soprattutto per essere stati educati,
rispettosi ed onesti in campo,
perché lo sport deve unire e mai dividere.
La gioia di una vittoria sportiva,
che ci auguriamo possa essere dalla nostra parte,
deve tradursi in gioia per la riscoperta di valori più grandi,
soprattutto dopo questo tempo difficile della pandemia,
che si chiamano amicizia, solidarietà e fratellanza universale.
Noi con un pallone di stracci,
con un pelota de trapo,
come Papa Francesco ha ricordato ai nostri nazionali,
dopo la qualificazione agli europei,
possiamo fare miracoli se dalle vittorie in campo
si passa a vincere con l’amore, la tenerezza e la bontà
specialmente verso i più fragili e deboli.
Noi italiani aspiriamo a vincere non solo il campionato di calcio,
ma soprattutto in campo umanitario,
perché anche una vittoria in una finale,
come quella di stasera, domenica 11 luglio 2021,
si può e si deve trasformare in una vittoria
per la vita e per pace in Europa e nel mondo. Amen.

LA PREGHIERA DEL TEOLOGO RUNGI PER RAFFAELLA CARRA’

COMUNICATO STAMPA
PER LA CELEBRAZ,IONE DEI FUNERALI DI RAFFAELLA CARRA’ IL TEOLOGO PASSIONISTA, PADRE ANTONIO RUNGI, HA COMPOSTO QUESTA PREGHIERA PER LA NOTA PRESENTATRICE DELLA TELEVISIONE ITALIANA. ECCO IL TESTO DELL’ORAZIONE
Raffaella
Signore Gesù, Dio buono e misericordioso
affidiamo a Te la nostra Sorella defunta, Raffaella Carrà,
che tantissimi in Italia e nel Mondo
hanno conosciuto ed apprezzato attraverso la televisione.
Ogni persona che si presenta davanti a Te, Signore,
viene giudicata per il bene che ha fatto,
perché i peccati che tutti commettiamo,
Tu li perdoni a quanti si rivolgono a Te
con animo pentito e sincero
per chiedere misericordia.
Noi sappiamo che la nostra sorella Raffaella Carrà
ha fatto tanto del bene, soprattutto ai tanti bambini della Terra;
per cui accoglila nel tuo Regno,
essendo stata anche una grande devota
di un santo che noi tutti amiamo e veneriamo,
padre Pio da Pietrelcina.
Te la consegniamo, perché in Paradiso
faccia continuare a far sorridere, gioire,
ballare e cantare tutti gli Angeli del cielo,
insieme a Maria, Madre della gioia
e della Santa Speranza che oggi festeggiamo.
Amen
(Preghiera di padre Antonio Rungi, teologo passionista, delegato arcivescovile per la vita consacrata dell’arcidiocesi di Gaeta)

FESTA DELLA DONNA 2021. SPECIALE ORAZIONE DEL TEOLOGO RUNGI

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P.Rungi (Teologo passionista). Nella festa della donna 2021. Una speciale preghiera per tutte le donne del mondo. No a violenze, abusi e soprusi.
In occasione dell’annuale festa civile della donna, che si ricorda l’8 marzo, padre Antonio Rungi, teologo passionista della comunità del santuario della Madonna della Civita, in Itri (Lt), delegato arcivescovile per la vita consacrata della Diocesi di Gaeta, ha scritto un’articolata preghiera a sostegno delle donne di tutto il mondo.
L’orazione assume un particolare significato in quest’anno 2021 segnato ancora dalla pandemia. Padre Rungi fa riferimento nel suo testo alle varie problematiche attinenti alle donne di tutto il mondo: violenza, soprusi, abusi, mancanza di cibo, di lavoro, istruzione preoccupazione per il loro futuro e di quello dei lori figli e delle loro famiglie.
Padre Rungi apprezza lo stile di vita delle donne per quelle che sono e fanno e per il coraggio che dimostrano in tutte le circostanze.
Una forte denuncia arriva dal teologo passionista in merito a quanti fanno del male alle donne e restano impuniti. Persone che vanno condannate in quanto “senza amore e senza onore” che tante volte pensano di difendere rispetto ad una cultura atavica di possesso della donna a loro piacimento.
“Nessun Ciano -scrive padre Rungi – possa continuare a circolare impunemente sulla faccia della terra, specialmente se distrugge la vita di donne oneste e rette”.
Sempre nell’orazione rivolta al Signore, attraverso il modello perfetto di ogni donna, da un punto di vista cattolico; che è la Beata Vergine Maria, padre Rungi chiede a Maria che sia il baluardo e la difesa contro “le tempeste dell’odio e della violenza che si scatena in questi soggetti malati nella mente e nel cuore”, che poi uccidono ed abusano delle donne in qualsiasi età.
Sempre nella preghiera il sacerdote chiede al Signore che si superare quella cultura di ieri e di oggi che non sa “coniugare al femminile” i sostantivi della vita.
Ecco il testo competo dell’orazione che padre Rungi ha pubblicato e ha diffuso sui sociali “nella speranza -scrive – che possa essere un piccolo contributo non solo di preghiera, ma anche di riflessione e di impegno in questo giorno ricordevole dedicato alle donne definite dal teologo passionista “straordinarie persone che stanno segnando nel silenzio, nella santità, nella generosità, nel sacrifico quotidiano e nell’amore verso i propri cari la storia di questa umanità”. E a conclusione dell’orazione non poteva mancare il riferimento alle donne sante della Chiesa cattolica, molto venerate tra le donne cristiane.
Preghiera per la festa della donna 2021
di padre Antonio Rungi
Ci rivolgiamo a Te
Signore della tenerezza
e della bontà infinta,
in questo giorno di festa
per le donne di tutta la terra,
perché tu dia conforto, gioia e speranza
a queste straordinarie persone,
che stanno segnando,
nel silenzio, nella santità,
nella generosità, nel sacrificio quotidiano
e nell’amore verso i propri cari,
la storia di questa umanità.
In un tempo difficile
come questo segnato dalla pandemia,
molte donne soffrono
per i ben noti motivi
della mancanza del cibo,
del lavoro, della salute
e soprattutto per il futuro dei loro figli
e delle loro famiglie.
Signore Gesù accogli le preghiere
di tutte le donne del mondo,
di quelle che credono in Te
e di quelle che, per varie ragioni,
professano altre fedi e religioni.
Per tutte, Signore, abbi uno sguardo
d’amore e di accoglienza
di ogni legittima loro attesa e desiderio.
Allontana da questo mondo
ogni forma di offesa, violenza,
sopruso ed abuso verso le donne
di qualsiasi razza, nazione, cultura e religione.
Nessun Caino possa
continuare a circolare impunemente
sulla faccia della terra, specialmente
se distrugge la vita di donne rette ed oneste,
che hanno un cuore buono,
incapaci come sono di fare del male
ai propri carnefici e uccisori.
Maria, la Donna perfetta
che tu hai scelto
come Madre tenera e prediletta,
sia lo scudo sicuro per ogni donna della Terra,
e il baluardo certo contro le tempeste
dell’odio e della violenza
che si scatena, diabolicamente,
nel cuore di soggetti malati,
nel cuore e nella mente,
perché sono senza amore e senza onore.
Signore,
per intercessione di tutte le donne sante,
che hanno segnato la storia della cattolicità,
libera il mondo dal flagello della violenza contro le donne
e dall’abuso di ogni genere verso di loro,
siano esse in tenera età , o avanti negli anni
oppure avanzate per sapienza ed esperienza
nella vita, non facile da coniugare al femminile
sia nei tempi passati che quelli odierni. Amen.

AIROLA (BN). E’ MORTO IL NOTO PASSIONISTA PADRE VINCENZO CORREALE. AVEVA 97 ANNI.

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Airola (Bn). E’ morto Padre Vincenzo Correale, sacerdote e missionario passionista

di padre Antonio Rungi

Alla veneranda età di 97 anni, ieri 6 febbraio 2020 è morto padre Vincenzo Correale, sacerdote passionista. Dopo una lunga malattia, riduttiva della sua autonomia, è morto in una struttura Rsa di Bonea (Bn).

Oggi, venerdì 7 febbraio, alle ore 10, la salma giungerà al convento dei padri passionisti di Airola, nell’antico monastero di Monteoliveto, dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita e nel quale tre anni fa aveva celebrato i suoi 70 anni di vita sacerdotale.

I funerali del noto religioso si svolgeranno, domani, sabato 8 febbraio alle ore 10,30 nel Convento dei Passionisti di Airola.

Padre Vincenzo di Gesù e Maria (al secolo Vincenzo Correale), conosciuto come padre Romualdo, era nato il 9 marzo 1923 a Mercato San Severino (Sa) nell’Arcidiocesi di Salerno, da Agostino e da Adelaide Rega. Da piccolo entrò nel cammino vocazionale dei passionisti, in seguito ad una missione dei passionisti, predicata nel suo paese.

Svolto il regolare iter della scuola apostolica e del noviziato emetteva la professione religiosa il 22 settembre 1940 a Pontecorvo (Fr).

Completati gli studi teologici e filosofici, durante il periodo della seconda guerra mondiale, fu ordinato sacerdote nel 1947 a Paliano.

Iniziava così una lunga ed intensa attività di missionario e predicatore e successivamente di parroco in alcune comunità del Lazio Sud e Campania, tra cui Falvaterra (Fr).

Nella Congregazione dei passionisti ha ricoperto più volte l’ufficio di superiore locale e altri uffici.

Conosciuto ed apprezzato da tutti per la cultura, il senso pastorale, la generosità nel servizio e il coraggio dimostrato in tante situazioni è stato un esempio di buon pastore che ha avuto a cuore tutte le pecorelle dell’ovile, affidate alle sue cure pastorali, andando in cerca di quelle smarrite.

Un esempio per tutti: fu lui a costruire la nuova chiesa di San Tarcisio a Napoli, ricavando il tempio da un capannone di un’ex fabbrica della zona, con le opere annesse, essendo l’antica chiesa, a forma circolare, insufficiente rispetto alle esigenze della parrocchia, cresciuta numericamente e pastoralmente, soprattutto nel periodo affidata alla cura pastorale ai padri Passionisti di Santa Maria ai Monti.

Altro importante e consistente impegno nella ricostruzione della Chiesa parrocchiale di San Nicola in Zuni di Calvi Risorta (Ce), ultimo suo impegno pastorale, lasciato per raggiunti limiti di età e per la precaria salute, con il progressivo calo della vista.

Padre Vincenzo ha vissuto e svolto il suo ministero sacerdotale in vari conventi dell’ ex-provincia religiosa dell’Addolorata: Airola, Calvi Risorta, Falvaterra, Napoli, Paliano e ha predicato diverse missioni.

“Profondamente rattristato per la morte di carissimo padre Vincenzo, molto vicino alla mia famiglia, rammento che negli anni sessanta – ricorda padre Antonio Rungi, già superiore provinciale dei Passionisti del Lazio Sud e Campania dal 2003 al 2007 – era di comunità in Airola, mio paese natio. Qui svolgeva un’ampia azione di promozione vocazionale, insieme a padre Serafino Fava e padre Bernardino Cerroni, tra i giovani ed i ragazzi di Airola. Fu lui ad accompagnarci a diversi di noi, ragazzi di Airola, il 4 ottobre 1964, alla scuola apostolica di Calvi Risorta per iniziare quel cammino di formazione alla vita passionista e sacerdotale che alcuni di noi stanno ancora vivendo. Calvi Risorta, allora accoglieva centinaia di aspiranti alla vita religiosa e passionista. Da alcuni anni è stata chiusa per mancanza di vocazioni. Padre Vincenzo è stato un missionario apprezzatissimo – continua padre Rungi – ed uno dei sacerdoti passionisti impegnati pastoralmente più lungo nelle parrocchie.

Napoli e Calvi Risorta con i tanti fedeli delle rispettive parrocchie li ha portati sempre nel cuore e da buon pastore, con la gentilezza e la signorilità del carattere, sapeva accogliere ed aiutare tutti.

Carattere forte, tenace ed austero, sentiva forte la vocazione passionista per se stesso e per gli altri, desiderava ardentemente vivere il carisma di San Paolo della Croce con lo stile contemplativo, missionario, pastorale e penitenziale. Un passionista di altri tempi che tutti hanno voluto bene, anche i passionisti degli ultimi tempi. Da lui c’era tanto da imparare ed apprendere sempre”. Riposi in pace.

EPIFANIA 2020 – LA RIFLESSIONE DI PADRE ANTONIO RUNGI

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EPIFANIA DEL SIGNORE

Lunedì 6 gennaio 2020


Gesù Bambino, manifestazione dell’amore di Dio a tutta l’umanità

Commento di padre Antonio Rungi

Sappiamo benissimo cosa significhi Epifania, ma non sempre ne comprendiamo la portata spirituale che essa racchiude per ogni cristiano. Essa è la manifestazione di un Dio Bambino che si fa piccolo per amore e donarci amore.

Gesù Bambino è, infatti, questa piena e totale manifestazione di Dio amore a tutta l’umanità.

La venuta dei Re Magi dal lontano Oriente fino alla grotta di Betlemme non è una fantasia e un aneddoto dei vangeli sinottici per farci credere per forza che un Salvatore che è venuto in mezzo a noi 2020 anni fa, ma è il racconto storico e soteriologico, cioè relativo alla salvezza del genere umano, che viene fissato nei testi sacri, per quanti hanno fede e come i Re Magi desiderano incontrare la vera luce per la mente di ogni persona onesta intellettualmente.

Il racconto dettagliato di questo avvenimento ci aiuta a comprende meglio il senso biblico dell’Epifania.

“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».

Gesù è indicato dagli stessi scienziati come una stella nell’universo che orienta e guida il loro cammino, proprio partendo dal lontano Oriente.

Ed essi si fecero guidare da questa “Stella”. Ma per avere la certezza si consultarono con il re del posto, il sanguinario Re Erode.

Cosa successe a questa notizia vera giunta al Re e a Gerusalemme? Il re Erode restò turbato e con lui tutta la città”. Dal turbamento all’intervento immediato per arginare l’usurpatore.

E cosa fa? Erode riunisce tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, e si informò da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo”.

La cosa era nota presso gli israeliti, in quanto i profeti ne avevano parlato da tempo. Essi allora gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta” che nel caso specifico è Michea.

La paura del perdere il potere, fa scattare l’ingegno e lo stratagemma per venire a sapere la verità.

“Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

Falso e menzognero come tutti quelli che sono attaccati al potere ed hanno paura di perderlo.

Erode era esattamente questo e rappresenta in quella circostanza tutti gli esseri umani attaccati alla poltrona e per garantirsi questa condizione usano bugie e falsità per di restare ai loro posti.

Lui non voleva affatto andare ad adorare il suo rivale e contendente al trono di Israele, la sua idea la manifesterà di lì a poco, quando farà uccidere tutti i bambini al di sotto di due anni, compiendo una delle stragi più terribili dell’umanità, quella dei bambini innocenti.

I magi lo ascoltarono e partirono. “Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino”, esattamente a Betlemme in questa povera grotta dove era nato il Redentor.

Chissà quale impressione ebbero a vedere questo bambino: delusione, rabbia, sconcerto? Niente di tutto questo. I testi del vangelo ci raccontano che “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”. D’altra parte, chi incontra Gesù assapora la vera gioia in questa vita e per sempre.

Per cui, una volta “entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”.

Il gesto di adorazione indica tutto quello che capirono immediatamente quei tre saggi giunti da lontano per andare ad onorare un bambino appena nato e per di più in una stalla.

Ma la bellezza e l’eccezionalità di questo evento fece capire ai Re Magi da che parte dovevano stare e quale strada nuova iniziare a percorrere. Infatti, “avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.

La via della ragione e del potere fa spazio alla via della fede e del servizio umile e disinteressato alla verità.

Bellissima questa testimonianza dei Re Magi che ancora oggi catturano la nostra fantasia, ma soprattutto il nostro intelletto e in nostro cuore, davanti all’immagine di un Dio che si fa bambino e si abbassa alla nostra condizione di esseri umani, degni di ogni attenzione ed amore da parte di un Dio che è amore e si manifesta con amore e per amore.

Per comprendere a pieno questo grande mistero della fede ci viene in aiuto la lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini, seconda lettura di questa solennità, nella quale leggiamo che questo mistero “non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni”, ma “ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito”

Qual è questo mistero? “Che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. In poche parole, è il mistero della salvezza del genere umano che Cristo viene a portare a compimento con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione. L’Epifania è Pasqua in fieri, in divenire, anzi è l’inizio del cammino pasquale che Cristo completerà sul Golgota, con la sua morte, risurrezione ed ascensione al cielo.

Di fronte a questo mistero quale deve essere il nostro atteggiamento?

E’ quello che il profeta Isaia ci dice di attuare ogni giorno della nostra vita, soprattutto nei momenti di paura, angoscia, solitudine, malattia ed ogni forma di oppressione della coscienza che può metterci in crisi davanti a Dio: “Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”.

La festa della luce per tutti inizia da quella grotta fredda, oscura, umida di Betlemme, che cambia aspetto e prospettiva con la venuta sulla terra del Redentore.

La festa è quindi alzare la testa e gli occhi per guardare in alto e intorno: “tutti si sono radunati intorno ad un Bambino appena nato e vengono da Lui, perché Lui è l’atteso Messia e Salvatore. Vengono da vicino, come i pastori, e da lontano come i Re Magi. Tutti vengono per ringraziare Dio per tutto l’amore che ha manifestato a noi.

Oro, incenso e mirra, doni di noi mortali al Re immortale ed eterno non sono altro che la conferma di questa regalità e signoria di Dio sul creato e su tutte le creature, che Lui ha redento con il suo sangue prezioso, versato sulla croce per noi.

Pasqua Epifania, come viene detta la solennità odierna riporta al centro della nostra fede Gesù Bambino, Figlio di Dio, Verbo incarnato che salirà il Calvario e completare l’opera della salvezza del genere umano. Grazie Gesù Bambino, grazie Gesù Crocifisso, grazie Gesù Risorto e asceso al cielo, da dove discendesti per farti carne nel grembo verginale di Maria Santissima, tua e nostra celeste madre d’amore.

P.RUNGI. IL COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DELLA XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

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DOMENICA XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

DOMENICA 13 OTTOBRE 2019

Alzati e va, la tua fede ti ha salvato

Commento di padre Antonio Rungi

La liturgia della parola di Dio di questa XXVIII domenica del tempo ordinario ci offre l’occasione di riflettere in modo più circostanziato sul tema della fede.

Siamo nella scia dei testi del Vangelo di Luca di queste ultime domeniche, che ripropongono con cadenza settimanale il discorso sul credere e della potenza della fede, come è nel caso del Vangelo di oggi che ci presenta il racconto della guarigione di dieci lebbrosi, di cui solo uno torna indietro, dopo essere stato guarito per ringraziare il Signore.

E questo brano chiude proprio con l’invito di Gesù, al lebbroso guarito, quello che ha cambiato totalmente vita, di alzarsi e andare, perché la forte e convinta fede in Gesù lo aveva guarito, ma soprattutto lo aveva salvato.

Infatti, questo brano del Vangelo di Luca pone i nostri passi dentro la terza tappa del cammino che Gesù sta compiendo verso Gerusalemme; la meta ormai è vicina e il maestro chiama con ancora maggior intensità i suoi discepoli, cioè noi, a seguirlo, fino ad entrare con Lui nella città santa, nel mistero della salvezza, dell’amore.

La prima annotazione che Luca fa su Gesù è che Egli in cammino e attraversa la Samaria e la Galilea; si avvicina piano a Gerusalemme. Nel suo andare verso Gerusalemme Egli non lascia nulla di non visitato, di non toccato dal suo sguardo d’amore e di misericordia.

Continuando nella lettura del Vangelo ci viene detto che Gesù entra in un villaggio, che non ha nome e qui incontra i dieci lebbrosi, uomini malati, già intaccati dalla morte, esclusi e lontani, emarginati e disprezzati.

Tali lebbrosi Gli chiedono la guarigione. Egli accoglie subito la loro preghiera, che è un grido straziante del loro cuore e li invita ad andare a Gerusalemme e a presentarsi ai sacerdoti nel tempio. E mentre essi andavano, furono purificati. Li invita quindi a raggiungere il cuore della Città santa, il tempio, i sacerdoti. Li invita al ritorno alla casa del Padre.

E non appena ha inizio questo storico viaggio verso Gerusalemme, i dieci lebbrosi vengono risanati, vengono purificati.

A questo punto succede una cosa che Gesù fa osservare. Uno solo di loro torna indietro per rendere grazie a Gesù e per giunta fa osservare che quello che è tornato indietro è un samaritano, uno che non apparteneva al popolo eletto. A conferma che la salvezza che egli è venuto a portare è per tutti, anche per i lontani, gli stranieri. Nessuno è escluso dall’amore del Padre, che salva grazie alla fede.

Il racconto del brano del vangelo si chiude con due verbi che esprimono cammino di conversione e di rinnovamento interiore: alzarsi ed andare, ovvero risorgere. Solo la fede può farsi risorgere da una condizione di malattia dell’anima e solo la fede spinge a camminare nella vita, nonostante le difficoltà e le croci di ogni genere.

Ce lo ricorda la prima lettura di questa domenica tratta dal secondo libro dei Re, nella quale è raccontata la guarigione di Naaman il Siro, anche lui affetto da lebbra. Una volta purificato tornò dal profeta Eliseo professando la sua fede con queste parole: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele”.

Di conseguenza abbandonò ogni forma di idolatria, e si mise a servire il vero ed unico Dio, rivelato a Mosè sul monte Sinai.

Anche qui riscontriamo una forte intenzione di cambiare stile di vita religiosa e quindi di attuare una vera conversione spirituale, che tende verso la manifestazione del culto divino autentico, come quello del popolo d’Israele.

La capacità di testimoniare la fede in Cristo, che ci viene dalla docilità allo Spirito Santo ci viene richiamata, poi, dall’apostolo Paolo nel breve brano della sua seconda lettera all’amico e vescovo Timoteo. In essa Paolo, maestro e compagno di viaggi, non turistici, ma apostolici e missionari,  ricorda a Timoteo che per Gesù Cristo si deve fare ogni cosa, avere il coraggio dell’annuncio, affrontare le prove della vita, subire anche le catene e lo stesso martirio, come egli stesso, sta sperimentando in quel momento.

I limiti umani, la restrizione della libertà personale, come avviene per un detenuto, nella cui condizione si trova Paolo in quel momento, essendo stato imprigionato, a causa del Vangelo, non deve incatenare la Parola di Dio, che viaggia e cammina anche tra le sbarre di un carcere o di un luogo di detenzione forzata. Infatti, lui sopporta ogni cosa “per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna”.

E poi va nel cuore delle verità di fede essenziali per la dottrina cristiana: “Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo”. In opposizione a questo dialogo di intesa e d’amore con il Salvatore, c’è il rinnegamento, l’infedeltà che portano evidentemente la persona religiosa ad allontanarsi da Dio e a vivere senza Dio, come se Dio non esistesse.

Questo comportamento non ci aiuterà ad essere nella grazia e nell’amicizia con Cristo e quindi di sperare nella salvezza eterna.

Si tratta di un forte monito per ricordare a ciascuno di noi che la fede va vissuta, testimonianza con coraggio fino alla morte.

Naaman, il lebbroso del vangelo che torna indietro a ringraziare, Timoteo sono personaggi citati nella parola di Dio di questa Domenica, insieme al profeta Eliseo e all’Apostolo Paolo che vanno nell’unica direzione possibile, quella che dà salvezza e sicurezza, e cioè la direzione di Cristo.

Possiamo, a conclusione di queste riflessioni e considerazioni, elevare la nostra mente a Dio con la preghiera della colletta di questa domenica: “O Dio, fonte della vita temporale ed eterna, fa’ che nessuno di noi ti cerchi solo per la salute del corpo: ogni fratello in questo giorno santo torni a renderti gloria per il dono della fede, e la Chiesa intera sia testimone della salvezza che tu operi continuamente in Cristo tuo Figlio”. Amen.

AUGURI A PAPA FRANCESCO CON UNA SPECIALE PREGHIERA DI P.RUNGI

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P.RUNGI (TEOLOGO PASSIONISTA). UNA SPECIALE PREGHIERA PER PAPA FRANCESCO IN OCCASIONE DELL’ONOMASTICO DA PONTEFICE
 
Per la festa di san Francesco del 4 ottobre 2019, padre Antonio Rungi, teologo passionista, delegato arcivescovile per la vita consacrata della Diocesi di Gaeta, ha composta una speciale preghiera per Papa Francesco, che festeggia il suo onomastico da Pontefice. “Questa è il settimo anno e la settima volta che Papa Francesco – afferma padre Rungi – ricorda in modo speciale San Francesco d’Assisi, che ha scelto come sua guida e protettore nel servizio apostolico e ministero petrino, essendo stato eletto al soglio pontificio il 13 marzo del 2013. Con tanti problemi che il Papa si trova ogni giorno ad affrontare nella Chiesa e al di fuori di essa, con una speciale attenzione che ha ai problemi ecologici, etici e sociali, una preghiera come questa, che tutti i cattolici vorranno elevare al Signore per il Papa, certamente lo aiuterà e lo sosterrà. D’altra parte è lui stesso che continuamente ci chiede di pregare per la sua persona. E noi lo facciamo con gioia, volentieri, ben sapendo che il Signore ascolta le nostre umili orazioni per il pastore universale della sua chiesa, sparsa su tutta la terra”.
 
Ecco il testo dell’orazione scritta da padre Antonio Rungi
 
Nella festa del nostro Patrono, San Francesco,
ci rivolgiamo a Te, Signore Gesù Cristo,
per intercessione del Poverello d’Assisi,
perché protegga il nostro romano pontefice,
che porta il nome di così grande santo,
amico dei poveri e coraggioso apostolo
della misericordia, del dialogo
e della fraternità universale.
 
Rendi fruttuoso, o Signore,
l’operato e l’insegnamento
del Vescovo di Roma,
perché nel costante
richiamo ai valori cristiani
possa trovare anime ben disposte
a lasciarsi toccare dalla carità
e dalla vera letizia francescana.
 
Nulla turbi il cuore e la missione
di Papa Francesco,
in questo periodo difficile
per le sorti del genere umano
e come il Poverello d’Assisi
ricostruisca con il saggio operare
e il sapiente consigliare
l’umanità in rovina
per l’insensato agire
di governi e nazioni
che non hanno a cuore
il bene di ogni uomo
e di tutto l’uomo.
 
Maria, Madre della gioia
e della letizia di chi si mette in cammino
sorregga il ministero petrino
di Papa Francesco,
per moltissimi anni ancora,
a gloria di Dio e per la salvezza delle anime.
 
San Francesco,
modello di vita per quanti governano,
sia maestro illuminante
e guida costante
per il Santo Padre,
Papa Francesco. Amen.

P.RUNGI. QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA- 31 MARZO 2019

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QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA

DOMENICA 31 MARZO 2019

CON L’ UMILTA’ DEL CUORE CHIEDIAMO PERDONO E RICOMINCIAMO

Commento di padre Antonio Rungi

Con la quarta domenica di Quaresima, detta della letizia entriamo nel vivo del cammino di conversione verso l’annuale Pasqua di morte e risurrezione di Cristo, ma anche della nostra risurrezione spirituale in Cristo, mediante la gioia di ritornare al Lui con tutto il cuore, pentiti, come il figliol prodigo del Vangelo di questa domenica. Si tratta di un cammino spirituale ed interiore al quale nessuno di noi può sottrarsi. Ci obbliga il nostro essere battezzati e il nostro essere consacrati alla passione, morte e risurrezione di Cristo.

Questo cammino, spero, che ognuno di voi l’abbia intrapreso da tempo. Siccome i avvicina la Pasqua 2019, se questo cammino di ritorno non è neppure iniziato, sia questo il momento favorevole per farlo, in quanto Dio ci attende a braccia aperte, fin quando non ritorniamo a Lui, come ci ricorda sant’Agostino, in una delle sue più celebri aforismi: O Signore, il mio cuore è inquieto, finché non riposa in Te”. Facciamo riposare questo nostro travagliato, agitato ed afflitto cuore nella bontà e nella tenerezza di Dio, che si fa misericordia e si fa dono per tutti noi, peccatori sinceramente pentiti e riconoscenti a Dio. Prendiamo ad esempio il pentimento del figlio prodigo che ritorna al Padre e chiede di essere nuovamente accolto nel suo cuore e nella sua casa, cioè nella sua misericordia e nella sua chiesa.

Il figliol prodigo che va via dalla casa del Padre è il peccatore che esce dalla comunione con Dio e rompe ogni legame con il Signore, in attesa del ripensamento e del ritorno.

Dio non si stanca di aspettare, fino all’ultimo istante questo ritorno al piena comunione con lui nella grazia nell’amicizia.

E lui ci attende non solo sull’uscio della chiesa, per dargli il perdono qui su questa terra, mediante il sacramento della confessione; ma lo attende sull’ingresso del paradiso, per donargli la felicità senza fine. E’ tempo di ritorno e non possiamo più attendere per convertirci tutti a Dio,

Sta a noi entrare in questo cammino di ritorno a Dio da celebrare continuamente con una forte comunione di grazia e in grazia con Lui.

Il modo per farlo è mettersi nella condizione di quel che realmente siamo: peccatori e perciò bisognosi di perdono e di misericordia di Dio.

Non illudiamo noi stessi e gli altri: siamo tutti peccatori e perciò stesso abbiamo bisogno del suo perdono.

Quel Padre attende con pazienza, ma spera sempre che il ritorno inizi davvero e lo fa scrutando l’orizzonte della storia e del mondo, scrutando l’orizzonte del nostro cuore, spesso privo di quel rosso di sera, che fa ben sperare per l’alba e l’inizio di un nuovo giorno pieno di sole e di grazia del Signore.

Facciamo nostre le parole del figlio pentito: “Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre”.

Ci vogliamo rialzare dalla nostra debolezza interiore, frutto di una mancato assorbimento dei nutrienti essenziali alla vita dello spirito, che sono la preghiera, la penitenza e la carità sincera.

Non bisogna crogiolarsi nei peccati; anzi bisogna riemergere da essi prima che sia troppo tardi, prima che si abbia toccato il fondo del disastro morale più grave.

Non dobbiamo attendere i tempi del figliol prodigo per rinsavire dalle nostre condotte non buone e immorali, oltre che malvagie. Sia ricorrente questa preghiera del cuore, che ci sprona alla conversione: “O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina”.

E non diciamo mai, e poi mai: io sono senza peccato. Che peccato faccio o posso fare? Non dimentichiamo che nessuno di noi è senza peccato e come tali non possiamo giudicare gli altri o scagliare la pietra della condanna che uccide anche i sinceramente pentiti.

Nel cammino verso la Pasqua, ci incoraggi quanto scrive Giosuè nel suo Libro, in merito al popolo eletto: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto». La celebrazione della Pasqua a

Gàlgala al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico fu motivo per andare avanti nel cammino dell’esodo. Infatti, il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno. E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan”. Dio premia sempre la buona volontà di ogni uomo della terra. D’altra parte nel brano della seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi, ci vengono ricordati alcuni concetti teologici di base: se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Siamo, dunque, ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Noi siamo i portavoce  di Dio, i trombettieri dell’Altissimo, i maestri di musica divina che fanno cantare perfettamente i coristi di quanti credono in Dio. Facciamo sì che questa gioia di vivere e testimoniare il vangelo arrivi attraverso di noi ai nostri fratelli vicini e lontani.