giubileo della misericordia

COMMENTO ALLA SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA 2016

RUNGI2015

EPIFANIA DEL SIGNORE

MERCOLEDI’ 6 GENNAIO 2016

GESU’ ASTRO DELLA MISERICORDIA DIVINA

La solennità dell’Epifania di quest’anno 2016 assume un particolare significato spirituale ed ecclesiale nel cammino dell’anno giubilare che stiamo facendo in tutta la Chiesa cattolica.

La prima manifestazione globale di Cristo Salvatore dell’umanità, avvenuta a Betlemme quando, da Gesù Bambino, arrivarono i Magi d’Oriente, ha un valore simbolico in quest’anno della misericordia, in quanto Gesù che si manifesta quale redentore ai Magi è lo stesso Cristo che oggi, nella sua Chiesa, manifesta il volto misericordioso del Padre. Egli è l’astro della misericordia, perché in Lui l’umanità intera, senza esclusione di nessuno, trova la sorgente della vera gioia e speranza nell’amore e nella riconciliazione.

Il racconto del Vangelo di Matteo sulla venuta dei Magi a Betlemme, fa risalare figure inquietanti come Re Erode che ha come idea portante del suo operato quella del male. Poi ci sono i tre sapienti che mossi dal desiderio dei sapere e di scrutare le verità della ragione, seguono l’indicazione della stella cometa, che li fa approdare ai piedi della vera luce e astro dell’universo, che è Gesù, ci aiutare a capire quanto sia importante, nella ricerca della verità, far ricorso alla ragione e parimenti alla fede. Tutte e due sono ali e possibilità per raggiungere la verità, possederla ed annunciarla agli altri con l’umiltà di chi è in un continuo pellegrinaggio giubilare, che ci porta ad attraversare la porta santa che è Gesù Cristo. Il bene e il male coesistono nel tempo e nella storia e solo la cernita finale potrà separare per sempre chi è dalla parte del bene e chi, purtroppo è dalla parte del male, chi è cristiano davvero e chi è erodiano che cultura e atteggiamento di vita, finalizzato alla distruzione e all’eliminazione fisica degli altri. Tra Gesù ed Erode non ci può essere incontro. Tra bene e male non c’è una via di mezzo. Ci può essere una possibilità per approfondire nella conoscenza e nella ricerca cosa sia il vero bene e cosa sia il vero male, e questo può essere espresso giustamente dalla figura dei Re Magi che si recano da Gesù ed offrono al vero Re, oro incenso e mirra, i doni di un Natale che dura nel tempo ed è costante richiamo alla misericordia di Dio, al perdono di Dio. La solennità dell’Epifania è proprio la festa del perdono, cioè del dono dato in modo massimo, gratuito e con generosità. A partire da questa solennità così importante nella cristianità, ogni credente faccia tesoro dello stile di vita dei sapienti dell’Oriente ed orienti la sua vita sull’astro della misericordia che è Gesù Cristo, ma è anche Maria, la sua madre tenerissima, che pure i Magi ebbero la gioia di incontrare in quel luogo di luce, di speranza e di pace che era la grotta di Betlemme, dove nacque Gesù il Messia, atteso dalle gente e loro liberatore. In questa prospettiva di fede e di rinascita che viene a portare il Salvatore, si colloca il testo della prima lettura della solennità di oggi, quando il profeta Isaia, sollecita una risposta di impegno e coraggio per tutto il popolo santo alla venuta del Redentore: “Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te”. L’anno giubilare è questo rialzarsi dei singoli cristiani, ma dell’intera chiesa che necessita di conversione, perdono e riprendere un cammino, spesso dimenticato nel cultura dell’indifferenza in cui si trova ad operare, divenendo essa stessa indifferente verso certi bisogni essenziali della persona umana. La chiesa si deve rivestire di luce, si deve rivestire di Cristo, più che vestire abiti ed abbigliamenti sontuosi che sono solo apparenze e non vanno al cuore del vero e sostanziale messaggio evangelico, che è quello dell’amore, della solidarietà e della fraternità universale, della misericordia. Ce lo ricorda con grande passione apostolica san Paolo nella lettera agli Efesini, quando parlando della venuta di Cristo sulla terra dice che “le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”.

L’eredità di Cristo è il Paradiso, la gloria del cielo, la felicità eterna. Gesù non ha altre eredità. E’ nato povero, è vissuto da povero ed è morto sulla croce svestito e privato di tutto. Siamo chiamati a formare il corpo lo Cristo, che è la chiesa e sentirci davvero uniti ad essa e in essa, sviluppando quella comunione ecclesiale che è fondamentale per essere dei buoni cristiani. Siamo chiamati ad essere partecipi della stessa promessa che troviamo espressa nel Vangelo e che trova la sua piena espressione in quel Dio che è misericordia per sempre e per tutti. Nessuno è escluso da questa misericordia, da questo progetto universale di perdono, in quanto Cristo è venuto per salvare e non condannare, è venuto a salvare ciò che era perduto è venuto per sostenere il cammino di conversione, penitenza e riconciliazione dei peccatori. Non senza motivo la solennità dell’Epifania ci proietta già nel mistero della Pasqua-Risurrezione ed è chiamata Pasqua-Epifania e in questo giorno si legge, dopo la proclamazione del Vangelo e prima dell’Omelia, l’Annuncio del giorno della Pasqua.

Sia questa la nostra preghiera nel giorno in cui i Re Magi adorarono Gesù e offrirono a Lui i doni, espressione di una regalità, che in quel Bambino, appena nato, è presente con i segni della tenerezza e della misericordia:

 

Prostrati davanti a Te Gesù Bambino,

come i Re Magi venuti dall’Oriente,

noi oggi ti ringraziamo per averci scelti,

prima della creazione del mondo,

per essere santi e immacolati  nella carità,

predestinandoci ad essere Figli adottivi di Dio,

mediante la tua opera di redenzione, o Gesù Cristo.

 

Ti ringraziamo di tutto l’amore che porti all’umanità,

della misericordia che effondi su di noi abbondantemente

in questo anno giubilare, indetto da Papa Francesco

e che stiamo vivendo e valorizzando per la nostra

personale conversione e purificazione.

 

Non siamo degni, o Gesù, di così grande amore,

che dalla Grotta di Betlemme

giunge fino al sepolcro vuoto del Calvario

nel giorno solenne della tua Pasqua

di morte e risurrezione.

 

Dona, Signore, ai nostri giorni

la fede necessaria per affrontare

le tempeste dell’esistenza,

per risorgere continuamente in Te,

che sei la grazia e la misericordia per sempre.

 

Manda noi, quali missionari della misericordia,

fino agli estremi confini del mondo,

dove più dura si fa la lotta

per la sopravvivenza umana,

e dove  più forte è il dolore

sul volto  sofferente di ogni uomo.

 

Fa che tutta la nostra vita

sia un sorriso continuo,

per portare la gioia ai tanti bambini

offesi ed umiliati dalla vita,

alle madri che subiscono

umiliazioni di ogni tipo,

alle donne che continuano

a disprezzare la loro vita,

agli uomini che continuano

ad uccidere perché senza Dio

o in nome di un falso Dio.

 

Fa, o Signore, che la luce

del Vangelo del perdono,

che inizia nella Grotta,

alla presenza dei pastori

e dei sapienti del tuo tempo,

possa raggiungere il cuore

e la mente di ogni fratello e sorella della terra,

e trasformare la loro esistenza

in una lode perenne,

a Te, o Gesù, che sei il Volto

più vero ed autentico della misericordia divina ed eterna.

Amen.

COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO PER LA DOMENICA DELLA SANTA FAMIGLIA.

RUNGI2015

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)
DOMENICA 27 DICEMBRE 2015

UNA FAMIGLIA UNICA, IRRIPETIBILE, MODELLO DI TUTTE LE FAMIGLIE

Commento di padre Antonio Rungi

A solo 48 ore dalla solennità del Natale e dell’annuale ricorrenza della nascita di Gesù, celebriamo, oggi, nel clima natalizio e di festa che genera questa ricorrenza, un altro momento bello del cammino di questo Giubileo della Misericordia in pieno svolgimento. Oggi, infatti, celebriamo la festa della Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, una storia di vita familiare irripetibile, ma affascinante e modello di comportamento per ogni famiglia credente o meno. La famiglia di Nazareth è questo riferimento normativo, spirituale, umano e sociale a cui ci vogliamo ispirare in questo Natale 2015, che è il Natale della Misericordia e del perdono.

Nell’ottobre di quest’anno, si è svolto un importante Sinodo ecclesiale in Vaticano a livello mondiale proprio sul tema della famiglia. Vorremmo agganciarsi proprio a questa esperienza di chiesa, guidata oggi dalla saggia ed equilibrata persona di Papa Francesco per entrare nel cuore della Famiglia di Nazareth e sbarrare le porte delle nostre famiglie, chiuse e serrate da egoismi di ogni tipo. E per farlo, ci affidiamo proprio ai tre membri di questa comunità familiare divina ed umana, in cui la presenza di Cristo, Figlio di Dio, concepito nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo ci dà il polso della reale e straordinaria vicenda di questa favola e sogno familiare che troviamo proprio nella casa di Nazaret. Il testo del Vangelo di Luca che oggi ascoltiamo ci presenta una famiglia in marcia verso Gerusalemme, in una carovana, per celebrare la pasqua annuale. C’erano Giuseppe, Maria e Gesù uniti nel viaggio di andata. Dopo aver svolto tutto quello che era previsto di fare, ritornarono. Ma Gesù, senza dire nulla ai genitori, resto a Gerusalemme tra i dottori ad insegnare loro. Un bambino di 12 anni che insegna ai tanti intellettuali del tempio sacro. Eppure si verifica esattamente così. Certo, se Gesù avesse chiesto il permesso ai genitori, non glielo avrebbero concesso. A dodici anni, minorenne, con la confusione che c’era a Gerusalemme per la Pasqua, nessun genitore avrebbe permesso una cosa simile. E lui cosa fa? Rimane lì ad insegnare. E sì, Lui poteva disobbedire ai genitori terreni, ma non poteva non ascoltare la voce del suo Padre Celeste che lo voleva esattamente in quel momento, in quel luogo a svolgere la sua missione. D’altra parte, quando i genitori ritrovano Gesù e lo rimproverano, senza mezze misure (legittimamente da un punto di vista legale) egli cosa dice:«Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro”. Esattamente quello che spesso capita nelle nostre famiglie di oggi: non ci capisce più tra genitori e figli, tra marito e moglie e tra parente vari. Gesù qui chiede una comprensione oltre misura alla Madre e a Giuseppe, una comprensione di un mistero ancora tutto da scoprire e rivelare. Maria in questo mistero vi era entrata con un si, preciso. Giuseppe lo aveva accettato dando la disponibilità all’angelo, mentre nel sogno e poi nella realtà pensava di ripudiare Maria che era incinta. Poi tutto scorre liscio. Quel Bambino nasce e viene alla luce, cresce, si sviluppa e cerca la sua autonomia nella missione celeste che deve portare a termine. Egli è sceso per fare la volontà del Padre. Ecco io vengo, Signore, per fare la tua volontà. E Gesù compie questa volontà in ogni momento della sua vita, la sua obbedienza la osserva integralmente, verso il suo vero Padre, anche se poi, ci ricorda il vangelo, che tornò a casa e restò sottomesso ai genitori fino al momento dell’annuncio del Regno e della predicazione. Alcune considerazioni su questo testo del Vangelo vanno fatte, anche in rapporto al tempo che stiamo vivendo, quello del Giubileo della Misericordia. Nella vita sbagliamo tutti. Sbagliano i piccoli, più facilmente, in quanto sono inesperti e a volte ribelli e contestatori, ma sbagliano molto di più i grandi, che sono distratti in tante cose e a volte si dimenticano delle loro creature o le curano solo fino a quando si va d’accordo tra coniugi.

Gesù dimenticato dai suoi genitori è l’esempio di tanti bambini dimenticati nel mondo, di cui nessuno va alla ricerca. Sono anonimi, non appartengono a nessuno e come tali sono oggetti delle passionisti e delle barbarie più crude che si possono compiere in ogni epoca ed anche nella nostra epoca: bambini uccisi dalle bombe, morti in fondo al mare, uccisi dal lavoro, dalla miseria e dalla fame, uccisi dall’egoismo dei grandi, molte volte che sfruttano queste creature innocenti e tenere, che, invece, avrebbero bisogno di altre e più amorevoli cure ed attenzioni. Gesù ritrovato dai genitori, è la speranza che nutriamo tutti nei nostri cuore che questo natale della misericordia, possa far ritrovare genitori e figli, marito e moglie intorno alla tavola della misericordia, dell’amore e della tenerezza del cuore. Non è festa della famiglia se mancano i bambini e dove mancano i bambini manca il sorriso di Dio, la tenerezza di Dio, un presente e un futuro dell’umanità.

Non possiamo permetterci distrazioni nei confronti dei piccoli, né avere piena fiducia in loro, in quanto devono crescere e maturare. Ci vuole quella necessaria vigilanza, attenzione, cura ed amore in ogni luogo, istituzione dove c’è anche un solo bambino e molte volte, neppure della propria famiglia o della parentela, in quanto i bambini sono di tutti  devono essere protetti da tutti.

Il senso di questa festa 2015 della santa famiglia sta proprio partendo dal Gesù bambino volto tenerissimo della misericordia di Dio. Ripartendo dalla vita e dai bambini, le nostre famiglie riassaporeranno il cielo nella loro casa, la gioia e la felicità che solo un bambino può dare. Tutte le mamme, tutti i padri dovrebbero elevare al Signore la stessa preghiera di Anna, di cui ci parla il testo della prima lettura di oggi, tratto dal Libro di Samuele, visto che si parla prorio della nascita di questo uomo eccezionale nella storia del popolo eletto:  “Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore”. Quante donne e quanti uomini hanno ucciso bambini? Il Giubileo della misericordia sia anche il tempo di una profonda verifica persona circa il tema dell’accoglienza della vita nascente e della vita già venuta alla luce, con l’entrata in questo mondo, quando ogni bambino, uscendo dal grembo materno, dopo nove, più o meno mesi, di attesa, incomincia con un pianto che, spesso, lo accompagnerà fino alla morte. Quanti bambini hanno pianto per le colpe e le responsabilità dei genitori, parenti ed adulti nell’indifferenza e nella cattiveria. L’umanità sappia chiedere perdono a tutti i bambini del mondo per il male che ha commesso nei suoi confronti, dal momento stesso in cui Erode compì la prima strage degli innocenti. Quelle stragi silenziose e conosciute si rinnovano ancora oggi. E noi non possiamo tacere di fronte al male, qualsiasi male, che si possa fare ad un qualsiasi creatura innocente e semplice come sono i bambini di tutta la terra, al di là del colore della pelle, della nazione e della religione.

Sia questa la nostra preghiera, oggi, nella domenica della Santa Famiglia, nell’Anno Giubilare della Misericordia:

Gesù Bambino, ancora una volta sei sceso tra noi,

nell’annuale ricorrenza della tua nascita,

per portare a tutti noi il tuo messaggio d’amore.

 

Ancora una volta, ai piedi della tua umile grotta,

ti chiediamo di vegliare sulle nostre famiglie

segnate da tante prove e situazioni dolorose,

assistite, come per Te, dalle amorevoli cure di Maria  e Giuseppe.

 

Tu che hai parlato al cuore delle persone semplici,

come i pastori e da loro hai avuto una risposta

generosa di amore e di socializzazione,

fa che nelle nostre famiglie

si viva con semplicità ed accoglienza reciproca

l’avventura spirituale dell’amore coniugale e familiare.

 

Tu che hai accolto benevolmente i sapienti del tuo tempo

anch’essi alla ricerca di una stella e di orientamento,

fa che le persone che governano i popoli e le nazioni,

e impegnate  nella politica, nell’economia e nella cultura,

facciano l’opzione fondamentale per la famiglia,

fondata sul matrimonio, unico ed indissolubile, tra uomo e donna,

e aperta all’amore per tutta la vita.

 

Tu che sei sfuggito alla strage degli innocenti

decretata da un Erode assettato di sangue e di potere,

difendi le nostre famiglie dalle stragi quotidiane,

sempre più ricorrenti ed aberranti,

di piccoli, giovani, anziani, padri, madri,

conseguenza di una cultura violenta, terroristica,

che stenta ad essere debellata

in un mondo dominato dall’odio,

dalla superbia e dal risentimento.

 

Solo Tu dalla Grotta di Betlemme,

con la potente mano di Dio quale sei,

puoi fermare quanti usano le loro mani,

per offendere e distruggere la famiglia,

per ammazzare e rubare nelle case,

per imbrogliare e corrompere i nuclei familiari,

per delinquere e alimentare il malaffare

distruggendo le famiglie con condizionamenti di ogni tipo.

 

Poni nel cuore delle persone oneste,

che sono la maggior parte sulla terra,

la forza necessaria per lottare

contro i mali dell’era contemporanea,

e sostieni il cammino di pace e  di giustizia sociale,

che sono i valori maggiormente in grado

di ridare dignità alla famiglia naturale ed umana,

in questo Anno Giubilare della Misericordia.

 

L’intercessione di Maria, Tua e nostra dolcissima Madre,

e di San Giuseppe, custode attento e giusto di Te,  Gesù,

Redentore dell’uomo,  possano ottenere dal Padre Celeste,

con la salutare illuminazione dello Spirito Santo,

di ridonare alle nostre famiglie italiane e di tutto il mondo

la gioia di vivere unite in pace e in armonia con Dio,

con il creato e con tutti gli esseri umani. Amen.

 

(Preghiera composta da padre Antonio Rungi)

P.RUNGI (TEOLOGO MORALE). DIECI REGOLE PER VIVERE DAVVERO IL GIUBILEO.

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P.RUNGI (TEOLOGO MORALE). DIECI REGOLE PER VIVERE DAVVERO IL GIUBILEO.

Padre Antonio Rungi, religioso passionista del Santuario della Civita, in Itri (Lt), teologo morale, ha fissato in dieci regole fondamentali l’esperienza del Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco e in corso di svolgimento. Regole che debbono essere attentamente osservate e vissute, soprattutto in questo tempo natalizio, in cui la riconciliazione dovrebbe essere lo scopo fondamentale di ogni persona cristiana che non sta in pace ed in armonia con gli altri. Le dieci norme giubilari spaziano dall’amore di Dio all’amore del prossimo, da un impegno personale a quello ecclesiale, comunitario e sociale.

Ecco in sintesi il decalogo giubilare del teologo morale:

1.Non avrai altro scopo nella vita che quello di servire solamente Dio e  mai servizi di Dio e della religione per rubare, uccidere e compiere qualsiasi ingiustizia.

2.Ricordati che il Paradiso lo si conquista facendo il bene ed amando Dio e i fratelli, abbandonando ogni velleitario progetto di vivere, come se Dio non esistesse.

3.Ricordati che sei un peccatore e devi convertirti a Cristo Salvatore, riconoscendo umilmente i tuoi peccati, confessarli ed espiarli in questo mondo.

4.Non offendere nessuno con le parole e le azioni, ma rispetta tutto e tutti, anche se non sono la pensano come te.

5.Ricordati di perdonare a chi ti ha offeso e di chiedere perdono se hai offeso tu, a partire dai parenti e tuoi vicini, quelli più difficili da perdonare.

6.Non pensare solo a te stesso, ma anche ai fratelli che sono in necessità, destinando le tue risorse per il bene degli altri e non truffando o rubando soldi e  cose che non sono di tua proprietà.

7.Ricordati di fare il bene sempre, anche quando non sei ricambiato su questa terra, soprattutto dai tuoi parenti, quasi sempre gli ultimi a comprendere i tuoi reali bisogni materiali e spirituali.

8.Non essere  arrogante, presuntuoso  e altezzoso, ma sii umile, disponibile e amorevole verso tutti, portando la gioia nel cuore di chi è triste e solo.

9.Non essere ipocrita, falso e infedele, ma sii coerente con te stesso, abborrendo ogni menzogna e falsità, ma con l’essere sincero e veritiero in ogni circostanza.

10.Ricordati che la verità viene sempre a galla e che in Dio tutto sarà luce e trasparenza assoluta nell’eternità, dopo la morte corporale, dalla quale nessun uomo potrà scampare, anche se vive cento ed oltre anni.

“Esaminarsi su questi fondamentali doveri del credente –afferma padre Rungi – è il primo passo per celebrare il Giubileo della Misericordia secondo il cuore di Cristo, l’esempio di Maria e di tutti i santi e in sintonia con Papa Francesco, che ha indicato il percorso giubilare in modo speciale nelle opere di misericordia corporale e spirituale”.

COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DELLA IV DOMENICA DI AVVENTO 2015

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IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

DOMENICA 20 DICEMBRE 2015

 

Maria annuncia il Giubileo del suo amato Figlio

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

A pochi giorni dal Santo Natale 2015, che è un Natale speciale da un punto di vista spirituale, in quanto è in fase di celebrazione il Giubileo Straordinario della Misericordia, la liturgia della Parola di Dio di questa quarta domenica di Avvento, ci porta davanti alla Grotta di Betlemme, in anticipo, sullo stesso giorno di Natale, per farci contemplare la Vergine Santissimo, in attesa di dare alla luce Gesù, il Figlio di Dio, l’atteso Messia. La Madre della Misericordia, Maria di Nazareth si presenta nel suo ruolo e missione di Madre proprio nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, nel suo grembo verginale, per opera dello Spirito Santo.

La gioia di questa attesa nascita, si percepisce da tutto il clima di festa per l’arrivo dell’atteso Messia. Già nella prima lettura di oggi, tratta dal Libro di Michea, si prefigura all’orizzonte l’immagine del Redentore, della sua Madre e del luogo della sua nascita, la Betlemme del Messia, dalla quale «uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti”. 

Betlemme di Èfrata, la più piccola delle realtà umane, sociali ed ambientali della Giudea, sarà la culla della nascita di Gesù. Solo dalle cose umili e piccole, nella logica di Dio e non dell’uomo, che nascono le cose grandi e diventano grandi, per chi le fa grande. E Betlemme diventerà grande, nella storia dell’umanità, perché lì si è incarnato il Figlio di Dio, nel grembo Colei che deve partorire e di fatto partorirà, la Vergine santa ed immacolata.

Il vangelo di Luca che si presenta Maria in visita alla sua anziana cugina, Elisabetta, ci fa comprendere il senso più vero del Natale di oggi e di sempre, soprattutto del Natale del Giubileo della Misericordia. Maria è la prima a vivere le opere della misericordia corporale e spirituale ed è modello di vita cristiana per quanti sono sinceramente incamminati verso la solennità del Natale ed hanno iniziato, con convinzione interiore e personale il cammino giubilare. Ci ricorda e ci racconta l’Evangelista Luca, il grande scrittore e pittore della Madonna, che “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.  Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Il Natale della gioia è il Natale giubilare. In occasione della giubileo, che nell’antico Israele si celebrava ogni 50 anni, il suo dello jobel, il suo del corno, è un suono di gioia e di festa, di riscatto e di rinascita, di ripresa di un cammino o di un ritorno sulla strada giusta, che si era abbandonata per rincorrere altre possibilità, al di fuori del progetto di Dio e della sua legge. Maria proclama il Giubileo del Suo Figlio. Ed è felice di farlo, comunicando alla sua cugina ciò che stava compiendosi nella sua vita. Da parte sua, Elisabetta annuncia il giubileo del precursore, Giovanni Battista, che lei porta nel suo grembo, per un miracolo della vita, prodotto in lei da Dio, aprendo il suo grembo ad accogliere la vita, nonostante la sua età avanzata e la sterilità conclamata.

La gioia del Natale e il giubileo della misericordia sono sintetizzati in questo storico incontro tra Maria ed Elisabetta, quando a gioire, per prime, sono queste due straordinarie madri, che sono in attesa della nascita dei rispettivi figli: Gesù Cristo e Giovanni Battista.

Il Natale è accoglienza della vita, è difesa della vita, è amore per la vita di tutte le persone umane, senza distinzione di razza, cultura, religione, età e nazione. Gesù nasce su questa terra per salvare tutta la terra e non una parte di essa.

Il testo della seconda lettura di questa quarta domenica di Avvento, tratta dalla Lettera agli Ebrei, ci offre lo spunto per comprendere meglio la missione di Cristo sulla terra: Gesù entrando nel mondo, dice al Padre: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”». Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre”. Incarnazione, morte e risurrezione di Cristo è il mistero della nostra fede, dopo quella d’Unità e della Trinità di Dio. In questo mistero dell’incarnazione vogliamo entrare, accompagnati dalla Madre di Gesù e Madre nostra, perché questo Natale della Misericordia, sia un Natale di gioia e di rinnovamento autentico della nostra vita e della vita della comunità dei credenti in Cristo.

Sia questa la nostra preghiera di impetrazione: “O Dio, che hai scelto l’umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l’obbedienza del Verbo, venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode”. Amen.

P.RUNGI. IL MIO SUSSIDIO PER IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

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COMUNICATO STAMPA

P. RUNGI (TEOLOGO MORALE). CURATO DAL RELIGIOSO PASSIONISTA UN SUSSIDIO SUL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA.

“Anno Santo della Misericordia – 2015/16”, è questo il titolo del sussidio sul Giubileo della Misericordia, curato da padre Antonio Rungi, religioso passionista della comunità del Santuario della Civita, docente, teologo morale, originario di Airola (Bn). Con tale titolo l’autore ha voluto indicare il contenuto del suo opuscolo, in distribuzione presso lo stesso autore e presso le Suore di Gesù Redentore di Mondragone. La prima edizione, a carattere divulgativo, è stata stampata a Mondragone, dove padre Rungi insegna Filosofia e Pedagogia nel Locale Liceo Statale “G.Galilei” e dove il religioso ha vissuto per circa 30 anni, ricoprendo vari uffici a livello diocesano e scolastico.
Il sussidio predisposto da padre Rungi si divide in due parti. La prima riguarda la presentazione del Giubileo in generale con il concetto e i simboli del Giubileo, e il Giubileo della Misercordia in particolare, con il richiamo al concetto biblico di misericordia, a quello di indulgenza, alle parabole della misericordia; alle opere di misericordia corporale e spirituale; alla Madonna, Madre della Misercicordia e ad alcuni Santi della Misericordia, particolarmente conosciuti, tra cui san Paolo della Croce, San Pio da Pietrelcina, Santa Faustina Kovalska, Santa Rita da Cascia, Santa Maria Goretti ed altri. Si tratta di piccoli accenni biografici di questi e di altri santi, accenni utili per inquadrare il cammino giubilare personale che si intende fare. La seconda parte del sussidio è di carattere catechestico e liturgico con il richiamo ai comandamenti giubilari, al Sacramento e al rito della Confessione, con la proposta di uno schema di esame di coscienza, per prepararsi in modo serio a ricevere il Sacramento della Riconciliazione, alle varie preghiere per il Giubileo, a partire da quella ufficiale, scritta da Papa Francesco, alle preghiere che hanno attinenza con la devozione alla Passione di Cristo, ai Dolori di Maria, alla Preghiera della Divina Misercordia di Santa Faustina. Si tratta di un utile sussidio ed aiuto spirituale che deve accompagnare il cammino dei cristiani in questo anno Santo. Tutto il materiale inserito nel libro è stato attinto dai vari testi, libri e siti internet sul Giubileo, con una consistente parte del lavoro fatto, quello più specifico, che è stata scritta dall’autore. In particolare le preghiere, le riflessioni sui testi biblici delle parabole e delle opere di misericordia corporale. Intanto, è in fase di stampa, presso l’Editore Caramanica di Marina di Minturno, lo stesso sussidio con ulteriori testi del Magistero di Papa Francesco sul Giubileo della Misericordia; sussidio che sarà pronto, quale approfondimento del primo, alla fine della prossima settimana, subito dopo l’apertura ufficiale dell’Anno Santo.

P.RUNGI. SI’ AL PRESEPE E ALLE CELEBRAZIONI NATALIZIE IN TUTTE LE SCUOLE PUBBLICHE E UFFICI PUBBLICI

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COMUNICATO STAMPA 

P.RUNGI  (TEOLOGO MORALE) . NON FAR FARE IL PRESEPE O OSTACOLARE ALTRE MANIFESTAZIONI RELIGIOSE NATALIZIE  A SCUOLA O NEI  LUOGHI PUBBLICI  E’ UN GRAVE  ATTO DI INTOLLERANZA RELIGIOSA NEI CONFRONTI DEI CRISTIANI.

 

“Non far fare il presepe o proibire di fare altre manifestazioni religiose in occasione del Natale sia a scuola che nei luoghi pubblici, soprattutto in questo Anno giubilare della Misericordia, è una grave violazione della libertà religiosa nei confronti dei cristiani; anzi è un gravissimo peccato contro la libera espressiva religiosa di ogni persona umana che crede in Gesù Cristo, Figlio di Dio, che si è incarnato nel grembo verginale di Maria, per opera dello Spirito Santo ed è nato a Betlemme 2015 anni fa per la salvezza del genere umano”, è quanto afferma padre Antonio Rungi, teologo morale, religioso passionista, docente di Filosofia e Pedagogia nelle scuole statali, a commento di quanto sta succedendo in alcune parti d’Italia sia nelle scuole pubbliche che in determinati luoghi pubblici.

“E’ inconcepibile in una nazione –afferma P. Rungi – come l’Italia con una forte caratterizzazione di cultura cristiana, di arte ed espressioni musicali e simboliche che hanno attinenza con il mistero della Nascita di Gesù Cristo, proibire ai bambini, ai ragazzi, ai giovani e agli adulti di esprimere la loro passione per il Natale, in quei luoghi dove ogni giorno vivono la loro esperienza formativa, anche attraverso l’insegnamento della religione cattolica. La presenza di alunni e studenti o di adulti di altre religioni non può ostacolare quello che è il comune sentire e la tradizione natalizia nel nostro paese. Nessuno è tenuto a partecipare alle manifestazioni di carattere religioso, se non le condivide, ma è pur vero che nessuno può ostacolare che tali manifestazioni di culto e di fede debbano essere represse, in ragione di una libertà religiosa e tolleranza che è tale se si rispettano solo le altre fedi e si massacra la nostra religione, il nostro culto, le nostre tradizioni. E per giunta in un Paese libero e democratico, in una Nazione e in un Continente a forte caratterizzazione cristiana. Per cui, invito gli studenti cattolici, i genitori cattolici, i docenti cattolici, il personale della scuola, soprattutto i dirigenti scolastici, cattolici o di altre fedi o agnostici, a favorire tutto ciò che è espressione di amore e rispetto del Natale cristiano a partire dal presepe, dai canti, dall’arte, per poi esplicitarsi nelle molteplici modalità di vivere il Natale con i bambini italiani, quale la recita del Natale e il saggio natalizio. Togliete il Natale ai bambini e ai ragazzi nella scuola e togliete a loro una parte della felicità, della gioia in questi giorni. Vivere il clima natalizio con un spirito di pace, fraternità e solidarietà è il modo migliore per incontrare i bambini di altre culture e religioni, che, più degli adulti, sanno stare insieme ai propri coetanei e non fare polemica o ostacolare un percorso di formazione ed esperienza umana e religiosa, in caso di realizzazione del presepe a scuola o nei luoghi pubblici o di manifestazioni canore e artistiche riguardante il mistero della Natività. Chiedo a tutti i dirigenti scolastici, essendo anch’io un docente impegnato nelle scuole statali, di avere massimo rispetto per i bambini, i ragazzi, gli studenti che vogliono festeggiare il loro Natale a scuola, senza ostacolare nessuna forma di manifestazione della loro gioia di credere, vivere e sperare in un mondo migliore, mediante tutto quello che è espressione di cultura, fede e religione cristiana, la quale può solo aiutare il cammino verso la pace, la solidarietà e fratellanza universale e non certamente ostacolarla. D’altra parte – continua il teologo morale Rungi – per ogni cristiano, dovunque egli si trovi ed operi è suo dovere manifestare la fede e testimoniarla, nel rispetto degli altri, ma non privandosi di ciò che è essenziale alla sua fede stessa. E il Natale è essenziale per ogni cristiano che ama la pace, la giustizia, la famiglia, i poveri, gli emarginati, gli immigrati e fa di questa festa non solo un artistico presepe o saggio natalizio, ma la traduce in opere di bene, a partire dalla scuola e dal mondo del lavoro dove vive ogni giorno da cattolico e non da agnostico. E tal proposito è bene citare quanto recita il Catechismo della Chiesa cattolica sulla professione della fede cristiana: “Chi dice “Io credo”, dice “Io aderisco a ciò che noi crediamo. La comunione nella fede richiede un linguaggio comune della fede, normativo per tutti e che unisca nella medesima confessione di fede” (CCC, 185).

“La manifestazione pubblica della nostra fede  è vivere coerentemente con essa, ma anche realizzare  il presepe nei locali pubblici o utilizzare tutti i simboli, i riti cattolici per renderla visibile a tutti, senza paure e ipocrisie. E allora, perché vietare il presepe o altro del Natale se è una cosa buona ed è utile per il bene comune, per la gioia di tutti? Provate a togliere il presepe o altre iniziative natalizie –conclude con amarezza e tristezza padre Rungi – e in Italia e nel mondo non sarà più Natale davvero, non solo per i cristiani, ma per tutti gli uomini di buona volontà. Cristo è venuto nel mondo per la felicità di tutti e non solo per una parte di esso”.

APPELLO DI P.RUNGI. ITALIANI, VIGILIAMO TUTTI SUL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

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Un nuovo accorato appello di padre Antonio Rungi, religioso passionista, teologo morale, “per far celebrare e svolgere il Giubileo della Misericordia in modo regolare e senza paure, preoccuazioni ed ansie, dopo quanto è successo in Francia sul versante del terrorismo di matrice islamica”. Padre Rungi chiede a tutti gli italiani, di qualsiasi religione, origine e provenienza di “vigilare tutti insieme sul Giubileo della Misericordia che inizia il prossimo 8 dicembre, in occasione della solennità dell’Immacolata, con l’apertura della porta santa, nella Basilica Vaticana, durante il solenne rito presieduto da Papa Francesco. Il Papa – prosegue padre Rungi nel suo appello a tutti gli italiani – ci ha chiesto di aprire le porte, di non blindarle, in quanto la Chiesa è il luogo del riparo e del rifugio e non il luogo della reclusione e di sbarramenti di qualsiasi genere, e noi tutti, nel massimo rispetto di quanto ci ha chiesto il Papa, splancheremo non solo le porte fisiche delle cattedrali di Roma e di tutta Italia, in occasione del Giubileo, ma soprattutto le porte del nostro cuore per accogliere tutti nel perdono e nella riconciliazione. Tuttavia, con grande senso di responsabilità personale e collettiva, vigileremo, in sintonia con le forze dell’ordine, italiane e vaticane e di altre nazioni, affinché questo evento ecclesiale, di portata mondiale, non sia turbato da nessun fatto di sangue, di guerra, di violenza, di terrorismo o disturbato da fatti esterni. Presteremo maggiore attenzione e saremo accorti e sensibili ad ogni eventuale segnale di disturbo, che possa, eventualmente, turbare il cuore di quanti, in questo anno santo, sono seriamente intenzionati a fare un cammino spirituale. Non andremo a Roma o in pellegrinaggio per fare una passeggiata o gita turistica, ma solo e soltanto per motivi di fede e di partecipazione convinta e numerosa alle varie celebrazioni. Il Giubileo si farà e si farà affidandoci al Signore, ma anche alla saggia e prudente preparazione degli uomini addetti alla sicurezza della nazione, in questo momento difficile per il problema del terrorismo.  Quindi, tutti uniti, senza paure per partecipare alle celebrazioni di inizio e prosieguo dell’anno giubilare a Roma e in altre parte d’Italia. Non lasciamo solo il Papa a credere nella forza dell’amore, della misericordia, del perdono, della pace e della non violenza. Come credenti, appartenenti alla stessa fede, alla stessa cultura e civiltà di Papa Francesco, vogliamo rinnovare il nostro proposito di bene, perchè quest’anno santo, che ci accingiamo a celebrare, nella Chiesa, vicini a Papa Francesco, in sintonia con il mondo civile, sia per noi e per tutti un anno di vera misericordia, riconciliazione e pace, compresi  per quanti non sono cristiani e lottano, con le armi dell’amore e della giustizia sociale, per un mondo migliore e in pace su tutta la Terra”