Vedere il Paradiso/6. Il buon samaritano

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di padre Antonio Rungi

IL SAMARITANO

E’ sempre vero ed attuale che il cielo lo si tocca con un dito davanti a gesti di carità effettiva e sincera. Di fronte ad un gesto di amore, soprattutto verso lo straniero, verso chi non conosci e che ti capita per puro caso sulla tua strada, davanti alla necessità dell’altro non ci sono regole limitanti a livello civile, religiose, culturali e penali per non intervenire. L’esempio del Buon Samaritano di cui ci parla il vangelo, vale soprattutto oggi nel nostro tempo in cui si afferma sempre più l’egoismo, l’interesse personale, l’indifferenza, il fuggire dalle proprie responsabilità, la mancanza di aiuto obbligatoriamente da prestare sulle strade in caso di incidenti con feriti o morti. Il mondo cambia, ma le regole morali di sempre sono valide anche oggi e a tali regole di etica personale, civile e religiose bisogna rifarsi se vogliamo recuperare in umanità, in solidarietà, in progetti globali di aiuto a chi si trova nel bisogno e nella necessità. Ce lo sollecita anche la crisi economica in atto a livello mondiale, che limita di fatto sempre più l’assistenza ai meno abbienti e a quanti sono in gravi necessità. Il paradiso allora quando lo si vede? Quando una persona qualsiasi che si presta ad un aiuto ed un soccorso pur non avendo obblighi diretti o responsabilità civili verso terzi. Penso ad esempio a quei genitori o anziani lasciati soli dai figli e parenti vari con tutte le ricchezze a loro seguito e che abbandonano i loro congiunti in strutture, per quanti efficienti e dotate di tutto, mancano del calore umano e del rapporto costante con le persone care. La solitudine e la tristezza di tanti anziani e ammalati lasciati a se stessa è immensa e solo chi legge il cuore dentro a tale persone conosce la devastazione provocata da parenti o figure varie in chi ha sacrificato la vita per i familiari, per gli amici, per il gruppo. Tristi esperienze umane che poi si colorano dell’azzurro del cielo o delle stelle della notte, quando all’orizzonte sorge una brava persona e si fa carico della sofferenza dell’altro, senza pretendere nulla in cambio, ma dando anche oltre il necessario e il proprio possibile e fattibile. Esempi straordinari di samaritani del nostro tempo, che tanto bene sa fare nel silenzio, senza essere pubblicizzato, senza arrivare sulle testate giornalistiche di tiratura nazionale o mondiale, o ad arrivare sui media di importanza globale. Il bene si sa che non fa rumore, mentre il male oltre a fare rumore interessa ed incuriosisce chi pensa sempre in termini negativi. Di opere buone nessun, o quasi nessuno, parla oggi, mettendo il risalto chi lo fa, a chi lo fa, come lo fa, quando lo fa e perché lo fa. Una lettura delle motivazioni profonde della nostra carità e del servizio disinteressato verso gli altri ci aiuterebbe in quella direzione della solidarietà e dell’attenzione agli altri non solo nella prospettiva del buon samaritano di cui ci parla il vangelo di Luca a noi cristiani e cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Il bene è per tutti e tutti possono fare il bene.

Leggiamo il brano del Vangelo di Luca 10,25-37: “25 Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». 26 Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». 27 Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». 28 E Gesù: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».29 Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». 30 Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37 Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».

Questa parabola è tra le più conosciute e note del Vangelo, ma forse, è anche tra quelle meno concretamente e costantemente vissuta dai credenti e non. Spesso si predica, si annuncia, si evangelizza in sintonia con quanto leggiamo nelle sacre scritture, ma poi nella vita di tutti i giorni queste regole fondamentali di vita, diventa eroico impegno di qualcuno, mentre la maggior parte degli uomini sembrano essere come diceva Hobbes lupi che si divorano l’uno con l’altro, si sbranano, lottano, non si aiutano. Quante guerre ancora in atto, quante ingiustizie e cattiverie in ogni angolo della terra, quante offese alla dignità della povera gente e della gente povera da parte dei potenti e di quanti hanno in mano il potere a tutti i livelli. L’inferno sta in queste concezioni utilitaristiche dell’uomo, mentre il paradiso lo incontriamo ogni volta che un uomo compie un gesto di carità e di amore verso il suo simile, fosse anche il più delinquente di questa terra o il più ignoto di questo mondo. Se a conclusione delle varie guerre si sono alzati monumenti e stele in memoria al milite ignoto riconoscendo a quanti hanno dato la vita per la patria la loro funzione di impegno civile e militare, perché non alzare nelle nostre città monumenti più grandi per quanti opera per la giustizia, la pace e si impegnano per il bene della collettività? Tante persone ignote che come il buon samaritano percorrono quotidianamente le nostre strade, le corsie di ospedale, le case di cura, le case dove vivono gli anziani e gli ammalati abbandonati per portare l’olio della consolazione e l’aceto della guarigione, nel tentativo di sanare le piaghe e le ferite prodotti in loro dall’egoismo di chi doveva amarli e curarli. E non l’hanno fatto. Ma Dio ci giudicherà in base alla carità Mt. 25,31-46:31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. 41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. 46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

Ecco il Paradiso che la carità e l’amore verso gli altri fa conquistare senza grandi sforzi ed invenzioni, ma solo facendo parlare il cuore e prestando attenzione a chi trova nel bisogno e non ha nessuno che lo curi e lo sostenga nella sua non facile esistenza.

 

Vedere il Paradiso/6. Il buon samaritanoultima modifica: 2012-08-12T10:02:00+02:00da pace2005
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