Lettera a Gesù Bambino di padre Antonio Rungi, passionista. Natale 2020.

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Lettera a Gesù Bambino di padre Antonio Rungi, passionista.

Natale 2020 

Caro Gesù Bambino, inizio a scriverti, con lo stesso saluto che usavo da bambino, 65 anni fa, in occasione del Natale, quando scrivevo la mia letterina e la poggiavamo sotto il piatto di papà, prima di pranzare, nel giorno di Natale, che il genitore leggeva, perché sapeva leggere, e si commuoveva, si inteneriva il cuore, più degli altri giorni.

Con lui, essendo io il più piccolo dei tre fratelli, si commuovevano mamma, l’unica mia sorella e l’unico mio fratello, perché toccava i sentimenti più veri del mio cuore di bambino.

Oggi a distanza di 65 anni, senza più papà, mamma e mia sorella, provo a riscriverti la mia lettera di Natale, e la leggerai Tu ai miei cari, in un tempo difficile, come quello che stiamo vivendo, che è la pandemia e non solo da coronavirus, ma di altri virus più terribili, che solo l’egoismo, l’ipocrisia, l’arrivismo e il materialismo.

E allora, dopo questa premessa, eccomi a Te, Bambinello, tutto bello, con il prendere in mano, non più la penna e il quaderno, ma la tastiera del mio pc e scriverti, digitando tasti che in sequenza linguistica, producono quasi istintivamente un’armonia di sentimenti, che mi porto dentro da sempre.

Grazie della vita che mi hai dato e nonostante le tante sofferenze provate nel corso di questi anni, sono grato a Te, a mamma e a papà perché mi avete dato la possibilità di camminare in questo tempo della storia dell’umanità con tante speranze nel cuore, ma anche con tante delusioni generate da noi uomini.

Grazie Gesù che mi hai chiamato a vivere nella mia famiglia acquisita, quella passionista, che oggi ricorda i suoi 300 anni di storia, di cui una porzione l’ho vissuta anche io indossando l’abito di San Paolo della Croce.

Grazie Gesù, perché mi hai chiamato ad essere tuo ministro dell’altare e a celebrare l’eucaristia non solo nel tuo annuale natale del 25 dicembre, ma anche nella tua pasqua quotidiana, settimanale ed annuale e e nelle altre ricorrenze e solennità, in cui Tu sei stato il centro della mia vita sacerdotale.

Grazie Gesù per avermi dato tua Madre, come mia madre, soprattutto dopo aver perso la mia mamma naturale, che tanto mi amava e tanto ha sofferto per avermi visto partire per il convento a soli 13 anni, spinto dal desiderio di diventare missionario passionista nel cuore della mia terra e tra la mia gente e genti di lontane terre.

Grazie per avermi dato un papà laborioso, onesto e attaccato alla famiglia e come in buon san Giuseppe, di cui ricordiamo i 150 anni quel patrono della Chiesa universale, attento ai bisogni della famiglia, coadiuvato dalla mia generosa madre.

Grazie per avermi dato una sorella unica ed eccezionale, che ti sei portata via, troppo in fretta, lasciando nel mio cuore un vuoto incolmabile, come quello dei miei cari.

Grazie per il mio unico fratello, il solo rimasto del quintetto familiare di via Monteoliveto in Airola (Bn), dove abitavamo insieme alla Serva di Dio, Maria Concetta Pantusa.

Grazie per tutto e per tutti coloro che mi hanno accompagnato e mi accompagnano nella vita di tutti i giorni per continuare ad essere quel bambino di sempre, cresciuto in sapienza ed intelligenza, negli anni e nelle esperienze, ma sempre rimasto lo stesso con i sentimenti più veri, che fanno soffrire, proprio perché autentici, anche da vecchi.

Ed ora Gesù passo a chiederti perdono e scusa di tutto quello che non ho realizzato secondo i tuoi desideri ed insegnamenti, ma credimi, e tu sai benissimo il vero, non l’ho omesso di farlo per negligenza, ma per quella fragilità umana, che tocca la vita di ogni uomo che viene alla luce, segnato dal peccato d’origine, che lascia le tracce negative nella sua vita.

Ed ora continua tu Gesù a dispensare il perdono a quanti hanno offeso me e i tanti fratelli del mondo,  uomini e donne, bambini, adolescenti, adulti, anziani ed ammalati, umiliati per vili interessi, nascondendosi dietro facciate di legalismo e affarismi.

Noi li abbiamo perdonati, perché sapevamo benissimo quello che stavano facendo e per questo motivo hanno bisogno della tua misericordia, che solo tu puoi donare a chi progetta e fa il male su questa terra, ma che si è pentito davvero.

Gesù è Natale, è il tuo Natale, anche in questo 2020 imbavagliato per una pandemia che non riusciamo a debellare, perché poco confidiamo nel tuo aiuto e nella tua grazia, e per questo Natale io ti prego per le persone a me care, vicine e lontane, soprattutto per gli ammalati, gli anziani, i bambini poveri e senza risorse umane per sopravvivere in questo tempo, segnato dalla globalizzazione dell’indifferenza.

Non può essere Natale, con o senza mascherina, se anche un solo bambino termina prematuramente la sua vita, perché non ha cure e cibo.

Ti prego Gesù aiuta chi soffre, è disperato, è solo, è senza domani, è senza amore e senza attenzione.

Tu per ognuno di loro dimentica noi che abbiamo tutto e non sappiamo neppure ringraziarti, tanto indaffarati, come siamo, a curare i nostri interessi, affari e perenni traguardi umani e sociali da raggiungere in fretta, facendoci spazio a forza di gomitate.

Ti prego Gesù, in questo Natale, mai vissuto prima come quello attuale, abbi uno sguardo di tenerezza per quanti hanno donato la vita per controbattere questa epidemia: i medici, gli infermieri, il personale sanitario, le forze dell’ordine, i volontari e quanti, compresi, vescovi, sacerdoti, religiosi e suore sono morti con la corona della gloria di servire Te nei crocifissi del nostro tempo.

Loro il Natale quest’anno lo faranno di certo meglio di noi, perché gusteranno il vero eterno presepe del cielo, come i pastori che si recarono alla tua grotta, nel lontano anno zero, quando Tu scendesti dal cielo, perché noi tutti toccassimo il cielo con le tue mani, i tuoi occhi, i tuoi sguardi e sorrisi, che donasti, appena nato, a persone semplici ed umili. Maestri di vita, di speranza i pastori di allora e i pastori di oggi laici e consacrati.

Buona Natale Gesù. E ricordati di me e di tutti, quando di nuovo, solo liturgicamente, Maria ti darà alla luce nella povera grotta di Betlemme, con la vicinanza del tuo padre putativo Giuseppe e con il riscaldamento naturale di un bue e un asinello.

Davanti a questo presepe vorrei starci per sempre, perché è il benessere pieno ed eterno.

Il tuo umile servo, padre Antonio Rungi.

Lettera a Gesù Bambino di padre Antonio Rungi, passionista. Natale 2020.ultima modifica: 2020-12-10T09:55:21+01:00da pace2005
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