P.RUNGI. COMMENTO ALLA XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

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DOMENICA XIII DEL TEMPO ORDINARIO

DOMENICA 2 LUGLIO 2017

 

La croce di Cristo, amore per l’umanità

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

La liturgia della parola di questa XIII domenica del tempo ordinario è un insieme di appelli alla fede, alla speranza e alla carità, vissuta nel nome del Signore e testimonianza con una degna condotta di vita.

A partire dalla prima lettura, tratta dal secondo libro dei Re, ci immergiamo nella sensibilità umana, nel tema dell’accoglienza e della riconoscenza. Il profeta Eliseo passava spesso per Sunem e come capita in tutti i luoghi del mondo, dove ci sono i poveri, così ci sono i ricchi. Ed Eliseo venne accolta da una donna facoltosa, sposata, ma senza figli. Non si trattava di una generosità occasionale o un atto di elemosina, gettato lì, tanto per mettersi a posto la coscienza. Al contrario questa donna, aveva perfettamente visto in Eliseo un santo e lo confida apertamente al marito. Addirittura, proprio perché si ripeteva sistematicamente questa visita e questa, la coppia decise di destinare una stanza della loro abitazione, al piano superiore, perché il profeta, nel suo peregrinare nell’annunciare la parola di Dio, oltre che al cibo, potesse usufruire anche del doveroso riposo. Tutto si realizza nella massima disponibilità della coppia e della loro generosità. Potremmo dire che anche i cuori dei ricchi sanno donare e non solo possedere ed avere per se stessi. E qui ci troviamo in un caso di generosità ed accoglienza totale. Chi riceve tanto, non può tenere per se quanto riceve. E il profeta Eliseo, si pone legittimamente la domanda, chiedendo lume e suggerimenti al suo inserviente: “Che cosa si può fare per questa donna?”. Il servo lo informò di una carenza enorme per una donna: “Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio”. Eliseo fece chiamare la donna. Ed ella appena giunta si fermò sulla porta. Allora il profeta Eliseo le disse: “L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio”. Penso che dono più bello per una donna, sterile e con il marito avanti negli anni, non poteva ricevere. Immagino il cuore, gli occhi e la mente di quella donna sposata a quella promessa. La piena fiducia nella parola del profeta e sapere con certezza che era una parola vera e che si sarebbe verificata. Quante donne attendono il dono di un figlio e quante ci provano ad averlo in tanti modi, con le tecniche di oggi e non vi riescono? Il figlio è un dono e un diritto. L’importante che si sia accoglienti verso la vita, in tutte le età e in tutte le condizioni sociali. Questo testo biblico ci fa apprezzare il dono della generosità e della maternità e paternità, non solo biologica, ma anche spirituale. Sul tema della riconoscenza e della gratitudine verso Dio è incentrato il salmo 88, il salmo responsoriale di questa domenica, nel qual diciamo: canteremo per sempre l’amore del Signore. Canteremo senza fine le grazie del Signore,  con la nostra bocca annunzieremo la sua fedeltà nei secoli, perché il Signore ha detto: “La mia grazia rimane per sempre”; la tua fedeltà è fondata nei cieli”.

Nel brano del seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera ai Romani di San Paolo Apostolo, ci viene ricordato il grande dono della fede, ricevuto nel battesimo e il significato teologico che questo sacramento ha nella vita di ogni cristiano. Infatti, ci ricorda, includendo lui stesso, che “quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”. Immersi quindi nella morte e risurrezione di Cristo. Morti al peccato e viventi nella grazia santificante, che ci rigenera continuamente a vita nuova, in attesa della vita senza fine e della risurrezione finale. Per cui, “se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”.

Il vangelo di oggi, tratto da Matteo, è una delle pagine più belle scritte con la vita e con le parole dette da Gesù a noi. E’ un appello a mettere al centro della vita, ciò che veramente conta ed ha valore infinito ed eterno. E quello che conta veramente in questa nostra esistenza terrena non è nulla di materiale, ma tutto quello che è espressione di amore verso il Signore.

Neanche gli affetti più naturali, importanti indispensabili, colme quelli verso un genitore o verso un figlio, contano di più. Ecco perché questa parola del Signore, non ammette compromessi e chiede radicalità nell’accoglienza e nella vita vissuta, fino alla fine: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà”.

Quante volte pensiamo in questa ottica umana e poi restiamo profondamente delusi, perché spesso non amano i figli i genitori e i genitori i figli. L’amore umano è sempre soggetto a fragilità, a debolezze e a stanchezze. L’amore del Signore e per il Signore è in eterno. E Gesù ce lo ricorda con parole pesanti nel vangelo di oggi: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.

L’amore di Dio che si concretizza con l’amore fatto di gesti semplici, anche di un bicchiere d’acqua, a chi ne ha bisogno. L’amore riempie, disseta, rigenera, ridà vita e speranza. E se l’amore è donato nel nome del Signore acquista un valore di eternità, che solo Dio potrà ricompensare nel modo adeguato.

I santi della carità, rimangono di esempio in questo nostro mondo in cui tanto si parla di carità e poco la si vive e la si attua nella vita quotidiana. Sia questa la nostra preghiera, che eleviamo al Signore in questo giorno di luce e di speranza per tutti: “O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità”. Amen.

 

P.RUNGI. COMMENTO ALLA XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIOultima modifica: 2017-06-27T17:28:14+02:00da pace2005
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