P.RUNGI. COMMENTO ALLA SESTA DOMENICA DEL T.O. 17 FEBBRAIO 2019

davide026

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Domenica 17 febbraio 2019

Noi benedizione di Dio

Commento di padre Antonio Rungi

La sesta domenica del tempo ordinario ci parla di benedizione e di maledizione, di beatitudini e di guai, di morte e risurrezione.

Le tre letture bibliche con il salmo, partendo dal profeta Geremia è un gioco di opposti, di termini antitetici che ci aiutano a capire dove sta il bene e dove sta il male da evitare sempre e senza mai accondiscendere ad esso.

Attraverso la voce del profeta Geremia, il Signore dichiara “benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia”. Tale uomo, usando un’immagine cara all’ecologia umana e contemporanea “è come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi”. Questo uomo benedetto e protetto da Dio “nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti”. In poche parole, non inaridisce mai spiritualmente, ma è sempre alimentato dalla grazia, che è benessere spirituale per l’anima. Al contrario chi è a rischio di aridità spirituale e umana “è l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore”. Tale persona autoreferenziale e sganciato da ogni riferimento con l’assoluto e l’eterno “sarà come un tamarisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere”. In altri termini, sarà una persona sola e abbandonata a se stessa, nell’assoluta condizione di emarginazione e di improduttività del cuore, incapace come è di vedere e fare il bene.

Anche il salmista afferma che è “beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte”.

Questo primo Salmo sostiene che l’essere umano, spiritualmente elevato, è “come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene”. All’opposto di questi esseri buoni, ci sono i malvagi, “che come pula che il vento disperde”, non hanno speranza e futuro. Infatti, ci ricorda questo salmo che “il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina”. Per chi comprende questa lezione di vita e di spirito si regola di conseguenza e si pone totalmente nelle mani di Dio e a Lui solo si rivolge per chiedere aiuto.

Anche l’Apostolo Paolo, nel brano della seconda lettura di oggi ci pone di fronte al dilemma della vita e della morte, partendo dal mistero della morte e risurrezione di Cristo. Infatti, se annunciamo, come è vero, che “Cristo è risorto dai morti, come possiamo poi dire che non c’ è risurrezione dei morti?”. In poche parole, non si può assolutamente dubitare di questa verità di fede fondamentale per il nostro credo. Conclude, san Paolo, dopo, uno stringato ragionamento che “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”.

Da parte sua, il testo del Vangelo di Luca, ci offre ulteriori spunti di meditazione tra il bene e il male, tra il positivo e il negativo, tra la gioia e la sofferenza, tra la beatitudine cristiana e i guai tipici degli esseri umani che confidano solo nella ricchezza, nella potenza economica, nella soddisfazione dei piaceri della carne e del mondo, senza curare il vero benessere spirituale.

I guai annunziati da Cristo per coloro che, a conclusione della loro vita, dovranno, come tutti, rendere conto a Dio, riguardano i ricchi, perché hanno già ricevuto la loro consolazione; i sazi, che hanno pensato a riempire il ventre e lo stomaco, ma non  il cuore e la mente per fare il bene; guai anche a coloro che ridono della vita e degli altri, senza prendere in considerazione la sofferenza altrui e il dolore dei fratelli più deboli e fragili della terra, perché per questi falsi gaudenti arriverà il dolore e il pianto eterno. Chiaro riferimento, come per tutti gli altri, della condanna eterna. Guai pure agli esaltati e per quanti pensano di essere perfetti e cercano solo apprezzamenti e consensi. La fine di costoro sarà la stessa dei falsi profeti, esclusi e ripudiati, messi da parte dalla storia e dalla verità dei fatti. Per queste ed altre categorie di persone negative, nella prospettiva della parola di Dio e del Vangelo, c’è solo da pregare per la loro conversione e saper ringraziare Iddio, perché ancora oggi manda a noi dei santi, dei saggi e dei veri testimoni del Vangelo.

Per cui, legittimamente e con cuore e mente rivolti al cielo, possiamo pregare così, con tutta la comunità cristiana, in questo santo giorno: “O Dio, che respingi i superbi e doni la tua grazia agli umili, ascolta il grido dei poveri e degli oppressi che si leva a te da ogni parte della terra: spezza il giogo della violenza e dell’egoismo che ci rende estranei gli uni agli altri, e fa’ che accogliendoci a vicenda come fratelli diventiamo segno dell’umanità rinnovata nel tuo amore”. Amen.

 

P.RUNGI. COMMENTO ALLA SESTA DOMENICA DEL T.O. 17 FEBBRAIO 2019ultima modifica: 2019-02-12T23:51:00+01:00da pace2005
Reposta per primo quest’articolo