Vedere il paradiso/5. Il sorriso dei bambini

 

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di padre Antonio Rungi

 

IL SORRISO DI UN BAMBINO 

Di fronte al sorriso e alla gioia di una bambino si tocca con mano il Paradiso. L’innocenza, la purezza, la tenerezza, la debolezza e tutto ciò che rende la creatura umana, all’inzio della sua vita biologica debole e fragile ti parla di Dio e del Paradiso. In questo Dio-bambino e in questo Paradiso di bambini bisogna immergersi per capire il vero volto di Dio. 

“In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli”. E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì” (Mt 19,13-15). 

Come non ricordare in questo momento quello che disse con profondo accento di santo e profeta, Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 all’apertura del Concilio Vaticano II, di cui quest’anno ricorre il 50 anniversario e in coincidenza di esso sarà aperto l’anno della fede?  

“Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume tutte le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo… Noi chiudiamo una grande giornata di pace… Sì, di pace: ‘Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà’.  

Se domandassi, se potessi chiedere ora a ciascuno: voi da che parte venite? I figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati, risponderebbero: ah, noi siamo i figli più vicini, e voi siete il nostro vescovo. Ebbene, figlioli di Roma, voi sentite veramente di rappresentare la ‘Roma caput mundi’, la capitale del mondo, così come per disegno della Provvidenza è stata chiamata ad essere attraverso i secoli. 

La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore… Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà… Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore della mestizia e dell’amarezza… E poi tutti insieme ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l’augurio della buona notte”.  

Un Papa, Giovanni XXIII, il Papa Buono, già beato, parla della carezza ai bambini, espressione di quell’amore divino verso creature di Dio semplici ed innocenti ed un Papa, quello attuale, Benedetto XVI, denuncia la violenza sui bambini, perpetrata anche da uomini di chiesa, con una terribile malattia da condannare senza appello che è la pedofilia. Due mondi e due realtà completamente diverse, che si sono trasformate nell’arco di 50 anni di storia di questa umanità e di questo secolo. 

Allora si usciva dall’inferno della guerra e si aprivano all’orizzonte possibilità di ricostruzioni. I tempi nuovi erano maturi anche perché la chiesa si riformasse alla luce del vangelo, in cui i piccoli sono i veri padroni del Regno di Dio. Quel vangelo dei piccoli che dobbiamo saper riscoprire oggi, di fronte all’infanzia negata o violata. Basta pensare alla fame nel mondo, alla mancanza di famiglia, istruzione, del necessario ai bambini di tutte le nazioni. Rimane come un offesa di immensità enorme ogni tentativo di rivolgere ai bambini attenzioni che sono contro ogni legge morale, naturale e civile. L’infanzia merita il rispetto totale e chi offende l’infanzia non può avere nessuna tolleranza. 

Nel vangelo di Matteo leggiamo: “ 1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». 2 Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3 «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4 Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. 5 E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. 6 Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. 7 Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!  8 Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. 9 E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco. 10 Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. (Mt 18,1-10).

La gioia di Gesù è grande, quando vede che i bambini, i piccoli, capiscono le cose del Regno che lui annunciava alla gente. “Padre, io ti ringrazio!” (Mt 11,25-26) Gesù riconosce che i piccoli capiscono più dei dottori le cose del Regno! Quando Gesù, entrando nel Tempio, rovescia i tavoli dei cambiavalute, furono i bambini a gridare: “Osanna al Figlio di Davide!” (Mt 21,15). Criticati dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, Gesù li difende e nella sua difesa invoca le Scritture (Mt 21,16). Gesù abbraccia i piccoli e si identifica con loro. Chi accoglie un piccolo, accoglie Gesù (Mc 9, 37). “E ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40). Una delle parole più dure di Gesù è contro coloro che sono causa di scandalo per i piccoli, cioè, che sono il motivo per cui i piccoli non credono più in Dio. Per questo, meglio sarebbe per loro legarsi al collo una pietra da molino ed essere gettati nell’abisso del mare (Lc 17,1-2; Mt 18,5-7). Gesù condanna il sistema, sia politico che religioso, che è motivo per cui i piccoli, la gente umile, perde la sua fede in Dio. Gesù chiede ai suoi discepoli di diventare come bambini e di accettare il Regno come i bambini. Senza questo non è possibile entrare nel Regno (Lc 9,46-48). Indica che i bambini sono professori degli adulti. Ciò non era normale. Siamo abituati al contrario. Madri con figli che giungono vicino a Gesù per chiedere la benedizione. Gli apostoli reagiscono e le allontanano. Gesù corregge gli adulti ed accoglie le madri con i bambini. Accoglie i bambini e li abbraccia. “Lasciate che i piccoli vengano a me, non glielo impedite!” (Mc 10,13-16; Mt 19,13-15). Nelle norme dell’epoca, sia le mamme che i figli piccoli, vivevano, praticamente, in uno stato di impurità legale. Gesù non si lascia trascinare da questo. Sono molti i bambini ed i giovani che lui accoglie, cura e risuscita: la figlia di Giairo, di 12 anni (Mc 5,41-42), la figlia della donna Cananea (Mc 7,29-30), il figlio della vedova di Naim (Lc 7,14-15), il bambino epilettico (Mc 9,25-26), il figlio del Centurione (Lc 7,9-10), il figlio del funzionario pubblico (Gv. 4,50), il fanciullo con i cinque pani ed i due pesci (Gv. 6,9). 

Ecco il Paradiso di Gesù in terra, ecco il Paradiso della SS.Trinità in cielo. Chi vive a contatto con i bambini dai genitori, agli insegnanti, ai catechisti, ai parenti e ufficiali vari, ai medici, agli assistenti sociali sanno cosa significa essere dalla parte dei bambini. E’ vero che molte volte bisogna decodificare il linguaggio dei bambini che usa altri parametri di comunicazione e di segnalazione, ma resta un dovere di tutti intercettare la sofferenza di ogni bambino e di tutti i bambini del mondo, perché la sofferenza anche di un solo bambino su questa terra, non rende più felice il mondo ed il paradiso terrestre che è dei bambini, diventa il loro inferno il loro dolore. Ridiamo il paradiso ai bambini e facciamo si che ogni loro sorriso sia davvero espressione del paradiso dei piccoli e dei grandi, perché non ci può essere altro paradiso che quello dei bambini, per i bambini e con i bambini. Un mondo senza la gioia dei piccoli è un mondo destinato a morire nei sogni e nelle prospettive di vita. 

Vedere il paradiso/5. Il sorriso dei bambiniultima modifica: 2012-08-11T11:17:00+02:00da pace2005
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