Vedere il Paradiso/7. L’obolo della vedova.

 

obolo.jpgHO VISTO IL PARADISO/7 

di padre Antonio Rungi 

L’OBOLO DELLA VEDOVA 

La ricchezza non è sempre sinonimo di paradiso, benessere. Molte volte può significare inferno, ansia, preoccupazione, infelicità. Non è infatti il denaro a rendere felice il cuore dell’uomo, ma la generosità nel donare, la gioia di cedere agli altri non solo il superfluo, ma l’essenziale. E allora spesso capita che la felicità sta in quei cuori che pure avendo poco o nulla da dare materialmente ed economicamente agli altri, sanno dare con tanto affetto e generosità, con tanto trasporto che anche un bicchiere d’acqua diventa un dono e un regalo immenso, senza valore, in quanto le cose fatte con il cuore contano molto di più di quelle fatte con le casse sicure di chi possiede molto economicamente e si può permettere di dare l’eccedenza, ma mai l’essenziale. 

Esemplare al riguardo è il comportamento della donna del vangelo che andando al tempio di Gerusalemme dona quello che aveva di indispensabile per sé; mentre i ricchi danno poco o niente, se non ciò che non serve a loro. Gesù osserva questo comportamento, registra ogni atteggiamento e siccome era ed è Figlio di Dio e legge nel cuore di ogni persona, sapeva benissimo chi donava con amore e l’essenziale e chi dava solo per formalità, senza cuore e il superfluo. 

Il paradiso sta nel cuore di questa persona che getta nella cassa del tempio per le esigenze varie del luogo di culto ciò che per lei è essenziale. Sa di donare tutto ciò che ha al Signore, con un gesto di rinuncia che solo chi ama davvero ed è profondamente generoso ed aperto agli altri sa fare nelle piccoli o grandi circostanze della vita. Che grande gioia ha provato questa donna nel dire “Signore tutto quello che ho, te lo dono. Non penso a mangiare, non penso a mettere da parte qualcosa che mi potrà servire un domani. Rinuncio a tutto perché so che tu sei il vero bene e certamente non farai mancare il tuo aiuto e sostegno ai tuoi figli in qualsiasi momento, essendo un Dio provvidente. 

Anche i ricchi piangono era una telenovela di qualche anno fa che interessava a molti italiani, che si appiccicavano alla Tv per seguire tutte le vicende e lo sviluppo delle storie incrociate con altri fatti. Oggi rispetto allo sceneggiato continuano a piangere i poveri, dopo la crisi economica. I ricchi continuano a non soffrire, mentre i poveri soffrono di tutto e di può per la mancanza del necessario. E solo da loro molte volte ti arriva l’aiuto inatteso, perché tra i poveri ci si intende e ci si aiuta, mentre tra i ricchi si fanno accordi per utili sempre maggiori a danno dei poveri e dei lavoratori. E’ difficile trovare un ricco davvero generoso, in quanto la ricchezza modifica in negativo il cuore. D’altra parte lo dice il vangelo: dove è la ricchezza, là sarà il tuo cuore. Si vive per i soldi, per accumulare, per vivere solo di cose materiali. In questo modo si svuota il cuore e l’esistenza dei giovani, degli adulti e degli stessi anziani che dovrebbero dare buon esempio al riguardo. 

Il fatto più significato di tutto il brano evangelico è che la donna che gettò l’obolo nel tesoro del tempo era una vedova, cioè una persona che da un punto di vista economico non aveva praticamente nulla. Non avendo marito non poteva avere neppure per sostegno economico che oggi viene garantito alle vedevo, quando il marito ha uno stipendio o una pensione. E poi le vedove del vangelo e nel vangelo erano persone socialmente in disagio e quando c’erano i figli si trovano in doppio disagio, anche quello familiare. Da qui l’attenzione privilegiata da un punto di vista assistenziale da parte della prima comunità di Gerusalemme verso gli orfani e le vedove, curate dai diaconi che erano addetti alla distribuzione degli aiuti secondo i bisogni di ciascuno e in base a quanto veniva deposto ai piedi degli apostoli, come ci ricordano gli Atti. 

Non possiamo chiudere questa riflessione senza riportare quei pochi significativi versi del Vangelo di Marco (12,41-44) in cui l’evangelista evidenzia l’attenta analisi e valutazione del Maestro di fronte a quanti buttavano monete nel tesoro del tempio di Gerusalemme: “41 E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. 43 Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».  

L’analogia con certi pseudo cristiani del nostro tempo che non fanno bene a nessun e se fanno qualche offerta la fanno per essere ammirati ed apprezzati ci insegna come e cosa conta davanti a Dio: non certo la ricchezza o l’esposizione in pubblico del bene fatto, ma la riservatezza, la generosità, ma soprattutto il cuore e la capacità di togliersi dalla bocca l’essenziale per se stessi per donarlo a Dio e agli altri. L’obolo della vedova del Vangelo può diventare l’obolo di San Pietro, che si raccoglie ogni anni in occasione della giornata della carità del Papa, in coincidenza con la solennità dei Santi Pietro e Palo (29 giugno) per essere distribuito in base alle necessità di poveri di tutta la terra. Quel piccolo sacrificio che ognuno può fare per aiutare gli altri è gradito a Dio ed un valore per il paradiso.

Chissà se Gesù, nel contemplare il gesto della povera vedova che nel versare due spiccioli al Tempio dava tutto quanto possedeva, avrà pensato a Maria e Giuseppe quando nella presentazione del Figlio hanno accompagnato questo momento con l’offerta di due colombe, l’offerta dei poveri. Due azioni distanziate nel tempo, compiute da persone diverse, ma avvenute nello stesso luogo: al Tempio di Gerusalemme, là ove gli scribi amavano passeggiare in vesti da dignitari, essere riveriti dalla gente ed occupare i primi posti nelle sinagoghe. Purtroppo costoro – ed è la decisa e severa accusa di Gesù – «divorano le case delle vedove e ostentano lunghe preghiere: riceveranno una condanna più severa».  Proprio una di quelle povere vedove, sfruttate e maltrattate, è additata da Gesù come esempio di generosità. Nessuno si accorge di quella umile donna, perché i suoi due spiccioli, «tutto quanto aveva per vivere», non vengono segnalati dal sacerdote incaricato per le offerte, tutto intento a far risaltare il forte tintinnio delle monete dei ricchi. Gesù vede e il gesto non passa inosservato, anzi diventa occasione per ribaltare radicalmente il concetto di offerta religiosa. È uno di quei tanti casi del Vangelo ove lo sguardo di Gesù insegna a vedere in modo diverso, ad andare oltre le meschine misure, a cogliere i valori autentici di azioni particolari. I ricchi fanno un’offerta a Dio come contributo legale e lo possono fare con estrema facilità; la vedova dona tutto, perché a lui si affida totalmente; con Dio può rischiare tutto perché sa di ricevere tutto, raggiungendo quella libertà che supera ogni forma di possesso.

Vedere il Paradiso/7. L’obolo della vedova.ultima modifica: 2012-08-13T09:47:00+02:00da pace2005
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