Beata Vergine Maria

SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA 2014

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SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA 

LUNEDI’ 8 DICEMBRE 2014

MARIA, SORRISO DI DIO 

Commento di padre Antonio Rungi 

Quando si rivolge lo sguardo ad un’opera d’arte, bellissima, ti viene spontaneo il sorriso di gratitudine e di gioia. In questo giorno della solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria è legittimo pensare che quando Maria è stata concepita, il sorriso di Dio si è acceso su quella meravigliosa creatura, perché Dio l’ha riservata tutta a se, preservandola dal peccato originale, in vista di una missione unica ed irripetibile nella storia dell’umanità e della salvezza, quella di essere la Madre di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, l’Emmanuele il Dio con Dio, come ricordiamo oggi nella preghiera iniziale della celebrazione eucaristica: “O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito”. Non è tanto importante oggi soffermarci su come si è arrivato alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione ad opera di Pio IX nel 1854, ma come da sempre questa verità di fede era sentita e vissuta nella comunità dei credenti, fin dai primi secoli. Una verità che attinge il suo contenuto più importante proprio nei testi sacri, quei testi che nella liturgia della parola di Dio di questa giornata sono alla nostra attenzione e meditazione, a partire dalla prima lettura, tratta dal Libro della Genesi, dove è raccontato e descritto il peccato originale, ma anche il primo annuncio del vangelo della salvezza e della redenzione del genere umano. Leggiamo infatti il momento culmine di questa promessa di redenzione uscita dalla bocca stessa di Dio nel condannare l’operato dell’uomo e soprattutto del serpente, simbolo del principe del male che attacca continuamente l’agire dei figli di Dio: Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». E’ qui tratteggiata la figura della Madonna Immacolata, come di fatto l’iconografia di millenni ci attesta con immagini di straordinaria bellezza e significato biblico e religioso. Maria, la donna forte, la donna della vita e della gioia, che azzera le attese del demonio di vedere l’umanità distrutta dal peccato e sotto la legge dell’infelicità. Maria non permette questo e Dio, nel preservarla dal peccato originale, ha questo compito fondamentale da assolvere nei confronti dell’intera umanità. Maria scelta da Dio per sostenerci nel cammino della nostra riscoperta di essere figli suoi, partendo dal sacramento del battesimo che il sacramento della rinascita, in quanto ci toglie il peccato originale contratto con la nascita, per proseguire sulla via della grazia e della santificazione con l’accesso agli altri sacramenti della fede e della comunione con Dio, quali la confessione e la santa eucaristia. Sono questi i due pilastri cardini che riaccendono nel nostro spirito e nella nostra vita il sorriso di Dio e il sorriso di Maria, la Madre della gioia, quella vera che nasce, cresce e si potenzia stando vicino all’Onnipotente.

San Paolo Apostolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua lettera agli Efesini ci impegna ad una riflessione sul senso della nostra vita e sul cammino che siamo chiamati a fare per riscoprire la nostra identità di cristiani che consiste nel fatto che noi siamo figli di Dio e lo siamo realmente. Figli nel Figlio suo Gesù Cristo, redentore dell’umanità, nato, per opera dello Spirito santo, nel grembo purissimo ed immacolato della Vergine Santa. Dal sorriso di Dio che si accende sul volto di Maria nel suo immacolato concepimento, al sorriso di Maria che si accende sul volto di Gesù, nel momento in cui dice il suo si a Dio nell’annunciazione e quando vede venire alla luce dal suo grembo il Redentore dell’umanità, nella notte di Natale dell’anno zero, quando Gesù entra nella storia mediante la santissima sua Madre, cuore immacolato, donna perfetta totalmente consacrata a Dio Amore e Trinità. Sono le parole del vangelo di Luca di oggi che ci danno lo spessore meraviglioso della festa odierna dell’Immacolata concezione che non è disgiunta o slegata dall’Annunciazione e dalla nascita del Redentore. L’arcangelo Gabriele infatti si rivolge personalmente a Lei: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». Aggiungendo: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Il resto non è cronaca di un fatto, ma è storia della salvezza che diviene realtà, nella pienezza dei tempi quando Dio, mediante suo Figlio, venne ad abitare in mezzo a noi, portando a tutti la gioia della redenzione, in cui Maria costituisce un pilastro fondamentale per l’intero progetto di Dio portato a compimento mediante la venuta di Cristo sulla terra.

La solennità dell’Immacolata è la festa delle gioie ed allegrezze di Maria, ma anche ed è soprattutto la festa della gioia di Cristo redentore, che Maria accetta di portare nel suo grembo verginale per essere strumento di salvezza nelle mani di Dio.

Perciò Maria è Immacolata, senza macchia ed ombra di peccato, perché si è fatta serva dell’Onnipotente ed ha vissuto in intima comunione con Dio Altissimo prima, durante, dopo il suo concepimento, restando vergine e donna purissima per sempre. In lei ombra di peccato non poteva essere né per un breve tempo e né per un attimo, perché esente dal peccato originale per singolare privilegio donato da Dio alla sua e alla nostra Madre castissima, la Tutta pura e Tutta bella davanti a Dio onnipotente e davanti al cielo e alla terra.

P.RUNGI. LE BEATITUDINI DI MARIA, LA MADRE DI DIO E MADRE NOSTRA

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LE BEATITUDINI MARIANE 

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA 

INTRODUZIONE 

La felicità e l’onore di una donna dipende dai figli che essa ha generato e nutrito. Una donna del popolo è profondamente toccata dalla grandezza di Gesù. Egli rovescia il dominio di satana e porta la salvezza. La fama del figlio si riflette anche sulla madre. Nel celebre brano del Vangelo di Luca (Lc 11,27-28), una donna grida forte a Gesù, mentre egli svolgeva il suo ministero, che è beata la sua madre e il grembo che lo ha custodito in attesa della nascita e poi il seno da cui ha preso il latte il piccolo Gesù. Si comprende come la Madre di Gesù nel vangelo, soprattutto di Luca è da lodare.

La grandezza di Gesù rende grande anche la madre. Ma questa lode potrebbe essere interpretata male. La maternità fisica, da sola, non è motivo sufficiente per essere chiamata beata. Molto più è da proclamare beato chi ascolta la parola di Dio e la osserva. Maria ha ascoltato, ha creduto a ha messo in pratica. Essa è beata perché è la madre di Gesù, il vincitore dei demoni e il Salvatore; ma lo è molto di più perché ascolta e osserva la parola di Dio. Il grido della donna “beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!” riecheggia quello di Elisabetta: “Benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo seno” (Lc 1,42). Ma Elisabetta aveva aggiunto anche il motivo ultimo di questa beatitudine: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45). E Gesù riprende questa motivazione, dicendo: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (v.28). La grazia e la grandezza di Maria non scaturiscono dalla sua maternità fisica, ma dall’adempimento della volontà di Dio. La sua beatitudine consiste nell’aver ascoltato e accolto la sua parola con il cuore e la mente e soprattutto di averla messa in pratica. La parola è la volontà di Dio che le chiede di prendere un posto accanto al figlio, nonostante che lei non ne colga sempre tutta la portata e le conseguenze. Ma questo posto accanto a Gesù è disponibile a tutti: dipende solo dalla capacità di ascolto e di accoglienza della parola di Dio e dal metterla in pratica. Maria si distingue nella Chiesa per la sua fedeltà alla proposta di Dio. Tutti possono salire fino a lei, purché vivano come lei. Invece di invidiare Maria, dobbiamo imitarla nell’ascolto e nella pratica della parola di Dio. 

La vera beatitudine è Gesù. Egli, Parola eterna del Padre fatta carne nell’obbedienza, è nuovamente Parola nell’annuncio del vangelo per incarnarsi in quanti l’accolgono. La maternità di Maria, prima che nel ventre, fu nella mente e nel cuore. Ella obbedì, e per questo fu madre. La sua beatitudine si estende a tutti coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.

 DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (CCC)

I. Le beatitudini 

1716 Le beatitudini sono al centro della predicazione di Gesù. La loro proclamazione riprende le promesse fatte al popolo eletto a partire da Abramo. Le porta alla perfezione ordinandole non più al solo godimento di una terra, ma al regno dei cieli:

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli » (Mt 5,3-12). 

1717 Le beatitudini dipingono il volto di Gesù Cristo e ne descrivono la carità; esse esprimono la vocazione dei fedeli associati alla gloria della sua passione e della sua risurrezione; illuminano le azioni e le disposizioni caratteristiche della vita cristiana; sono le promesse paradossali che, nelle tribolazioni, sorreggono la speranza; annunziano le benedizioni e le ricompense già oscuramente anticipate ai discepoli; sono inaugurate nella vita della Vergine Maria e di tutti i santi. 

II. Il desiderio della felicità 

1718 Le beatitudini rispondono all’innato desiderio di felicità. Questo desiderio è di origine divina; Dio l’ha messo nel cuore dell’uomo per attirarlo a sé, perché egli solo lo può colmare.

«Noi tutti certamente bramiamo vivere felici, e tra gli uomini non c’è nessuno che neghi il proprio assenso a questa affermazione, anche prima che venga esposta in tutta la sua portata».

«Come ti cerco, dunque, Signore? Cercando te, Dio mio, io cerco la felicità. Ti cercherò perché l’anima mia viva. Il mio corpo vive della mia anima e la mia anima vive di te».

 « Dio solo sazia. 

1719 Le beatitudini svelano la mèta dell’esistenza umana, il fine ultimo cui tendono le azioni umane: Dio ci chiama alla sua beatitudine. Tale vocazione è rivolta a ciascuno personalmente, ma anche all’insieme della Chiesa, popolo nuovo di coloro che hanno accolto la Promessa e vivono nella fede di essa. 

III. La beatitudine cristiana 

1720 Il Nuovo Testamento usa parecchie espressioni per caratterizzare la beatitudine alla quale Dio chiama l’uomo: l’avvento del regno di Dio; la visione di Dio: « Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio » (Mt 5,8);40 l’entrata nella gioia del Signore; l’entrata nel riposo di Dio:

«Là noi riposeremo e vedremo; vedremo e ameremo; ameremo e loderemo. Ecco ciò che alla fine sarà senza fine. E quale altro fine abbiamo, se non di giungere al regno che non avrà fine?». 

1721 Dio infatti ci ha creati per conoscerlo, servirlo e amarlo, e così giungere in paradiso. La beatitudine ci rende « partecipi della natura divina » (2 Pt 1,4) e della vita eterna. Con essa, l’uomo entra nella gloria di Cristo45 e nel godimento della vita trinitaria. 

1722 Una tale beatitudine oltrepassa l’intelligenza e le sole forze umane. Essa è frutto di un dono gratuito di Dio. Per questo la si dice soprannaturale, come la grazia che dispone l’uomo ad entrare nella gioia di Dio. 

«”Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”; tuttavia nella sua grandezza e nella sua mirabile gloria, “nessun uomo può vedere Dio e restare vivo”. Il Padre, infatti, è incomprensibile; ma nel suo amore, nella sua bontà verso gli uomini, e nella sua onnipotenza, arriva a concedere a coloro che lo amano il privilegio di vedere Dio […]: poiché “ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”». 

1723 La beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte morali decisive. Essa ci invita a purificare il nostro cuore dai suoi istinti cattivi e a cercare l’amore di Dio al di sopra di tutto. Ci insegna che la vera felicità non si trova né nella ricchezza o nel benessere, né nella gloria umana o nel potere, né in alcuna attività umana, per quanto utile possa essere, come le scienze, le tecniche e le arti, né in alcuna creatura, ma in Dio solo, sorgente di ogni bene e di ogni amore:

«La ricchezza è la grande divinità del presente; alla ricchezza la moltitudine, tutta la massa degli uomini, tributa un omaggio istintivo. Per gli uomini il metro della felicità è la fortuna, e la fortuna è il metro dell’onorabilità. […] Tutto ciò deriva dalla convinzione che in forza della ricchezza tutto è possibile. La ricchezza è quindi uno degli idoli del nostro tempo, e un altro idolo è la notorietà. […] La notorietà, il fatto di essere conosciuti e di far parlare di sé nel mondo (ciò che si potrebbe chiamare fama da stampa), ha finito per essere considerata un bene in se stessa, un bene sommo, un oggetto, anch’essa, di vera venerazione». 

1724 Il Decalogo, il discorso della montagna e la catechesi apostolica ci descrivono le vie che conducono al regno dei cieli. Noi ci impegniamo in esse passo passo, mediante azioni quotidiane, sostenuti dalla grazia dello Spirito Santo. Fecondati dalla parola di Cristo, lentamente portiamo frutti nella Chiesa per la gloria di Dio. 

  1. NON TEMERE MARIA (L’ANNUNCIAZIONE) 

DAL VANGELO DI SAN LUCA – CAP.I 

[26] Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,

[27] a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

[28] Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”.

[29] A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.

[30] L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.

[31] Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.

 

2. BEATA COLEI CHE HA CREDUTO NELL’ADEMPIMENTO DELLA PAROLA DI DIO. (LA VISITAZIONE)

 

DAL VANGELO DI SAN LUCA – CAP.I

[39] In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.

[40] Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.

[41] Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo

[42] ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!

[43] A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?

[44] Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.

[45] E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.

 

3. TUTTE LE GENTI MI CHIAMERANNO BEATA (IL MAGNIFICAT)

 DAL VANGELO DI SAN LUCA – CAP.I

 

[46] Allora Maria disse:

“L’anima mia magnifica il Signore

[47] e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

[48] perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

[49] Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome:

 

4. LA BEATITUDINE DELLA FAMIGLIA A BETLEMME (LA NASCITA DI GESU’)

 

DAL VANGELO DI SAN LUCA – CAP.II

 

[15] Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”.

[16] Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.

[17] E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

[18] Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.

[19] Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

[20] I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

 

5. LA BEATITUDINE NEL DOLORE (LA PRESENTAZIONE DI GESU’ AL TEMPIO)

 

DAL VANGELO DI SAN LUCA – CAP.II

 

[33] Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

[34] Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione

[35] perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.

 

6. LA BEATITUDINE DI RITROVARSI (IL RITROVAMENTO DI GESU NEL TEMPIO)

 

DAL VANGELO DI SAN LUCA – CAP.II

[41] I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.

[42] Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza;

[43] ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.

[44] Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti;

[45] non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

[46] Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.

[47] E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

[48] Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”.

[49] Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”.

[50] Ma essi non compresero le sue parole.

[51] Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

 

7. LA BEATITUDINE CHE NASCE DALL’ASCOLTO (LA DONNA DEL VANGELO)

 

DAL VANGELO DI LUCA – CAP.XI

 

[27] Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”.

[28] Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.

8. LA BEATITUDINE DELLA CONSEGNA (SOTTO LA CROCE DI GESU’)

 

DAL VANGELO DI SAN GIOVANNI – CAP. XIX

 

[25] Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.

[26] Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”.

[27] Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

 

9. LA BEATITUDINE DI CONSACRARSI ALLA MADRE DI DIO. (LA PREGHIERA)

 

DA UNA PREGHIERA DI SAN BERNARDO

 

Le Beatitudini di Maria – San Bonaventura da Bagnoregio

 

Il pensiero di Maria non parta dalla tua mente.

Il nome di Maria non abbandoni il tuo labbro.

 

L’Amore di Maria non si spenga nel tuo cuore.

Seguendo Maria non ti perderai.

 

Appoggiandoti a Maria non cadrai.

Sperando in Maria non temerai.

 

Ascoltando Maria non sbaglierai.

Vivendo con Maria ti salverai.

 

Ecco la nona beatitudine:

Beati quelli che si sono consacrati a Maria:

i loro nomi sono scritti nel libro della vita.

(San Bonaventura da Bagnoregio)

 

 

CONCLUSIONE

La Vergine Madre, nel suo canto di lode e di ringraziamento al Signore per la sua prodigiosa maternità, con accenti profetici, esclama: «Tutte le generazioni mi proclameranno beata».

L’angelo che le reca l’annunzio dice di lei: «Benedetta tu fra tutte le donne».

San Giovanni, nel libro dell’Apocalisse, la vede come la donna vestita di sole con ai suoi piedi dodici stelle.

Elisabetta la definisce Madre del mio Signore.

In altra circostanza della vita di Maria, è una voce anonima di una donna, che sgorga dalla folla e grida: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!».

Comincia già ad avverarsi la profezia della Madre di Cristo. Egli però ha da proclamare una più ampia ed universale beatitudine: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

È una evidente conferma alle parole profetiche della Madre sua. Lei per prima ha ascoltato, accolto e messo in pratica la parola del Signore, che le è stata proclamata dall’Angelo Gabriele.

Maria è quindi beata, non solo perché ha avuto il singolare e sublime privilegio di accogliere e generare il Verbo di Dio nella sua carne mortale, ma ancor più perché si è mostrata docile alla volontà divina e, come il suo dilettissimo Figlio, ha accettato il piano divino fino al Calvario, condividendo con lui la passione.

Quanto Maria ha fatto, come umile e docile discepola, anche noi siamo chiamati a farlo con tutta la nostra vita.

Su ciascuno di noi il buon Dio ha un piano di salvezza, che egli ci rivela nel tempo e nelle circostanze di ogni giorno.

Possiamo essere beati se conformiamo la nostra volontà a quella del Signore. Dobbiamo perciò essere ascoltatori attenti della sua parola.

Dobbiamo avere Cristo e la sua Madre come nostri modelli.

Occorre riscoprire l’umiltà del cuore e la sincerità con noi stessi per diventare avidi della parola di Dio, bisognosi della sua verità e della sua grazia e infine capaci di operare il bene.

 

PREGHIERA PER OTTENERE LA PACE E LA GIOIA DEL CUORE

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A TUTTI I MIEI AMICI DI INTERNET, CREDENTI E NON, CHIEDO DI RECITARE ALMENO PER TRE GIORNI QUESTA PREGHIERA, FINO A DOMENICA, E SE VOLETE ANCHE OLTRE, PER OTTENERE LA PACE NEL MONDO. STIAMO VIVENDO MOMENTI DIFFICILI PER LE TANTE GUERRE IN ATTO NEL MONDO E PER LA MINACCIA DEL TERRORISMO. CI RIVOLGIAMO TUTTI INSIEME IN UNA CATENA DI COMUNIONE SPIRITUALE A DIO PER OTTENERE LA PACE E LA GIOIA DEL CUORE PER TUTTI SENZA CONFINI DI RELIGIONE E NAZIONI, CULTURE E RAZZE. TUTTI UNITI PER LA PACE.

La mia preghiera della gioia 

Signore, donami una mente

capace di pensare solo il bene,

perché chi pensa bene

agisce altrettanto bene,

e chi opera bene e nel bene

sperimenta la gioia per sempre.

 

Signore, donami un cuore tenero,

che vinca le resistenze dell’odio e del risentimento,

e che sappia guardare la realtà

con l’ardore della passione

con la quale Tu ci hai salvato

nel mistero della Croce.

 

Dio della gioia,

fa che questo mondo afflitto dalla noia,

possa sperimentare la vera felicità

che solo Tu puoi donare

a chi cerca sinceramente la verità.

 

Dio della pace,

allontana da noi l’incubo della guerra,

della violenza e del terrorismo di qualsiasi matrice,

e fa che quanti professano la fede in Dio

non alzino mai la mano come Caino.

 

Dio della serenità,

dona ai nostri giorni

e a tutte le persone del mondo

una vita tranquilla e senza affanni,

durante la quale possiamo sperimentare

il tuo amore paterno

e la tua provvidenza,

senza limiti di spazio e dei tempo.

 

Fai scenda, o Gesù, principe della pace,

sul volto di quanti soffrono,

nel corpo e nello spirito,

il tuo sorriso divino,

fatto di serena disponibilità

alla volontà di Dio.

 

La Vergine, Madre della gioia,

che ha sperimentato la vera felicità,

incontrando il tuo volto gioioso

nel tempo e nell’eternità,

interceda per questa umanità,

perché recuperi il dono della gioia e della pace,

amando questa terra con un cuore materno,

aperto alla felicità che non ha tempo.

Amen.

 

Preghiera composta da padre Antonio Rungi

Santuario della Civita, 25 settembre 2014

 

Itri (Lt). Per la solennità dell’Assunta al Santuario sono attesi migliaia di pellegrini

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Come tutti gli anni, la solennità dell’Assunta, per il vocabolario laico Ferragosto, al Santuario della Madonna della Civita è un giorno speciale per i pellegrini. La prassi vuole che in questo giorno i cristiani e i devoti della Madonna non vadano al mare. Sane e sante tradizioni per trascorrere la solennità dell’Assunta in famiglia e nell’assoluta tranquillità. Al Santuario tutto è pronto per accogliere i pellegrini. Anche l’ascensore è perfettamente funzionante per portare in chiesa persone diversamente abili, anziani o altre persone in difficoltà fisiche. Le messe sono assicurate dalle 8.00 del mattino fino alle 20.00 della sera con il seguente orario: 8,00; 9.00; 10,30; 12.00; 17.00; 18,00; 19.00 (all’aperto) ed eventualmente alle ore 20.00. A disposizione dei fedeli per le confessioni, per la celebrazione delle messe, per le varie benedizioni ci sono quattro religiosi della comunità passionista del Santuario: i padri Emiddio Petringa, Cherubino De Feo, Francesco Vacelli e padre Antonio Rungi, I passionisti del Santuario assicurano anche le messe feriali e festive al convento dei passionisti in città, da tutti conosciuto come convento dei cappuccini. Anche qui domani saranno celebrate le messe in onore della Madonna Assunta in cielo, alle ore 8.00 del mattino e alle ore 18.00 del pomeriggio. In questi giorni in preparazione alla solennità dell’Assunta, durante la settimana, il Santuario della Civita è stato meta di pellegrini e devoti, soprattutto del napoletano e della Campania. La presenza in zona, tra Itri, Formia, Gaeta, Scauri. Minturno, Sperlonga e Fondi di tanti napoletani che hanno casa o villa da queste parti o si fittano appartamenti per il Ferragosto favorisce il pellegrinaggio individuale o familiare al Santuario. Per domani, invece, sono attesi gruppi organizzati e i quattro religiosi in servizio al Santuario della Civita si attendono un buon afflusso. Unica preoccupazione il tempo. Quando è bello e non presenta rischi, al santuario arrivano i fedeli per fare visita alla Madonna, pregare, confessarsi, partecipare alla messa e ringraziare per i doni ricevuti. E’ soprattutto il 15 agosto, solennità dell’Assunta che per molti fedeli corre l’obbligo di andare a ringraziare la Madonna e salire al Santuario con i propri familiari. Portare con se i bambini per ricevere la benedizione di Maria. Nelle due messe prefestive di oggi, 14 agosto 2014, la partecipazione alle due messe delle 17.00 e delle 19.00 è stata contenuta, anche perché molti approfittano di questo giorno per trattenersi al mare per poi dedicarsi ai doveri religiosi e cristiani di domani festa della Madonna Assunta in cielo. E in molte famiglie si festeggiano anche gli onomastici di mamme, sorelle, mogli, figlie, essendo il nome Assunta abbastanza diffuso nel Sud.

VEGLIA DI PREGHIERA – ASSUNTA 2014

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VEGLIA DI PREGHIERA

IN PREPARAZIONE ALLA SOLENNITÀ

DELL’ASSUNZIONE DI MARIA

A cura di padre Antonio Rungi

 

 

 

CANTO EUCARISTICO

 

ESPOSIZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

(O SEMPLICE APERTURA DEL TABERNACOLO)

 

C.Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

T. Amen.  

 

C.Il Signore sia con voi.

T. E con il tuo spirito

 

C. Preghiamo.

 

Signore che ci hai convocato, in questa notte, per celebrare le lodi di Maria, tua e nostra Madre, fa che alla vigilia della solennità della sua Assunzione al cielo, in corpo ed anima, ogni uomo della terra si senta rigenerato nel corpo e nello spirito, assumendo come comportamento del vivere le virtù di Maria.

Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

T. Amen

 

 

In ascolto

 

Dalla lettera agli Efesini di san Paolo, apostolo 1, 16 – 2, 10

 

Fratelli, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità,
di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.

 

SALMO RESPONSORIALE

 

T.  Venite, lodiamo Dio nostro Padre, in comunione con la Vergine Maria.

 

1.  Acclamate al Signore, voi tutti della terra,

     servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza.

 

2.  Riconoscete che il Signore è Dio;

     egli ci ha creati e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo.

 

1.  Varcate le sue porte con inni di grazie,

     i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome.

 

2.  Poiché buono è il Signore.

     eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione.

 

CANTO MARIANO


Dalla Costituzione Apostolica »Munificentissimus Deus» di Pio XII, papa

 

I santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi, rivolti al popolo in occasione della festa odierna, parlavano dell’Assunzione della Madre di Dio come di una dottrina già viva nella coscienza dei fedeli e da essi già professata; ne spiegavano ampiamente il significato, ne precisavano e ne apprendevano il contenuto, ne mostravano le grandi ragioni teologiche. Essi mettevano particolarmente in evidenza che oggetto della festa non era unicamente il fatto che le spoglie mortali della beata Vergine Maria fossero state preservate dalla corruzione, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste glorificazione, perché la Madre ricopiasse il modello, imitasse cioè il suo Figlio unico, Cristo Gesù.
San Giovanni Damasceno, che si distingue fra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l’Assunzione corporea della grande Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dal dolore, quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio». San Germano di Costantinopoli pensava che l’incorruzione e l’assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio non solo convenivano alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo corpo verginale: «Tu, come fu scritto, sei tutta splendore (cfr. Sal 44, 14); e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto tempio di Dio. Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorruttibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta». Un altro scrittore antico afferma: «Cristo, nostro salvatore e Dio, donatore della vita e dell’immortalità, fu lui a restituire la vita alla Madre. Fu lui a rendere colei, che l’aveva generato, uguale a se stesso nell’incorruttibilità del corpo, e per sempre. Fu lui a risuscitarla dalla morte e ad accoglierla accanto a sé, attraverso una via che a lui solo è nota».
Tutte queste considerazioni e motivazioni dei santi padri, come pure quelle dei teologi sul medesimo tema, hanno come ultimo fondamento la Sacra Scrittura. Effettivamente la Bibbia ci presenta la santa Madre di Dio strettamente unita al suo Figlio divino e sempre a lui solidale, e compartecipe della sua condizione.
Per quanto riguarda la Tradizione, poi, non va dimenticato che fin dal secondo secolo la Vergine Maria vene presentata dai santi padri come la novella Eva, intimamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta. Madre e Figlio appaiono sempre associati nella lotta contro il nemico infernale; lotta che, come era stato preannunziato nel protovangelo (cfr. Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, su quei nemici, cioè, che l’Apostolo delle genti presenta sempre congiunti (cfr. Rm capp. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26; 54-57). Come dunque la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e il segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la comune lotta si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale, secondo le affermazioni dell’Apostolo: «Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria» (1 Cor 15; 54; cfr. Os 13, 14).

In tal modo l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità «con uno stesso decreto» di predestinazione, immacolata nella sua concezione, vergine illibata nella sua divina maternità, generosa compagna del divino Redentore, vittorioso sul peccato e sulla morte, alla fine ottenne di coronare le sue grandezze, superando la corruzione del sepolcro. Vinse la morte, come già il suo Figlio, e fu innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli.

 

PREGHIERA SILENZIOSA (SOTTO FONDO MUSICALE)

 

PREGHIERA DEI FEDELI

 

C.Carissimi, ringraziamo Dio,  al termine di questo giorno perché ha associato Maria ai misteri del Redentore, donandola alla Chiesa come madre e modello di vita. Diciamo insieme:

T. Ascoltaci, o Signore

 

1.  E’ bello ringraziarti con tutto il cuore, Padre Santo, per le grandi opere compiute nella Vergine Maria. All’annunzio dell’angelo, ella accolse nel cuore immacolato il tuo Verbo e per l’azione misteriosa dello Spirito Santo lo concepì nel grembo verginale; divenendo Madre del suo Creatore, segnò gli inizi della Chiesa. Preghiamo.

T. Ascoltaci, Signore

 

 

2.  Arca della Nuova Alleanza, la Vergine Madre annunziò ad Elisabetta la tua misericordia e nella notte di Betlemme irradiò sul mondo la Luce eterna della tua Sapienza; consacrandoti nel tempio il primogenito si unì all’offerta del Redentore, rivelando il mistero della Chiesa. Preghiamo:

T. Ascoltaci, o Signore.

 

3. Ai piedi della Croce, estese la sua maternità a tutti gli uomini, generati dalla morte di Cristo per una vita senza fine; orante con gli apostoli nell’attesa dello Spirito Santo, incessantemente guida e sostiene la preghiera della Chiesa. Preghiamo:

T. Ascoltaci, o Signore.

 

4.Assunta alla gloria del cielo, vestita di sole e coronata di stelle, è la regina assisa alla destra dell’Agnello; splendente tra i santi, indica con materno amore la via della Vita e guida al santuario celeste il pellegrinaggio della Chiesa. Preghiamo.

T. Ascoltaci, o Signore

 

C.Uniti al coro degli angeli, agli apostoli, a tutti i santi del cielo e della terra, ti acclamiamo, o Padre, con la preghiera che Gesù ci insegnato:

 

 

Padre nostro…

 

PREGHIERA DI SUA SANTITÀ PIO XII

ALLA VERGINE ASSUNTA IN CIELO

 

(La preghiera può essere fatta dal sacerdote, dalla guida, o da cinque persone diverse) 

 

C. O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini.

 

1. — Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l’anelito della nostra devozione e del nostro amore.

 

2. — Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l’umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell’anima vostra nel contemplare faccia a faccia l’adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza; e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell’anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinché apprendiamo, fin da quaggiù, a gustare Iddio, Iddio solo, nell’incanto delle creature.

3. Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio; e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.

 

4. — Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgono ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli ; e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra Patria.

 

5. — Noi crediamo infine che nella gloria, ove voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, voi siete; dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi; e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

 

C. O Dio onnipotente, che nella Vergine Maria hai compiuto meraviglie, fino a innalzarla al regno dei cieli con il corpo glorificato, donaci di vivere in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni e di poter un giorno condividere il gaudio senza fine. Per Cristo nostro Signore.

T    Amen.

 

BENEDIZIONE EUCARISTICA (COME AL SOLITO)

 

CANTO MARIANO  

 

PROCESSIONE DELLA STATUA DELLA MADONNA

PREGHIERA DEL ROSARIO E CANTI

SALUTO A MARIA

 

 

Mondragone (Ce). Cenacolo di preghiera per la pace nel mondo

03-Eucarestia-Ostie-grano 05-Nozze_Cana-2 1375021_10202108392102514_375471257_n Adorazione eucaristica4 anno-eucaristia BentoXVI-51-11052007 Bitto-1470  coronagesueucaristia12 corpus-domini1 Eucarestia eucarestia10 eucaristia eucaristia eucaristia_08 eucaristia2 eucaristia3 eucaristia5 eucaristia6 eucaristia7 Eucaristia8 eucaristia13 eucaristia15 Eucaristia17 eucaristia018 eucaristia19 Eucaristia20 eucaristia21 Eucaristia22 eucaristia30 Eucaristia33 EucaristiaBig eucaristia-eucharist16 eucharist11 gesc3b9-eucaristia-7 GesEucaristia31 GPii-Eucaristia GraciasXCompartir_Eucaristia_33 imagens-imagens-da-eucaristia-30aa77 images6ZOGVP0J imagesFV6Y3QP5 imagesFV7B18H1 imagesM7U9EZ2I imagesP05VK4AP imagesPK4GH6LH imagesRCDBC8W4 imagesREHZ0LGN imagesRO245QQ9  padrerungi2 roseu23  topic untitled

Mondragone (Ce). Con le suore e tra i turisti e villeggianti si prega per la pace in Medioriente. 

di Antonio Rungi 

Un cenacolo di preghiera speciale a conclusione del mese di luglio, si svolgerà domani sera, 31 luglio nella chiesa delle Suore di Gesù Redentore, Istituto Stella Maris di Mondragone, per pregare per la pace in Medioriente in altre parti del mondo, in sintonia con Papa Francesco, che proprio sabato scorso ha sorvolato in elicottero questa zona, prima di atterra a Caserta. La singolarità di questa iniziativa estiva promossa dalle Suore della Stella Maris che a pregare con loro e con il gruppo di animazione saranno gli ospiti della struttura ed i villeggianti che si trovano in questi giorni luogo la costiera domiziana. La veglia di preghiera inizierà alle ore 21-00 e si concluderà alle ore 24.00, seguendo uno schema di preghiera e di adorazione personale e comunitaria davanti a Gesù Sacramentato che sarà esposto solennemente nella chiesa delle Suore, che si trova a 10 metri dal mare. Il tema di questo incontro di preghiera è la riconciliazione e i testi su cui rifletteranno i fedeli, guidati dalle suore e dall’assistente spirituale dell’Istituto Stella Maris di Mondragone, saranno il Vangelo di Giovanni  (15,12-17) e il testo della lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (8,28-39). Il testo evangelico è incentrato sull’amore e sul perdono, sull’accoglienza reciproca nel nome di Cristo e di Dio Padre. Chiedere amore con la preghiera, chiedere pace per il Medioriente in particolare e per tutti i focolai di guerra attualmente in essere, sarà il motivo di ritrovarsi insieme intorno all’eucaristia per quanti sono anche in ferie e godono di un periodo di serenità e pace, lontani da queste crisi belliche che interessano la terra di Gesù e di Maria. Ecco il brano del Vangelo oggetto di riflessione di Lectio divina durante il cenacolo di preghiera di domani sera. 12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. Il testo sarà preceduto dal brano della lettera ai Romani, in cui l’Apostolo Paolo non si scoraggia di fronte a nessuna prova della vita ed invita a fare altrettanto i cristiani di Roma, perché nulla potrà separare coloro che amano Dio dall’amore suo e dall’amore reciproco, fino al perdono e alla riconciliazione, nonostante la spada, la tribolazione e la sofferenza di ogni genere. Ecco il brano della lettura: “

28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.

31Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 33Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. 34Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? 35Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. 37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. 38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, 39né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”.

La potenza della preghiera è ben conosciuta dalla comunità cristiana. Chiede e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto. Con questo spirito di richiesta di pace, i fedeli, i villeggianti, i turisti si ritroveranno a pregare per la pace in ogni angolo della terra e soprattutto nella terra di Gesù. E lo faranno a Mondragone con le Suore e dalle Suore di Gesù Redentore che hanno come carisma di fondazione: adorazione, riparazione e riconciliazione, secondo gli insegnamenti della loro fondatrice, Madre Victorine Le Dieu, di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario dell’adorazione eucaristica perpetua, iniziata nella sua casa paterna ad Avranches in Francia.

IL COMMENTO PER LA XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

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XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

20 LUGLIO 2014 

Non vogliamo essere zizzania, ma grano che fa sorride la terra 

di padre Antonio Rungi 

La XVI del tempo ordinario dell’anno liturgico ci propone come meditazione un’altra parabola di Gesù, in continuazione di quella di domenica scorsa, su seminatore che uscì a seminare e la risposta della terra fu diversa, in base dove la semente era stata gettata. In questa parabola entra in gioco un’erba cattiva, che qui è indicata come zizzania che cresce e si sviluppa insieme al buon grano. Certo non è il buon seminatore che semina l’erba distruttiva, ma il nemico acerrimo di questo speciale seminatore che è Dio e che trova nell’anti-Dio, in satana, il suo oppositore, perché quel campo della gioia e della pace non sia armonioso e non sia sereno. L’erba cattiva seminata a tutte le ore della storia e della vita dell’umanità ha permesso, purtroppo che il lavoro del buon seminatore incontrasse ostacoli e non raggiungesse il vertice della produzione dell’amore, della carità, della gioia e della vita. Facendo tesoro di questa lezione di vita che ci viene dal Signore, mediante un dialogo sincero ed aperto con i suoi discepoli, noi vogliamo essere il buon grano ed estirpare dalla nostra mente, dal nostro cuore e soprattutto dalla vita. Estirpare dalle nostre relazioni umane ed ecclesiali ogni piccolo germe di erba cattiva, che può danneggiare tutto il raccolto.

Il giudizio di Dio che incombe su ogni uomo e su tutta l’umanità, quando il grano sarà separato dalla zizzania e questo avrà accesso ad essere accolto nei granai di Dio, che tradotti in termini spirituali e teologici, è il santo Paradiso, ci deve far riflettere seriamente su come abbiamo strutturato la nostra vita nel corso di questa esistenza terrena che stiamo vivendo. Non possiamo dimenticare che abbiamo un grande appuntamento con la nostra storia terrena ed eterna e questo è il giudizio personale e quello finale di Dio. Bisogna, certamente, confidare nella misericordia infinita di Dio, ma è doveroso anche lavorare perché questa misericordia possa realizzarsi nel tempo che il Signore ci ha donato mediante una sincera conversione della nostra vita all’amore, alla pace, alla riconciliazione, al bene per sempre.

Il regno di Dio a cui fa riferimento il vangelo di oggi, con tre parabole dello stesso tono e con lo stesso intento che il Signore vuole far risaltare, non può essere bloccato nella su diffusione, nella sua radicazione e nel suo potenziamento nella storia dell’uomo per qualsiasi ostacolo che viene dal di fuori o dal di dentro dello stesso campo, che la chiesa e la comunità dei credenti. Deve andare avanti nel cammino della storia, interpretando i segni dei tempi e mettendo argine al male che è presente fuori e dentro la chiesa. Il granellino di senape, diventerà un albero robusto e resisterà a tutte le intemperie e tempeste della storia, come, d’altra parte, stiamo vivendo in questo nostro tempo, con tante difficoltà all’interno e al di fuori della chiesa e soprattutto nel mondo. Anche la parabola del lievito che fa crescere la pasta è indicativa per comprendere il ruolo che ogni battezzato ha all’interno della comunità dei credenti. Ognuno di noi si deve fare artefice di crescita spirituale e morale e mai essere strumento per bloccare qualsiasi avanzamento giusto e santo nella chiesa e nella società. Essere lievito, nell’ottica di Cristo, significa farsi promotore di crescita vera di tutto il popolo santo di Dio. Chi ostacola questa crescita è colui che è motivo di scandalo nella chiesa. Ed oggi sono tanti i motivi per ripensare anche certi ruoli, uffici e ministeri che siano lievito per la chiesa e crescita vera di essa e non motivi per dare scandalo e per buttare ulteriore fango sul popolo santo di Dio, che è anche composta da persone oneste e rette, che vivono santamente e fedelmente la loro fede e la loro scelta di vita. Sugli scandali che offendono la bellezza e la grandezza di Dio, della chiesa e la santità di essa non c’è tolleranza alcuna. Nel giudizio finale peseranno molto per separare il positivo dal negativo, partendo dai vertici fino ad arrivare alla base del popolo santo di Dio. La Chiesa ha bisogno di santi e non di scandali e la società ha bisogno di pace e non di guerre o conflitti di ogni genere.

Per potere raggiungere questi ideali di vita cristiana è urgente per tutti entrare nella dinamica spirituale che porta a dare importanza alle cose di Dio e non a quelle della terra e del mondo. L’apostolo Paolo ci ricorda, infatti, nel brano della seconda lettura di oggi tratta dalla sua lettera ai Romani che “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, non sappiamo infatti come in modo conveniente..Egli scruta i pensieri e i desideri del nostro cuore e se ci lasciamo condurre da lui porta a compimento il bene che aspiriamo a raggiungere.

Nella piena consapevolezza che nonostante i nostri limiti umani e le nostre debolezze, Dio non ci fa mancare il suo sostegno e il suo aiuta e ci concede la sua infinita misericordia, vogliamo con profonda gratitudine a Dio rivolgerci a Lui con le parole della libro della Sapienza, che oggi ci accompagna nel cammino dell’ascolto del Dio che ci parla, con queste espressioni di fiducia e speranza il Lui: Signore con il tuo modo di operare nei confronti dell’umanità hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e ce hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento. Chiediamo perdono oggi nella celebrazione dell’eucaristia, che è agape fraterna intorno alla mensa del corpo e sangue di Cristo dei nostri peccati, dei nostri scandali, della nostra miseria umana ed impegniamoci ad essere coerenti con la nostra fede battesimale. Quella fede battesimale, mediante la quale ci siamo impegnati a rinunciare a Satana e a tutte le sue opere e a credere nella Chiesa, una santa, cattolica ed apostolica, nella quale viviamo e speriamo di morire in piena comunione, diventando noi stessi strumenti di diffusione del Regno di Dio in mezzo agli uomini, come oggi preghiamo umilmente nella colletta: “Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore; fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speranza di veder crescere l’umanità nuova, che il Signore al suo ritorno farà risplendere come il sole nel tuo regno”. Amen.

Itri (Lt). E’ iniziato il novenario in preparazione alla Madonna della Civita

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Itri (Lt). Iniziato il novenario in preparazione alla festa della Civita

Con la solenne celebrazione eucaristica di ieri sera, 11 luglio 2014, alle ore 19,30, presieduta da padre Antonio Rungi, passionista della comunità del Santuario della Civita  è iniziato il novenario in preparazione alla festa della Madonna della Civita, in Itri, che si festeggia il 21 luglio di ogni anno. Davanti a oltre 200 fedeli, padre Antonio Rungi ha parlato, durante l’omelia, della devozione di San Paolo della Croce, fondatore dei passionisti, verso la Madonna della Civita, citando i temi mariani più significativi che San Paolo della Croce ha trattato nei suoi scritti spirituali. Padre Rungi ha richiamato all’attenzione dei fedeli, presenti nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, il fatto storico della venuta di San Paolo della Croce al Santaurio della Civita nel 1726, dove si trattenne, in preghiera, penitenza e svolgendo il suo ministero apostolico, dal maggio al settembre di quell’anno, insieme al fratello Giovanni Battista. Il noto predicatore dei passionisti della provincia dell’Addolorata, padre Antonio Rungi, ha incentrato la sua meditazione e riflessione sulle virtù mariane della carità, dell’umiltà e della pazienza, che san Paolo della Croce ha trattato, invitando tutti ad imitare la Madonna in questi fondamentali valori spirituali e morali. Con padre Rungi hanno concelebrato don Guerino Piccione, parroco, e don Gennaro Petruccelli, vicario-parrocchiale di San Maria Maggiore. Hanno collaborato al servizio liturgico il diacono permanente Ernesto, i piccoli ministranti della parrocchia. La liturgia è stata animata dai canti della schola conato rum parrocchiale.

La celebrazione della santa messa è stata preceduta dal recita del santo rosario meditato e dalle litanie lauretane cantate. Una celebrazione molto ben organizzata e sentita dal popolo di Itri, che nella Madonna della Civita, trova il suo faro di luce e di speranza, come ha sottolineato il predicatore di turno, padre Antonio Rungi, il quale ha introdotto la sua riflessione dicendo che chi ben inizia è a metà dell’opera. Spiritualmente la festa procede con regolarità, mentre sul versante civile e di organizzione della varie manifestazioni, promosse dal Comitato Maria SS. Della Civita, si stanno registrando vari problemi. Non ultima la morte dei fuochisti di Tagliacozzo che dovevano illuminare il Castello a conclusione dei festeggiamenti. Un ricordo speciale nelle preghiere di inizio novenario anche per questa sfortunata famiglia che ha preso tutto e soprattutto la vita di alcuni membri di essi.

Il novenario proseguirà stasera fino al 19  luglio con sacerdoti diversi che presiederanno la celebrazione eucaristica e terranno, di sera in sera, l’omelia. Il tema di questo novenario è Maria Santissima nella vita e nella devozione dei Santi. Con padre Rungi si è iniziato con  San Paolo della Croce, che fu un grande devoto della Madonna della Civita ed ha trasmesso questa devozione a tutti i suoi figli spirituali che ad Itri sono presenti dal 1943 e al Santuario della Civita dal 1985.

Questa mattina al Santuario della Civita si sono conclusi i sette sabati in preparazione alla festa della Protettrice. Come in tutti i sabati dal mese di maggio ad oggi un buon gruppo di fedeli, chi a piedi, chi un pullman, chi in auto e chi in bici hanno raggiunto il Santuario per venerare la Madonna e parteciapare alla santa messa. Occasione anche per confessarsi, data la disponibilità dei quattro sacerdoti che attualmente sono, stabilmente, di comunità alla Civita: padre Emiddio Petringa, padre Cherubino De Feo, padre Francesco Vaccelli e padre Antonio Rungi.

Sempre questa mattina partirà il tour-pellegrinaggio da Itri a Gaeta e ritorno per commemorare i 165 anni della salita al Santuario della Civita di Papa Pio IX, oggi Beato. Vi partecipano piccoli, giovani e grandi, capeggiati dal parroco don Guerino Piccione e dal vicario-parrocchiale, don Gennaro Petruccelli.

Itri (Lt). Al via i solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Civita

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ITRI (LT). SOLENNI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DELLA MADONNA DELLA CIVITA, COMPATRONA DELL’ARCIDIOCESI DI GAETA  

di Antonio Rungi 

Dopo l’importante convegno di domenica scorsa, 6 luglio 2014, sulle figure dei due Papi Santi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, al quale ha partecipato il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, Sgarbi, Roncalli e Girotti, entrano nel vivo i solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Civita, che si svolgono dall’11 luglio al 22 luglio di ogni anno nella città di Itri e al Santuario Mariano, che distanza dal centro cittadino 13 Km a 700 metri sul livello del mare, dove da oltre 1000 anni  si venera la Madonna sotto questo titolo.

Venerdì prossimo, 11 luglio, prende il via il solenne novenario in preparazione alla festa, che ricorre liturgicamente  il 21 luglio. Sarà padre Antonio Rungi, passionista della Comunità del Santuario della Civita, ex superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, a tenere la prima meditazione su Maria della Civita e San Paolo della Croce. Il fondatore dei Passionisti fu al Santuario della Civita dal maggio al settembre 1726, con il suo fratello Giovanni Battista.

Nove giorni di preghiera e predicazione sul tema “Maria nella vita dei santi”, che saranno animati da nove diversi sacerdoti che tratteranno questo tema durante l’omelia della messa serotina delle ore 19.00. Nel programma dei festeggiamenti tutti i nomi dei sacerdoti che interverranno.

Sabato 12 luglio in occasione dei 165 anni  della venuta del Beato Pio IX a Gaeta e al Santuario della Civita, si svolgerà un pellegrinaggio in bici da Itri a Gaeta nel Santuario della Madonna Annunziata per venerare la Madonna Immacolata, davanti alla quale pregò il beato Pio IX, prima di proclamare il dogma. I momenti più significativi di questa annuale ricorrenza sono la collocazione del busto argenteo della Madonna della Civita sull’altare Maggiore, sabato 19 luglio alle ore 20,30 con il tradizionale canto delle “Dodici Rose” e omaggio floreale delle donne itrane in dolce attesa; poi le varie processioni programmate nei giorni di sabato sera dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore fino a San Michele Arcangelo, dove la sacra icona della Madonna resterà per la veglia di preghiera della comunità per l’intera nottata. Domenica la processione da San Michele per le vie della città, con inizio alle ore 10.00 e lunedì 21 luglio, alle ore 9.00 per tutta la città di Itri. Giornate speciali per gli ammalati con la presenza dell’arcivescovo emerito de L’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari,  che celebrerà venerdì 18 luglio nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, dove da sempre si festeggia la Madonna della Civita, essendo la chiesa parrocchiale principale e centrale della cittadina. L’arcivescovo di Gaeta, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio sarà presente nella giornata di festa con la celebrazione della messa solenne il giorno 21, alle ore 11.00  al Santuario della Civita e il giorno 22, alle ore 9.00 nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, che guiderà la processione conclusiva e con l’atto di affidamento alla Madonna della Civita della città di Itri e dell’Arcidiocesi.  I solenni festeggiamenti si concludono il giorno 22 dopo la messa dell’Emigrante, presieduta da padre Augusto Matrullo, passionista, originario di Itri, rettore della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Roma, e la riposizione del busto argenteo della Madonna nella cappella laterale della Chiesa di Santa Maria Maggiore, a mezzanotte del 22 luglio.

Nei vari momenti di preghiera e di animazione liturgica e pastorale saranno coinvolti i sacerdoti della diocesi, il comitato Santa Maria della Civita, Seminaristi, diaconi, ministranti, schola cantorum, Caritas, volontari. Per la festa annuale della Civita arrivano i devoti della Madonna da ogni parte della Diocesi, dal Lazio, dalla Campania, essendo la Madonna molto venerata in queste regioni. Un movimento di fede e di spiritualità mariana. Molto significativa è l’iniziativa annuale di ospitare gli extracomunitari nelle strutture locali e assicurare loro vitto ed alloggio, soprattutto nei quattro giorni più importanti della festa patronale della Madonna della Civita. A proposito del significato di questa festa religiosa, scrive il parroco, don Guerino Piccione, che la Madonna è modello sublime per tutti i suoi figli. Ella è la donna delle relazioni autentiche con Dio e con i fratelli. Nella visita a Santa Elisabetta, la Madonna si presenta come donna capace di mettersi accanto agli altri con gioia, generosità, con tempi lunghi e non con frugalità e in modo occasionale. Impariamo dalla Madonna come nella quotidianità è possibile vivere in modo stabile il nostro rapporto con Dio, per vivere in modo altrettanto solido le nostre relazioni interpersonali”.

Saranno giorni, come si  legge dal vasto ed articolato programma dei festeggiamenti, giorni di impegno spirituale e pastorale serio nel nome della Beata Vergine Maria, Madre e Regina della Civita, ovvero della città di Dio e degli uomini.

Commento alla parola di Dio di domenica 6 luglio 2014

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DOMENICA XIV DEL TEMPO ORDINARIO

Andare, prendere e imparare da Cristo

padre Antonio Rungi

Dopo un lungo periodo di feste e ricorrenze speciali, oggi, si ritorna alla liturgia delle domeniche del tempo ordinario. Celebriamo, infatti, oggi, la XIV domenica del tempo ordinario. Al centro della liturgia della parola di Dio di oggi il tema dell’umiltà e della semplicità della vita che tutti dobbiam…o attingere dal nostro modello che è Cristo. Nel Vangelo di oggi sentiamo parole di grande sostegno e conforto morale e spirituale da parte di Gesù stesso, che ci dice, quale maestro di vita che testimonia e non parla soltanto, queste bellissime e toccanti espressioni di amore e di vicinanza all’uomo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Tre verbi che vorrei sottolineare in questa omelia: venite a me; prendete il mio gioco ed imparate da me.
Andare da Cristo. Ci sono tanti modi e tanti motivi per andare da Cristo o fuggire da Lui. Noi vogliamo andare dal Signore, perché Egli è la nostra forza, la nostra guida, il nostro ristoro. L’andare verso esprime un cammino di vita interiore che tutti i cristiani devono saper compiere con gioia e sincerità, sapendo che vanno incontro alla Bontà ed alla Felicità per eccellenza che è Cristo. Chi, infatti, incontra veramente Cristo e fa esperienza di vita intima con Lui incontra la gioia e la felicità. Chi invece non lo incontra va via e non ne sente neppure il bisogno e la nostalgia. Dovremmo ripetere ogni volta nel nostro cuore quelle bellissime parole di Agosto d’Ippona, una volta convertito a Cristo: il mio cuore Signore è sempre inquieto finquando non riposa in Te. Tutto vero per chi sa di sperimentare la gioia nel Signore quando vive in Lui, con Lui e per Lui.
L’altro verbo è prendere il gioco della sofferenza, il peso della croce. Essere felici di portare la croce ed accettare la prova. Sembra un assurdo ed un paradosso. Gesù ci insegna come questo gioco diventa davvero leggero se è portato per amore e per un forte ideale che motiva anche la rinuncia e il sacrificio. Lui questo gioco pesante se lo ha caricato sulle spalle ed è andato alla croce, al calvario, alla morte, nonostante il dolore, facendo tutto perché ha amato noi fino a dare la vita per no. Questo gioco che a volte può interessare anche la nostra esistenza terrena, non venga mai rigettato o scaricato sulle spalle degli altri. Ognuno sappia portare il proprio gioco del dolore con dignità, chiedendo a Gesù la forza per andare avanti, quando la salita si fa più pesante e le forze vengono meno nel lavoro spirituale di perfezionamento nella carità.
Terzo verbo è imparare. Questo nostro maestro di vita è molto esigente, perché chi dà amore e chiede amore è esigente per sua natura. L’amore non è qualcosa di precario e provvisorio, ma di definitivo e di totale coinvolgimento della persone. Gesù che ci chiede di imparare da Lui che è mite ed umile di cuore, vuol dire che il nostro cuore difficilmente sarà umile e mite. Lui mite agnello immolato sulla croce per noi, si è fatto simile all’uomo assumendo la natura umana e umiliando se stesso fino al sacrificio della croce ci indica la strada per essere veramente miti ed umili. Dove e come possiamo giustificare davanti a questo Re mite ed umile di cuore, la nostra superbia, la nostra freddezza e indifferenza? Non c’è giustificazione di sorta per coloro che non sanno essere umili e non sono miti. Dio che è amore è tenerezza e dolcezza infinita, anche se rimane giusto giudice che valuta le cose di questo mondo con sapienza ed equilibrio che solo in Dio possiamo ritrovare in massimo grado. Ecco perché la Chiesa oggi ci fa pregare in sintonia di intenti e di cuore con questa preghiera iniziale della santa messa odierna: O Dio, che ti riveli ai piccoli e doni ai miti l’eredità del tuo regno, rendici poveri, liberi ed esultanti, a imitazione del Cristo tuo Figlio, per portare con lui il giogo soave della croce e annunziare agli uomini la gioia che viene da te”. E sul tema della gioia e della speranza per la venuta del Messia è incentrata la prima lettura di oggi, tratta dal libro di uno dei primo grandi profeti dell’Antico Testamento che è Zaccaria. Testo che incontriamo nella liturgia dell’Avvento e che qui viene riproposto con forti richiami alla mitezza, dolcezza e povertà del divino Maestro: «Esulta grandemente, figlia di Sion,giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. Farà sparire il carro da guerra da Èfraim e il cavallo da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle azioni, il suo dominio sarà da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra».
Da parte sua San Paolo Apostolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla bellissima lettera ai Romani ci parla della vita secondo lo spirito. Solo chi si lascia guidare dallo spirito diventa persona umile e saggia nella vita. Chi si lascia guidare dallo spirito del mondo e della carne, pensa ed agisce solo per realizzare aspettative terrene, dimenticandosi del cielo e di come si va in cielo. Costui diventa l’uomo del solo voler sapere e conoscere, ma mai l’uomo del sapere volare in alto e andare verso la vera patria, quella comune a quanti credono e a quanti non credono, perché il destino eterno dell’uomo è uguale per tutti, anche se può cambiare la destinazione finale. Perciò risuona con forza questa parola di vita che proclamiamo oggi nella liturgia domenicale: “Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete”.
Lo spirito è vita, la carne è morte. Questa chiara opposizione tra bene e male, tra corpo ed anima, tra spirito e materia, San Paolo Apostolo la vuole sottolineare con forza, perché ci chiede una risposta coraggiosa per ilo Signore. Un cristiano non può vivere immerso nelle cose materiali, è un pagano di fatto, se da retta solo a ciò che soddisfa la carne, le sue terribili passioni, che se non controllate e contraste riducono l’uomo spiritualmente in cenere, distruggono il Lui ciò che è più bello e nobile della sua vita, quella intimità con Dio, quella purezza del cuore e della vita. E questo riferimento capita a proposito oggi, quando la Chiesa ricorda una piccola grande santa martire dei nostri tempi, Maria Goretti. Questa piccola grande donna capì perfettamente dove era la vera gioia, anche a soli 12 anni, respingendo con coraggio ed forza colui che brutalmente e per depravazione morale voleva offendere la sua dignità di bambina di Dio. Ecco l’esempio dei santi, come quello di Maria Goretti ci immettano in quel clima di spiritualità permanente, mediante la quale possiamo pregare con le stesse parole di Gesù che oggi ascolteremo: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. Amen.