DOMENICA XV DEL TEMPO ORDINARIO – 14 LUGLIO 2019

RUNGI-VERDE

Domenica XV del Tempo Ordinario – Anno C

Domenica 14 Luglio 2019

Rispondere al grande interrogativo evangelico: chi è il prossimo

Commento di padre Antonio Rungi

Chi è il mio prossimo? Lo chiede il dottore della Legge a Gesù nel brano del Vangelo di questa domenica, dedicato al buon samaritano e ce lo chiediamo noi oggi che ascoltiamo questo brano del Vangelo di Luca e lo dobbiamo vivere e mettere in pratica nella nostra vita quotidiana. Di briganti, malfattori, ladri, violentatori ce ne sono anche ai nostri giorni, anzi sono in crescente aumento a livello locale, nazionale e planetario, per cui non siamo esenti da eventuali sofferenze del genere. La cronaca nera di tutti i giorni ci raccontano di fatti incresciosi, che spaziano da un’età all’altra e da una condizione sociale all’altra, nonché da un territorio all’altro.  Paura dello straniero. Il Vangelo dice assolutamente no. Anzi è proprio lo straniero che viene in soccorso al malcapitato e lo aiuta a risollevarsi. Lo straniero è quel samaritano che aiuta il derubato e lo porta in salvo; mente il sacerdote e il levita che erano in cammino anche loro da Gerusalemme a Gerico, vedono osservano, forse conoscono pure quell’uomo che doveva aver un bel gruzzolo e quindi stare economicamente bene ed invece di fermarsi, intervenire ed aiutarlo passano oltre e fanno finta di non vedere. Che tristezza quando sono i tuoi vicini, i tuoi familiari, i tuoi concittadini e connazionali e a non aiutarti e a lasciarti morire dissanguato. Sono scene che vediamo oggi in tante riprese dirette, anche attraverso i sistemi di video sorveglianza. Gente che passa oltre anche di fronte ad un poveraccio picchiato a sangue e lasciato morire sul ciglio della strada, gente lasciata morire in mare o in altri luoghi, mentre nessuno interviene o peggio si vieta di intervenire per la salvezza nazionale, per difesa dei confini, per il contrasto all’immigrazione clandestina. Peggio quando si vedono morire bambini di tutte le latitudini della terra per fame, mancanza di cure mediche, per le cose più elementari, dove in paesi del benessere c’è in eccesso o addirittura si spreca.

Ancora e più fortemente risuona oggi questo invito a curare le piaghe e le ferite di ogni fratello o sorella della terra, abbandonati a se stessi dalla famiglia, dalle istituzioni, dalla società o addirittura violentati nella loro dignità di persone, per lo più fragili e deboli socialmente.

Gesù sale in cattedra anche oggi e ci spiega chi è il prossimo e come bisogna aiutate il nostro prossimo. Il prossimo è il vicino e il lontano che ha bisogno di te e se non dovesse avere bisogno di te, almeno che tu lo consideri come te, come un essere umano e come tale da rispettare ed amare. Proviamo a cambiare un nostro modo di pensare e non siamo indifferenti ai bisogni dei fratelli. Certo il sacerdote e il levita di cui parla il Vangelo di Luca son da scartare e rifiutare come modelli di comportamento sia cristiano e sia umano. E’ antitetico essere dalla parte della legge di Dio, di officiare anche nel tempo e poi passare davanti alla sofferenza di un fratello che è incappato in una qualsiasi disavventura ed ha bisogno dell’aiuto; oppure vantarsi di essere esperti dei testi sacri come il levita e conosce nei dettagli i rituali religiosi e poi far finta di niente davanti a chi soffre e che già l’antico testamento stabiliva di aiutare e si sovvenire nelle necessità. Il comandamento dell’amore di Dio congiunto all’amore dei fratelli era parte integrante dei dispositivi divini. Dei comandamenti erano stati dati da Dio stesso, con il dire di onorare il padre e la madre, di non uccidere, di non dire falsa testimonianza, di non commettere adulterio, di non desidera la donna e la roba altrui. L’inosservanza di questi comandamenti erano e sono gravi peccati contro la carità, contro la legge morale che regola rispetto di ogni persona, di ogni vita e di ogni libertà.

Il buon samaritano è l’esempio di colui che si ferma, si prende cura, fascia le ferite, cerca di limitare i danni subiti da chi è stato derubato e maltrattato dai briganti, salvandogli la vita e andando oltre anche nel preoccuparsi di lui, dopo il primo pronto soccorso. Lo porta nella locanda più vicina, potremmo pensare ad un ospedale, ad una clinica, ad una casa di cura, ad una casa di riposo e si fa carico lui delle spese che saranno fatte per assicurargli l’assistenza e la cura in quel frangente di estremo bisogno. Grande esempio di carità e di servizio al quale tutto dobbiamo ispirarci se vogliamo classificarci tra il genere umano e specificamente tra coloro che credono in Dio e si dicono seguaci di Cristo.

Proprio nella prima lettura della parola di Dio, tratta dal libro del Deuteronòmio, che ben sappiamo che è il libro della seconda legge, già conosciuta, nel libro dell’Esodo, lo stesso Mosè parla al popolo di Israele con queste toccanti parole: «Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima”. L’obbedienza a Dio porta il credente ad osservare ogni comandamento e nel caso in cui non dovesse farlo, egli è chiamato comunque a cambiare strada, a convertirsi sinceramente a Lui, con un atto di fede profonda e di impegno serio a non disattendere nessuno dei comandi che arrivano dal cielo. Amore e conversione vanno a braccetto anche nella vita spirituale. Se non si ama, non ci si converte, in quanto la conversione del cuore e della mente richiede un atto di amore sincero e di riconoscimento che Dio è il vero e sicuro amore per ogni uomo. Questo atto di amore passa attraverso poi un conformarsi a Colui che questo amore lo ha incarnato, vissuto e portato sulla croce, come fa meditare san Paolo Apostolo nella seconda lettura di oggi, tratta dalla sua lettera ai Colossèsi, in cui fa una sintesi della persona e della missione di Cristo, quale “immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli”. Cristo, principio e fine di ogni cosa, che per amore, con amore e nell’amore ha redento il mondo. Un amore che chiede a tutti noi suoi discepoli di vivere e testimoniare, facendo prossimo ad ogni persona che si trovi nel reale bisogno. Ecco perché possiamo a ben ragione elevare la nostra preghiera a Dio con queste semplici ed umili parole della liturgia di oggi: “Padre misericordioso, che nel comandamento dell’amore hai posto il compendio e l’anima di tutta la legge, donaci un cuore attento e generoso verso le sofferenze e le miserie dei fratelli, per essere simili a Cristo, buon samaritano del mondo”.

Con questa convinzione nel cuore noi possiamo ogni giorno capire chi è davvero il nostro prossimo, in quel momento e in quella situazione, per cui non dovremmo neppure andare molto lontano per essere anche noi dei buoni samaritani, in famiglia, in parrocchia, nel quartiere, nella città, nella cultura, nella solidarietà, nell’aprire il nostro cuore ad un mondo globalizzato, che deve stimolare la collaborazione e la reciproca accoglienza e rigettare ogni forma di indifferenza e di noncuranza di cui in antitesi al buon samaritano, ci parla il vangelo di questa domenica di metà luglio.

DOMENICA XV DEL TEMPO ORDINARIO – 14 LUGLIO 2019ultima modifica: 2019-07-09T01:11:24+02:00da pace2005
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