Nascita

Il linguaggio di Gesù bambino dalla sua nascita alla piena autonomia.

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Il linguaggio di Gesù bambino dalla sua nascita alla piena autonomia

di Antonio Rungi

Quali siano state le prime parole che Gesù ha pronunciato dopo la sua nascita a Betlemme di Giudea? Ha parlato subito o ha rispettato i tempi di acquisizione del linguaggio che è uguale per tutti i bambini del mondo? Ha anticipato i tempi e si è attenuto allo sviluppo normale di ogni bambino che viene al mondo, come è venuto lui dal grembo di Maria, dopo 9 mesi di gravidanza, concepito per opera dello Spirito Santo?

Sono domande che in prossimità del Natale, molti si pongono. Quale parola ha detto Gesù per prima, quando ad un anno o un anno e mezzo ha incominciato a pronunciare qualcosa? Possiamo immaginarlo quale sia stata la prima parola detta da Gesù infante ed è quella che pronunciano normalmente tutti i bambini del mondo: Mamma.

A maggior ragione Lui il Figlio di Dio, concepito per opera dello Spirito Santo, senza intervento umano, ha detto “Mamma” e rivolgendosi a Maria. Poi sicuramente ha detto papà, guardando il volto del suo custode e padre putativo Giuseppe.

I vangeli canonici quelli apocrifi non parlano delle parole dette da Gesù se non quelle riportate dal vangelo di Luca, quando viene ritrovato tra i dottori della legge nel Tempio di Gerusalemme, dopo tre giorni di ricerca: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”

Certamente Gesù parlava con i genitori, con i ragazzi del villaggio, con i nonni, Gioacchino ed Anna, con i cugini e parenti vari, compreso Giovanni il precursore suo cugino.

Strano che non sono riportate le parole di Gesù Bambino, eppure Maria, la Madre di Gesù, è stata con gli Apostoli dopo la morte di Gesù per diverso tempo.

Sicuramente le ha dette, soprattutto a Giovanni, al quale Gesù gli affida la sua Mamma  mentre sta per morire in Croce. Eppure non si hanno tracce di quanto Maria ha raccontato del suo Figlio circa gli anni dell’infanzia, dell’adolescenza, della gioventù. Quelle dette nel ministero pubblico le conosciamo quasi tutte, anche se non tutte. I Vangeli riportano i discorsi più importanti ma non tutto quello che Gesù ha detto. Il loro è stato solo il ripensare e poi scrivere e fissare i loghia di Gesù, dopo la sua risurrezione e a distanza di vari decenni.

Gesù è mai andato a scuola? Cosa sappiamo della sua infanzia, adolescenza, della sua educazione? Quali sono stati i suoi insegnanti o maestri? Che materie studiava? E quali tipi di lavoro ha esercitato nella sua vita? Altre domande che molti ragazzi e giovani si pongono e cercano una spiegazione.

Si pensa di sì. Le scuole rabbiniche esistevano. La sinagoga era il luogo più importante del villaggio e si trovava al centro di esso.

Anche Gesù frequentava la sinagoga non solo per imparare i testi sacri, durante la settimana, ma anche per pregare il giorno di sabato. Il Maestro dei giovani allievi era il Rabbino, che studiava ma soprattutto insegnava i testi sacri, che venivano proposti e che i bambini imparavano a memoria. La trasmissione orale della Sacra Scrittura era una prassi consolidata. Il sabato i testi imparati venivano recitati come preghiera. Tuttavia i bambini che frequentavano la sinagoga usavano le tavolette sulle quale spalmavano uno strato di cera e con una punta aguzza incidevano le parole su di essa.

Al sabato il rito religioso prevedeva la lettura delle Scritture, la spiegazione di esse, canti e preghiere.  Anche Gesù lo fece ad appena 12 anni quando restò nel Tempio, all’insaputa dei genitori, per insegnare i testi sacri ai dottori della legge. Da grande poi svolgeva un vero ruolo di rabbino, al punto tale che lo chiamano Maestro.

Gesù certamente ha imparato dal suo padre putativo il mestiere di falegname. Non era un ragazzo ozioso, si impegnava a dare una mano ai suoi genitori.

Giocava con i compagni del villaggio e sicuramente lo scambio di parole c’era tra loro. Ma cosa diceva Gesù nessuno mai lo ha saputo, né scritto, in quanto nessuno pensava chi fosse davvero quel particolare bambino venuto direttamente dal cielo.

Insomma, parlarne dell’infanzia di Gesù sembra davvero come penetrare in un’ombra di mistero avvolto dalla più totale mancanza di informazione, quasi un’opera impossibile, fatto salvo per quegli anni più famosi della sua vita dai trenta ai trentatré, tre anni di mille meraviglie, ma per il resto, sembra tutto avvolto da un mistero, a tratti davvero imbarazzante, se pensiamo che stiamo parlando del Figlio di Dio, del Messia, del Nazareno.

Non avendo degli obiettivi riscontri, tuttavia è possibile ipotizzare, in base alle conoscenze scientifiche, alla tradizione, alle usanze, alle religioni, ai luoghi come e quando i bambini di tutto il mondo e di tutti i tempi imparano a parlare nella loro lingua materna.

Gesù come tutti i bambini del suo tempo ha vissuto in un ambiente stimolante ed umanamente ha fatto gli stessi progressi intellettivi di ogni altro bambino, impegnandosi nello studio delle scritture e frequentando la sinagoga come tutti gli altri, ma anche i luoghi di gioco e di divertimento per i bambini che al suo tempo non avevano asili, scuole, centri sportivi, ma solo la piazza del villaggio e la strada, dove i bambini giovavano e si divertivano sotto lo sguardo attento dei genitori e degli adulti.

Certamente dalla bocca di Gesù, Figlio di Dio, non potevano uscire che parole di pace e d’amore, espressioni belle, dolci, rassicurante e divine. Chi stava con Gesù bambino e parlava con lui toccava il cielo con un dito e si riempiva di cielo in ogni momento del parlare e del ragionare.

Quindi cosa abbia detto Gesù negli anni della prima e seconda infanzia a nessuno è dato saperlo, ma è facile immaginarlo, perché il linguaggio dei bambini è universale con percorsi di sviluppo e potenziamento ben precisi nel tempo.

Gesù ha imparato a parlare come tutti gli altri, ma il suo linguaggio aveva altri contenuti e informazioni. Chi ha condiviso con lui l’infanzia, certamente, ha potuto intuire l’eccezionalità di quel bambino sorridente e giulivo che sapeva affascinare con ogni parola che usciva dalla sua bocca e con gesto che faceva coetanei e persone di ogni età. Peccato che nessuno poi si è informato e scritto di quegli anni stupendi vissuti da Gesù con Giuseppe e Maria e con tutti gli abitanti di Nazareth.

 

NOVENA DI NATALE 2022 – TESTO DI PADRE ANTONIO RUNGI

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Chiesa Madonna di Loreto – Novena di Natale 2022

Il nostro Natale con i pensieri spirituali dei Santi

A cura di padre Antonio Rungi 

Da tenere conclusione della celebrazione eucaristica o in altro momento liturgico in parrocchia, nelle chiese, nei luoghi della sofferenza e nelle case religiose. 

Venerdì 16 Dicembre 2022

“IN UNA MANGIATOIA PER CAUSA MIA”

«Il Signore Gesù volle essere uomo per noi. Non si pensi che sia stata poca la misericordia: la Sapienza stessa giace in terra! In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Gv 1,1). O cibo e pane degli angeli! Di te si nutrono gli angeli, di te si saziano senza stancarsi, di te vivono, di te sono come impregnati, di te sono beati. Dove ti trovi invece per causa mia? In un piccolo alloggio, avvolto in panni, adagiato in una mangiatoia. E per chi tutto questo?». (“Discorsi di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 196, 3)

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù Bambino, come ogni anno, Ti aspettiamo con grande speranza e gioia, perché il tuo Natale, diventi il nostro Natale, pieno di grazia e di bontà. Fa, o Signore, che  questi giorni di preparazione all’annuale ricordo della tua venuta tra noi, possano aiutarci nel cammino verso di Te, Emmanuele, Dio con noi. Amen

Canto natalizio

Sabato 17 Dicembre 2022

“PER NOI SOFFRIRA’ E MORIRA’”

«Colui che regola il corso delle stelle succhia da un seno di donna: nutre gli angeli, parla nel seno del Padre, tace nel grembo della madre. Ma parlerà quando sarà arrivato in età conveniente, ci annunzierà con pienezza la buona novella. Per noi soffrirà, per noi morirà, risorgerà mostrandoci un saggio del premio che ci aspetta, salirà in cielo alla presenza dei discepoli, ritornerà dal cielo per il giudizio». (Discorsi di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 196, 3)

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù dalla grotta di Betlemme dona nuova luce e nuovo impulso all’uomo che cammina nelle tenebre e cerca in Te la vera stella, o Bambino di Gerusalemme, Salvatore dell’umanità intera, che hai donato la tua vita nella città santa, simbolo della pace. Amen.

Canto natalizio 

Domenica 18 Dicembre 2022 

“FORMATO DA UNA MADRE CHE LUI HA CREATO”

«Quali lodi potremo dunque cantare all’amore di Dio, quali grazie potremo rendere? Ci ha amato tanto che per noi è nato nel tempo lui, per mezzo del quale è stato creato il tempo; nel mondo fu più piccolo di età di molti suoi servi, lui che è eternamente anteriore al mondo stesso; è diventato uomo, lui che ha fatto l’uomo; è stato formato da una madre che lui ha creato; è stato sorretto da mani che lui ha formato; ha succhiato da un seno che lui ha riempito; il Verbo senza il quale è muta l’umana eloquenza ha vagito nella mangiatoia, come bambino che non sa ancora parlare». (Discorsi di Sant’Agostino Vescovo Sermo 188, 2,2-3,3)

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù sei nato nel grembo di una donna, tua e nostra Madre, Maria Santissima, alla quale hai comunicato il tuo primo vagito e sorriso, quando sei venuto ad abitare tra noi in questa umanità, segnata dal pianto e dal peccato, fa che in questi giorni di preparazione al tuo Natale possiamo riconoscere umilmente i nostri peccati e vivere una vita più santa. Amen

Canto natalizio

Lunedì 19 Dicembre 2022

“LA VERITA’ E’ SORTA DALLA TERRA

«Chi vuol dire il vero si converta alla verità. Ma questa era lontana. La verità è sorta dalla terra. Tu dormivi, essa venne a te; tu eri in coma, essa ti ha svegliato; ti ha fatto strada con la sua persona per non perderti. Concludendo: La verità è sorta dalla terra, cioè il Signore nostro Gesù Cristo è nato da una vergine; la giustizia si è affacciata dal cielo affinché gli uomini diventassero giusti non di una giustizia propria, ma di quella di Dio». (Discorsi di Sant’Agostino Vescovo Sermo 189).

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù hai segnato i tempi, le stagioni e i ritmi di quanti nel mistero della tua nascita hanno sperato, confidato, ricominciato una vita segnata dall’amore, dal perdono e dalla riconciliazione con Dio, con se stessi e con la creazione, fa o Signore che questi giorni di preparazione alla tua venuta tra noi, siano giorni luce e verità per noi e per gli altri. Amen.

Canto natalizio 

Martedì 20 Dicembre 2022

“LA MISERICORDIA CI ASSISTERA’”

«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio (Gv 1, 1), dato che l’uomo naturale non può penetrarne il significato? E allora, o fratelli, resteremo in silenzio? A che serve leggere se si rimane in silenzio? Che giova a voi ascoltare, se io non spiego? Ma che giova spiegare se non è possibile capire? Da parte sua la misericordia di Dio ci assisterà, in modo che tutti abbiano a sufficienza e ciascuno riceva secondo la propria capacità; poiché anche chi parla dice quel che può. Chi è in grado di parlare in modo adeguato? Oso dire, fratelli miei, che forse neppure lo stesso Giovanni ci è riuscito: parlò anch’egli come poté, perché era un uomo che parlava di Dio. Ispirato, certamente, però sempre uomo» (Dal “Commento al Vangelo di Giovanni” di Sant’Agostino Vescovo).

 Preghiera a Gesù Bambino

Gesù hai dato gioia e consolazione ai poveri pastori che pascolavano nei pressi della tua grotta e che all’annuncio dell’Angelo dell’Incarnazione sono corsi ai tuoi piedi per renderti lode ed onore ed inneggiare alla gloria del Signore, concedi a noi di cantare in eterno le tue magnificenze e le tue lodi. Amen.

Canto natalizio

Mercoledì 21 Dicembre 2022

“SI SEGUA LA VOLONTA’ DI DIO”

«Voi qui siete tutti cristiani e, grazie a Dio, è cristiana tutta la città. Ci sono ormai soltanto due gruppi di uomini: i Cristiani e i Giudei. Non fate ciò che Dio non vuole: giochi nocivi, divertimenti scostumati (…) Date ascolto: siete cristiani, siete membra di Cristo. Pensate a quello che siete, riflettete a quale prezzo siete stati riscattati. Insomma, volete che vi dica che cosa fate? – Parlo a coloro che fanno tali cose; non ve la prendete, voi che siete contrari a queste cose; mi riferisco soltanto a coloro che le fanno e a coloro che le giustificano – Volete che vi dica dunque ciò che fate e quale dispiacere causate a noi? Forse i giudei fanno di queste cose? Almeno vergognatevene, in maniera da non farle più!». (Discorsi” di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 196, 4). 

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù sei stato accolto con amore da Giuseppe il tuo padre putativo e custode di te per tutta la vita, più che mai attento del tuo cammino di infante, che molto aveva da imparare, pur essendo la sapienza incarnata concedi a noi di custodire Te nel nostro cuore, dopo averTi ricevuto nella santissima eucaristia. Amen.

Canto natalizio

Giovedì 22 Dicembre 2022

“NIENTE RITI CHE SIANO PAGANI”

«Nel giorno della nascita di San Giovanni, cioè sei mesi fa – questi i mesi che intercorrono tra la nascita dell’araldo e la nascita del Giudice – imitando un rito superstizioso dei pagani, i cristiani andarono sulla spiaggia del mare e fecero delle abluzioni rituali. Io ero assente ma, come venni poi a sapere, i presbiteri indotti a ciò dalle norme penitenziali della Chiesa imposero ad alcuni una proporzionata penitenza ecclesiastica. Alcuni cominciarono a mormorare dicendo: Quanto ci voleva a dircelo? Se ci si avvisasse prima non lo faremmo. Se i presbiteri ci avessero preavvertiti non lo avremmo fatto. Allora ecco che il vescovo vi preavverte; vi ammonisco, vi avverto, vi preavviso. (…) Vi supplico per colui che oggi è nato; vi supplico, ve lo comando: nessuno faccia di tali cose». (Discorsi” di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 196, 4). 

Preghiera a Gesù Bambino

Dona Gesù Bambino, in questo Natale 2022, che ci apprestiamo a celebrare, pace, serenità, gioia, amore e perdono a questo nostro mondo, segnato dalle guerre e dalle distruzioni di ogni genere. Non permettere Signore che l’odio vinca sull’amore, la guerra sulla pace e l’ateismo sulla vera fede in Te. Amen.

Canto natalizio

Venerdì 23 Dicembre 2022

“L’ARRIVO DEI MAGI”

«I Magi vengono dall’Oriente, cercano un Re dei Giudei, che mai prima era stato ricercato fra tanti re dei Giudei. Cercano uno che non è in età virile o anziano o agli occhi umani cospicuo per una splendida dimora o potente di eserciti, tale che incuta terrore con le armi, o vestito di ricca porpora, con diadema che rifulge (…) Ma intanto è uno nato da poco che giace nella cuna, che si attacca avidamente alla mammella, senza alcun ornamento sul corpo, senza alcuna forza nelle membra, senza patrimonio familiare, che non si segnala né per la sua età né per alcun potere dei genitori. I Magi domandano notizia del Re dei Giudei al re dei Giudei; di Cristo [Dio e uomo], all’uomo Erode; [del Re dei cieli che ha creato l’uomo, a un re terreno, uomo]; notizia di un piccolo a un grande; di un nascosto a un illustre; di un umile a un potente; di uno che non parla ancora, a uno che parla; di un povero a un ricco; di un debole a un forte; e tuttavia tale che doveva essere adorato da chi lo disprezzava perché [anche se Erode lo perseguitava, Cristo aveva dominio su di lui e sugli altri]. Certamente in lui non si scorgeva alcuna pompa regale, ma si adorava la vera maestà». (Discorsi” di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 373, 2-3)

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù hai offerto ai sapienti del tempo, i Re Magi venuti dall’Oriente, una stella cometa, guida per arrivare da Te e ripartire da Te, pieni di fede in un Dio, umile e semplice, fa che anche noi possiamo seguire Te nostra stella nel tempo e per l’eternità. Amen.

Canto natalizio

Sabato 24 Dicembre 2022 

GESU’ SCEGLIE LUI STESSO I SUOI ADORATORI

Gesù attrae a sé con la voce degli angeli i pastori, che per primi vuole vederseli intorno, dopo Maria e Giuseppe. Per genitori ha scelto due poveri operai; per primi adoratori, sceglie poveri pastori … Sempre la stessa abiezione, sempre lo stesso amore della povertà e dei poveri. Gesù non respinge i ricchi, è morto per essi, li chiama tutti, li ama, ma rifiuta di condividere le loro ricchezze e chiama per primi i poveri. Come sei divinamente buono, mio Dio! Se per primi tu avessi chiamato i ricchi, i poveri non avrebbero osato avvicinarsi a Te, si sarebbero creduti obbligati a restare in disparte a causa della loro povertà. Ti avrebbero guardato da lontano, lasciando che ti circondassero i ricchi. Ma chiamando i pastori per primi, hai chiamato a Te tutti. (San Charles de Foucauld, Opere spirituali).

Preghiera a Gesù Bambino 

Gesù non abbiamo bisogno di tante inutili cose, ma solo di Te o Redentore del mondo, che sei nato povero in una grotta di uno sperduto villaggio, sconosciuto ai piccoli e ai grandi, insegnaci ad essere semplici ed essenziali per non andare alla ricerca di cose vane ed insignificanti. Amen

Canto natalizio

Preghiera conclusiva della Novena di Natale

di  San Giovanni Paolo II, Papa

Asciuga, Bambino Gesu’,

le lacrime dei fanciulli!

Accarezza il malato

e l’anziano!

Spingi gli uomini

a deporre le armi

e a stringersi in un universale

abbraccio di pace!

Invita i popoli,

misericordioso Gesù,

ad abbattere i muri

creati dalla miseria

e dalla disoccupazione,

dall’ignoranza

e dall’indifferenza,

dalla discriminazione

e dall’intolleranza.

Sei tu,

Divino Bambino di Betlemme,

che ci salvi,

liberandoci dal peccato.

Sei tu il vero e unico Salvatore,

che l’umanità spesso cerca a tentoni.

Dio della pace,

dono di pace

per l’intera umanità,

vieni a vivere

nel cuore di ogni uomo

e di ogni famiglia.

Sii tu la nostra pace

e la nostra gioia!

Amen

P.Rungi. Natale, il grande mistero che non riusciremo mai a comprendere e a vivere in pienezza

Natale 2020

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Natale, il grande mistero che non riusciremo mai a comprendere e a vivere in pienezza

Ogni anno ci accostiamo al Natale del Signore con la trepidazione e la gioia nel cuore. Quest’anno lo facciamo con maggiore consapevolezza, di fronte al dramma che stiamo vivendo con l’esperienza dolorosa dell’epidemia da coronavirus. Eppure ogni anno che arriva il Natale, per noi, per tutti, anche per chi non crede o appartiene ad altri credi o religioni, vivendo nel nostro Paese, assapora comunque la bellezza di questo mistero della nascita dell’unico salvatore del mondo, che è Cristo Signore.

Un mistero che non riusciremo mai a comprendere e a vivere in pienezza, in quanto non è semplice vivere e contemplare il Figlio di Dio, che è entrato nella storia dell’umanità in un modo inaspettato e sconvolgente, come indica la grotta di Betlemme: povero, al freddo e al gelo, senza nessun conforto, se non quello di umili pastori, arrivati alla grotta immediatamente, una volta che gli angeli avevano annunciato a loro questa grande gioia e notizia. Una notizia che sha cambiato la storia del mondo, indirizzandola verso una visione cristiana di essa e interpretandola alla luce di questo mistero profondo del Dio fatto uomo, venuto in questo mondo per portare pace, salvezza, gioia e futuro ad un’umanità preclusa a tali prospettive, in un mondo pagano e senza grandi ideali temporali ed eterni.

Anche se è difficile capire e vivere il Natale, tuttavia non possiamo lasciare allo scorrere del tempo il Natale che ci apprestiamo a vivere, in tempo di pandemia, e che vogliamo vivere consapevoli delle difficoltà odierne che, come tutti i tempi bui e tristi della storia dell’umanità, hanno segnato l’inizio di un’era nuova e di una rinascita.

Natale e pandemia indicano lo stesso cammino: si ricomincia tutti insieme per salvare l’uomo, il creato, il bello, il santo, il retto e l’onesto, ripartendo dalla grotta di Betlemme.

E allora vediamo come sarà questo nostro Natale 2020.

Sarà un Natale del silenzio, della preghiera, del raccoglimento, dell’isolamento, della solitudine ambientale e del distanziamento sociale, ma sarà anche il Natale della vicinanza di Dio a ciascuno di noi, confermando la stessa sua natura e missione dell’essere l’Emmanuele, il Dio con noi, per noi e in noi.

Sarà un Natale senza la vicinanza dei nostri cari, costretti a stare lontani per evitare un qualsiasi possibile contagio, ma sarà un Natale più vicino che mai, in quanto la lontananza non fa altro che aumentare la gioia di avere una persona cara, a cui pensare anche a distanza di pochi metri o infiniti e illimitati chilometri che ci separano geograficamente l’uno dall’altro da un punto di vista spaziale, ma non umano, sentimentale, affettivo, parentale o amicale.

Sarà un Natale senza cenoni e banchetti a squilibrare il precario organismo di noi poveri mortali, bisognosi di alimentarsi, ma non di abbuffarsi, ben sapendo che  soprattutto in questo Natale c’è gente che non mangia, non ha l’essenziale e muore letteralmente di fame e di inedia. Anche questo è un motivo di trasformare l’epidemia in occasione di vita e di revisione dei nostri sistemi di sostegno e di giustizia sociale.

Sarà un Natale senza enfasi e grandi entusiasmi, molte volte apparenti e non sostanziali, ma un Natale che va al cuore dei drammi di questa umanità, con i tanti problemi che deve affrontate, tutta unita, a partire dalla salvaguardia della vita e del creato, troppe volte violati ed offesi per l’egoismo dei poteri forti ed economici che governano oggi nel mondo.

Sarà un Natale nelle corsie degli ospedali vari, con o senza finalizzazione ai malati di Covid, in cui dottori, infermieri, personale di servizio, forze dell’ordine, sacerdoti, religiosi saranno vicini a sofferenti, senza più, ce lo auguriamo, il conteggiare le migliaia di morti ogni giorno in tutto il mondo per questa epidemia e per le altre malattie dimenticate o trascurate, ma solo conteggiare i guariti definitivi.

Sarà un Natale all’insegna della carità e del servizio a domicilio per le persone che non hanno nessuno, sono sole e senza conforto o aiuto di qualcuno. Non tutti potranno aiutare tutti, ma qualcuno lo potrà fare anche al di là dei limiti sanitari. La carità e l’amore deve sorpassare ogni legge e restrizione.

Sarà un Natale prevalentemente spirituale, per chi vede in Gesù Bambino il Figlio di Dio ed il salvatore del genere umano, per quale è disceso dal cielo, si è incarnato nel grembo verginale di Maria, concepito per opera dello Spirito Santo, morto è risorto per la nostra eterna terrena ed eterna.

Sarà, per molti un Natale nel pianto, nel dolore per la perdita dei propri cari, soprattutto di coloro che non hanno avuto neppure i funerali ed il conforto sacramentale. Non possono essere dimenticati e per loro pregheremo in modo particolare Natale, davanti a Gesù Bambino, a Maria Santissima e a San Giuseppe, padre putativo del Figlio di Dio.

Sarà il Natale dei presepi, degli alberi, delle luminarie, dei dolci, preparati in ogni paese e luogo, ma sarà un Natale sottotono e senza gioia nel cuore, se ci fermiamo solo a questi aspetti esteriori.  Sarà, invece, un Natale davvero santo e beneficio per tutti, se facciamo occupare gli spazi del nostro cuore e della nostra vita a Colui che è venuto per riempire i nostri vuoti ed abbassare i nostri orgogli e le alte colline e montagne degli affari sempre più consistenti a danno dei poveri e degli indifesi.

Gesù porti a tutti un Natale di speranza e di rinascita, non solo con i vaccini che contrasteranno l’avanzata del coronavirus, ma con il risanamento delle menti e dei cuori di tutta la gente di questo mondo, bisogno di sperare, sognare e realizzare quella fraternità universale, spesso dimenticata e offesa a livello planetario.

Buon Natale nel segno della gioia, del sorriso e della vita che porterà a noi Gesù Bambino.

Padre Antonio Rungi

Delegato arcivescovile per la vita consacrata della Diocesi di Gaeta

 

P.RUNGI. COMMENTO PER IL NATALE 2015

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Solennità del Natale 2015 – Venerdì 25 dicembre 2015

 

Il nostro pellegrinaggio giubilare alla Grotta di Betlemme

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

Questo Natale 2015 ha un sapore, un significato ed un valore del tutto speciale. E’ il Natale della misericordia infinita e tenerissima che ci porta a noi, Gesù Bambino, il Figlio di Dio, che si incarna nel grembo verginale di Maria Santissima e viene a noi come salvatore e redentore, con il volto della vera misericordia di Dio. La coincidenza dell’anno santo della misericordia, aperto da Papa Francesco lo scorso 8 dicembre, rende questo Natale più importante da un punto di vista spirituale, in quanto è la festa che ci riporta all’origine stessa del mistero della salvezza, che inizia prima a Nazareth e prosegue a Betlemme, dove viene alla luce Gesù, il messia atteso dai popoli e nostro liberatore. Nella solenne liturgia della notte santa, che accompagna il cammino del cristiano in questo anno giubilare, noi, infatti, ci confrontiamo con la vera e grande notizia più importante di tutti i tempi e per tutta l’umanità; Gesù Cristo, Figlio di Dio, si incarna nel grembo verginale di Maria per portare a noi la salvezza, la misericordia e il perdono di Dio. Ci ricorda il profeta Isaia nel brano della messa di mezzanotte che “un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere  e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine  sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre”. Il programma del Natale della misericordia sta sintetizzato in queste parole di speranza, gioia e giustizia per tutti. L’anno giubilare è appunto questo anno per rimettere a posto, a livello spirituale, morale e sociale, le cose che non vanno personalmente e collettivamente. E ciò si inizia a fare, se con umiltà ci poniamo davanti a Gesù Bambino e riconosciamo i nostri peccati, per ricominciare una vita senza peccato. Le tenebre in cui siamo immersi devono fare spazio alla luce vera che viene dal cielo ed ha un solo nome: Gesù Cristo il Salvatore. Questa luce dobbiamo sapere riscoprire nell’anno giubilare, perché Gesù è il volto misericordioso del Padre: “Il popolo che camminava nelle tenebre  ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia,  hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete  e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue

 saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Moltiplicare la gioia del perdono e dell’essere perdonati, dall’essere liberi, mediante il dono dell’indulgenza plenaria, anche delle pene conseguenti alle nostre colpe”. Il nostro pellegrinaggio giubilare alla grotta di Betlemme può avere un doppio motivo: quello dei pastori e quello dei Re Magi. Il motivo pastorale, sta nel riconoscere in Cristo il vero Pastore delle nostre anime che ci conduce ai pascoli eterni della felicità. Il motivo regale, sta nel riconoscere in Cristo l’unico vero Re di tutti i tempi, il cui regno non finisce mai. Dal Pastore da pastori andiamo alla Grotta di Gesù per assaporare la gioia di prostrarci per chiedere perdono per noi e per l’umanità. Da re, come i sapienti dell’oriente, andiamo da Lui, per offrirgli quel poco di bene che abbiamo con noi e realizzato nei nostri giorni ed anni, fin qui vissuti con la fede del Natale, ben sapendo, come ci ricorda l’Apostolo Paolo nel brano della sua lettera a Tito, che nella notte santa proclamiamo: “è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.  Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone”. Il Natale della misericordia lo celebriamo se ci lasciamo riscattare da Cristo da ogni iniquità, formando la chiesa suo popolo santo, ma anche popolo di peccatori, che hanno bisogno di redenzione. Risuoni in questo Natale il canto di gioia, speranza e fiducia che gli Angeli proclamarono nella notte in cui venne al mondo il Redentore e della quale ci racconta l’evangelista Luca: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Lo stesso canto di gioia vorremmo che risuonasse in ogni parte del mondo e in ogni angolo di questo mondo solo e solitario, che va alla ricerca della vera gioia e felicità che viene dall’Alto e si chiama “Emmanuele, il Dio con noi”. Possiamo sperimentare, fin d’ora, questa gioia dentro e fuori di noi, consapevoli che il Natale ha un suo fascino e una sua bellezza interiori, che nessuno puoi toglierci, da dove è riposto, ben sapendo che sta nel profondo del nostro cuore e della nostra vita e da lì nessuno lo potrà estirpare per rincorrere fasi dei che non possono dare felicità, perché inesistenti. Anche per noi si devono compiere i giorni per dare alla luce, nel nostro cuore, Gesù, e con la stessa tenerezza e bontà di Maria, Giuseppe, i pastori e i semplici della terra l’hanno voluto incontrare e lo hanno amato, profondamente, perché avvertivano in Lui la potenza di Dio e la misericordia di Dio. Sia, questa la nostra preghiera di Natale 2015:

 

Cristo, Salvatore e Redentore dell’uomo,

guarda dalla tua grotta di Betlemme

l’umanità intera in questo tuo annuale Natale 2015

che, oggi, ha un significato giubilare per tutti i tuoi seguaci.

 

 

Davanti a Te, Gesù Bambino,

contemplando il volto di Maria, la tua Madre dolcissima,

guardando a Giuseppe, il tuo padre terreno,

osservando quanti arrivano da Te per adorarTi ,

ci prostriamo umilmente per ringraziarti

per tutti i doni che ci hai dato.

 

 

Ti chiediamo umilmente,

o Verbo Eterno del Padre Misericordioso,

che quest’anno Giubilare,

dedicato alla riconciliazione e al perdono,

sia, per tutta la Chiesa e l’umanità,

un anno di rinascita spirituale

e di ripresa morale per  tutto il genere umano.

 

 

Dona a quanti si immergono

nel mistero del tuo Natale annuale,

la sapienza della grotta di Betlemme,

che si traduce in opere di bene

ed ha un solo nome: misericordia per sempre.

 

 

Guarda, Gesù Bambino, tutti i bambini di questa terra,

segnata dall’odio, dal terrorismo e dalla guerra,

proteggili da mani violente, che uccidono in loro

ogni speranza di sopravvivenza.

 

 

Assisti, Principe della pace,

quanti lottano per costruire

un mondo di giustizia e di pace,

e fa che i loro sforzi

producano i risultati attesi e sperati.

 

 

Maria, la Madre del perdono,

ci faccia riscoprire la gioia

di essere in pace con tutti,

senza conservare, nel nostro cuore,

alcun risentimento, ribellione o progetti di distruzione.

 

 

Nulla ci allontani dalla gioia di vivere,

oggi e sempre, il tuo Natale di amore,

di pace e di misericordia,

alla scuola di quella misera ed umile

grotta, nella quale sei venuto al mondo,

senza clamore e splendore,

ma solo con il calore del Tuo amore per noi.

 

 

Gesù Bambino,

volto dolcissimo e tenerissimo di Dio,

che è Misericordia infinita,

trasforma questo Natale 2015,

segnato da tanti mali e difficoltà,

in un Natale pieno di gioia e speranza

per l’intera umanità. Amen.

 

(Padre Antonio Rungi, passionista)

 

MONDRAGONE (CE). REALIZZATO IL PRESEPE DELLA NATIVITA’ DELLA GIOIA

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MONDRAGONE (CE). REALIZZATO IL PRESEPE DELLA NATIVITA’ DELLA GIOIA

E’ stato ultimato questa sera il presepe con la Natività della gioia. A realizzarlo sono state le Suore di Gesù Redentore della Stella Maris di Mondragone, che all’ingresso principale della loro casa di ospitalità, hanno allestito questo singolare presepe per il Natale 2014. Ad inaugurarlo ufficialmente sarà l’assistente spirituale della comunità, padre Antonio Rungi, passionista, teologo morale. Domani mattina, 14 dicembre 2014, a conclusione della messa festiva delle ore 8,30 in concomitanza con la III Domenica di Avvento, “Gaudete”. Il presepe sarà oggetto di riflessione e meditazione in occasione del ritiro mensile delle suore e dei laici aggregati, mercoledì 17 dicembre 2014. Ritiro che sarà incentrato sulla gioia della Famiglia di Nazareth e delle famiglie di oggi. Il presepe è costituito oltre che da i pastori tradizionali, da una serie di statuette di santi o di persone della chiesa e della società umana che hanno attinenza con il mistero della nascita di Gesù. Oltre alle statue saranno collocate nell’ampia grotta che accoglie tutti, le sagome dei testimoni della fede che maggiormente sono legate alla spiritualità del Natale. Così con San Francesco, il santo della letizia , ci sarà Papa Francesco, Sant’Antonio di Padova, Sant’Alfonso Maria dei Liguori, San Pio da Pietrelcina e la Fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, la Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu, che volle dedicare proprio a Gesù Bambino, il Redentore la sua famiglia religiosa, curando particolarmente l’infanzia abbandonata. “La scelta di questo presepe della gioia – afferma la madre superiora della casa, suor Maria Paola Leone, è dettata da un doppia motivazione. L’anno della vita consacrata e l’anno del sinodo della famiglia. Il nostro assistente spirituale, padre Antonio Rungi, ha giustamente ritenuto opportuno (e noi abbiamo accolto la proposta) di finalizzare la realizzazione del presepe conventuale e della nostra chiesa al tema della gioia, facendo tesoro delle indicazioni di Papa Francesco nell’esortazione Evangelii gaudium e della Lettera Apostolica indirizzata a noi religiose ed a tutti i religiosi all’inizio dell’anno della vita consacrata. La gioia – conclude Suor Maria Paola – è anche trovarsi di fronte ad un presepe ed apprezzarne la bellezza e sapersi meravigliare”. Il presepe esposto alla visione del pubblico che transita numeroso nella zona mare di Mondragone, essendo la Stella Maris a pochi metri da mare e lungo il passeggio degli amanti della spiaggia e del mare anche d’inverno, resterà aperto fino al 2 febbraio 2015, giornata mondiale della vita consacrata e festa della Presentazione al Tempio di Gesù Cristo.

Itri (Lt). Novena del Santo Natale, di prima mattina, al Convento dei Passionisti

DSC09415E’ iniziata ieri 16 dicembre nel Convento dei Passionisti di Itri la novena predicata in preparazione al santo Natale 2013. I fedeli, un buon gruppo, come per antica tradizione si recano a messa al mattino, alle ore 7,30 e a conclusione della quale, padre Cherubino De Feo fa le preghiere di rito previsto per la novena. Il testo utilizzato dal sacerdote è quello scritto da padre Antonio Rungi, passionista della comunità del Santuario della Civita e che è pubblicato on-line da vari siti cattolici. La novena è improntata sui vari titoli biblici attribuiti a Gesù Cristo: Figlio di Davide, Figlio di Dio, Messia, Salvatore, Redentore, Figlio di Maria, l’Emmanuele, Figlio dell’uomo, Gesù Bambino. Il Convento dei Passionisti da circa 500 anni, prima con i cappuccini, e da 70 anni con i passionisti costituisce un punto di riferimento spirituale importante per la città di Itri e per il territorio. I religiosi passionisti della comunità della Civita che stanno curando la struttura conventuale cittadina, stanno organizzando per il Santo Natale 2013 le varie celebrazioni per dare degno risalto all’annuale festa del Redentore. Predisposto il bellissimo presepe artistico nella cappella di San Paolo della Croce è meta d visitatori non solo durante le messe feriali e festive ma anche durante il giorno. Per domenica 22 le messe previste del mattino alle ore 8.00 e della sera alle ore 17.00. Tutti i giorni al mattino alle 7,30 messa e novena del Natale fino al 24 mattino. Al 24 notte la messa di mezzanotte per attendere e celebrare nella preghiera la nascita di Gesù. L’orario d’inizio della celebrazione è alle ore 23,30. Per Natale poi le messe festive delle ore 8.00 e delle ore 17.00. Intanto già si respira l’aria del Natale spirituale che la comunità passionista presente ad Itri tra la Civita e il convento cittadino intende vivere insieme ai fedeli che frequentano il convento per partecipare alla messa e alle varie funzioni religiosi. La popolazione è in costante aumento quella che da alcuni mesi sta frequentando il convento, anche per l’accessibilità della struttura religiosa da ogni parte della città e del territorio e per la comodità degli orari delle celebrazioni. Tutto sommato i passionisti continuano a svolgere il loro servizio spirituale e pastorale alla città, prima di tutto e più pienamente ed intensamente al Santuario e in aggiunta anche al convento di Itri, dove sono assicurate le celebrazioni più importanti e partecipate, come il Natale, il Capodanno, l’Epifania e tutte le domeniche e feste comandate.

A BARBACENA IN BRASILE L’ESTREMO SALUTO A PADRE FERNANDINHO

vitale3.jpgBrasile (Barbacena). Morto il decano dei  missionari passionisti in Brasile: P.Ferdinando Vitale

 

di Antonio Rungi

 

Il giorno 3 novembre 2013, in Brasile, a Barbacena è morto, all’età di 99 anni, Padre Ferdinando della Sacra Famiglia (Giuseppe Vitale), nato a Caivano (Na) il 23.11.1914, e professato tra i passionisti,  a Paliano (Fr) il 11.11.1933, ordinato sacerdote a Paliano (Fr) il 03.06.1939.

L’esemplarità di questo sacerdote di origini napoletane sta nel suo zelo missionario, vissuto con lo stesso spirito degli inizi per 60 anni continuativamente. Persona semplice, umile, gioiosa ha vissuta la sua esperienza di missionario passionista in una terra, quella brasiliana, dalle grandi problematiche umane e sociali, portando il suo contributo di idee di impegno di vita cristiana, ovunque è stato. Era dalla parte dei poveri, ha vissuto con i poveri  e tutto faceva per i poveri. I progetti sociali per i bambini sono stati il suo impegno prioritario nello Stato di Minas Gerais e di Espirito Santo in Brasile. Tante le città e i luoghi che hanno visto la sua opera missionaria in 60 anni ininterrotti, seguendo l’iter umano e formativo di intere generazioni di bambini, genitori brasiliani sprovvisti del necessario. Uomo di preghiera, ma soprattutto di carità fattiva e generosa, che impegnava il suo tempo per trovare soluzioni immediate per la sopravvivenza di tanti bambini. Suo impegno quotidiano, negli anni in cui ha operato a Barbacena, era quello di girare per le panetterie e ritirare, ogni giorno, il pane non venduto, che gli veniva dato gratuitamente per poi distribuirlo subito ai bambini, quando tornavano a casa dopo la scuola.

I solenni funerali sono stati celebrati oggi a Barbacena, presso il Projetto Devida, di cui una parte dell’intero complesso è stato intitolato alla sua persona e al suo impegno carismatico in questa zona a ovest di Belo Horizonte.

Molte le opere realizzate in varie città del Minas Gerais a Colatina, Barra Sao Francisco, tra chiese, opere sociali, dispensari. I bambini e la famiglia erano al centro del suo cuore e con l’affetto e la tenerezza del sacerdote napoletano portava avanti le varie iniziative confidando molto sulla provvidenza. Nei suoi viaggi di spostamento da una zona all’altra della missione utilizzava una mula, alla quale aveva dato il nome di “Peppinella”. Persona umile, distaccata dai beni della terra, ha vissuto con semplicità e nella massima povertà il vangelo della carità e della solidarietà. Per venire incontro alla formazione umana, culturale e lavorativa della gente dei luoghi ove ha operato da missionario, avviò corsi di formazione di ogni genere, da quello in campo edile a quelli più impegnativi nel settore dei servizi. Nel suo amato Brasile era arrivato con altri missionari passionisti della Provincia religiosa dell’Addolorata, comprendente il Basso Lazio e la Campania, alla fine del 1953, dove è rimasto per 60 anni, fatto eccezione per le poche volte che veniva in Italia, non solo per rivedere confratelli, parenti e conoscenti, ma specialmente per chiedere aiuto e sostegno per i suoi tanti bambini considerati dei figli, bambini presi dalla strada, senza genitori e senza parenti diretti che poi venivano accuditi in tutto nei progetti sociali, che sono stati i luoghi privilegiati dei missionari passionisti nei due Stati brasiliani dello Espirito Santo e del Minas Gerais in 60 anni di presenza. Una presenza che si è allargata ed ampliata con molte vocazioni alla vita sacerdotale e religiose    , dovute alla promozione vocazionale di P. Ferdinando Vitale, un vero maestro di vita spirituale, apostolica e missionaria e un saggio direttore all’intero e all’esterno della Congregazione dei Passionisti, di cui andava orgoglioso.

 

La testimonianza di padre Giovanni Cipriani, un suo confratello missionario in Brasile.

 

“Eu sou do partido do TP… (Tapa Buraccos)”. Quem não escutou essa frase da boca do Pe. Fernandinho? Era sua maneira de intender e viver a vida missionária: humildade e disponibilidade. Sempre pronto para consolar, ajudar, curar as feridas do coração.

Padre Fernando (carinhosamente chamado de Fernandinho) nasceu em Caivano, perto de Nápoles, na Itália, no dia 23 de novembro de 1914, filho de Ferdinando Vitale e Maria Paone Vitale.

Escolheu ser missionário. Emitiu seus primeiros votos na Congregação Passionista, em Paliano, no dia 11 de novembro de 1933 e foi ordenado sacerdote em Nápoles no dia 3 de junho de 1939.

Foi diretor do seminário e professor de matemática na Itália.

Aos 39 anos de idade, deixou a Itália e partiu, de navio para o Brasil. Aos 7 de novembro de 1953, desembarcou no Rio de Janeiro.

Ficou um tempinho em Jardim América, Cariacica – ES. Em fevereiro de 1954, foi para São Silvano, Colatina – ES e depois para Barra São Francisco – ES.

Com seu incansável espírito missionário próprio de São Paulo da Cruz, associado ao modo alegre, jovial e enérgico próprio dos napolitanos, foi o desbravador do norte do estado do Espírito Santo até a divisa de Minas Gerais (Barra de São Francisco, Ecoporanga, Mantenópolis, etc.).

Neste tempo tudo isso era feito no lombo da Peppinella, sua mula de estimação.

Por onde passava realizava com os povos carentes uma contínua promoção da vida humana, além da evangelização. Em Barra de São Francisco promoveu diversos cursos (crochê, tricô, carpintaria, marcenaria e eletricista); foi inspirador da Escola Família Agrícola e fundou o Seminário Passionista (1970). Construiu a Igreja Matriz da cidade, juntamente com os padres Alfredo e Daniel.

Em 1962, volta para São Silvano, Colatina – ES. Aqui também, sua marca é o ânimo missionário, a preocupação com as questões sociais, a profunda vida de oração. Sempre disponível à serviço da Igreja e da Congregação, através de uma vida simples e modesta.

Esse olhar a realidade com os olhos compassivos de Jesus, leva o Pe. Fernandinho a ‘inventar’ algo para acolher as crianças pobres.

Em 1963, recebeu as Irmãs Passionistas em São Silvano para atender as crianças carentes. E em 1984, funda a Creche Santo Antônio, em São Silvano. A partir desta data a Creche acolhe centenas de crianças carentes do bairro.

Em 1983, celebrando os 30 anos de chegada dos Passionistas em Colatina, no dia 29 de outubro, em São Silvano, Pe. Fernandinho celebra os 50 anos de profissão religiosa. Nessa ocasião ele recebe o título de “Cidadão Colatinense”.

Em 1995, Pe. Fernandinho é transferido para o seminário passionista de Ilhas das Flores, Vila Velha – ES, acompanhando as comunidades da paróquia de Paul.

Continua seu trabalho em Jardim América e Belo Horizonte.

Em 1999, ele chega em Barbacena, aonde esta funcionando o Projeto Devida, acolhendo as crianças carentes.

Mantendo o mesmo espírito missionário, profético, continua seu trabalho junto as comunidades pobres e crianças carentes do “Projeto Devida”.

E mesmo de idade avançada, seu espírito nunca perde a criatividade para praticar a caridade evangélica e ajudar os pobres. Todos os dias podíamos ver ele ir nas padarias, recolher o pão do dia anterior, carregá-lo nas costas, levá-lo até a casa e distribuí-lo aos pobres que estavam já esperando.

É a caridade que faz milagres!

Em 23 de novembro de 2003, inaugurando o 3º bloco do Projeto Devida, é descoberta uma placa colocada no centro missionário: “Centro missionário passionista Pe. Fernando Vitale”.

Pois, Pe. Fernandinho foi um ardoroso missionário, e por onde passava, deixava marcas profundas.

Talvez sua maior marca tenha sido a alegria de viver: sempre sorrindo, cantando, brincando…

Sempre foi muito trabalhador e, mesmo com a idade avançada, não tinha restrições para celebrar, visitar doentes, ajudar os pobres.

Pe. Fernandinho faleceu às 21h15 do dia 3 de novembro de 2013. Enquanto os irmãos passionistas do Vicariato Nossa Senhora da Vitória, a cidade de Barbacena, os amigos estavam já preparando a celebração dos 99 anos de vida (dia 23).

Ele deixa tanta saudade e inúmeros exemplos de vida missionária. Pe. Fernandinho não era um teórico da missão e da caridade. Ele era um praticador… e sempre com tanta humildade e pouco falar…

E quando alguém destacava seu espírito missionário, ele respondia, quase alterado: “o que estou fazendo de particular? Estou fazendo semplicemente o que Jesus pede aos seus discípulos, e nada mais…”

Obrigado, querido e saudoso Fernandinho.

Descanse em paz agora, vocês que nunca tinha tempo para descançar

La conferenza tenuta a Roma dalle Suore di Gesù redentore-Domenica 17 febbraio 2013

SUORE DI GESU’ REDENTORE – ROMA

INCONTRO SPIRITUALE MENSILE

DOMENICA 17 FEBBRAIO 2013 – ORE 15,30

 

“Anno della fede e conversione  personale permanente”.

La vita di conversione della serva di Dio, Victorine Le Dieu.

 

1.DAL VANGELO DI MARCO 1,15-26

In quel tempo, dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito

impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

 

2.CONVERTIRSI E CREDERE AL VANGELO

«Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Comincia così, nel Vangelo di Marco, l’annuncio di Gesù al mondo, il suo messaggio di salvezza. Con la venuta di Gesù spunta un’era nuova, l’era della grazia e della salvezza. E le sue prime parole sono un invito ad abbracciare la grande novità, la realtà stessa del Regno di Dio che egli pone alla portata di tutti, vicino a ogni uomo. Ed indica subito la strada: convertirsi e credere al Vangelo, e cioè cambiare radicalmente vita e accettare, in Gesù, la parola che Dio attraverso lui rivolge all’umanità di tutti i tempi. Sono due cose che vanno di pari passo: la conversione e la fede e non c’è l’una senza l’altra, ma l’una e l’altra scaturiscono al contatto con la parola viva, alla presenza di Gesù che anche oggi ripete alle folle: Convertitevi e credete al Vangelo.

Quello che opera la Parola di Dio accolta e vissuta è un completo mutamento di mentalità (= conversione). Trasfonde nei cuori di tutti: europei, asiatici, australiani, americani, africani i sentimenti di Cristo di fronte alle circostanze, al singolo e alla società.

Ma come può il Vangelo operare il miracolo di una profonda conversione, di una fede nuova e luminosa? Il segreto sta nel mistero che le parole di Gesù racchiudono. Esse non sono semplicemente esortazioni, suggerimenti, indicazioni, direttive, ordini, comandi. Nella parola di Gesù è presente Gesù stesso che parla, che ci parla. Le sue Parole sono egli stesso, Gesù stesso. E così noi, nella Parola lo incontriamo. E accogliendo la Parola nel nostro cuore, come egli vuole che sia accolta (e cioè essendo pronti a tradurla in vita) siamo uno con lui ed egli nasce o cresce in noi. Ecco perché ognuno di noi può e deve accogliere l’invito così pressante ed esigente di Gesù.

Qualcuno potrà considerare le parole del Vangelo troppo alte e difficili, troppo distanti dal modo di vivere e di pensare comune, e sarà tentato di chiudersi all’ascolto, di scoraggiarsi. Ma tutto questo accade se pensa di dover spostare da solo la montagna della sua incredulità. Mentre basterebbe si sforzasse di vivere anche solo una Parola del Vangelo per trovare in essa un aiuto inatteso, una forza unica, una lampada per i suoi passi . Perché quella Parola, essendo una presenza di Dio, il comunicarsi con essa rende liberi, purifica, converte, porta conforto, gioia, dona sapienza.

Quante volte nella nostra giornata questa Parola può esserci di luce! Ogni volta che ci scontriamo con la nostra debolezza o con quella degli altri, ogni volta che seguire Gesù ci sembra impossibile o assurdo, ogni volta che le difficoltà tentano di abbatterci, questa Parola può essere per noi un colpo d’ala, una boccata d’aria fresca, uno stimolo a ricominciare.

Basterà una piccola, rapida “conversione” di rotta per uscire dal chiuso del nostro io ed aprirci a Dio, per sperimentare un’altra vita, quella vera.

Se poi potremo condividere questa esperienza con qualche persona amica, che ha fatto anch’essa del Vangelo il proprio codice di vita, vedremo sbocciare o rifiorire intorno a noi la comunità cristiana.

Perché la Parola di Dio vissuta e comunicata fa anche questo miracolo: dà origine a una comunità visibile, che diviene lievito e sale della società, testimoniando Cristo in ogni angolo della terra.

 

3.DAL MOTU PROPRIO “PORTA FIDEI” DI PAPA BENEDETTO XVI

Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono infatti chiamati a far risplendere la Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato. Proprio il Concilio, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium, affermava: “Mentre Cristo, «santo, innocente, senza macchia» (Eb 7,26), non conobbe il peccato (cfr 2Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa «prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio», annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr 1Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce”.

L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr At 5,31). Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomo ad una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita” (Rm 6,4). Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17). (PF, 6).

 

4. DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

V. Le molteplici forme della penitenza nella vita cristiana

 

1434 La penitenza interiore del cristiano può avere espressioni molto varie. La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiuno, la preghiera, l’elemosina, che esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri. Accanto alla purificazione radicale operata dal Battesimo o dal martirio, essi indicano, come mezzo per ottenere il perdono dei peccati, gli sforzi compiuti per riconciliarsi con il prossimo, le lacrime di penitenza, la preoccupazione per la salvezza del prossimo, l’intercessione dei santi e la pratica della carità che «copre una moltitudine di peccati» (1 Pt 4,8).

 

1435 La conversione si realizza nella vita quotidiana attraverso gesti di riconciliazione, attraverso la sollecitudine per i poveri, l’esercizio e la difesa della giustizia e del diritto, attraverso la confessione delle colpe ai fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l’esame di coscienza, la direzione spirituale, l’accettazione delle sofferenze, la perseveranza nella persecuzione a causa della giustizia. Prendere la propria croce, ogni giorno, e seguire Gesù è la via più sicura della penitenza.

 

1436  Eucaristia e Penitenza. La conversione e la penitenza quotidiane trovano la loro sorgente e il loro alimento nell’Eucaristia, poiché in essa è reso presente il sacrificio di Cristo che ci ha riconciliati con Dio; per suo mezzo vengono nutriti e fortificati coloro che vivono della vita di Cristo; essa «è come l’antidoto con cui essere liberati dalle colpe di ogni giorno e preservati dai peccati mortali».

 

1437 La lettura della Sacra Scrittura, la preghiera della liturgia delle Ore e del «Padre nostro», ogni atto sincero di culto o di pietà ravviva in noi lo spirito di conversione e di penitenza e contribuisce al perdono dei nostri peccati.

 

1438 I tempi e i giorni di penitenza nel corso dell’anno liturgico (il tempo della Quaresima, ogni venerdì in memoria della morte del Signore) sono momenti forti della pratica penitenziale della Chiesa. Questi tempi sono particolarmente adatti per gli esercizi spirituali, le liturgie penitenziali, i pellegrinaggi in segno di penitenza, le privazioni volontarie come il digiuno e l’elemosina, la condivisione fraterna (opere caritative e missionarie).

 

1439 Il dinamismo della conversione e della penitenza è stato meravigliosamente descritto da Gesù nella parabola detta «del figlio prodigo» il cui centro è «il padre misericordioso»: il fascino di una libertà illusoria, l’abbandono della casa paterna; la miseria estrema nella quale il figlio viene a trovarsi dopo aver dilapidato la sua fortuna; l’umiliazione profonda di vedersi costretto a pascolare i porci, e, peggio ancora, quella di desiderare di nutrirsi delle carrube che mangiavano i maiali; la riflessione sui beni perduti; il pentimento e la decisione di dichiararsi colpevole davanti a suo padre; il cammino del ritorno; l’accoglienza generosa da parte del padre; la gioia del padre: ecco alcuni tratti propri del processo di conversione. L’abito bello, l’anello e il banchetto di festa sono simboli della vita nuova, pura, dignitosa, piena di gioia che è la vita dell’uomo che ritorna a Dio e in seno alla sua famiglia, la Chiesa. Soltanto il cuore di Cristo, che conosce le profondità dell’amore di suo Padre, ha potuto rivelarci l’abisso della sua misericordia in una maniera così piena di semplicità e di bellezza.

 

5.L’ITINERARIO SPIRITUALE DELLA SERVA DI DIO  VICTORINE LE DIEU.

“Il nostro tempo – scriveva la Serva di Dio – ha più che mai bisogno di redenzione e di riconciliazione”.  Il nostro tempo, riconosciamo con grande senso di responsabilità e di umiltà, diciamo noi,  ha più che mai urgente bisogno di riconciliarsi con tante cose (con Dio, con noi stessi e la nostra coscienza, con gli altri, con il mondo, ecc..), di pentirsi sinceramente del male che si fa e di ricominciare una vita nuova nella fede, speranza, carità profondamente convinti che il cammino è lungo e faticoso per raggiungere apprezzabili risultati in questo campo.

Di esempio ci è senz’altro la Serva di Dio, Madre Victorine Le Dieu il cui carisma è l’adorazione, la riconciliazione e la riparazione.

Per Victorine tutto inizia da una profonda vita interiore. Attraverso i suoi scritti scopriamo come la Parola di Dio è per lei cibo quotidiano. “È certo che la Parola di Dio nutre e consola. Molte volte ho ringraziato Dio per avermela fatta amare”.

L’Eucaristia è al centro della sua vita: passa lunghe ore in adorazione e approfondendo la vita eucaristica potrà anche lei diventare eucaristia per i fratelli, pane offerto e spezzato per rispondere alla fame dell’umanità: fame di Dio, fame di libertà… ma soprattutto si sentirà fortemente interpellata dalla fame di amore e di dignità da parte di tanti fratelli emarginati, disgregati, per niente calcolati dalla società.

Quest’unione profonda col Signore la conduce necessariamente verso un’esperienza di purificazione attraverso il sacramento della riconciliazione che riceve con frequenza e verso un’ascesi che le fa vivere con gioia penitenze, mortificazioni, sofferenze di ogni genere… La sua obbedienza al Padre è totale… il suo abbandono completo! Segue senza mai fermarsi la volontà di Dio espressa tramite la voce della Chiesa e gli avvenimenti della storia. La sua castità non la racchiude in se stessa, anzi la porta ad una grande liberazione dalle cose e dalle persone per poter abbracciare il mondo intero e le sue necessità. Ben nota è la sua povertà! Quante volte si ritrova senza niente, ma si affida fiduciosa alla Provvidenza in un completo atto di abbandono!

In tutti questi avvenimenti conserva la pace, una pace immensa che può provenire solo da Dio. “Sono come Giobbe” scrive. E ancora: “Ecco, sono arrivata sul calvario, spogliata di tutto, mi resta solo di stendermi sulla croce”.

Tuttavia per lei non c’è niente di drammatico, vive tutto con gioia e al momento più duro esclama: “Che gioia essere abbandonata in Dio per sempre! Con la pace, fonte della gioia del cuore, la vita non è mai turbata”. “Cantiamo le tue lodi, Signore, in mezzo a tante privazioni e desideri impotenti perché Tu vedi tutto!”.

Il suo amore per la Madonna è grande; non si tratta di una semplice devozione che si esaurisce in formule, ma di un ripetere ciò che Maria stessa ha fatto. E’, possiamo dire, una devozione biblica incarnata. Ella medita l’atteggiamento di Maria, fa suo il Fiat dell’annunciazione che scandisce tutta la sua esistenza.

La sua esperienza carismatica la porta ad un profondo ascolto dei segni dei tempi…

La voce interiore si fa sempre più pressante: è la chiamata a riparare, riconciliare, aiutare l’uomo diviso in se stesso, con Dio, con la società a ritrovare l’unità, collaborare all’opera di Cristo Redentore venuto nel mondo per riportare il creato alla sua vocazione d’origine nell’unità della Trinità.

Vuole coinvolgere uno stuolo di persone di ogni condizione che, ponendo Cristo al centro della loro vita, collaborino alla missione di redenzione e di riconciliazione.

Desidera che nell’universo intero il memoriale della morte e resurrezione del Signore sia costantemente commemorato. Aspira a fare in modo che il mondo intero diventi eucaristia!

In un primo tempo si sente spinta a fondare una famiglia religiosa totalmente dedita all’adorazione riparatrice ed al culto liturgico, ma, alla richiesta del Papa di dedicarsi alle opere di misericordia nel mondo, ella incarna la sua missione nel duplice aspetto di: • contemplazione attraverso l’adorazione e il culto liturgico; • dedizione verso tutti coloro che, secondo i tempi e i luoghi, hanno bisogno di essere riconciliati in loro stessi, con Dio, con i fratelli.

In lei si compie un doppio movimento: • tutto riceve dall’Eucaristia e tutto dà in gesti concreti d’amore; • poi di nuovo nell’Eucaristia offre, insieme a Cristo, l’umanità intera perché, nella forza dello Spirito, sia restaurata nell’unità della Trinità.

Sempre fedele al progetto di Dio, ella esplicita chiaramente le opere che ritiene prioritarie e l’ideale che dovranno vivere coloro che la seguiranno: infanzia abbandonata, case di preghiera, case di accoglienza…

Le scelte apostoliche di Victorine erano a quel tempo vere sfide profetiche e con coerenza di vita lotta fino alla fine per poter realizzare il suo ideale. Vuole viverlo in verità e chiede di fare lo stesso a tutti quelli che, sulle sue orme, sceglieranno di cooperare nel mondo all’opera di Cristo Redentore. È aperta ad ogni situazione di sofferenza che deturpa il volto di Cristo presente nei fratelli.

Il suo messaggio continua dunque ad essere molto attuale e ci interpella con forza a vivere, sul suo esempio, questa triplice fedeltà: • alla Parola • alla Chiesa • al mondo.

Partendo dalla sua esperienza carismatica potremo intra-prendere nuove strade verso la civiltà dell’amore perché, come ci ricorda Victorine: “Solo quando avremo il cuore saldamente ancorato in Dio potremo chinarci sull’abisso del male per aiutare gli altri ad uscirne”.

 

5. CONCLUSIONE

Dobbiamo avere e coltivare quotidianamente e costantemente una nostalgia della riconciliazione e della conversione, come afferma il Beato Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica “Riconciliazione e Penitenza”, al n. 3: “Eppure, lo stesso sguardo indagatore, se è sufficientemente acuto, coglie nel vivo della divisione un inconfondibile desiderio da parte degli uomini di buona volontà e dei veri cristiani di ricomporre le fratture, di rimarginare le lacerazioni, di instaurare, a tutti i livelli, un’essenziale unità. Tale desiderio comporta in molti una vera nostalgia di riconciliazione, pur se questa parola non è usata.  Per taluni si tratta quasi di un’utopia, che potrebbe diventare la leva ideale per un vero mutamento della società; per altri, invece, è oggetto di un’ardua conquista e, quindi, un traguardo da raggiungere con un serio impegno di riflessione e di azione. In ogni caso, l’aspirazione a una riconciliazione sincera e consistente è, senza ombra di dubbio, un motivo fondamentale della nostra società, quasi riflesso di un’incoercibile volontà di pace; lo è – anche se ciò è paradossale – tanto vigorosamente, quanto pericolosi sono gli stessi fattori di divisione.  Tuttavia, la riconciliazione non può essere meno profonda di quanto non sia la divisione. La nostalgia della riconciliazione e la riconciliazione stessa saranno piene ed efficaci nella misura in cui giungeranno – per guarirla – a quella lacerazione primigenia, che è radice di tutte le altre ed è il peccato”.

Da parte sua Il cardinale Carlo Maria Martini, recentemente scomparso, scrive: “Questa esperienza di pace e riconciliazione interiore la facciamo soprattutto quando diamo a Dio tempi gratuiti di preghiera, di silenzio, di ascolto della Parola; quando siamo fedeli alla preghiera quotidiana, senza fretta, con calma, con amore; quando dedichiamo a Dio con gioia il tempo della Messa domenicale (e arriviamo a viverla avendola preparata durante la settimana); quando lasciamo che dalle nostre labbra scaturisca la lode al Padre, il ringraziamento per le cose belle e buone che ci dà, per le persone che incontriamo e anche per gli eventi sofferti di cui non capiamo subito il senso”.

La serva di Dio, Concetta Pantusa, madre di famiglia e laica consacrata

1972975920.jpgAirola (Bn). La serva di Dio Maria Concetta Pantusa. Verso la conclusione il processo diocesano.

di Antonio Rungi

Da molti devoti, da studiosi e biografi, da vari spiritualisti è considerata la “Santa Rita del Sud” con qualche variazione sul tema della santità, ma sostanzialmente con gli stessi contenuti di spiritualità e di vita: nubile, poi sposa, poi madre, poi vedova, infine consacrata laica, ma con il desiderio nel cuore di consacrarsi totalmente al Signore nel secondo ordine francescano, chiedendo di entrare nel monastero delle Clarisse di Airola, che allora non accoglieva le persone vedove. Vi entrò l’unica sua figlia, suor Maria Carmela, morta ultranovantenne, tre anni fa, frutto del suo matrimonio con Vito De Marco, poi morto durante la prima guerra mondiale.
Si tratta della Serva di Dio Concetta Pantusa, madre di famiglia, di cui è in corso il processo di beatificazione, conosciuta presso il popolo cristiano del Sannio e della Calabria, come “Suor Concetta, la monaca santa del Volto Santo di Airola”.
La sua spiritualità, come quella di Santa Rita da Cascia, è una spiritualità della Passione di Cristo. Fu, infatti, guidata nel suo itinerario di fede, speranza e carità dai religiosi passionisti che ad Airola, nel vicino convento di Monteoliveto, sulla collina del piccolo centro della Valle Caudina, erano e sono presenti con una comunità stabile dal 1882 e dai Frati Francescani con il convento di San Paquale presenti in città dal 1600.
Punti di riferimento per la sua formazione spirituale furono San Francesco d’Assisi, Santa Chiara, San Pasquale Baylon, Sant’Antonio da Padova sul versante della famiglia religiosa dei Francescani; mentre sul versante di quella passionista sua grande devozione fu l’amore filiale a San Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, a San Gabriele dell’Addolorata, a Santa Gemma Galgani e particolarmente a Santa Maria Goretti, che venerava con speciale affetto, in quanto ad Airola, fin dal momento della canonizzazione della martire delle Ferriere, nel 1950, si sviluppò una sentita devozione, che ancora oggi persiste al tempo della distruzione di tutto il sacro negli ambiente cristiani dei decenni passati. Qui Maria Concetta Pantusa visse, per oltre 20 anni, l’ultimo significativo tratto della sua vita.
Nata a Celico il 3 febbraio 1894, Maria Concetta Pantusa da fanciulla soffrì molto per il duro trattamento del padre, il quale la condusse con sé in Brasile dove si recò in cerca di lavoro. In Brasile sposò un giovane italiano di origini pugliesi, un certo Vito De Marco. Dalla loro unione coniugale il 28 ottobre 1915 nacque l’unica figlia Maria Carmela, poi diventata monaca clarissa.
Ritornarono in Italia nel 1916, prendendo domicilio a Polignano a Mare (Bn). Il marito morì durante la prima guerra mondiale, lasciandola vedova con una bambina da accudire in un tempo di estrema miseria e povertà. Dopo molte traversie, l’ 8 maggio 1930, insieme con l’unica figlia e con Suor Speranza Elena Pettinato si trasferì in Airola (Benevento). Mentre la figlia entrava nel monastero delle Clarisse, lei che pure aveva fatto richiesta d entrarvi, non fu accettata per i limiti della regola del secondo ordine francescano. Di conseguenza restò nel secolo e con suor Speranza iniziò una vita di consacrata laica. Qui si dedicò all’educazione dei piccoli, alla carità, al servizio degli poveri, alla preghiera, vivendo un’intensa vita interiore nella sua piccola abitazione di via Monteoliveto in Airola, guidata da saggi direttori spirituali. Incominciarono le prime significative esperienze di visioni ed estasi, che sapeva tenere gelosamente nascoste per sé, per evitare qualsiasi fraintendimento, strumentalizzazione e soprattutto per allontanare lo spettro della superbia e dell’orgoglio, che si possono manifestare quando i segni del cielo sono evidenti in un’anima santa. La lotta contro il Demonio è testimoniata nel suo diario spirituale.
Il Signore, infatti, riversò in lei molti doni: la profezia, il miracolo, la visione, l’estasi, le stimmate e i dolori della Passione.
Nell’umile stanzetta dove viveva, il 17 febbraio 1947, per tre ore, dalle 13 alle 16, da un’immagine del volto di Gesù della S. Sidone di Torino, vide uscire dal sangue; il sangue sgorgava come da una sorgente e rimase in ebollizione per tre ore. Questo fenomeno si ripeté il 28 febbraio e, per la terza volta, il 4 marzo. Da quel giorno i fatti miracolosi si susseguirono con continuità. Maria Concetta Pantusa morì il venerdì di Passione il 27 marzo 1953, all’età di 59 anni.
Sull’eroicità delle virtù teologali e morali e su specifici altri fatti attinenti la santità della Serva di Dio sta operando con grande senso di equilibrio e di giudizio, da cinque anni, il Tribunale ecclesiastico diocesano di Cerreto-Telese-Sant’Agata per la causa dei santi.
Il processo per la causa di beatificazione è stato, infatti, aperto ufficialmente il 10 febbraio 2007, alla presenza del Vescovo diocesano di Cerreto-Telese-Sant’Agata dei Goti, monsignor Michele De Rosa, nella Chiesa della SS.Annunziata di Airola (Bn), alla presenza di oltre mille fedeli arrivati ad Airola, da ogni parte d’Italia, dalla terra nativa della Serva di Dio, la Calabria e dalle Puglie. Tale iniziativa è sostenuta dalla Pia Unione del Volto Santo di Airola, il cui responsabile è il francescano, padre Vittorio Balzarano.
Il processo diocesano sta in via di ultimazione, dopo che la sezione del tribunale ecclesiastico ha ascoltato tutti i testimoni ed esperite tutte le pratiche canoniche previste dall’iter per la beatificazione.

Natale non è…………….

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Natale non è..

Natale non è chiedere un sorriso,
quando il sorriso non ce l’hai e non vuoi donarlo.

Natale non è chiedere l’amicizia,
se l’amicizia non sai valorizzarla.

Natale non è chiedere soccorso,
se non sei abituato a dare aiuto

a chi aiuto non riceve mai…

Natale non è chiedere amore,
in un mondo, in cui l’amore

è ben altra cosa
che amare con il cuore.

Natale non è chiedere perdono

solo in questo giorno,
ma vivere nel perenne ricordo
di come riparare il male fatto.

Natale non è solo famiglia

il 25 dicembre di ogni anno,
ma è sempre e gioiamente famiglia
tutti i giorni dell’anno.

Natale non è preghiera e messa

solo nella notte santa,
ma è preghiera costante
e vigilanza continua
sul tuo modo di comportarti.

Natale non è tante altre ed infinite cose

che pensiamo essere importanti
quando importanti non lo sono.

Natale è solo grande una grande cosa 

è Amore e  gioia, che Cristo Signore
ci porta nella notte più luminosa
della storia del mondo.

Natale sei Tu Gesù,

unico e infinito amore del cuore dell’uomo
che guidi il tempo e la storia
verso la felicità eterna.
Padre Antonio Rungi