COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO – III DOMENICA DI QUARESIMA 2017

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III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)

Domenica 19 marzo
La samaritana, la prima messaggera della salvezza in terra straniera

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

La Quaresima è uno dei due tempi liturgici più intensi da un punto di vista spirituale ed è anche quello temporalmente più lungo. Durante questo tempo, come cristiani siamo invitati a vivere più intensamente l’esperienza della grazia, che passa attraverso la riscoperta del battesimo, della penitenza e dell’eucaristia. Sono i tre sacramenti più necessari in questo tempo. Non a caso la liturgia della veglia pasquale comprende la benedizione del fonte battesimale e dell’acqua lustrale. Oggi, nella liturgia della parola di Dio di questa terza domenica di Quaresima, e solennità di San Giuseppe, sposo castissimo della Vergine Maria, è posto l’accento sul tema dell’acqua, non come elemento naturale indispensabile per la salute e per la nostra sopravvivenza, ma soprattutto per la vita spirituale. L’acqua, infatti è il segno e lo strumento di purificazione assunto dalla liturgia per aiutarci nel cammino della nostra conversione e della nostra santificazione, partendo da quella grazia battesimale che è l’inizio di tale cammino di santità. L’antifona d’ingresso della liturgia odierna riporta un testo del profeta Ezechiele e ci parla della santità di Dio e del suo effetto su di noi: “Quando manifesterò in voi la mia santità,
vi raccoglierò da tutta la terra; vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati da tutte le vostre sozzure e io vi darò uno spirito nuovo”.

Nel testo della prima lettura, tratto dall’Esodo, ci viene narrata la protesta del popolo eletto in cammino verso la terra promesso che a un certo punto non ha più acqua per le sue necessità e nel timore, reale, di morire tutti di sete nel deserto del Sinai, si rivolgono a Mosé e chiedono aiuto, nel nome del Signore, perché risolvi subito e in qualche modo questo grave problema della mancanza di acqua. Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!». Le disposizioni del cielo arrivano subito e con il comportamento conseguenziale di Mosé arriva anche l’acqua che sgorgherà dalla roccia di Massa e Meriba, come si legge testualmente, Infatti, il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

L’acqua fisica arriva, sarà anche perché la protesta è forte, un po’ come avviene in tante parti del mondo dove mancano gli elementi essenziali per la sopravvivenza, tra cui proprio il bene primario dell’acqua, con i vari modi per portarla in queli luoghi dove assolutamente manca, oppure scavando dei posti o attendendo le piogge; ma qui stiamo sul piano dell’acqua della grazia di Dio, di cui abbiamo più bisogno della stessa acqua fisica, perché senza quest’acqua si muore davvero dentro. Chi protesta per la mancanza di quest’acqua della grazia. Forse oggi si protesta per cose giuste, vere e sante e per cose inutili e futili, mentre non si rivendica affatto il diritto di essere dissetati spiritualmente, nelle nostre comunità parrocchiali e religiose, per la mancanza di questo bene,; né ci si attiva per garantire a tutti il diritto di sopravvivenza della spiritualità con la parola di Dio e con i sacramenti. Se mancano, anche mediante la limitato presenza della parola di Dio, nessuno protesta e nessuno richiede quello che gli è dovuto. Anzi ci si disseta ad altre fonti che non sono la parola di Dio, la preghiera e i sacramenti della penitenza e dell’eucaristia. Anche il salmo 94 richiama in forma di preghiera il testo della Genesi, facendo risaltare la fiducia che bisogna avere nel Signore, evitando qualsiasi protesta e contestazione nei suoi confronti. Non ci sono motivi, davanti a Dio, in quanto nulla ci è dovuto e tutto è dono suo, indurire il cuore e contare Dio, contestando i suoi profeti e i suoi veri autentici suoi portavoce di ieri, oggi e sempre. Bisogna abituarsi a ragionare e a capire, piuttosto a protesta ed avere solo diritti.

Nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani, viene presentato a noi la sintesi teologica delle tre virtù fondamentali di ogni discepolo di Cristo: la fede, la speranza e la carità. Circa la fede in Cristo, San Paolo afferma che mediante questa noi siamo giustificati, siamo in pace con Dio, mediante Gesù Cristo. Circa la virtù teologale della speranza, afferma che essa non ci delude, in quanto è strettamente legata all’altra virtù della carità, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo. Fede, speranza e carità attingono la loro forza dal mistero pasquale, perché mentre eravamo deboli, Cristo è morto per gli empi. E nel mistero della croce di Cristo, comprendiamo la modalità estrema e totalizzante di come Dio abbia amato il mondo e continua ad amarlo, offrendo il suo Figlio Gesù Cristo sulla croce, per la remissione dei nostri peccati. E’ il nucleo centrale del mistero della Pasqua alla cui celebrazione annuale ci stiamo preparando con la Quaresima.

Nel brano del vangelo di oggi, sicuramente uno dei testi più belli e importanti che ci riporta l’evangelista Giovanni, troviamo l’incontro di Gesù con la donna samaritana, al cosiddetto pozzo di Giacobbe. E tutto questo avviene a Sicar, una città della Samarìa, vicino al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio.

Il dialogo che intercorre tra Gesù e questa donna che si rifiuta di dare un po’ d’acqua al Signore, perché non c’erano buoni rapporti tra giudei e samaritani è tra i più ricchi di riflessioni umane, sociali, psicologiche e spirituali. Qui entrano in gioco pregiudizi, conflitti sociali e politici, luoghi di appartenenza ed origini geografici. Sembra emergere in questo primo approccio con la donna un mare di guai della società. Poi a man mano che la conoscenza di approfondisce tra i due si scioglie il ghiaccio e la resistenza che è nel cuore della donna, dovuti alla sua difficile esistenza di moglie, che aveva avuto 5 mariti e in quel momento conviveva con un sesto uomo che non era suo marito. Tutto il discorso di Gesù è, in verità, incentrato sul tema dell’acqua della grazia, rappresentata da lui in persona in quel momento e che la donna non poteva assolutamente comprendere. Lo comprenderà di lì a poco quando Gesù le dice esattamente chi era ed ella corre in città a dire che ha incontrato il Messia e diventa così la prima donna ad annunciare il vangelo della salvezza al di fuori dei confini della giudea. Possiamo giustamente definirla la prima messaggera della salvezza che viene da Dio, mediante la grazia, oltre i confini della Giudea. Dovremmo ispirarci tutti a questa donna, non certo nel comportamento morale e coniugale, ma nella sua analisi e autocritica per metterci in sintonia con la parola di Dio e farne di essa uno strumento di dialogo, pace, grazia e riconciliazione con se stessi, con gli altri e con il mondo intero.

Concludo oggi questa mia riflessione sulla parola di Dio con una preghiera, che si ispira al testo del vangelo di questa domenica:

 

Con Te Gesù, al pozzo di Giacobbe

 

“Signore dammi da bere parole vere,

fatte di tenerezza, amore e misericordia

verso tutti i fratelli della terra.

Signore, fa che la mia vita,

alla luce della tua parola

e del tuo insegnamento,

possa immettersi sulla strada del Vangelo,

avendo il coraggio di rompere

con i tanti muri che ho innalzato nel mio cuore

per non fare entrare l’Amore, il tuo Amore.

Fa, o Gesù, che ogni mio comportamento

sia ispirato all’amore universale

e sia accogliente verso tutti,

senza preclusione nei confronti di nessuno.

 

Tu Gesù sei la sorgente dell’acqua vera

che zampilla per la vita eterna

e della quale io non potrò fare a meno in eterno,

specialmente quando più dura

si fa la lotta per l’esistenza

e per il raggiungimento della salvezza eterna.

Ancora una volta, o Gesù,

ti chiedo di invitarmi ad accostarmi

al pozzo della tua misericordia

per assaporare l’infinita gioia

di vivere di Te, con Te e per Te.

nella pace del cuore e della mente. Amen

(Preghiera composta da padre Antonio Rungi)

 

COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO – III DOMENICA DI QUARESIMA 2017ultima modifica: 2017-03-15T00:19:37+01:00da pace2005
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