PADRE RUNGI

Domenica delle Palme 2022

DOMENICA DELLE PALME-AUGURI-cp

Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Domenica 10 aprile 2022

Con la palma della pace, invochiamo la pace

Commento di padre Antonio Rungi

Mai come questa domenica delle Palme 2022, dalla fine della seconda guerra mondiale si eleva forte il grido di pace e giustizia in Ucraina e nel mondo intero. Domenica delle Palme per noi cristiani è la domenica del perdono, della riconciliazione e del superamento dei conflitti e divisioni.
La liturgia oggi ci fa celebrare due momenti strettamente congiunti l’uno all’altro della vita di Gesù. Il primo ci ricorda il suo ingresso solenne e festoso in Gerusalemme accolto dalla gente semplice e buona, come Messia e liberatore.
Il secondo ci rimanda alla prossima ed imminente Pasqua che Gesù celebrerà in modo definitivo attraverso il suo sacrificio sulla croce per la salvezza dell’umanità.
La lettura del racconto della passione secondo san Luca è un motivo in più per meditare sulla Passione e morte in croce del Signore per capire la sofferenza e le morti degli ucraini sotto i bombardamenti dei russi. E c’è chi nell’ambito del cristianesimo afferma che la guerra è giusta, inventandosi motivi che non esistono per legittimare i loro crimini contro l’umanità che vanno perseguiti in tutte le sedi, senza fare politica o ostruzionismo.
Non possiamo tacere il grido di pace che oggi anche attraverso lo scambio del ramoscello d’ulivo benedetto ci porta a riflettere più di ieri sulla guerra e sulla pace, sui crimini contro persone inermi e sull’accoglienza dei profughi che sono scappati, quando è stato loro permesso, dai massacri che hanno perpretato e continuano a farlo le milizie russe in Ucraina. Altro che false notizie ed immagini costruite per denigrare le forze militari di una potenza nucleare come quella della federazione russa che si è costruita non per difendersi dagli altri, ma per aggredire ed espandersi in Europa e nel mondo.
Oggi non si sfugge facilmente alla verità della storia e della cronaca, della realtà ripresa dal vivo e diffusa in tempo reale senza manipolazione attraverso le rete telematica e i network sociali. Sta di fatto che i russi hanno compiuto un genocidio in Ucraina, altro che operazione militare per difendersi senza che alcuno li abbia aggrediti o attaccati da ogni punto di vista. Siamo sconcertati, angoscianti, angustiati per quello che sta capitando in Ucraina senza che si possa fare qualcosa per fermare queste mani assassine che uccidono bambini, donne, civili e gli militari. Non sarà Pasqua per noi cristiani se non si ferma la guerra, tacciano le armi e ritorni la pace in Europa e in altre parti del mondo.
La palma della pace e della vittoria spetta oggi al popolo ucraino che si è dimostrato forte e coraggioso, per non farsi schiacciare dagli invasori e da persone spietate, senza Dio, senza cuore e senza un briciolo di umanità. Vorremo anche noi come Gesù avviarci verso la nuova Gerusalemme di questo 2022 che è Kiev e come lui recare speranza e pace ad un popolo che dal 24 febbraio scorso, dopo quasi due mesi di guerra e di bombardamenti resiste con la forza delle idee, delle armi e della fede. Sostare anche noi alla nostra Bètfage Mariupol e a Betània, la nostra Odessa, presso il monte detto degli Ulivi, per pregare per la pace.
Da qui Gesù inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». Gesù ci invia oggi ad essere testimoni di pace, non solo in questa nazione martoriata, ma anche in altre parti del mondo dove si soffre e non solo per la guerra e le violenze, ma per la fame, le ingiustizie, le divisioni e le contrapposizioni create appositamente per mantenere l’umanità divisa e non far sentire tutti gli uomini e donne della terra veri fratelli.
Portiamo a Gesù ciò che ci chiede in questa Pasqua, simboleggiato dal puledro che gli fu prestate per salirci sopra non con le armi ma con la palma della pace. Anche noi come la gente di Gerusalemme facciamo avanzare la pace con l’arma dell’umiltà e della semplicità, come quel puledro su cui sale Gesù per fare il suo ingresso in Gerusalemme. Blocchiamo gli ingressi di carrarmati, missili e strumenti di uccisione di massa nell’attuale Ucraina, spianando le strade agli aiuti umanitari e facendo rientrare nei confini della Russia tutto armamentario bellico messo in campo per distruggere l’Ucraina.
Non possiamo silenziare il nostro grido di pace in questo tempo di guerra sacrilega ed assurda come l’ha definita Papa Francesco e dobbiamo fare ogni sforzo perché si raggiunga la pace per sempre e non per un limitato e contingente. Ance noi discendiamo dal monte degli Ulivi, e incontrando la gente ucraina nella sua nazione o nei paesi dove è stata accolta, pieni di gioia, perché la pace è tornata in questi territori. Cominciamo a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che farà in questa Pasqua 2022 e cantiamo «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». E se qualcuno vuole continuare a fare la guerra sia considerato anatema, sacrilego e senza Dio, come tentarono di fare con Gesù alcuni farisei che tra la folla dicevano a Gesù di fare tacere i suoi discepoli che lo acclamavano come Re di giustizia e di pace. Facciamo parlare anche alle pietre il linguaggio della pace e della fraternità universale.

 

PADRE RUNGI. IL TESTO DELLA VIA CRUCIS PER LA PACE IN UCRAINA E NEL MONDO

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Chiesa Santa Maria di Loreto – Padri Passionisti – Itri

Via Crucis – Venerdì 1 aprile 2022

Per la pace in Ucraina e nel mondo

A cura di padre Antonio Rungi

Introduzione

Canto: Ti saluto o croce santa…

Nel nome del Padre…

C.Padre sapiente e misericordioso, donaci un cuore umile e mite per ascoltare la parola del tuo Figlio, per seguirlo ogni giorno, con generosità e fedeltà, sulla via della Croce nel dono della vita e per accoglierlo e servirlo con umiltà come ospite nella persona dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Santa Madre…                                                                                      

1.STAZIONE: Gesù è condannato a morte. Preghiamo perché l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia finisca quanto prima.

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo! Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 22-23.26

Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!”. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

MEDITAZIONE

Il Giudice del mondo, che un giorno ritornerà a giudicare tutti noi, sta lì, annientato, disonorato e inerme davanti al giudice terreno. Crocifiggilo gridano tutti. Urlano perché urlano gli altri e come urlano gli altri. E così, la giustizia viene calpestata per vigliaccheria, per pusillanimità, per paura del diktat della mentalità dominante. La sottile voce della coscienza viene soffocata dalle urla della folla. L’indecisione, il rispetto umano conferiscono forza al male.

PREGHIERA

Signore, Tu sai che, lungo tutta la storia, gli innocenti vengano maltrattati, condannati e uccisi.  A coloro che il Venerdì santo ti hanno condannato a morte fa comprende il grande errore commesso. E come per alcuni di essi nel giorno Pentecoste hai donato la commozione del cuore e la conversione, dona anche a noi la grazia della conversione e del perdono. Amen.

 

2.STAZIONE: Gesù è caricato della croce. Preghiamo perché i bombardamenti di villaggi e città della nazione ucraina finiscano definitivamente.

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 27-31

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”. E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

MEDITAZIONE

Gesù, condannato come sedicente re, viene deriso, ma proprio nella derisione emerge crudelmente la verità. Quante volte le insegne del potere portate dai potenti di questo mondo sono un insulto alla verità, alla giustizia e alla dignità dell’uomo! Quante volte i loro rituali e le loro grandi parole, in verità, non sono altro che pompose menzogne, una caricatura del compito a cui sono tenuti per il loro ufficio, quello di mettersi a servizio del bene.

PREGHIERA

Signore, ti sei lasciato deridere e oltraggiare. Aiutaci a non unirci a coloro che deridono chi soffre e chi è debole. Aiutaci a riconoscere in coloro che sono umiliati ed emarginati il tuo volto. Aiutaci ad accettare la croce, a non sfuggirla, a non lamentarci e a non lasciare che i nostri cuori si abbattano di fronte alle fatiche della vita.  Amen.

 

3.STAZIONE: Gesù cade per la prima volta sotto la croce. Preghiamo per Mariupol la città di Maria distrutta al suolo dai russi.

Dal libro del profeta Isaia. 53, 4-6

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.

MEDITAZIONE

L’uomo è caduto e cade sempre di nuovo: quante volte egli diventa la caricatura di se stesso, non più immagine di Dio, ma qualcosa che mette in ridicolo il Creatore. La caduta di Gesù sotto la croce non è soltanto la caduta dell’uomo Gesù già sfinito dalla flagellazione. L’abbassamento di Gesù è il superamento della nostra superbia: con il suo abbassamento ci fa rialzare. Lasciamo che ci rialzi. Spogliamoci della nostra autosufficienza, della nostra errata smania di autonomia e impariamo invece da lui, da colui che si è abbassato, a trovare la nostra vera grandezza, abbassandoci e volgendoci a Dio e ai fratelli calpestati.

 PREGHIERA

Signore Gesù, il peso della croce ti ha fatto cadere per terra. Il peso del nostro peccato, il peso della nostra superbia ti atterra. Signore, aiutaci perché siamo caduti. Aiutaci ad abbandonare la nostra superbia distruttiva e, imparando dalla tua umiltà, a essere rialzati di nuovo. Amen.

 

4.STAZIONE: Gesù incontra la sua Madre. Preghiamo per le mamme con i loro figli dal territorio nazionale dell’ucraina a causa del conflitto.

Dal Vangelo secondo Luca.  2, 34-35.51

Simeone parlò a Maria, sua Madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Sua Madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

 

  

 

MEDITAZIONE

Sulla Via crucis di Gesù c’è anche Maria, sua Madre. Durante la sua vita pubblica dovette farsi da parte, per lasciare spazio alla nascita della nuova famiglia di Gesù, la famiglia dei suoi discepoli.  Adesso si vede che ella, non soltanto nel corpo, ma nel cuore, è la Madre di Gesù. I discepoli sono fuggiti, ella non fugge. Ella sta lì, con il coraggio della madre, con la fedeltà della madre, con la bontà della madre, e con la sua fede, che resiste nell’oscurità.

PREGHIERA

Santa Maria, Madre del Signore, sei rimasta fedele quando i discepoli sono fuggiti. È così che, nell’ora della croce, nell’ora della notte più buia del mondo, sei diventata Madre dei credenti, Madre della Chiesa. Ti preghiamo: insegnaci a credere e aiutaci affinché la fede diventi coraggio di servire e gesto di un amore che soccorre e sa condividere la sofferenza. Amen.

 

5.STAZIONE: Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene. Preghiamo per quei paesi europei che stanno aiutando ed accogliendo i profughi ucraini.

Dal Vangelo secondo Matteo.  27, 32; 16, 24

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di Gesù. Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

 

MEDITAZIONE

Simone di Cirene torna dal lavoro, è sulla strada di casa quando s’imbatte in quel triste corteo di condannati – per lui, forse, uno spettacolo abituale. I soldati usano del loro diritto di coercizione e mettono la croce addosso a lui, robusto uomo di campagna.  Accompagnando Gesù e condividendo il peso della croce, il Cireneo ha capito che era una grazia poter camminare assieme a questo Crocifisso e assisterlo. Ogni volta che con bontà ci facciamo incontro a qualcuno che soffre, qualcuno che è perseguitato e inerme, condividendo la sua sofferenza, aiutiamo a portare la croce stessa di Gesù.

PREGHIERA

Signore, a Simone di Cirene hai aperto gli occhi e il cuore, donandogli, nella condivisione della croce, la grazia della fede. Aiutaci ad assistere il nostro prossimo che soffre, anche se questa chiamata dovesse essere in contraddizione con i nostri progetti e le nostre simpatie. Amen.

 

6.STAZIONE: Gesù è asciugato in volto dalla Veronica. Preghiamo perché le sofferenze e le lagrime dei bambini ucraini si trasformino in gioia e sorriso.

Dal libro dei Salmi. 27, 8-9

Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

MEDITAZIONE

Veronica incarna l’anelito che accomuna tutti gli uomini pii dell’Antico Testamento, quello di cercare e vedere il volto di Dio. Sulla strada di Gesù, all’inizio, Veronica non rende altro che un servizio di bontà femminile: offre un sudario a Gesù. Non si fa né contagiare dalla brutalità dei soldati, né immobilizzare dalla paura dei discepoli. È l’immagine della donna buona, che, nel turbamento e nell’oscurità dei cuori, mantiene il coraggio della bontà, non permette che il suo cuore si ottenebri. Nel volto umano, pieno di sangue e di ferite di Gesù, ella vede il Volto di Dio e della sua bontà, che ci segue anche nel più profondo dolore. Soltanto con il cuore possiamo vedere Gesù. Soltanto l’amore ci rende capaci di vedere e ci rende puri. Soltanto l’amore ci fa riconoscere Dio che è l’amore stesso.

ORAZIONE

Signore, donaci l’inquietudine del cuore che cerca il tuo volto. Donaci quella schiettezza e purezza che ci rendono capaci di vedere la tua presenza nel mondo. Imprimi il tuo volto nei nostri cuori, così che possiamo incontrarti e mostrare al mondo la tua immagine. Amen.

 

7.STAZIONE: Gesù cade per seconda volta sotto la croce. Preghiamo per i vari centri piccoli e grandi dell’Ucraina libera e democratica distrutti dai bombardamenti russi.

Dal libro della Lamentazioni. 3, 1-2.9.16

Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri. Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere.

MEDITAZIONE

La tradizione della triplice caduta di Gesù e del peso della croce richiama la caduta di Adamo – il nostro essere umani caduti – e il mistero della partecipazione di Gesù alla nostra caduta. San Giovanni parla di una triplice caduta dell’uomo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. Stancatasi della fede, l’uomo ha abbandonato il Signore: le grandi ideologie hanno costruito un nuovo paganesimo, che volendo accantonare definitivamente Dio, è finito per sbarazzarsi dell’uomo. L’uomo giace così nella polvere. Il Signore cade per rialzare ognuno di noi.

PREGHIERA

Signore Gesù Cristo distruggi il potere delle ideologie, che sono intessute di menzogne. Rendici sobri e attenti per poter resistere alle forze del male e aiutaci a riconoscere i bisogni interiori ed esteriori degli altri, Donaci speranza in mezzo a tutta questa oscurità, perché possiamo diventare portatori di pace e di speranza per il mondo. Amen.

 

8.STAZIONE: Gesù consola le pie donne di Gerusalemme. Preghiamo perché la sofferenza delle madri e padri ucraini si trasformi nella gioia di ritornare nelle proprie case e ricongiungere le loro famiglie.

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 28-31

Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco? ”.

MEDITAZIONE

Sentire Gesù, mentre rimprovera le donne di Gerusalemme che lo seguono e piangono su di lui, ci fa riflettere. Non serve compiangere a parole, e sentimentalmente, le sofferenze di questo mondo, mentre la nostra vita continua come sempre. Per questo il Signore ci avverte del pericolo in cui noi stessi siamo.  Il male non può continuare a essere banalizzato di fronte all’immagine del Signore che soffre. Anche a noi egli dice: Non piangete su di me, piangete su voi stessi”.

PREGHIERA

Signore, fa che non ci limitiamo a camminare accanto a te, offrendo soltanto parole di compassione. Convertici e donaci una nuova vita; non permettere che, alla fine, rimaniamo lì come un legno secco, ma fa’ che diventiamo tralci viventi in te, la vera vite, e che portiamo frutto per la vita eterna. Amen.

 

9.STAZIONE: Gesù cade per la terza volta sotto la croce. Preghiamo perché nel mondo si affermi la democrazia e il libero pensiero di ogni cittadino.

Dal libro delle Lamentazioni. 3, 27-32

È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto; cacci nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza; porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. Poiché il Signore non rigetta mai. . . Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia.

MEDITAZIONE

Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio.  Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore.

PREGHIERA

Signore, con le nostre continue cadute ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarci dall’abisso in cui siamo sprofondati. Tu, però, ci rialzerai, come Tu Ti sei rialzato, sei risorto e quindi puoi rialzare anche noi. Salva e santifica tutti noi. Amen.

 

10.STAZIONE: Gesù è spogliato delle sue vesti. Preghiamo per l’integrità delle nazioni e per la loro autodeterminazione, Nessuna spartizione dei territori dell’Ucraina venga legittimata con la forza delle armi.

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 33-36

Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia.

MEDITAZIONE

Gesù viene spogliato delle sue vesti. Il vestito conferisce all’uomo la sua posizione sociale; gli dà il suo posto nella società, lo fa essere qualcuno. Essere spogliato in pubblico significa che Gesù non è più nessuno, non è nient’altro che un emarginato, disprezzato da tutti. Il Signore sperimenta tutti gli stadi e i gradi della perdizione degli uomini, e ognuno di questi gradi è, in tutta la sua amarezza, un passo della redenzione: è proprio così che egli riporta a casa la pecorella smarrita.

 

ORAZIONE

Signore Gesù, sei stato spogliato delle tue vesti, esposto al disonore, espulso dalla società. Ti sei caricato delle sofferenze e dei bisogni dei poveri, coloro che sono espulsi dal mondo. Donaci un profondo rispetto dell’uomo in tutte le fasi della sua esistenza e in tutte le situazioni nelle quali lo incontriamo. Amen.

 

11.STAZIONE: Gesù è inchiodato alla croce. Preghiamo per tutti i civili bloccati nelle città ucraine occupate dalle milizie russe.

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 37-42

Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: “ Questi è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo”.

MEDITAZIONE

Gesù è inchiodato sulla croce. Tutto il suo corpo è martoriato. Fermiamoci davanti a questa immagine di dolore, davanti al Figlio di Dio sofferente. Guardiamo a lui nei momenti della presunzione e del godimento, in modo da imparare a rispettare i limiti e a vedere la superficialità di tutti i beni puramente materiali. Guardiamo a lui nei momenti di calamità ed angustia, per riconoscere che proprio così siamo vicini a Dio. Lasciamoci inchiodare a lui, non cedendo a nessuna tentazione di staccarci e di cedere alle beffe che vorrebbero indurci a farlo.

PREGHIERA

Signore Gesù Cristo, ti sei fatto inchiodare sulla croce, accettando la terribile crudeltà di questo dolore, la distruzione del tuo corpo e della tua dignità. Aiutaci a farci legare strettamente a te. Aiutaci a smascherare quella falsa libertà che ci vuole allontanare da te. Amen.

 

12.STAZIONE: Gesù muore in croce. Preghiamo per morte dei soldati ucraini, russi e di tutti i civili a causa di questo assurdo conflitto.

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 45-50

Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”.E Gesù, emesso un alto grido, spirò.

 

MEDITAZIONE

Con la sua morte in croce, Gesù assume in sé l’intera umanità sofferente, il dramma dell’oscurità di Dio, e fa sì che Dio si manifesti proprio laddove sembra essere definitivamente sconfitto e assente. La croce di Gesù è un avvenimento cosmico. Il mondo si oscura, quando il Figlio di Dio subisce la morte. La terra trema. E presso la croce ha inizio la Chiesa una nuova umanità. Dalla croce egli trionfa, sempre di nuovo.

 

PREGHIERA

Signore Gesù Cristo, aiutaci a riconoscere, in quest’ora di oscurità e di turbamento, il tuo volto. Aiutaci a credere in te e a seguirti proprio nell’ora del bisogno e della prova. Mostrati di nuovo al mondo in quest’ora terribile della guerra in Ucraina e in altre parti del mondo. Fa’ che la tua salvezza si manifesti a tutti gli uomini della terra. Amen.

 

13.STAZIONE: Gesù è deposto dalla croce. Preghiamo perché si fermi la deportazione di bambini e civili dal territorio ucraino.

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 54-55

Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.

MEDITAZIONE

Gesù è morto, il suo cuore viene trafitto dalla lancia del soldato romano e ne escono sangue e acqua. E ora che tutto è stato sopportato, si vede che egli, nonostante tutto il turbamento dei cuori, nonostante il potere dell’odio e della vigliaccheria, non è rimasto solo. I fedeli ci sono. Sotto la croce c’erano Maria, sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria, Maria di Màgdala e il discepolo che egli amava. Sopra l’ora del grande lutto, del grande ottenebramento e della disperazione, sta misteriosamente la luce della speranza. Il Dio nascosto rimane comunque il Dio vivente e vicino. Il Signore morto rimane comunque il Signore e nostro Salvatore, anche nella notte della morte.

ORAZIONE

Signore, fà che nell’ora dell’oscurità riconosciamo che tu sei sempre vicino a noi. Donaci una fedeltà che resista nello smarrimento e un amore che ti accolga nel momento più estremo del tuo bisogno. Aiuta i poveri e i ricchi, i semplici e i dotti, a superare le loro paure e i loro pregiudizi, e a offrirti la nostra capacità, il nostro cuore, il nostro tempo, preparando così il giardino nel quale può avvenire la risurrezione. Amen.

 

14.STAZIONE: Gesù è deposto nel sepolcro. 14. Per tutti i civili e militari sepolti nelle fosse comune durante questi giorni di conflitto in Ucraina.

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 59-61

Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.

MEDITAZIONE

Nel momento della deposizione comincia a realizzarsi la parola di Gesù: “In verità, in verità, vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Gesù è il chicco di grano che muore. Dal chicco di grano morto comincia la grande moltiplicazione del pane che dura fino alla fine del mondo: egli è il pane di vita capace di sfamare in misura sovrabbondante l’umanità intera e di donarle il nutrimento vitale: il Verbo eterno di Dio, che è diventato carne e anche pane, per noi, attraverso la croce e la risurrezione. Sopra la sepoltura di Gesù risplende il mistero della luce della pace, della vita e della risurrezione finale anche nelle nostri poveri corpi morali.

PREGHIERA

Signore Gesù Cristo, come il chicco di grano si rialza dalla terra come stelo e spiga, così anche tu non potevi rimanere nel sepolcro e sperimentare la corruzione. Sei, invece, risorto e hai dato spazio alla carne trasformata nel cuore di Dio. Fa’ che possiamo rallegrarci di questa speranza e possiamo portarla gioiosamente nel mondo per essere testimoni della tua risurrezione, della tua pace e della comunione tra tutti i popoli del mondo. Amen.

Santa Madre deh voi fate …

Conclusione

Secondo le intenzioni di Papa Francesco.

Padre, Ave e Gloria

Orazione conclusiva

O Dio, che nella passione del Cristo nostro Signore ci hai liberati dalla morte, eredità dell’antico peccato trasmessa a tutto il genere umano, rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio; e come abbiamo portato in noi, per la nostra nascita, l’immagine dell’uomo terreno, così per l’azione del tuo Spirito, fa’ che portiamo l’immagine dell’uomo celeste.  Per Cristo nostro Signore.

Benedizione finale del sacerdote.

Canto conclusivo

La preghiera alla Madonna Annunziata.

CALENDARIO 2015-RUNGI-PAG40

O Maria il tuo è il nostro si a Dio.
Preghiera di padre Antonio Rungi

Ave gratia plena,
è il saluto che rivolgiamo
a te, Maria, Madre di Dio,
con l’Angelo Gabriele,
quando venne da te
per chiederti
il tuo consenso
a che Dio si facesse carne
nel tuo grembo verginale.

Non senza esitazione
e dubbio umano
hai chiesto al messaggero divino
come era stato possibile
se tu non conoscevi uomo
e quindi non potevi concepire?

Nulla è impossibile a Dio,
Ti rispose Gabriele,
assicurandoti che tutto
è possibile a Dio,
quando il cuore è libero
e la mente è capace di interagire
con l’Autore di ogni vita.

Fu allora forte e convincente
la tua risposta all’Eterno,
che ti intepellava sul suo ingresso nel tuo e nostro tempo.

Il tuo si o Maria è diventato
la vera rivoluzione
della storia dell’umanità,
quando hai permesso a Dio
di farsi carne
nel tuo grembo verginale.

Inizia allora la nuova creazione
perché il Redentore
assunse su di sé la natura umana,
elevando l’uomo a pari dignità.

Ora Maria difendici
dagli assalti del nemico
di Tuo Figlio,
che è sempre in agguato
e come leone ruggente
si aggira sulla terra,
per portare con sé
nel fuoco eterno dell’inferno,
uomini e donne
di ogni popolo e nazione.

Maria allontana da noi
questo pericolo vero
e fa che Cristo vinca,
regni e imperi
nei secoli eterni.
Amen. Continua la lettura

Itri. I passionisti in preghiera e pellegrinaggio per la pace in Ucraina

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COMUNICATO STAMPA

ITRI (LT). PASSIONISTI IN PREGHIERA PER LA PACE IN UCRAINA. PELLEGRINAGGIO VIRTUALE PER LA PACE.

In occasione della consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, i passionisti di Itri e del Santuario della Madonna della Civita, in sintonia con il santo padre, Papa Francesco, si ritroveranno in preghiera con i fedeli della città e del territorio per partecipare spiritualmente all’atto di consacrazione. “Un articolato programma della giornata per chiedere la pace -informa padre Antonio Rungi – è stato predisposto nella solennità dell’Annunciazione del Signore per far sentire la nostra voce silenziosa per la pace nel mondo, affidandoci alla Madonna di Loreto e alla Madonna della Civita”. Si inizia alle ore 7 nella Chiesa della Madonna di Loreto, in Itri, con il Rosario della pace e con la celebrazione della messa solenne in onore della Beata Vergine Maria. Si prosegue poi al santuario un ideale pellegrinaggio a piedi o in con i mezzi di trasporto al Santuario della Civita per partecipare alla messa delle ore 11 nel celebre santuario mariano, dedicato alla Madonna Immacolata. Si ritorna ad Itri per poi prendere parte ad altri momenti di preghiera in programma nel pomeriggio: Vespri solenni, ore 16 e a seguire la Via Crucis per la pace in Ucraina e nel mondo intero. Conclusa la Via Crucis i religiosi con i fedeli si metteranno in adorazione davanti al santissimo sacramento e pregheranno per la pace, Alle ore 17,30 in collegamento con San Pietro e Papa Francesco reciteranno l’Atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. In contemporanea al Santuario della Civita si celebrerà la messa alle ore 17.00 e a conclusione di essa l’Atto di affidamento. “Abbiamo predisposti i testi della preghiera -precisa padre Rungi – che sarà recitata da tutti i presenti confidando pienamente nell’aiuto materno della Beata Vergine Maria perché conceda al mondo il dono della pace e particolarmente alla terra ucraina, dove da oltre un mese sono in atto bombardamenti da parte della Russia con morti, tra cui diversi bambini e civili, e distruzione di case, abitazioni, ospedali e strutture pubbliche di utilità comune”, I passionisti che pure sono presenti in Ucraina presso Kiev pregheranno anche per la comunità che opera in questo territorio portando aiuto e conforto ed accogliendo presso la loro casa religiosa numerosi profughi. Una raccolta di sostegno economico è in fase di svolgimento presso la Chiesa conventuale dei passionisti di Itri, dedicata alla Madonna di Loreto.

No alla guerra.Si alla pace in Ucraina.

ITRI (LT). IL TEOLOGO RUNGI: LANCIARE LA PACE IN EUROPA E NEL MONDO CON I TUTTI I MEDIA E I SOCIAL. UN REFERENDUM MONDIALE SULLA PACE.

“Lanciamo la pace in Europa e nel Mondo”, è lo slogan che padre Antonio Rungi, teologo passionista, delegato arcivescovile per la vita consacrata della diocesi di Gaeta (Lt), invita a fare attraverso i social ed anche in presenza mediante la diffusione di un semplice messaggio di pace a tutti indistintamente e con la partecipazione alle manifestazioni che le singole sigle pacifiste possono avviare in questo periodo delicato che sta attraversando l’Europa in particolare.
Padre Rungi poi tutti gli operatori della comunicazione, coloro che hanno in mano strumenti potentissimi come Tv, Radio, Network accogliendo le istanze e le richieste di pace dall’Italia, dall’Europa e dal Mondo.
“Si tratta di promuovere virtualmente un Referendum mondiale della pace accogliendo il pensiero anche del popolo russo e delle altre nazioni, legittimamente e democraticamente autodeterminatasi, perché possano esprimere il loro parere sulla questione Ucraina-Russia. Lanciamo la pace – prosegue padre Rungi- anche in quei territorio dove non si può parlare, esprimere il proprio pensiero e non vi è possibilità di conoscere cosa pensa il popolo su questo argomento. Per ora non ci sono restrizioni o blocchi su Internet e suoi social e quindi è quanto mai opportuno mediare la richiesta di pace utilizzando questi strumenti e facendoci carico, tutti, credenti, non credenti, uomini di buona volontà, pacifisti di tutte le latitudini del mondo, di questa necessità perché in questo tempo e sempre regni la pace e la concordia su tutta la Terra. Lanciamo la pace –aggiunge padre Rungi- con i nostri spot, messaggi, preghiere, poesie, aforismi, post, video, banner, manifesti e quanto altro che possa comunicare al mondo il nostro autentico e sincero desiderio di pace. Inviamo tutto ai potenti della Terra e vediamo che ascoltano il grido dei poveri e degli oppressi, perché la guerra non la fa chi la decide, ma i giovani, i soldati, i figli di famiglia che rischiano la vita, per vere questioni politiche, ideologiche o di interessi economici. E tanto per iniziare –conclude padre Rungi – alla sera accendiamo una candela nelle nostre abitazioni e lanciamo la pace con un semplice gesto di luce e di speranza che un lume acceso può simboleggiare nel buio di queste notti che mettono ansia ed angoscia in Europa e nel Mondo”.



Amare, perdonare, pregare e donare. La parola di Dio di domenica 22 febbraio 2022

RUNGI-VERDE

Domenica VII del Tempo ordinario

Domenica 20 febbraio 2022

Amare, perdonare, pregare, donare i quattro verbi dell’etica cristiana

Commento di padre Antonio Rungi

La parola di Dio di questa settima domenica del tempo ordinario ci presenta una serie di indicazioni di marcia, su cui noi cristiani dobbiamo camminare, sull’esempio di Gesù Cristo. Raccomandazioni che spaziano dall’amore, alla misericordia, alla giustizia, alla gratuità, alla verità e a quanto è utile per la santificazione personale.

Partendo dal testo del vangelo di Luca, esso inizia con il raccomandare di amare i nostri nemici. Cosa umanamente impossibile, ma cristianamente possibilissimo. Basta ricordare quanto Cristo ha fatto per noi, fino alla sua morte in croce.

Non basta amare. È anche importante fare del bene a quanti ci odiano, a benedire coloro che hanno la mente, il cuore e la bocca a maledire noi e gli altri.

Inoltre bisogna anche pregare per chi ci maltratta, al punto tale che dobbiamo essere disponibili ad offrire l’altra parte della faccia, pur di non reagire al torto e all’offesa subiti.

Paradossi, metafore o vera disponibilità a lasciarsi martirizzare da chi non ha Dio nel cuore e fa il male ad ogni persona?

Il brano del vangelo di Luca non ammette fraintendimenti di sorta. Il nostro riferimento esemplare è Gesù Cristo, che è stato maltrattato, umiliato, schiaffeggiato, flagellato, caricato della croce, inchiodato alla croce e morto sulla croce per amore,

E proprio da questo altare che egli grida al Padre “perdonali perché non sanno quello che fanno”.

Certamente si ramane letteralmente scioccati da questo insegnamento di Cristo che ci invita a lasciare tutto, con l’essere generosi verso chi si prende la tunica ed anche il mantello, ovvero di prende tutto di noi.

Anche nei prestiti che si fanno e eventualmente, non bisogna pretendere restituzione di sorta.

Una società ideale quella che Cristo giustamente indica in base al suo insegnamento, basato sull’amore, sul perdono e sul dono.

Ma il Maestro va oltre nell’indicare il percorso della perfezione nell’amore. Infatti ci dice di essere misericordiosi, come è Dio nostro Padre. Da qui nasce il bisogno spirituale, umano e anche giuridico di non giudicare, per non essere giudicati; di non condannare per non essere condannati; di perdonare per essere perdonati.

Il riferimento qui è evidente al giudizio di Dio sulla nostra vita, quello che conta rispetto ad ogni altra valutazione e ad ogni altro giudizio umano e temporale.

E siccome la misericordia di Dio viene applicata in base alla carità e alla condivisione dei beni che possediamo, di qualsiasi genere, ne consegue che bisogna dare, senza misure limitate, per ricevere il premio divino che meritiamo.

Infatti, se usiamo una misura buona, pigiata, colma e traboccante per aiutare e sostenere gli altri, questo nostro modo di comportarci sarà pienamente e abbondantemente ricompensato da Dio, perché con la misura con la quale misuriamo, saremo misurati noi da Colui che fa il calcolo esatto e preciso di tutta la nostra vita e di tutto il nostro agire. Davanti a lui non si possono falsificare pesi e misure, ma tutto è ben registrato e pesato, nella giusta portata e consistenza, anzi è molto più abbondante la valutazione che Dio fa della nostra vita, rispetto a quello che effettivamente abbiamo fatto ed operato.

Basta ricordare quello che Gesù disse a Pietro da lui interrogato sulla questione del premio della sequela: «In verità vi dico che chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna”. Gesù non tiene nulla per sé tutto dona e tutto offre abbondantemente su questa terra e nell’eternità. Impariamo da lui ad essere generosi nel donare, soffrire ed amare.

Su questi tempi si concentra anche la prima lettura, tratta dal primo libro di Samuele (1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23), nella quale ci viene ricordato quello che fece Saul, che si mosse e scese al deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif. Davide e Abisai scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. Abisai disse a Davide: “Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo”. Ma Davide disse ad Abisai: “Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?”. Evita quindi di perpetrare un delitto. Infatti, Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore”. Abbandonata la tentazione di eliminare fisicamente il suo avversario e nemico, “Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era grande spazio tra di loro”. Davide a questo punto vuole liberarsi dell’arma che poteva servire per uccidere Saul e con voce forte grida al popolo: “Ecco la lancia del re, passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore”. Questa cessione di uno strumento di morte, assolve in parte la generosità di Davide, rispetto ad una decisione più coraggiosa quella di distruggere quell’arma e non usarla mai più né lui, né nessun altro uomo al mondo. Di questi tempi sarebbe di grande esempio che chi ha in mano il potere di decidere o evitare le guerre e soprattutto di eliminare dalla faccia della terra tutte le armi lo facessero di comune accordo, senza pesare a guerre, ad avversari a nemici da abbattere e sopraffare.

Ci serva per entrare in questa nuova mentalità pacifica e costruttrice di pace, quanto scrive san Paolo Apostolo nella sua prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 15,45-49), che mette a confronto il primo Adamo, l’uomo del peccato originale e l’ultimo Adamo, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, portatore di vista, speranza, grazia e risurrezione. Nel confronto tra questi due opposti di umanità, Sam Paolo dice che “il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita”. E precisa i termini della netta differenza tra i due Adamo: “Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti”. Nel primo Adamo eravamo simili all’uomo terreno, nel secondo Adamo, Gesù risorto dai morti, noi saremo simili all’uomo celeste”.

Sia questa la nostra preghiera oggi, domenica giorno del Signore, al quale ci rivolgiamo con la speranza nel cuore, in questo tempo segnato da tanti problemi mondiali: “Padre misericordioso, che fai sorgere il sole sui buoni e sui malvagi, rendici capaci di perdonare chi ci fa del male, affinché il nostro amore non conosca nemici, e viviamo da figli e fratelli in Cristo Signore”. Amen.

COMMENTO E PREGHIERA DI P.RUNGI ALLA V DOMENICA DEL 6 FEBBRAIO 2022

RUNGI-VERDE

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

DOMENICA 06 FEBBRAIO 2022

Nel mare della speranza

Commento di padre Antonio Rungi

La parola di Dio di questa quinta domenica del tempo ordinario ci offre l’opportunità di meditare su alcuni aspetti della vita cristiana che vanno tenuti in debita considerazione, a partire dall’importante passo del Vangelo che costituisce come sempre il punto di riferimento essenziale della nostra riflessione settimanale.

Si tratta del celebre passo della pesca miracolosa,        raccontata dai Vangeli di Luca e Giovanni, rispettivamente prima (Lc 5,1-11) e dopo la risurrezione (Gv 21,1-14) di Gesù. Un miracolo particolare, in quanto viene compiuto da Gesù per rincuorare l’animo di quei poveri pescatori, suoi discepoli, che avevano trascorso una nottata nel Lago di Gennesaret senza pescare nulla.

 

La delusione è forte e la stanchezza consistente al punto tale che al primo invito di Gesù di buttare nuovamente le reti in mare, i discepoli-pescatori hanno una forte esitazione che manifestano con grande semplicità e spontaneità a Gesù, dopo che egli aveva predicato alle folle ed era salito sulla barca di Pietro per andare all’altra riva e prendere il largo.

 

Ed è proprio Pietro a rivolgersi a Gesù con queste parole di sconforto, ma anche di apertura e disponibilità al progetto di Dio che in quel momento si apriva davanti al pescatore di Galilea, esperto del mestiere e consapevole di non prendere nulla, senza qualche intervento dal cielo: «Maestro, disse Pietro a nome di tutti gli altri suoi soci- abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».

 

La fiducia nella parola di Gesù è totale e davvero aperta alla speranza cristiana, quella che non ti delude mai. Appena ebbero eseguito l’ordine di Gesù, essi “presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”. Sembra un intervento programmato quello di Gesù per evidenziare la sua grandezza di Figlio di Dio, ma non è così. Gesù interviene in quel momento perché vede la sofferenza dei suoi apostoli e la mancanza di quel cibo materiale che per i pescatori era il pescato da portare a casa per  essere consumato o da vendere per aver in cambio altri alimenti. E’ la legge dello scambio commerciale che sempre è esistita e sempre esisterà. L’abbondanza della pesca con le reti della barca di Pietro costrinse il capo del gruppo, a chiedere aiuto agli altri apostoli pescatori, essendo due le barche in azione. Cosicché chi stava a bordo della barca di Pietro fece cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli.

 

La risposta fu immediata e subito corsero a dare una mano, al punto tale che riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Il racconto non finisce qui con l’abbondante raccolto che era stato fatto con l’intervento di Gesù. Infatti, il testo del vangelo di Luca prosegue con la parte sicuramente più importante e significativa a livello spirituale che ci viene raccontato. Al vedere questo prodigio, “Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Pietro riconosce in quel momento la sua vera condizione umana, quella di essere immersa nel peccato e che necessita di conversione e purificazione per entrare in dialogo con il Signore e confidare pienamente in Lui. Ma non è solo Pietro a restare impressionato da ciò che era capitato. “Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone”.

 

La squadra dei pescatori, in questo lavoro quotidiano difficile da portare avanti, fatto di sacrifici e pericoli, è grata al Signore ed è riconoscente verso di Lui. Scatta a questo punto l’invito più importante con la chiamata di Pietro e della chiesa all’azione apostolica, missionaria ed ecclesiale, prima della Pasqua e della Pentecoste «Non temere, Pietro; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».

E’ delineata così la missione di Pietro e della Chiesa in ogni tempo, quella appunto di andare alla ricerca di uomini e donne,  senza Dio e senza fede, che nuotano in acque torbide e pericolose di questo mondo.

 

Cosa voglia dire questo straordinario miracolo compiuto da Gesù ce lo spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Dalle fasce della sua nascita (cfr. Lc 2,7), fino all’aceto della sua passione (cfr. Mt 27,48) e al sudario della risurrezione (cfr. Gv 20,7), tutto nella vita di Gesù è segno del suo mistero. Attraverso i suoi gesti, i suoi miracoli, le sue parole, è stato rivelato che “in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9). In tal modo la sua umanità appare come “il sacramento”, cioè il segno e lo strumento della sua divinità e della salvezza che egli reca: ciò che era visibile nella sua vita terrena condusse al mistero invisibile della sua filiazione divina e della sua missione redentrice. (CCC,515).

D’altra parte la predicazione di Gesù è accompagnata da questi segni prodigiosi, attraverso i quali si rivela il volto del Dio misericordioso, che si china sull’uomo e lo libera dal male.

Perciò, tutti i miracoli compiuti da Gesù hanno qualcosa da dire anche all’uomo di oggi: gli pongono la domanda se egli pensi di poter guadagnare la salvezza con la propria oculatezza e con le proprie forze, o se sia disposto a farsi mostrare la via da Cristo e a lasciarsi guidare da Lui.

I miracoli, infatti, presuppongono generalmente la fede e sono finalizzati a suscitare la stessa fede nelle persone. Non sempre questo avviene, ma nel caso specifico della pesca miracolosa bisogna riconoscere che in Pietro e negli altri apostoli la conversione avviene in modo chiaro ed evidente.  Tale prodigio divino è un’attestazione precisa e dettagliata che con l’aiuto di Dio si possono ottenere risultati insperati e irraggiungibili per l’essere umano, mentre essi contando esclusivamente sulle loro forze falliscono tutti i tentativi gli sforzi fatti da loro, con il rischio reale di naufragare nel mare, apparentemente calmo e rassicurante, della loro sicurezza umana e temporale.

Il taglio profetico e missionario dei testi sacri di questa quinta domenica è confermato dal brano della prima lettura di oggi, tratta dal Profeta Isaia, nel quale si racconta della visione che l’uomo di Dio ebbe pensando all’eternità, al paradiso definitivo e durante la quale gli viene conferito il compito di profetizzare. Uno dei serafini gli toccò la bocca e gli disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

La scelta del profeta Isaia è anticipazione della scelta di Pietro alla guida della Chiesa, come si legge nel brano del Vangelo di oggi.

E in merito a questo tema, fa da sintesi e coordinazione il brano della prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, nel quale egli sottolinea l’importanza del vangelo e la necessità di annunciare ed accoglierlo nella sua integrità, nella sua sostanza, a partire dal mistero della Pasqua di nostro Signore: “A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici”.

Richiamando le varie apparizioni, san Paolo non fa altro che confermare le verità di fede che hanno attinenza stretta con Gesù, Figlio di Dio e Redentore dell’umanità.

Le continue apparizioni massive di Gesù a più di cinquecento fratelli in una sola volta la dice lunga sulla validità della sua religione, in quanto queste verità possono essere attestate dalla  maggior parte di essi, perché  vivono ancora, mentre alcuni sono morti.  Anche l’apparizione di Gesù a Giacomo e a tutti gli apostoli conferma la risurrezione di Cristo, morto in croce.

Ultimo testimone del Cristo risorto è proprio Paolo, che nonostante questo straordinario dono ricevuto sulla via di Damasco, alla fine sottolinea che egli è il più piccolo tra gli apostoli e non è degno di essere chiamato apostolo perché aveva perseguitato i cristiani. La trasformazione di Paolo avviene per grazia e perciò stesso egli è completamente diverso dal passato, in quanto l’azione di Dio su di lui non è stata vana, anzi ha prodotto la conversione, il coraggio e l’amore di annunciare il Signore in ogni parte del mondo. Dalla pesca miracolosa all’avventura di un’evangelizzazione per portare nella Chiesa quanti vogliono assaporare la vera e profonda gioia di vivere nella prospettiva di Dio crocifisso e risorto per amore.

Sia questa la nostra preghiera oggi, nella giornata di festa dedicata a Colui che è il nostro Salvatore e scritta per questa finalità liturgica, dal titolo “Nel mare della speranza”.

“Non è facile, Gesù ricominciare

dopo aver faticato tutta una vita

per costruire la nostra tranquillità spirituale.

 

Non è semplice buttare di nuovo in mare

le reti vuote dopo una nottata senza risultati

senza quel minimo di risposta spontanea

al desiderio di vivere con onestà.

 

Eppure siamo qui Signore

a confidare fortemente sulla tua parola

ad accogliere il tuo invito

a riprovarci ancora con l’aiuto di Dio

buttando in mare non solo le reti reali,

ma quelle ideali della nostra vera felicità

per pescare ciò che è davvero buono e santo.

 

Noi caliamo di nuovo le reti

nella tempesta di questa esistenza,

fatta di sofferenza, pandemia, conflitti ed insuccessi,

sicuri, oggi più di ieri,

che Tu non ci abbandoni mai

e rendi fruttuoso il lavoro delle nostre mani

e soprattutto quello del nostro cuore,

desideroso di conoscere, amare e servire Te

oltre i limiti delle nostre povertà e stanchezze.

 

Signore donaci la forza

e la sincera volontà di ricominciare

da dove abbiamo lasciato

per non farci rubare la speranza

che Tu ci doni, senza nostro merito, in ogni istante. Amen” (Preghiera di padre Antonio Rungi).

 

NESSUNO E’ PROFETA IN PATRIA. RIFLESSIONE DI P.RUNGI. IV DOMENICA TO

RUNGI-VERDE

Quarta domenica del Tempo Ordinario

Domenica 30 gennaio 2022

La sorprendente predicazione del figlio del falegname

Commento di padre Antonio Rungi

 

La parola di questa quarta domenica del tempo ordinario ritorna sul tema della predicazione. Il Vangelo, infatti, è la prosecuzione di quello di domenica scorsa, che si concludeva con la ben nota espressione detta da Gesù nella sinagoga di Nazareth dove era stato cresciuto e conosciuto, non come Messia, ma come il figlio del falegname, cioè di San Giuseppe: “Oggi questa parola di Isaia si è adempiuta nella mia persona”. Gesù è chiamato con un titolo abbastanza indicativo, ma per gli illusi sapienti, saggi e santi del suo tempo, era semplicemente un modo di denigrare la predicazione. Era la predicazione di un giovane maestro che pure affascinava e attraeva a se folle sempre più numerose e felici di ascoltare la sua parola e ricevere i suoi insegnamenti.

Il vangelo di oggi riparte proprio da lì, in quel luogo dove Gesù era per abitudine e prassi sosta al sabato, quanto non era in viaggio per i villaggi della Palestina.  Gesù, dopo aver letto il rotolo del profeta Isaia e ritornato al suo posto, vista la grande attenzione dei presenti sulla sua persona, si alza in piedi da dove si trovava e e pronuncia il suo discorso. San Luca nel riportare quanto è avvenuto in luogo sacro per gli ebrei di Nazareth, sottolinea che “Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».

Gesù in quel preciso contesto biblico prende la parola ed assume il ruolo del Maestro che insegna e predica: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso”. Mi direte perché non fai le stesse cose qui nella tua città, come quelle fatte a Cafàrnao?

A questo auto interrogativo Gesù risponde senza mezze misure ai suoi compaesani: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria”.

Gesù sa che è rifiutato, non è stimato, è messo in discussione per il fatto che è il Figlio del falegname. Perciò replica a questo loro scetticismo sulla sua vera natura ed identità rifacendosi ai testi sacri dell’Antico Testamento, dove si parla di altri storici ed importanti rifiuti di profeti.

“Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

Gesù conferma così che le esperienze di rifiuto le hanno vissuto anche i profeti, prima di lui, e su tutti cita due grandi nomi Elia ed Eliseo, ben conosciuti dai frequentatori della sinagoga.

Di fronte a questa giusta e storica osservazione fatta da Gesù, i suoi compaesani all’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù.

Gesù viene cacciato fuori con violenza dalla sua casa spirituale e biblica e addirittura già hanno intenzione di ucciderlo, gettandolo come una pietra giù dal burrone. Ma egli non si impressionò, né reagì con forza e vemenza, ma con dignità e autorevolezza lasciò la sinagoga e passando in mezzo a loro, si mise in cammino per altri lidi.

 

Al di là del racconto così come descritto da Luca, ci sono alcuni importanti elementi da considerare in questo brano del Vangelo.

Il primo fra tutti è quello di Gesù Maestro; il secondo è quello della coscienza di Gesù di non essere gradito per il suo modo di dire e fare, come Messia; il terzo è la sua consapevolezza che proprio a partire dalla sua gente si doveva trasmettere una visione nuova della parola di Dio, in modo da cambiare i comportamenti per essere in linea con la vera ed autentica figura dell’atteso salvatore da parte di Israele.

Ma dalla reazione dei suoi concittadini al suo discorso comprendiamo come era distorta in loro l’immagine di colui che doveva liberare Israele dai lacci della dipendenza e dalla sottomissione ai poteri stranieri.

Gesù viene a portare l’annuncio della vera libertà dei figli di Dio che in Lui, Figlio Unigenito del Padre, quella che riavranno nella misura in cui si faranno toccare dalla sua parola che è vita e risurrezione.

Comprendere questo anche noi cristiani del XXI secolo è indispensabile per non rincorrere false liberazioni e libertà che non potranno mai liberare il cuore e la vita dell’essere umano se non ascolta il Dio che parla a noi attraverso l’autorevole voce del suo amatissimo Figlio. Nella sinagoga di Nazareth ha iniziato dalla sua patria e ha capito quanto è difficile farsi accettare per quello che si è, santi o peccatori, proprio da chi ci sta intorno. Chiaro messaggio a non discriminare, a non selezionare, a non escludere, ma ad accettare ed includere qualsiasi persona, soprattutto se ha un cuore ed esprime amore, tenerezza e perdono.

Alla luce di questo brano del Vangelo di Luca si comprendono e si spiegano gli altri testi della liturgia della parola di Dio di questa domenica, a partire dalla prima lettura, tratta dal profeta Geremia, nella quale è ripercorsa la storia non solo della profeta stessa, ma anticipata quella di Cristo: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni». Esattamente quello che Gesù è venuto a compiere con la sua missione sulla terra. Egli è il servo per amore, la parola del coraggio che non indietreggia di fronte alle minacce, alla sofferenza e alla stessa morte e gli faranno guerra, ma non lo vinceranno o lo abbatteranno, perché Dio è con Lui». Solo l’amore trionferà e questo amore lo incarna Cristo, lo annuncia Cristo e lo testimonia lui, con la sua morte e risurrezione ed invita i suoi discepoli a fare lo stesso percorso di vero amore tra di loro. Nel celebre inno alla carità di San Paolo Apostolo riportato dalla prima lettera ai Corinzi comprendiamo la chiave di lettura di tutto il messaggio evangelico che Gesù ha comunicato ai suoi compaesani a Nazareth e loro non l’hanno accolto, e comunicato a noi, attraverso la parola di Dio, e che siamo invitati ad accogliere per non seguire la scia dei concittadini di Gesù che lo cacciarono via dalla sinagoga e lo volevano buttare giù. Dio lo si allontana da noi con la mancanza della carità e dell’amore, con non esercitare e vivere i precetti fondamentali della religione cristiana: amare Dio e i fratelli. La carità è la via più sublime per raggiungere Dio e modellare la propria vita su Cristo. Possiamo avere di tutti e di più, ma se ci manca l’amore e la carità siamo come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita; senza la carità siamo un nulla e non serviamo a niente. Invece se possediamo la virtù fondamentale della carità e dell’amore noi siamo magnanimi, benevoli, non siamo invidiosi, orgogliosi, vanitosi; al contrario siamo rispettosi, distaccati dai nostri interessi personali per perseguire quelli del prossimo, sia sereni e non ci adiamo facilmente; sappiamo perdonare perché  dimentichiamo il male subito e ricevuto ingiustamente dagli altri; lottiamo per la giustizia e la verità e di fonte agli errori degli altri tutto scusa, tutto accetta, tutto spera che migliori e tutto sopporta per amore. L’amore è quindi eterno, perché la fonte di esso è Dio stesso che è amore e relazione di amore all’interno, nel mistero della Trinità e all’esterno con la creazione e la redenzione del genere umano. Per cui, a ben ragione, San Paolo concludendo il suo discorso sulla carità scrive: “La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà”. E alla fine di tutto quello che possiamo fare, pensare, immaginare, progettare e sperare rimangono solo tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! Discorso facile da capire, ma difficile da vivere.

 

Preghiera per la Domenica della parola composta da padre Antonio Rungi

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Preghiera per la domenica della parola.
Composta da padre Antonio Rungi

Dio Creatore,
Tu che all’inizio di ogni cosa
hai detto e fatto la luce,
il firmamento, la terra
con tutte le specie di vegetali,
come pure il mare, il sole,
la luna, le stelle,
senza dimenticare i pesci
e tutti gli animali
che popolano la terra,
il mare e solcano i cieli,
ed infine hai completato
l’opera delle tue mani
dando corpo ed anima
all’essere umano,
ponendolo al vertice del creato,
e nel quale hai impresso la tua imnagine
e gli hai ordinato di crescere e di moltiplicarsi,
senza distruggere l’opera delle Tue mani,
fa che noi esseri mortali sappiamo custodire, sulla tua parola,
ciò che hai posto in essere
per il nostro bene,

Dio Redentore,
la tua Parola
che in principio
era presso di Te,
e che nella pienezza dei tempi
si è fatta carne
nel grembo verginale di Maria,
fa che in Gesu Cristo,
tuo amatissimo Figlio,
Parola del Dio vivente,
eterno ed immenso,
noi tutti, da Lui redenti,
possiamo immergerci
nella Parola della croce,
che è lopera piu grande
e stupenda del Tuo amore per noi.

Gesù Verbo incarnato
ricordati di noi
che ci hai creati
e redenti con il Tuo sangue. Amen.

La riflessione di padre Antonio Rungi sull’attuale situazione della pandemia

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Riflessione sull’attuale situazione della pandemia in Italia e nel mondo.
di padre Antonio Rungi
Sono tra quelli che chiedono continuamente a non incentrare l’informazione nel nostro paese e nell’intero continente europeo sulla questione della pandemia. Non vedo la necessità di sapere ogni giorno quanti siano stati i contagi, quanti sia stati i morti, quanti siano stati ricoverati in terapia intensiva e tutto il resto. A me e a tutti interessa sapere non numeri da farci allertare in continuazione e metterci in uno stato di angoscia e di paura, senza più freni inibitori di questo male oscuro, che porta a non vivere più, ad stare in continua agitazione per tutto. I numeri non servono se poi la gente continua a comportarsi come sempre.
Gli esperti, i politici, gli addetti all’informazione devono fare una scelta di campo importante per i prossimi mesi. Sapere dell’aumento dei contagi a cosa serve se questi aumentano per i nostri assurdi comportamenti? Se ci viene detto che dobbiamo vaccinarci tutti per uscire da questa emergenza sanitaria italiana e mondiale, perché non lo facciamo ed aspettiamo che la pandemia passi da sola se in realtà siamo noi ad alimentarla con le nostre varie opposizioni?
Se ci viene chiesto di usare le mascherine FFp2 a chiuso, all’aperto e in qualsiasi luogo in cui ci troviamo a contatto con sconosciuti e persone di passaggio, perché non lo facciamo e molti non usano nessuna protezione dovunque si trovano? Se ci si dice di lavarci e sanificarci le mani in continuazione e parimenti gli ambient dove viviamo, perché non agiamo di conseguenza? Se ci si raccomanda di areare continuamente i nostri ambienti in cui viviamo, perché non facciamo in modo che questo avvenga nell’arco della giornata quando magari splende il sole o comunque è possibile far passare un pò di aria nei nostri ambienti abituali e soprattutto in quelli dove si lavora e si fa istruzione? Se questi ed altri accorgimenti sono indispensabili per allontanare da noi lo spettro della pandemia, perché continuiamo a fare assembramenti, incontri, attività in presenza in numeri considerevoli come quelli di una partita di pallone che non interessa a nessuno e che può fare aumentare contagi soprattutto tra i tifosi, calciatori e staff dirigenziali dei vari sport e non solo del calcio? Se il Paese non vuole fermarsi per sempre e morire nella paura di incontrare il mostro del covid-19, ora con la variante omicron, qualcosa pure deve fare a livello di comportamento individuale e non soltanto a livello verbale e di raccomandazioni varie dei politici e degli esperti che non sempre sono uniti nella trasmissione delle informazioni scientifiche.
Se la soluzione sta nel fare tutto questo, ce lo dicano con certezza gli scienziati, ma se una pandemia non si blocca con i vaccini con che cosa la si può bloccare o farla terminare? Qualcuno pure deve dircelo? Possibile che non si può preventivare la fine di questa guerra mondiale sottile e silenziosa senza armamenti e senza soldati in combattimento, ma solo con numeri e informazioni angoscianti e deprimenti che non fanno altro che aumentare i disagi?
Non possiamo continuare a vivere in questa incertezza infinita, ben sapendo che nessuno ti può dire quanto finirà tutto questo, anche se fosse il più grande scienziato di questo mondo. Basta con i numeri e sviluppiamo tutta la ricerca necessaria per trovare una cura definiva a questa infezione che non significa distruzione e terrore per persone, gruppi familiari e per l’intera popolazione mondiale. In altri tempi pure ci sono state le pandemie e non hanno fatto tutta questa tragedia che stiamo facendo noi con il coronavirus che potrebbe essere bloccato con comportamenti individuali e collettivi adeguati.
Cosa aspettiamo a farlo unitamente a livello nazionale, europeo e mondiale? Io la mia parte l’ho fatta e la continua a fare. Mi auguro che tutti assumono gli stessi comportamenti che ci sono stati suggeriti per superare la pandemia e per ritornare in pochi mesi alla normalità più assoluta di vivere la vita come il Signore ce l’ha donata, nella gioia, nella libertà, nella fraternità, nella vicinanza e non nella paura e nella lontananza, nell’indifferenza o peggio ancora nella consapevolezza di fare del male positivamente a qualcuno, o con la superficialità di comportamenti non adeguati al momento attuale che stiamo vivendo. Basta con i numeri che non interessano a nessuno e prestiamo attenzione alla nostra salute ben sapendo che qualcuno pure ci sta indicando il modo concreto ed operativo per uscire da questa emergenza. Dobbiamo solo agire di conseguenza.
Mi auguro che i bollettini quotidiani, veri resoconti di guerra virale si possano accantonare e che arrivino gratuitamente tutte le protezioni sanitarie per difenderci da questo morbo che diventa mortale se non ci vacciniamo, se non manteniamo le dovute distanze, se non usiamo la mascherina, se non ci laviamo le mani, se non sanifichiamo gli ambienti vitali e lavorativi, se non facciamo entrare neppure un filo di aria nelle nostra case, abitazioni e nei posti di lavoro. Riprendiamo da tutto questo e vediamo come andrà a finire questo thriller del coronavirus.