LA RIFLESSIONE DI PADRE RUNGI PER LA XIX DOMENICA DEL T.O. 7 AGOSTO 2022

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Domenica, XIX del tempo ordinario. Anno C.

Domenica 7 agosto 2022

Essere pronti a tutto.

Commento di padre Antonio Rungi

Il vangelo della XIX domenica del tempo ordinario, prima domenica di agosto 2022, ritorna su due tematiche già accennate nella domenica scorsa e cioè il discorso sull’attaccamento ai beni della terra e quello sul destino eterno dell’uomo. In entrambi i casi Gesù è molto chiaro ed esplicito nel far passare il suo messaggio e proporre il suo insegnamento indirizzandolo direttamente ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”.

Non bisogna temere ed avere paura di fare scelte radicali e coraggiose per il proprio futuro esistenziale, umano, spirituale e religioso.

Prima cosa da fare è vendere ciò che si possiede e darlo in elemosina; seconda cosa da farsi è acquistare (simbolicamente!) borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma”. La nostra maggiore preoccupazione, invece, è quella di concentrare i nostri interessi e il nostro cuore dov’è il nostro tesoro, ovvero i nostri soldi, i nostri affari e guadagni. Una cosa più importante rispetto alle altre è quella dell’amore di Dio verso le sue creature e dell’amore fraterno che ci preparano all’eternità.

“Siate pronti, – raccomanda Gesù ai suoi – con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”, cioè con la carità e la fede che sono le due virtù teologali che devono sostenere il nostro cammino della speranza in vista dell’eternità. Ecco perché Gesù aggiunge anche a chi dobbiamo ispirarci, dicendo di essere simili (e non uguali ed identici, in quanto ognuno è diverso dall’altro) a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito”. In poche parole, bisogna essere pronti e vigilanti in attesa del Signore, di cui non conosciamo il suo ritorno e soprattutto la nostra convocazione al regno dei cieli. Se il Signore ci troverà ancora svegli nella fede e nell’amore saremmo beati per l’eternità, in quanto il suo regno è per i poveri, i puri, i pacificatori, gli umili, i coraggiosi, i perseguitati, e per tutte le varie categorie di persone che hanno preso seriamente a cuore il vangelo e lo hanno vissuto per davvero.
In cielo cosa succederà per tutti costoro? Gesù ci dice che “in verità Egli si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!”. Un Dio che si fa servo per amore non solo morendo sulla croce per noi, ma accogliendoci al banchetto celeste in cui sarà Lui a venire incontro al nostro bisogno di gioia e pace eterna. Non ci servirà piatti di tristezza o avvelenati dall’odio, ma piatti di amore, tenerezza e di misericordia.
Nel Vangelo di questa domenica, Gesù stesso ci raccomanda, portando un esempio apparentemente banale ed ansiogeno per certi versi: “Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Essere pronti all’incontro con Cristo per l’eternità, preparati, svegli e non preoccupati di niente se abbiamo agito santamente.
Gesù sta parlando ai suoi discepoli e Pietro fa finta di non capire, come se quel discorso del Maestro non riguardasse anche loro, che nella loro convinzione o illusione pensavano di essere al sicuro e al riparo di ogni imprevisto di ritorno non annunciato e programmato dal Signore, non messo nella sua agenda del governo del mondo e della storia. Per cui si rivolge a Gesù con questa domanda: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Gesù anche in questo caso evita la risposta diretta e immediata ed amplia la riflessione per far capire a Pietro e a tutti che nessuno è escluso dal suo insegnamento e dai suoi moniti e dice: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito?” È quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire bene ed onestamente. Conclusione di tutto: “Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi”.

Dio ha fiducia e premia i servi fedeli, mente richiama il servo infedele. Infatti fa osservare che se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve (a lui sottomesse) a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

Chiaro riferimento all’Inferno, alla condanna eterna. Peggio, poi, per quel il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; al contrario, in termini di misericordia e tolleranza, quel servo invece che, non conoscendo la volontà del padrone, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. Quindi la coscienza e la consapevolezza ci responsabilizzano davanti a Dio e agli uomini. Se siamo capaci di intendere e di volere non possiamo dire di non aver capito e di non aver potuto agire bene e nella direzione giusta. In conclusione è bene sapere dalla parola stessa di Gesù che “a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Chi può dire ché non ha ricevuto nulla? Nessuno! Chi più e chi meno tutti abbiamo ricevuto da Dio più di quanto avremmo meritato o per nulla meritato. Grazie Gesù, Grazie Signore per tutto quello che ci doni ogni giorno e nel tempo e speriamo nell’eternità.

LA RIFLESSIONE DI PADRE RUNGI PER LA XIX DOMENICA DEL T.O. 7 AGOSTO 2022ultima modifica: 2022-08-02T10:45:04+02:00da pace2005
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