Ritiro spirituale – Suore Diocesi di Sessa Aurunca

RITIRO SPIRITUALE MENSILE

SUORE DELLA DIOCESI DI SESSA AURUNCA

CARINOLA –DOMENICA 24 FEBBRAIO 2013

 

LA VITA CONSACRATA UN CAMMINO DI LUCE

E DI TRASFIGURAZIONE

 

Negli ultimi anni del XX secolo si è avvertita la necessità di descrivere più accuratamente l’identità dei vari stati di vita nella Chiesa: “in questi ultimi anni si è avvertita la necessità di esplicitare meglio l’identità dei vari stati di vita, la loro vocazione e la loro missione specifica nella Chiesa” (VC 4b). La risposta a tale necessità è avvenuta mediante il lavoro di tre Sinodi, i cui frutti sono stati raccolti da Giovanni Paolo II in tre Esortazioni postsinodali. Il 30 dicembre 1988 venne pubblicata l’Esortazione postsinodale sui laici “Christifideles laici”. Il 25 marzo 1992 apparve l’Esortazione postsinodale sulla formazione dei sacerdoti “Pastores dabo vobis”. Il 25 marzo 1996 è stata firmata l’Esortazione postsinodale sulle persone consacrate “Vita consecrata”. Consapevole dei deplorevoli attacchi all’identità della vita consacrata, mossi a volte persino mediante l’uso di frasi del Concilio, nell’ultima Esortazione il Papa ha voluto soprattutto illustrare la peculiare e positiva identità della vita consacrata nella Chiesa. Le riflessioni del Papa infatti si incentrano sull’identità biblica e teologica della vita consacrata.

Nel suo luminoso testo, il Papa non prende un atteggiamento di rottura con il passato. Segue, invece, una linea di continuità e di sviluppo. Segue una linea di continuità, perché presenta una identità in armonia con il Magistero del Concilio. Il Papa dichiara esplicitamente che, tanto nelle sue catechesi sistematiche sulla vita consacrata, tenute durante e dopo il Sinodo, come nella sua Esortazione, il Concilio “è stato luminoso punto di riferimento” (VC 13d). Segue anche una linea di sviluppo, perché esplicita meglio gli elementi positivi dell’identità della vita consacrata e perché intende offrire, con piena consapevolezza, una interpretazione autentica dei testi del Concilio. Ad esempio, il Papa ripropone (cfr VC 29b) l’affermazione del Concilio, secondo la quale la professione dei consigli evangelici appartiene indiscutibilmente alla vita e alla santità della Chiesa (cfr LG 44) e, respingendo le false interpretazioni, la spiega con autorità in questo modo: “Questo significa che la vita consacrata, presente fin dagli inizi, non potrà mai mancare alla Chiesa come un suo elemento irrinunciabile e qualificante, in quanto espressivo della sua stessa natura” (VC 29b).

Nella sua lettera “Novo Millennio ineunte” (6 gennaio 2001), il Papa invita i religiosi e le religiose a coltivare con cura i valori positivi della loro “speciale consacrazione” (NMI 46), attuando con rinnovato slancio il programma di “ripartire da Cristo” (NMI 29), supremo consacrato e missionario del Padre.

 

1. I più importanti documenti con cui confrontarsi

 

1) Orientamenti della costituzione dogmatica “Lumen gentium” (1964).

2) Orientamenti del decreto “Perfectae caritatis”(1965).

3) Orientamenti del motu proprio “Ecclesiae Sanctae” (1966).

4) Orientamenti dell’istruzione “Renovationis causam” (1969).

5) Orientamenti del nuovo “Messale Romano” (1970).

6) Orientamenti del “Rito della professione religiosa” (1970).

7) Orientamenti dell’Esortazione “Evangelica testificatio” (1971).

8) Orientamenti dell’Esortazione “Evangelii nuntiandi”.(1975).

9) Orientamenti del documento “Mutuae relationes” (1978).

10) Orientamenti di Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato (1978-1980).

11) Orientamenti del documento “Religiosi e Promozione umana” (1980).

12) Orientamenti del documento “Dimensione contemplativa della vita religiosa” (1980).

13) Orientamenti del documento sulla pastorale delle vocazioni (1982).

14) Orientamenti del nuovo “Codice di Diritto Canonico” (1983).

15) Orientamenti dell’istruzione “Elementi essenziali” (1983).

16) Orientamenti dell.’Esortazione “Redemptionis donum” (1984).

17) Orientamenti del messaggio di Giovanni Paolo II ai Religiosi e alle Religiose del Brasile (1986).

18) Orientamenti di Giovanni Paolo II nel discorso all’USMI (1988)

19) Orientamenti della lettera a tutte le persone consacrate (1988)

20) Orientamenti dell’istruzione “Potissimum institutioni” (1990).

21) Orientamenti della lettera di Giovanni Paolo Il ai Religiosi e alle Religiose dell’America Latina (1990).

22) Orientamenti dell’Enciclica “Redemptoris missio” (1990).

23) Orientamenti del documento sulla pastorale delle vocazioni (1992).

24) Orientamenti del nuovo “Catechismo della Chiesa Cattolica” (1992).

25) Orientamenti dell’istruzione “La vita fraterna in comunità” (1994).

26) Orientamenti di Giovanni Paolo II delle catechesi in occasione del Sinodo sulla vita consacrata (1994-1995).

27) Orientamenti dell’Esortazione “Vita consecrata” (1996).

28) Orientamenti del messaggio di Giovanni Paolo II per la celebrazione della Giornata della vita consacrata (1997).

29) Orientamenti dell’istruzione “La collaborazione inter-Istituti per la formazione” (1998).

30) Orientamenti di Giovanni Paolo II nel Giubileo della vita consacrata (2000).

31) Orientamenti della lettera “Novo millennio ineunte” (2001).

 

 

 

2. Vita di speciale configurazione a Cristo

 

La vita consacrata deve essere innanzitutto una presenza viva di Cristo nel mondo: “Veramente la vita consacrata costituisce memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato” (n. 22c). Questa è la nota più caratteristica, sia tra i cristiani sia tra i non cristiani: “Le persone consacrate, infatti, hanno il compito di rendere presente anche tra i non cristiani (cfr LG 46; EN 69) il Cristo casto, povero, obbediente, orante e missionario” (n. 77).

Nella linea dell’inizio del capitolo VI della costituzione “Lumen gentium”, ma con una esplicitazione trinitaria, dobbiamo affermare: “La vita consacrata, profondamente radicata negli esempi e negli insegnamenti di Cristo Signore, è un dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito. Con la professione dei consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù – vergine, povero ed obbediente – acquistano una tipica e permanente “visibilità” in mezzo al mondo” (n. 1a). Per illustrare il rapporto biblico e teologico esistente tra la vita consacrata e la vita di Cristo, l’Esortazione predilige il linguaggio diretto e positivo, presente anche nei testi del Concilio: “La vita consacrata (…) rappresenta nella Chiesa (…) la forma di vita che Gesù supremo consacrato e missionario del Padre per il suo Regno, ha abbracciato” (n. 22a). Nella vita consacrata si abbraccia la proposta di una esistenza “cristiforme” (n. 14b), che richiede “l’adesione conformativa a Cristo dell’intera esistenza” (n. 16b). L’aspirazione della persona consacrata “è di immedesimarsi con Lui, assumendone i sentimenti e la forma di vita” – (n. 18b), con “il desiderio esplicito di totale conformazione a Lui” (n. 18c). Il supremo desiderio dei religiosi e delle religiose deve essere quindi quello di diventare “persone cristiformi” (n. 19b). Questa identità biblica e teologica determina la natura della formazione, che deve avere la configurazione a Cristo come il suo obiettivo centrale: “Dal momento che il fine della vita consacrata consiste nella configurazione al Signore Gesù e alla sua oblazione, è soprattutto a questo che deve mirare la formazione. Si tratta di un itinerario di progressiva assimilazione dei sentimenti di Cristo verso il Padre” (n. 65b). Volendo, tuttavia, sottolineare che non intende negare agli altri cristiani l’elemento di una comune, battesimale e fondamentale configurazione a Cristo, l’Esortazione usa alle volte il linguaggio caratterizzante della formula “più”, presente anche nei testi del Concilio: la vita consacrata “più fedelmente imita” (n. 22a) la forma di vita di Gesù, e ne è “una conformazione più compiutamente espressa e realizzata” (n. 30a). Sempre per lo stesso motivo, l’Esortazione, come il Concilio, indica che quella della vita consacrata è una “speciale conformazione a Cristo” (n. 3ld). Questa caratteristica della speciale configurazione a Cristo si riferisce tanto alla figura biblica di Cristo come “supremo consacrato (…) del Padre” (n. 22a), quanto alla sua figura di “Apostolo del Padre” (n. 9b) o “supremo missionario del Padre” (n. 22a). Perciò il senso biblico e teologico della “nuova e speciale consacrazione” (nn. 30t; 3ld) e della “speciale missione” (n. 17a) delle persone consacrate è una caratteristica soprattutto cristologica.

 

3. Vita di speciale comunione di amore col Padre

 

Il religioso e la religiosa sono legati alla Trinità non solo a causa della grazia santificante e dei doni ricevuti nel battesimo, ma anche a motivo della “grazia della vocazione” (n. 64b). Essi, infatti, ricevono una “grazia di (…) speciale comunione di amore con Cristo” (n. 15c), che è anche grazia di speciale comunione di amore col Padre. All’origine della “speciale grazia di intimità” (n. 16a), con cui Cristo chiama alcune persone alla vita di speciale sequela, “sta sempre l’iniziativa del Padre” (n. 14b), “sorgente dell’amore” (n. 111b),”che attrae a sé (cfr Gv 6, 44) una sua creatura con uno speciale amore e in vista di una speciale missione” (n. 17a). “L’esperienza di questo amore gratuito di Dio è a tal punto intima e forte che la persona consacrata avverte di dover rispondere con la dedizione incondizionata della sua vita, consacrando tutto, presente e futuro, nelle sue mani” (n. 17a). Per questo la vita consacrata “è annuncio di ciò che il Padre compie con il suo amore, la sua bontà, la sua bellezza” (n.

20a).

La vita consacrata ha una “triplice relazione” (n. 36f), un “triplice orientamento: verso il Padre, innanzitutto” (n. 36e). Dato che la vita consacrata “realizza a titolo speciale quella confessio Trinitatis che caratterizza l’intera vita cristiana” (n. 2la), tale confessione deve essere rivolta verso il Padre, innanzitutto . La persona consacrata deve rendersi conto che Dio Padre è anche il suo più alto formatore, perché “Dio Padre (…) è il formatore per eccellenza di chi si consacra a Lui” (n. 66a; cfr nn.70fg). Il Padre è l’agente più determinante di tutta l’opera della formazione, l’agente divino che “plasma nel cuore dei giovani e delle giovani i sentimenti del Figlio” (n. 66a). Come Cristo, che durante tutta la sua esistenza terrena si lasciò formare dal Padre vivendo sempre “in atteggiamento di docilità al Padre” (n. 22b), le persone consacrate, “docili alla chiamata del Padre” (n. 1b), debbono ininterrottamente lasciarsi plasmare dallo stesso Padre.

La vocazione alla vita religiosa è una “chiamata del Padre” (n. 1b), “un’iniziativa tutta del Padre” (n. 17b). La rivelazione (cfr Gv 17, 11) presenta il Padre come “Padre Santo” (n. 111b) e ci fa “scoprire nell’iniziativa del Padre, fonte di ogni santità, la sorgente originaria della vita consacrata” (n. 22a). Il Padre è “prima origine e scopo supremo della vita consacrata” (n. 2le). Perciò alle decisive domande “da dove vieni?” e “dove vai?”, il religioso e la religiosa possono rispondere: “A Patre ad Patrem” (n.17t), “dal Padre al Padre”, cioè dalla “sublime bellezza di Dio Padre” (n.16d) alla gloriosa “casa del Padre” (n. 52b).

 

4. Vita di speciale comunione di amore con lo Spirito Santo

 

La persona consacrata ha un peculiare rapporto con la Trinità (cfr nn. 14b; 16d; 2la). Come abbiamo detto, la persona consacrata riceve una “grazia di (… ) speciale comunione di amore con Cristo” (n. 15c), che è necessariamente anche grazia di speciale comunione di amore col Padre (cfr n. 17a). Il doveroso rispetto dell’armonia trinitaria, ci. obbliga a pensare che tale grazia è anche grazia di speciale comunione di amore con lo Spirito Santo.

Ogni cristiano riceve dallo “Spirito Santo e santificante” (n. 95b) la grazia sacramentale e i doni del battesimo. Il religioso e la religiosa, tuttavia, ricevono dallo stesso Spirito uno specifico dono: “A questa chiamata corrisponde, peraltro, uno specifico dono dello Spirito Santo, affinché la persona consacrata possa rispondere alla sua vocazione e alla sua missione” (n. 30c).

Si tratta di “un particolare dono dello Spirito, che apre a nuove possibilità e frutti di santità e di apostolato” (n. 30d). Ai religiosi e alle religiose, quindi, viene offerto un peculiare dono, che ha la forza di trasformarli in “persone cristiformi” (n. 19b): “Una tale esistenza “cristiforme”, proposta a tanti battezzati lungo la storia, è possibile solo sulla base di una peculiare vocazione e in forza di un peculiare dono dello Spirito” (n. 14b). In questo modo la speciale sequela di Cristo ha anche “una connotazione essenzialmente (… ) pneumatologica” (n. 14b).

I religiosi e le religiose debbono coltivare “in modo particolarmente vivo” (n. 14b) insieme all’orientamento “verso il Padre” (n. 36c) e all’orientamento “verso il Figlio” (n. 36d), l’ “orientamento verso lo Spirito Santo” (n. 36e). Mai si può dimenticare che “la chiamata alla vita consacrata è in intima relazione con l’opera dello Spirito Santo” (n. 19b): “E’ lo Spirito che suscita il desiderio di una risposta piena; è Lui che guida la crescita di tale desiderio (…); è Lui che forma e plasma l’animo dei chiamati, configurandoli a Cristo casto, povero e obbediente e spingendoli a far propria la sua missione” (n. 19b). Alimentando “la fedeltà allo Spirito Santo” (n. 62g), coltivando con speciale cura la “vita nello Spirito” (n. 71b), i religiosi e le religiose saranno veramente fedeli alla “propria identità” (n. 71b) e raggiungeranno “una serenità profonda” (n. 71b). Lo Spirito farà gustare loro la sua “amicizia” (n. 111d), le riempirà della sua “gioia” (n. 111d) e del suo “conforto” (n.111d), e le renderà “specchio della bellezza divina” (n. 111d).

 

5. Vita di speciale configurazione alla Vergine Maria

 

Il mistero della vita religiosa, visto alla luce della vita evangelica della Vergine Maria, acquista un nuovo splendore. In effetti, come conferma l’Esortazione, Maria “è esempio sublime di perfetta consacrazione, nella piena appartenenza e totale dedizione a Dio” (n. 28b). Perciò “la vita consacrata guarda a Lei come a modello sublime di consacrazione al Padre, di unione col Figlio e di docilità allo Spirito, nella consapevolezza che aderire “al genere di vita verginale e povera” (LG 46) di Cristo significa far proprio anche il genere di vita di Maria” (n. 28c). Tutte le persone consacrate sono chiamate a coltivare con maggiore chiaroveggenza il valore mariano della loro vita spirituale: la presenza di Maria ha “un’importanza fondamentale sia per la vita

spirituale di ogni singola anima consacrata, sia per la consistenza, l’unità, il progresso di tutta la comunità” (n. 28a). Maria è modello di vita consacrata: “pronta nell’obbedienza, coraggiosa nella povertà, accogliente nella verginità feconda” (n. 112c). Maria è maestra nel pregare (cfr n. 34b), nel “proclamare le meraviglie” (n. 112b) del Signore, nel “portare Gesù” (n. 112b) e nell’unione al Cristo sofferente (cfr n. 23c).

L’Esortazione invita esplicitamente a fare un approfondimento biblico sulla dimensione mariana della vita consacrata, meditando assiduamente “le parole e gli esempi (… ) della Vergine Maria” (n. 94a). “Ogni missione inizia con lo stesso atteggiamento espresso da Maria nell’annunciazione: ‘Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto’ (Lc 1, 38)” (n. 18d). La comunione della persona consacrata con la Vergine Maria è una speciale comunione di amore: “Nella Vergine la persona consacrata incontra (… ) una Madre a titolo del tutto speciale” (n. 28d). Alla “speciale tenerezza materna” (n. 28d) di Maria, la persona consacrata risponde “amandola e imitandola con la radicalità propria della sua vocazione” (n. 28d).

Ritiro spirituale – Suore Diocesi di Sessa Auruncaultima modifica: 2013-03-02T00:14:18+01:00da pace2005
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