Pasqua

HAITI. PADRE RICK FRECHETTE, PASSIONISTA, DA 30 ANNI A SERVIZIO DEI POVERI

frechette1 frechette2 frechette4 frechette5 frechette6 frechette7

HAITI. PADRE RICHARD FRECHETTE, PASSIONISTA DA 30 ANNI IL GRANDE APOSTOLO DELLA CARITA’

di Antonio Rungi

I Passionisti sono presenti da 30 anni sull’Isola di Haiti con padre Richard Frechette, medico, sacerdote passionista, noto in tutto il mondo per il suo impegno umanitario in questo luogo. Padre Rick, 61 anni, di origine americana arrivò ad Haiti per continuare l’opera di padre William Wasson, passionista fondatore della Onlus Nuestros Pequenos Hermanos, che soccorre i bambini nelle nazioni dove nascendo si entra già all’inferno. Ad Haiti un bambino su tre non raggiunge i cinque anni, e la speranza media di vita è intorno ai 40.

L’allora giovane missionario realizzò in fretta che, sapendo di medicina, avrebbe potuto salvare molti piccoli, e si affrettò a ripartire per gli Stati Uniti per laurearsi in tempi record. E ritornare, naturalmente, tra i bambini di Haiti. Da allora ogni sua giornata è stata scandita da 3-4 ore di sonno, mentre tutte le altre si sono tradotte in orfanotrofi, scuole di strada, ospedali pediatrici, scuole artigianali per insegnare un lavoro, distribuzioni di acqua e cibo. Ma anche trattative con le gang che imperversano nella capitale Port-au-Prince, per ottenere la liberazione di numerosi rapiti: padre Rick è l’unico americano che rispettano, perché essendo medico ha curato anche i loro figli. Sono migliaia e migliaia i bambini (e non solo) che questo missionario dal volto umano e dall’aspetto solare ha salvato dalla morte, dalla miseria, dall’abbrutimento. Per tantissimi altri fa tutto quello che può, certo che le uniche tre cose destinate a durare siano fede, speranza e amore; ma l’amore è la più importante. Ci sono gocce d’amore anche nell’unguento che ogni giovedì spalma sotto il naso, prima di raggiungere con qualche collaboratore una fossa in collina assediata dai maiali. L’unguento gli serve a sopportare l’odore dei cadaveri, che sottrae a quello scempio per deporli in bare di cartapesta e seppellirli con una benedizione. In questo periodo continua a imperversare il colera e non tutti riescono a salvarsi, chi viene colpito da questa terribile epidemia. In questa realtà, padre Rick lavora ininterrottamente. Molte le iniziative nei prossimi mesi del 2015 per sostenere l’opera altamente umanitaria di padre Frechette in Haiti, che è un uomo dai modi franchi e dal sorriso solare, anche in jeans e t-shirt, e che comunica la sua natura di uomo di Dio. Bastano pochi minuti per sentirne la fede pratica e profonda, operativa e meditata.
Perché proprio la fede granitica è la marcia in più di questo missionario già fuori del comune, un sacerdote che non teme di confrontarsi con nessuna delle sfide intellettuali e storiche del mondo d’oggi.
Gli insegnamenti e gli insegnamenti di Papa Francesco, per padre Rick sono vita vissuta da circa 30 anni della sua intensa attività sacerdotale e missionaria vicino al dolore e alla sofferenza di tutti e specialmente dei bambini e degli adolescenti di Haiti. Noi ci auguriamo che possa continuare questa sua opera a favore dei bambini come ha fatto sempre, nel silenzio e nell’apprezzamento generale delle persone che lo hanno conosciuto. Ha vissuto da povero e vive da povero con i poveri. Non ha speso soldi ingenti per se stesso, per auto, per tecnologie, per viaggi, per divertimenti, per cene, per pranzi, per viaggi di rappresentanza, per fare carriera, come alcuni fanno in certi ambienti, ma tutto ha fatto e continua a fare per amore dei bambini e del popolo haitiano. Lo si può solo aiutare ed imitarlo nel silenzio e nella laboriosità, senza prendersi meriti che non si hanno e soprattutto non avendo la stessa competenza, disponibilità del cuore, della mente, bontà e rettitudine della vita e le sue stesse energie spirituali ed umane o generosità nel servizio, che altri non hanno e non potranno mai avere, perché vengono da altre esperienze di benessere, di concezione di potere e non di servizio, come ha dimostrato e dimostra il carissimo padre Rick. Buon lavoro, padre Rick anche in questa Pasqua 2015.

P.RUNGI. LA PREGHIERA PER LA QUARESIMA 2015

1424449_667721976591797_1278921107_n

Carissimi amici, vi affido questa mia preghiera della Quaresima, composta questa mattina per tutti noi, perché la possiate pregare ogni giorno, per questi quaranta giorni in preparazione alla Pasqua. Impegnatevi a recitarla come proposito di bene spirituale per voi e per tutti. Ci conto. Passate parola e testo, non dimenticandovi citare e soprattutto di pregare per l’autore.

Preghiera della Quaresima

Composta da padre Antonio Rungi, passionista 

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio vivente,

che Ti sei ritirato nel deserto, per quaranta giorni,

a pregare e a fare penitenza,

in vista dell’annuncio del tuo Regno

e dell’invito alla conversione della gente,

fa che questo tempo di Quaresima che Tu ci doni,

porti nel nostro cuore il rinnovamento spirituale

di cui abbiamo tutti quanti bisogno.

 

Allontana da noi ogni male

e donaci la forza di superare ogni tentazione

che l’antico e sempre nuovo accusatore

provoca in noi per allontanarci dal tuo amore.

 

Dona a noi, in questi santi giorni

di preghiera, conversione e carità sincera,

di essere coerenti con il santo vangelo

della misericordia e dell’amore,

senza offendere la dignità di nessuno,

ma tutti protesi verso il bene assoluto, che sei Tu.

 

Sostienici nella nostra sincera volontà

di pentirci da tutti i nostri peccati

della vita presente e dei tempi passati,

perché nulla possa ostacolare il nostro cuore

e la nostra mente

nello sperimentare la vera gioia del pentimento,

della riconciliazione con Dio e con i fratelli.

 

Fa di questo tempo di penitenza  il momento favorevole,

per vivere la solidarietà  fraterna

come segno distintivo di ogni buon cristiano,

incamminato sulla via della santità.

 

Nulla e nessuno turbi il nostro cuore

ed i nostri propositi di bene

che intendiamo mantenere

non solo in questo tempo,

ma per tutta la nostra esistenza terrena.

 

Maria, la Madre della vera e perpetua Quaresima,

con il suo esempio ed il suo insegnamento

di silenzio, ascolto e penitenza,

ci indichi la strada per incontrare Gesù

nel cammino verso il doloroso Calvario

e il Cristo Risorto nella gioia della Santa Pasqua. Amen

P.RUNGI. COMMENTO E PREGHIERA PER LA SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA 2015

IMG_0218 IMG_0217

SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA

6 GENNAIO 2015 

RIVESTIAMOCI DELLA LUCE DI CRISTO 

Commento e preghiera di padre Antonio Rungi 

La solennità dell’Epifania, della manifestazione di Cristo a tutta l’umanità, quale unico redentore e salvatore, ci invita a rialzarci, a rivestici di luce, ad abbandonare tutte le tenebre, di qualsiasi genere, che possono oscurare il cuore e la mente di ogni persona e del genere umano. Sono, infatti, tantissime le tenebre che avvolgono questo mondo, in questo nostro tempo segnato da tanti avvenimenti negativi, frutto dell’oscurità più totale che si è affermata nella mente dell’uomo moderno. Fare spazio alla luce, al positivo, alla gioia significa fare spazio a Gesù Cristo, come i re Magi, questi scienziati del tempo di Cristo, questi intellettuali e saggi che, mossi dalla curiosità della stella cometa, si incamminano per “vedere” fino a che punto, quel punto di luce acceso nell’universo avesse portato il sapere umano. Ebbene il punto dove si ferma questa stella nuova ed inattesa, inaspettata, fu la grotta di Betlemme, ai piedi di Gesù bambino, la novità assoluta di allora e di sempre, perché Cristo fa nuove tutte le cose, in ogni tempo ed in ogni epoca. Il tema della luce, che è poi nella sacra scrittura segno ed espressione della fede, accompagna la liturgia di questa bellissima solennità che tutte le feste porta via. Se è vero che dopo l’Epifania si riprendono i ritmi soliti della vita quotidiana, almeno nel nostro Paese, è pur vero che da domani in poi, la vera festa del cuore, dell’anima, della vita interiore non va via, permane, anzi accresce ed aumenta in consistenza in quanto i frutti spirituali di questo periodo di Natale che abbiamo vissuto si vedono a distanza. Dopo la sazietà di tante celebrazioni a partire dalla messa di mezzanotte di Natale, alla festa della Santa Famiglia, al Te Deum di ringraziamento di fine anno, alla celebrazione della solennità della Madre di Dio, nel primo giorno del nuovo anno, e agli altri momenti di festa e celebrazioni varie, è stato un inno continuo alla luce che viene dal cielo e rischiara le tenebre della nostra mente e della nostra storia, in quanto a noi viene la Luce stessa che è Gesù.

Questa luce attesa da secoli è preannunciata dai profeti ha una particolarità tutta sua, che a ben ragione Isaia, nel testo della prima lettura di oggi, ce ne far godere gli effetti e i riflessioni sul nostro modo di pensare e di agire:Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore”. E’ la cavalcata dei Re Magi verso Betlemme, già anticipata dal grande profeta dell’era messianica. Egli guarda lontano e vede sorgere questa luce, che diraderà le tenebre e metterà ordine nel cose di questo mondo, tutto prenderà un nuovo indirizzo, in quanto viene la luce del Signore e la gloria di Dio risplenderà su questo mondo. Tutti i popoli della terra, se si faranno guidare da questa stella, da questa luce, potranno essere sereni e tranquilli e vivere in pace e prosperità, ad assaporare la gioia della salvezza, che Cristo viene a portare all’umanità intera. In poche espressioni è san Paolo Apostolo nel brano della sua lettera agli Efesini che ci fa comprendere esattamente il senso della celebrazione odierna: “che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. Nessuno, quindi, è escluso dal piano della salvezza del genere umano che Gesù Cristo porta a compimento nel mistero della sua morte e risurrezione, che l’Epifania ci anticipa nei suoi aspetti liturgici, al punto tale che in questa giornata si legge l’Annuncio della Pasqua, per indicare il punto di partenza e di arrivo di ogni valida azione liturgica e di ogni festa cristiana.

Cercare Gesù, incontrare Gesù, annunciare Gesù questa è la gioia più grande di ogni autentico cristiano. I tre santi magi che incontrano Gesù, dopo aver scrutato il cielo per tanti anni, lo fanno non nella stella cometa che pure compare nel firmamento del cielo, ma lo incontrano sulla terra. Quasi a dire che quel Gesù che era in cielo, è disceso sulla terra, poi ha vissuto qui, ha sofferto qui, è morto qui, condannato al patibolo per mani assassine, ma è risorto qui, per poi ascendere da dove era disceso ed andarci a preparare un posto, perché dove è Lui saremo anche noi membra del corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, nella quale siamo entrati a far parte mediante il meraviglioso dono e sacramento del Battesimo. Come i santi re magi che incontrano Gesù dobbiamo gioire sinceramente nel profondo del cuore e dobbiamo essere sempre persone di gioia. Chi non incontra Gesù vive nella tristezza perenne, come ha vissuto Erode che è morto disperato perché ha cercato, inutilmente, di uccidere la speranza e la vita dell’umanità che era e che è Gesù Cristo. Anche oggi queste figure e personaggi pericolosi esistono su tutto il globo terrestre, capaci di azzerare nel cuore di intere nazioni la gioia e la speranza di vivere, perché criminali nella mente, nel cuore e nell’azione. Ecco perché i magi, una volta incontrato Cristo, la luce, la pace, la fede, non rincontreranno Erode, lo evitano deliberatamente, perché hanno trovato quello che cercavano, la vera scienza e sapienza incarnata.

L’esempio dei Magi possa costituire per tutti noi, cristiani del XXI secolo, che da pochi giorni hanno iniziato il loro cammino nel nuovo anno 2015, un forte richiamo a cercare sempre la luce e la verità, ad essere dalla parte dell’amore e non dell’odio, dalla parte di Dio e non di senza Dio e degli oppositori di Dio. La fede vera ci deve spronare a cercare quella luce della mente, del cuore e dell’agire che ci porta costantemente ad essere testimoni e messaggeri di Cristo nel nostro tempo, con tutte i suoi pregi e i suoi limiti.

Sia questa la preghiera per l’Epifania 2015 che ho composto per la circostanza e che vi invito a recitarla in questo giorno santo, ricco di significati religiosi, spirituali, umani e sociali:

 

Prostrati davanti a Te Gesù Bambino,

come i Re Magi venuti dall’Oriente,

noi oggi ti ringraziamo per averci scelti,

prima della creazione del mondo,

per essere santi e immacolati  nella carità.

 

Ti ringraziamo di tutto l’amore

che porti all’umanità, della misericordia

che effondi su di noi abbondantemente

in ogni momento della nostra esistenza.

 

Non siamo degni di così grande amore,

che dalla Grotta di Betlemme

giunge fino al sepolcro vuoto del Calvario

nel giorno solenne della tua Pasqua

di morte e risurrezione.

 

Dona, Signore, ai nostri giorni

la fede necessaria per affrontare

le tempeste dell’esistenza,

per risorgere continuamente in Te,

che sei la grazia e la gioia in eterno.

 

Manda noi, quali tuoi messaggeri di speranza,

fino agli estremi confini del mondo,

dove più dura si fa la lotta

per la sopravvivenza umana,

e dove  più forte

è il dolore sul volto di ogni uomo.

 

Fa che tutta la nostra vita

sia un sorriso continuo,

per portare la gioia ai tanti bambini

offesi ed umiliati dalla vita,

alle madri che subiscono

umiliazioni di ogni tipo,

alle donne che continuano

a disprezzare la loro vita,

agli uomini che continuano ad uccidere

perché senza Dio

o in nome di un falso Dio.

 

Fa, o Signore, che la luce

del Vangelo della gioia,

che inizia nella Grotta,

alla presenza dei pastori

e dei sapienti del tuo tempo,

possa raggiungere il cuore

e la mente di ogni fratello

e sorella della terra,

e trasformare la loro esistenza

in una lode perenne,

a Te, che sei la Gioia Eterna.

Amen.

 

Omelia per la quinta domenica di Pasqua di padre Antonio Rungi – 18 maggio 2014

DSC04593

Quinta Domenica di Pasqua – 18 maggio 2014

 

Il servizio della parola e della carità

 

di padre Antonio Rungi

 

La liturgia della parola di Dio della quinta domenica di Pasqua ci la chiesa missionaria di Gerusalemme, che cerca di darsi un’organizzazione più precisa, distribuendo compiti e ruoli all’interno di essa. L’aumento del numero dei fedeli, richiedeva un assetto giuridico diverso, per migliorare la proposta evangelica che gli apostoli in prima persona erano chiamati a fare. Così, giustamente, si pensò di differenziare il compito del ministro della parola e dell’eucaristia, dal quello della diaconia della carità. Entrambi erano importanti. La prima comunità di Gerusalemme era ben convinta e cosciente che l’annunzio del vangelo cammina pari passi con la carità e con le opere di misericordia corporale. Vengono quindi scelti sette diaconi che avranno il compito, come ci ricorda il brano degli Atti degli Apostoli di assistere le vedove, considerando che già allora c’erano lamentele tra i cristiani di varia provenienza. Leggiamo, infatti, che “quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove”. Da qui la decisione di assegnare a questo compiti altre persone che non fossero le stesse che pensavano a pregare ed insegnare. Il trittico della chiesa nascente e di sempre è ormai chiaro: preghiera, insegnamento e carità. L’uno aspetto o impegno rispetto agli altri risulta essere privo di consistenza e di testimonianza. Gusto quindi che in base ai carismi, ma anche alla consacrazione ufficiale attraverso l’imposizione delle manti e quindi della discesa dello Spirito Santo alcuni venissero consacrati diaconi nella chiesa. Questo primo grado dell’ordine sacerdotale ha modificato essenziale la sua primaria finalità, nel senso che oggi il diacono, soprattutto quello permanente (e sono per lo più persone sposate) ha un ruolo di collaboratore del sacerdote nel campo liturgico e catechetico.

Nel brano della seconda lettura di oggi, viene presentata a noi l’immagine di Cristo, come pietra angolare, sulla quale si struttura ed organizza tutto il tempio santo di Dio e quindi tutta la comunità dei credenti. Rapportato al testo della prima lettura comprendiamo perfettamente che non c’è Chiesa senza Gesù Cristo. Da lui parte ogni iniziativa e a lui approda ogni attività ecclesiale. La Chiesa come, ha ricordato Papa Benedetto XVI, nell’atto delle sue dimissioni da Vescovo di Roma e da Pontefice, volle evidenziare che la Chiesa non è dei Papi, né dei Vescovi, né dei cardinali, né dei sacerdoti e né dei laici, ma solo ed esclusivamente di Cristo. Passano sulla scena del mondo e della storia della Chiesa tutti, ma solo Cristo resta. Ecco perché, riflettendo sul brano della seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di San Pietro Apostolo, siamo chiamati ad avvicinarci “al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio”, come  pietre vive anche noi siamo costituiti “come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo”. Il nostro sacerdozio, comune e ministeriale, riguardante i sacerdoti consacrati, lo dobbiamo esercitare in nome di Cristo e mettendo al centro del nostro ministero sacerdotale solo ed esclusivamente Lui, il Signore, il Crocifisso e il Risorto, memori di quanto sottolinea san Pietro nel brano di oggi che noi siamo “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”. La coscienza della nostra identità e dignità di cristiani ci aiuta a crescere nella santità della vita e ad impegnarci seriamente nel campo della nuova evangelizzazione, come ci ricorda Papa Francesco nella sua recente esortazione apostolica “Evangelii gaudium”.

Infine nel Vangelo di oggi, Gesù si presente da Risorto, con queste sue peculiari ed esclusive qualità: Egli è la via, la verità e la vita. E’ la via che conduce al Padre; per cui chi vede Lui vede la Trinità, in particolare il Padre con il Quale, Gesù è una sola cosa. Egli è la verità, in quanto, essendo Figlio di Dio, in Lui non ci può essere falsità, menzogna o ombra di dubbio.

Gesù è la vita, in quanto Lui è la sorgente della grazia e da lui attingiamo quella vitalità interiore e spirituale, senza la quale saremmo persone viventi biologicamente, ma morti dentro il nostro cuore. Ecco, perché Gesù ribadisce con forza che chi va a Lui avrà la vera vita, quella eterna: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”. Il posto di Cristo e il posto di Dio è l’eterno paradiso, dove non si riducono gli spazi, perché si è in tanti, ma aumentano in quanto l’amore dilata ogni cosa, anche l’eternità. Proprio nell’eternità c’è posto per tutti, specie in quel luogo dove Gesù ci ha preceduto con la sua ascensione al cielo. E’ lì che tutti noi siamo diretti e speriamo di giungervi in buone condizioni spirituali, in modo da non temere alcuna condanna o riprova del nostro operato da parte di chi, come Cristo, ci dovrà giudicare.

Si questa la nostra umile preghiera che rivolgiamo al Signore nel giorno a Lui dedicato che è la Domenica, Pasqua settimanale, durante la quale assaporiamo quasi con mano, come Tommaso, il paradiso, perché questo giorno ci ancora sempre più nel mistero centrale della nostra fede che è il Cristo Crocifisso, Risuscitato e Glorificato: “O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna”. Amen.

 

Preghiera alla Madonna, composta da padre Antonio Rungi

2014-01-06 11.10.00
Ai tuoi piedi, Vergine santa,
per chiedere grazie e benedizioni

Vergine Maria,
qui ai tuoi piedi al Santuario della Civita,
mi rivolgo a Te, Madre di Dio e Madre nostra,
affinché possa presentare al tuo divino Figlio,
Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo,
le mie umili suppliche e quelle di tanti fratelli
e sorelle che sono in pena per tanti problemi …
e difficoltà personali e del mondo odierno.

Tu che tutto puoi presso il tuo amato Gesù,
ottienici di vivere in pace con tutti gli uomini della terra,
a partire da quelli che sono nella nostra casa
e fanno parte della nostra vita.
Dove c’è pace, o Maria, c’è lo stesso Gesù,
che conforta e dona gioia a quanti lo cercano
con cuore sincero.

Vergine Santa, la prima pellegrina della speranza,
apri il nostro cuore ad avere sempre più fiducia
in Gesù, nostra, vita, nostra speranza, nostra Pasqua,
nostra risurrezione e consolazione.

Guarda con amore e proteggi i bambini, le donne,
le persone disperate e senza alcun conforto
umano, materiale e spirituale.
Non permettere, Madre della gioia, che nel cuore
di tante persone alberghi continuamente il dolore,
mentre dai loro volti sgorgano continuamente le lacrime della sofferenza.

Ridona fiducia a quanti sono sfiduciati
e guardano il futuro con gli occhi della delusione,
dell’amarezza e dell’asprezza.
Tu, Madre della speranza, puoi fare molto
per ciascuno di noi.
Gesù stesso ci ha affidati alla tua custodia e protezione materna,
mentre versava per noi, sulla croce, il suo sangue prezioso,
che ci purifica da ogni colpa
e rende puro e limpido il cuore
di chi cerca sinceramente il Signore.

Madre della santa montagna, che ci inviti
a salire il monte della santità,
aiutaci in questo cammino non facile.
E come i discepoli di Emmaus,
accompagnati da Gesù,
sulla via che porta al villaggio eucaristico,
facci riconoscere, nello spezzare il pane,
alla mensa del corpo e sangue di Gesù,
come fratelli e sorelle in Cristo,
e condividere il pane e il sangue
con le membra piagate del corpo del Risorto,
che è la Chiesa e l’intera umanità.

Madre del silenzio e della preghiera
aiutaci ad amare il silenzio interiore
e la preghiera profonda e sincera del cuore. Amen

(Preghiera, composta da padre Antonio Rungi, passionista)
Santuario della Civita, 4 maggio 2014

PREGHIERA AI NOVELLI SANTI, GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II

canonizzazione2

PREGHIERA AI DUE NUOVI SANTI 

Signore Gesù, che hai chiamato a così alto grado di santità,

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Papi,

pastori universali della Chiesa da te istituita

e affidata alla guida di Pietro,

primo Papa della storia del Cristianesimo,

ti chiediamo, umilmente,

per intercessione di questi tuoi figli eletti della Chiesa,

elevati oggi agli onori degli altari,

in questa speciale giornata di grazia

e benedizione dall’alto,

di camminare, anche noi, sui sentieri di quella santità,

fatta di umiltà, bontà e sacrificio,

che ha caratterizzato la vita di questi

tuoi speciali discepoli e figli amatissimi.

 

Signore, per intercessione

di San Giovanni XXIII
e San Giovanni Paolo II,

ti chiediamo di difendere la chiesa

dagli assalti del maligno,

che si insinua nella vita anche dei tuoi figli prediletti

che tu hai scelti per guidare il tuo popolo santo,

nella storia di questo secolo, appena iniziato,

afflitto da tanti mali ed insofferenze di ogni genere.

 

Fa o Signore che sull’esempio di questi santi pastori,

i vescovi, i sacerdoti, le anime consacrate e i fedeli laici

possano vivere in totale fedeltà

la chiamata alla santità,

senza dubbi, incertezze

e sicuri nel dono della fede,

forti nel dono della speranza,

dinamici con dono della carità.

 

Signore, pastore supremo delle anime nostre,

mediante l’intercessione dei novelli santi papi,

nessuna pecorella smarrita, continui a vagare nel dubbio e nella solitudine,

ma tutte possano ritrovare la strada del ritorno

e ritrovarsi  insieme intorno alla tavola della divina misericordia.

 

A Te Signore del tempo e della storia,

che ci hai donato due grandi e santi pastori

in Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II,

degni discepoli di Maria, Madre di Cristo e della Chiesa,

sia lode onore e gloria,

per tutti i secoli dei secoli.

Amen 

(Padre Antonio Rungi, passionista)

Omelie di Padre Antonio Rungi. Domenica 9 marzo 2014.

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO (A)- 9 MARZO 2014 

Dalla tentazione alla vittoria sul male di ogni genere 

di padre Antonio Rungi 

La liturgia di questa prima domenica di Quaresima, ci presenta Gesù, in ritiro quaresimale, tentato dal Demonio alla fine dei lunghi giorni di preghiera e di penitenza. Preghiera e penitenza che potenziano e non indeboliscono le difese immunitarie spirituali contro le forze del male. Da qui l’importanza dell’una e dell’altra nella vita del cristiano.

Sono tre le tentazioni, sintesi di tutte le tentazioni, che il Demonio può scatenare nel cuore dell’uomo e spesso sopraffarlo, come capita nella vita di tante persone, credenti e non, che sono prese dall’avidità materiale, dal potere, dal successo, dall’orgoglio, dalla superbia umana, dalla corruzione che genera la sottomissione dell’uomo alle forze del male e che agiscono nel mondo. Sappiamo benissimo come Satana tenti ognuno dei credenti e come è capace far vedere bene ciò che è male e trasformare il bene in male. Chi si lascia affascinare da questo angelo ingannatore e da promesse di felicità, che non hanno consistenza, rovina se stesso in questa vita e per l’eternità.

Gesù, oggi, con il suo atteggiamento spirituale ed umano ci insegna a come combattere tutto questo: solo la forza della grazia di Dio, solo una conversione ed una purificazione continua ci mettono in condizioni ottimali di difenderci dagli assalti del Demonio, specie quando siamo più fragili spiritualmente e quando le situazioni di sofferenza, di solitudine, di privazione ci possono prostrare, al punto tale da non aver più fiducia nel Signore e nella grazia rigeneratrice di speranza e di amore dentro di noi. Vincere le passioni torbide della nostra vita, superare le tentazioni è un cammino ascetico che dura l’intera esistenza.

Nessuno di noi, carissimi fedeli, può dirsi immune, anche nella maturità spirituale, nell’età avanzata, dalla tentazione. Anzi più si cammina sulla strada della santità, più le tentazioni, di ogni genere, aumentano e a volte ci fanno assaporare le notti oscure dell’aridità spirituale e della stasi interiore.

Noi abbiamo bisogno sistematico di preghiera e di penitenza per camminare nella vita della santità.

Una preghiera che, in Quaresima, si fa silenzio, ma anche servizio alla carità, alla parola di Dio, alla generosità, alla sensibilità umana.

Una penitenza che non si batte solo il petto, né assicura l’astinenza del venerdì o il digiuno di qualche giorno alla settimana.

Una penitenza che passa attraverso la verifica seria e continuativa del nostro modo di vivere, spesso immerso nel peccato ed incosciente del peccato stesso.

Non sappiamo più chiamare per nome i peccati, non sappiamo più chiedere perdono a Colui che questo peccato lo ha debellato con la morte in Croce e che per combatterlo necessita del sacramento della riconciliazione e della confessione.

Non sappiamo prendere sul serio il cammino della nostra vita spirituale che ci deve portare a salvare la nostra anima. A che serve all’uomo guadagnare il mondo intero se poi si perde per l’eternità. Bisogna riconoscere i nostri limiti e i nostri peccati e confessare le nostre debolezze. Peccatori si, come dice papa Francesco, corrotti no, né ora e né mai per un cristiano.

Le tante conversioni che si registrano anche ai nostri giorni ci fanno capire quanto sia importante entrare nella dinamica spirituale della Quaresima. E questa prima domenica con i passi della liturgia della parola di Dio, così incisivi e forti, non dà spazio a nessuna altra ipotesi, se non a quella di scegliere davvero da che parte vogliano stare: dalla parte di Dio o del Demonio. Dalla parte della grazia o dalla parte del peccato?

Spetta a noi fare scelte consapevoli e decise, rompendo con il passato in modo drastico, senza rimpianti, soprattutto se questo passato è stato vissuto nel peccato.

Entrare la cammino quaresimale, come Gesù ha fatto, significa, per noi che ci professiamo cristiani,  seguire il nostro Maestro in questi pratici insegnamenti: lottare il male, non indebolirci, fortificandoci con la grazia che viene da Lui. Sia questa la nostra umile preghiera all’inizio della Quaresima 2014, che abbiamo iniziato mercoledì delle Ceneri, il 5 marzo scorso: “O Dio, nostro Padre,  con la celebrazione di questa Quaresima,  segno sacramentale della nostra conversione,  concedi a noi tuoi fedeli  di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo  e di testimoniarlo   con una degna condotta di vita. Meditiamo attentamente sulle parole della Bibbia che in questo tempo, come un martello pneumatico in azione per eliminare le incrostazioni che si sono formate nella nostra anima, ci richiama a vita nuova, a vita libera da ogni compromesso con male, ricordandoci, come nella prima lettura di questa domenica, che siamo polvere e in polvere ritorneremo. Ricordandoci che siamo di passaggio e che siamo davvero Nulla davanti al Tutto che è Dio, nostro Creatore e Salvatore. Ricordandoci che siamo peccatori, e che il peccato sta dentro di noi, anche se quello che sta fuori di noi può indurci a peccare, condividendo non tanto il cammino della purificazione, ma quello della tentazione, come fecero i nostri progenitori nel paradiso terrestre, quando restarono affascinati dall’idea, molto ardita, di essere uguali a Dio.

Ricordiamo quanto scrive oggi l’Apostolo Paolo, nella Lettera ai Romani, uno degli scritti teologici più profondi, che apre il nostro cuore alla speranza e alla fiducia nella misericordia di Dio: “Come per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti”.

Quale atteggiamento migliore, allora, in questo tempo di Quaresima, da assumere in modo concreto e fattivo? E’ quello del pentimento e del rinnovamento spirituale, di una volontà forte e decisa, sincera e senza alcuna falsità e menzogna con noi stessi, nell’assoluta trasparenza sulla nostra condotta di vita, apparentemente santa, ma segnata anche da vari piccoli e grandi peccati che dobbiamo confessare, ma soprattutto eliminare.

Il Salmo 50, inserito, oggi nella liturgia della parola in questa prima domenica di Quaresima 2014, sarà il nostro inno quotidiano di richiesta di perdono e di misericordia al Signore e che, attraverso Maria, la Madre di Dio e la Madre della divina misericordia, possiamo ottenere dal Redentore, morto e risorto per noi. Noi abbiamo bisogno della grazia di una vera conversione del cuore: “Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;  nella tua grande misericordia  cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro.  Sì, le mie iniquità io le riconosco,  il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.  Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode”.  Amen.

Commemorazione dei Fedeli Defunti – 2 novembre 2013

COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI – 2 NOVEMBRE 2013

 

CRISTO HA VINTO LA MORTE

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

Oggi la chiesa ci fa ricordare tutti i fedeli defunti in una grande preghiera che li racchiude tutti nei nostri pensieri e nei nostri ricordi. I defunti, nostri parenti, amici, conoscenti e i defunti di tutti i tempi, che per noi non hanno nome, ma che Dio conosce bene. La nostra preghiera oggi è, infatti, rivolta al Signore perché accolta nel suo Regno di eterna gioia e pace quelli che hanno lasciato questo mondo e sono passati all’eternità. La preghiera per le anime sante del purgatorio e per le anime, specialmente quelle più abbandonate e che di cui non sappiamo neppure il nome e l’esistenza. I morti di tutte le guerre e di tutte le violenze, i morti del passato, come dell’oggi, i morti di ogni cultura, popolo, religione nazione, i morti sulle strade, in mare, negli ospedali, nelle case, nelle piccole e grandi città, i morti naufraghi di Lampedusa, quelli che negli ultimi giorni hanno lasciato profondamente addolorato il nostro cuore. Tutti i morti, senza esclusione di nessuno e la preghiera è perché il Signore doni loro il riposo eterno, senza più fatica e dolore, senza più croci e calvari di ogni genere. Questa grande famiglia che attende di vedere faccia a faccia Dio così come Egli è, nella gloria del Paradiso e che un giorno, quando anche noi chiuderemo gli occhi alla vita terrena speriamo di incontrare, dove Dio attende ogni suo figlio. Ecco perché la nostra preghiera umile e non senza dolore nel cuore, nostalgia per quanti ci hanno lasciato, prematuramente, è questa che rivolgiamo al Dio della vita: “Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede del Signore risorto, e conferma in noi la beata speranza che insieme ai nostri fratelli defunti risorgeremo in Cristo a vita nuova”.

La profonda certezza di fede che esiste l’eternità e tutti siamo indirizzati verso questa meta finale, ci fa pregare con il problematico ed impaziente Giobbe, con queste parole: “Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro». E con l’Apostolo Paolo, convinti più che mai del mistero della risurrezione di Cristo, preludio della nostra definitiva risurrezione, sappiamo che “Gesù è morto ed è risorto; così anche quelli che sono morti in Gesù Dio li radunerà insieme con lui. E come tutti muoiono in Adamo, così tutti in Cristo riavranno la vita”.

Morte, vita, risurrezione, purgatorio, paradiso: sono le parole chiavi di questa commemorazione annuale dei fedeli, che tanta pietà popolare suscita in chi crede e in chi non crede.

Nella prospettiva del mistero della risurrezione del Signore, anche la paura della morte ed il nostro futuro si colora di speranza e di serenità, si riempie di gioia e di amore per sempre, perché oltre la morte corporale, la nostra sorella come la definiva San Francesco, c’è una vita senza fine, una vita nel Dio della pace e della felicità. E con il Salmo responsoriale di questa liturgia, eleviamo al Signore il nostro canto di speranza: Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario”. Anche il brano del Vangelo della prima messa dei defunti, sottolinea questa prospettiva di eternità e di risurrezione: “Chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Vivere in questa speranza, in questa attesa è l’atteggiamento migliore dell’uomo credente, del cristiano che ha fatto della fede una forza trainante della sua esistenza nel tempo. Come scrive l’Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla Lettera ai Romani: “La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.

Camminiamo in questa fede-speranza per incontrare, al termine dei nostri giorni l’Amore, il Dio carità e in lui incontrare tutte le persone che abbiamo conosciuto, amato e forse anche contrastato nel corso della nostra vita. Intanto per loro sgorga la nostra umile preghiera per tutti i fedeli defunti che è sintetizzata in quella nota a tutti e pregata da tutti: “L’eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace.Amen”.

 

ITRI, IL CONVEGNO SU PAPA FRANCESCO

2013-07-07 19.06.52.jpgItri (Lt). Il primo convegno su Papa Francesco, a 100 giorni della sua elezione. Molto interesse e tantissima partecipazione.

di Antonio Rungi

Nell’ambito dei solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Civita, la patrona dell’Arcidiocesi di Gaeta e della città di Itri, che si svolgono dal primo al 22 luglio di ogni anno, domenica 7 luglio 2013, dalle ore 19,00 alle ore 21,00, ad Itri, nella chiesa parrocchiale Santa Maria Maggiore, si è solto il convegno ecclesiale-parrocchiale su “Papa Francesco. I primi 100 giorni” di Pontificato. Circa 1000 persone presenti in chiesa per ascoltare i vari relatori. Presenti al Convegno il parroco don Guerino Piccione padre Antonio Rungi, della comunità passionista del Santuario della Civita, che predicherà il 12 luglio durante la novena in onore della Madonna. Ad introdurre i lavori è stato l’Avvocato Antonio Fargiorgio, presidente dell’Associazione Madonna della Civita, che ha messo in risalto la finalità del convegno nel contesto della festa patronale. Il primo saluto ai convenuti è stato del parroco, don Guerino Piccione che ha messo il risalto la speciale devozione di Papa Francesco verso la Madonna, richiamando il suo primo significativo gesto di portare un vasetto di fiori alla Madonna Salus Populi Romani a Santa Maria Maggiore in Roma all’indomani della sua elezione a Sommo Pontefice e Vescovo di Roma. A seguire, l’intervento del sindaco della cittadina, dott. Giuseppe De Santis, che ha sottolineato l’importanza della festa patronale come momento di aggregazione e di approfondimento della propria fede. A coordinare tutto il convegno, oltre che ad organizzarlo concretamente, è stato Orazio La Rocca, vaticanista de “La Repubblica” e collaboratore del settimanale L’Espresso, che è originario di Itri. Il primo atteso intervento è stato di Pippo Baudo, noto presentatore della Rai. Pippo Baudo ha parlato del potente e trasformante carisma di Papa Francesco, che oltre a dare una sterzata alla Chiesa è un forte richiamo anche ai media, alla televisione, a camminare secondo criteri di eticità e moralità, con uno stile di vita semplice e povera. A seguire, Gianni Valente, biografo del Cardinale Bergoglio, quando era arcivescovo a Buenos Aires, in Argentina. Ha parlato dei suoi vari incontri con Papa Bergoglio, dei vari aneddoti e della sua amicizia con l’allora cardinale ed ora Papa. Due fatti hanno suscitato viva emozione nei presenti, quando Valente ha parlato della visita di Bergoglio e sua alla “città nascosta”, una grande estensione di terreno dove abitano in condizioni disumane migliaia di persone a Buenos Aires e come il cardinale Bergoglio sapeva stare vicino a quella gente. L’altro fatto commovente citato da Valente è stato la carità pastorale con cui l’allora arcivescovo fu vicino ad un ex-vescovo che aveva lasciato e si era sposato, restando praticamente escluso ed emarginato da tutti. Lui lo andava a visitare e lo confortava con la parola e l’affetto del buon pastore, che non esclude nessuno dal suo ovile, anzi che va in cerca della pecorella smarrita. Il successivo intervento è stato quello di Carlo Di Cicco, Vice-Direttore de L’Osservatore Romano. Di Cicco ha parlato in particolare dello stretto rapporto che intercorre tra Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. “Non ci sarebbe Francesco, se non ci fosse stato Benedetto che come sappiamo ha rinunciato perché ha capito che le forze umane non c’erano più per continuare. Di Papa Giovanni Paolo II la gente diceva che andava a vederlo, di Papa Benedetto la gente diceva che andava ad ascoltarlo, di Papa Francesco la gente dice semplicemente che bisogna imitarlo e non sarà facile per nessuno”, ha detto il Vice Direttore dell’Osservatore Romano. L’ultimo, sintetico intervento è stato di padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi, che ha raccontato dell’elezione del Papa e della prossima venuta del Papa ad Assisi, sottolineando il fatto della scelta del nome “Francesco” per dare anche attraverso questi segnali una svolta potente ed innovativa a tutta la chiesa. I fatti di questi giorni ha detto padre Enzo, lo stanno dimostrando. Ha anticipato anche la notizia che il Papa ha scritto una bellissima preghiera in onore di San Francesco che depositerà, nella cripta del Santo il 4 ottobre 2013 quando andrà in visita pastorale ad Assisi nel giorno stesso della festa del Patrono dell’Italia. L’ultimo intervento è stato del Maestro Ambrogio Sparagna che ha portato la sua testimonianza dell’incontro con il Papa nei giorni scorsi con circa 200 bambini delle case famiglie, e con il concerto offerto al Papa. Poi una sua esibizione all’organetto ed insieme ad un’artista siciliana l’esecuzione di un bellissimo canto sulla verginità della Madonna, in dialetto siciliano. Le ultime parole di saluto sono state di Pippo Baudo che ha sottolineato l’importanza di vivere in comunione della chiesa, di dare la possibilità a divorziati risposati di accostarsi all’eucaristia, del cambiamento di indirizzo e di impostazione dello Ior, della scelta della povertà e della tenerezza che devono caratterizzare sacerdoti, religiosi e suore. A conclusione del convegno, come ogni anno, dopo una breve processione per le principali vie di Itri c’è stata l’ostensione del quadro della Madonna della Civita, in Piazza Incoronazione. Rito che ha aperto ufficialmente il periodo di festeggiamenti in onore della Santissima Patrona della Arcidiocesi di Gaeta e della Città di Itri. Alle 22.00 tutti a casa, dopo una serata di ascolto e riflessione sulla straordinaria personalità di Papa Francesco.

La prima enciclica di Papa Francesco “Lumen fidei”

bf0cd5db490ea06a261021c0f7d5-grande.jpgE’ certamente l’unica  enciclica ad essere scritta a quattro mani, nel senso che vi hanno lavorato intorno a tale progetto due Pontefici, entrambi viventi: uno emerito, Papa Benedetto XVI, che ha avviato il progetto e, l’altro, il Papa in carica, Francesco, che lo ha completato e lo ha reso noto alla comunità cristiana di tutto il mondo, ufficializzando il documento e presentando a tutti coloro che, in questo anno della fede, che volge al termine, vogliono riscoprire il dono della fede ricevuto nel battesimo. Il titolo dell’enciclica è significativo ed espressivo per sé. Fa riferimento alla luce della fede, indicando con questo termine di luce, tutto ciò che rende chiaro all’uomo, nella grazia di Dio e nell’abbandono fiducioso in Lui, dei misteri della fede. Fare luce, significa mettere chiarezza dentro di se e incontrare la persona che questa luce la proietta sull’uomo, perché è il Dio della luce, che è Gesù Cristo, trasfigurato sul Monte Tabor, morto e risorto sul Monte Calvario.Fin dalla creazione di parla di luce. Dio disse e subito si fece luce. La storia esce dal suo buio e diventa la storia della salvezza, della luce. Una storia segnata dalle tenebre del peccato e dell’errore, a partire dal primo peccato, quello dei nostri progenitori, che noi definiamo originale. Da quel peccato e da quella disobbedienza a Dio, nasce anche la promessa della salvezza che Cristo porterà a tutti gli uomini. La luce della risurrezione è anche la luce della salvezza eterna. Il Dio della luce in cui noi crediamo è Colui che ci ha inviato la vera luce, che è Cristo. Nella notte di Pasqua, mentre la chiesa è tutta nel buio, il sacerdote che ha acceso il fuoco nuovo e il cero pasquale, ad un certo punto del suo cammino verso l’altare per tre volte canta ad alta voce: La luce di Cristo. Il popolo di Dio risponde: “Rendiamo grazie a Dio”. Da questo evento salvifico della redenzione operata da Cristo, nasce tutto il discorso della luce della fede. Il battesimo, sacramento della luce della fede. La cresima, il sacramento della luce della perfezione dello Spirito Santo. L’eucaristia, la luce della presenza del Cristo nella nostra vita, nel suo corpo e nel suo sangue, realmente presente nel pane e vino consacrati. La confessione, la luce della riconciliazione e del ritrovato perdono e della rinnovata amicizia e misericordia di Dio nei nostri riguardi. Il matrimonio, la luce dell’amore vero che si realizza nella coppia, di uomo e donna, aperta al dono della vita e della felicità. L’ordine sacro, la luce della pastoralità e della missionarietà che si accende in cui che è chiamato a servire la causa del Vangelo e della Chiesa. L’unzione degli inferni, la luce della forza per affrontare la croce e la sofferenza di tutti i giorni e a volte a preparare l’incontro con Gesù Cristo nella luce senza fine.La luce della parola di Dio che diventa il faro direzionale del cammino nel tempo e in vista dell’eternità.La luce della Chiesa, che santa e peccatrice, indica a tutti i suoi figli la strada maestra in cui incontrare Cristo.La luce della carità, che rende davvero, nella fede, i fratelli e le sorelle, amici per sempre, superando ogni barriera ed ogni pregiudizio.La luce della speranza che impegna l’uomo a costruire un mondo più giusto su questa terra, in attesa dei cieli nuovi e della terra nuova che il Signore darà, alla fine dei tempi. La luce della tenerezza e della bontà di Dio, non più visto come giudice, ma come Padre della misericordia, al quale è lecito chiedere sempre “Padre perdonami”, ben sapendo che Egli ci perdona, rispetto ad un mondo che non sa perdonare e cerca di perdonare.La luce della croce e del Crocifisso, issato sul calvario per essere punto di riferimento nella vita di tutti i giorni, quando la sofferenza è tanta e tale che solo abbracciandosi la croce per amore, si fa spazio nel nostro cuore all’amore del Redentore.La luce della pace, quella che cercano gli uomini e non la trovano mai. La luce della gioia, quella che, soprattutto nel nostro tempo, non fa più capolino nella vita di tanta gente, triste ed angosciata per un’esistenza senza senso.La luce eterna che risplende per nostri fratelli defunti che ci hanno preceduto nel regno dei cieli e che vedono il volto di Dio nel santo paradiso. La luce del Dio Uno e Trino, la luce di Maria Santissima, donna di fede e donna della luce, la luce degli arcangeli, angeli, santi e beati che da lassù dove tutto è luce, perché c’è Dio, un giorno arriveremo per riempierci di luce che non avrà più fine. Grazie Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, perché attraverso l’enciclica “Lume fidei”, la luce della fede, avete apportato un’immensa luce nel nostro modo di pensare, ragionare, pregare, studiare, riflettere e soprattutto amare. Quella luce della fede ci porta ad amare come Cristo ci ha amato fino alla croce.

Padre Antonio Rungi