Racconti

Recensione del libro di poesia di Elena Teresa Morrone

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a cura di Antonio Rungi

“Sentimenti…” è il titolo della prima raccolta poetica della neo dottoressa in Lettere Moderne, con la tesi “Il mito della bellezza nelle opere poetiche di Foscolo”, difesa presso la Facoltà di Lettere dell’Università Federico II di Napoli, Elena Teresa Morrone, pubblicata da Aletti Editore, nella Collana “Gli Emersi-Poesia”, nel settembre 2013, in formato cartaceo e su Internet come e-book.

Si tratta di un’opera prima di questa giovane poetessa casertana incentrata sui vari sentimenti che attraversano l’esistenza e la vita di un’adolescente, poi giovane e poi donna.

In tutto 30 poesie,  raccolte in 42 pagine (formato cm 21×14), che in modalità short message (sms) o di veri e propri aforismi, vanno al cuore dei problemi esistenziali di ogni persona che è in cerca della verità su se stessa e sugli altri.

Alcuni dei testi poetici pubblicati dalla giovane artista sono meglio espressivi di una ricerca di senso da dare ai propri intimi, ma anche evidenti, sentimenti della persona umana.

Non hanno titolo i testi che variano da appena due versi fino ad un massimo di undici, nei quali sono condensati i valori e le sensazioni interiori di una donna che guarda al presente dentro di se, ma che si proietta già nel futuro con alcune poesie molto ricche di visione prospettica.

Nell’introduzione alla raccolta si legge infatti: “E’ molto difficile ripiegarsi su se stessi e leggere tra le pieghe del proprio animo; ma quando si incontra la poesia l’introspezione non si inventa, si scopre, perché la poesia ci scopre e ci consola”.

Parte da lontano la vocazione poetica della Morrone, che si cimentava nei versi sia nelle scuole medie e poi nel liceo socio-psico-pedagogico, da lei frequentato a Mondragone (Ce) e che ha inciso profondamente nella sua cultura umanistica e psicologica.

“L’autrice scopre la sua passione – si legge nell’introduzione-  in modo spontaneo e inconsapevole, la sua indole a poetare affiora ancor prima che ella abbia preso coscienza della sua vocazione letteraria”.

Ci troviamo, senza dubbio, di fronte ad una nuova poetessa dei nostri giorni, con il linguaggio dei nostri giorni, data la giovane età, appena 23 anni, che sicuramente farà strada, perché mossa da quella vena poetica e da quella virtù fondamentale dell’umiltà, che fa grandi le persone semplici e che si concentrano sull’essenziale.

Tutto questo lo si deduce e si intuisce  nella breve presentazione alla raccolta delle poesie, in cui è scritto: “Solo nel confronto con la grande poesia, capisce che l’esaltazione dell’amore si conserva nel tempo senza fine, gli atteggiamenti verso la poesia non sono passeggeri, e che cantando all’amore si sconfigge la solitudine, il tormento dell’esistenza, la paura della morte”.

Lo si comprende, inoltre, alla luce di quanto viene scritto, per sintetizzare la raccolta, sulla controcopertina: “Semplici versi di chi, inesperta della vita, nel fiorire dell’adolescenza, si affida a sogni non ancora sperimentati ma solo frutto di una fervida immaginazione, e di chi spera un giorno di salire la scala su cui ora ha solo poggiato i primi passi”.

Su questi temi si concentra una delle poesie più belle, a mio modesto avviso, scritte dalla Morrone: “Vivi la tua vita al meglio e maschera la tua/ malinconia sotto un soave sorriso…/ lascia che i tuoi pensieri e i tuoi desideri si realizzino/ nella notte, quando, / la mente libera da ogni preoccupazione/ si compiace di sognare ciò che in realtà non può avere./ Sii sempre forte e/ anche se l’inverno dovesse congelare i frutti dell’estate/ così/ come la foglia che ingiallisce in autunno/ sarà triste lasciarsi portare via dal vento.

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Elena Teresa Morrone, Sentimenti…, Aletti Editore, Villanova di Guidonia (Rm), settembre 2013, pagine 42. Formato cartaceo cm.21×14. Prezzo al pubblico Euro 12,00 (cartaceo); E-book, Euro 5.49.

Mondragone (Ce). Le Suore della Stella Maris ricordano la loro fondatrice

vivtorine1.jpgIl 26 ottobre del 1884, la serva di Dio Madre Victorine Le Dieu, Fondatrice delle Suore di Gesù Redentore (Ex-Patrocinio San Giuseppe) terminava a Roma la sua missione terrena ed iniziava, in cielo, la sua adorazione perenne della SS.Trinità, come aveva fatto nel corso della sua esistenza tra la Francia, sua nazione d’origine e l’Italia, sua nazione di approdo e di concretizzazione della sua opera a favore dei bambini orfani ed abbandonati. A distanza di 129 anni della sua morte e in coincidenza dei 150 anni di approvazione dell’opera di Madre Victorine Le Dieu, da parte di Pio IX il 15 gennaio del 1863, le sue figlie spirituali della comunità religiosa della Stella Maris ricordano la loro Fondatrice con un triduo di preghiera, e di riflessione, dal 24 al 26 ottobre, nella parrocchia San Giuseppe Artigiano dei Padri Passionisti di Mondragone, e con una speciale giornata di ritiro spirituale, aperto a tutti, mercoledì 30 ottobre 2013. Questa sera si è tenuto il primo giorno con una buona partecipazione dei fedeli e dei devoti della serva di Dio. Il triduo sarà incentrato sulla fede, sulla speranza  e la carità di Madre Victorine Le Dieu ed il ritiro spirituale,  sarà un momento di ringraziamento a Dio per l’Anno della fede, nel nome di Victorine Le Dieu. La speciale ricorrenza ha suggerita alla comunità delle Suore della Stella Maris, composta da 5 religiose, di focalizzare la loro attenzione sul carisma della Fondatrice che è l’Adorazione eucaristica, la riparazione dei peccati dell’umanità e la riconciliazione come pace tra Dio e l’uomo e tra gli uomini tra loro nel segno di quella pace e fraternità universale che Victorine Le Dieu ebbe a cuore nella Francia post-rivoluzionaria del XIX secolo, durante il quale visse. Era, infatti, nata in Francia il 22 maggio del 1809 ad Avrances e dal giorno della sua nascita fu un progressivo cammino di santità alla luce dell’eucaristia del mistero del Cristo Redentore.Il triduo di preghiera sarà incentrato sull’adorazione eucaristica, che si svolgerà durante i tre giorni nella casa di spiritualità delle Suore della Stella Maris e sulla celebrazione della messa alle ore 18,30 nella parrocchia dei Passionisti. Celebrazione che sarà preceduta dalla preghiera del Rosario meditato e dalla catechesi sulla vocazione alla vita cristiana e religiosa della Serva di Dio. Di particolare interesse, invece, riceve la giornata di spiritualità del 30 ottobre con inizio alle ore 9.00 del mattino e chiusura alle ore 18.00 e che sarà guidata dal missionario passionista, padre Antonio Rungi, che nelle due meditazioni previste per la giornata, con le catechesi e l’omelia presenterà il volto più bello ed innovativo del carisma di Victorine Le Dieu, alla luce dell’insegnamento e del magistero di Papa Francesco sulla vita consacrata, sulla fede e sulle opere di carità. Come dire una quattro giorni di intensa spiritualità tra la Stella Maris e il Convento dei Passionisti, durante i quali i fedeli sarà invitati a prendere esempio da Victorine Le Dieu per tradurre il dono meraviglioso della fede in vera e concreta azione di amore verso gli ultimi ed abbandonati del territorio. In una terra dove il problema dei tumori, delle malattie consequenziali all’inquinamento atmosferico, dove la presenza degli extra-comunitari si fa sentire in modo evidente, anche le Suore della Stella Maris, nel nome della Serva di Dio Victorine Le Dieu pongono al centro della loro missione, la difesa della vita e la cultura della vita, attingendo il coraggio della loro missione dalla fonte della carità che è Gesù Sacramentato.

Preparazione al Capitolo generale delle Suore delle scuole cristiane della Misericordia

PREPARAZIONE AL CAPITOLO GENERALE

DELLE SUORE DELLE SCUOLE CRISTIANE DELLA MISERICORDIA

LA PROMOZIONE VOCAZIONALE SECONDO

SANTA MARIA MADDALENA POSTEL

SCHEMA DI SINTESI DI PADRE ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA

POSTULANTATO

1.      NON AMA FARE LA CERNITA DELLE POSTUNANTI. ACCETTA TUTTE INIZIALMENTE.

2.      ERA CONVINTA CHE NON TUTTE QUELLE CHE CHIEDEVANO DI ENTRARE NELL’ISTITUTO VI POTEVANO RIMANERE. ERA NECESSARIO UN ACCURATO DISCERNIMENTO PER NON ROVINARE TUTTO IL GRUPPO.

3.      ERA CONVINTISSIMA CHE LA VOCAZIONE ERA ED E’ UN DONO DI DIO: “NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI”.

4.      ERA UNA DONNA PRUDENTE E NON SI FIDAVA COMPLETAMENTE DI SE STESSA. CHIEDEVA LUMI A PERSONE ESPERTE E SAGGE.

5.      NON GUARDAVA ALLA DOTE MATERIALE CHE PORTAVA L’EVENTUALE SUORA, MA ALLA DOTE SPIRITUALE, SOPRATTUTTO LA CAPACITA’ DELLA RELIGIOSA DI ASSIMILARSI A CRISTO POVERO ED UMILIATO. IN COMUNITA’ NON SI DOVEVA MAI PARLARE DELLA DOTE PIU’ O MENO CONSISTENTE PORTATA IN CONVENTO.

6.      LA PORTA DEL CONVENTO ERA SEMPRE APERTA PER CHI ERA DOTATA DI VERA ED AUTENTICA VOCAZIONE.  OGGI DIREMMO SENZA CONTO IN BANCA, CARTA DI CREDITO, PROPRIETA’ E BENI MATERIALI.

7.      NON SI CURAVA DELLA QUANTITA’ MA DELLA QUALITA’ DELLE SUORE. POCHE E BUONE DICEVA… MA SE ERANO MOLTE E BUONE ANCORA MEGLIO. CERCAVA IN LORO L’AUTENTICA VOCAZIONE ALLA VITA CONSACRATA

8.      ACCETTAVA ANCHE LE RAGAZZE E DONNE CON CARENZE E DIFETTI, PURCHE’ DISPOSTE A CAMBIARE COMPORTAMENTO E AD EMENDARSI.

9.      NON AMMETTEVA LIMITI DI ETA’ E CONDIZIONI DI SALUTE. ALLA BASE DELLA SUA PROMOZIONE VOCAZIONALE C’ERA LA STESSA VOCAZIONE ALLA SANTITA’.

NOVIZIATO

10.    AFFIDAVA LE NOVIZIE AD UNA MAESTRA COMPETENTE E CAPACE DI PORTARE AVANTI IL PROGRAMMA DI FORMAZIONE.

11.    SEGUIVA PERSONALMENTE LA FORMAZIONE DELLE NOVIZIE CON UNA CONFERENZA SETTIMANALE CHE ASSICURO’ FINO ALLA FINE DELLA SUA VITA.

12.    UNA VOLTA VERIFICATA INCOMPATIBILITA’ CON LA VITA RELIGIOSA, NON ASPETTAVA MOLTO E FACEVA CAPIRE ALLE POSTULANTI E ALLE NOVIZIE CHE NON ERA LA LORO STRADA, CONVINTA CHE  ERA MEGLIO AVERNE POCHE E BUONE, CHE MOLTE, MA SENZA AUTENTICA VOCAZIONE.

13.    RIGETTAVA FORTEMENTE COLORO CHE ERANO SCRUPOLOSE IN QUANTO LE SUORE STAVANO A CONTATTO CON IL MONDO E NON DOVEVANO SCANDALIZZARSI, MA ESSERE  DI ESEMPIO AGLI ALTRI.

14.    CHIEDEVA MASSSIMO RISPETTO PER I SACERDOTI MA NON VOLEVA ASSOLUTAMENTE CHE LE RELIGIOSE SI RIVOLGESSERO AI SACERDOTI, SE NON PER LA CONFESSIONE E NON PER LA DIREZIONE SPIRITUALE. TANTOMENO VOLEVA CHE LE RELIGIOSE INTRATTENESSERO RELAZIONI CONFIDENZIALI CON I LAICI, CHE PARLASSERO DELLA LORO VITA E DELLA VITA DELLA LORO COMUNITA’ AL DI FUORI DEL CONVENTO. NEL SERVIZIO PARROCCHIALE DOVEVANO LIMITARSI ALLE COSE NECESSARIE. DICEVA: “Se il buon Dio mi esaudisce, quando una suora va al presbiterio per capriccio e senza utilità, quel pavimento dovrebbe bruciarle i piedi”.

15.    ERA SEVERA ED INTRANSIGENTE CON LE SUORE ADULATRICI, MA AMAVA LE SUORE ADORATRICI, CHE TRASCORREVANO LA LORO VITA NELLA PREGHIERA, NEL SACRIFICIO QUOTIDIANO, NEL CONFORMARSI SEMPRE PIU’ ALLO SPOSO DIVINO.

 

LA PROFESSIONE RELIGIOSA

16.    RICONOSCEVA IL VALORE DELLA DIREZIONE SPIRITUALE, DELLA PREGHIERA, DELL’ISTRUZIONE, DELLA VITA COMUNITARIA, MA RITENEVA IMPORTANTE PER OGNI RELIGIOSA IL BUON ESEMPIO, QUELLO CHE FA DI UNA RELIGIOSA PROFESSA UN MOTIVO DI PROMOZIONE VOCAZIONALE DA SOLO. E QUESTO LO RICHIEDEVA PARTICOLARMENTE A COLORO CHE SVOLGEVANO IL SERVIZIO DELL’AUTORITA’.

17.    CIRCA L’OSSERVANZA DEI VOTI ERA MOLTO ATTENTA NEL RISPETTARLI,  MA VIGILAVA CHE LE ALTRE SUORE LI  RISPETTASSERO. SOTTOLINENAVA L’IMPORTANZA E L’ECCELLENZA DEL VOTO DI OBBEDIENZA. PER LEI ERA UNA VIRTU’ CHE E’ IL FONDAMENTO DELLA VITA CONSACRATA. GESU’ CROCIFISSO E’ IL MODELLO A CUI ISPIRARSI NEL FARE L’ OBBEDIENZA: “Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato”.

18.    PROPONEVA UN COSTANTE RICHIAMO ALLA  VITA DELLA  E ALLA COMUNIONE CON LA CHIESA. VUOLEVA UN SINCERO ATTACCAMENTO AD ESSA, SOPRATTUTTO VIVENDO QUESTO LEGAME MEDIANTE LA PARTECIPAZIONE ALL’EUCARISTIA, ALLA MESSA QUOTIDIANA, PARTECIPANDO PIENAMENTE E CONVINTAMENTE ALLA LITURGIA EUCARISTICA.

19.    CIRCA IL VOTO DI POVERTA’ DIMOSTRAVA UN DISTACCO COMPLETO DALLE COSE E DAL MONDO. DIGIUNAVA TUTTI I GIORNI IN QUANTO FACEVA UN SOLO PASTO CON MINESTRA, PANE ED ACQUA. LA SUA STANZA CONDIVISA CON ALTRA SUORA ERA SPOGLIA DI TUTTO. C’ERA SOLO L’ESSENZIALE PER LA VITA PERSONALE E PER LE PREGHIERE. ERA POVERA NEL VESTITO, MA ERA UNA DONNA PULITISSIMA. BELLA LA SUA AFFERMAZIONE: “La pulizia è la ricchezza dei poveri”.

20.    CIRCA IL VOTO DI CASTITA’ FU MOLTO ATTENTA A VIVIVERE IN PROFONDITA’ LA BELLA VIRTU’ E NON SI FECE MAI DISTRARRE DA AFFETTI, SENTIMENTI O ALTRO CHE POTESSERO MINIMAMENTE METTERE IN DISCUSSIONE LA SUA VERGINITA’ FISICA E SPIRITUALE. LA SUA FU UNA VITA IMMACOLATA SULLE VETTE DELLA PERFEZIONE.

21.    CIRCA LA VITA COMUNITARIA AVEVA IN GRANDE CONSIDERAZIONE LA COMUNIONE VERA TRA TUTTE LE SUORE. OGNI GIOVEDI’ DETTAVA  LA SUA RIFLESSIONE ALLE SUORE. NON AMAVA MAI PARLARE DI SE STESSA, MA SOLO DI GESU’ E DI GESU’ CROCIFISSO. AMAVA LA LETTURA E L’APPROFONDIMENTO DELLA SACRA SCRITTURA. NON SI FIDAVA DELLE SUE CONVINZIONI PERSONALI, MA CHIEDEVA LUMI MEDIANTE LA PREGHIERA, LA MEDITAZIONE E LO STUDIO DEI PADRI DELLA CHIESA, SOPRATTUTTO SAN BERNARDO.

22.    LA PRIMA COSA CHE CHIEDEVA A CHI VOLEVA ENTRARE IN CONVENTO: “Tu ami il Signore con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta te stessa?”. ED AGGIUNGEVA: “Tu ami il prossimo come te stessa?”.

IN POCHE PAROLE METTEVA ALLA BASE DELLA VITA CONSACRATA LA CARITA’ SENZA LA QUALE NON E’ POSSIBILE FARE UN CAMMINO VOCAZIONALE PERSONALE E PROPORRE AD ALTRI UN CAMMINO DI CONSACRAZIONE TOTALE E DEFINITIVA A DIO. CHI NON AMA DIO E I FRATELLI NON SARA’ MAI UN BUON CRISTIANO E TANTOMENO UN BUON RELIGIOSO O RELIGIOSA. L’INNO DELLA CARITA’ DI SAN PAOLO APOSTOLO ERA IL PUNTO DI PARTENZA, MA ANCHE DI ARRIVO DI OGNI CAMMINO VOCAZIONALE SINCERO.

 

  

SANTA MARIA MADDALENA POSTEL

FONDATRICE DELLE SUORE DELLE SCUOLE CRISTIANE

DELLLA MISERICORDIA

Santa Maria Maddalena Postel, al secolo Julie-Françoise-Cathérine, in francese Marie-Madeleine (Barfleur, 28 novembre 1756; † Saint-Sauveur-le-Vicomte, 16 luglio 1846), è stata una religiosa e fondatrice francese, della congregazione delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia: nel 1924 è stata proclamata santa da papa Pio XI.

Figlia di Jean Postel e Thérèse Levallois, nacque nel 1756 in Normandia nella diocesi di Coutances, da pii e facoltosi contadini.  La scuola di Barfleur era insufficiente per le esigenze spirituali e culturali della Postel. Grazie alla generosità di una benefattrice, poté entrare nell’abbazia reale di Valognes per terminarvi la sua educazione. Le benedettine avrebbero voluto trattenerla con loro data la sua pietà e l’ottima riuscita che faceva negli studi, ma la santa preferì ritornare in famiglia nel 1774 per aprire una scuola con educandato, per ragazze povere e orfane.  Tra il 1789 e il 1799, durante la rivoluzione francese, la Postel ottenne, in sostituzione del parroco, che aveva giurato la costituzione civile del clero, il permesso di conservare il Santissimo Sacramento in un minuscolo oratorio da lei allestito sotto la scala di casa sua, di comunicarsi con pinzette d’argento, preparare i bambini alla prima comunione, visitare i malati, confortare i moribondi, portare loro il viatico e procurare ai sacerdoti rimasti fedeli a Roma, ricercati dalla polizia, l’occorrente per la Messa che celebravano ora in casa sua, ora nei granai, con pericolo della vita. Passata la bufera, Julie, terziaria francescana dal 1798, continuò la sua opera di catechista e sostenne i sacerdoti rientrati dall’esilio.  Nel 1804, una sua allieva, Maria Dadure, di otto anni morente, le manifestò profeticamente il suo avvenire. L’anno successivo la Postel, di quarantanove anni, già indebolita dal lavoro, dalle veglie e dalle austerità, disgustata per i dissensi religiosi sorti a Barfleur a causa della riorganizzazione del culto, si trasferì a Cherbourg. Padre Cabart, cappellano dell’ospizio, le chiese di quali risorse disponesse per stabilire la Congregazione che si sentiva ispirata a fondare. Gli ripose: « Sono tutte nella Provvidenza assecondata dal lavoro e dalla povertà personale». Per colei che tutti chiamavano la santa signora fu affittata una casa nella quale fece, nel 1807, con le prime sue quattro compagne, la professione religiosa con il nome di Maria Maddalena. Nella scuola da lei aperta ben presto duecento ragazze appresero, con i primi rudimenti delle lettere e della fede, il cucito, il ricamo, i lavori a maglia. Nel 1811 le Suore della Provvidenza rientrarono a Cherbourg. Madre Postel, che aveva in orrore la concorrenza e detestava le rivalità, si trasferì a Octeville-l’Avernelle, dove due sue suore erano istitutrici. Trovò alloggio in una stalla. Parendogli lo scoraggiamento una forma d’incredulità, animava così le sue figlie spirituali: «Lavoriamo. Preferirei dieci soldi guadagnate con le mie mani, che mille avuti per carità. Noi le toglieremmo ai poveri, che dobbiamo invece aiutare». Dopo sei mesi si stabilì a Tamerville, dove si limitò a prendere a suo carico dodici orfanelle. Due anni dopo, il locale in cui erano alloggiate le suore fu posto in vendita dal padrone e Madre Postel, anziché lamentarsi di fronte alla prova, esclamò: “Ancora di più, Signore, ancora di più! Vieni, o croce, che io ti abbracci! Il Signore ci umilia per meglio rialzarci!”. Le suore si occuparono di lavori manuali con la più grande alacrità, ma la loro penuria fu così grande il loro direttore spirituale padre Cabart, ritenendo la Congregazione abbandonata da Dio, consigliò la fondatrice di trasferirsi all’ospizio di Cherbourg, e di rimandare in famiglia le sue figlie o presso altre comunità religiose. Con la più grande energia essa così parlò loro: « Dite al nostro Padre che non cesseremo di ringraziare il Signore di essersi servito di lui, per così lungo tempo, per assecondarci in un’opera che non è ne sua, ne nostra, ma della Provvidenza; che non ho mai contato su di un braccio di carne, per quanto rispettabile esso possa essere; che sono talmente sicura che il Signore vuole la realizzazione dei miei progetti, che ne perseguirò l’esecuzione con il più grande ardore. Le mie Figlio mi hanno promesso ubbidienza fino alla morte; esse sono tutte ugualmente care al mio cuore. Colui che me le ha date e che si prende cura degli uccelli dei campi saprà fornirmi i mezzi per nutrirle; finché avrò vita, non ne abbandonerò una sola». Nel 1814 Madre Postel affittò per dodici soldi annui a Tamerville uno stabile coperto di paglia, dove condusse con le sue suore una vita durissima, costrette com’erano a nutrirsi di patate, di erbe peste e bollite anziché di carne e pesce. La fondatrice aspettava con la più ammirabile pazienza l’ora del Signore e al piccolo gregge non si stancava di ripetere: « Gettiamoci nella volontà di Dio come il pesce nell’acqua. Adoriamo la volontà divina, e siamo sempre pronte a salire con Gesù sul Calvario e a morirvi se occorre. Aspettiamo tutto da Dio solo». Dopo due anni di soggiorno in quella capanna, a Madre Postel fu affidata la scuola primaria e iniziarono a miglorare le condizioni generali di vita della comunità, ma non smise per questo i suoi abiti di stoffa comune, contenta dello stretto necessario guadagnato con il lavoro delle sue mani. Per oltre trent’anni indossò lo stesso vestito, rammendato, ma senza macchie. Diceva: «La pulizia è la ricchezza del povero». Nel 1832, acquistò una vecchia abbazia benedettina in rovina a St-Sauveur-le-Vicomte. Benché sprovvista del denaro necessario per pagare le spese del contratto, disse a chi l’aveva seguita: «Se saremo fedeli alla nostra vocazione, tutto sarà riparato». Per trovare i fondi necessari si diede al cucito, al ricamo, alla lavanderia e persino alla coltivazione dell’orto. Amava ripetere con san Bernardo: “Il religioso che non lavora non è degno di essere religioso”. Con l’aiuto del cappellano Lerenard riuscì ad aprire pure un convitto e una scuola esterna in cui un gran numero di alunno ricevette con l’istruzione gratuita il nutrimento e il vestito. Nel 1837 Madre Postel adottò le costituzioni di san Giovanni Battista de la Salle con le sue ventiquattro suore e novizie dedite all’insegnamento e alla cura dei malati negli ospedali.  Dalla sua gioventù fino alla morte recitò ogni giorno il Breviario romano e il rosario. Una pratica di tutta la sua vita fu la riparazione. Per oltre trent’anni le sue religiose passarono successivamente e senza interruzione un giorno intero in ammenda onorevole, con una corda al collo e uno scapolare sulle spalle. Madre Postel era la prima ad accorrere in cappella per le pratiche di pietà e l’ultima ad uscirne. Sovente fu sorpresa inginocchiata per aria con le braccia in croce. Nessun difetto fu mai trovato in lei. Era tanto grande il disprezzo che la santa nutriva verso di sé che avrebbe voluto morire sulla cenere. Durante le sue crisi d’asma, a chi s’inquietava, ella rispondeva: «Sto bene perché sto come vuole il buon Dio». Morì il 16 luglio del 1846 novantenne. Fino alla morte conservò un animo giovanile, un corpo pieno di energia, una felice memoria, un giudizio sicuro, un umore uniforme e una carità senza ombra. Papa Pio X approvò il primo miracolo attribuito all’intercessione di Maria Maddalena Postel con il breve del 22 gennaio 1908: la cerimonia di beatificazione venne celebrata il 17 maggio successivo. È stata canonizzata da papa Pio XI il 24 maggio del 1925.

 

LE SUORE DI SANTA MARIA MADDALENA POSTEL

 

Le Suore di Santa Maria Maddalena Postel sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione (dal 1920 divisa in due rami autonomi, uno tedesco e uno francese) usano la sigla S.M.M.P.

La congregazione, detta in origine delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia  venne fondata a Cherbourg l’8 settembre 1807 dalla religiosa francese Maria Maddalena Postel  (1756-1846)  con l’approvazione di Claude-Louis Rousseau, vescovo di Coutances: nel 1832 la Postel acquistò l’antica abbazia benedettina di Saint-Sauveur-le-Vicomte, dove trasferì la casa madre. L’istituto ricevette il pontificio decreto di lode il 29 agosto 1859 e le sue costituzioni vennero approvate dalla Santa Sede nel 1901. Nel 1920, a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, le case tedesche della congregazione si staccarono dalla casa madre dando origine a un ramo canonicamente autonomo dell’istituto.

Le finalità dell’istituto sono l’istruzione e l’educazione cristiana della gioventù e la cura dei malati, anche a domicilio.

Le suore del ramo francese sono presenti in Congo, Costa d’Avorio, Francia, India, Indonesia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito; la sede generalizia è a Saint-Sauveur-le-Vicomte (Bassa Normandia); nel 2005 le suore erano 358, in 57 case. Oggi sono molto di meno.

Le suore del ramo tedesco sono presenti in Bolivia, Brasile, Germania, Romania e Mozambico; la sede generalizia è a Heilbad Heiligenstadt (Turingia); nel 2005 le suore erano 422, in 69 case. Calo di vocazione anche tra loro.

Da qui il tema  del capitolo generale sulla pastorale vocazionale.

 

 

INCONTRO CON LE SUORE DELLA MISERICORDIA

GAETA – SABATO 28 SETTEMBRE 2013 – ORE 16,30

 

Guarda il cielo e conta le stelle e saprai capire il perché

 

“Un formicaio ai piedi di un vecchio abete. Milioni di formiche nere corrono senza sosta, perfettamente organizzate. Sezione trasporto aghi e foglie; sezione ricerca semi, insetti, larve; sezione allevamento e cura piccoli; comitato difesa degli assalti… Un giorno la formica n. 100.000 si fermò. Ansimando s’appoggiò al lungo ago che stava trascinando e alzò lo sguardo. Si sentiva svenire…,abituata a scansare i fili d’erba, i sassolini, i bruchi,  ra i suoi occhi si smarrivano nell’azzurro immenso del cielo, il cuore le scoppiava l’emozione guardando il grande tronco, i rami ordinati, il verde brillante. Ad un certo punto gridò il capo-reparto: “n. 100.000 gli altri sgobbano e tu poltrisci! T’assegno per punizione un quarto d’ora di lavoro supplementare!”. La sera la formica n. 100.000 fece il recupero di lavoro. Poi, mentre tutte s’infilavano nelle tane, restò fuori e scoprì le stelle. Un incanto! Tutta la notte ebbe gli occhi pieni di luce. Da allora i turni supplementari di punizione aumentavano, ma lei non si preoccupava. Anzi, diceva a tutti: “Alzate gli occhi. C’è qualcosa di grande sopra di noi, non possiamo portare solo larve e semi. Non avete mai guardato nemmeno l’abete!”. Le altre, per tutta risposta, la prendevano in giro: “Tu guardi e guardi, ma come riempiamo le riserve di cibo? Chi ripara la casa quando piove?”. La formica n. 100.000 lavorava, s’impegnava, rendeva bello il suo formicaio. Ma brontolavano lo stesso: “Se guardare il cielo fosse utile, dovresti essere più brava di noi, invece sei anche tu come noi. Le stelle non servono a niente”.

Così va spesso avanti anche il formicaio umano, ove nessuno o quasi ha il coraggio di  guardare il cielo  e contare le stelle.

 

A-      Prefazione

Per il prossimo capitolo generale è stato indicato nella pastorale vocazionale uno dei temi da privilegiare, in ragione della forte carenza di vocazioni nella nostra Congregazione e soprattutto in Italia ed Europa in generale.

In vista di questo importante avvenimento della Congregazione delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia, fondate da Santa Maddalena Postel, siete chiamate a dare il vostro contributo di idee, proposte, riflessioni da portare al Capitolo e sulle quali le capitolari dovranno discutere e deliberare.

Proponiamo la pastorale vocazionale come un obiettivo importante perché crediamo che il carisma, donato attraverso santa Maddalena Poste alla Chiesa e al mondo, sia ancora attuale.

L’ideale di Maddalena far conoscere a tutti gli uomini è l’amore di Dio rivelato nel sacramento dell’Eucaristia, è il cuore del nostro impegno vocazionale. Egli oggi lo affida a noi, come lo aveva affidato alle sue prime consorelle che la seguirono nella scelta vocazionale:

La pastorale vocazionale rappresenta una sfida per ciascuno, perché prima di tutto è questione di riappropriarci della nostra vocazione, per poi saperla proporre in modo attraente e convincente, donando il cuore pulsante della nostra vita.

La pastorale vocazionale domanda il coraggio di dialogare con il nostro mondo, in particolare con quello giovanile; per tanti aspetti diverso dal nostro, ma con un punto in comune: la sete di gioia, di pienezza, la sete di Dio.

La pastorale vocazionale domanda un’attenzione a tutti i “luoghi” dove le vocazioni hanno il loro sviluppo: le famiglie, le parrocchie, i gruppi, le associazioni e i movimenti; domanda un respiro ampio di Chiesa, come ripetutamente ci rammenta Papa Francesco; domanda di collaborare e di operare per costruire e far crescere la “casa e scuola di comunione”.

Implichiamoci con rinnovato slancio in questa sfida, concentrandoci su ciò che può essere fatto. La preghiera e l’offerta della propria vita, con le sue gioie, i suoi dolori, non è poca cosa, se ci crediamo. Anche tutti coloro che condividono il carisma di Santa Maddalena Poste dovrebbero essere coinvolti nella promozione del tipo di vocazione che lei ha sognato.

Non vogliamo sopravvivere ad ogni costo, è la nostra missione che ci provoca a ravvivare la nostra vita e ad accogliere la sfida della pastorale vocazionale.

 

B-      Introduzione

 

Tutti avvertiamo la fatica di fare programmi e di lavorare in questo settore, proprio perché siamo di fronte ad una realtà in continuo cambiamento. Gli stessi giovani sono scoraggiati dalle forme di impegno definitivo, immersi come sono in una cultura come la nostra, ispirata al relativo e al provvisorio.

Pur essendo consapevoli di queste difficoltà, crediamo ugualmente sia possibile proporre un cammino, che ogni comunità potrà incarnare nella propria situazione e adattare alle proprie possibilità.

Ci auguriamo, perciò, di offrire un’occasione di confronto, ma soprattutto un incentivo a un rinnovato impegno nel campo della pastorale giovanile e vocazionale.

 

B.1.La teologia della chiamata

Richiamiamo, molto rapidamente, alcuni di questi principi teologico-pastorali,

tratti dal documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa”.

•Il mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo fonda l’esistenza piena

dell’uomo, come chiamata all’amore nel dono di sé e nella santità, come dono nella Chiesa per il mondo.

•L’esistenza di ciascuno è frutto dell’amore creativo del Padre, del suo desiderio efficace, della sua parola generativa. L’atto creatore del Padre ha la dinamica di un appello, di una chiamata alla vita. L’uomo viene alla vita perché amato, pensato e voluto da una Volontà buona che l’ha preferito alla non esistenza, che l’ha amato ancora prima che esistesse, che l’ha conosciuto prima di formarlo nel seno materno, che l’ha consacrato prima che uscisse alla luce (cfr. Ger 1, 5; Is 49, 1.5; Gal 1,15).

•Riconoscere il Padre significa che noi esistiamo alla maniera sua, avendoci

creati a sua immagine (Sap 2,23). In questo è contenuta la fondamentale, vocazione dell’uomo: la vocazione alla vita e a una vita subito concepita a somiglianza di quella divina. Se il Padre è la fonte perenne dell’esistenza e dell’amore, l’uomo è chiamato, nella misura del suo esistere, a essere come Lui; e dunque a “dare la vita”, a farsi carico della vita di un altro.

• Se l’uomo è chiamato a essere figlio di Dio, nessuno meglio del Verbo Incarnato può “parlare” all’uomo di Dio e raffigurare l’immagine riuscita del Figlio. Per questo il Figlio di Dio, venendo su questa terra, chiama ogni uomo a seguirLo, a essere come Lui, a condividere la sua vita, la sua parola, la sua pasqua di morte e risurrezione, addirittura i suoi sentimenti.

• La struttura di ogni vocazione, anzi la sua maturità, sta nel continuare Gesù

nel mondo. Ogni chiamato è segno di Gesù: in qualche modo il suo cuore e le sue mani continuano ad abbracciare i piccoli, a sanare i malati, a riconciliare i peccatori e a lasciarsi inchiodare in croce per amore di tutti. L’essere per gli altri, con il cuore di Cristo, è il volto maturo di ogni vocazione. Per questo è il Signore Gesù il formatore di coloro che chiama, l’unico che può plasmare in loro i suoi stessi sentimenti.

• La vita cristiana per essere vissuta in pienezza, nella dimensione del dono e della missione, ha bisogno di motivazioni forti, e soprattutto di comunione profonda con il Signore: nell’ascolto, nel dialogo, nella preghiera, nella interiorizzazione dei sentimenti, nel lasciarsi ogni giorno formare da Lui e nel

desiderio ardente di comunicare al mondo la vita del Padre.

• In tutte le catechesi della comunità cristiana delle origini è palese la centralità del mistero pasquale: annunciare Cristo morto e risorto. Nel mistero del pane spezzato e del sangue versato per la vita del mondo la comunità credente contempla l’epifania suprema dell’amore, la vita donata del Figlio

di Dio.

• Nella celebrazione dell’Eucaristia, “culmine e fonte” della vita cristiana, viene celebrata la massima rivelazione della missione di Gesù Cristo nel mondo. Nella comunità che celebra il mistero pasquale ogni cristiano prende parte ed entra nello stile del dono di Gesù, diventando come Lui pane spezzato per l’offerta al Padre e per la vita del mondo.

• L’Eucaristia è sorgente di ogni vocazione cristiana: in questo senso diventa icona di ogni risposta vocazionale; come in Gesù, in ogni vita e in ogni vocazione, c’è una difficile fedeltà da vivere sino alla misura della croce. Colui che vi prende parte accoglie l’invito-chiamata di Gesù a “fare memoria” di Lui, nel sacramento e nella vita, a vivere “ricordando” nella verità e libertà delle scelte quotidiane il memoriale della croce, a riempire l’esistenza di gratitudine

e di gratuità, a spezzare il proprio corpo e versare il proprio sangue. Come il Figlio.

• L’Eucaristia genera la testimonianza, prepara la missione: “Andate in pace”. Si passa dall’incontro con Cristo nel segno del Pane, all’incontro con Cristo nel segno di ogni uomo. L’impegno del credente non si esaurisce nell’entrare, ma nell’uscire dal tempio. La risposta alla chiamata incontra la storia della missione. La fedeltà alla propria vocazione attinge alle sorgenti dell’Eucaristia e si misura nell’Eucaristia della vita.

 

B.2. CON CHI INTRAPRENDERE L’ANIMAZIONE VOCAZIONALE?

Vogliamo chiarire un punto fermo di questo progetto: la pastorale vocazionale non è un problema che riguarda alcuni “addetti ai lavori”. Essa chiama in causa la testimonianza di vita e il coinvolgimento di tutte le religiose della vostra Congregazione: giovani, adulte, anziane, addetti al settore e tutti coloro che hanno responsabilità nell’istituto, le singole comunità e l’intera famiglia religiosa.

 

B.2.1.La comunità

La vera guida alla maturazione delle vocazioni è lo Spirito Santo, il quale però, opera per mezzo di uomini e quindi anche attraverso di noi, riuniti nel nome del Risorto in comunità pasquali.

È necessario che ogni comunità senta l’urgenza di questo compito senza dimenticare che è la testimonianza della vita di ognuno la migliore forma di evangelizzazione delle vocazioni. Per questo ogni comunità è impegnata a diventare sempre più cosciente di esserne essa stessa evocatrice e formatrice. Consapevoli che il primo messaggio delle nostre comunità è la testimonianza della loro vita, ogni comunità diventa pienamente comunità vocazionale, cioè segno leggibile di radicalità evangelica, di servizio, di fraternità, di serenità e gioia, se è:

• luogo accogliente per tutti coloro che cercano uno spazio di vita;

• luogo in cui si respira la gioia e la speranza che scaturiscono dalla certezza della risurrezione di Cristo;

• luogo in cui è possibile “stare a mensa” con i fratelli in modo sereno e tranquillo, trovare momenti di condivisione delle fatiche per dare e ricevere sostegno nelle difficoltà;

• spazio aperto alla realtà locale e alla Chiesa universale;

• realtà capace di dialogare con tutti, in particolare con i giovani, scoprendone il linguaggio e i sentimenti;

• capace di mettersi al servizio di “coloro che bussano alla porta”, senza aver paura di “perdere tempo”, perché il tempo è di Dio.

 

Perciò in tali comunità, ogni religiosa, figlia spirituale di Maddalena Postel è chiamata a:

• mettersi in gioco e vivere la proposta vocazionale in prima persona;

• curare la propria formazione nel confronto costante con la parola di Dio e con tutti coloro che lo possono aiutare nel cammino;

• pregare ed educare alla preghiera e all’invocazione;

• essere seminatore, accompagnatore, educatore, formatore;

• saper fare discernimento e aiutare altri a discernere;

• indicare la presenza di un Altro;

• essere testimone convincente e credibile;

• essere entusiasta della propria vocazione;

• essere segno della presenza costante di Gesù Eucaristia nelle nostre case, attraverso la cura delle relazioni con tutti coloro con cui condivide la quotidianità;

• curare le scelte concrete nella povertà, castità e obbedienza perché siano rimando a Cristo povero, casto e obbediente;

• diffondere e difendere quei valori che rendono la società migliore: la giustizia, la solidarietà, la pace, ecc.

 

Dunque l’animazione vocazionale è responsabilità di tutti, non si può pretendere che poche persone possano riassumere in sé tutto ciò; proprio per questo una volta ancora appare chiara la necessità che siano tutte le comunità ad essere promotrici della pastorale vocazionale, collaborando attivamente e fiduciosamente.

 

B.2.2.PERCORSI COMUNITARI

 

Tre nuclei principali sui cui operare per una saggia azione di promozione vocazionale, locale e generale: in-vocazione, con-vocazione, pro-vocazione.

 

B.2.2.1. IN-VOCAZIONE

“Ogni vocazione nasce dall’in-vocazione”

• Preghiera personale

• Preghiera comunitaria

• Far scoprire ai giovani la bellezza dell’Eucaristia

 

Concretizzazioni

• Preghiera comunitaria vocazionale mensile

• Scuole di preghiera per giovani

• Direzione e accompagnamento spirituale dei giovani

• Sussidi per la preghiera

• Celebrazione dell’Eucaristia

• Adorazioni eucaristiche guidate

 

B.B.2.2. CON-VOCAZIONE

“Ogni vocazione cresce nella con-vocazione”

• Riscoprire la bellezza del vivere insieme

• Contribuire alla costruzione di “comunità evangeliche”

• Riscoprire la nostra identità carismatica

•Divenire capaci di progettualità

• Essere donne di relazione, cioè esperte in umanità, per essere donne di vocazione (da chi-amate diventare chi-amanti)

•Vivere una forte esperienza di fraternità, nella stima, nel rispetto, nella fiducia, dando valore al fratello

 

Concretizzazioni

•Vivere un’esperienza coerente di vita (integrazione tra fede e vita)

• Condivisione e confronto sulla Parola di Dio

 

B.2.2.3.PRO-VOCAZIONE

“Ogni vocazione è pro-vocazione”

• Diffondere sempre più responsabilità e coinvolgimento all’interno delle comunità

• Essere donne inserite nella storia e nel territorio, che conoscono e soffrono i problemi della gente e se ne fanno carico

•Vivere la carità nella relazione con i fratelli

• Annunciare il Vangelo in modo attraente

 

Concretizzazioni

• Apertura alle sollecitazioni della realtà esterna e conoscenza di quella giovanile

• Creazione di spazi di condivisione della fede con i giovani

• Identificazione ed offerta di esperienze di vita comune

• Coinvolgimento nella vita della Famiglia religiosa

•Possibilità di incontro e confronto con dei testimoni di vita

• Cura del Sacramento della Riconciliazione perché sia momento vocazionale

 

C- ITINERARIO FORMATIVO

 

Icona biblica dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)

(Leggere il testo integrale del  Vangelo e commentarlo)

 

Atteggiamenti pedagogico-evangelici

La parte pedagogica è colta all’interno del vangelo, sull’esempio di quello straordinario animatore-educatore vocazionale che è Gesù, e in vista di un’animazione vocazionale scandita da precisi atteggiamenti pedagogico/evangelici:

accostarsi all’altro, seminare, accompagnare, educare, formare, discernere.

Questi atteggiamenti aprono prospettive importanti a chi lavora nella pastorale vocazionale: l’animatore è chiamato ad accostarsi all’altro facendo il primo passo, a seminare il buon seme della vocazione, ad accompagnare nel cammino che conduce il cuore ad “ardere”, ad educare alla fede e all’ascolto del Dio che chiama, a formare agli atteggiamenti umani e cristiani per discernere, infine, la presenza del dono che viene dall’Alto.

Sono dimensioni del mistero della chiamata che da Dio giunge all’uomo attraverso la mediazione dei fratelli.

 

1.ACCOSTARSI ALL’ALTRO

 

1.1.CHI AMA, AMA PER PRIMO

È Gesù che viene a cercarci: così anche noi siamo chiamati a metterci in cammino con i giovani, rivolgere loro per primi la parola, anche se non sembrano interessati a noi. Con rispetto, pazienza infinita, tenerezza, perché il linguaggio dell’amore arriva al cuore anche della persona più chiusa.

 

1.2.CHI AMA, VA OLTRE LE APPARENZE

I giovani hanno paura di essere giudicati dagli adulti, la loro fragilità li induce spesso a porsi in modo aggressivo e poco accogliente. L’animatore vocazionale è chiamato ad ascoltare la loro richiesta, spesso inespressa, di relazione con qualcuno cui confidare le proprie ansie, le proprie domande di senso.

 

1.3.CHI AMA, SA ASCOLTARE IN SILENZIO

Gesù pone una domanda per iniziare il dialogo, ma poi resta in silenzio finché i due discepoli hanno terminato il racconto e a loro volta lo interrogano. Anche all’animatore è chiesto di porsi in ascolto per suscitare silenziosamente la fiducia di chi gli sta di fronte.

 

2.SEMINARE

 

2.1.INCONTRO TRA DUE LIBERTÀ – LA SEMINA NELLA LIBERTÀ

All’interno del cammino pedagogico c’è il momento della semina: ciascuno di noi è terreno in cui Dio sparge il seme della vocazione cristiana, la quale è incontro tra la libertà imperfetta dell’uomo e quella perfetta di Dio. L’animatore vocazionale è chiamato a preparare il terreno, creando i presupposti perché la semina sia feconda.

 

2.2.IL CORAGGIO DI SEMINARE OVUNQUE

Come Gesù chiama a sé tutti, così l’animatore vocazionale semina “ovunque”, si rivolge ad ogni persona, annunciando e proponendo il Vangelo

con coraggio e senza pregiudizi.

 

2.3.LA SEMINA AL TEMPO GIUSTO

Come il seminatore sparge il seme al momento opportuno, così l’animatore vocazionale rispetta i tempi dell’altro. Egli deve tener presente la situazione ed i sentimenti che il giovane vive in quel particolare momento, per poter comprendere quale è il vero bene della persona.

 

3.ACCOMPAGNARE

 

3.1.CAMMINARE

L‘itinerario pedagogico/vocazionale è un viaggio verso la maturità della fede, che conduce a decidere in libertà e responsabilità secondo il progetto pensato da Dio, viaggio in compagnia dell’animatore vocazionale che prega per conoscere la strada e la voce di Dio, e diventa capace di indicare la presenza di un Altro.

 

3.2.TESTIMONIARE E CONDIVIDERE

Alla sequela di Gesù, l’animatore vocazionale condivide la fatica di chi cerca la propria vocazione e testimonia la propria scelta e l’essere stato scelto da Dio; egli è chiamato a diventare testimone convincente e credibile, affinché il suo messaggio diventi “buona notizia”, coinvolgendo il giovane nella sua totalità.

 

3.3.CUSTODIRE

Come Gesù si prende a cuore la storia di ognuno e risveglia il desiderio di Dio, così l’animatore vocazionale ha il compito di creare dentro di sé lo spazio per accogliere la storia del giovane, custodirla e ripresentarla trasfigurata dallo sguardo di fede.

 

4.EDUCARE

 

4.1.LA CONOSCENZA DI SÉ

La passione e la morte di Gesù hanno interrotto il cammino di fede dei due di Emmaus: il Messia “potente in opere e in parole”, speranza di liberazione per Israele, non ha risposto alle loro aspettative umane. La scelta vocazionale dei giovani spesso è messa in crisi o resa impossibile perché si ha un’interpretazione della vita troppo “terrena”. L’animatore vocazionale aiuta il giovane a conoscersi, a liberarsi dalle paure nei confronti della vocazione per giungere alla verità e alla costruzione dell’io vero.

 

4.2.IL MISTERO

L’itinerario vocazionale si muove all’interno di un unico mistero, quello del rapporto tra Dio e l’uomo. Un autentico cammino porta sempre e comunque a crescere nella conoscenza dell’amore di Dio e aiuta il giovane a scoprire la bellezza del mistero della vita, collocando fuori di sé, in Dio, la ricerca del fondamento dell’esistenza.

 

4.3.L’INVOCAZIONE

Senza il Signore e la sua Parola è notte nella vita, non c’è senso. L’animatore prega ed educa alla preghiera di invocazione, di fiducia, di gratitudine, perché essa diventi luogo di “ascolto del Dio che chiama”, colloquio che fa scoprire la propria vocazione.

 

5.FORMARE

 

5.1.RICONOSCERE GESÙ

Formare è il momento principale dell’itinerario formativo in cui al giovane si propone un modo di essere per condividere la vita del Figlio ed avere la Sua “forma”. Nell’episodio di Emmaus Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo dà loro, un gesto forte che solo lui poteva fare ed è per questo che viene riconosciuto! In questi quattro verbi è riassunta tutta la sua storia ed il suo insegnamento, è come il suo ritratto più fedele, ciò che aveva lasciato ai suoi discepoli perché lo ripetessero in memoria di lui, con il suo stesso cuore. L’animatore aiuta a comprendere che Cristo in ogni Eucaristia ripete quei quattro gesti per dire al giovane che lì dentro c’è anche lui, la sua vocazione, il suo futuro, la sua realizzazione piena. Anche lui riconoscerà Cristo quando in Lui scoprirà/riconoscerà se stesso.

 

5.2.LA GRATITUDINE

I due di Emmaus riconoscono il Signore nel gesto eucaristico e il loro cuore si colma di gioia: dal riconoscimento nasce la ri-conoscenza. L’animatore aiuta il giovane a riconoscere nella propria vocazione quella pienezza di felicità cercata da molto tempo e realizzata in modo assolutamente gratuito da Dio. Dalla scoperta di questo amore senza condizioni scaturisce la risposta grata che rende pronti a giocare la propria vita.

 

5.3.LA VERITÀ DELLA VITA

Il significato della vita, come bene ricevuto che diviene bene donato, è nel segno eucaristico. Ogni animatore è chiamato ad invitare il giovane a fare dell’Eucaristia il centro di un’esistenza tutta improntata al dono. Per questo lo aiuta a conoscere più intimamente Gesù e il suo mistero, e a capire che solo Lui è la Via e che l’Eucaristia costituisce il senso e la verità anche della sua esistenza.

 

6.Discernere

 

6.1.CAPACITÀ DECISIONALE

Il cammino vocazionale è un processo di discernimento che deve condurre il giovane ad assumersi delle responsabilità, fino alla maturazione di una decisione definitiva. È proprio la capacità di decidere, infatti, che spesso viene a mancare nei giovani di oggi. L’animatore vocazionale ha il compito di prepararli progressivamente ad assumere le responsabilità personali a partire dalle concrete scelte quotidiane, secondo i valori della gratuità, della costanza, della sobrietà, dell’onestà, affidando loro compiti adeguati per valorizzarne le capacità.

 

6.2.“RITORNO A CASA”

La scelta vocazionale indica novità di vita, ma è anche segno di un recupero della propria identità, quasi un “ritorno a casa”, alle radici del proprio io. L’animatore vocazionale aiuta il giovane a prendere coscienza di questa identità più profonda, e a fondarla sul riconoscimento del dono e sulla gratitudine che ne scaturisce. La realizzazione piena di se stessi consiste nel

seguire l’unico progetto che può dare felicità, quello di Gesù.

 

6.3.TESTIMONIANZA E COMUNITÀ

Il giovane che ha vissuto l’incontro con Cristo ha bisogno di “riferire ciò che gli è accaduto” sia con le parole che con le opere, perciò la testimonianza non può prescindere dal contesto comunitario. L’animatore vocazionale stimola il giovane a scoprire e ritrovare quotidianamente la sua chiamata, mettendosi al servizio della comunità ecclesiale in uno scambio di doni: la testimonianza del giovane, infatti, fa crescere la fede della Chiesa, la fede e la testimonianza

della Chiesa suscitano e incoraggiano la scelta del giovane.

 

7.OCCASIONI FONTI DI ESPERIENZA

Importante è offrire opportunità, occasioni per saper scoprire il dono della vocazione. “Occasioni” che siano opportunità concrete di carità, di servizio gratuito, in particolare verso i bisognosi, perché dal solo “fare” si giunga alla comprensione delle motivazioni più profonde ed autentiche dell’agire.

“Occasioni” che si trasformino in esperienze forti capaci di sollecitare a “salti

di qualità” nel proprio cammino spirituale.

Le proposte che intendiamo realizzare possono essere raggruppate secondo

3 livelli diversi:

 

7.1.• ECCLESIALE

Valorizzare tutte quelle occasioni che la Chiesa ci offre per promuovere una mentalità vocazionale: ritiri, esercizi spirituali, campi scuola, professioni religiose, giornate missionarie, per la vita e di preghiera per le vocazioni, GMG, convegno

 

7.2.• A LIVELLO GENERALE DELL’ISTITUTO

Creare occasioni capaci di far vivere le caratteristiche peculiari del nostro

carisma (vedi calendario eventi), continuando a sostenere con spirito di collaborazione e condivisione i progetti già esistenti.

 

7.3.• LOCALE

Programmare l’attività pastorale con un’attenzione particolare alla dimensione

vocazionale, affinché ogni comunità diventi “grembo delle vocazioni”.

 

7.3.1.La parrocchia

La vocazione normalmente nasce in seno alla comunità parrocchiale, per questo la pastorale vocazionale si inserisce nei cammini catechistici, dei gruppi genitori, delle giovani coppie, di fidanzati, nella formazione dei ministranti e nelle varie attività educative presso gli oratori  e soprattutto l’insegnamento

 

7.3.2.Il santuario

Per le comunità presenti nei santuari (vedi Lenola qui in zona), l’animazione

vocazionale consiste soprattutto nella capacità di presentare se stesse come “testimonianza vivente” concreta e gioiosa di una vita dedicata a Dio e ai fratelli. Esse si inseriscono nel tessuto della chiesa locale offrendo proposte che conducano ad accogliere anche scelte di presbiterato, diaconato e vita religiosa.

 

7.3.3.I ministeri vari

I ministeri vari svolgono un’azione di animazione e di proposta vocazionale:

– prestando attenzione al linguaggio dei mezzi di comunicazione

– con l’annuncio di una spiritualità eucaristica in sintonia con il nostro tempo

– accompagnando adulti, giovani e famiglie nella crescita spirituale e nell’ascolto della volontà di Dio

– offrendo la testimonianza del nostro carisma con uno stile di vita semplice e fraterno

– favorendo l’apertura degli orizzonti e coinvolgendo nella missione ad gentes.

 

8.CONCLUSIONE

Il Signore in mille modi mette ancora nel cuore il desiderio di seguirlo; invita ad alzare lo sguardo, a contemplare il cielo stellato e a credere alla sua promessa. Vogliamo raccogliere questa sfida e abbandonare le nostre incertezze per fidarci sempre più di Lui. È Lui solo che suscita le vocazioni, sta ad ognuno di noi favorire le condizioni perché un giovane possa rispondere a questa chiamata.

 

 

Preghiera per il Capitolo generale

 

Padre nostro,

che ci hai chiamati a seguire il Figlio tuo,

sulle orme di santa  Maria Maddalena,

concedici di convertirci completamente a Te e di conformarci al Figlio tuo

e Signore nostro Gesù Cristo, Vangelo del tuo Amore.

Così convertiti e identificati a Cristo,

infondi in noi il tuo Santo Spirito

per testimoniare al mondo quanto l’hai amato

fino a darTi tutto nel tuo Figlio.

Concedici di credere nel profondo che, per sola tua grazia,

siamo vere figlie tue nel Figlio Gesù e, come Lui,

di chiamarti e sentirti Abba, Padre.

Assisti le nostre  sorelle Capitolari a lasciarsi guidare dal tuo Spirito

per animare la Congregazione

ad essere intrepidi nel proclamare il tuo Vangelo

con la testimonianza della vita e della parola,

come Santa Maria Maddalena

Aiutaci attraverso il Capitolo Generale ad interrogarci con coraggio

per uscire dalla mediocrità, dalla stanchezza,

da una ritualità spesso vuota e ripetitiva

e diventare strumenti efficaci del tuo Amore, senza riserve,.

Maria, la Madre che ci donasti al culmine del tuo Amore,

ci sia sempre vicina per orientarci verso Gesù che, con Te, Padre,

in unione con lo Spirito Santo, vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen

 

 

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA
DELL’UNIONE INTERNAZIONALE DELLE SUPERIORE GENERALI
(U.I.S.G.)

 

Aula Paolo VI 
Mercoledì, 8 maggio 2013

 

  

 

Signor Cardinale,
venerato e caro Fratello nell’Episcopato,
care sorelle!

 

Sono contento di incontrarvi oggi e desidero salutare ciascuna di voi, ringraziandovi per quanto fate affinché la vita consacrata sia sempre una luce nel cammino della Chiesa. Care sorelle, prima di tutto ringrazio il caro Fratello Cardinale João Braz de Aviz, per le parole che mi ha rivolto; mi piace anche la presenza del Segretario della Congregazione. Il tema del vostro Convegno mi pare particolarmente importante per il compito che vi è stato affidato: “Il servizio dell’autorità secondo il Vangelo”. Alla luce di questa espressione vorrei proporvi tre semplici pensieri, che lascio al vostro approfondimento personale e comunitario.

 

1. Gesù, nell’Ultima Cena, si rivolge agli Apostoli con queste parole: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16), che ricordano a tutti, non solo a noi sacerdoti, che la vocazione è sempre una iniziativa di Dio. È Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stesse per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti, per poter dire con san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Questo “esodo” da se stessi è mettersi in un cammino di adorazione e di servizio. Un esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore e di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle. Adorare e servire: due atteggiamenti che non si possono separare, ma che devono andare sempre insieme. Adorare il Signore e servire gli altri, non tenendo nulla per sé: questo è lo “spogliamento” di chi esercita l’autorità. Vivete e richiamate sempre la centralità di Cristo, l’identità evangelica della vita consacrata. Aiutate le vostre comunità a vivere l’”esodo” da sé in un cammino di adorazione e di servizio, anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza.

 

L’obbedienza come ascolto della volontà di Dio, nella mozione interiore dello Spirito Santo autenticata dalla Chiesa, accettando che l’obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane. Ricordate che il rapporto autorità-obbedienza si colloca nel contesto più ampio del mistero della Chiesa e ne costituisce una particolare attuazione della sua funzione mediatrice (cfr Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Il servizio dell’autorità e l’obbedienza, 12).

 

La povertà come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio. Povertà come indicazione a tutta la Chiesa che non siamo noi a costruire il Regno di Dio, non sono i mezzi umani che lo fanno crescere, ma è primariamente la potenza, la grazia del Signore, che opera attraverso la nostra debolezza. «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza», afferma l’Apostolo delle genti (2Cor12,9). Povertà che insegna la solidarietà, la condivisione e la carità, e che si esprime anche in una sobrietà e gioia dell’essenziale, per mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita. Povertà che si impara con gli umili, i poveri, gli ammalati e tutti quelli che sono nelle periferie esistenziali della vita. La povertà teorica non ci serve. La povertà si impara toccando la carne di Cristo povero, negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini.

 

E poi la castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo. La castità per il Regno dei Cieli mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio. Ma, per favore, una castità “feconda”, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre. Non si può capire Maria senza la sua maternità, non si può capire la Chiesa senza la sua maternità e voi siete icona di Maria e della Chiesa.

 

2. Un secondo elemento che vorrei sottolineare nell’esercizio dell’autorità è il servizio: non dobbiamo mai dimenticare che il vero potere, a qualunque livello, è il servizio, che ha il suo vertice luminoso sulla Croce. Benedetto XVI, con grande sapienza, ha richiamato più volte alla Chiesa che se per l’uomo spesso autorità è sinonimo di possesso, di dominio, di successo, per Dio autorità è sempre sinonimo di servizio, di umiltà, di amore; vuol dire entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi agli Apostoli (cfr Angelus, 29 gennaio 2012), e che dice ai suoi discepoli: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse… Tra voi non sarà così; proprio il motto della vostra assemblea, ‘tra voi non sarà così’ – ma chi vuole essere grande tra voi, sarà il vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27). Pensiamo al danno che arrecano al Popolo di Dio gli uomini e le donne di Chiesa che sono carrieristi, arrampicatori, che “usano” il popolo, la Chiesa, i fratelli e le sorelle – quelli che dovrebbero servire -, come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali. Ma questi fanno un danno grande alla Chiesa.

 

Sappiate sempre esercitare l’autorità accompagnando, comprendendo, aiutando, amando; abbracciando tutti e tutte, specialmente le persone che si sentono sole, escluse, aride, le periferie esistenziali del cuore umano. Teniamo lo sguardo rivolto alla Croce: lì si colloca qualunque autorità nella Chiesa, dove Colui che è il Signore si fa servo fino al dono totale di sé.

 

3. Infine l’ecclesialità come una delle dimensioni costitutive della vita consacrata, dimensione che deve essere costantemente ripresa e approfondita nella vita. La vostra vocazione è un carisma fondamentale per il cammino della Chiesa, e non è possibile che una consacrata e un consacrato non “sentano” con la Chiesa. Un “sentire” con la Chiesa, che ci ha generato nel Battesimo; un “sentire” con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i Pastori e il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, segno visibile dell’unità. L’annuncio e la testimonianza del Vangelo, per ogni cristiano, non sono mai un atto isolato. Questo è importante, l’annuncio e la testimonianza del Vangelo per ogni cristiano non sono mai un atto isolato o di gruppo, e qualunque evangelizzatore non agisce, come ricordava molto bene Paolo VI, «in forza di un’ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). E proseguiva Paolo VI: è una dicotomia assurda pensare di vivere con Gesù senza la Chiesa, di seguire Gesù al di fuori della Chiesa, di amare Gesù senza amare la Chiesa (cfr ibid., 16). Sentite la responsabilità che avete di curare la formazione dei vostri Istituti nella sana dottrina della Chiesa, nell’amore alla Chiesa e nello spirito ecclesiale.

 

Insomma, centralità di Cristo e del suo Vangelo, autorità come servizio di amore, “sentire” in e con la Madre Chiesa: tre indicazioni che desidero lasciarvi, a cui unisco ancora una volta la mia gratitudine per la vostra opera non sempre facile. Che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza, intuizione di madre!

 

Care sorelle, siate certe che vi seguo con affetto. Io prego per voi, ma anche voi pregate per me. Salutate le vostre comunità da parte mia, soprattutto le sorelle ammalate e le giovani. A tutte va il mio incoraggiamento a seguire con parresia e con gioia il Vangelo di Cristo. Siate gioiose, perché è bello seguire Gesù, è bello diventare icona vivente della Madonna e della nostra Santa Madre Chiesa gerarchica. Grazie.

 

 

 

Esami di stato 2013. Una raccolta di preghiere ad hoc

PREGHIERESTUDENTI2013.jpgP.Rungi. Una raccolta di preghiere per gli studenti che si apprestano a sostenere l’esame di stato 2013. Un nuovo e-book telematico

Dopo il successo dello scorso anno del primo e-book di preghiere per gli studenti, padre Antonio Rungi, sacerdote e docente nelle scuole statali, replica con una nuova edizione di preghiere, utili per studenti, docenti e genitori e che ha sistemato in un e-book di facile consultazione sui siti internet.
Nella prefazione alla seconda edizione, riveduta e corretta, padre Rungi scrive ai diretti interessati agli esami di stato 2013, con queste parole:

Carissimi, studenti, cari colleghi, signori genitori degli studenti che si apprestano a sostenere gli esami di stato in questo anno 2012-2013, vi presento e vi offro questa nuova raccolta di preghiera, perché tutti, in vista di questo annuale appuntamento, possano usufruirne per scopi diversi.

Dopo il positivo riscontro dello scorso anno per la pubblicazione di un e-book di preghiere per gli esami di Stato, ho ritenuto opportuno aggiornare ed ampliare la precedente raccolta, per offrire più preghiere ed occasione di preghiera per gli studenti, per i docenti e i presidenti impegnati negli esami di Stato e per le famiglie che seguono come sempre, con particolare interesse, le prove conclusive del percorso formativo dei loro figli.

 

Anche il mio personale e diretto impegno in queste prove di esami, mi obbligano, come sacerdote e docente, a fissare il mio sguardo sulla preghiera, perché tutti gli adempimenti previsti per questa annuale “festa della cultura” possano svolgersi serenamente, con ottimi risultati per tutti.

 

Per uno studente credente, per un docente credente, per le famiglie cristiane si sa che la preghiera è uno strumento potentissimo per ottenere i risultati che si sperano, soprattutto quando si è fatto il proprio dovere, si è studiato seriamente e si è preparato a questa importante verifica con la coscienza di aver fatto il proprio meglio.

 

In Gesù, nella Madonna, in San Giuseppe, in San Gabriele, in San Luigi, in Sant’Antonio di Padova, in San Tommaso d’Aquino, in San Pio da Pietrelcina, nel Beato Giovanni Paolo II, altri e soprattutto in San Giuseppe da Copertino, protettore per antonomasia per tutti gli esaminandi, affidiamo gli esami di Stato per l’anno 2013, con la speranza che siano un banco di prova di serietà, cultura, umanità, reciproco ascolto, specie per i primi e fondamentali protagonisti di questa tornata di esami annuale, che sono gli studenti.

 

A ciascuno di loro, come sacerdote e professore, invio i miei più sentiti auguri di un’ottima riuscita non solo durante gli esami, ma soprattutto nella vita e nelle professioni o attività che svolgeranno un domani con la preparazione adeguata, che hanno acquisita in tanti anni di sacrificio e di studio sui banchi delle varie scuole, non sempre attrezzate per dare il meglio ai propri studenti”.

 

PREGHIERESTUDENTI2013-def.pdf

 

Mondragone. Tutto pronto per la consacrazione della nuova Chiesa di San Giustino Martine

935709_639170849430723_1877046400_n.jpgchiesasangiustino.jpgMondragone (Ce). Consacrazione della nuova chiesa parrocchiale, intitolata a San Giustino Martire

 

di Antonio Rungi

 

Fervono i preparativi e si ultimano i lavori previsti, per dare inizio alle celebrazioni nella Chiesa di San Giustino Martire in Mondragone, in Località Levagnole, periferia nord della città. La nuova e ampia struttura religiosa, con annesse opere parrocchiani e canonica saranno inagurate 1 giugno 2013, alle ore 20.00. In particolare, sarà  monsignor Antonio Napoletano, Vescovo di Sessa Aurunca a consacrare il nuovo luogo di culto, che accoglierà i fedeli della zona e i villeggianti durante l’estate.

La parrocchia San Giustino Martire, istituita da monsignor Vittorio Maria Costantini, di v.m. negli anni 70, fu pensata per dare una struttura operativa pastorale ad una zona turistica di Mondragone, particolarmente rinomata e in fase di sviluppo turistico. Una prima struttura provvisoria per accogliere i fedeli ed ivi avviare l’attività parrocchiale fu eretta durante l’episcopato di monsignor Raffaele Nogaro e primo parroco ufficiale della parrocchia operativa fu padre Francesco Romano, dei padri passionisti della comunità di San Giuseppe Artigiano, dalla quale dipendeva la parrocchia. Con il contributo della Diocesi, dei fedeli e delle maestranze fu eretta la struttura della Chiesa e della sagrestia e ricavato, avanti alla chiesa temporanea, uno spazio adatto alle esigenze ricreative e associativa dei parrocchiali, specie per i bambini. Negli anni ottanta fu istituita la festa di San Giustino martire ed avviate le prime manifestazioni esterne religiose in onore del Santo con la predicazione del triduo e della processione, con la festa esterna e con la sagra.  Per oltre 25 anni la parrocchia ha funzionato con questa minima struttura di culto. Era evidente la necessità di realizzare una vera chiesa, completa con tutte le opere parrocchiali, secondo il progetto iniziale, che fu avviato e poi sospeso per mancanza di fondi e per altri problemi. Infatti nei primi interventi realizzati si riuscì, durante l’episcopato di mons. Costantini, a costruire solo la piattaforma in cemento armato, dove poter poi alzare l’opera. I soldi infatti furono spesi per consolidare le fondamenta, in una zona acquitrinosa e soggetta, durante, l’inverno a facili  alluvioni.  Molto interessamento all’erigenda chiesa parrocchiale San Giustino fu manifestato da monsignor Agostino Superbo, attuale arcivescovo di Potenza, durante il suo breve periodo di episcopato alla guida della Diocesi sessana.

La parrocchia per 30 anni è stata guidata pastoralmente dai passionisti di Mondragone, in particolare da una figura esemplare per disponibilità apostolica e spiritualità, che fu padre Emilio Vicini, coadiuvato da padre Antonio Rungi, passionista e missionario.

 

 

La parrocchia con 600 fedeli in totale, quando fu istituita, è cresciuta numericamente nel tempo, per i maggiori insediamenti abitativi. E a curarla spiritualmente e pastoralmente sono stati fino al 2008 i padri passionisti. Da un quinquennio a seguire pastoralmente la parrocchia San Giustino sono stati e sono  i sacerdoti diocesani: Don Roberto, don Oscar e ultimamente don Angelo  e  don Roberto congiuntemente.

La nuova chiesa è stata realizzata per diretto interessamento del Vescovo, monsignor Antonio Napoletano, che ha portato a termine, nel suo lungo servizio pastorale alla Diocesi di Sessa Aurunca, due importanti chiese alla periferia di Mondragone: quella di San Gaetano da Thiene, in Località Pescopagano, e quella di San Giustino Martire in Località Levagnole. Dopo 40 anni di attesa, la piccola comunità parrocchiale stabilmente residente nella zona avrà la sua chiesa e le opere parrocchiali. Potranno così celebrarsi tutti i sacramenti della vita cristiana. La parrocchia e le opere parrocchiali saranno il punto di riferimento per questa comunità che dal primo giugno in poi potrà usufruire dei servizi pastorali e liturgici ed essere strumento per formare la vera chiesa spirituale, come si legge nel manifesto che annuncia questo  storico avvenimento per l’intera Diocesi di Sessa Aurunca e per Mondragone in particolare: “Sulla roccia è costruito l’edificio, nello Spirito è custodita la comunità”.

Mondragone (Ce). Seminario di studi su Victorine Le Dieu

DSC07165.JPG150120132147.jpgDSC07159.JPG150120132139.jpgSi svolgerà giovedì 16 maggio 2013, per l’intera giornata, un seminario di studi sulla figura e l’opera della serva di Dio Victorine Le Dieu, Fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, che a Mondragone hanno una rinomata ed affermata struttura finalizzata all’accoglienza e all’ospitalità. E, infatti, presso la Stella Maris di Mondragone a pochi metri dal mare che giovedì prossimo si svolgerà questo importante convegno nell’anno della fede, voluto espressamente dalle suore della comunità e dall’assistente spirituale, padre Antonio Rungi, che sarà il moderatore del seminario di Studi. Importanti personalità del mondo ecclesiastico nazionale e locale prenderanno parte al seminario di studi. L’aspetto storico del tempo in cui visse ed operò Victorine Le Dieu verrà trattato, nella mattinata del 16 maggio 2013, dal passionista, Giuseppe Comparelli, uno studioso ed esperto dell’Ottocento. L’aspetto teologico e carismatico della figura della Serva di Dio Victorine Le Dieu verrà trattato, nella mattinata di giovedì prossimo, dall’arcivescovo di Potenza, mons. Agostino Superbo, già assistente nazionale dell’Azione Cattolica e Vice-presidente per l’Italia Meridionale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). La presenza delle suore a Mondragone, le loro attività svolte e che continuano a svolgere veranno presentate da due comunicazioni nel pomeriggio, curate rispettivamente dal frate francescano, padre Berardo Buonanno, autore di numerose pubblicazioni di carattere storico e religioso su Mondragone e dal vicario foraneo, don Roberto Guttoriello. La giornata verrà aperta dal saluto del vicario episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Sessa Aurunca, don Paolo Marotta e sarà conclusa con la celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo di Sessa Aurunca, alle ore 19.00, nella Chiesa delle Suore della Stella Maris. Il seminario di studio è aperto a tutti, specialmente ai fedeli laici e a quanti vogliono sviluppare un approfondimento della loro fede sull’esempio della Serva di Dio, Victorine Le Dieu, avviata verso la beatificazione. Il seminario di studi promosso dalla comunità delle Suore di Gesù Redentore ha un significato particolare, in quanto l’Istituto fondato da Victorine Le Dieu celebra quest’anno i suoi 150 anni di riconoscimento dell’opera, approvata il 15 gennaio 1863 da Pio IX. L’Istituto che fina dalla sua nascita e nel corso degli anni si è incentrato soprattutto nel curare le ferite del corpo e dello spirito, specialmente dei bambini e dei sofferenti, oggi è presente in varie parti d’Italia e del mondo, continuando con rinnovato vigore l’opera della fondatrice. Al seminario di studio è attesa anche la nuova madre generale delle Suore di Gesù Redentore, Marilena Russo, con i vertici della Congregazione, che ha la sua sede generale a Fonte Nuova in Roma. Lì sono conservati le spoglie mortali di Victorine Le Dieu, considerata da tutti nella chiesa del suo tempo e del nostro tempo una donna straordinaria oer generosità e sacrifio per servire la causa degli ultimi e dei sofferenti nella Francia post-rivoluzionaria e nell’Europa del periodo napoleonico e post-napoleonico. Dalla Francia all’Italia il suo cammino di carità, di fede e speranza mai si interruppe, forte come era della grazia e della potenza che le venivano da Cristo, unico Redentore del mondo, sotto la cui protezione aveva messo la sua opera e la sua missione nella Chiesa.

Il Seminario di studi parlerà di questa singolare donna francese in un anno speciale come quello della fede che la cristianità sta vivendo a cavallo di due pontificati: quello del Papa emerito, Benedetto XVI, che ha indetto questo anno in occasione dei 50 anni dell’inizio del Concilio Vaticano II e continuato con particolare fervore da nuovo pontefice, Papa Francesco, che ha ripreso le catechesi sull’anno della fede in occasione delle udienze generali del mercoledì, sempre più affollate da credenti e non in una Piazza san Pietro che incomincia ad essere stretta e limitata per accogliere tutti i pellegrini che giungono a Roma per vedere il Papa e celebrare l’anno della fede, nella sede di Pietro.

Consigli e fioretti per un mese di maggio speciale per i politici cattolici

mese-di-maggio.jpgHo stilato un elenco di 31 consigli e fioretti, uno per ogni giorno, per celebrare degnamente il mese di maggio in questo anno della fede 2013, carico di significato per tutti e che, per antica tradizione i cattolici fanno in onore della Madonna: messa al mattino o al pomeriggio, pratiche varie previste per ogni giorno, tra cui santo rosario e il fioretto per la giornata. In questo modo intendo dare un aiuto concreto ai politici italiani, impegnati, a vario livello, nelle istituzioni dello Stato e che sono credenti e praticanti, facendo anche il mese di maggio. E’ una specie di sussidio spirituale per accompagnare il cammino dei politici cattolici in questo mese dedicato alla Madonna, venerata sotto vari titoli in tutta Italia e nel mondo. Impegni personali e collettivi che sono linee per bene operare, con equilibrio e rettitudine in ogni settore della politica e a tutti i livelli. Ecco i 31 impegni per il mese di maggio 2013, nell’anno della fede, insieme ai vari consigli di Papa Francesco per vivere da cristiani nella politica e nella società.

I consigli di Papa Francesco per vivere da cristiani in politica e nella società. 

1. Agire con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. 

2.Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, siano disponibili al suo progetto, non tanto al proprio. 

3. Siano “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! 

4. Vigilare sui propri sentimenti, sul proprio cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! 

5. Non abbiano paura della bontà e neppure della tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. 

6. Non dimentichino mai che il vero potere è il servizio e che anche una persona importante e che occupa un posto rilevante per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce, del sacrificio; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede. 

7. Deve saper accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere. Solo chi serve con amore sa custodire! 

8. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! 

9. Aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste. 

10. Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra. 

11. Non prevalgano mai le differenze che separano e feriscono, ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire legami veri di amicizia tra tutti i popoli. 

12. Lottare contro la povertà sia materiale, sia spirituale; edificare la pace e costruire ponti. Sono come i punti di riferimento di un cammino al quale desidero invitare a prendere parte ciascuno dei Paesi che rappresentate. 

13. Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace. 

14. Domandiamo a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero. 

15. Pace a tutto il mondo, ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo; la tratta delle persone è proprio la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo! 

16. Gesù nasce e vive in una famiglia, nella santa Famiglia, imparando da san Giuseppe il mestiere del falegname, nella bottega di Nazaret, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno. 

17. Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione. 

18. E qui penso alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa; penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale. 

19. Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai Responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza. 

20. A voi ragazzi e ragazze a voi giovani: impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte. 

21. Quante persone, in tutto il mondo, sono vittime di questo tipo di schiavitù, in cui è la persona che serve il lavoro, mentre deve essere il lavoro ad offrire un servizio alle persone perché abbiano dignità. Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e donne di buona volontà una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il “lavoro schiavo”. 

22. La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! Impariamo a pregare di più in famiglia e come famiglia! 

23. Chiediamo a san Giuseppe e alla Vergine Maria che ci insegnino ad essere fedeli ai nostri impegni quotidiani, a vivere la nostra fede nelle azioni di ogni giorno e a dare più spazio al Signore nella nostra vita, a fermarci per contemplare il suo volto. 

24. Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! 

25.  Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia nella Prima Lettura (cfr Is 50,6); entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno. E allora ecco la seconda parola: Croce. 

26. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo. 

27. Amore al denaro, potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! E anche – ciascuno di noi lo sa e lo conosce – i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l’intera creazione. E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. Questo è il bene che Gesù fa a tutti noi sul trono della Croce. 

28. Dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male.

29.Chiediamo l’intercessione della Vergine Maria. Lei ci insegna la gioia dell’incontro con Cristo, l’amore con cui lo dobbiamo guardare sotto la croce, l’entusiasmo del cuore giovane con cui lo dobbiamo seguire  in tutta la nostra vita.  

30.L’odio lasci il posto all’amore, la menzogna alla verità, la vendetta al perdono, la tristezza alla gioia.

31.  La Madonnaci renda uomini e donne capaci di fare memoria di ciò che Egli opera nella nostra storia personale e in quella del mondo

 

Trentuno fioretti dei politici per il mese di maggio in onore della Madonna. 

1. Impegnati a non dire  bugie per giustificare il tuo scadente operato politico. 

 2. Evita  di accettare qualsiasi raccomandazione, tanto alla fine non puoi fare nulla se non rispetti la legge. 

 3. Non demonizzare il tuo avversario politico, ma rispetta il suo pensiero e la sua scelta. 

 4. Fai un gesto di bontà: visita senza pubblicizzarlo una persona in difficoltà o ammalata. 

 5. Dona una tantum, una parte considerevole del tuo stipendio di onorevole o amministratore per opere di beneficenza. 

 6. Impegnati ad essere umile e a mettere da parte la presunzione e l’orgoglio di chi pensa di essere la verità assoluta. 

 7. Non esporti spesso in pubblico, ma ogni tanto vivi in riflessione e solitudine. 

 8. Dimentica l’ufficio politico che occupi e rimboccati le maniche per aiutare coloro che non hanno nulla e sono in difficoltà, soprattutto i disoccupati. 

 9. Non cercare i primi posti nelle assemblee e nei raduni di ogni genere, ma cedi il tuo posto a persone semplici. 

 10. Non fare nulla per ottenere il consenso della gente, ma fa ogni cosa con retta coscienza e nel rispetto delle leggi. 

 11. Cura i tuoi affetti in famiglia e dedica maggior tempo ai tuoi figli o parenti stretti. 

 12. Vivi la politica con il necessario distacco, per non restare deluso quando dovresti essere messo da parte. 

 13. Rifiuta denaro e ricompense anche se leciti, ma accontentati del tuo stipendio di lavoratore o professionista. 

 14. Dai buon esempio di vita etica. Ogni cittadino merita anche un politico onesto e retto. 

 15. Fai il tuo lavoro con passione, ma senza preferenze di persone, anche se fossero i tuoi più stretti collaboratori. 

 16. Evita di litigare con i rappresentanti delle istituzioni, ma dì sempre una parola di pace e di concordia. 

 17. Rispetta le regole della democrazia e del sereno dibattito politico senza offendere persone e istituzioni. 

 18. Non strumentalizzare la religione per confermare idee preconcette, che non appartengono a nessuna corrente. 

 19. Difendi i giovani, gli anziani e gli ammalati ed impegnati a dare sollievo a ciascuno di loro. 

 20. Recupera la tua spiritualità con un’ora di preghiera personale in tutti i giorni, soprattutto in famiglia o nella tua parrocchia. 

 21. Partecipa alla messa e all’eucaristia ogni giorno o almeno alla domenica e nelle feste comandate. 

 22. Confessa i tuoi peccati al ministro della riconciliazione ed impegnati ad evitare il male per il bene e la salvezza della tua anima. 

 23. Non falsificare atti e documenti per favorire qualcuno che ti interessa, né abusare mai dell’ufficio che occupi a servizio degli altri. 

 24. Non dare il tuo voto per far passare leggi e norme che sono contro la morale naturale, cristiana e cattolica. 

 25. Vivi il tuo mandato politico o amministrativo con la serenità necessaria, che è un incarico di passaggio, nel quale non bisogna fossilizzarsi. 

 26. Ama sinceramente il popolo che ti ha eletto e sacrifica qualcosa di te stesso per migliorare le sue condizioni di vita in generale e lavorativa. 

 27. Coltiva una speciale attenzione ai valori religiosi e difendi la libertà di culto di ogni credente, anche se straniero. 

 28. Sii tollerante verso coloro che la pensano diversamente da te non solo in campo politico, ma anche religioso e sociale. 

 29. Affidati ogni giorno alla Madonna e ai tuoi santi protettori, perché ti illuminino nella ricerca del bene comune. 

 30. Di ogni gesto che compi ricordati che ne renderai conto al Signore, perciò agisci con rettitudine e nel rispetto di tutti. 

31. Finito il tuo mandato, lascia ogni cosa in ordine al tuo successore. Restare troppo tempo in un posto non giova né a te e né al popolo che ti ha scelto.

 

 

Le norme canoniche circa la celebrazione delle messe e offerte.

CAPITOLO III DEL CODICE DI DIRITTO CANONICO – CHIESA CATTOLICA

 L’OFFERTA DATA PER LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA

Can. 945 – §1. Secondo l’uso approvato della Chiesa, è lecito ad ogni sacerdote che celebra la Messa, ricevere l’offerta data affinché applichi la Messa secondo una determinata intenzione.

§2. È vivamente raccomandato ai sacerdoti di celebrare la Messa per le intenzioni dei fedeli, soprattutto dei più poveri, anche senza ricevere alcuna offerta.

Can. 946 – I fedeli che danno l’offerta perché la Messa venga celebrata secondo la loro intenzione, contribuiscono al bene della Chiesa, e mediante tale offerta partecipano della sua sollecitudine per il sostentamento dei ministri e delle opere.

Can. 947 – Dall’offerta delle Messe deve essere assolutamente tenuta lontana anche l’apparenza di contrattazione o di commercio.

Can. 948 – Devono essere applicate Messe distinte secondo le intenzioni di coloro per ciascuno dei quali l’offerta, anche se esigua, è stata data e accettata.

Can. 949 – Chi è onerato dall’obbligo di celebrare la Messa e di applicarla secondo l’intenzione di coloro che hanno dato l’offerta, vi è ugualmente obbligato anche se, senza sua colpa, le offerte percepite sono andate perdute.

Can. 950 – Se viene offerta una somma di denaro per l’applicazione di Messe senza indicare il numero delle Messe da celebrare, questo venga computato in ragione dell’offerta stabilita nel luogo ove l’offerente dimora, a meno che non debba legittimamente presumersi che fu un’altra la sua intenzione.

Can. 951 – §1. Il sacerdote che celebra più Messe nello stesso giorno, può applicare ciascuna di esse secondo l’intenzione per la quale è stata data l’offerta, ma a condizione però che, al di fuori del giorno di Natale, egli tenga per sé l’offerta di una sola Messa e consegni invece le altre per le finalità stabilite dall’Ordinario, essendogli consentito di percepire una certa retribuzione a titolo estrinseco.

§2. Il sacerdote che concelebra nello stesso giorno una seconda Messa, a nessun titolo può percepire l’offerta per questa.

Can. 952 – §1. Spetta al concilio provinciale o alla riunione dei Vescovi della provincia definire per tutta la provincia, mediante decreto, quale sia l’offerta da dare per la celebrazione e l’applicazione della Messa, né è lecito al sacerdote chiedere una somma maggiore; gli è tuttavia consentito accettare una offerta data spontaneamente, maggiore e anche minore di quella stabilita per l’applicazione della Messa.

§2. Ove manchi tale decreto si osservi la consuetudine vigente nella diocesi.

§3. Anche i membri di tutti gli istituti religiosi debbono attenersi allo stesso decreto o alla consuetudine del luogo, di cui ai §§1 e 2.

Can. 953 – Non è lecito ad alcuno accettare tante offerte di Messe da applicare personalmente, alle quali non può soddisfare entro l’anno.

Can. 954 – Se in talune chiese o oratori vengono richieste celebrazioni di Messe in numero maggiore di quante ivi possono essere celebrate, è lecito farle celebrare altrove, eccetto che gli offerenti non abbiano manifestato espressamente una volontà contraria.

Can. 955 – §1. Chi intendesse affidare ad altri la celebrazione di Messe da applicare, le trasmetta quanto prima a sacerdoti a lui accetti, purché a lui consti che sono al di sopra di ogni sospetto; deve trasmettere l’offerta ricevuta intatta, a meno che non consti con certezza che la parte eccedente l’offerta dovuta nella diocesi, fu data in considerazione della persona; è tenuto anche all’obbligo di provvedere alla celebrazione delle Messe, fino a che non avrà ricevuto la prova sia dell’accettazione dell’obbligo sia dell’offerta pervenuta.

§2. Il tempo entro il quale debbono essere celebrate le Messe, ha inizio dal giorno in cui il sacerdote che le celebrerà, le riceve, se non consti altro.

§3. Coloro che affidano ad altri Messe da celebrare, annotino senza indugio nel registro sia le Messe che hanno ricevuto sia quelle che hanno trasmesso ad altri, segnando anche le loro offerte.

§4. Qualsiasi sacerdote deve annotare accuratamente le Messe che ha ricevuto da celebrare e quelle cui ha soddisfatto.

Can. 956 – Tutti e ciascun degli amministratori di cause pie o coloro che in qualunque modo sono obbligati a provvedere alla celebrazione di Messe, sia chierici sia laici, consegnino ai propri Ordinari, secondo modalità che essi dovranno definire, gli oneri di Messe ai quali non si sia soddisfatto entro l’anno.

Can. 957 – Il dovere e il diritto di vigilare sull’adempimento degli oneri di Messe, competono, nelle chiese del clero secolare, all’Ordinario del luogo, nelle chiese degli istituti religiosi o delle società di vita apostolica, ai loro Superiori.

Can. 958 – §1. Il parroco come pure il rettore di una chiesa o di un altro luogo pio ove si è soliti ricevere offerte di Messe, abbiano un registro speciale, nel quale annotino accuratamente il numero delle Messe da celebrare, l’intenzione, l’offerta data e l’avvenuta celebrazione.

§2. L’Ordinario è tenuto all’obbligo di prendere visione ogni anno di tali registri, personalmente o tramite altri.

Il MESE DI MAGGIO 2013. PREGHIERA ORGANIZZATA DA P.RUNGI

GIORNO PER GIORNO

CON LA BEATA VERGINE MARIA

 mesemariano2013.pdf

Mese mariano biblico-liturgico

a cura di padre Antonio Rungi, sacerdote passionista

 

Presentazione

“Giorno per giorno con la Beata Vergine Maria”, è questo il titolo con il quale desidero sostenere il vostro cammino spirituale nel mese di maggio che, per antica tradizione, è dedicato alla Madre di Dio e Madre nostra, in questo anno della fede, particolarmente importante per noi cristiani.

Si tratta di un sussidio predisposto al fine di aiutare la meditazione quotidiana durante ed oltre il mese di maggio per quanti alimentano la loro devozione alla Madonna in tanti modi, soprattutto con la preghiera giornaliera del santo Rosario.

Tutte le tematiche, i titoli e i riferimenti biblici e liturgici sono stati tratti dal Messale Mariano che presenta una varietà di celebrazioni dell’eucaristia in onore della Madonna, strutturate secondo i tempi liturgici e secondo le necessità.

Qui ho sintetizzato i brani della parola di Dio, i commenti e le preghiere, per rendere più leggero il cammino di riflessione e meditazione da parte di coloro che in assoluta autonomia, individualmente o comunitariamente, vogliono vivere il mese mariano uscendo fuori dai canoni tradizionali. Infatti, qui sono riportati i testi liturgici delle messe in onore della Madonna e valorizzati ai fini del mese di maggio. Oltre alle preghiere prese da quelle delle messe, ho inserito alcune espressioni di Papa Francesco, sulla Madonna, pronunciate in questi primi mesi del suo ministero petrino. Di mio personale ho semplicemente introdotto i fioretti quotidiani, agganciandoli alle tematiche quotidiane di questo speciale mese di maggio, che si susseguono nel tempo.

Ritengo che sia uno strumento utile per chi vuole vivere il mese di Maria alimentandosi alla Parola di Dio e alla liturgia. Dalla messa, infatti, scaturisce ogni espressione di vero culto mariano, ben sapendo che Maria è il primo e purissimo tabernacolo dell’Altissimo.

A lei ci affidiamo perché il cammino spirituale durante il mese mariano porta in noi e negli altri i frutti spirituali che tutti attendiamo, prendendo a modello della nostra fede e santità di vita la santissima, purissima, immacolata Vergine Maria. In questo anno della fede ci guidi ad essere più coraggiosi nel testimoniare la fede in Gesù Cristo, unico salvatore del mondo.

Ecco i titoli su cui mediteremo nel corso del mese di maggio 2013

 

Santa Maria di Cana;

Madre della lode e della gratuità divina;

Madre della Divina Misericordia;

Madre della Divina Provvidenza;

Madre della divina consolazione;

Madre Addolorata;

Madre del Signore;

Madre del Risorto;

Madre del buon consiglio;

Madre e maestra di vita spirituale;

Madre dell’unità;

Madre del bell’Amore;

Madre di Riconciliazione;

Madre della santa speranza;

Madre e mediatrice di grazia;

Vergine, fonte di luce e di vita;

Vergine del Cenacolo;

Vergine della visitazione;

Vergine della Mercede;

Donna nuova;

Sostegno e difesa della nostra fede;

Sede della speranza;

Fonte della salvezza;

Causa della nostra gioia;

Tempio del Signore;

Discepola del Signore;

Serva del Signore;

Porta del cielo;

Salute degli infermi;

Regina della pace;

Regina dell’universo.

 

Trentuno titoli mariani che costituiscono non solo tematiche di approfondimento teologico, biblico, ma soprattutto una vera e propria litania in onore della Madonna, da recitare ogni giorno a conclusione del mese di maggio o della preghiera del santo rosario.

 

P.Antonio Rungi, passionista

 

 

 1 MAGGIO 2013

MARIA, MADRE DELLA LODE  E DELLA GRATUITA’ DIVINA

 

Dall’Epistolario di San Paolo Apostolo

“Tutto ciò che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre” (Col 3,17).

 

Breve commento

Il Vangelo inculca il servizio sincero, umile, la disponibilità nella carità, per essere uniti a Gesù che ha dichiarato di essere venuto per servire e non per essere servito. La vera dignità consiste nel servizio dei fratelli, secondo le proprie capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio. Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai pensieri di Dio.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo … ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca.

 

Preghiera

O Dio, nostro Padre,  sull’esempio della Beata Vergine Maria, Madre della lode perenne, fa’ che nella nostra vita rendiamo testimonianza al tuo amore e godiamo i frutti della giustizia e della pace. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Fioretto

Dedicherai un tempo della tua giornata nel servizio disinteressato agli altri senza attenderti premi e ricompense.

 

 

2 MAGGIO 2013

Maria, Madre della Divina Misericordia

 

Dal Vangelo di Luca

“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono…Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». (Lc 1,39-45)

  

Breve commento

Due volte, Maria, nel cantico nel «Magnificat» ha lodato Dio che usa misericordia: «Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono»; «ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia». Per questo i fedeli desiderano vivamente «magnificare con Maria la bontà infinita» di Dio. Donna che ha fatto un ‘esperienza della misericordia di Dio: «la regina clemente, esperta della benevolenza (di Dio), accoglie quanti nella tribolazione ricorrono a lei.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma.

 

Preghiera

Dio di bontà infinita, concedi ai tuoi fedeli, per intercessione della beata Vergine Maria, madre di misericordia, di sperimentare sulla terra la tua clemenza, e di contemplare la tua gloria nel cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Fioretto

Oggi ti impegnerai a riconciarti con le persone con le quali non ti parli e sarai strumento di riconciliazione per gli altri.

 

3 MAGGIO 2013

Maria, Madre della Divina Provvidenza

 

Dal libro del profeta Isaia

 “Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con essa voi tutti che avete partecipato al suo lutto. Così succhierete al suo petto e vi sazierete, deliziandovi, all’abbondanza del suo seno. Poiché così dice il Signore: «Ecco io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca. la mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi” (Isaia 49,15 ss).

 

Breve commento

La beata Vergine è chiamata «madre della divina Provvidenza» perché da Dio ci è stata data come premurosa madre, che ci procura con la sua intercessione i beni del cielo. Come Dio non può dimenticarsi del suo popolo, come ci ricorda il brano biblico tratto dal profeta Isaia, e che proprio come una madre lo consola, così la Madonna ha compassione di noi, intercede per noi, ci soccorre nelle nostre necessità, ci ricolma di consolazione.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Per la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso.

 

Preghiera

O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo un disegno di amore, per l’intervento della Vergine Maria, madre del tuo Figlio, allontana da noi ogni male e donaci ciò che giova al nostro vero bene.

 

Fioretto

Oggi non farai mancare il necessario al sostentamento personale a quelle persone che sai che stanno in stretta necessità.

 

4 MAGGIO2013  

Maria Madre della divina consolazione

 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

“Fratelli, sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2Cor. 1,3ss).

 

Breve commento

Anche la beata Vergine Maria viene giustamente chiamata e venerata come «Madre della consolazione» o «Consolatrice degli afflitti». Per suo mezzo da Dio «fu mandato al mondo il consolatore» Gesù Cristo. Maria, essendo stata accanto al Cristo che pativa in croce e avendo sofferto crudelissimi dolori, ha conseguito nella maniera più eccelsa la beatitudine promessa nel Vangelo a coloro che piangono; e poiché Dio l’ha consolata con la risurrezione di Gesù, è in grado di consolare anch’essa i suoi figli, che si trovano in qualsiasi genere di afflizione.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Alla potente intercessione di Maria, nostra Madre, Madre della Chiesa, affido il mio ministero e il vostro ministero. Sotto il suo sguardo materno, ciascuno di noi possa camminare lieto e docile alla voce del suo Figlio divino, rafforzando l’unità, perseverando concordemente nella preghiera e testimoniando la genuina fede nella presenza continua del Signore.

 

Preghiera

O Padre, che per mezzo della Vergine Maria hai mandato al mondo il consolatore promesso dai profeti, Gesù Cristo tuo Figlio, per sua intercessione fa’ che possiamo ricevere e condividere con i nostri fratelli l’abbondanza delle tue consolazioni. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Fioretto

Oggi ti impegnerai ad attuare concretamente una delle  sette opere di misericordia corporale, consolando gli afflitti.

 

5 MAGGIO 2013

MARIA MADRE DEL RISORTO

 

Dal Vangelo di Matteo

L’angelo disse alle donne: « Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto ». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: « Salute a voi ». Ed esse, avvicinatesi, gli cinsero i piedi e lo adorarono” (Mt 28, 1ss)

 

Breve commento

Il giorno della risurrezione del Signore fu «il giorno radioso in cui dileguate le tenebre della morte, una luce gioiosa» inondò «il mondo intero».  Così nella Chiesa nascente, che «avrebbe contemplato con trepida esultanza il volto glorioso del suo immortale Signore»; così ugualmente nella Vergine Madre, che Dio «nella risurrezione di Cristo» colmò «di letizia». La Chiesa perciò, salutando la Vergine, la invita a gioire: «rallegrati, Vergine Madre: Cristo è risorto».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Vi affido all’intercessione della Beata Vergine Maria, Stella dell’evangelizzazione. E auguro il meglio a voi e alle vostre famiglie, a ciascuna delle vostre famiglie.

 

Preghiera

O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi sarai strumento di gioia per gli altri, eviterai con particolare cura di far soffrire qualcuno.

 

 

6 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE FONTE DI LUCE E DI VITA

 

Dal Vangelo di Giovanni

“C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: « Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui ».Gli rispose Gesù: « In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio ». Gli disse Nicodèmo: « Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere? ». Gli rispose Gesù: « In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito, è spirito» (Gv 3,1-6)

 

Breve commento

I santi Padri insegnano con una certa insistenza che i misteri di Cristo, celebrati dalla vergine madre Chiesa nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, ebbero compimento nella vergine madre Maria. Lo Spinto che santifica il grembo della Chiesa – cioè il fonte battesimale – perché generi i figli di Dio, santificò il grembo di Maria perché desse alla luce il Primogenito di molti fratelli (cfr Eb 2,11-15).

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti. Invochiamo l’intercessione della Madonna che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo.

 

Preghiera

Padre buono, donaci il tuo Santo Spirito, perché guidi ogni nostra azione e irradi sul cammino della Chiesa la luce di santità, che rifulse in tutta la vita della Vergine Maria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi ti dedicherai in modo speciale a rivivere le promesse battesimali, vistando il fonte battesimale.

 

 

7 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE DEL CENACOLO

 

Dagli Atti degli Apostoli.

“Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfèo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (Atti 1,6-14)

 

Breve commento

Nella Vergine, presente al primo raduno dei discepoli di Cristo, la Chiesa, nel volgere del tempo, ha visto la Madre, che protegge con la sua carità gli inizi della prima comunità, e un luminoso esempio di preghiera concorde. La Madre di Gesù è la Vergine piena di Spirito Santo. Maria è modello della Chiesa orante.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato! Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me!

 

Preghiera

O Padre, che hai effuso i doni del tuo Spirito sulla beata Vergine orante con gli Apostoli nel Cenacolo, fa’ che perseveriamo unanimi in preghiera con Maria nostra madre per portare al mondo, con la forza dello Spirito, il lieto annunzio della salvezza.

 

Fioretto

Oggi ti dedicherai in modo speciale alla preghiera personale e comunitaria, soprattutto in parrocchia.

 

8 MAGGIO 2013

MARIA MADRE E MAESTRA DI VITA SPIRITUALE

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

 

Breve commento

Con il titolo di Madre e Maestra di vita spirituale  la Madonna viene celebrata come colei che, custodendo nel suo cuore le parole di Gesù, ci «insegna con il suo esempio» «il timore di Dio». Maria è Maestra in quanto «modello della vita evangelica»; da Lei impariamo ad amare Dio «sopra ogni cosa con il suo cuore», a «contemplare con il suo spirito il Verbo», a dedicarci «con la stessa sollecitudine» ai fratelli sofferenti.  E’ Madre, in quanto ci invita soavemente a salire «sul monte del Signore che e il Cristo stesso; madre, per mezzo della quale la sapienza dice: «Chi trova me, trova la vita»; madre che, avendoci ricevuti come figli presso la croce del Signore , ci «protegge con il suo aiuto»,  e ci assiste con la sua «intercessione materna».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù! Tre parole: gioia, croce, giovani. Chiediamo l’intercessione della Vergine Maria. Lei ci insegna la gioia dell’incontro con Cristo, l’amore con cui lo dobbiamo guardare sotto la croce, l’entusiasmo del cuore giovane con cui lo dobbiamo seguire in questa Settimana Santa e in tutta la nostra vita.

 

Preghiera

Assisti i tuoi fedeli, Signore, nel cammino della vita, e per l’intercessione materna della beata Vergine Maria, madre e maestra, fa’ che giungiamo felicemente al tuo santo monte, Cristo Gesù, nostro Signore.

 

Fioretto

Oggi ti impegnerai a pregare il Santo Rosario per intero, tutti i 20 misteri, nell’arco della giornata.

 

9 MAGGIO 2013

MARIA MADRE DELL’UNITA’

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Carissimo, uno solo è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo – dico la verità, non mentisco  -, maestro dei pagani nella fede e nella verità. Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al ciclo mani pure senza ira e senza contese” (2, 5-8).

 

Breve commento

Questo titolo mariano ricorda come la beata Vergine che prese parte con un ruolo di prim’ordine ad alcuni eventi salvifici riguardanti «il mistero dell’unità»: il mistero dell’incarnazione, quando nel suo «grembo purissimo» il Verbo di Dio unì con un vincolo indissolubile «alla natura divina la natura umana»; la maternità verginale, quando il Figlio di Dio «si scelse una Madre che non ha conosciuto corruzione nel corpo e nel cuore», che fosse immagine dell’unica e indivisa Chiesa sposa.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Lei, che seguì con fede il suo Figlio fino al Calvario, ci aiuti a camminare dietro a Lui, portando con serenità e amore la sua Croce, per giungere alla gioia della Pasqua. La Vergine Addolorata sostenga specialmente chi sta vivendo situazioni più difficili. Un ricordo va alle persone affette da tubercolosi, poiché oggi ricorre la Giornata mondiale contro questa malattia.

 

Preghiera

Padre santo, sorgente dell’unità e origine della concordia, fa’ che le varie famiglie dei popoli, per intercessione della beata Vergine Maria, madre di tutti gli uomini, formino l’unico popolo della nuova alleanza. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Fioretto

Oggi sarai strumento di unità e di coesione negli ambienti di vita e di lavoro.

 

10 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE, DONNA NUOVA

 

Dal Vangelo secondo Luca

“In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: « Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te ». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: « Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine ». Allora Maria disse all’angelo: « Come è possibile? Non conosco uomo ». Le rispose l’angelo: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse : « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto ». E l’angelo parti da lei. Parola del Signore”(Lc 1,26-38).

 

Breve commento

Con questo titolo mariano viene contemplato il salvifico «mistero della Donna» – di Maria cioè e della Chiesa -: Maria, «modello della Chiesa» (cfr LG 63), e la Donna promessa nel Protovangelo (cfr Gn 3,15), che Elisabetta ha proclamato benedetta fra tutte le donne (cfr Lc 1, 42); dalla quale il Figlio di Dio si e fatto uomo (cfr Gal 4, 4); che ha anticipato nelle nozze di Cana la mistica «Ora» (cfr Gv 2, 4); che, presso la croce, ha adempiuto la sua funzione materna (cfr Gv 19,26); che appare radiosa in ciclo, vestita di sole e coronata di stelle (cfr Ap 12,1). Maria quindi è celebrata quale: – primizia della nuova creazione.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Invocando l’intercessione della Vergine Maria, che custodiva ogni avvenimento nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), chiediamo che il Signore ci renda partecipi della sua Risurrezione: ci apra alla sua novità che trasforma, alle sorprese di Dio, tanto belle; ci renda uomini e donne capaci di fare memoria di ciò che Egli opera nella nostra storia personale e in quella del mondo; ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo ed operante in mezzo a noi; ci insegni, cari fratelli e sorelle, ogni giorno a non cercare tra i morti Colui che è vivo.

 

Preghiera

O Dio, che nella Vergine Maria, capolavoro del tuo Spirito, ci hai donato le primizie della creazione nuova, fa’ che liberati dalla schiavitù del peccato abbracciamo con tutto il cuore la novità del Vangelo, testimoniando in parole e opere il comandamento dell’amore. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Fioretto

Oggi ti sforzerai di essere una persona nuova che sa accogliere il vangelo della speranza con cuore sincero e contrito.

 

11 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE SOSTEGNO E DIFESA DELLA NOSTRA FEDE

 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11, 27-28).

 

Breve commento

La beata Vergine è donna straordinaria per la sua fede, è discepola che compendia nella sua vita le verità della fede (cfr LG 65), è madre che sostiene e protegge la fede dei figli. Donna straordinaria per la fede: Elisabetta, madre del Precursore, la proclamò beata, poiché credette al messaggero celeste (cfr Lc 1, 45); per fede concepì il Figlio di Dio; sorretta dalla fede segui Gesù e presso la croce sostenne e «soffrì» la sua morte; sotto l’impulso della fede credette che egli sarebbe risorto e attese la venuta del Promesso dal Padre.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Preghiamo insieme, nel nome del Signore morto e risorto, e per intercessione di Maria Santissima, perché il Mistero pasquale possa operare profondamente in noi e in questo nostro tempo, perché l’odio lasci il posto all’amore, la menzogna alla verità, la vendetta al perdono, la tristezza alla gioia.

 

Preghiera

Dio onnipotente ed eterno, che nella beata Vergine Maria, gloriosa madre del tuo Figlio, hai dato un sostegno e una difesa a quanti la invocano, concedi a noi per sua intercessione di essere forti nella fede, saldi nella speranza, perseveranti nel tuo amore.

Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Fioretto

Oggi reciterai tre volte il Credo durante la giornata, secondo le intenzioni di Papa Francesco

 

 

12 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE SEDE DELLA SAPIENZA

 

Dal Libro del Siracide

Avvicinatevi tutti a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti. Poiché il mio insegnamento è più dolce del miele e il possedermi è più dolce del favo di miele Il mio ricordo durerà di generazione in generazione. Quanti si nutrono di me, avranno ancora fame; e quanti da me si dissetano, avranno ancora sete. Chi mi ascolta, non sarà deluso;

e chi compie le mie opere, non peccherà. Chi mi rende onore, avrà la vita eterna.

 

Breve commento

Con il titolo «Sede della Sapienza» viene significata la funzione materna della beata Vergine Maria, la sua dignità regale, nonché la sua straordinaria sapienza e prudenza nelle cose che riguardano Dio: – la funzione materna: in virtù del mistero dell’Incarnazione, nel purissimo grembo della Vergine madre risiede la Sapienza del Padre; – la dignità regale: in quanto il Bambino che siede sulle ginocchia della Madre e il Re messianico, colui che «sarà chiamato Figlio dell’Altissimo», al quale «il Signore Dio darà il trono di Davide suo padre, (che) regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Preghiamo insieme la Vergine Maria, perché ci aiuti, Vescovo e Popolo, a camminare nella fede e nella carità, fiduciosi sempre nella misericordia del Signore: Lui sempre ci aspetta, ci ama, ci ha perdonato con il suo sangue e ci perdona ogni volta che andiamo da Lui a chiedere il perdono. Abbiamo fiducia nella sua misericordia!

 

Preghiera

Padre della luce, che per risollevare in Cristo l’umanità decaduta hai eletto la Vergine Maria come sede della Sapienza, donaci con il suo materno aiuto una coscienza profonda dei nostri limiti, per non lasciarci travolgere dall’orgoglio e servirti con l’umiltà che a te piace. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Fioretto

Oggi praticherai soprattutto la virtù dell’umiltà. Mettendo da parte orgoglio, superbia ed arroganza.

 

13 MAGGIO 2013

MARIA REGINA DELLA PACE

 

Dal Libro del Profeta Isaia

Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore.

 

Breve commento

Oggi ricordiamo l’apparizione, il 13 maggio 1917, della Madonna ai tre pastorelli a Fatima e celebriamo la memoria della Madonna di Fatima, Regina della Pace. Ci sembra anche opportuno ricordare che il papa Benedetto XV nel 1917, durante la prima terribile conflagrazione mondiale, volle che si inserisse nelle Litanie Lauretane l’invocazione alla «Regina della Pace».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Pregando insieme il Regina Caeli, chiediamo l’aiuto di Maria Santissima affinché la Chiesa in tutto il mondo annunci con franchezza e coraggio la Risurrezione del Signore e ne dia valida testimonianza con segni di amore fraterno. L’amore fraterno è la testimonianza più vicina che noi possiamo dare che Gesù è con noi vivo, che Gesù è risorto. Preghiamo in modo particolare per i cristiani che soffrono persecuzione; in questo tempo ci sono tanti cristiani che soffrono persecuzione, tanti, tanti, in tanti Paesi: preghiamo per loro, con amore, dal nostro cuore. Sentano la presenza viva e confortante del Signore Risorto.

 

Preghiera

Regina della Pace, che ha donato al mondo, Gesù, Principe della Pace, fa che in tutto il mondo la vera pace che Cristo ha portato con la sua croce regni in tuti i cuori e in tutto il mondo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen

 

Fioretto

Oggi parteciperai alla santa messa e pregherai per la pace nel mondo.

 

14 MAGGIO 2013

MARIA, MADRE DEL BUON CONSIGLIO

 

Dagli Atti degli Apostoli

[Dopo che Gesù fu assunto in ciclo], gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfèo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

Al compiersi della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal ciclo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.

 

Breve commento

La beata Vergine è giustamente onorata sotto il titolo di «Madre del buon consiglio»: ella è la madre di Cristo, che Isaia profeticamente chiamò «Consigliere mirabile»; visse tutta la sua vita sotto la guida dello «Spirito del consiglio», che la «avvolse»; «aderì intimamente all’eterno Consiglio di ricapitolare in Cristo tutte le cose» venne da Dio colmata dei doni dello Spirito Santo, fra i quali emerge «lo spirito della sapienza». La beata Vergine viene celebrata come madre e maestra che, arricchita del dono del consiglio, con animo colmo di gratitudine annunzia ciò che dice la Sapienza stessa: «A me appartiene il consiglio e la saggezza, mia e la prudenza, mia la fortezza»; e questi doni ella volentieri li elargisce ai suoi figli e discepoli, esortandoli a compiere anzitutto ciò che Cristo ha detto loro di fare.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Il Signore ci chiama ogni giorno a seguirlo con coraggio e fedeltà; ci ha fatto il grande dono di sceglierci come suoi discepoli; ci invita ad annunciarlo con gioia come il Risorto, ma ci chiede di farlo con la parola e con la testimonianza della nostra vita, nella quotidianità. Il Signore è l’unico, l’unico Dio della nostra vita e ci invita a spogliarci dei tanti idoli e ad adorare Lui solo. Annunciare, testimoniare, adorare. La Beata Vergine Maria e l’Apostolo Paolo ci aiutino in questo cammino e intercedano per noi.

 

Preghiera

Signore, tu sai quanto timidi e incerti sono i pensieri dei mortali;  per intercessione di Maria, madre del buon consiglio, nel cui grembo verginale il Verbo si è fatto uomo,  concedi a noi il tuo Spirito, perché ci faccia conoscere ciò che piace a te  e ci guidi nei travagli della vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,  per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Fioretto

Oggi valorizzerai i buoni e saggi consigli che le persone rette ti potranno dare; ma sarai anche tu strumento di buon consiglio a chi ti è vicino.

 

15 MAGGIO 2013

SANTA MARIA DI CANA

 

Dal Vangelo di Giovanni (2,1-11)

In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: « Non hanno più vino ». E Gesù rispose: « Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora ». La madre dice ai servi: « Fate quello che vi dirà ». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: « Riempite d’acqua le giare » ; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: « Ora attingete e portatene al maestro di tavola ». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: « Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono ». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

Breve commento

A Cana la beata Vergine Maria, nei giorni della sua vita terrena, compì la funzione benefica in favore degli sposi e dei discepoli che ora dalla gloria dei cieli compie in favore di tutta la Chiesa: sollecita del bene dell’umanità, prega il Figlio perché ci sovvenga nelle nostre necessità e ci invita a mettere «in pratica ciò che il Cristo ci ha insegnato nel Vangelo».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Le vocazioni nascono nella preghiera e dalla preghiera; e solo nella preghiera possono perseverare e portare frutto. Mi piace sottolinearlo oggi, che è la “Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni”. Preghiamo in particolare per i nuovi Sacerdoti della Diocesi di Roma che ho avuto la gioia di ordinare stamani. E invochiamo l’intercessione di Maria. Oggi c’erano 10 giovani che hanno detto “sì” a Gesù e sono stati ordinati preti stamane… E’ bello questo!

 

Preghiera

O Padre, che nella tua provvidenza mirabile hai voluto associare la Vergine Maria al mistero della nostra salvezza, fa’ che, accogliendo l’invito della Madre, mettiamo in pratica ciò che il Cristo ci ha insegnato nel Vangelo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

Fioretto

Oggi visiterai una famiglia in difficoltà portando conforto ai coniugi e se necessario anche un aiuto materiale.

 

 

16 MAGGIO 2013

MARIA, MADRE DEL BELL’AMORE

 

Dal Libro del Siracide

Io, come vite, produco germogli di grazia, e i miei fiori danno frutti di gloria e di rettitudine. Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me è la grazia per ogni via e verità, in me ogni speranza di vita e di virtù.

 

Breve commento

La «via della bellezza» è il cammino della perfezione cristiana; i fedeli che la percorrono «insieme con Maria» sono aiutati «a progredire nella, via del santo amore» e si rivolgono a Dio, «perché ripudiando la turpitudine del peccato (si innamorino) della bellezza incorruttibile».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Invochiamo l’intercessione di Maria che è la Donna del “sì”. Maria ha detto “sì”, tutta la vita! Lei ha imparato a riconoscere la voce di Gesù fin da quando lo portava in grembo. Maria, nostra Madre, ci aiuti a conoscere sempre meglio la voce di Gesù e a seguirla, per camminare nella via della vita!

 

Preghiera

Guarda, o Padre, all’umile tua serva, la Vergine Maria, che sta davanti a te rivestita della gloria del tuo Figlio e adornata di ogni virtù e dono dello Spirito; per sua intercessione, concedi a noi di seguire ciò che è vero e giusto ai tuoi occhi, per giungere alla fonte dell’eterna bellezza e del santo amore. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi curerai in modo particolare la tua bellezza spirituale ed interiore, quella  che più conta in questo mondo.

 

17 MAGGIO 2013

MARIA CAUSA DELLA NOSTRA GIOIA

 

Dal Vangelo di Giovanni (15, 9-12)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati».

 

Breve commento

Chiesa sposa ha sempre posto la sua gioia nel Cristo sposo e nell’amore accolto e ricambiato sperimenta di giorno in giorno una gioia sempre più piena. E poiché Gesù e venuto a noi per mezzo di Maria, la Chiesa a poco a poco ha compreso che la beata Vergine, in forza detta sua collaborazione all’incarnazione del Verbo, è causa, origine, sorgente della gioia messianica.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

La Vergine Maria ci insegna che cosa significa vivere nello Spirito Santo e che cosa significa accogliere la novità di Dio nella nostra vita. Lei ha concepito Gesù per opera dello Spirito, e ogni cristiano, ognuno di noi, è chiamato ad accogliere la Parola di Dio, ad accogliere Gesù dentro di sé e poi portarlo a tutti.

 

Preghiera

O Dio, che nell’incarnazione del tuo Figlio hai allietato il mondo intero, concedi a noi che veneriamo Maria, causa della nostra letizia, di camminare costantemente nella via dei tuoi precetti e di tenere fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. Amen.

 

Fioretto

Oggi manterrai allegro il tuo ambiente di vita quotidiana, trasmettendo alle persone la gioia vera del cuore.

 

18 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE, TEMPIO DEL SIGNORE

 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo.

Io, Giovanni, vidi un nuovo ciclo e una nuova terra, perché il ciclo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: « Ecco la dimora di Dio con gli uomini ! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate ». E Colui che sedeva sul trono disse: « Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

 

Breve commento

Sotto l’immagine del «tempio» si celebra la maternità divina della beata Vergine Maria e la santità della sua vita. Maria santissima è chiamata «santuario» «preparato con arte ineffabile» da Dio per il Figlio suo singolare «tempio della gloria» di Dio, per «l’obbedienza della fede (…) nel mistero dell’incarnazione». .

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Maria ha invocato lo Spirito con gli Apostoli nel cenacolo: anche noi, ogni volta che ci riuniamo in preghiera, siamo sostenuti dalla presenza spirituale della Madre di Gesù, per ricevere il dono dello Spirito e avere la forza di testimoniare Gesù risorto.

 

Preghiera

O Dio, che nel grembo verginale di Maria hai preparato con arte ineffabile il santuario del Cristo tuo Figlio, fa’ che custodendo integra la grazia del Battesimo, diventiamo tuoi adoratori in spirito e verità, per essere edificati in tempio vivo della tua gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi trascorrerai almeno un’ora nella chiesa parrocchiale, per pregare e partecipare alla liturgia del giorno.

 

19 MAGGIO 2013

MARIA DISCEPOLA DEL SIGNORE

 

Dal Vangelo secondo Matteo  (12,46-50)

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

 

Breve commento

Questo titolo mariano mette in luce l’importanza della «parola di Dio» o della «parola di salvezza» nella vita dei discepoli; per essi implora la divina sapienza; loda la legge immacolata del Signore e i suoi giusti giudizi; pone davanti agli occhi dei fedeli il cuore della Vergine che custodisce le parole del Signore perché se ne segua l’esempio. Commentando questo brano del Vangelo sant’Agostino  dice: «Maria santissima certamente ha fatto la volontà del Padre, e per lei è cosa più grande e più gioiosa essere stata discepola di Cristo che essere stata sua madre».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Questo lo dico in modo particolare a voi, che oggi avete ricevuto la Cresima: Maria vi aiuti ad essere attenti a quello che il Signore vi chiede, e a vivere e camminare sempre secondo lo Spirito Santo!

 

Preghiera

Signore nostro Dio, che hai fatto della Vergine Maria il modello di chi accoglie la tua Parola e la mette in pratica, apri il nostro cuore alla beatitudine dell’ascolto, e con la forza del tuo Spirito fa’ che noi pure diventiamo luogo santo in cui la tua Parola di salvezza oggi si compie. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Fioretto

Oggi rifletterai sulla tua personale chiamata e vocazione, cercando di fare ciò che Cristo ti è chiesto fare.

 

20 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE, MADRE DI RICONCILIAZIONE

 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.

 

Breve commento

Nel corso dei secoli la Chiesa, in modo sempre più chiaro teologicamente e dottrinalmente, ha riconosciuto il ruolo della beata Vergine Maria nella riconciliazione con Dio. A tale dottrina è mirabilmente conforme il magistero dei Pontefici del nostro tempo: «a motivo della sua maternità divina la beata Vergine e divenuta socia di Dio – insegna il Beato Giovanni Paolo II – nella stessa opera della riconciliazione».  Perciò i fedeli ricorrono fiduciosi alla intercessione della beata Vergine per ottenere la «grazia della riconciliazione».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Il Signore Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato e divino Maestro che ha aperto la mente e il cuore dei suoi discepoli all’intelligenza delle Scritture (cfr Lc 24,45), guidi e sostenga sempre la vostra attività. La Vergine Maria, modello di docilità e obbedienza alla Parola di Dio, vi insegni ad accogliere pienamente la ricchezza inesauribile della Sacra Scrittura non soltanto attraverso la ricerca intellettuale, ma nella preghiera e in tutta la vostra vita di credenti, soprattutto in quest’Anno della fede, affinché il vostro lavoro contribuisca a far risplendere la luce della Sacra Scrittura nel cuore dei fedeli.

 

Preghiera

O Dio, che nel sangue prezioso del tuo Figlio hai riconciliato a te il mondo, e ai piedi della croce hai costituito la Vergine Maria riconciliatrice dei peccatori, per i suoi meriti e le sue preghiere, concedi a noi il perdono delle colpe e una rinnovata esperienza del tuo amore.

Per Cristo nostro Signore..

 

Fioretto

Oggi ti accosterai al sacramento della riconciliazione, facendo una confessione generale per liberare la propria coscienza dai peccati della vita passata e presente.

 

21 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE MADRE DELLA SANTA SPERANZA

 

Dalla Lettera di S.Paolo Apostolo ai Romani

Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.  E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata  e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

 

Breve commento

La Chiesa considerando la funzione della beata Vergine nella storia della salvezza, spesso la invoca “speranza nostra” e «madre della speranza»: si rallegra per la natività della beata Vergine Maria «che è stata speranza e aurora di salvezza per il mondo intero»; meditando sulla sua maternità salvifica canta supplice: «Ave, speranza nostra, in te vinta è la morte, la schiavitù è redenta, ridonata la pace, aperto il paradiso»; nel mistero della gloriosa Assunzione della Madre di Dio scorge come la speranza sicura della salvezza, che risplende dinanzi a tutti i fedeli attraverso le asprezze della vita.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Vi chiedo di continuare a pregare per il mio ministero, per i bisogni della Chiesa, e particolarmente perché le menti e i cuori si convertano alla bellezza, alla bontà e alla verità del Vangelo. Con grande affetto affido voi e le vostre famiglie all’intercessione di Maria, Madre della Chiesa.

 

Preghiera

O Dio, che ci dai la gioia di venerare la Vergine Maria, madre della santa speranza, concedi a noi, con il suo aiuto, di elevare fino alle realtà celesti gli orizzonti della speranza, perché impegnandoci all’edificazione della città terrena, possiamo giungere alla gioia perfetta, mèta del nostro pellegrinaggio nella fede. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi alimenterai  il dialogo fraterno, la disponibilità verso gli altri e il dono della speranza.

 

 

22 MAGGIO 2013

SANTA MARIA PORTA DEL CIELO

 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi un nuovo ciclo e una nuova terra, perché il ciclo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

 

Breve commento

Questo titolo mariano celebra la Madre di Cristo che accompagna con materna tenerezza il popolo di Dio nel suo cammino verso la patria celeste. Particolarmente vivo e il senso escatologico che fa parte da ogni celebrazione eucaristica; l’assemblea dei fedeli contempla «la città santa, la nuova Gerusalemme, (…) pronta come una sposa adorna per il suo sposo», ed ascolta la voce del Signore che dal suo trono celeste dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». La condizione futura della Chiesa è già realizzata in Maria, vergine sposa, tutta bella e gloriosa, senza macchia né ruga (cfr Ef 5,27).  Maria, per la sua maternità, è «porta del cielo»; da lei venne il Salvatore del mondo; è la «splendida porta del cielo ”, attraverso la quale «rifulge a noi Cristo, luce del mondo».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Con tali sentimenti chiedo a tutti i Gesuiti di pregare per me e mi affido all’amorosa protezione della Vergine Maria, nostra Madre del cielo, mentre come pegno di abbondanti grazie divine imparto con particolare affetto la benedizione apostolica, che estendo a tutti coloro che collaborano con la Compagnia di Gesù nelle loro attività, beneficiano delle loro opere di bene e partecipano della sua spiritualità.

 

Preghiera

O Dio, che nel tuo unico Figlio, hai stabilito la porta della vita e della salvezza, per la materna intercessione di Maria, donaci di perseverare nel tuo amore, finché raggiungiamo la soglia della patria celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Fioretto

Oggi pregherai in modo speciale la Vergine Santa perché ti spalanchi sempre più la porta della fede, che è Cristo, in questo anno della fede. .

 

23 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE  DELLA MERCEDE

 

Dal libro di Giuditta (15,8-10;  16, 13-14)

In quei giorni, il sommo sacerdote Ioakìm, e il consiglio degli anziani degli Israeliti, che abitavano in Gerusalemme, vennero a vedere i benefici che il Signore aveva operato per Israele e inoltre per vedere Giuditta e porgerle il loro omaggio. Appena furono entrati in casa sua, tutti insieme le rivolsero parole di benedizione ed esclamarono al suo indirizzo:

«Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente. Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta dall’onnipotente Signore».

Tutto il popolo soggiunse: «Amen!».

 

Breve commento

Con questo titolo mariano si fa poi memoria della beata Vergine che, essendo la serva del Signore (cfr Lc 1,38) ed avendo dedicato tutta se stessa all’opera del Figlio suo redentore (cfr LG 56), giustamente è riconosciuta come congiunta indissolubilmente «alla missione redentrice del Figlio (di Dio)». 

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Nel silenzio dell’agire quotidiano, san Giuseppe, insieme a Maria, hanno un solo centro comune di attenzione: Gesù. Essi accompagnano e custodiscono, con impegno e tenerezza, la crescita del Figlio di Dio fatto uomo per noi, riflettendo su tutto ciò che accadeva.

 

Preghiera

O Dio, Padre di misericordia, che hai mandato il tuo Figlio come redentore del mondo, concedi a noi, per intercessione di Maria, che veneriamo sotto il titolo della mercede, di custodire intatto il dono della libertà filiale, acquistato a prezzo della croce, per esserne araldi e promotori fra tutte le genti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Ti farai portatore o portatrice di una speranza vera in un futuro migliore, impegnando la tua persona a servizio della causa della solidarietà e della fraternità universale.

 

 

24 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE SALUTE DEGLI INFERMI

 

Dal Libro del Profeta Isaia

Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reiètto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti,

schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

 

Breve commento

Tra gli appellativi con cui i fedeli travagliati da qualche male venerano la beata Vergine Maria, spicca quello di «salute degli infermi». Ricorrere alla intercessione della beata Vergine «salute degli infermi» per riavere la salute, e fare memoria anche di un momento peculiare della storia della salvezza, che avrà il suo pieno compimento allorché, al ritorno glorioso di Cristo, sarà «annientato l’ultimo nemico, la morte» (1 Cor 15, 26), e i corpi dei giusti risorgeranno incorruttibili.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Nei Vangeli, san Luca sottolinea due volte l’atteggiamento di Maria, che è anche quello di san Giuseppe: «Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (2,19.51). Per ascoltare il Signore, bisogna imparare a contemplarlo, a percepire la sua presenza costante nella nostra vita; bisogna fermarsi a dialogare con Lui, dargli spazio con la preghiera.

 

Preghiera

Concedi ai tuoi fedeli, Signore Dio nostro, di godere sempre la salute del corpo e dello spirito e per la gloriosa intercessione di Maria santissima, sempre vergine, salvaci dai mali che ora ci rattristano e guidaci alla gioia senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi farai visita ad una persona ammalata o anziana e cercherai di essere di aiuto sollevandola dal dolore fisico o spirituale almeno per qualche ora.

 

 

 

25 MAGGIO 2013

MARIA, MADRE ADDOLORATA

 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.  Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

 

Breve commento

Con questo titolo mariano molto diffuso tra il popolo  cristiano, la chiesa contempla i sette momenti o dolori della Beata Vergine Maria, messi in rilievo dai Vangeli. Si tratta di una vera e propria “via della Madre” alla sofferenza redentrice. Questa sofferenza estrema della Madre del Redentore è espressa nella celebre opera d’arte la «Pietà», nella quale si evidenzia in modo plastico il «martirio» intimo della Madre del Crocifisso. La memoria liturgica dell’Addolorata è il 15 settembre, che è il giorno successivo alla Festa dell’Esaltazione della Croce.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Vorrei richiamare all’importanza e alla bellezza della preghiera del santo Rosario. Recitando l’Ave Maria, noi siamo condotti a contemplare i misteri di Gesù, a riflettere cioè sui momenti centrali della sua vita, perché, come per Maria e per san Giuseppe, Egli sia il centro dei nostri pensieri, delle nostre attenzioni e delle nostre azioni.

 

Preghiera

O Padre, che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, hai voluto presente la sua Madre Addolorata: fa’ che la santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi farai la Via Crucis e la Via Matris, come impegno di spiritualità cristologica e mariana.

  

 

26 MAGGIO 2013

SANTA MARIA MADRE DEL SIGNORE

 

Dal Vangelo di San Luca

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: « Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?

 

Breve commento

Tra i titoli con i quali nel Vangelo viene chiamata la beata Vergine, è eminente il titolo di «Madre del Signore», con il quale Elisabetta, la madre del Precursore, piena di Spirito Santo (cfr Le 1,41), la salutò: «A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1, 42). Con questo titolo si rende gloria al Padre per la divina maternità di cui «nella (sua) sapienza di amore» per opera dello Spirito Santo ha fatto dono alla beata Vergine: verso il suo Figlio – «grandi cose hai fatto in Maria Madre del Cristo tuo Figlio», – e verso il suo popolo – «le hai affidato un compito materno nella Chiesa».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Sarebbe bello se, soprattutto in questo mese di maggio, si recitasse assieme in famiglia, con gli amici, in Parrocchia, il santo Rosario o qualche preghiera a Gesù e alla Vergine Maria! La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! Impariamo a pregare di più in famiglia e come famiglia!

 

Preghiera

Guarda, Signore, il tuo popolo, riunito nella memoria della beata Vergine Maria; fa’ che per sua intercessione partecipi alla pienezza della tua grazia. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Sarai particolarmente attento alle ragioni del cuore che devono spingerti ad amare e a perdonare soprattutto coloro che non ti amano o ti hanno offeso ed umiliato.

  

27 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE  SERVA DEL SIGNORE

 

Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: « Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te ».

A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: « Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo ». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».

 

Breve commento

Dio ha costituito la beata Vergine, umile sua serva, madre di Cristo, a lui intimamente associata: Maria, «figlia di Adamo – come insegna il Concilio Vaticano II -acconsentendo alla parola divina, è diventata Madre di Gesù, e abbracciando con tutto l’animo e senza essere appesantita da alcun peccato, la volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente come serva del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente» (LG 56). Perciò la Madonna, umile serva del Signore, è salutata come «ministra di pietà e di grazia», interamente consacrata al servizio di Dio e all’opera del Figlio per la salvezza degli uomini. Servire secondo l’insegnamento del Vangelo, è regnare.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Chiediamo a san Giuseppe e alla Vergine Maria che ci insegnino ad essere fedeli ai nostri impegni quotidiani, a vivere la nostra fede nelle azioni di ogni giorno e a dare più spazio al Signore nella nostra vita, a fermarci per contemplare il suo volto.

 

Preghiera

Padre santo, che nel misericordioso disegno della redenzione hai scelto la Vergine Maria, umile tua serva, come madre e cooperatrice del Cristo, fa’ che volgendo a lei il nostro sguardo, ti serviamo con totale dedizione e ci impegniamo instancabilmente alla salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi praticherai concretamente la virtù della carità e della diaconia nella chiesa e in famiglia.

 

28 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE, FONTE DELLA SALVEZZA

 

Dal libro del profeta Ezechièle (47, 1-2.8-9.12)

In quei giorni, l’angelo mi condusse in visione all’ingresso del tempio del Signore e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno fino alla porta esterna che guarda a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. Mi disse: «Queste acque escono di nuovo nella regione orien­tale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché quelle acque dove giungono risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà.

 

Breve commento

La beata Vergine apparve nel 1854 a santa Maria Bernardetta Soubirous e fece sgorgare una sorgente d’acqua. Con questo titolo mariano vengono celebrate: – la maternità divina della beata Vergine, poiché per mezzo di lei il Signore Dio, ci ha donato una «fonte di vita»; Maria «generò dal grembo verginale il Verbo fatto uomo, Gesù Cristo, fonte d’acqua viva».  La fonte da cui sgorga l’acqua è Cristo stesso, «attingendo costantemente a questa fonte di vita possiamo ottenere i frutti abbondanti del tuo Spirito», e per i sacramenti da lui istituiti, gli uomini, sono colmati dello Spirito.

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Gesù entra nella nostra storia, viene in mezzo a noi, nascendo da Maria per opera di Dio, ma con la presenza di san Giuseppe, il padre legale che lo custodisce e gli insegna anche il suo lavoro. Gesù nasce e vive in una famiglia, nella santa Famiglia, imparando da san Giuseppe il mestiere del falegname, nella bottega di Nazaret, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno.

 

Preghiera

Guarda con bontà, o Padre, il popolo cristiano, che celebra le glorie di Maria sempre Vergine, dal cui grembo è scaturita la salvezza del mondo; fa’ che, attingendo costantemente a questa fonte di vita, possiamo ottenere i frutti abbondanti del tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi curerai in modo singolare la tua spiritualità eucaristica, facendo un’ora di adorazione davanti a Gesù Sacramentato ed accostandoti all’Eucaristia.

 

29 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE MADRE E MEDIATRICE DI GRAZIA

 

Dal libro di Ester

In quei giorni, Ester parlò di nuovo alla presenza del re Assuero, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con le lacrime agli occhi d’impedire gli effetti della malvagità di Amàn l’Agaghita e l’attuazione dei piani che aveva preparato contro i Giudei.   Allora il re stese lo scettro d’oro verso Ester; Ester si alzò, rimase in piedi davanti al re e disse: «Se così piace al re, se io ho trovato grazia ai suoi occhi, se la cosa gli par giusta e se io gli sono gradita, si scriva per revocare i documenti scritti, macchinazione di Amàn figlio di Hammedàta, l’Agaghita, in cui si ordina di far perire i Giudei che sono in tutte le province del re. Perché come potrei io resistere al vedere la sventura che colpirebbe il mio popolo? Come potrei resistere al vedere la distruzione della mia stirpe?».

 

Breve commento

La beata Vergine madre e mediatrice di grazia, poiché il Padre, «nel mirabile disegno del suo amore», l’ha costituita madre e collaboratrice del Redentore. La Vergine Maria e madre di grazia, poiché ha portato nel suo «grembo purissimo (…). Cristo vero Dio e vero uomo» e ci ha donato lo stesso «Autore della grazia». La Vergine Maria è mediatrice di grazia, poiché e stata socia di Cristo nel procurarci la grazia più grande, la redenzione cioè e la salvezza, la vita divina e la gloria che non ha fine (cfr LG 61). Nel formulario la «mediazione» della beata Vergine viene giustamente interpretata come «provvidenza d’amore»: «di intercessione e di perdono, di protezione e di grazia, di riconciliazione e di pace».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Vorrei rivolgermi in particolare a voi ragazzi e ragazze a voi giovani: impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita.

 

Preghiera

O Dio, che nel mirabile disegno del tuo amore hai voluto che Maria desse alla luce l’Autore della grazia e fosse in modo singolare associata all’opera della redenzione, per la potenza delle sue preghiere, donaci l’abbondanza delle tue grazie e guidaci al porto della salvezza.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi ti farai portatore o portatrice di grazia per gli altri, condividendo la preghiera, la riflessione sulla parola di Dio, mediante la Lectio divina che farai insieme agli altri in famiglia, in comunità o da sola.

 

 

30 MAGGIO 2013

MARIA VERGINE REGINA DELL’UNIVERSO

 

Dal Libro del Profeta Isaia

Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno delle sovranità ed è chiamato: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore.

 

Breve commento

Al mistero della beata Vergine Maria appartiene la dignità regale della sua piena glorificazione e della perfetta conformazione al Figlio suo, Re di tutti i secoli: «L’Immacolata Vergine (…) – afferma il Concilio Vaticano II -, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria con il suo corpo e con la sua anima, ed esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti (cfr Ap 19,16) e il Vincitore del peccato e della morte» (LG 59). Come il regno di Cristo «non e di questo mondo» (Gv 18,36), così la potestà regale di Maria non riguarda l’ordine della natura, ma quello della grazia. La Chiesa invoca giustamente l’intercessione della beata Vergine, perché i fedeli conseguano «la gloria promessa ai tuoi figli nel regno dei cieli».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte.

 

Preghiera

O Padre, che ci hai dato come nostra madre e regina la Vergine Maria, dalla quale nacque il Cristo, tuo Figlio, per sua intercessione donaci la gloria promessa ai tuoi figli nel regno dei cicli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Fioretto

Oggi mediterai sui novissimi: morte, giudizio, inferno e paradiso.

 

 

31 MAGGIO 2013

MARIA VISITA SANT’ELISABETTA

 

Dal Vangelo secondo Luca ( 1,39-56)

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: « Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».

 

Breve commento

La beata Vergine Maria, nella visita alla cugina Elisabetta, adombra il mistero della salvezza in cui Dio «ha visitato e redento il suo popolo»; e al tempo stesso è «tipo» della Chiesa, che, «sostenuta dai tuoi sacramenti, con la luce e la forza del tuo Spirito» visita l’umanità intera perché «riconosca nel Cristo il Salvatore. Ricordando questo mistero mariano, la beata Vergine Maria è celebrata come: – nuova Figlia di Sion, che porta nel suo grembo («in mezzo a te») il Signore, Re d’Israele; — arca della nuova alleanza, che, concepito il Verbo, reca «alla casa di Elisabetta la salvezza e la gioia».

 

Pensiero mariano di Papa Francesco

Fin da quando eravamo piccoli, i nostri genitori ci hanno abituati ad iniziare e a terminare la giornata con una preghiera, per educarci a sentire che l’amicizia e l’amore di Dio ci accompagnano. Ricordiamoci di più del Signore nelle nostre giornate!

 

Preghiera

O Dio, salvatore di tutti i popoli, che per mezzo della beata Vergine Maria, arca della nuova alleanza, hai recato alla casa di Elisabetta la salvezza e la gioia, fa’ che docili all’azione dello Spirito possiamo anche noi portare Cristo ai fratelli e magnificare il tuo nome con inni di lode e con la santità della vita. Per Cristo nostro Signore.

 

Fioretto

Oggi farai visita ad una persona sola ed abbandonata, o ad una donna in attesa di un bambino o mettendoti a disposizione per persone diversamente abilI.

Ritiro spirituale alla Stella Maris di Mondragone- Le due meditazioni

RITIRO SPIRITUALE – SUORE GESU’ REDENTORE

MONDRAGONE – GIOVEDI’ 25 APRILE 2013

PRIMA MEDITAZIONE: MATTINO

<<FEDE E SPERANZA: UN CAMMINO DI FEDELTA’>>

di padre Antonio Rungi, passionista

 

1.Introduzione

 

Questo è il settimo incontro di spiritualità in questo anno della fede che è a metà percorso. Il tema che abbiamo indicato e scelto per questo nostro ritiro spirituale è “Fede e speranza: un cammino di fedeltà”.

Nel giorno in cui celebriamo la festa di San Marco Evangelista siamo chiamati anche noi a rivitalizzare la fede e la speranza alla luce della parola di Dio che ci sostiene nel nostro cammino di credenti e di anime consacrate.

La fede significa essere fedeli a Dio, perché Dio è fedele all’uomo fino a dare la vita, in Cristo, per la salvezza dell’uomo. La speranza da parte sua è anche fedeltà e certezza di una promessa che si compirà e si realizzerà, perché Dio non può ingannare, né di fatto inganna.

La fedeltà è un valore importantissimo a tutti i livelli: da quello prettamente teologico e spirituale a quello morale e comportamentale. Da quello attinente allo stato della vita consacrata a quello della vita coniugale. Ma quale fedeltà viviamo?

Il santo Padre Benedetto XVI in un suo discorso ha fatto l’elogio della fedeltà. Egli sottolinea come oggi più che mai c’è bisogno di questo valore che la società attuale ha smarrito. Viene esaltata molto l’attitudine al cambiamento, la flessibilità per motivi economici e organizzativi anche legittimi. Ma – continua il Papa – la qualità di una relazione umana si vede dalla fedeltà! La Sacra Scrittura ci mostra che Dio è fedele (cf Benedetto XVI, 25 giugno 2011).

 

2.La Fede-speranza

 

         Nell’A.T. la Fede appare come la risposta dell’uomo a Javhè, Dio dell’Alleanza, il Dio che si rivela fedele nei suoi interventi storici salvifici, nella sua Parola e promessa; soltanto da Javhè viene quella Salvezza che l’uomo riceve nella Fede.

Tutti i testi biblici: o presuppongono la Fede religiosa in Javhè , ho tendono a suscitarla, confermarla, approfondirla. Solo nell’atteggiamento di Fede si può cogliere l’intima comunione tra  Javhè e l’uomo, i due attori della storia salvifica.

        Javhè è un Dio verso l’uomo, con fedeltà-misericordia

        L’uomo è un uomo da Dio e verso Dio.

Nella Fede questa relazione-comunione con Dio, da Lui offerta per sua graziosa iniziativa, viene riconosciuta, afferrata, accolta. La Fede implica trovare sicurezza sulle questioni decisive della vita.

La Fede importa obbligazione ad un determinato modo di vivere, in fedele obbedienza al Dio della Fede.

L’atto di Fede viene espresso prevalentemente mediante la forma verbale <poggiarsi su, appoggiarsi a, rendersi saldi appoggiandosi sulla saldezza di un altro>.

Aver Fede in Javhè , significa poggiarsi su Dio, la sua Parola. L’uomo, il debole diventa forte appoggiandosi su Dio, il Forte; sottolinea il rapporto personale dell’uomo a Dio, cioè l’atteggiamento di fiducia e d’abbandono a Lui.

Credere a Dio, allora vuol dire prendere sul serio e veramente Dio come Dio.

Per esplicitare meglio l’atteggiamento  di Fede,  accogliamo il suggerimento del Card. Martini «La fede è un bene così grande che è più facile spiegarla con esempi che con parole”.

Essa è l’atteggiamento di Abramo che risponde “eccomi” al Signore che lo chiama per metterlo ala prova (Gen 22,1). E’ l’atteggiamento di Mosè che risponde “eccomi” a colui che lo chiama dal roveto ardente (Es 3,4). E’ l’atteggiamento di Samuele che dice “Eccomi” al Dio che lo chiama nella notte (Sam 3,4.10) »

Esaminiamo più in particolare questi casi significativi: l’AT incomincia a parlare di fede riferendosi al modello di Abramo, Gen 12, 4 “Allora Abramo partì come gli aveva ordinato il Signore…”; 15, 6: “Abramo credette al Signore[che gli assicurava una discendenza], che glielo accreditò come giustizia”; 22, 18: “Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce”.

Conosciamo le circostanze della fede di Abramo: Dio si manifesta al nomade Abramo (la sua famiglia non sembra monoteista: cf Giosuè 24, 2-3; Giuditta 5, 6-9) chiedendogli di lasciare il suo paese, patria, la casa di suo padre, e mettersi in marcia verso un paese ignoto, una terra promessa; Abramo dà fiducia alla Parola  divina, ubbidisce, crede nel suo adempimento.

Credendo a Dio, Abramo prese l’atteggiamento giusto, quello che si confà all’uomo davanti a Dio, alla sua Parola; credette che niente è impossibile a Dio (Gen 18,14). Se la storia della salvezza incomincia con Abramo, già la “preistoria teologica dell’umanità” (Gen 1-11) descrive comportamenti esemplari di Fede: Abele, Henoch, Noè; anzi la storia teologica dell’uomo richiedeva sin dal suo inizio un atto di Fede-obbedienza: ob-audio = dare ascolto a, ubbidire.

Il comportamento disastroso di Adamo fu invece il non-ascoltare, disobbedire (Rom 5,19).

La storia dell’Alleanza conosce un suo momento decisivo nella Fede di Mosè (Es 3-4), il suo rendersi disponibile al dialogo con Javhè, il suo fidarsi ed obbedire; anche il popolo credette a Javhè , accettò come reale la manifestazione di Javhè a Mosè, si fidò della sua promessa e ubbidì iniziando l’esodo, attraversando il Mar rosso. Si mise in cammino verso la terra promessa, accogliendo la rivelazione del Sinai, divenendo il Popolo sacerdotale, il popolo che inizia ad avere il senso del Vero Dio, lo dimostra con l’osservanza dei comandamenti. Durante la marcia nel deserto, rifiutarono più volte di fidarsi di Dio, dimenticarono le opere salvifiche già realizzate, si ribellarono: per questo caddero nel deserto, senza raggiungere la terra promessa.

Anche il passaggio delicato tra la struttura tribale, dei Giudici di Israele, a quella del Regno è realizzata dall’obbedienza esemplare del giovane Samuele, al servizio e scuola di Eli nel tempio di Silo.

Tutta la storia del Popolo dell’alleanza è segnata dall’obbedienza della Fede e dalla ribellione; ricordiamo l’invito di Isaia (7,9) al re Achaz, durante l’assedio del 730 a.C.: 7, 7-9: “Se non avrete Fede, non starete saldi” cioè: “Se non vi appoggerete a Javhè, non avrete alcun sostegno”. Così pure Is 26,16: “Chi se ne fida, non vacillerà”; Is 10,20: “In quei giorni il resto di Israele, …i superstiti… si appoggiarono sul Signore, sul Santo di Israele, con lealtà”.

Notiamo come l’aspetto fiduciale della Fede, il fidarsi del Signore, tende ad identificarsi con la terminologia della speranza: sentirsi sicuri della fedeltà di chi promette, confidare, trovare riparo,  perseverare con pazienza.

Si tratta di novità: nel paganesimo è sconosciuta la speranza religiosa. Si può trovare la stessa terminologia di attesa, fiducia, manca la persona divina che entri nella storia dell’uomo, ogni uomo, tutti gli uomini, prometta comunione con sé, i beni corrispondenti. Israele è frutto della promessa di Javhè, Dio dell’Alleanza, e Signore, creatore di tutto, capace di realizzare ciò che promette.

Troviamo espressioni significative, per es: “Tu sei la mia speranza” del Sal. 70 (71), 5;  “Tu speranza di Israele” di Ger 14, 8 sono proprie della religiosità ebraica.

Determinante per la conservazione della genuina speranza è stata la lotta dei grandi Profeti contro i falsi miraggi di salvezza, fatti di alleanze politiche, di comportamenti pagani.

In tante lotte e pericoli Israele è sempre stato invitato a riporre ogni sua speranza in Javhè : “Da Lui la mia speranza”: Sal 61 (62), 6.

         Quando il futuro sembra chiudersi, Osea, Geremia ed Ezechiele annunciano la prospettiva di un nuovo inizio: Os 2; Ger 31, 31-34; Ez 36-37: la nuova alleanza.

         Data la fedeltà di Dio, l’uomo non sarà deluso dall’attesa suscitata dalla sua parola di promessa. Alla ferma fiducia nell’attesa della salvezza, si accompagna la sottomissione al sovrano governo di Javhè . La speranza diviene un’attesa carica di tensione, serena, attiva, con forza rinnovata:

         “Quanti sperano in Javhè riacquistano forza, crescono loro ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Is 40, 31).

         La speranza si esprime in una perseveranza virile e coraggiosa: “Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore, spera nel Signore” (Sal 26 (27), 14).

Osservata questa stretta connessione tra la fede e la speranza, possiamo porci la domanda: la fede vetero-testamentaria è solo “fiduciale” o, insieme, anche “confessionale”?

Non è solo fiduciale, perché ci si fida, riconoscendo i titoli, le qualità divine cui è dovuta fiducia, per es. Is 43,10-11: “Voi siete i miei testimoni… perché mi conosciate e crediate in me e comprendiate che Io Sono. Prima di me non fu formato alcun Dio, né dopo ce ne sarà: Io, Io sono il Signore, e fuori di me non c’è salvatore”.

Viene posto in risalto nella confessione di Fede che Javhè è l’unico Dio, soltanto Lui ha salvato con opere continue, soltanto in Lui si può avere fiducia.

Specialmente i libri sapienziali sviluppano la conoscenza-confessione di Javhè , del suo progetto di salvezza; la Parola Verità, oltre l’aspetto più arcaico di fedeltà, assume il significato proprio di svelamento, rivelazione del Dio santo, Creatore sapiente, Salvatore; questa Verità si manifesta nel suo sapiente progetto di vita per l’uomo, il suo Mistero che svela e realizza nella storia (Sap. 7, 22-26).

         La fede include infatti l’idea di verità, di stabilità, di fondamento inconcusso, di terreno solido, come pure i significati di fedeltà, di confidenza, di avere fiducia, di attenersi a qualcosa, di credere in qualche cosa. La fede in Dio assume allora l’aspetto d’un mantenersi uniti a Dio, tramite cui l’uomo acquista un solido appoggio per la sua vita.

         La fede ci viene così descritta come una presa di posizione, come un fiducioso piantarsi sul terreno della parola di Dio.

L’atteggiamento assunto dalla fede cristiana si esprime nella particella “amen”, in cui si intrecciano i seguenti significati: fiducia, abbandono, fedeltà, stabilità, inamovibilità, fermezza, verità. Vuol dire che ciò su cui l’uomo in definitive intende reggersi trovando un senso alla sua esistenza, può essere unicamente la verità stessa. Soltanto la verità, infatti, costituisce la base portante adeguata al solido stare dell’uomo. L’atto di fede cristiano include quindi sostanzialmente la convinzione che il fondamento significativo, il “logos” sul quale ci collochiamo, è proprio in quanto senso del reale la stessa verità. Un senso che se non fosse al contempo anche verità, sarebbe un non senso. L’amalgama inseparabile formato da senso, fondamento, verità, che si esprime tanto nel termine ebraico “amen” quanto in quello di “logos”, abbozza contemporaneamente un completo quadro del mondo.»

 

3.La speranza nel Nuovo Testamento: Vangeli

 

Cristo Gesù annuncia il Regno di Dio, che con Lui si affaccia nella storia dell’uomo: «Il tempo è compiuto, ed il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Porta i segni dell’arrivo  del Regno di Dio, con il perdono dei peccati, guarigioni degli spiriti oppressi, guarigione dei corpi.

     Il Regno di Dio si riassume in Cristo stesso, che sulla Croce ha vissuto l’abbandono fiducioso al Padre, portando con misericordia il peso di tutta la miseria umana, atto di abbandono assoluto, filiale nell’amore e potenza del Padre, ricevendo la grazia della piena comunione di vita con Dio nella risurrezione, da offrire a tutti gli uomini (Eb 6,11s. 19s. 10,19-24; 12,1-3). La Morte–Risurrezione di Gesù è evento compimento, ephapax, realizzato una volta sola per la salvezza di tutti, in tutti i tempi e luoghi; porta già i suoi frutti di iniziale risurrezione, vita nuova in fede e carità, nei tempi della Chiesa, nell’attesa della pienezza che realizzerà il Crocifisso-risorto nel suo avvento glorioso, Risurrezione dei corpi in terra nuova e cieli nuovi.

    La fede in Cristo richiede un atteggiamento d’attesa vigilante, attiva e paziente, di cui ci parlano i Sinottici, come Matteo nei cap. 24-25: il discorso escatologico del manifestarsi glorioso del Signore Gesù, l’attesa delle vergini savie e stolte, la parabola dei talenti, il giudizio finale. Giovanni parla di questa attesa propria dei tempi della Chiesa, nei discorsi dell’ultima Cena, nella finale del cap. 21. Ma tutto il libro dell’Apocalisse è scritto per sostenere il cammino travagliato della Chiesa, nella certezza che la sua Liturgia terrena è per identità quella celeste (1,10-4,1), che si svolge intorno al trono-altare di Dio e dell’Agnello immolato e glorioso, nell’attesa ardente del discendere dal Cielo della Gerusalemme celeste, la cui luce è direttamente quella di Dio e dell’Agnello: «il Signore Dio e l’Agnello sono il suo tempio [….] la Gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (21,22s), nell’invocazione: «vieni Signore Gesù» (22,20).

    Atti, Paolo, Pietro ed Ebrei, 1 Gv 3,3, esprimono quest’atteggiamento di vigilanza, d’attesa fiduciosa, fedele ed operosa, riprendendo la terminologia vetero-testamentaria della speranza.

    

4.La speranza in S. Paolo

 

         Con la Croce-risurrezione di Gesù, sorge la speranza cristiana, fondata sull’evento salvifico definitivo già compiuto, e che insieme porterà tutti i suoi frutti nel manifestarsi glorioso del Signore. La speranza non conosce limiti, perché fondata nell’evento della Morte-Risurrezione di Gesù, vittoria su ogni male, esodo perfetto di comunione salvifica al Padre nello Spirito Santo.

    In Cristo tutte le promesse di Dio sono diventate sì, egli è l’Amen assoluto di Dio (cf 2 Cor 1, 20). Il Cristiano, a differenza del pagano, è colui che ha speranza, anche di fronte alla morte (1Ts 4, 13). Osserva Benedetto XVI  nella SpS, n 3: «Gli Efesini, prima dell’incontro con Cristo erano senza speranza, perché erano “senza Dio nel mondo” (2,12). Giungere a conoscere Dio – il vero Dio questo significa ricevere speranza». Continua la SpS n 4: «Ciò che Gesù, egli stesso morto in croce aveva portato, era qualcosa di totalmente diverso: l’incontro col Signore di tutti i Signori, l’incontro col Dio vivente, e così l’incontro con una speranza che era più forte  delle sofferenze, della schiavitù e che per questo trasformava dal di dentro la vita ed il mondo [….] Gli uomini che, secondo il loro stato civile, si rapportavano tra loro come padroni e schiavi, in quanto membri dell’unica Chiesa sono diventati tra loro fratelli e sorelle – così i cristiani si chiamavano a vicenda. In virtù del Battesimo erano stati rigenerati,  si erano abbeverati dello stesso Spirito, e ricevevano insieme, uno accanto all’altro, il Corpo del Signore. Anche se le strutture esterne rimanevano le stesse, questo cambiava la società dal di dentro.»

     I pagani erano senza speranza, perché senza Dio; la religione mitica aveva perso credibilità con lo sviluppo della ragione greca, si era sclerotizzata in riti ripetuti  senza convinzione solo in vista di una finalità politica. Il Divino veniva riconosciuto nelle forze di un cosmo-dio, che rendeva l’uomo schiavo dei suoi determinismi, ma non era un Dio che  si potesse pregare, un Dio che si prende cura dell’uomo, di ogni uomo.   Questo si è realizzato in Cristo Gesù, nella sua Croce risurrezione, che già ora offre nello Spirito Santo i suoi doni (grazia, giustificazione, virtù…..) nell’attesa di pienamente immergere l’uomo nella Gloria della sua Risurrezione.

         “Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti se uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.” ( Rm 8, 24 s).

         Tale speranza è fondata sull’amore manifestato nella Pasqua di Cristo:

         “Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci darà ogni cosa insieme con Lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Proprio come sta scritto:

<Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello>.

Ma in tutte queste cose siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati ,né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Rm 8, 31-39).

 

         Quest’amore è stato inoltre infuso nei cuori per lo Spirito Santo (cf Rm 5,1-5). Esso è il dono escatologico del Risorto, che suscita nel credente la fiducia filiale, fa balbettare il nome di “Abba, Padre” (Rm 8, 15; Gal 4, 5-7). Mediante lo Spirito l’uomo riceve la comunione di vita con Cristo, come anticipazione della partecipazione futura alla Gloria piena del Risorto .

         Giustificazione nella fede vuol dire salvezza nella speranza, perché la presenza dello Spirito Santo è nel credente garanzia della risurrezione futura, come dono vitale, già concesso, della carità:

         “Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo, e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.

         E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata, e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.” (Rm 5, 1-5).

         Cosa spera il credente?: la salvezza (1Ts 5, 8), la risurrezione del corpo (1Cor 15), la Gloria (Col 1, 27), la visione di Dio e la somiglianza con Lui (1Gv 3, 2): in una sola parola, la Vita eterna. (Gv 6,54; 20, 31)

    

5.Conclusione

        

Leggiamo in Ef 4, 1-6: “Vi esorto dunque io, prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione.”

         L’unità della Chiesa, che proviene dall’unico Dio, mediante l’unico Signore Gesù Cristo, nell’unico Spirito, si esprime nella professione della stessa fede, si realizza nel vincolo dell’amore fraterno (vivendo secondo la verità nella carità: Ef 4, 15), concretamente in una sola, comune speranza, quella della nostra vocazione.  Cioè per l’unità della Chiesa risulta necessario che ciascuno speri per sé e tutti, che tutti abbiamo la comune speranza della salvezza.

         La speranza cristiana, per tutti, appartiene alla stessa unità della Chiesa; ed ha lo stesso fondamento Trinitario e sacramentale come l’unità stessa della Chiesa. Siamo uniti da una stessa speranza, in forza della quale camminiamo con pazienza, in mezzo alle prove, verso gli stessi beni promessi.

         Siamo invitati da Ebrei 10, 23 a mantenere “senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso”.

         La comune speranza è quindi oggetto di pubblica professione, inoltre il cristiano deve essere pronto a “rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3, 15).

         Risulta essenziale alla vita della comunità che ciascuno non speri solo per se stesso, ma che la speranza, andando al di là del mio futuro esclusivo di salvezza, sappia estendersi a tutti. Questa estensione a tutti è strettamente connessa con il comandamento della carità, che pur conoscendo gradualità (fratelli nella fede, famiglia, amici) deve essere esteso anche agli stessi nemici (cf Lc 6, 27).

         Questo amore-speranza universale risulta fondato in ultima istanza sulla redenzione di Cristo, che viene offerta a tutti:

         “Dio nostro salvatore[…] vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità: uno solo infatti è Dio ed uno solo è il mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù che ha dato se stesso in riscatto per tutti.” ( 1Tm 2, 4-5).

         Su questo fondamento Paolo invita il discepolo vescovo a fare preghiere, domande, suppliche, ringraziamenti per tutti gli uomini (1 Tm 2, 1s). L’impegno ascetico-pastorale, la fatica e il combattimento spirituale che comporta, risulta fondato “perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono.” (4,10).

         “E’ apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, in attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.” ( Tt 2, 11-13). »(SpS n 14).

         La stessa ampiezza di universale salvezza è inculcata anche in Colossesi ed Efesini, ove si contempla il progetto di Dio, che in Cristo viene offerto a tutti: Cristo primogenito, primizia, principio, pienezza, capo; l’umanità partecipa solidalmente al destino glorioso di Cristo, che include in sé tutta l’umanità.  Si inaugura l’era della salvezza piena e definitiva, che discende, risanandole, sino alle infette radici adamiche (Rm 5,12-21). Cristo è in realtà disceso negli <inferi>.

         Anche la 2 Pt 3, 9 ammonisce: “Il Signore non ritarda nell’adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca,  ma che tutti abbiano modo di pentirsi”.

         Questa offerta di salvezza a tutti, per cui dobbiamo sperare di tutti, richiede in ciascuno l’accoglienza personale; la storia della salvezza è sempre un dramma di libertà responsabile:

         “Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.” (Mt 7, 21).

“In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli [….] Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco, zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno” (Mt 18, 3-8).

 

 

 

 

SECONDA MEDITAZIONE: POMERIGGIO

<<FEDE E SPERANZA: UN CAMMINO DI FEDELTA’>>

di padre Antonio Rungi, passionista

 

Questa seconda meditazione della giornata di ritiro, sarà dedicata al tema della speranza nella vita di Madre Victorine Le Dieu. Come tutti  santi che hanno una fede grande e una carità operosa, così anche per la fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, la speranza cristiana non manca, né è priva di quei riferimenti biblici e teologici su cui è stata alimentata con la preghiera nel corso della sua intera esistenza. Victorine Le Dieu è stata una donna grande attese e speranza, di grande fiducia ed abbandono alla volontà del Signore. Tutto quello che ha chiesto il Signore le ha concesso, dopo il superamento di tante difficoltà ed ostacoli da parte di tutti.

In questa prospettiva di donna di speranza, fortemente ancorata ad una fede incrollabile su Dio e sul mistero dell’umana redenzione, centro della sua spiritualità e del suo carisma, Victorine è un esempio per tutti: laici, soprattutto madre di famiglia e donne di qualsiasi ambiente culturale; per religiose che spesso non hanno grandi attese e speranze nella vita; per sacerdoti, frequentemente chiusi in una visione pessimistica della vita e della società. Lei parla il linguggio della speranza che intendo sottolineare in questa mia riflessione pomeridiana.

La speranza è intimamente e strettamente congiunta con la fede (Ebr 11,1). «Infatti ciò che forma l’oggetto della fede, la potenza di Dio che in Cristo opera la salvezza del mondo, è nello stesso tempo il motivo della nostra speranza; chi si incammina nella fede non può far a meno della speranza (Tt 1,1)» (F.X. Durrwell). I battezzati sono dei credenti e sono degli uomini che sperano in Cristo (1 Cor 15,18).

La speranza per Victorine, come per tutti i cristiani, ma in grado superiore all’agire comune, sgorga dalla sua fede intensa e gli dà coraggio nei suoi ardimenti, nelle sue imprese e nelle sue prove. Alle sue figlie oppresse dalle fatiche raccomanda di alzare gli occhi al cielo e ringraziare sempre il buon Dio, essendo di passaggio in questa terra e diretti verso la gloria del cielo. Ecco un suo tipico modo di pensare e di ragionare. La sua mente non si fissa nel passato, non si chiude nell’attimo presente, si protende, come per istinto, verso le realtà ultime. Tutte le umiliazioni subite soprattutto nell’abito ecclesiastico non smontano nel suo cuore la capacità di guardare avanti e soprattutto di andare avanti, senza mai fermarsi. La sua vita quotidiana evidenzia questo dinamismo interiore, improntato alla speranza, che non si ferma davanti ai problemi di tutti i giorni, ma anche davanti a quelli più seri e consistenti. Passare da una città all’altra per seguire il padre e lasciare le sue abitudini, le sue amicizie.

Scrive nel suo diario spirituale: “Ma perché affliggermi? Perderò l’amicizia, questo bene così prezioso che consola le anime? No, il sento nel mio cuore che si accresce di metà e che l’assenza ancora ne raddoppia le fiamme. Ah, guai al cuore freddo, che sopporta senza dolore la partenza di un amico, o la sua perdita sicura… Perché, per chi sa sentire o comprendere la pena, doloroso ricordo è ancora una felicità”. Sempre su questo tema, in una nota autobiografica, dichiara senza peli sulla lingua: “Mezzo secolo quasi di prove delicate, dolorose e anche terribili, oltre a crudeli delusioni mi hanno dato una larga esperienza e hanno rafforzato le mie convinzioni”.

La sua speranza è aperta alla possibilità di avere anche un buon numero di persone che seguiranno lei, ma soprattutto il Signore, artefice primo della sua opera: “Se a Lui piacerà –scrive – si troveranno anime che mi seguiranno in questa vita, perché ce ne sono di quelle che, come me, hanno subito lunghe prove nel mondo. Poi quando giungerà per esse un’era di calma e di libertà e quando, nel chiedere asilo in qualche porto religioso ne saranno tenute lontane dai principi severi di una regola ormai vecchia”.

Senza anelito verso l’eterno non c’è speranza. Il pensiero del paradiso, motivo di speranza, è una dominante della sua vita, dei suoi scritti biografici. Scrive infatti sul tema della formazione alla vita cristiana dei ragazzi: “Bisogna che i ragazzi ci siamo debitori della vita eterna più che della vita del corpo e dell’intelligenza e che ci dimostriamo vere madri con le cure e con gli esempi, che non ci stanchiamo in questo lavoro delicato e faticoso”. Ed aggiunge: “la menzogna e la vanità hanno viziato l’aria che questi poveri esseri respirano fin dalla culla. Solo la carità divina può preservarli o strapparli dalla corruzione”.

La speranza, pur conoscendo il “già” della salvezza, non trascura il “non ancora”; non ignora i rischi e le difficoltà, che incontra l’uomo decaduto incline al male, che vive e fa la storia; gli infonde perciò la certezza soprannaturale della presenza e dell’aiuto onnipotente del Risorto e del suo Spirito. L’intelligenza della fede, che porta Victorine ad aprirsi con lucidità sul male del mondo da curare e prevenire e sulle immense possibilità di bene da far crescere, stimolava potentemente il dinamismo della sua speranza e lo lanciava all’azione.  Tutto da Dio e da Cristo, «nostra speranza» (1Tim 1,1), nostro Salvatore.

La speranza è un atteggiamento onnipresente nella vita di Victorine, quanto la fede e la carità. La speranza è l’attesa dei beni futuri, lo slancio verso il possesso di Dio, la certezza del Dio «davanti a sé»; e, inseparabilmente, la confidenza illimitata nella potenza soccorritrice del Padre, di Gesù. È la voce di coraggio dello Spirito Santo, che la lancia in imprese ardimentose, inedite, non esenti da rischi. La Scrittura insegna che la speranza, anche se alata, non va esente da oscurità e tentazioni, non è sempre trionfante; comporta lotta, combattimento, prova. Anche da questo punto di vista Victorine si rivela grande nella speranza, perché capace di «sperare contro ogni speranza» e di tentare l’umanamente impossibile confidando nella forza di Dio.

Ormai 50enne, scriveva ad una sua amica, che voleva sapere di lei e che  Victorine non vedeva da moltissimi anni, e alla quale parlava della sua trasformazione fisica, frutto degli anni che erano passati, ma sottolineava un aspetto importante della sua vita interiore: “Del mio spirito il vigore è estremo, lo stesso fuoco brilla ancora nei miei occhi. Il mio cuore, ardente della più nobile fiamma, non ha perduto il minimo ricordo e nei suoi desideri, senza tregua, ancora l’anima mia aspira al giorno che non deve finire. Nel camminare tenendo di mira il mio desiderio come tutto è lungo… quando spesso fa buio… quanti dolori hanno disseminato la mia vita! A volte anche si indebolisce la mia speranza… il mio cuore si sprofonda e poi si rialza. S’, la felicità fuggendo dice addio, io mi consolo, e la strada giunge al termine credendo che infine si trova tutto in Dio”

 

Ripeteva spesso: «Posso tutto in Colui che mi conforta» (Fil 4,13). La frase di S. Paolo: «Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili con la gloria futura che dovrà essere rivelata in noi» (Rm 8,18) è un suo motivo ricorrente. Ripetiamo ancora che la sua speranza era ferma e incrollabile, perché ancorata al “già” della Pasqua del Signore, della Pentecoste, della realtà della Chiesa, dei sacramenti, delle primizie dello Spirito Santo, che ci sono date in germe, ragione non ultima della sua instancabile attività.

 

Tra i frutti più belli della speranza nella vita di Victorine ricordiamo: la “gioia” prorompente, insita nella certezza del “già” della fede; la “pazienza” inalterabile nelle prove, legata alle esigenze del “non ancora”; la sua sensibilità pedagogica, nella quale hanno grande parte la fiducia nelle risorse positive della personalità giovanile, la magnanimità, l’avvedutezza, la santa furbizia, virtù tipiche di chi crede e spera fermamente che il suo futuro «non delude».

 

In una parola come in cento, quando esortava le sue figlie spirituali più vicine spiritualmente e pastoralmente a lei a «lavorare con speranza», Victorine le invitava a guardare al paradiso per il quale siamo fatti; a confidare nell’aiuto onnipotente del Padre celeste e di Maria; ma, nello stesso tempo, ad impegnarsi a fondo per combattere i germi del male che infestano il mondo, e a sviluppare, ottimisticamente, quelli del bene, per costruire un avvenire migliore per la Chiesa ed il mondo. Questo significava per lei «lavorare con speranza».

Molto importanti le sue ultime parole dette prima di morire. Il suo testamento spirituale lo troviamo sintetizzate in parole di perdono, speranza, fiducia totale nella misericordia di Dio: “Io perdono tutti quelli che mi hanno fatto del male e perdono di cuore le vostre debolezze. Vi raccomando i bambini, amateli, curateli. Io non vi abbandonerò, veglierò su di voi e vi avviserò di ogni cosa. Siate sicure che l’opera crescerà. Quello che non ho potuto fare per voi su questa terra, lo faò nel cielo. Vi raccomando la pace, la gravità religiosa, l’umiltà, la semplicità, la verità. Non piangete, io sarò sempre vicino a voi. Vi ringrazio di quello che avete fatto per me. Vedete? Come il tempo passa. Oh come sono contenta di morire!”. Era il 26 ottobre 1884 quando la speranza di conquistare la vita eterna per Victorine, divenne la realtà, perché chiudeva gli occhi a questo mondo per aprirli nell’eternità con queste ultime meravigliose parole che disse prima di esalare l’ultimo respiro della sua vita: “Mio Dio vi amo con tutto il cuore, intendo e prometto di amarvi per tutta l’eternità. Mio Dio, non siate giudice ma salvatore”.