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Il mio ricordo di una mamma speciale

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Per la festa della mamma 2012

Nel Silenzio della notte

Nel silenzio della notte
un’amorevole mano mi accarezza il volto
e mi trasmette tutto il suo amore.
Sei tu mamma, che anche nel cuore delle notti
della nostra vita, vigili sul cammino di tuo figlio
e dei tuoi figli.

Non dormi perché il tuo vigilare
sia di sostegno ai tuoi cari.
da quando piccolini, nel cuore della notte,
eri costretta a svegliarti dai nostri pianti
di bambini appena nati,
a quando ormai grandi
attendevi il nostro ritorno a casa
o un segnale al telefono
per comunicarti che eravamo arrivati.

Mai neppure per un attimo
non hai allontanato il tuo sguardo su di noi.
Mai, neppure per un attimo, hai smesso
di amare il frutto del tuo grembo
generato alla vita del tempo,
per un grande amore per l’Eterno.

Grazie, mamma, anche se oggi non sei più con me,
ma voli negli immensi spazi celesti,
accanto ad una Madre, più grande di te,
ma con lo stesso cuore di mamma,
sofferente, vigilante ed aperta alla speranza.

Lì, dove sono certo, che tu godi della visione di Dio
pensa ancora oggi ai tuoi figli,
immersi in un mondo molto difficile,
in cui i figli ammazzano le madri,
ma anche, cosa più terribile, le madri sopprimono la vita
prima, durante e dopo il partorire.

Madre dell’avvenire, madre della nostra felicità
proteggi dal cielo, insieme alla Vergine Maria,
questa umanità senza più Dio
e senza più vero amore alla vita.

Padre Antonio Rungi, passionista

Benevento. I 100 anni dei Frati Minori del Sannio con la peregrinatio del corpo di San Bernardino da Siena.

consiglio-comuunale-2.jpgconvegno-di-studi-maggio.jpgBenevento, 7 maggio. I cento anni dell’istituzione della provincia religiosa dei Frati Minori del Sannio e dell’Irpinia (1911-2011) sono stati solennemente festeggiati nel corso dell’intero anno giubilare che si conclude, domani 8 maggio 2012, dopo tante iniziative promosse dal Consiglio Provinciale dei Francescani di Benevento, guidato da padre Sabino Iannuzzi. A caratterizzare la conclusione di tutto il ciclo di celebrazioni messo in atto dalla Provincia religiosa dei Francescani, dedicata alla Madonna delle Grazie, è stata la straordinaria peregrinatio delle spoglie mortali di San Bernardino da Siena, che sono state venerate in tutte le località del Sannio e dell’Irpinia, dove operano i Frati Minori da oltre 100 anni. La peregrinatio delle spoglie mortali del grande santo, che sono custodite a L’Aquila si è conclusa con la concelebrazione eucaristica di domenica 6 maggio 2012, dalle ore 18.00 alle 20,30 nella Basilica Pontificia Minore della Madonna delle Grazie in Benevento. Concelebrazione  presieduta dall’arcivescovo di Benevento, monsignor Andrea Mugione, con la partecipazione di diversi vescovi della Campania, tra cui monsignor Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto-Telese-Sant’Agata dei Goti, e di altre regioni, di moltissimi sacerdoti e religiosi, di tantissimi fedeli che sono arrivati a Benevento da tutti i luoghi dove operano instancabilmente i figli spirituali di San Francesco in un territorio, come quello del Sannio e dell’Irpinia, terra di santi, come Padre Pio da Pietrelcina. Nell’omelia, monsignor Mugione ha tratteggiato la figura, la santità e il messaggio di San Bernardino da Siena contestualizzandolo al tempo odierno, necessitato del bisogno di Dio e della grazia che proviene dalla vera vite che è Cristo. Le spoglie mortali di San Bernardino erano arrivate nel capoluogo sannita, giovedì 3 maggio alle ore 21.00, dopo quasi 1000 km percorsi, e 36 comunità visitate, accolte dal Vicario generale dell’Arcidiocesi di Benevento Mons. Pompilio Cristino, dal rettore della Basilica Fr. Filippo Lucarelli, e da numerosi sacerdoti, religiosi e fedeli. Dopo i saluti del Ministro provinciale Fr. Sabino Iannuzzi, del sindaco e del rettore, l’urna è stata portata in Basilica, dove si è tenuta la veglia di preghiera. Nel corso dell’esposizione sono tanti tantissimi i fedeli che si sono fermati in preghiera davanti all’urna del santo. Venerdì, 4 maggio si è tenuto, a Benevento, un importante convegno sul tema: «San Bernardino da Siena: “ieri ed oggi”». Organizzato dalla Provincia dei Frati in collaborazione con il Centro Studi del Sannio, coordinato dal Prof. Paolo Palumbo, Vice Direttore Organizzativo del Centro Studi. Ai saluti del Prof. Michele Ruggiano, Direttore organizzativo del Centro hanno fatto seguito gli interventi di: Fr. Quirino Salomone, Rettore della Basilica del Santo a L’Aquila; Prof. Luigi Capasso, ordinario di antropologia all’Università di Chieti; Fr. Nicola Riccardi, docente di etica economica alla PUA di Roma. Ha concluso i lavori, a cui ha partecipato S. Ecc. Mons. Andrea Mugione, il Ministro provinciale. Due gli argomenti trattati dai relatori: “Il corpo di San Bernardino-anteprima dell’ultima ricognizione canonica del 2009″ e “il pensiero economico e la società del tempo di San Bernardino da Siena”. Temi di straordinaria attualità, tanto da suscitare vivo interesse da parte dei convegnisti. La peregrinatio è stata anche un forte momento di aggregazione, di testimonianza della carità evangelica vissuta nell’oggi delle comunità visitate, soprattutto delle opere di misericordia corporale, tra le quali è prevalsa la visita ai carcerati. Per ben due volte,  infatti, accompagnato dai Frati Minori di Benevento, il corpo di San Bernardino ha varcato la porta di un carcere. Il 27 aprile mattina ha visitato la Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi e nel pomeriggio del 4 maggio, la Casa circondariale di Benevento, ove il santo è stato ricevuto con amore e devozione dai fratelli carcerati, chiaramente commossi davanti ad un’icona di un santo, segno di speranza e di riscatto anche per loro.

antonio.rungi@tin.it

I fioretti del mese di Maggio 2012 per quanti sono impegnati in politica

4215_festa-della-liberazione.jpgFioretti speciali per i politici cattolici italiani

Alla vigilia delle elezioni amministrative, un elenco di consigli spirituali per i politici italiani. Crisi della politica, crisi del lavoro, crisi economica mondiale. Da tutta questa emergenza si può uscire fuori anche attraverso una risposta politica dei politici, impegnati seriamente a favore dei cittadini. Qui mi rivolgo ai politici cattolici, che sono abituati a seguire il mese di maggio, con una serie di cose da fare, nel nome della Vergine Santa, per il proprio bene spirituale e per il bene del popolo italiano e mondiale.  E’ un elenco di 30 fioretti stilato  in occasione del mese di Maggio.
Si tratta di semplici consigli pratici per esercitare bene il proprio ufficio di rappresentante del popolo. Per estensione, l’elenco riguarda qualsiasi persona, a vario livello, impegnata nell’amministrazione della cosa pubblica.
 
1. Impegnati, oggi, a non dire  bugie per giustificare il tuo operato politico.
 2. Evita, in questa giornata, di accettare qualsiasi raccomandazione, tanto alla fine non puoi fare nulla per il cliente di turno.
 3. Non dire neppure una parola contro il tuo avversario politico, ma rispetta il silenzio che ti sei imposto per questione etica.
 4. Oggi, fai un gesto di bontà: visita senza la scorta dei giornalisti e senza il clamore dei media una persona in difficoltà o ammalata.
 5. Dona una tantum, una parte considerevole del tuo stipendio di onorevole o amministratore per opere di beneficenza.
 6. Impegnati ad essere umile e a mettere da parte la presunzione e l’orgoglio di chi pensa di essere la verità assoluta.
 7. Non esporti oggi a qualsiasi mezzo che rilanci la tua immagine di politico locale o nazionale.
 8. Dimentica l’ufficio politico che occupi e rimboccati le maniche per aiutare coloro che non hanno nulla e sono in difficoltà.
 9. Non cercare i primi posti nelle assemblee e nei raduni di ogni genere, ma cedi il tuo posto a persone semplici.
 10. Non fare nulla per ottenere il consenso della gente, ma fa ogni cosa con retta coscienza e nel rispetto delle leggi.
 11. Cura i tuoi affetti in famiglia e dedica maggior tempo ai tuoi figli o parenti stretti.
 12. Vivi la politica con il necessario distacco, per non restare deluso quando dovresti essere messo da parte.
 13. Rifiuta denaro e ricompense anche se leciti, ma accontentati del tuo stipendio di lavoratore o professionista.
 14. Dai buon esempio di vita etica. Ogni cittadino merita anche un politico onesto e retto.
 15. Fai il tuo lavoro con passione, ma senza preferenze di persone, anche se fossero i tuoi più stretti collaboratori.
 16. Evita di litigare con i rappresentanti delle istituzioni, ma dì sempre una parola di pace e di concordia.
 17. Rispetta le regole della democrazia e del sereno dibattito politico senza offendere persone e istituzioni.
 18. Non strumentalizzare la religione per confermare idee preconcette, che non appartengono a nessuna corrente.
 19. Difendi i giovani, gli anziani e gli ammalati ed impegnati a dare sollievo a ciascuno di loro.
 20. Recupera la tua spiritualità con un’ora di preghiera personale in tutti i giorni.
 21. Nei limiti del possibile partecipa alla messa e all’eucaristia ogni giorno o almeno alla domenica e nelle feste coamandate.
 22. Confessa i tuoi peccati al ministro della riconciliazione ed impegnati ad evitare il male per il bene e la salvezza della tua anima.
 23. Non falsificare atti e documenti per favorire qualcuno che ti interessa, nè abusare mai dell’ufficio che occupi a servizio degli altri.
 24. Non dare il tuo voto per far passare leggi e norme che sono contro la morale naturale, cristiana e cattolica.
 25. Vivi il tuo mandato politico o amministrativo con la serenità necessaria, che è un incarico di passaggio, nel quale non bisogna addormentarsi.
 26. Ama sinceramente il popolo che ti ha eletto e sacrifica qualcosa di te stesso per migliorare le sue condizioni di vita in generale e lavorativa.
 27. Coltiva una speciale attenzione ai valori religiosi e difendi la libertà di culto di ogni credente, anche se straniero.
 28. Sii tollerante verso coloro che la pensano diversamente da te non solo in campo politico, ma anche religioso e sociale.
 29. Affidati ogni giorno alla Madonna e ai tuoi santi protettori, perché ti illuminino nella ricerca del bene comune.
 30. Di ogni gesto che compi ricordati che ne renderai conto al Signore, perciò agisci con rettitudine e nel rispetto di tutti.
 
Questi suggerimenti per vivere da politici autentici nel nostro tempo sono utili sempre e potrebbero costituire un vero e proprio compendio morale per coloro che svolgono un servizio alla comunità civile e sociale. Applicarli con coerenza significa il successo garantito presso la gente.
Ma non è facile concretizzarli in un mondo come il nostro che bada molto ai propri interessi e per nulla a quelli della gente…

 

Falciano del Massico (Ce). Ad un mese e mezzo dall’Ordinanza del Sindaco di “Non morire”

Chiese_Fa_01.jpgvista.jpgNel contesto del tempo pasquale sembra quanto mai appropriato il richiamo, per una doverosa riflessione sul tema del rispetto dei morti, all’ordinanza sindacale del Primo cittadino, il dottore Giulio Cesare Fava, del Comune di Falciano del Massico, in provincia di Caserta, nella Diocesi di Sessa Aurunca, N. 9 del 5 marzo 2012, nella quale dispone il “divieto di oltre passare il confine della vita terrena per andare nell’aldilà”, in poche parole dispone di “non morire” per i suoi concittadini. Non è una trovata pubblicitaria, forse sarà una vera provocazione per sollecitare l’interesse della città e delle istituzioni superiori all’Ente locale, circa la questione della mancanza di loculi nel cimitero locale e quindi l’impossibilità di dare segna sepoltura nel Comune di residenza a quanti lasciano questo mondo.
Le motivazioni sono chiaramente espresse nella premessa, ove si legge: “Premesso che: – il Comune di Falciano del Massico non ha il Cimitero nel proprio patrimonio immobiliare; – dalla data della acquisita autonomia, avvenuta nel settembre 1964, il Comune di Falciano del Massico si è sempre servito del vicino Cimitero “S. Lorenzo”, di proprietà del Comune di Carinola e ubicato nel suo territorio comunale; – che la gran parte delle tumulazioni è stata organizzata dalle locali confraternite che storicamente hanno avuto la disponibilità di un numero di loculi sufficiente per le esigenze cittadine; – tale Cimitero è arrivato a saturazione anche per quanto riguarda la componente confraternite che non dispongono più di adeguato numero di loculi”; inoltre si legge nell’ordinanza: “ Preso atto che il Comune di Falciano del Massico ha stipulato una convenzione con il Comune di Carinola per l’ampliamento dell’attuale Cimitero “S. Lorenzo”, ma che a tutt’oggi non sono iniziati i lavori; atteso che, allo stato, i cittadini di questo Comune incontrano gravi difficoltà, se non anche impossibilità, nel reperimento di loculi dove tumulare i propri cari deceduti; atteso che la mancanza di tumulazione di un defunto pone un grave problema di emergenza sanitaria e di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale; ritenuto di dover adottare apposita ordinanza contingibile e urgente, assumendo i poteri derivanti dall’art. 50, comma 5, del D. Lgs. 267/2000”, il Sindaco, Giulio Cesare Fava “Ordina: 1. Con decorrenza immediata, e per quanto nelle possibilità di ciascuno, è fatto divieto ai cittadini residenti nel Comune di Falciano del Massico, o comunque di passaggio per il territorio comunale, di oltrepassare il confine della vita terrena per andare nell’aldilà; 2. Di notificare la presente ordinanza ai cittadini di Falciano del Massico a mezzo notifica collettiva con affissione all’Albo Pretorio comunale on line e nelle bacheche comunali”.
Da tutto il contesto è facile rilevare l’amarezza del Primo Cittadino che da quasi 50 anni il Comune di Falciano del Massico non riesce ad avere uno spazio autonomo e realizzare il cimitero cittadino per una serie di motivi addotti dallo stesso Sindaco, ma che poi in concreto ingloba altri significativi aspetti umani, sociologici, storici e localistici.
Attualmente il Comune circa 4.000 abitanti, due parrocchie, 1.300 nuclei familiari. Molti sono gli anziani che vivono in questo piccolo centro a ridosso di Carinola e di Mondragone, dal quale dista 7 Km. L’attività prevalente è quella agricola, con limitato impegno nelle attività del terziario, dell’industria e del turismo. In assenza di lavoro i giovani della cittadino sono costretti ad emigrare in altre parti d’Italia o all’estero. Mancano le scuole superiori, manca il cimitero, mancano quei servizi utili alla popolazione, in ragione del fatto del limitato numero degli abitanti. Eppure dall’autonomia in poi, risalente al 1964, il Comune di Falciano è progredito tantissimo nei vari campi e nei servizi. Anche la presenza del noto Lago di Falciano costituisce un richiamo turistico per la zona, meta di costante visite di scuole e di villeggianti.
Ma la storia del piccolo centro parte da molto lontano. Risalgono, infatti, tra i 70.000 e i 30.000 anni fa i primi ritrovamenti in località “Grottolelle” , poco fuori il centro abitato non lontano dalla strada provinciale Falciano -Mondragone. Nei lavori di escavazione di una cava fu scoperta una grotta nel cui interno si rinvennero numerosi strumenti in selce.Poco a nord del centro storico si localizza un altro sito riconducibile al Paleolitico Superiore (35.000 10.000 anni fa) che ha restituito cospicui manufatti preistorici. Falciano si consolida nella sua identità geografica e storica durante l’epoca romana. Nel 340 a.c. l’Ager Falernus (corrispondenti agli attuali territori dei comuni di Falciano del Massico Carinola e Mondragone) viene conquistato dai romani e tolto agli Aurunci. Nel suo centro i romani vi fondano la città di Foro Popilio (tra Falciano e Carinola), vi costruiscono la via Appia (312 a.C.) e distribuiscono il territorio (centurazione) a numerosi coloni. Intorno alla seconda metà del II secolo a. C. nascono molte ville rustiche, munite nella gran parte di una stanza per il torchio (torcular) nelle quali veniva prodotto il famoso Falerno, il vino più rinomato in età romana esportato in tutto il mondo allora conosciuto. Ancora oggi, sulle colline prospicienti Falciano, è possibile ammirare le vestigia di queste ville ( Castellone, Castelluccio, Le Mura, Finocchiaro, Macerone, ecc.). Mura in opera poligonale, pavimenti in cocciopesto con caratteristici disegni formati da tessere in marmo resti di torchi, cisterne, ecc. Ulteriore sviluppo della cittadina si registra durante l’intero Medioevo. Infatti, con la scomparsa nel V secolo d. C. del centro egemone di Foro Popili si assiste al proliferare dei nuovi nuclei abitati ed all’espansione dei pagi romani tra cui Falciano (Fauciano – Faustiano). Nell’alto Medioevo si segnala la grangia benedettina, di cui si ha notizia nell’875, di “S. Maria in Fauciano” e il Monastero di S. Laro di cui sono ancora visibili i resti presso l’omonima masseria. Particolare importanza riveste il monastero di Martino, Santo vissuto alla fine del VI secolo sulla cui tomba ben presto nacque un monastero, poi benedettino. Nella grotta che ospitò l’eremita sono presenti diversi cicli pittorici con affreschi che vanno dal IX secolo fino a tutto il periodo barocco Il museo (in via di allestimento) ospiterà i reperti archeologici di età preistorica e romana che nel corso di questi ultimi anni sono venuti alla luce a seguito dei numerosi scavi condotti in zona dalla Sopraintendenza. Ceramica a vernice nera, sigillata italica e sigillata africana troveranno spazio in bacheche con approfondite didascalie. Saranno visibili una ricostruzione a grandezza reale di un torchio di età romana nonché i vari tipi di anfore prodotte in zona(tipico contenitore per il trasporto del vino). Non mancheranno numerose epigrafi e pannelli a tema che aiuteranno il visitatore a seguire le dinamiche storico-evolutive del territorio. Una sezione del museo sarà dedicata alla fase preistorica con l’esposizione dei materiali in selce.
Falciano è una comunità profondamente cristiana con feste importanti come quella di San Rocco e San Pietro. Si divide in due parrocchie che in gergo comune sono dette di Falciano-capo e Falciano-Selice. Il nucleo più antico è quello che fa riferimento alla parrocchia S. Pietro. La chiesa è riccamente decorata da stucchi barocchi sembra sorta nel XVII secolo. Da ammirare al suo interno la splendida cantoria lignea con quattro scene neotestamentarie: Circoncisione di Gesù; Fuga in Egitto; Predica di S. Giovanni nel deserto e Battesimo di Gesù. L’altra chiesa parrocchiale è dedicata ai Santi Martino e  Rocco. Si accede nella piccola chiesa attraverso un portale architravato sormontato da una lunetta con archivolto decorata da motivi zoomorfi. Quest’ultimo è stato riutilizzato e può essere forse di età romanica. I numerosi quadri (dal XVI al XIX secolo),qui una volta presenti sono oggi conservati presso la nuova ed omonima chiesa in via Alloro.
Il Patrono è San Rocco e si festeggia il 16 agosto con una grande festa popolare che richiama in Paese i tanti falcianesi che sono emigrati all’estero o vivono altrove in Italia e che mantengono le loro radici nel loro paese d’origine.
A distanza di un mese e mezzo dall’ordinanza del Sindaco di Falciano del “divieto di oltrepassare il confine della vita terrena”, in altre parole di non morire, sarebbe interessante sapere quante persone sono morte in questi giorni e quale cittadino ha disobbedito al dispositivo del Sindaco. Sarebbe forse il caso di mettere anche una multa al caro estinto, se qualcuno se ne è andato su “volontà di Dio” che è Padrone della vita e della morte, contravvendo alle disposizioni sindacali. Certo un’anomala ordinanza del genere fa riflettere e ci fa pensare come oggi non solo sia difficile vivere, ma anche morire. E’ difficile trovare un posto non solo al Cimitero di Falciano, che cimitero non ha e deve far ricorso altrove, ma in tante altre parti d’Italia. Questo apre al problema della cremazione, che in molti comuni è autorizzata e che gli stessi cattolici possono praticare, purché non sia contro la fede e l’insegnamento del magistero della Chiesa.

Riflessione. Gli sportivi si curino meglio e si preoccupino di più della loro salute. Spesso hanno famiglia e figli!

Morosini1.jpgIl caso Morosini solleva anche questioni di ordine morale. La cura della salute, viene prima di ogni attività sportiva professionistica, fosse pure quella certificata come ai massimi livelli diagnostici e di prevenzione. Bisogna prestare maggiore attenzione alla salute e non solo fisica degli atlenti, evitando di sottoporli a sforzi continuativi, se non a livello fisico, a livello psicologico e neurologico. Oggi il calcio, come tanti altri sport stressa gli atleti, in quanto le prestazioni ad alto livello e il buon rendimento in campo, compensa anche il rendimento fuori campo. Per cui lo sforzo di riuscire sempre meglio, spesso si paga con il compromettere la salute complessiva. La competizione eccessiva, il contesto culturale, sociale ed economico in cui si muove il cacio e gli altri sport non aiutano a far stare sereni né i calcatori e né i tifosi. Ridimensionare il fenomeno e l’affare calcio penso che sia dovere di tutti. Troppo esaltazione e troppa rivalità, ma anche troppi interessi che ruotano intorno al mondo del calcio. Di fronte alla morte di un giovane giocatore, bisogna non solo sospendere il campionato per una partita, che non necessariamente si deve recuperare (un turno lo si può anche annullare), ma si tratta di ripensare tutto il settore non solo alla luce delle conoscenze e del progresso medico, ma anche dell’etica in generale e della deontologia professionale. A tale riguardo  bisogna valutare attentamente da un punto di vista di etica cristiana, personale e sociale fino a che punto il calcio portato a questi livelli rispetti davvero la persona umana e nel caso specifico il “lavoratore” sportivo. E’ bene ricordare quanto è scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica circa il quinto comandamento di “Non uccidere”, circa la cura della salute: “La vita e la salute fisica sono beni preziosi donati da Dio. Dobbiamo averne ragionevolmente cura, tenendo conto delle necessità altrui e del bene comune.La cura della salute dei cittadini richiede l’apporto della società perché si abbiano le condizioni d’esistenza che permettano di crescere e di raggiungere la maturità: cibo e indumenti, abitazione, assistenza sanitaria, insegnamento di base, lavoro, previdenza sociale. Se la morale richiama al rispetto della vita corporea, non ne fa tuttavia un valore assoluto. Essa si oppone ad una concezione neo-pagana, che tende a promuovere il culto del corpo, a sacrificargli tutto, a idolatrare la perfezione fisica e il successo sportivo. A motivo della scelta selettiva che tale concezione opera tra i forti e i deboli, essa può portare alla perversione dei rapporti umani. La virtù della temperanza dispone ad evitare ogni sorta di eccessi, l’abuso dei cibi, dell’alcool, del tabacco e dei medicinali. Coloro che, in stato di ubriachezza o per uno smodato gusto della velocità, mettono in pericolo l’incolumità altrui e la propria sulle strade, in mare, o in volo, si rendono gravemente colpevoli. L’uso della droga causa gravissimi danni alla salute e alla vita umana. Esclusi i casi di prescrizioni strettamente terapeutiche, costituisce una colpa grave. La produzione clandestina di droghe e il loro traffico sono pratiche scandalose; costituiscono una cooperazione diretta, dal momento che spingono a pratiche gravemente contrarie alla legge morale”. Sono riferimenti e richiami morali molto precisi, soprattutto in ordine al successo sportivo, che richiede la virtù della temperanza da parte di chi sono i responsabili dei club e ai giocatori. Bisogna evitare eccessi di ogni genere, così pure nell’uso dei medicinali, degli stimolatori, dei vari integratori che si usano per recuperare le energie dopo prolungati sforzi e stress da attività sportiva. Tutto deve contribuire al bene della persona e lo sport deve essere occasione di sano divertimento  e non di frustrazioni di ogni genere. Le cause della morte di Morosini che saranno gli esperti a stabilirle scientificamente, mediante l’esame autoptico, qualsiasi risultaro darà (davvero secondario rispetto alla morte di un giovane atleta) deve fare riflettere seriamente tutto il settore dello sport. Anche se una sola morte in campo ogni 40 anni è un dato statistico irrilevante, come sembra sia capitato in Italia, rimane una sconfitta, perché, al di là dell’evento imprevedibile come un aneurisma cerebrale, rimane il fatto che la salute fisica, psichica e spirituale dei calciatori va controllata non ogni sei mesi o ogni anno, ma tutte le volte che iniziano gli allenamenti e soprattutto le gare, quelle che si presentano con più cariche motivazionali ed emotive. I controlli devono essere sistematici in ragione anche al tipo di vita ed anche alla storia della salute dello sportivo e dei suoi familiari. I fattori ereditari ed a rischio in determinate famiglie non possono non essere considerati quando si sottopone un atleta a sforzi continui, tra ritiri, allenamenti, partite di due tre alla settimana, spostamenti in pullman o in aero, ritorno a casa e i tanti pensieri che occupano la mente dei calciori e sportivi. A ciò si aggiunga la pressione dei media e tutto ciò che viene valutato dallo stesso giocatore utile o dannoso per se e il quadro di preoccupazione e tensione si può innalzare facilmente. Poi lo stress in campo, gli sconti corporali volontari ed involontari durante le partite, certo tutte queste cose non aiutano lo sportivo a stare in salute, al contrario gli mettono ansia e producono stanchezza e stress. Il calcio come lo sport in genere a livello professionistico non è più un sano divertimento e un relax,  ma un lavoro a tutti gli effetti che se si fa sotto stress e pressione può generare sofferenze e malattie di ogni genere e qualche volta anche la morte in campo o fuori campo, questo poco importa. La vita umana anche se una sola vale più di miliardi e miliari di soldi e successi che circolano intorno allo sport e anche oltre lo sport”.

Il Sabato del silenzio e della riflessione!

quaresima-periodo-penitenziale.jpgimg-1301209990.jpgPer la Chiesa cattolica il Sabato santo è l’unica giornata nel corso dell’intero anno liturgico in cui i cristiani sono chiamati a vivere nel silenzio totale.

Silenzio riflessivo e meditativo.

 Silenzio interiore ed esteriore.

Silenzio di personale raccoglimento.

Silenzio per una sincera e corrispondente revisione della propria vita, davanti al sepolcro di Cristo morto per la nostra salvezza e per riscattarci dalla nostra condizione di peccato.

Abbiamo bisogno di fare silenzio dentro e fuori di noi. Troppo rumore, caos, troppo bisogno di farsi notare, di parlare, di dire la propria, a volte senza neppure dire qualcosa di sapiente e giusto in quel momento o sempre.

Il protagonismo prende il sopravvento rispetto alla ricerca dell’ultimo posto per pensare meglio a se stessi, per ritagliarsi uno spazio di vita, una vitalità nuova, in quanto stare a tu a tu con la propria coscienza, da un lato può metterci in crisi, perché vediamo tutta la nostra povertà, la nostra pochezza, se siamo in grado di carpirne le reali condizioni della nostra anima; dall’altro ci apre quello spiraglio di riascatto e di rinascita, senza il quale la nostra vita, pur nel silenzio, pur immersa nella meditazione e nella solitudine, ci porterebbe inevitabilmente verso la morte dell’anima, la morte del cuore, la morte delle relazioni vere.

Ecco il Sabato Santo è questo giorno in cui noi riflettiamo seriamente sul nostro passato e presente, ma soprattutto progettiamo il nostro futuro.

C’è chi questo futuro lo sogna, pensando a realizzare le cose materiali che ha in sospeso (la casa, la professione, la carriera, il successo) e chi invece pensare a realizzare un vita gradita a Dio, dando una svolta completa alla sua vita priva di senso e solo proiettata nel tempo.

Non sempre a fare questi discorsi di proiezione verso l’eterno e il futuro sono i discepoli preferiti del Signore, quelli che nella sua vita, ma anche nella sua morte e risurrezione stettero più vicino a lui, nonostante i tradimenti, i rinnegamenti e gli abbandoni, ma sono sempre di più quelli che erano e sono lontani da Dio e vanno alla spasmodica ricerca di Lui, attraverso la scienza e il ragionamento, attraverso un incontro fortuito con i sapienti nella fede di oggi, che sono di ogni grado e condizione sociale o posti in essere nella gerarchia ecclesiale o nel popolo di Dio.

Questi cercatori di Dio spesso si imbattono in superficiali modi di intendere e vivere la fede, mentre vanno alla ricerca di persone credenti e credibili non solo per quello che dicono, ma per quello che effettivamente fanno nella vita.

Non si può affermare con convizione di fede che Cristo è morto per noi per poi non fare un gesto d’amore nel nome di Cristo per chi soffre e si trova nel bisogno.

Non si può affermare che Cristo è davvero risorto dai morti se poi il cristiano continua a vivere da morto, senza produrre quei frutti di vita e di risurrezione che lo portano a guardare avanti, nonostante la croce e la sofferenza del momento, in quell’orizzonte di un Dio eterno, che ci ha preparato un posto nel suo Regno.

Il mio Regno non è di questo mondo aveva detto a Pilato durante il processo. Ma Pilato, come tanti uomini in tutte le istituzioni umane e religiose che amano il potere, non poteva comprendere, come non comprendono coloro che amano sedere sulle poltrone di ogni genere e non ne sanno ridiscendere, perché privi di quella vera autorità che nasce e si sviluppa in un cuore che ama e dona se stessi agli altri.

Gesù poteva ben dire che il suo Regno non era di quaggiù, ma di lassù. perchè quaggiù nonostante che Cristo sia morto e risorto, ancora si è legati ai poteri temporali di ogni genere, dimentichi del fatto che con la morte, con la discesa nel sepolcro non poteremo con noi nessun potere se non quello dell’avere amato con cuore sincero.

Quell’amore che ci aprirà sicuramente la strada della risurrezione in questo mondo, ma soprattuto ci aprirà la strada di quella Pasqua eterna che non dobbiamo mai perdere di vista, anche se oggi siamo nella condizione di chi è in attesa di quella risurrezione; mentre sosta o è costretto a sostare un pò di più davanti al sepolcro del Signore.

Un giorno o mille anni, mille anni o un giorno davanti a Dio che ama la vita ed attende che ci riscattiamo dalla morte del cuore valgono un nulla, perchè a contare davanti a Lui è solo e soltanto quell’uomo redento per amore e nell’amore, in quella sua Pasqua, che è la nostra Pasqua.

Buona meditazione in questo giorno di silenzio e di attesa, carico di speranza per tutti noi e per l’intera umanità. Ci aiuta a farlo anche il tempo meteorologico messo come si dice “in passione”, non essendoci sole, ma solo nuvole e oscurità, nonostante che il giorno sia avanzato.

La Pasqua 2012 non venga invano, ma sia occasione per tutti di un vero riscatto personale, morale, ecclesiale e sociale a livello mondiale.

Nave Concordia. No a telenovela, sì a soluzione del problema

nave3.jpgE’ proprio così. Ogni cosa che succede in Italia e nel mondo viene spettacolarizzato al punto tale che i fatti più drammatici diventano una telenovela con puntate e programmi su tutte le televisioni. Anche per la nave Concordia, della Costa Crociere, arenata all’Isola del Giglio che ha prodotto tanto dolore e sofferenza, è successo così. Da circa una settimana non si parla di altro e tutto converge su questa notizia. Tra cronaca nera, gialla, adesso emerge anche la cronaca rosa e il gossip. Di fronte all’immane tragedia di  11 morti, di oltre 20 dispersi, di una catastrofe ambientale annunciata, penso che sia più importante fare silenzio per ricostruire nella serietà il dramma che si è consumato in quella notte davanti all’Isola del Giglio su una nave da crociera che portava a bordo circa 5000 persone. A mano a mano stanno venendo fuori testimonianze di ogni genere, eroi di qualsiasi provenienza, ma sta di fatto che non è ancora chiaro tutta la dinamica dell’incidente. Ci vorrà del tempo e non penso che le trasmissioni televisive possono accelerare per giungere quanto prima alla verità. Forse ostacolano la stessa verità, perchè si frappongono tante idee e informazioni, tanti sospetti e giudizi che solo l’autorità giudiziaria è chiamata a verificare nella loro veridicità, ai fini di un processo civile e penale che pure dovrà trovare dei responsabili. Ecco noi ci auguriamo che d’ora in poi si faccia silenzio e chi deve parlare lo faccia nelle sedi competenti e comunicando ai magistrati tutto ciò che è utile ai fini dell’inchiesta e in un futuro del processo. Perché un processo ci sarà e ci auguriamo che non si cerca il caprio espiatorio di tutto un disastro, ma ognuno, mantenendo fede ai propri doveri ed uffici, si assuma la colpa o le colpe che ha per fare luce su una vicenda che sa dell’incredibile e dell’irreale. In questi giorni la liturgia della parola di Dio ci sta parlando di Davide e Golia, del piccolo uomo e del grande guerriero. Alla fine con un sasso ed una fionda Davide abbatte il possente Golia. Una roccia  visibile ad occhi nudi, ben nota ai naviganti e presente forse da millenni in questa zona dell’Isola del Giglio, davanti all’Argentario, è stata in grado di squarciare il ventre di un colosso come la nave da crociera Concordia. Questo sta a significare che le piccole cose possono abbattere le grandi.  Gli scogli dell’Isola del Giglio sono stati il sasso di Davide per bloccare il cammino di una delle navi da criciera più belle e rinomate al mondo, facendo parte della Famiglia Costa. Un nome di prestigio e un marchio di sicurezza ed affidabilità, una garanzia assoluta nel campo della marina civile, che dopo questo drammatico incidente certamente perderà molto sull’immagine e sulla sua sicurezza in mare. E non basta scaricare il proprio comandante e lasciarlo senza assistenza legale, costituendosi parte civile nel processo che si avvierà appena si concluderà l’inchiesta, per dire che non c’entra l’azienda, ma anche un’azienda così importante al mondo non si può lavare le mani e dire è colpa solo di chi comandava la nave in quel momento, dell’equipaggio a bordo e degli adetti ai lavori. In questa tragedia cognuno ha una sua parte di responsabilità che è bene ammettere. E di fronte all’ammissione delle proprie colpe resta solo una cosa da fare: essere più umili senza sfidare più di tanto non solo la scienza e la natura, ma l’intelligenza umana e se si vuole anche Dio stesso. L’uomo deve rientrare in se stesso e ammettere i propri limiti. Non può strafare in  nessun campo, perché prima o propria una reazione negativa arriverà. Noi non abbiamo da lodare degli eroi, né tantomeno attribuire degli encomi, ma semplicemente richiamare quelli che hanno sbagliato e riconoscore i meriti a chi ha operato con dovizia e generosità per salvare il salvabile e non fare di una tragedia una catastrofe di una porta immane. Certo 11 morti e oltre 20 dispersi sono già di per sé un’immane tragedia. Ma lì in quell’area marina dell’Isola del Giglio potevano morire in pochi minuti migliaia di persone se la nave fosse sprofondata in poco tempo. Forse anche in questa prova la mano di Dio è intervenuta per salvare la vita umana di tante persone, impegnando il cuore e le competenze di persone generose e coraggiose, che non sono, né devono essere visti come eroi, ma semplicemente uomini, veri uomini, perché del resto, chi non ha fatto il proprio dovere, è solo un quaqquaraqquà o uominicchio, come diceva qualcuno che sapeva benissimo distinguere le persone coraggiose da quelle pavide e vigliacche. Anche il Vangelo sa differenziare chi opera con perizia e per il bene, in quanto di sua competenza e dovere, da chi agisce rifuggendo il pericolo, o addirittura venendo meno ai propri doveri e ai ruoli: “Dovevamo fare quello che ci spetta fare. Siamo servi inuti e ogni cosa fatta per il bene degli altri non va ascritto al merito o all’eroicità della persona, ma alla persona umana e basta. Perché un vero uomo si mostra tale nel momento della prova, della sofferenza e del dolore,intervendo con cuore e generosità per salvare prima gli altri e poi se stesso.

La lista dei salvatori della nave Concordia nei prossimi giorni è destinata ad aumentare di numero, soprattutto se saranno premiati ufficialmente o messi ad esempio degli altri. E tutto questo è anche giusto da farsi. Ma ciò che è passato è passato, oggi avremo bisogno di altri eroi e uomini coraggiosi che sappiano risolvere in breve tempo una tragedia che rimane tale finquando la nave Concordia non sarà rimossa in massima sicurezza dal quel contesto e da quella situazione che produce angoscia e rabbia in Italia e nel Mondo, in quanto una simile tragedia si poteva evitare con la prudenza e la dovizia di tutti, compresi dei tanti passeggeri che erano a bordo e che davanti ai rischi di morire affogati nel mare hanno attuato la legge della sopravvivenza: mors tua, vita mea. Si salvi chi può. E chissà che i diversi morti e dispersi non siano il frutto di un atteggiamento come questo! O peggio di ordini sbagliati dati dai responsabili o collaboratori della nave.  Ecco perché è preferibile il silenzio e la preghiera, anche se chiediamo anche noi da queste pagine che si faccia chiarezza e soprattutto giustizia, in quanto i morti e dispersi hanno diritto di essere ripagati con il fare luce sul dramma che loro hanno vissuto e che continuano a vivere i loro congiunti, di cui nessuno parla, anche perché forse sono la maggior parte stranieri. Noi chiediamo silenzio, mentre la magistratura e le varie istituzioni facciano piena luce su tutto. Ma chiediamo pure che si portano a conclusione quanto prima le operazioni di recupero dei morti e dei dispersi e per la messa in sicurezza del Golia abbattuto e giacente nello stretto dell’Isola del Giglio. Gli scogli  del Giglio hanno abbattuto la potenza della nave da Crociera Concordia. Già il nome è tutto un progetto di vita. Che questo sia di insegnamento per il futuro sia in mare, che per terra e per cielo. I mezzi di trasporto sono una cosa seria e vanno guidati con prudenza, sapienza e competenza dagli addetti al mestiere, ma non da persone incompetenti o che si distraggono facilmente, causando pianti, drammi e sofferenze tra la gente.