Civita

Gaeta (Lt). Ordinazione sacerdotale di don Gennaro Petruccelli, sabato 5 ottobre

gennaro-diacono.jpggennaro-diacono1.jpgGaeta (Lt). Mons. D’Onorio, arcivescovo di Gaeta, ordina presbitero, Gennaro Petruccelli, diacono del clero diocesano

 

di Antonio Rungi

 

Sabato 5 ottobre 2013 alle ore 19.00 nella Chiesa parrocchiale di San Paolo Apostolo in Gaeta  S. E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo di Gaeta  (Lt) presiederà la solenne concelebrazione eucaristica durante la quale il diacono Gennaro Petruccelli del clero diocesano riceverà l’Ordine Sacro del Presbiterato, per la preghiera e l’imposizione delle mani del suo vescovo, che lo ha ritenuto degno di questo ministero, dove averlo ordinato diacono  il 12 aprile scorso nella stessa chiesa parrocchiale, ove verrà ordinato presbitero.

Don Gennaro Petruccelli, 26 anni, nativo di Gaeta, ha avvertito la vocazione sacerdotale ben presto, svolgendo il servizio di ministrante e di giovane di Azione Cattolica nella sua parrocchia di San Paolo in Gaeta e nella comunità dell’Oratorio San Giovanni Bosco, sotto la guida del parroco don Stefano Castaldi. Dopo la maturità scientifica, il 25 ottobre del 2006 è entrato nel Seminario Maggiore Regionale, Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, ove ha ultimato, nel maggio 2013, gli studi teologici in preparazione al sacerdozio. Negli anni di formazione ha svolto il ministero pastorale  presso le parrocchie “San Pio X a Salto di Fondi, “Santa Maria Maggiore” a Lenola, “Cuore Eucaristico di Penitro. Dall’ottobre 2012 svolge il suo servizio presso le parrocchie di Itri sotto la guida del parroco don Guerino Piccione. E’ iscritto alla Facoltà di Storia e Beni culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Dall’inizio di settembre 2013 è stato nominato Assistente del Settore Giovani di Azione Cattolica diocesana. Il Presbiterato è il secondo grado del Sacramento dell’Ordine e inserisce l’eletto nel presbiterio diocesano in stretta obbedienza e unione col Vescovo. Il presbitero a immagine di Cristo sommo ed eterno sacerdote, sono consacrati per annunciare la buona novella del Regno di Dio, pascere i fedeli e celebrare il culto divino. Segnati da uno speciale carattere che lo configura a Cristo sacerdote, egli agiscono ‘in persona’ di Cristo capo, soprattutto nella celebrazione dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione. Parte essenziale del rito sarà l’Imposizione delle mani dell’Arcivescovo sul capo dell’eletto assieme alla preghiera consacratoria. Come è prassi liturgica imporranno le mani sul novello consacrato tutti i sacerdoti presenti e concelebranti. Questa nuova ordinazione sacerdotale è un dono straordinario di grazia del Signore per la diocesi di Gaeta, in mancanza di sacerdoti. Un’occasione questa per pregare il Signore perché mandi santi sacerdoti alla Chiesa di Gaeta. Sono, infatti,  dodici i seminaristi che studiano nel Seminario di Anagni e si stanno preparando spiritualmente e culturalmente al ministero del presbiterato.

Preparazione al Capitolo generale delle Suore delle scuole cristiane della Misericordia

PREPARAZIONE AL CAPITOLO GENERALE

DELLE SUORE DELLE SCUOLE CRISTIANE DELLA MISERICORDIA

LA PROMOZIONE VOCAZIONALE SECONDO

SANTA MARIA MADDALENA POSTEL

SCHEMA DI SINTESI DI PADRE ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA

POSTULANTATO

1.      NON AMA FARE LA CERNITA DELLE POSTUNANTI. ACCETTA TUTTE INIZIALMENTE.

2.      ERA CONVINTA CHE NON TUTTE QUELLE CHE CHIEDEVANO DI ENTRARE NELL’ISTITUTO VI POTEVANO RIMANERE. ERA NECESSARIO UN ACCURATO DISCERNIMENTO PER NON ROVINARE TUTTO IL GRUPPO.

3.      ERA CONVINTISSIMA CHE LA VOCAZIONE ERA ED E’ UN DONO DI DIO: “NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI”.

4.      ERA UNA DONNA PRUDENTE E NON SI FIDAVA COMPLETAMENTE DI SE STESSA. CHIEDEVA LUMI A PERSONE ESPERTE E SAGGE.

5.      NON GUARDAVA ALLA DOTE MATERIALE CHE PORTAVA L’EVENTUALE SUORA, MA ALLA DOTE SPIRITUALE, SOPRATTUTTO LA CAPACITA’ DELLA RELIGIOSA DI ASSIMILARSI A CRISTO POVERO ED UMILIATO. IN COMUNITA’ NON SI DOVEVA MAI PARLARE DELLA DOTE PIU’ O MENO CONSISTENTE PORTATA IN CONVENTO.

6.      LA PORTA DEL CONVENTO ERA SEMPRE APERTA PER CHI ERA DOTATA DI VERA ED AUTENTICA VOCAZIONE.  OGGI DIREMMO SENZA CONTO IN BANCA, CARTA DI CREDITO, PROPRIETA’ E BENI MATERIALI.

7.      NON SI CURAVA DELLA QUANTITA’ MA DELLA QUALITA’ DELLE SUORE. POCHE E BUONE DICEVA… MA SE ERANO MOLTE E BUONE ANCORA MEGLIO. CERCAVA IN LORO L’AUTENTICA VOCAZIONE ALLA VITA CONSACRATA

8.      ACCETTAVA ANCHE LE RAGAZZE E DONNE CON CARENZE E DIFETTI, PURCHE’ DISPOSTE A CAMBIARE COMPORTAMENTO E AD EMENDARSI.

9.      NON AMMETTEVA LIMITI DI ETA’ E CONDIZIONI DI SALUTE. ALLA BASE DELLA SUA PROMOZIONE VOCAZIONALE C’ERA LA STESSA VOCAZIONE ALLA SANTITA’.

NOVIZIATO

10.    AFFIDAVA LE NOVIZIE AD UNA MAESTRA COMPETENTE E CAPACE DI PORTARE AVANTI IL PROGRAMMA DI FORMAZIONE.

11.    SEGUIVA PERSONALMENTE LA FORMAZIONE DELLE NOVIZIE CON UNA CONFERENZA SETTIMANALE CHE ASSICURO’ FINO ALLA FINE DELLA SUA VITA.

12.    UNA VOLTA VERIFICATA INCOMPATIBILITA’ CON LA VITA RELIGIOSA, NON ASPETTAVA MOLTO E FACEVA CAPIRE ALLE POSTULANTI E ALLE NOVIZIE CHE NON ERA LA LORO STRADA, CONVINTA CHE  ERA MEGLIO AVERNE POCHE E BUONE, CHE MOLTE, MA SENZA AUTENTICA VOCAZIONE.

13.    RIGETTAVA FORTEMENTE COLORO CHE ERANO SCRUPOLOSE IN QUANTO LE SUORE STAVANO A CONTATTO CON IL MONDO E NON DOVEVANO SCANDALIZZARSI, MA ESSERE  DI ESEMPIO AGLI ALTRI.

14.    CHIEDEVA MASSSIMO RISPETTO PER I SACERDOTI MA NON VOLEVA ASSOLUTAMENTE CHE LE RELIGIOSE SI RIVOLGESSERO AI SACERDOTI, SE NON PER LA CONFESSIONE E NON PER LA DIREZIONE SPIRITUALE. TANTOMENO VOLEVA CHE LE RELIGIOSE INTRATTENESSERO RELAZIONI CONFIDENZIALI CON I LAICI, CHE PARLASSERO DELLA LORO VITA E DELLA VITA DELLA LORO COMUNITA’ AL DI FUORI DEL CONVENTO. NEL SERVIZIO PARROCCHIALE DOVEVANO LIMITARSI ALLE COSE NECESSARIE. DICEVA: “Se il buon Dio mi esaudisce, quando una suora va al presbiterio per capriccio e senza utilità, quel pavimento dovrebbe bruciarle i piedi”.

15.    ERA SEVERA ED INTRANSIGENTE CON LE SUORE ADULATRICI, MA AMAVA LE SUORE ADORATRICI, CHE TRASCORREVANO LA LORO VITA NELLA PREGHIERA, NEL SACRIFICIO QUOTIDIANO, NEL CONFORMARSI SEMPRE PIU’ ALLO SPOSO DIVINO.

 

LA PROFESSIONE RELIGIOSA

16.    RICONOSCEVA IL VALORE DELLA DIREZIONE SPIRITUALE, DELLA PREGHIERA, DELL’ISTRUZIONE, DELLA VITA COMUNITARIA, MA RITENEVA IMPORTANTE PER OGNI RELIGIOSA IL BUON ESEMPIO, QUELLO CHE FA DI UNA RELIGIOSA PROFESSA UN MOTIVO DI PROMOZIONE VOCAZIONALE DA SOLO. E QUESTO LO RICHIEDEVA PARTICOLARMENTE A COLORO CHE SVOLGEVANO IL SERVIZIO DELL’AUTORITA’.

17.    CIRCA L’OSSERVANZA DEI VOTI ERA MOLTO ATTENTA NEL RISPETTARLI,  MA VIGILAVA CHE LE ALTRE SUORE LI  RISPETTASSERO. SOTTOLINENAVA L’IMPORTANZA E L’ECCELLENZA DEL VOTO DI OBBEDIENZA. PER LEI ERA UNA VIRTU’ CHE E’ IL FONDAMENTO DELLA VITA CONSACRATA. GESU’ CROCIFISSO E’ IL MODELLO A CUI ISPIRARSI NEL FARE L’ OBBEDIENZA: “Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato”.

18.    PROPONEVA UN COSTANTE RICHIAMO ALLA  VITA DELLA  E ALLA COMUNIONE CON LA CHIESA. VUOLEVA UN SINCERO ATTACCAMENTO AD ESSA, SOPRATTUTTO VIVENDO QUESTO LEGAME MEDIANTE LA PARTECIPAZIONE ALL’EUCARISTIA, ALLA MESSA QUOTIDIANA, PARTECIPANDO PIENAMENTE E CONVINTAMENTE ALLA LITURGIA EUCARISTICA.

19.    CIRCA IL VOTO DI POVERTA’ DIMOSTRAVA UN DISTACCO COMPLETO DALLE COSE E DAL MONDO. DIGIUNAVA TUTTI I GIORNI IN QUANTO FACEVA UN SOLO PASTO CON MINESTRA, PANE ED ACQUA. LA SUA STANZA CONDIVISA CON ALTRA SUORA ERA SPOGLIA DI TUTTO. C’ERA SOLO L’ESSENZIALE PER LA VITA PERSONALE E PER LE PREGHIERE. ERA POVERA NEL VESTITO, MA ERA UNA DONNA PULITISSIMA. BELLA LA SUA AFFERMAZIONE: “La pulizia è la ricchezza dei poveri”.

20.    CIRCA IL VOTO DI CASTITA’ FU MOLTO ATTENTA A VIVIVERE IN PROFONDITA’ LA BELLA VIRTU’ E NON SI FECE MAI DISTRARRE DA AFFETTI, SENTIMENTI O ALTRO CHE POTESSERO MINIMAMENTE METTERE IN DISCUSSIONE LA SUA VERGINITA’ FISICA E SPIRITUALE. LA SUA FU UNA VITA IMMACOLATA SULLE VETTE DELLA PERFEZIONE.

21.    CIRCA LA VITA COMUNITARIA AVEVA IN GRANDE CONSIDERAZIONE LA COMUNIONE VERA TRA TUTTE LE SUORE. OGNI GIOVEDI’ DETTAVA  LA SUA RIFLESSIONE ALLE SUORE. NON AMAVA MAI PARLARE DI SE STESSA, MA SOLO DI GESU’ E DI GESU’ CROCIFISSO. AMAVA LA LETTURA E L’APPROFONDIMENTO DELLA SACRA SCRITTURA. NON SI FIDAVA DELLE SUE CONVINZIONI PERSONALI, MA CHIEDEVA LUMI MEDIANTE LA PREGHIERA, LA MEDITAZIONE E LO STUDIO DEI PADRI DELLA CHIESA, SOPRATTUTTO SAN BERNARDO.

22.    LA PRIMA COSA CHE CHIEDEVA A CHI VOLEVA ENTRARE IN CONVENTO: “Tu ami il Signore con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta te stessa?”. ED AGGIUNGEVA: “Tu ami il prossimo come te stessa?”.

IN POCHE PAROLE METTEVA ALLA BASE DELLA VITA CONSACRATA LA CARITA’ SENZA LA QUALE NON E’ POSSIBILE FARE UN CAMMINO VOCAZIONALE PERSONALE E PROPORRE AD ALTRI UN CAMMINO DI CONSACRAZIONE TOTALE E DEFINITIVA A DIO. CHI NON AMA DIO E I FRATELLI NON SARA’ MAI UN BUON CRISTIANO E TANTOMENO UN BUON RELIGIOSO O RELIGIOSA. L’INNO DELLA CARITA’ DI SAN PAOLO APOSTOLO ERA IL PUNTO DI PARTENZA, MA ANCHE DI ARRIVO DI OGNI CAMMINO VOCAZIONALE SINCERO.

 

  

SANTA MARIA MADDALENA POSTEL

FONDATRICE DELLE SUORE DELLE SCUOLE CRISTIANE

DELLLA MISERICORDIA

Santa Maria Maddalena Postel, al secolo Julie-Françoise-Cathérine, in francese Marie-Madeleine (Barfleur, 28 novembre 1756; † Saint-Sauveur-le-Vicomte, 16 luglio 1846), è stata una religiosa e fondatrice francese, della congregazione delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia: nel 1924 è stata proclamata santa da papa Pio XI.

Figlia di Jean Postel e Thérèse Levallois, nacque nel 1756 in Normandia nella diocesi di Coutances, da pii e facoltosi contadini.  La scuola di Barfleur era insufficiente per le esigenze spirituali e culturali della Postel. Grazie alla generosità di una benefattrice, poté entrare nell’abbazia reale di Valognes per terminarvi la sua educazione. Le benedettine avrebbero voluto trattenerla con loro data la sua pietà e l’ottima riuscita che faceva negli studi, ma la santa preferì ritornare in famiglia nel 1774 per aprire una scuola con educandato, per ragazze povere e orfane.  Tra il 1789 e il 1799, durante la rivoluzione francese, la Postel ottenne, in sostituzione del parroco, che aveva giurato la costituzione civile del clero, il permesso di conservare il Santissimo Sacramento in un minuscolo oratorio da lei allestito sotto la scala di casa sua, di comunicarsi con pinzette d’argento, preparare i bambini alla prima comunione, visitare i malati, confortare i moribondi, portare loro il viatico e procurare ai sacerdoti rimasti fedeli a Roma, ricercati dalla polizia, l’occorrente per la Messa che celebravano ora in casa sua, ora nei granai, con pericolo della vita. Passata la bufera, Julie, terziaria francescana dal 1798, continuò la sua opera di catechista e sostenne i sacerdoti rientrati dall’esilio.  Nel 1804, una sua allieva, Maria Dadure, di otto anni morente, le manifestò profeticamente il suo avvenire. L’anno successivo la Postel, di quarantanove anni, già indebolita dal lavoro, dalle veglie e dalle austerità, disgustata per i dissensi religiosi sorti a Barfleur a causa della riorganizzazione del culto, si trasferì a Cherbourg. Padre Cabart, cappellano dell’ospizio, le chiese di quali risorse disponesse per stabilire la Congregazione che si sentiva ispirata a fondare. Gli ripose: « Sono tutte nella Provvidenza assecondata dal lavoro e dalla povertà personale». Per colei che tutti chiamavano la santa signora fu affittata una casa nella quale fece, nel 1807, con le prime sue quattro compagne, la professione religiosa con il nome di Maria Maddalena. Nella scuola da lei aperta ben presto duecento ragazze appresero, con i primi rudimenti delle lettere e della fede, il cucito, il ricamo, i lavori a maglia. Nel 1811 le Suore della Provvidenza rientrarono a Cherbourg. Madre Postel, che aveva in orrore la concorrenza e detestava le rivalità, si trasferì a Octeville-l’Avernelle, dove due sue suore erano istitutrici. Trovò alloggio in una stalla. Parendogli lo scoraggiamento una forma d’incredulità, animava così le sue figlie spirituali: «Lavoriamo. Preferirei dieci soldi guadagnate con le mie mani, che mille avuti per carità. Noi le toglieremmo ai poveri, che dobbiamo invece aiutare». Dopo sei mesi si stabilì a Tamerville, dove si limitò a prendere a suo carico dodici orfanelle. Due anni dopo, il locale in cui erano alloggiate le suore fu posto in vendita dal padrone e Madre Postel, anziché lamentarsi di fronte alla prova, esclamò: “Ancora di più, Signore, ancora di più! Vieni, o croce, che io ti abbracci! Il Signore ci umilia per meglio rialzarci!”. Le suore si occuparono di lavori manuali con la più grande alacrità, ma la loro penuria fu così grande il loro direttore spirituale padre Cabart, ritenendo la Congregazione abbandonata da Dio, consigliò la fondatrice di trasferirsi all’ospizio di Cherbourg, e di rimandare in famiglia le sue figlie o presso altre comunità religiose. Con la più grande energia essa così parlò loro: « Dite al nostro Padre che non cesseremo di ringraziare il Signore di essersi servito di lui, per così lungo tempo, per assecondarci in un’opera che non è ne sua, ne nostra, ma della Provvidenza; che non ho mai contato su di un braccio di carne, per quanto rispettabile esso possa essere; che sono talmente sicura che il Signore vuole la realizzazione dei miei progetti, che ne perseguirò l’esecuzione con il più grande ardore. Le mie Figlio mi hanno promesso ubbidienza fino alla morte; esse sono tutte ugualmente care al mio cuore. Colui che me le ha date e che si prende cura degli uccelli dei campi saprà fornirmi i mezzi per nutrirle; finché avrò vita, non ne abbandonerò una sola». Nel 1814 Madre Postel affittò per dodici soldi annui a Tamerville uno stabile coperto di paglia, dove condusse con le sue suore una vita durissima, costrette com’erano a nutrirsi di patate, di erbe peste e bollite anziché di carne e pesce. La fondatrice aspettava con la più ammirabile pazienza l’ora del Signore e al piccolo gregge non si stancava di ripetere: « Gettiamoci nella volontà di Dio come il pesce nell’acqua. Adoriamo la volontà divina, e siamo sempre pronte a salire con Gesù sul Calvario e a morirvi se occorre. Aspettiamo tutto da Dio solo». Dopo due anni di soggiorno in quella capanna, a Madre Postel fu affidata la scuola primaria e iniziarono a miglorare le condizioni generali di vita della comunità, ma non smise per questo i suoi abiti di stoffa comune, contenta dello stretto necessario guadagnato con il lavoro delle sue mani. Per oltre trent’anni indossò lo stesso vestito, rammendato, ma senza macchie. Diceva: «La pulizia è la ricchezza del povero». Nel 1832, acquistò una vecchia abbazia benedettina in rovina a St-Sauveur-le-Vicomte. Benché sprovvista del denaro necessario per pagare le spese del contratto, disse a chi l’aveva seguita: «Se saremo fedeli alla nostra vocazione, tutto sarà riparato». Per trovare i fondi necessari si diede al cucito, al ricamo, alla lavanderia e persino alla coltivazione dell’orto. Amava ripetere con san Bernardo: “Il religioso che non lavora non è degno di essere religioso”. Con l’aiuto del cappellano Lerenard riuscì ad aprire pure un convitto e una scuola esterna in cui un gran numero di alunno ricevette con l’istruzione gratuita il nutrimento e il vestito. Nel 1837 Madre Postel adottò le costituzioni di san Giovanni Battista de la Salle con le sue ventiquattro suore e novizie dedite all’insegnamento e alla cura dei malati negli ospedali.  Dalla sua gioventù fino alla morte recitò ogni giorno il Breviario romano e il rosario. Una pratica di tutta la sua vita fu la riparazione. Per oltre trent’anni le sue religiose passarono successivamente e senza interruzione un giorno intero in ammenda onorevole, con una corda al collo e uno scapolare sulle spalle. Madre Postel era la prima ad accorrere in cappella per le pratiche di pietà e l’ultima ad uscirne. Sovente fu sorpresa inginocchiata per aria con le braccia in croce. Nessun difetto fu mai trovato in lei. Era tanto grande il disprezzo che la santa nutriva verso di sé che avrebbe voluto morire sulla cenere. Durante le sue crisi d’asma, a chi s’inquietava, ella rispondeva: «Sto bene perché sto come vuole il buon Dio». Morì il 16 luglio del 1846 novantenne. Fino alla morte conservò un animo giovanile, un corpo pieno di energia, una felice memoria, un giudizio sicuro, un umore uniforme e una carità senza ombra. Papa Pio X approvò il primo miracolo attribuito all’intercessione di Maria Maddalena Postel con il breve del 22 gennaio 1908: la cerimonia di beatificazione venne celebrata il 17 maggio successivo. È stata canonizzata da papa Pio XI il 24 maggio del 1925.

 

LE SUORE DI SANTA MARIA MADDALENA POSTEL

 

Le Suore di Santa Maria Maddalena Postel sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione (dal 1920 divisa in due rami autonomi, uno tedesco e uno francese) usano la sigla S.M.M.P.

La congregazione, detta in origine delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia  venne fondata a Cherbourg l’8 settembre 1807 dalla religiosa francese Maria Maddalena Postel  (1756-1846)  con l’approvazione di Claude-Louis Rousseau, vescovo di Coutances: nel 1832 la Postel acquistò l’antica abbazia benedettina di Saint-Sauveur-le-Vicomte, dove trasferì la casa madre. L’istituto ricevette il pontificio decreto di lode il 29 agosto 1859 e le sue costituzioni vennero approvate dalla Santa Sede nel 1901. Nel 1920, a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, le case tedesche della congregazione si staccarono dalla casa madre dando origine a un ramo canonicamente autonomo dell’istituto.

Le finalità dell’istituto sono l’istruzione e l’educazione cristiana della gioventù e la cura dei malati, anche a domicilio.

Le suore del ramo francese sono presenti in Congo, Costa d’Avorio, Francia, India, Indonesia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito; la sede generalizia è a Saint-Sauveur-le-Vicomte (Bassa Normandia); nel 2005 le suore erano 358, in 57 case. Oggi sono molto di meno.

Le suore del ramo tedesco sono presenti in Bolivia, Brasile, Germania, Romania e Mozambico; la sede generalizia è a Heilbad Heiligenstadt (Turingia); nel 2005 le suore erano 422, in 69 case. Calo di vocazione anche tra loro.

Da qui il tema  del capitolo generale sulla pastorale vocazionale.

 

 

INCONTRO CON LE SUORE DELLA MISERICORDIA

GAETA – SABATO 28 SETTEMBRE 2013 – ORE 16,30

 

Guarda il cielo e conta le stelle e saprai capire il perché

 

“Un formicaio ai piedi di un vecchio abete. Milioni di formiche nere corrono senza sosta, perfettamente organizzate. Sezione trasporto aghi e foglie; sezione ricerca semi, insetti, larve; sezione allevamento e cura piccoli; comitato difesa degli assalti… Un giorno la formica n. 100.000 si fermò. Ansimando s’appoggiò al lungo ago che stava trascinando e alzò lo sguardo. Si sentiva svenire…,abituata a scansare i fili d’erba, i sassolini, i bruchi,  ra i suoi occhi si smarrivano nell’azzurro immenso del cielo, il cuore le scoppiava l’emozione guardando il grande tronco, i rami ordinati, il verde brillante. Ad un certo punto gridò il capo-reparto: “n. 100.000 gli altri sgobbano e tu poltrisci! T’assegno per punizione un quarto d’ora di lavoro supplementare!”. La sera la formica n. 100.000 fece il recupero di lavoro. Poi, mentre tutte s’infilavano nelle tane, restò fuori e scoprì le stelle. Un incanto! Tutta la notte ebbe gli occhi pieni di luce. Da allora i turni supplementari di punizione aumentavano, ma lei non si preoccupava. Anzi, diceva a tutti: “Alzate gli occhi. C’è qualcosa di grande sopra di noi, non possiamo portare solo larve e semi. Non avete mai guardato nemmeno l’abete!”. Le altre, per tutta risposta, la prendevano in giro: “Tu guardi e guardi, ma come riempiamo le riserve di cibo? Chi ripara la casa quando piove?”. La formica n. 100.000 lavorava, s’impegnava, rendeva bello il suo formicaio. Ma brontolavano lo stesso: “Se guardare il cielo fosse utile, dovresti essere più brava di noi, invece sei anche tu come noi. Le stelle non servono a niente”.

Così va spesso avanti anche il formicaio umano, ove nessuno o quasi ha il coraggio di  guardare il cielo  e contare le stelle.

 

A-      Prefazione

Per il prossimo capitolo generale è stato indicato nella pastorale vocazionale uno dei temi da privilegiare, in ragione della forte carenza di vocazioni nella nostra Congregazione e soprattutto in Italia ed Europa in generale.

In vista di questo importante avvenimento della Congregazione delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia, fondate da Santa Maddalena Postel, siete chiamate a dare il vostro contributo di idee, proposte, riflessioni da portare al Capitolo e sulle quali le capitolari dovranno discutere e deliberare.

Proponiamo la pastorale vocazionale come un obiettivo importante perché crediamo che il carisma, donato attraverso santa Maddalena Poste alla Chiesa e al mondo, sia ancora attuale.

L’ideale di Maddalena far conoscere a tutti gli uomini è l’amore di Dio rivelato nel sacramento dell’Eucaristia, è il cuore del nostro impegno vocazionale. Egli oggi lo affida a noi, come lo aveva affidato alle sue prime consorelle che la seguirono nella scelta vocazionale:

La pastorale vocazionale rappresenta una sfida per ciascuno, perché prima di tutto è questione di riappropriarci della nostra vocazione, per poi saperla proporre in modo attraente e convincente, donando il cuore pulsante della nostra vita.

La pastorale vocazionale domanda il coraggio di dialogare con il nostro mondo, in particolare con quello giovanile; per tanti aspetti diverso dal nostro, ma con un punto in comune: la sete di gioia, di pienezza, la sete di Dio.

La pastorale vocazionale domanda un’attenzione a tutti i “luoghi” dove le vocazioni hanno il loro sviluppo: le famiglie, le parrocchie, i gruppi, le associazioni e i movimenti; domanda un respiro ampio di Chiesa, come ripetutamente ci rammenta Papa Francesco; domanda di collaborare e di operare per costruire e far crescere la “casa e scuola di comunione”.

Implichiamoci con rinnovato slancio in questa sfida, concentrandoci su ciò che può essere fatto. La preghiera e l’offerta della propria vita, con le sue gioie, i suoi dolori, non è poca cosa, se ci crediamo. Anche tutti coloro che condividono il carisma di Santa Maddalena Poste dovrebbero essere coinvolti nella promozione del tipo di vocazione che lei ha sognato.

Non vogliamo sopravvivere ad ogni costo, è la nostra missione che ci provoca a ravvivare la nostra vita e ad accogliere la sfida della pastorale vocazionale.

 

B-      Introduzione

 

Tutti avvertiamo la fatica di fare programmi e di lavorare in questo settore, proprio perché siamo di fronte ad una realtà in continuo cambiamento. Gli stessi giovani sono scoraggiati dalle forme di impegno definitivo, immersi come sono in una cultura come la nostra, ispirata al relativo e al provvisorio.

Pur essendo consapevoli di queste difficoltà, crediamo ugualmente sia possibile proporre un cammino, che ogni comunità potrà incarnare nella propria situazione e adattare alle proprie possibilità.

Ci auguriamo, perciò, di offrire un’occasione di confronto, ma soprattutto un incentivo a un rinnovato impegno nel campo della pastorale giovanile e vocazionale.

 

B.1.La teologia della chiamata

Richiamiamo, molto rapidamente, alcuni di questi principi teologico-pastorali,

tratti dal documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa”.

•Il mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo fonda l’esistenza piena

dell’uomo, come chiamata all’amore nel dono di sé e nella santità, come dono nella Chiesa per il mondo.

•L’esistenza di ciascuno è frutto dell’amore creativo del Padre, del suo desiderio efficace, della sua parola generativa. L’atto creatore del Padre ha la dinamica di un appello, di una chiamata alla vita. L’uomo viene alla vita perché amato, pensato e voluto da una Volontà buona che l’ha preferito alla non esistenza, che l’ha amato ancora prima che esistesse, che l’ha conosciuto prima di formarlo nel seno materno, che l’ha consacrato prima che uscisse alla luce (cfr. Ger 1, 5; Is 49, 1.5; Gal 1,15).

•Riconoscere il Padre significa che noi esistiamo alla maniera sua, avendoci

creati a sua immagine (Sap 2,23). In questo è contenuta la fondamentale, vocazione dell’uomo: la vocazione alla vita e a una vita subito concepita a somiglianza di quella divina. Se il Padre è la fonte perenne dell’esistenza e dell’amore, l’uomo è chiamato, nella misura del suo esistere, a essere come Lui; e dunque a “dare la vita”, a farsi carico della vita di un altro.

• Se l’uomo è chiamato a essere figlio di Dio, nessuno meglio del Verbo Incarnato può “parlare” all’uomo di Dio e raffigurare l’immagine riuscita del Figlio. Per questo il Figlio di Dio, venendo su questa terra, chiama ogni uomo a seguirLo, a essere come Lui, a condividere la sua vita, la sua parola, la sua pasqua di morte e risurrezione, addirittura i suoi sentimenti.

• La struttura di ogni vocazione, anzi la sua maturità, sta nel continuare Gesù

nel mondo. Ogni chiamato è segno di Gesù: in qualche modo il suo cuore e le sue mani continuano ad abbracciare i piccoli, a sanare i malati, a riconciliare i peccatori e a lasciarsi inchiodare in croce per amore di tutti. L’essere per gli altri, con il cuore di Cristo, è il volto maturo di ogni vocazione. Per questo è il Signore Gesù il formatore di coloro che chiama, l’unico che può plasmare in loro i suoi stessi sentimenti.

• La vita cristiana per essere vissuta in pienezza, nella dimensione del dono e della missione, ha bisogno di motivazioni forti, e soprattutto di comunione profonda con il Signore: nell’ascolto, nel dialogo, nella preghiera, nella interiorizzazione dei sentimenti, nel lasciarsi ogni giorno formare da Lui e nel

desiderio ardente di comunicare al mondo la vita del Padre.

• In tutte le catechesi della comunità cristiana delle origini è palese la centralità del mistero pasquale: annunciare Cristo morto e risorto. Nel mistero del pane spezzato e del sangue versato per la vita del mondo la comunità credente contempla l’epifania suprema dell’amore, la vita donata del Figlio

di Dio.

• Nella celebrazione dell’Eucaristia, “culmine e fonte” della vita cristiana, viene celebrata la massima rivelazione della missione di Gesù Cristo nel mondo. Nella comunità che celebra il mistero pasquale ogni cristiano prende parte ed entra nello stile del dono di Gesù, diventando come Lui pane spezzato per l’offerta al Padre e per la vita del mondo.

• L’Eucaristia è sorgente di ogni vocazione cristiana: in questo senso diventa icona di ogni risposta vocazionale; come in Gesù, in ogni vita e in ogni vocazione, c’è una difficile fedeltà da vivere sino alla misura della croce. Colui che vi prende parte accoglie l’invito-chiamata di Gesù a “fare memoria” di Lui, nel sacramento e nella vita, a vivere “ricordando” nella verità e libertà delle scelte quotidiane il memoriale della croce, a riempire l’esistenza di gratitudine

e di gratuità, a spezzare il proprio corpo e versare il proprio sangue. Come il Figlio.

• L’Eucaristia genera la testimonianza, prepara la missione: “Andate in pace”. Si passa dall’incontro con Cristo nel segno del Pane, all’incontro con Cristo nel segno di ogni uomo. L’impegno del credente non si esaurisce nell’entrare, ma nell’uscire dal tempio. La risposta alla chiamata incontra la storia della missione. La fedeltà alla propria vocazione attinge alle sorgenti dell’Eucaristia e si misura nell’Eucaristia della vita.

 

B.2. CON CHI INTRAPRENDERE L’ANIMAZIONE VOCAZIONALE?

Vogliamo chiarire un punto fermo di questo progetto: la pastorale vocazionale non è un problema che riguarda alcuni “addetti ai lavori”. Essa chiama in causa la testimonianza di vita e il coinvolgimento di tutte le religiose della vostra Congregazione: giovani, adulte, anziane, addetti al settore e tutti coloro che hanno responsabilità nell’istituto, le singole comunità e l’intera famiglia religiosa.

 

B.2.1.La comunità

La vera guida alla maturazione delle vocazioni è lo Spirito Santo, il quale però, opera per mezzo di uomini e quindi anche attraverso di noi, riuniti nel nome del Risorto in comunità pasquali.

È necessario che ogni comunità senta l’urgenza di questo compito senza dimenticare che è la testimonianza della vita di ognuno la migliore forma di evangelizzazione delle vocazioni. Per questo ogni comunità è impegnata a diventare sempre più cosciente di esserne essa stessa evocatrice e formatrice. Consapevoli che il primo messaggio delle nostre comunità è la testimonianza della loro vita, ogni comunità diventa pienamente comunità vocazionale, cioè segno leggibile di radicalità evangelica, di servizio, di fraternità, di serenità e gioia, se è:

• luogo accogliente per tutti coloro che cercano uno spazio di vita;

• luogo in cui si respira la gioia e la speranza che scaturiscono dalla certezza della risurrezione di Cristo;

• luogo in cui è possibile “stare a mensa” con i fratelli in modo sereno e tranquillo, trovare momenti di condivisione delle fatiche per dare e ricevere sostegno nelle difficoltà;

• spazio aperto alla realtà locale e alla Chiesa universale;

• realtà capace di dialogare con tutti, in particolare con i giovani, scoprendone il linguaggio e i sentimenti;

• capace di mettersi al servizio di “coloro che bussano alla porta”, senza aver paura di “perdere tempo”, perché il tempo è di Dio.

 

Perciò in tali comunità, ogni religiosa, figlia spirituale di Maddalena Postel è chiamata a:

• mettersi in gioco e vivere la proposta vocazionale in prima persona;

• curare la propria formazione nel confronto costante con la parola di Dio e con tutti coloro che lo possono aiutare nel cammino;

• pregare ed educare alla preghiera e all’invocazione;

• essere seminatore, accompagnatore, educatore, formatore;

• saper fare discernimento e aiutare altri a discernere;

• indicare la presenza di un Altro;

• essere testimone convincente e credibile;

• essere entusiasta della propria vocazione;

• essere segno della presenza costante di Gesù Eucaristia nelle nostre case, attraverso la cura delle relazioni con tutti coloro con cui condivide la quotidianità;

• curare le scelte concrete nella povertà, castità e obbedienza perché siano rimando a Cristo povero, casto e obbediente;

• diffondere e difendere quei valori che rendono la società migliore: la giustizia, la solidarietà, la pace, ecc.

 

Dunque l’animazione vocazionale è responsabilità di tutti, non si può pretendere che poche persone possano riassumere in sé tutto ciò; proprio per questo una volta ancora appare chiara la necessità che siano tutte le comunità ad essere promotrici della pastorale vocazionale, collaborando attivamente e fiduciosamente.

 

B.2.2.PERCORSI COMUNITARI

 

Tre nuclei principali sui cui operare per una saggia azione di promozione vocazionale, locale e generale: in-vocazione, con-vocazione, pro-vocazione.

 

B.2.2.1. IN-VOCAZIONE

“Ogni vocazione nasce dall’in-vocazione”

• Preghiera personale

• Preghiera comunitaria

• Far scoprire ai giovani la bellezza dell’Eucaristia

 

Concretizzazioni

• Preghiera comunitaria vocazionale mensile

• Scuole di preghiera per giovani

• Direzione e accompagnamento spirituale dei giovani

• Sussidi per la preghiera

• Celebrazione dell’Eucaristia

• Adorazioni eucaristiche guidate

 

B.B.2.2. CON-VOCAZIONE

“Ogni vocazione cresce nella con-vocazione”

• Riscoprire la bellezza del vivere insieme

• Contribuire alla costruzione di “comunità evangeliche”

• Riscoprire la nostra identità carismatica

•Divenire capaci di progettualità

• Essere donne di relazione, cioè esperte in umanità, per essere donne di vocazione (da chi-amate diventare chi-amanti)

•Vivere una forte esperienza di fraternità, nella stima, nel rispetto, nella fiducia, dando valore al fratello

 

Concretizzazioni

•Vivere un’esperienza coerente di vita (integrazione tra fede e vita)

• Condivisione e confronto sulla Parola di Dio

 

B.2.2.3.PRO-VOCAZIONE

“Ogni vocazione è pro-vocazione”

• Diffondere sempre più responsabilità e coinvolgimento all’interno delle comunità

• Essere donne inserite nella storia e nel territorio, che conoscono e soffrono i problemi della gente e se ne fanno carico

•Vivere la carità nella relazione con i fratelli

• Annunciare il Vangelo in modo attraente

 

Concretizzazioni

• Apertura alle sollecitazioni della realtà esterna e conoscenza di quella giovanile

• Creazione di spazi di condivisione della fede con i giovani

• Identificazione ed offerta di esperienze di vita comune

• Coinvolgimento nella vita della Famiglia religiosa

•Possibilità di incontro e confronto con dei testimoni di vita

• Cura del Sacramento della Riconciliazione perché sia momento vocazionale

 

C- ITINERARIO FORMATIVO

 

Icona biblica dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)

(Leggere il testo integrale del  Vangelo e commentarlo)

 

Atteggiamenti pedagogico-evangelici

La parte pedagogica è colta all’interno del vangelo, sull’esempio di quello straordinario animatore-educatore vocazionale che è Gesù, e in vista di un’animazione vocazionale scandita da precisi atteggiamenti pedagogico/evangelici:

accostarsi all’altro, seminare, accompagnare, educare, formare, discernere.

Questi atteggiamenti aprono prospettive importanti a chi lavora nella pastorale vocazionale: l’animatore è chiamato ad accostarsi all’altro facendo il primo passo, a seminare il buon seme della vocazione, ad accompagnare nel cammino che conduce il cuore ad “ardere”, ad educare alla fede e all’ascolto del Dio che chiama, a formare agli atteggiamenti umani e cristiani per discernere, infine, la presenza del dono che viene dall’Alto.

Sono dimensioni del mistero della chiamata che da Dio giunge all’uomo attraverso la mediazione dei fratelli.

 

1.ACCOSTARSI ALL’ALTRO

 

1.1.CHI AMA, AMA PER PRIMO

È Gesù che viene a cercarci: così anche noi siamo chiamati a metterci in cammino con i giovani, rivolgere loro per primi la parola, anche se non sembrano interessati a noi. Con rispetto, pazienza infinita, tenerezza, perché il linguaggio dell’amore arriva al cuore anche della persona più chiusa.

 

1.2.CHI AMA, VA OLTRE LE APPARENZE

I giovani hanno paura di essere giudicati dagli adulti, la loro fragilità li induce spesso a porsi in modo aggressivo e poco accogliente. L’animatore vocazionale è chiamato ad ascoltare la loro richiesta, spesso inespressa, di relazione con qualcuno cui confidare le proprie ansie, le proprie domande di senso.

 

1.3.CHI AMA, SA ASCOLTARE IN SILENZIO

Gesù pone una domanda per iniziare il dialogo, ma poi resta in silenzio finché i due discepoli hanno terminato il racconto e a loro volta lo interrogano. Anche all’animatore è chiesto di porsi in ascolto per suscitare silenziosamente la fiducia di chi gli sta di fronte.

 

2.SEMINARE

 

2.1.INCONTRO TRA DUE LIBERTÀ – LA SEMINA NELLA LIBERTÀ

All’interno del cammino pedagogico c’è il momento della semina: ciascuno di noi è terreno in cui Dio sparge il seme della vocazione cristiana, la quale è incontro tra la libertà imperfetta dell’uomo e quella perfetta di Dio. L’animatore vocazionale è chiamato a preparare il terreno, creando i presupposti perché la semina sia feconda.

 

2.2.IL CORAGGIO DI SEMINARE OVUNQUE

Come Gesù chiama a sé tutti, così l’animatore vocazionale semina “ovunque”, si rivolge ad ogni persona, annunciando e proponendo il Vangelo

con coraggio e senza pregiudizi.

 

2.3.LA SEMINA AL TEMPO GIUSTO

Come il seminatore sparge il seme al momento opportuno, così l’animatore vocazionale rispetta i tempi dell’altro. Egli deve tener presente la situazione ed i sentimenti che il giovane vive in quel particolare momento, per poter comprendere quale è il vero bene della persona.

 

3.ACCOMPAGNARE

 

3.1.CAMMINARE

L‘itinerario pedagogico/vocazionale è un viaggio verso la maturità della fede, che conduce a decidere in libertà e responsabilità secondo il progetto pensato da Dio, viaggio in compagnia dell’animatore vocazionale che prega per conoscere la strada e la voce di Dio, e diventa capace di indicare la presenza di un Altro.

 

3.2.TESTIMONIARE E CONDIVIDERE

Alla sequela di Gesù, l’animatore vocazionale condivide la fatica di chi cerca la propria vocazione e testimonia la propria scelta e l’essere stato scelto da Dio; egli è chiamato a diventare testimone convincente e credibile, affinché il suo messaggio diventi “buona notizia”, coinvolgendo il giovane nella sua totalità.

 

3.3.CUSTODIRE

Come Gesù si prende a cuore la storia di ognuno e risveglia il desiderio di Dio, così l’animatore vocazionale ha il compito di creare dentro di sé lo spazio per accogliere la storia del giovane, custodirla e ripresentarla trasfigurata dallo sguardo di fede.

 

4.EDUCARE

 

4.1.LA CONOSCENZA DI SÉ

La passione e la morte di Gesù hanno interrotto il cammino di fede dei due di Emmaus: il Messia “potente in opere e in parole”, speranza di liberazione per Israele, non ha risposto alle loro aspettative umane. La scelta vocazionale dei giovani spesso è messa in crisi o resa impossibile perché si ha un’interpretazione della vita troppo “terrena”. L’animatore vocazionale aiuta il giovane a conoscersi, a liberarsi dalle paure nei confronti della vocazione per giungere alla verità e alla costruzione dell’io vero.

 

4.2.IL MISTERO

L’itinerario vocazionale si muove all’interno di un unico mistero, quello del rapporto tra Dio e l’uomo. Un autentico cammino porta sempre e comunque a crescere nella conoscenza dell’amore di Dio e aiuta il giovane a scoprire la bellezza del mistero della vita, collocando fuori di sé, in Dio, la ricerca del fondamento dell’esistenza.

 

4.3.L’INVOCAZIONE

Senza il Signore e la sua Parola è notte nella vita, non c’è senso. L’animatore prega ed educa alla preghiera di invocazione, di fiducia, di gratitudine, perché essa diventi luogo di “ascolto del Dio che chiama”, colloquio che fa scoprire la propria vocazione.

 

5.FORMARE

 

5.1.RICONOSCERE GESÙ

Formare è il momento principale dell’itinerario formativo in cui al giovane si propone un modo di essere per condividere la vita del Figlio ed avere la Sua “forma”. Nell’episodio di Emmaus Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo dà loro, un gesto forte che solo lui poteva fare ed è per questo che viene riconosciuto! In questi quattro verbi è riassunta tutta la sua storia ed il suo insegnamento, è come il suo ritratto più fedele, ciò che aveva lasciato ai suoi discepoli perché lo ripetessero in memoria di lui, con il suo stesso cuore. L’animatore aiuta a comprendere che Cristo in ogni Eucaristia ripete quei quattro gesti per dire al giovane che lì dentro c’è anche lui, la sua vocazione, il suo futuro, la sua realizzazione piena. Anche lui riconoscerà Cristo quando in Lui scoprirà/riconoscerà se stesso.

 

5.2.LA GRATITUDINE

I due di Emmaus riconoscono il Signore nel gesto eucaristico e il loro cuore si colma di gioia: dal riconoscimento nasce la ri-conoscenza. L’animatore aiuta il giovane a riconoscere nella propria vocazione quella pienezza di felicità cercata da molto tempo e realizzata in modo assolutamente gratuito da Dio. Dalla scoperta di questo amore senza condizioni scaturisce la risposta grata che rende pronti a giocare la propria vita.

 

5.3.LA VERITÀ DELLA VITA

Il significato della vita, come bene ricevuto che diviene bene donato, è nel segno eucaristico. Ogni animatore è chiamato ad invitare il giovane a fare dell’Eucaristia il centro di un’esistenza tutta improntata al dono. Per questo lo aiuta a conoscere più intimamente Gesù e il suo mistero, e a capire che solo Lui è la Via e che l’Eucaristia costituisce il senso e la verità anche della sua esistenza.

 

6.Discernere

 

6.1.CAPACITÀ DECISIONALE

Il cammino vocazionale è un processo di discernimento che deve condurre il giovane ad assumersi delle responsabilità, fino alla maturazione di una decisione definitiva. È proprio la capacità di decidere, infatti, che spesso viene a mancare nei giovani di oggi. L’animatore vocazionale ha il compito di prepararli progressivamente ad assumere le responsabilità personali a partire dalle concrete scelte quotidiane, secondo i valori della gratuità, della costanza, della sobrietà, dell’onestà, affidando loro compiti adeguati per valorizzarne le capacità.

 

6.2.“RITORNO A CASA”

La scelta vocazionale indica novità di vita, ma è anche segno di un recupero della propria identità, quasi un “ritorno a casa”, alle radici del proprio io. L’animatore vocazionale aiuta il giovane a prendere coscienza di questa identità più profonda, e a fondarla sul riconoscimento del dono e sulla gratitudine che ne scaturisce. La realizzazione piena di se stessi consiste nel

seguire l’unico progetto che può dare felicità, quello di Gesù.

 

6.3.TESTIMONIANZA E COMUNITÀ

Il giovane che ha vissuto l’incontro con Cristo ha bisogno di “riferire ciò che gli è accaduto” sia con le parole che con le opere, perciò la testimonianza non può prescindere dal contesto comunitario. L’animatore vocazionale stimola il giovane a scoprire e ritrovare quotidianamente la sua chiamata, mettendosi al servizio della comunità ecclesiale in uno scambio di doni: la testimonianza del giovane, infatti, fa crescere la fede della Chiesa, la fede e la testimonianza

della Chiesa suscitano e incoraggiano la scelta del giovane.

 

7.OCCASIONI FONTI DI ESPERIENZA

Importante è offrire opportunità, occasioni per saper scoprire il dono della vocazione. “Occasioni” che siano opportunità concrete di carità, di servizio gratuito, in particolare verso i bisognosi, perché dal solo “fare” si giunga alla comprensione delle motivazioni più profonde ed autentiche dell’agire.

“Occasioni” che si trasformino in esperienze forti capaci di sollecitare a “salti

di qualità” nel proprio cammino spirituale.

Le proposte che intendiamo realizzare possono essere raggruppate secondo

3 livelli diversi:

 

7.1.• ECCLESIALE

Valorizzare tutte quelle occasioni che la Chiesa ci offre per promuovere una mentalità vocazionale: ritiri, esercizi spirituali, campi scuola, professioni religiose, giornate missionarie, per la vita e di preghiera per le vocazioni, GMG, convegno

 

7.2.• A LIVELLO GENERALE DELL’ISTITUTO

Creare occasioni capaci di far vivere le caratteristiche peculiari del nostro

carisma (vedi calendario eventi), continuando a sostenere con spirito di collaborazione e condivisione i progetti già esistenti.

 

7.3.• LOCALE

Programmare l’attività pastorale con un’attenzione particolare alla dimensione

vocazionale, affinché ogni comunità diventi “grembo delle vocazioni”.

 

7.3.1.La parrocchia

La vocazione normalmente nasce in seno alla comunità parrocchiale, per questo la pastorale vocazionale si inserisce nei cammini catechistici, dei gruppi genitori, delle giovani coppie, di fidanzati, nella formazione dei ministranti e nelle varie attività educative presso gli oratori  e soprattutto l’insegnamento

 

7.3.2.Il santuario

Per le comunità presenti nei santuari (vedi Lenola qui in zona), l’animazione

vocazionale consiste soprattutto nella capacità di presentare se stesse come “testimonianza vivente” concreta e gioiosa di una vita dedicata a Dio e ai fratelli. Esse si inseriscono nel tessuto della chiesa locale offrendo proposte che conducano ad accogliere anche scelte di presbiterato, diaconato e vita religiosa.

 

7.3.3.I ministeri vari

I ministeri vari svolgono un’azione di animazione e di proposta vocazionale:

– prestando attenzione al linguaggio dei mezzi di comunicazione

– con l’annuncio di una spiritualità eucaristica in sintonia con il nostro tempo

– accompagnando adulti, giovani e famiglie nella crescita spirituale e nell’ascolto della volontà di Dio

– offrendo la testimonianza del nostro carisma con uno stile di vita semplice e fraterno

– favorendo l’apertura degli orizzonti e coinvolgendo nella missione ad gentes.

 

8.CONCLUSIONE

Il Signore in mille modi mette ancora nel cuore il desiderio di seguirlo; invita ad alzare lo sguardo, a contemplare il cielo stellato e a credere alla sua promessa. Vogliamo raccogliere questa sfida e abbandonare le nostre incertezze per fidarci sempre più di Lui. È Lui solo che suscita le vocazioni, sta ad ognuno di noi favorire le condizioni perché un giovane possa rispondere a questa chiamata.

 

 

Preghiera per il Capitolo generale

 

Padre nostro,

che ci hai chiamati a seguire il Figlio tuo,

sulle orme di santa  Maria Maddalena,

concedici di convertirci completamente a Te e di conformarci al Figlio tuo

e Signore nostro Gesù Cristo, Vangelo del tuo Amore.

Così convertiti e identificati a Cristo,

infondi in noi il tuo Santo Spirito

per testimoniare al mondo quanto l’hai amato

fino a darTi tutto nel tuo Figlio.

Concedici di credere nel profondo che, per sola tua grazia,

siamo vere figlie tue nel Figlio Gesù e, come Lui,

di chiamarti e sentirti Abba, Padre.

Assisti le nostre  sorelle Capitolari a lasciarsi guidare dal tuo Spirito

per animare la Congregazione

ad essere intrepidi nel proclamare il tuo Vangelo

con la testimonianza della vita e della parola,

come Santa Maria Maddalena

Aiutaci attraverso il Capitolo Generale ad interrogarci con coraggio

per uscire dalla mediocrità, dalla stanchezza,

da una ritualità spesso vuota e ripetitiva

e diventare strumenti efficaci del tuo Amore, senza riserve,.

Maria, la Madre che ci donasti al culmine del tuo Amore,

ci sia sempre vicina per orientarci verso Gesù che, con Te, Padre,

in unione con lo Spirito Santo, vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen

 

 

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA
DELL’UNIONE INTERNAZIONALE DELLE SUPERIORE GENERALI
(U.I.S.G.)

 

Aula Paolo VI 
Mercoledì, 8 maggio 2013

 

  

 

Signor Cardinale,
venerato e caro Fratello nell’Episcopato,
care sorelle!

 

Sono contento di incontrarvi oggi e desidero salutare ciascuna di voi, ringraziandovi per quanto fate affinché la vita consacrata sia sempre una luce nel cammino della Chiesa. Care sorelle, prima di tutto ringrazio il caro Fratello Cardinale João Braz de Aviz, per le parole che mi ha rivolto; mi piace anche la presenza del Segretario della Congregazione. Il tema del vostro Convegno mi pare particolarmente importante per il compito che vi è stato affidato: “Il servizio dell’autorità secondo il Vangelo”. Alla luce di questa espressione vorrei proporvi tre semplici pensieri, che lascio al vostro approfondimento personale e comunitario.

 

1. Gesù, nell’Ultima Cena, si rivolge agli Apostoli con queste parole: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16), che ricordano a tutti, non solo a noi sacerdoti, che la vocazione è sempre una iniziativa di Dio. È Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stesse per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti, per poter dire con san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Questo “esodo” da se stessi è mettersi in un cammino di adorazione e di servizio. Un esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore e di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle. Adorare e servire: due atteggiamenti che non si possono separare, ma che devono andare sempre insieme. Adorare il Signore e servire gli altri, non tenendo nulla per sé: questo è lo “spogliamento” di chi esercita l’autorità. Vivete e richiamate sempre la centralità di Cristo, l’identità evangelica della vita consacrata. Aiutate le vostre comunità a vivere l’”esodo” da sé in un cammino di adorazione e di servizio, anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza.

 

L’obbedienza come ascolto della volontà di Dio, nella mozione interiore dello Spirito Santo autenticata dalla Chiesa, accettando che l’obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane. Ricordate che il rapporto autorità-obbedienza si colloca nel contesto più ampio del mistero della Chiesa e ne costituisce una particolare attuazione della sua funzione mediatrice (cfr Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Il servizio dell’autorità e l’obbedienza, 12).

 

La povertà come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio. Povertà come indicazione a tutta la Chiesa che non siamo noi a costruire il Regno di Dio, non sono i mezzi umani che lo fanno crescere, ma è primariamente la potenza, la grazia del Signore, che opera attraverso la nostra debolezza. «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza», afferma l’Apostolo delle genti (2Cor12,9). Povertà che insegna la solidarietà, la condivisione e la carità, e che si esprime anche in una sobrietà e gioia dell’essenziale, per mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita. Povertà che si impara con gli umili, i poveri, gli ammalati e tutti quelli che sono nelle periferie esistenziali della vita. La povertà teorica non ci serve. La povertà si impara toccando la carne di Cristo povero, negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini.

 

E poi la castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo. La castità per il Regno dei Cieli mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio. Ma, per favore, una castità “feconda”, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre. Non si può capire Maria senza la sua maternità, non si può capire la Chiesa senza la sua maternità e voi siete icona di Maria e della Chiesa.

 

2. Un secondo elemento che vorrei sottolineare nell’esercizio dell’autorità è il servizio: non dobbiamo mai dimenticare che il vero potere, a qualunque livello, è il servizio, che ha il suo vertice luminoso sulla Croce. Benedetto XVI, con grande sapienza, ha richiamato più volte alla Chiesa che se per l’uomo spesso autorità è sinonimo di possesso, di dominio, di successo, per Dio autorità è sempre sinonimo di servizio, di umiltà, di amore; vuol dire entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi agli Apostoli (cfr Angelus, 29 gennaio 2012), e che dice ai suoi discepoli: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse… Tra voi non sarà così; proprio il motto della vostra assemblea, ‘tra voi non sarà così’ – ma chi vuole essere grande tra voi, sarà il vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27). Pensiamo al danno che arrecano al Popolo di Dio gli uomini e le donne di Chiesa che sono carrieristi, arrampicatori, che “usano” il popolo, la Chiesa, i fratelli e le sorelle – quelli che dovrebbero servire -, come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali. Ma questi fanno un danno grande alla Chiesa.

 

Sappiate sempre esercitare l’autorità accompagnando, comprendendo, aiutando, amando; abbracciando tutti e tutte, specialmente le persone che si sentono sole, escluse, aride, le periferie esistenziali del cuore umano. Teniamo lo sguardo rivolto alla Croce: lì si colloca qualunque autorità nella Chiesa, dove Colui che è il Signore si fa servo fino al dono totale di sé.

 

3. Infine l’ecclesialità come una delle dimensioni costitutive della vita consacrata, dimensione che deve essere costantemente ripresa e approfondita nella vita. La vostra vocazione è un carisma fondamentale per il cammino della Chiesa, e non è possibile che una consacrata e un consacrato non “sentano” con la Chiesa. Un “sentire” con la Chiesa, che ci ha generato nel Battesimo; un “sentire” con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i Pastori e il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, segno visibile dell’unità. L’annuncio e la testimonianza del Vangelo, per ogni cristiano, non sono mai un atto isolato. Questo è importante, l’annuncio e la testimonianza del Vangelo per ogni cristiano non sono mai un atto isolato o di gruppo, e qualunque evangelizzatore non agisce, come ricordava molto bene Paolo VI, «in forza di un’ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). E proseguiva Paolo VI: è una dicotomia assurda pensare di vivere con Gesù senza la Chiesa, di seguire Gesù al di fuori della Chiesa, di amare Gesù senza amare la Chiesa (cfr ibid., 16). Sentite la responsabilità che avete di curare la formazione dei vostri Istituti nella sana dottrina della Chiesa, nell’amore alla Chiesa e nello spirito ecclesiale.

 

Insomma, centralità di Cristo e del suo Vangelo, autorità come servizio di amore, “sentire” in e con la Madre Chiesa: tre indicazioni che desidero lasciarvi, a cui unisco ancora una volta la mia gratitudine per la vostra opera non sempre facile. Che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza, intuizione di madre!

 

Care sorelle, siate certe che vi seguo con affetto. Io prego per voi, ma anche voi pregate per me. Salutate le vostre comunità da parte mia, soprattutto le sorelle ammalate e le giovani. A tutte va il mio incoraggiamento a seguire con parresia e con gioia il Vangelo di Cristo. Siate gioiose, perché è bello seguire Gesù, è bello diventare icona vivente della Madonna e della nostra Santa Madre Chiesa gerarchica. Grazie.

 

 

 

Casoria (Na). Consegnate le nuove costituzioni alle Suore

antonio7.jpgSono state presentate e consegnate, domenica 15 settembre 2013, nell’auditorium dell’Istituto Brando di Casoria, le nuove regole e costituzioni delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, istituto religioso femminile fondato dalla Beata Maria Cristina Brando.

Alla cerimonia, officiata da padre Antonio Rungi, missionario passionista, erano presenti la Superiora Generale, Madre Carla Di Meo e il suo consiglio e circa 150 suore, provenienti da tutte le comunità presenti in Italia.

La cerimonia molto semplice, preghiera e riflessione di padre Rungi, è stata avvertita come un momento forte di rivitalizzazione della vita fraterna in comunità secondo il carisma della Beata Maria Cristina Brando, incentrato sull’adorazione eucaristica e sulla riparazione.

Le regole e costituzioni, dopo la revisione effettuata nel dicembre scorso, durante un capitolo generale straordinario, presieduto dalla Madre Generale, Suor Carla Di Meo sono state approvate il 22 febbraio 2013 dalla Santa Sede ed entrano e sono entrate in da domenica 15 settembre, festa della Madonna Addolorata, protettrice dell’Istituto e contemporaneamente alla consegna delle stesse a tutte le religiose.

Per la fausta e storica ricorrenza, sono state convocate a Casoria tutte le responsabili delle case religiose in Italia e una delegata (la più giovane) delle stesse comunità.

Alle superiore locali, la Madre Generale, Carla De Meo ha consegnato nelle mani di ciascuna religiosa presente all’incontro il nuovo testo delle costituzioni e dei regolamenti delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, comunemente chiamate “Sacramentine”, dopo che sacerdote presidente della cerimonia religiosa ha benedetto i testi delle nuove norme che dovranno essere osservate diligentemente da tutte le religiose, di voti temporanei e perpetui, dell’Istituto Brando, presenti in Italia in varie parti, ma anche in Indonesia, Filippine, Sud-America e prossimamente in Africa nel Burkina Faso.

Lenola (Lt). Domani conclusione dei solenni festeggiamenti in onore del Madonna del Colle

DSC08823.JPGSarà monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo di Gaeta, a chiudere i solenni festeggiamenti in onore della Madonna del Colle, a Lenola, con la celebrazione eucaristica delle ore 11.00 di domani, domenica, 15 settembre 2013, in coincidenza con il ritrovamento della sacra effige della Madonna il 15 settembre del 1602. Da quella data il popolo di Lenola onora la Vergine Santa con il titolo della Madonna del Colle. Alla festa i fedeli, che hanno partecipato numerosissimi, si sono preparati con un novenario e con il triduo predicato da padre Antonio Rungi, missionario passionista e guidati dai sacerdoti che si sono succeduti nel corso del novenario e che hanno proposto temi riguardanti la fede nell’anno della fede. Triduo di predicazione molto seguito ed apprezzato dai fedeli che, ieri, a conclusione della tre giorni di spiritualità hanno voluto ringraziare pubblicamente il sacerdote, ormai, da circa due anni, costantemente presenti nell’arcidiocesi di Gaeta ed un punto di riferimento spirituale e apostolico nella comunità passionista della Civita.

Dopo la solenne concelebrazione seguirà la processione per le principali vie della città con la statua della Madonna del Colle, alla quale prendono parte migliaia di fedeli, anche dei comuni limitrofi e soprattutto i tanti lenolesi immigrati in Italia o all’estero e che rientrano per la festa della Madonna del Colle. I solenni festeggiamenti organizzati dall’apposito comitato feste, presieduto dal rettore-parroco, don Adriano Di Gesù anche quest’anno hanno approntato un nutrito programma di celebrazioni religiosi e di manifestazioni culturali e ricreative per degnamente onorare la Vergine Santa. Per la prima volta tutte le funzioni religiose sono state trasmesse in diretta streaming utilizzando il sito interne del santuario della Madonna del Colle. Nell’anno della fede, un maggior impulso  è stato dato al culto mariano nel corso della novena e soprattutto durante triduo predicato da padre Antonio Rungi, missionario passionista del vicino Santuario mariano della Civita, altro luogo di spiritualità del Sud-Pontino, molto frequentato durante l’anno e soprattutto in questi giorni.

Casoria (Na). Oggi 9 suore si sono consacrate a Dio con la professione perpertua

1265531_469365253162558_1462634454_o.jpgE’ stato il Segretario della Congregazione delle Cause dei Santi, sua eccellenza monsignor  Marcello Bartolucci, arcivescovo, a presiedere la solenne liturgia eucaristica domenica 8 settembre 2013, alle ore 17.00, nella Chiesa delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato (Sacramentine) in Casoria, durante la quale nove suore, tutte indonesiane, hanno emesso i voti perpetui nelle mani della Madre Generale, Carla Di Meo, e si  sono consacrate definitivamente al Signore, nella Congregazione fondata dalla Beata Maria Cristina Brando, professando i voti di castità, povertà ed obbedienza. Con mons. Bartolucci hanno concelebrato sua eccellenza, mons. Prosper Kontiebo, vescovo della nuova diocesi di Tenkodogo, in Burkina Faso, che è anche il primo Vescovo dei Missionari Camilliani.
Con i due prelati anche il sottosegretario della Congregazione delle cause dei santi e numerosi sacerdoti, tra cui padre Antonio Rungi, passionista, che ha preparato spiritualmente il gruppo delle neo-professe con un corso ad hoc di esercizi spirituali, tenuto nella struttura delle Suore di Gesù Redentore della Stella Maris di Mondragone. Oltre 500 le persone che hanno riempito la chiesa, con una folta presenza di religiose della stessa congregazione e di altri istituti femminili. La cerimonia è durata oltre due ore e tanti i momenti emozionanti vissuti da tutti i presenti. Toccanti le parole pronunciate da monsignor Bartolucci durante l’omelia, nel corso della quale ha evidenziato il significato teologico e pastorale della professione perpetua, sottolineando i vari passaggi del rito liturgico. Alla celebrazione erano presenti anche i rappresentanti dell’Ambasciata indonesiana in Italia. Queste le suore che faranno la professione perpetua:  Adriana dell’Immacolata, Annachiara di San Francesco, Arianna del Santissimo Nome di Gesù, Graziana del Santissimo Sacramento,  Ines dei Santi Angeli, Livia dei Sacri Cuori,  Marta di Gesù, Mercedes dell’Eucaristia,  Veronica del Crocifisso. A conclusione della solenne liturgia, le suore sono state festeggiate nella casa madre della loro Congregazione a Casoria, circondate dall’affetto dei fedeli, delle suore e di qualche parente, presente in Italia e con il cuore spiritualmente unite alla loro patria e soprattutto alla loro famiglia d’origine.

Con la professione perpetua le Suore sono entrate a far parte definitivamente della Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, come ha evidenziato la Superiora Generale, Carla Di Meo, accogliendole nell’Istituto fondato a Napoli da madre Maria Cristina Brando (18561906), beatificata da Papa Giovanni Paolo II nel 2003.  Le suore si dedicano all’adorazione eucaristica, ma anche all’insegnamento catechistico e nelle scuole parificate,  alla gestione di educandati e orfanotrofi. Attualmente la Congregazione conta circa 400 religiose presenti in 30 case, in Italia, in Indonesia, Filippine e Sud America. Una Congregazione in crescente sviluppo ed aumento con la presenza di suore di origini indonesiane, che sono la parte più consistente dell’Istituto oggi in Italia. In prospettiva immediata una prossima apertura in Burkina Faso nella nuova diocesi di Tenkodogo.  

Itri (Lt). Un convegno ecclesiale su Papa Francesco

2013-07-02 15.03.05.jpgitri%20-%20convegno%2007-07-13.jpgItri (Lt). Il primo convegno su Papa Francesco, a 100 giorni della sua elezione.

 

di Antonio Rungi

 

Nell’ambito dei solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Civita, la patrona dell’Arcidiocesi di Gaeta e della città di Itri, che si svolgono dal primo al 22 luglio di ogni anno,  domenica 7 luglio, alle ore 19,00, ad Itri, nella chiesa parrocchiale Santa Maria Maggiore, si svolgerà il convegno ecclesiale-parrocchiale su “Papa Francesco.  I primi 100 giorni” di Pontificato.

Si tratta del primo convegno del genere a livello nazionale che ha come finalità quella di leggere l’attività del Papa da varie angolature, in quanto i relatori affronteranno vari aspetti della straordinaria figura del novello Pontefice, anche alla luce della pubblicazione della sua prima enciclica “Lumen fidei”, che verrà resa nota venerdì 5 luglio. Non si tratta, tuttavia – come evidenziano gli organizzatori – “di dare un giudizio di valore sull’opera del Papa, ma di riflettere insieme sulla svolta significativa che Papa Francesco ha dato alla Chiesa in questi 100 giorni del suo pontificato”.
A parlare di questo argomento ci saranno uomini  di chiesa, della cultura e dello spettacolo e del giornalismo. Sono infatti attesi alla tavola rotonda su questo argomento Pippo Baudo, noto presentatore della Rai, padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi, Salvatore Mazza, giornalista di Avvenire e presidente dell’Associazione internazionale dei Vaticanisti, Carlo Di Cicco, Vice-Direttore de L’Osservatore Romano, Gianni Valente, biografo del Cardinale Bergoglio, quando era arcivescovo a Buenos Aires, in Argentina.

L’iniziativa è stata promossa come tutti gli anni, da 15 anni a questa parte, dall’Associazione “Maria Santissima della Civita” e dalla  Pro Loco, che negli anni passati in questa circostanza hanno portato ad Itri personalità di grande spicco ecclesiale, culturale e politico.

Coordinatore di tale iniziativa è il giornalista Orazio La Rocca, vaticanista de “La Repubblica” e collaboratore del settimanale L’Espresso, che è originario di Itri.

Al convegno ha annunciato la sua presenza sua Ecc.za Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo di Gaeta. I saluti iniziali saranno dati ai convenuti dal parroco della cittadina, don Guerino Piccione e vicario foraneo della Forania di Fondi e dal Sindaco della Città, dott. Giuseppe De Santis.

Moderatore del Convegno  sarà Antonio Fargiorgio, presidente dell’Associazione Maria Santissima della Civita.

A conclusione del convegno, come ogni anno, ci sarà l’ostensione del quadro della Madonna della Civita, in Piazza Incoronazione, Cerimonia che aprirà, così, il periodo di festeggiamenti in onore della Santissima Patrona della  Arcidiocesi di Gaeta e della Città di Itri che occupano praticamente tutto il mese, anche per la vicinanza del Santuario Mariano della Civita, a 13 Km dalla città, sul Monte Civita, dove nel giugno 1989 arrivò pellegrino anche Giovanni Paolo II in occasione dei 150 anni della visita al Santuario della Civita di Papa Pio IX. Dopo il convegno, molti si attendono la visita spontanea di Papa Francesco, già invitato ufficialmente dall’Arcivescovo di Gaeta a tenere una prossima visita pastorale alla Diocesi, particolarmente cara ad ogni Papa.

Santuario della Civita. Compleanno di Teodoro, il custode

Teodoro.jpgSantuario della Civita. Festeggiati 85 anni del custode, Teodoro Frasca

di Antonio Rungi

Dire “ Santuario della Civita” è parlare del simbolo e dell’immagine per eccellenza di esso, che il suo custode, Teodoro Frasca, nato il 23/06/1928 a Città della Pieve (Pg) e da 60 anni sempre in questo luogo di preghiera, con varie mansioni ed uffici. Il santuario della Civita e lui sono una sola cosa. In questo luogo sono passati Papi, Vescovi, Sacerdoti, diaconi, seminaristi, fedeli laici, gruppi, singole persone, suore, frati, pellegrinaggi da ogni parte del mondo e Teodoro è lì ad accogliere tutti. Prima con i padri Guanelliani e da 1985 con i Padri Passionisti, Teodoro è parte integrante del personale stabile ed occasionale della Civita. Oggi che l’anziano custode compie 85 anni, la comunità passionista della Civita lo festeggia con particolare enfasi e gioia. I padri Emiddio Petringa, Cherubino De Feo, Francesco Vaccelli, Mario Caccavale, Antonio Rungi e da qualche giorno anche Anthony Masciantonio, insieme ai collaboratori del Santuario festeggeranno il custode per antonomasia della Civita, in un clima di amicizia e gioia autentica.

Tutti coloro che frequentano la Civita conoscono Teodoro, perché negli anni passati era il responsabile del traffico al Santuario. Una sorta di vigile che metteva ordine, con buone o forti maniere, quando arrivavano pullman da ogni parte d’Italia o auto e volevano trovare posto nello spiazzale. Lui da buon comandante con fischietto, cappello e paletta disponeva le cose al meglio. Gli anni passano per tutti e la salute diventa sempre più precaria. Anche per Teodoro quello che faceva prima non lo fa più, ma è sempre attivo e presente e nonostante i suoi 85 anni che compie in questa domenica, 23 giugno 2013, rimane una persona vispa, dinamica e profondamente legata al Santuario ed ai Padri Passionisti che lo hanno accolto come un fratello maggiore, un esperto conoscitore della realtà del Santuario, soprattutto a livello esterno e operativo.

La Madonna della Civita rimane il suo grande amore spirituale, lui che di formazione spirituale ne ha ricevuto tanta sia nel periodo giovanile quando vedeva in prospettiva una precisa vocazione alla vita consacrata e sia in età adulta, quando ha fatto una chiara opzione di vivere, d’intesa con i responsabili del santuario e con i suoi familiari, ai piedi della Madonna, nel Santuario a lui caro, tanto da diventare l’unica ed esclusiva casa della sua vita. Uomo preparato, capace a dialogo anche su temi importanti, sempre aggiornato, rimane fondamentale l’uomo dei tempi passati, ancora nella semplicità, nell’onestà e nella laboriosità, ai sani principi di vita cristiana.

A lui gli auguri di tutti i passionisti della Provincia dell’Addolorata a cui è affidato il Santuario della Civita da parte dell’Arcidiocesi di Gaeta, di tutte le persone, soprattutto i pellegrini che, specialmente di domenica e d’estate, salgono al Santuario per pregare ai piedi di Maria e salutare l’anziano, ma sempre simpaticissimo, custode Teodoro Frasca, una vera istituzione per questo luogo mariano di preghiera conosciuto in tutto il mondo.

Mondragone (Ce). Seminario di studi su Victorine Le Dieu

DSC07165.JPG150120132147.jpgDSC07159.JPG150120132139.jpgSi svolgerà giovedì 16 maggio 2013, per l’intera giornata, un seminario di studi sulla figura e l’opera della serva di Dio Victorine Le Dieu, Fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, che a Mondragone hanno una rinomata ed affermata struttura finalizzata all’accoglienza e all’ospitalità. E, infatti, presso la Stella Maris di Mondragone a pochi metri dal mare che giovedì prossimo si svolgerà questo importante convegno nell’anno della fede, voluto espressamente dalle suore della comunità e dall’assistente spirituale, padre Antonio Rungi, che sarà il moderatore del seminario di Studi. Importanti personalità del mondo ecclesiastico nazionale e locale prenderanno parte al seminario di studi. L’aspetto storico del tempo in cui visse ed operò Victorine Le Dieu verrà trattato, nella mattinata del 16 maggio 2013, dal passionista, Giuseppe Comparelli, uno studioso ed esperto dell’Ottocento. L’aspetto teologico e carismatico della figura della Serva di Dio Victorine Le Dieu verrà trattato, nella mattinata di giovedì prossimo, dall’arcivescovo di Potenza, mons. Agostino Superbo, già assistente nazionale dell’Azione Cattolica e Vice-presidente per l’Italia Meridionale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). La presenza delle suore a Mondragone, le loro attività svolte e che continuano a svolgere veranno presentate da due comunicazioni nel pomeriggio, curate rispettivamente dal frate francescano, padre Berardo Buonanno, autore di numerose pubblicazioni di carattere storico e religioso su Mondragone e dal vicario foraneo, don Roberto Guttoriello. La giornata verrà aperta dal saluto del vicario episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Sessa Aurunca, don Paolo Marotta e sarà conclusa con la celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo di Sessa Aurunca, alle ore 19.00, nella Chiesa delle Suore della Stella Maris. Il seminario di studio è aperto a tutti, specialmente ai fedeli laici e a quanti vogliono sviluppare un approfondimento della loro fede sull’esempio della Serva di Dio, Victorine Le Dieu, avviata verso la beatificazione. Il seminario di studi promosso dalla comunità delle Suore di Gesù Redentore ha un significato particolare, in quanto l’Istituto fondato da Victorine Le Dieu celebra quest’anno i suoi 150 anni di riconoscimento dell’opera, approvata il 15 gennaio 1863 da Pio IX. L’Istituto che fina dalla sua nascita e nel corso degli anni si è incentrato soprattutto nel curare le ferite del corpo e dello spirito, specialmente dei bambini e dei sofferenti, oggi è presente in varie parti d’Italia e del mondo, continuando con rinnovato vigore l’opera della fondatrice. Al seminario di studio è attesa anche la nuova madre generale delle Suore di Gesù Redentore, Marilena Russo, con i vertici della Congregazione, che ha la sua sede generale a Fonte Nuova in Roma. Lì sono conservati le spoglie mortali di Victorine Le Dieu, considerata da tutti nella chiesa del suo tempo e del nostro tempo una donna straordinaria oer generosità e sacrifio per servire la causa degli ultimi e dei sofferenti nella Francia post-rivoluzionaria e nell’Europa del periodo napoleonico e post-napoleonico. Dalla Francia all’Italia il suo cammino di carità, di fede e speranza mai si interruppe, forte come era della grazia e della potenza che le venivano da Cristo, unico Redentore del mondo, sotto la cui protezione aveva messo la sua opera e la sua missione nella Chiesa.

Il Seminario di studi parlerà di questa singolare donna francese in un anno speciale come quello della fede che la cristianità sta vivendo a cavallo di due pontificati: quello del Papa emerito, Benedetto XVI, che ha indetto questo anno in occasione dei 50 anni dell’inizio del Concilio Vaticano II e continuato con particolare fervore da nuovo pontefice, Papa Francesco, che ha ripreso le catechesi sull’anno della fede in occasione delle udienze generali del mercoledì, sempre più affollate da credenti e non in una Piazza san Pietro che incomincia ad essere stretta e limitata per accogliere tutti i pellegrini che giungono a Roma per vedere il Papa e celebrare l’anno della fede, nella sede di Pietro.

MONDRAGONE. RITIRO SPIRITUALE DELLE SUORE DI GESU’ REDENTORE

Foto-0342.jpgSi ritroveranno insieme, giovedì 25 aprile 2013, festa di San Marco, per un ritiro spirituale particolare, nella casa di spiritualità e di accoglienza della Stella Maris di Mondragone, le Suore di Gesù Redentore della Campania e del Lazio Sud, insieme ai laici che fanno riferimento al carisma di fondazione della Serva di Dio Victorine Le Dieu, di adorazione, riparazione e riconciliazione. Tema dell’incontro che vedrà riunite diverse comunità delle Suore di Gesù Redentore è “La fede e la speranza nella vita di Victorine Le Dieu”. La giornata di studio e di spiritualità si svolgerà con una duplice meditazione sul tema, dettate dall’assistente spirituale delle Suore, padre Antonio Rungi, religioso passionista e teologo morale, con vari momenti di preghiera, con la celebrazione eucaristica e con lo svolgimento della pratica della Via Lucis, sulle 14 stazioni riguardanti il mistero della risurrezione di Cristo. Le Suore di Gesù Redentore, celebrano in tutto il mondo i 150 anni di riconoscimento del loro istituto, approvato formalmente da Pio IX il 15 gennaio 1863 e tra le comunità più antiche in cui si continua l’opera di Victorine Le Dieu è la Stella Maris di Mondragone, con 70 anni di storia, durante i quali l’istituto è stato convitto, scuola e casa famiglia per accogliere i bambini in disagio sociale. In tale istituto sono passati oltre 5.000 bambini educati ai sani principi morali e spirituali e accolti con amorevolezza e tenerezza dalle Suore che in 70 anni di attività apostolica hanno curato l’infanzia abbandonata secondo gli insegnamenti della fondatrice, Victorine Le Dieu. Da cinque anni la casa religiosa svolge un importante ruolo nel campo della spiritualità e dell’accoglienza dei gruppi parrocchiali, convegno e seminari di studi. Il prossimo appuntamento in tale direzione è in programma per il 16 maggio 2013, con la partecipazione dell’Arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo e del Vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca, monsignor Antonio Napoletano, con altri interventi sulla figura della fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, da un punto di vista storico, spirituale, pastorale e teologico.

MEDITAZIONE DI PADRE RUNGI ALLE SUORE ANCELLE DEL SACRO CUORE

SUORE ANCELLE DEL SACRO CUORE – FRATTAMAGGIORE (NA)

INCONTRO DI SPIRITUALITA’ – 18 APRILE 2013

 

LA FEDE FORTE E GENEROSA DI CATERINA VOLPICELLI

 

DI PADRE ANTONIO RUNGI – PASSIONISTA 

 

DAL MOTU PROPRIO “PORTA FIDEI” DI BENEDETTO XVI, NN 6-7

 

6. Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono infatti chiamati a far risplendere la Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato. Proprio il Concilio, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium, affermava: “Mentre Cristo, «santo, innocente, senza macchia» (Eb 7,26), non conobbe il peccato (cfr 2Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa «prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio», annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr 1Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce” [11].

 

L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr  At 5,31). Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomo ad una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita” (Rm 6,4). Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor  5,17).

 

DALL’OMELIA DI PAPA BENEDETTO PER LA CANONIZZAZIONE DI CATERINA VOLPICELLI.

 

Testimone dell’amore divino fu anche santa Caterina Volpicelli, che si sforzò di “ essere di Cristo, per portare a Cristo” quanti ebbe ad incontrare nella Napoli di fine Ottocento, in un tempo di crisi spirituale e sociale. Anche per lei il segreto fu l’Eucaristia. Alle sue prime collaboratrici raccomandava di coltivare una intensa vita spirituale nella preghiera e, soprattutto, il contatto vitale con Gesù eucaristico. E’ questa anche oggi la condizione per proseguire l’opera e la missione da lei iniziate e lasciate in eredità alle “Ancelle del Sacro Cuore”. Per essere autentiche educatrici della fede, desiderose di trasmettere alle nuove generazioni i valori della cultura cristiana, è indispensabile, come amava ripetere, liberare Dio dalle prigioni in cui lo hanno confinato gli uomini. Solo infatti nel Cuore di Cristo l’umanità può trovare la sua ‘stabile dimora”. Santa Caterina mostra alle sue figlie spirituali e a tutti noi, il cammino esigente di una conversione che cambi in radice il cuore, e si traduca in azioni coerenti con il Vangelo. E’ possibile così porre le basi per costruire una società aperta alla giustizia e alla solidarietà, superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta.

 

LA FEDE FORTE E CORAGGIOSA DI CATERINA VOLPICELLI: VITA ED OPERE

 

1.   UNA FEDE SACRAMENTALE

2.   UNA FEDE ADORANTE

3.   UNA FEDE DI AUTENTICA CARITA’

4.   UNA FORTE FORTE NELLA TRIBOLAZIONE E NELLA PROVA

5.   UNA FEDE CORAGGIOSA NEL TESTIMONIARE L’AMORE DI DIO E DEI FRATELLI.

6.   UNA FEDE CHE PASSA ATTRAVERSO LA CROCE E LA SOFFERENZA

7.   UNA FEDE EUCARISTICA

8.   UNA FEDE MARIANA

9.   UNA FEDE DI INCENTRATA SUL CUORE AMABILISSIMO DI GESU’

10.               UNA FEDE PASQUALE

 

ALCUNI PENSIERI DI CATERINA VOLPICELLI SULLA FEDE

 

“Dobbiamo vivere di fede, perché tutto ciò che avviene è disposto da Dio per confermarci nel suo amore.

 

“La gioia è l’atto più bello della fede, speranza e amore nella vita di ogni cristiano”

 

“Oh che gran dono di Dio è la fede! Come co solleva e rende felici anche in questa valle di lacrime.

 

“Accendetevi di fede e sarete forti nella debolezza, allegri nella tristezza, sani nell’infermità”.

 

“Cerchiamo insieme il volto sorridente di Dio, gustiamo il suo amore e la sua tenerezza”.

 

“Dilatiamo il cuore e crediamo nell’amore di Dio per noi, con illimitata fiducia nella sua bontà”.

 

“Ascoltate sempre la parola di Dio con fede ed umiltà, senza badare a chi ve l’annuncia”.

 

“Rivestitevi di fede, offrite a Gesù le cadute e pregatelo di rialzarvi e preservarvi”.

 

Nasce a Napoli il 21 gennaio 1839, da una famiglia dell’alta borghesia. Educata in casa, secondo i sani valori della tradizione del Meridione d’Italia, passa poi a completare la sua formazione nel Real Collegio

di s. Marcellino, avendo così un alto grado di cultura, cosa non comune per una donna del suo .tempo.

Desiderando di poter raggiungere “l’intima unione con Dio” entra a 20 anni nel Monastero delle Adoratrici Perpetue, ma deve lasciare dopo sei mesi per la salute cagionevole, il beato Ludovico da Casoria “amico dell’anima sua” glielo aveva predetto ripetendogli: “Il Cuore di Gesù, o Caterina, questa è l’opera tua”.

Nel 1864 viene a conoscenza dell’esistenza dell’Associazione ‘Apostolato della Preghiera’ e qui la sua vita ha una svolta decisiva.

Scrive al padre Enrico Ramière, che incontrerà anche personalmente e da lui riceverà tutte le notizie riguardo la nascente Associazione, di cui avrà il diploma di zelatrice (il primo a Napoli), ne diventerà il vero Centro per l’espandersi del Movimento.

Le prime zelatrici saranno anche le prime compagne di Caterina nell’apostolato e nella fondazione dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore.

Napoli è la patria di s. Tommaso e di s. Alfonso, i teologi dell’Eucaristia, che hanno segnato la pietà popolare e nel cui solco si colloca anche l’amore di Caterina Volpicelli per il ss. Sacramento. E’ l’Eucaristia la sorgente del suo convinto servizio alla Chiesa, articolato in un apostolato vario ed ispiratore di una famiglia religiosa. Considera la Chiesa il Corpo Mistico di Cristo e venera i Pastori con devozione filiale e eroica umiltà, accettando da loro ogni sorta di prova che richiedono.

Dalla sua casa partirà il beato Bartolo Longo, guarito in salute, convertito alla fede cattolica, diventato anch’esso zelatore dell’Apostolato della Preghiera, per cominciare la grande opera del Santuario di Pompei.

Lasciata la casa paterna, fissa la sua dimora e la sede delle sue opere in Largo Petrone alla Salute ove in seguito, auspice il cardinale arcivescovo Sisto Riario Sforza, per la presenza di gesuiti insigni, di P. Ludovico, per la predicazione quasi ininterrotta di esercizi spirituali, diventerà un vivissimo Centro di spiritualità.

Dietro l’invito del cardinale, Caterina fonda l’Istituto delle Ancelle del s. Cuore che contrariamente agli Ordini religiosi femminili dell’epoca, dediti soprattutto alla contemplazione e alle opere assistenziali, sorge per l’apostolato e la santificazione delle anime. Non c’è un abito religioso, l’Istituto ha tre rami, uno religioso e due laicali, lo studio della teologia, il servizio della Chiesa sono tutte specifiche che anticipano quasi un secolo prima le novità del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Il 14 maggio 1884, il nuovo arcivescovo di Napoli Guglielmo Sanfelice consacra il Santuario dedicato al Sacro Cuore eretto in adiacenza alla Casa Madre.

Il 21 novembre 1891 si celebra a Napoli il 1° Congresso Eucaristico Nazionale, alla Volpicelli e alle sue figlie viene dato l’incarico dell’organizzazione delle Adorazioni in Cattedrale, la preparazione alla confessione e Comunione generale, la gestione degli arredi sacri.

Il 28 dicembre 1894, Caterina Volpicelli, muore a soli 55 anni, a Napoli.

All’alba del III millennio, il papa Giovanni Paolo II, la proclama beata in Piazza s. Pietro il 29 aprile 2001, avverandosi così l’auspicio del suo primo biografo M. Jetti “Napoli abbia presto, al pari delle fortunate città di Alessandria, Siena, Genova e Bologna, la sua santa Caterina”.

E’ stata canonizzata a Roma da papa Benedetto XVI il 26 Aprile 2009.