Festa

AIROLA (BN). NOVENA DELL’IMMACOLATA PREDICATA DA PADRE RUNGI

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AIROLA (BN). IN PIENO SVOLGIMENTO LA NOVENA DELLA MADONNA IMMACOLATA PREDICATA DA PADRE ANTONIO RUNGI 

E’ iniziata sabato 29 novembre e terminerà domenica 7 dicembre 2014 la solenne novena in preparazione alla festa della Madonna Immacolata nella Chiesa della Concezione al Borgo, in Airola (BN). Quest’anno a tenere la predicazione è padre Antonio Rungi, passionista, noto missionario e teologo morale, che è originario di Airola ed è la prima volta che predica in questa chiesa di proprietà della Congrega della Concezione. Padre Rungi negli anni passati e recenti a più volte ha predicato il settenario dell’Addolorata e il novenario di santa Maria Goretti. Tema della predicazione che accompagnerà i fedeli alla festa dell’Immacolata 2014 è “Le beatitudini di Maria”.
Nel primo giorno, padre Rungi, assistito dal Don Liberato Maglione, parroco dell’Annunziata, ha parlato della prima beatitudine del vangelo: “Beati i poveri in spirito”. Domenica 30 novembre, prima domenica di Avvento, davanti a tantissimi fedeli che riempivano la chiesa, padre Antonio ha parlato della fede di Maria, riportandosi al momento della visitazione, quando in una sintetica espressione pronunciata da santa Elisabetta e rivolta a Maria afferma, ella “Beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore”.
Su questa espressione, padre Rungi ha sviluppato la sua meditazione agganciandola ai testi della sacra scrittura della prima domenica di Avvento, specialmente alla prima lettura tratta dal profeta Isaia. La novena proseguirà regolarmente nei prossimi giorni. Giovedì. 3 dicembre sarà il Vescovo di Cerreto-Telese- sant’Agata dei Goti, monsignor Michele De Rosa, a presiedere la solenne liturgia eucaristica vespertina, prevista, come tutte le sere alle ore 18.30. I tanti devoti della Madonna si ritrovano insieme anche per la preghiera del Santo Rosario, preludio alla celebrazione eucaristica, alle ore 18.00. La messa è animata dalla scola cantorum della parrocchia dell’Annunziata, nella cui giurisdizione territoriale rientra la Chiesa della Concezione. Questa chiesa è stata costruita nel secolo XVI e la Congrega è stata istituita nel 1737 e da allora ha operato ininterrottamente. Attualmente sono 220 gli iscritti e partecipanti al sodalizio religioso, il cui attuale priore è Pasquale Meccariello, che insieme al direttivo promuove varie iniziative per la chiesa della Concezione, on ultimo la recente ristrutturazione della Chiesa, un luogo di culto mariano molto caro agli airolani e particolarmente agli abitanti del Borgo.
La presenza di padre Rungi quale predicatore della novena è stata accolta nella comunità con grande gioia ed entusiasmo, segno evidente di fortissimo legame spirituale che lega il missionario passionista, già superiore provinciale dei passionisti della Campania e del Lazio Sud, alla comunità cristiana di Airola. Nei prossimi giorni la novena proseguirà come al solito con il rosario meditato alle ore 18.00 e le confessioni e a seguire la celebrazione della divina Eucaristia alle ore 18,30, che sarà presieduta dal padre Antonio Rungi.

LA SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI – 1 NOVEMBRE 2014

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SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI

SABATO 1 NOVEMBRE 2014

Una moltitudine di santi che ci insegnano la vita della santità

Commento di padre Antonio Rungi

Gli ultimi santi di questi mesi, quelli elevati agli onori degli altari e quindi da poter venerare, ci dicono quanto sia possibile a tutti raggiungere quella che è la meta e il traguardo più importante della nostra vita: il santo paradiso. Papi, Vescovi, sacerdoti, religiosi laici, di tutte le età, condizioni sociali, nazionalità fanno parte della schiera ufficiale dei santi riconosciuti. Nonostante il numero elevato, se fossero soltanto e semplicemente loro i santi, allora il paradiso sarebbe davvero molto vuoto ed anche triste. Invece i santi sono tutti quelli che anche la parola di Dio di questa solennità annuale con data fissa ci fa considerare ed anche pregare. Nella visione della Gerusalemme celeste, San Giovanni Evangelista ci descrive quella consolante realtà del cielo, dove tutti quanti aspiriamo ad arrivare, non senza fatica e dolore: “E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». I santi sono i salvati, coloro che hanno risposto con amore all’Amore, fino a dare la vita per il Signore. Quel Signore, Gesù Cristo, morto sulla croce, che ha dato la sua vita per noi, proprio per riportarci all’amicizia eterna con Dio. E allora chi sono i santi? «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello». La santità è purificazione ed oblazione, è capacità di accettare la volontà di Dio e fare della sua volontà il proprio cibo spirituale. Santi, allora, non è soltanto Giovanni Paolo II, Giovanni XXIII e tutti i santi riconosciuti dalla Chiesa, ma sono tutti coloro che si sono salvati, perché si sono purificati dalle loro macchie, dal peccato, da tutto che allontana il cuore dell’uomo da Dio. Santi sono e saranno su questa terra, quanti sono poveri in spirito, secondo quanto afferma Gesù nel celebre discorso della montagna che passa come le Beatitudini. Santi sono coloro che sono nella sofferenza di ogni genere e che accettano tutto per amore di Dio, salendo con Cristo il calvario del dolore, ma soprattutto dell’amore che si fa dono. Santi sono i miti che come il mite Agnello, Gesù Cristo, vanno alla morte senza proferire parole, si donano nel silenzio e nel sacrificio di ogni giorno. Santi sono quelli che lottano per la giustizia e la pace e che questi motivi vengono massacri ed uccisi. Santi sono coloro che sanno perdonare, anche di fronte alle offese, calunnie, infamie e maldicenze ricevute. Santi sono coloro che nutrono nel cuore alti valori morali, spirituali e sentimentali e che non vedono ombra di malizia e peccato in nessuna parte. Santi sono i pacifisti e pacificatori che credono e lottano per un modo in cui l’uomo sia all’uomo non un lupo, ma un agnello mansueto. Santi sono anche tutti coloro che da sempre ed oggi rischiano la loro vita per difendere i diritti dei poveri e degli ultimi. La sostanza del vangelo sta, infatti, in questa opzione preferenziale per i poveri e nessuno deve umiliarli o maltrattarli. Santi sono coloro che portano avanti nel mondo il pluralismo della fede, rivendicando giustamente il rispetto della fede cristiana. Quanti martiri anche oggi per questo motivo in varie parti del mondo.

La consapevolezza di essere in un posto speciale dell’immenso cuore di Dio Padre, noi possiamo di dire con l’Apostolo Giovanni di avere una identità che nessuno potrà mai toglierci e una verità assoluta che non può essere messa in discussione: “Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”. Figli di Dio e la che dopo la morte saremo simili a Lui, perché lo vedremo faccia a faccia. Il Paradiso dei santi a cui aspiriamo è guardare e contemplare in eterno il volto d’amore di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo, il volto della Santissima Trinità, il volto più bello e perfetto che ha incarnato sulla terra il volto di Dio, Maria Santissima, che ci attende in paradiso. Pensare al paradiso non è, come qualcuno afferma, drogarsi nella vita, illudersi senza avere certezze di alcuni tipo. Pensare al paradiso è pensare all’essenza dell’uomo, che è stato fatto per la felicità con una identità poco meno inferiore degli angeli.  E’ avere una speranza che non delude, ma rende puri, come ricorda l’evangelista Giovanni nel testo della sua prima lettera: Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Preghiamo tutti i nostri santi, i nostri protettori e in questo giorno di festa in cielo, sia anche festa in terra, nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nelle nostre nazioni, tra tutte le persone che amano Dio e l’uomo nella sincerità del loro cuore, per cui sono in festa, in quanto nell’amore c’è la gioia e la santità vera.

Itri (Lt). Al via i solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Civita

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ITRI (LT). SOLENNI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DELLA MADONNA DELLA CIVITA, COMPATRONA DELL’ARCIDIOCESI DI GAETA  

di Antonio Rungi 

Dopo l’importante convegno di domenica scorsa, 6 luglio 2014, sulle figure dei due Papi Santi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, al quale ha partecipato il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, Sgarbi, Roncalli e Girotti, entrano nel vivo i solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Civita, che si svolgono dall’11 luglio al 22 luglio di ogni anno nella città di Itri e al Santuario Mariano, che distanza dal centro cittadino 13 Km a 700 metri sul livello del mare, dove da oltre 1000 anni  si venera la Madonna sotto questo titolo.

Venerdì prossimo, 11 luglio, prende il via il solenne novenario in preparazione alla festa, che ricorre liturgicamente  il 21 luglio. Sarà padre Antonio Rungi, passionista della Comunità del Santuario della Civita, ex superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, a tenere la prima meditazione su Maria della Civita e San Paolo della Croce. Il fondatore dei Passionisti fu al Santuario della Civita dal maggio al settembre 1726, con il suo fratello Giovanni Battista.

Nove giorni di preghiera e predicazione sul tema “Maria nella vita dei santi”, che saranno animati da nove diversi sacerdoti che tratteranno questo tema durante l’omelia della messa serotina delle ore 19.00. Nel programma dei festeggiamenti tutti i nomi dei sacerdoti che interverranno.

Sabato 12 luglio in occasione dei 165 anni  della venuta del Beato Pio IX a Gaeta e al Santuario della Civita, si svolgerà un pellegrinaggio in bici da Itri a Gaeta nel Santuario della Madonna Annunziata per venerare la Madonna Immacolata, davanti alla quale pregò il beato Pio IX, prima di proclamare il dogma. I momenti più significativi di questa annuale ricorrenza sono la collocazione del busto argenteo della Madonna della Civita sull’altare Maggiore, sabato 19 luglio alle ore 20,30 con il tradizionale canto delle “Dodici Rose” e omaggio floreale delle donne itrane in dolce attesa; poi le varie processioni programmate nei giorni di sabato sera dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore fino a San Michele Arcangelo, dove la sacra icona della Madonna resterà per la veglia di preghiera della comunità per l’intera nottata. Domenica la processione da San Michele per le vie della città, con inizio alle ore 10.00 e lunedì 21 luglio, alle ore 9.00 per tutta la città di Itri. Giornate speciali per gli ammalati con la presenza dell’arcivescovo emerito de L’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari,  che celebrerà venerdì 18 luglio nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, dove da sempre si festeggia la Madonna della Civita, essendo la chiesa parrocchiale principale e centrale della cittadina. L’arcivescovo di Gaeta, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio sarà presente nella giornata di festa con la celebrazione della messa solenne il giorno 21, alle ore 11.00  al Santuario della Civita e il giorno 22, alle ore 9.00 nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, che guiderà la processione conclusiva e con l’atto di affidamento alla Madonna della Civita della città di Itri e dell’Arcidiocesi.  I solenni festeggiamenti si concludono il giorno 22 dopo la messa dell’Emigrante, presieduta da padre Augusto Matrullo, passionista, originario di Itri, rettore della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Roma, e la riposizione del busto argenteo della Madonna nella cappella laterale della Chiesa di Santa Maria Maggiore, a mezzanotte del 22 luglio.

Nei vari momenti di preghiera e di animazione liturgica e pastorale saranno coinvolti i sacerdoti della diocesi, il comitato Santa Maria della Civita, Seminaristi, diaconi, ministranti, schola cantorum, Caritas, volontari. Per la festa annuale della Civita arrivano i devoti della Madonna da ogni parte della Diocesi, dal Lazio, dalla Campania, essendo la Madonna molto venerata in queste regioni. Un movimento di fede e di spiritualità mariana. Molto significativa è l’iniziativa annuale di ospitare gli extracomunitari nelle strutture locali e assicurare loro vitto ed alloggio, soprattutto nei quattro giorni più importanti della festa patronale della Madonna della Civita. A proposito del significato di questa festa religiosa, scrive il parroco, don Guerino Piccione, che la Madonna è modello sublime per tutti i suoi figli. Ella è la donna delle relazioni autentiche con Dio e con i fratelli. Nella visita a Santa Elisabetta, la Madonna si presenta come donna capace di mettersi accanto agli altri con gioia, generosità, con tempi lunghi e non con frugalità e in modo occasionale. Impariamo dalla Madonna come nella quotidianità è possibile vivere in modo stabile il nostro rapporto con Dio, per vivere in modo altrettanto solido le nostre relazioni interpersonali”.

Saranno giorni, come si  legge dal vasto ed articolato programma dei festeggiamenti, giorni di impegno spirituale e pastorale serio nel nome della Beata Vergine Maria, Madre e Regina della Civita, ovvero della città di Dio e degli uomini.

La solennità dei Santi Pietro e Paolo – 29 giugno 2014

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Solennità dei Santi Pietro e Paolo

La chiesa di Pietro e Paolo è la Chiesa di Cristo

di padre Antonio Rungi

In questa domenica di fine giugno 2014, celebriamo la solennità di due giganti della fede che sono gli apostoli Pietro e Paolo. Pietro in primo luogo scelto da Gesù, al quale rispose prontamente, lasciando ogni cosa e seguendo lungo la strada della sua missione terrena. Paolo che venne alla fede in Cristo, in seguito, dopo la conversione e in seguito ad una specifica illuminazione del  Cristo ricevuta sulla via di Damasco. La devozione popolare, fin dai primi tempi del cristianesimo, li ha associati nella venerazione e nella proposizione dei loro modelli di vita cristiana. Entrambi apostoli anche se Paolo non ha conosciuto direttamente Gesù, né faceva parte del gruppo dei Dodici, entrambi soprattutto testimoni e martiri in una Roma che non voleva assolutamente che il cristianesimo prendesse piede e si diffondesse, mentre la predicazione e la celebrazione. Sono gli apostoli delle catacombe che ebbero il coraggio di portare avanti l’opera di evangelizzazione, in un impero pagano, senza timore della morte e del martirio. Riflettere sulla loro testimonianza di vita cristiana è per noi cristiani del XXI secolo un forte richiamo ad essere fedeli ai nostri impegni assunti davanti a Dio con il battesimo, sacramento della nostra fede.

Certo Pietro non fu subito capace di entrare nel mistero di Cristo, soprattutto nell’accettare un Messia umiliato ed offeso con la condanna e la morte in croce, fino al punto di rinnegarlo oppure scoraggiato ritornare sui suoi passi mentre già a Roma il cristianesimo aveva preso piede.

Da parte sua, Paolo che da persecutore dei cristiani, presente al martirio, per lapidazione, di Santo Stefano e poi l’apostolo delle Genti, ci dicono questi due santi apostoli come è difficile essere fedeli fino in fondo alla parola di Dio e come è difficile vivere e sentirsi chiesa, non nella solitudine dei nostri pensieri ed attese, ma con la convinzione che noi siamo un solo grande popolo di Dio in cammino verso la vera felicità, quella che Cristo è venuta a portarci con la sua morte e risurrezione e con la sua parola di verità.

Nonostante i limiti umani, Pietro e Paolo, come tutti gli apostoli di Cristo, quelli che nella vita terrena hanno fecondato con il loro sangue la Chiesa: hanno bevuto il calice del Signore, e sono diventati gli amici di Dio. Oggi ci rivolgiamo a due amici speciali di Dio e di Cristo, per chiedere a loro i dono della fede coraggiosa e dell’amore incondizionato verso il Signore. Lo facciamo con una semplice preghiera che come credenti, oggi, nella celebrazione della santa messa eleviamo al Signore nella comunione ecclesiale: “O Dio, che allieti la tua Chiesa con la solennità dei santi Pietro e Paolo, fa’ che la tua Chiesa segua sempre l’insegnamento degli apostoli
dai quali ha ricevuto il primo annunzio della fede”.

Oggi è la festa del Papa, successore di San Pietro, è la festa del nostro attuale Pontefice, Papa Francesco, ed è anche la festa del Papa emerito, Benedetto XVI che portiamo, entrambi, con la stessa intensità e venerazione nelle nostre umili preghiere.

La figura di Pietro è tratteggiata nella sua straordinaria bellezza spirituale nel momento della liberazione dalla prigionia, sotto il regime di Erode. Gli Atti degli Apostoli ce ne raccontano il dettaglio di tutta l’operazione di “salvataggio” del capo del collegio apostolico che il Signore pose in essere e realizzò, per non lasciare senza guida spirituale il gruppo, che faceva il suoi primi passi verso l’annuncio missionario, nei luoghi della nascita, della vita, della morte e della risurrezione di Gesù. «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva», esclama Pietro, quando si accorge che la liberazione dalla prigionia è soltanto opera di Dio. In quella prigione, in quelle catene ci sono tutti i segni ed i simboli di chi e di come si possa imprigionare la parola di Dio e non farla avanzare. Erode esprime il male in tutti i sensi, Dio esprime la grazia e la liberazione. Anche noi spesso siamo afflitti da catene e prigioni di ogni genere che non ci fanno camminare nella via della verità, della santità e della moralità. Abbiamo bisogno di essere liberati dal male che sta dentro di noi con la grazia, mediante l’angelo della vita e della risurrezione. Preghiamo il Signore che come mandò i suoi angeli a liberare Pietro dalle catene della prigionia fisica invii i suoi angeli a liberarci dalla prigionia del nostro egoismo e diventare credibili annunciatori del vangelo della gioia e della risurrezione. Ne abbiamo bisogno tutti in questo momento storico della chiesa e dell’umanità, dove tanti sono i maestri, ma pochi sono i testimoni. Tanti sono quelli che dicono, ma pochi sono quelli che fanno ed agiscono per il bene della chiesa e del mondo.

Entriamo in quello spirito di oblazione di cui ci parla l’Apostolo Paolo in una delle lettere e passaggi più belli dei suoi scritti inviati all’amico Timoteo: Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen”. La  coscienza e la consapevolezza di Paolo che Dio aveva operato in lui grandi cose e che a conclusione della sua vita, può dire di tutto e scrivere di tutto dal profondo del suo cuore, lo fa concentrare su due idee che sono di insegnamento per noi “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”. Ed  aggiunge con riconoscenza e gratitudine: “Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo”.

Questo e Paolo e soprattutto questi sono Pietro e Paolo insieme. Un binomio di santi apostoli che ancora oggi ci insegnano amare Dio e a professare la fede in cui, a renderla visibile al mondo intero con la predicazione del vangelo. In passaggio fondamentale della confessione della fede di Pietro in Gesù Cristo, a Cesarea, comprendiamo tutta la portata grandiosa di un dono che Pietro ha accolto e fatto suo, il dono dello Spirito, che gli fa pronunciare parole di straordinario amore e docilità verso Gesù, suo Maestro e Signore: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

Una professione di fede che Gesù inquadra in un contesto spirituale ben preciso, e tale deve rimanere: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parole che risuonano nel mondo da 2014 anni. Tutto passa, solo Dio resta. Sono passati, regni, popoli, culture, nazioni, potentati, la Chiesa, fondata su Cristo, nonostante le tante tempeste e i peccati degli uomini di chiesa e dei cristiani, rimane salda al suo popolo, perché la Chiesa non è dei Papi, dei vescovi, dei preti e neppure dei fedeli laici, è solo e soltanto di Cristo. Sono chi vive in Cristo promuove e difende la chiesa con la santità della vita e non con le sole parole di circostanze o nuovi integralismi che possono trovare accoglienza in una chiesa che è e deve continuare ad essere madre, sull’esempio di Pietro e Paolo, apostoli della fede e della comunione ecclesiale.

 

Preghiera alla Madonna, composta da padre Antonio Rungi

2014-01-06 11.10.00
Ai tuoi piedi, Vergine santa,
per chiedere grazie e benedizioni

Vergine Maria,
qui ai tuoi piedi al Santuario della Civita,
mi rivolgo a Te, Madre di Dio e Madre nostra,
affinché possa presentare al tuo divino Figlio,
Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo,
le mie umili suppliche e quelle di tanti fratelli
e sorelle che sono in pena per tanti problemi …
e difficoltà personali e del mondo odierno.

Tu che tutto puoi presso il tuo amato Gesù,
ottienici di vivere in pace con tutti gli uomini della terra,
a partire da quelli che sono nella nostra casa
e fanno parte della nostra vita.
Dove c’è pace, o Maria, c’è lo stesso Gesù,
che conforta e dona gioia a quanti lo cercano
con cuore sincero.

Vergine Santa, la prima pellegrina della speranza,
apri il nostro cuore ad avere sempre più fiducia
in Gesù, nostra, vita, nostra speranza, nostra Pasqua,
nostra risurrezione e consolazione.

Guarda con amore e proteggi i bambini, le donne,
le persone disperate e senza alcun conforto
umano, materiale e spirituale.
Non permettere, Madre della gioia, che nel cuore
di tante persone alberghi continuamente il dolore,
mentre dai loro volti sgorgano continuamente le lacrime della sofferenza.

Ridona fiducia a quanti sono sfiduciati
e guardano il futuro con gli occhi della delusione,
dell’amarezza e dell’asprezza.
Tu, Madre della speranza, puoi fare molto
per ciascuno di noi.
Gesù stesso ci ha affidati alla tua custodia e protezione materna,
mentre versava per noi, sulla croce, il suo sangue prezioso,
che ci purifica da ogni colpa
e rende puro e limpido il cuore
di chi cerca sinceramente il Signore.

Madre della santa montagna, che ci inviti
a salire il monte della santità,
aiutaci in questo cammino non facile.
E come i discepoli di Emmaus,
accompagnati da Gesù,
sulla via che porta al villaggio eucaristico,
facci riconoscere, nello spezzare il pane,
alla mensa del corpo e sangue di Gesù,
come fratelli e sorelle in Cristo,
e condividere il pane e il sangue
con le membra piagate del corpo del Risorto,
che è la Chiesa e l’intera umanità.

Madre del silenzio e della preghiera
aiutaci ad amare il silenzio interiore
e la preghiera profonda e sincera del cuore. Amen

(Preghiera, composta da padre Antonio Rungi, passionista)
Santuario della Civita, 4 maggio 2014

PREGHIERA AI NOVELLI SANTI, GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II

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PREGHIERA AI DUE NUOVI SANTI 

Signore Gesù, che hai chiamato a così alto grado di santità,

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Papi,

pastori universali della Chiesa da te istituita

e affidata alla guida di Pietro,

primo Papa della storia del Cristianesimo,

ti chiediamo, umilmente,

per intercessione di questi tuoi figli eletti della Chiesa,

elevati oggi agli onori degli altari,

in questa speciale giornata di grazia

e benedizione dall’alto,

di camminare, anche noi, sui sentieri di quella santità,

fatta di umiltà, bontà e sacrificio,

che ha caratterizzato la vita di questi

tuoi speciali discepoli e figli amatissimi.

 

Signore, per intercessione

di San Giovanni XXIII
e San Giovanni Paolo II,

ti chiediamo di difendere la chiesa

dagli assalti del maligno,

che si insinua nella vita anche dei tuoi figli prediletti

che tu hai scelti per guidare il tuo popolo santo,

nella storia di questo secolo, appena iniziato,

afflitto da tanti mali ed insofferenze di ogni genere.

 

Fa o Signore che sull’esempio di questi santi pastori,

i vescovi, i sacerdoti, le anime consacrate e i fedeli laici

possano vivere in totale fedeltà

la chiamata alla santità,

senza dubbi, incertezze

e sicuri nel dono della fede,

forti nel dono della speranza,

dinamici con dono della carità.

 

Signore, pastore supremo delle anime nostre,

mediante l’intercessione dei novelli santi papi,

nessuna pecorella smarrita, continui a vagare nel dubbio e nella solitudine,

ma tutte possano ritrovare la strada del ritorno

e ritrovarsi  insieme intorno alla tavola della divina misericordia.

 

A Te Signore del tempo e della storia,

che ci hai donato due grandi e santi pastori

in Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II,

degni discepoli di Maria, Madre di Cristo e della Chiesa,

sia lode onore e gloria,

per tutti i secoli dei secoli.

Amen 

(Padre Antonio Rungi, passionista)

PREGHIERA DI P.RUNGI PER I FEDELI DEFUNTI 2013

Defunti2013.jpgIn occasione della Commemorazione dei fedeli defunti del 2 novembre 2013, padre Antonio Rungi, sacerdote passionista e teologo morale, ha composto una speciale preghiera per tutti i defunti, incentrando la sua orazione soprattutto sulle vittime delle violenze di ogni genere, sul disprezzo della vita e contro la cultura della morte che spesso sembra dominare nella società contemporanea. Una preghiera che affida a tutti i sacerdoti e a tutti i fedeli, specialmente a quanti tra oggi, Festa di Tutti i Santi, e domani, Commemorazione dei fedeli defunti si recheranno al cimitero per pregare sulla tomba dei propri cari o partecipare alle celebrazioni religiose commemorative per questo giorno. Ecco il testo dell’orazione che il sacerdote ha divulgato in formato cartaceo e telematico:
 

Preghiera per i Defunti di padre Antonio Rungi, passionista 

 

Signore della vita,  

Tu ci doni tanti giorni in questo mondo 

per preparaci all’incontro con Te nell’eternità. 

 

Tu hai vinto la morte,  

ma noi, nonostante la fatica della vita, 

abbiamo paura di morire, 

ma tu donaci la grazia di saper soffrire 

patire e morire in pace con Dio. 

 

Come Te che di fronte all’imminente morte in Croce 

Ti sei rivolto al Padre chiedendo  

se era possibile che passasse quel calice amaro della Passione,  

fa che quanti hanno fede in Te  

possano ottenere la grazia di soffrire di meno 

guardando alla tua croce e alla tua morte in Croce. 

 

Signore della vita, noi sappiamo che la morte 

non è l’ultima parola per ogni persona che viene in questo mondo, 

ma è il passaggio alla gloria del cielo, all’eternità, 

in attesa del giudizio universale e della risurrezione finale 

dei nostri corpi mortali. 

 

In questi giorni di maggiore preghiera 

per i nostri cari e per tutti i defunti 

concedi a quanti sono in attesa  

di incontrarti per sempre in Paradiso,  

di ottenere questa grazia  

per la nostra umile ed incessante preghiera  

che eleviamo a Te per i nostri cari, 

per quanti sono dimenticati  

e soprattutto per le anime sante  

più abbandonate del Purgatorio. 

 

Ti preghiamo per i bambini mai nati, 

perché l’egoismo e la pura dei grandi 

ha stroncato la loro vita sul nascere.

 

Ti preghiamo per i bambini appena nati  

e che non avanzarono nel tempo dell’età 

perché nell’indifferenza dei grandi della terra 

morirono per la miseria,  fame e  povertà di ogni genere. 

 

Ti preghiamo per le vittime di tutte le guerre  

e delle nostre guerre odierne,  

quelle combattute nel nome di una presunta libertà dell’uomo 

e quelle combattute volutamente  per offendere  

e distruggere la vita della gente:  

dei bambini, giovani, anziani, donne,  

uomini di ogni razza cultura e religione  

che sono massacrati, in tanti modi, 

su questa martoriata e sofferente terra,  

che non riesce ad alzare il suo sguardo al cielo,  

per contemplare Te, Dio di amore e di misericordia.

  

Signore, fa che questi giorni  

dedicati alla Commemorazione annuale dei fedeli defunti,  

non passino invano, ma lascino il segno 

di una conversione alla cultura della vita  

e della pace in tutti gli angoli del mondo. 

 

I nostri cari, non hanno bisogno solo di fiori, 

luci, candele e mausolei  

per continuare la loro comunione spirituale con noi, 

hanno bisogno delle nostre preghiere e delle nostre opere buone, 

portando a compimento  

questo progetto d’amore e di riconciliazione 

nelle nostre famiglie, nei nostri ambienti, nelle nostre chiese, 

nel lavoro quotidiano, nella cultura, nella politica e nell’umana società. 

 

I tanti nostri cari, concittadini, connazionali,  

immigrati, fratelli e sorelle in umanità 

morti per tantissime giuste cause  

e per rendere il nostro mondo migliore, 

dal cielo possano guidare  

noi uomini di questo terzo millennio 

a guardare la vita nella prospettiva dell’eternità, 

agendo sempre bene su questa terra,  

nell’attesa della felicità nella vita eterna. Amen

 

 Padre Antonio Rungi, passionista

 

(Commemorazione dei Fedeli Defunti – 2 Novembre 2013) 

Itri (Lt). Il primo documento ufficiale sul Santuario della Civita

DSC09354.JPGRisale al 1147 il primo documento ufficiale attestante l’esistenza del Santuario della Civita, uno dei luoghi mariani più conosciuti e visitati d’Italia, che si trova nel Comune di Itri (Lt) e nell’arcidiocesi di Gaeta. Un documento più antico, del 1036 circa, indirettamente parla, comunque, di questo importante Santuario mariano nel Basso Lazio. risalente all’anno mille, dicendo di un’immagine della Madonna della Civita collocata sul Monte.

Nel “Codex Diplmaticus Cajetanus”, a pagina 272 è scritto testualmente in lingua latina: “Gualguamus Iudex et Notarius Ytri, una cum uxore Sikelgarda donat Ecclesiae B.M.V. de Civita seu alio nomine de Agie curis commissare Fratris Bartholomaei et Richardo Monasteri S.Iohannis Evangelistae, quod de Felline dicitur, subditae et ab eo iterum aedificatae terram quandam que est posita in Agie, et vineam que est posita in Urbano”, Mense Augusto, indictiione decima, Ytri. (Ex Apogr. Chart. Sec. XVII).

Sempre nella stessa pagina si trova il seguente testo in latino che esplicita ulteriormente la donazione del santuario. “+ In nomine Domine Dei et Salvatoris nostri Iesu Christi ab incarnatione eius anno millesimo quadragesimo septimo, Temporibus Domini nostri Gaufridi de Aquila Dei grazia Comitis, necnon et Adelietze Comitissae Coniugis esius, mense augusto Indictione decima, Ytro, Ego Vualganus Dei omnipotentis misericordia dieti castri iudex et notarius una cum Sikelgarda coniuge mea, et cum haeredis meis. Ab hodierna die, et per omne futurum tempus scribo propria manu hanc meae donationis et offertionis chartulam. Primum Deo omnipotenti Iesu Christo Domino nostro et beatissimae atque sanctissimae eius genitricis et Verginis Mariae, Suaque Ecclesiae quae dicitur de Civita, seu alio nomine de agie quae in cura cuiusdam fratris Bartholomaci nomine manet, quae etiam in potestate et regimine Domini Ricchardi reverendissimi Abbatis monasterii Sancti Iohannis Apostoli et Evangelistae, quod de Felline dicitur evidentissimae, a quo reaedificata est, opportunissime permanet, scilicet de una petiola de terra, quae est posita in agie, et de una disertina de vinea quae est posita in Urbano, quas pro redemptione animae filii mei Cleopae predictae Sanctae Ecclesiae donavi, atque eorum quorum et fuere olim. Quae his finibus concluditur…..

Insuper quinque optimi auri uncias tam dictae Sanctae Ecclesiae quam eius rectoribus componat paena nomine. Et poena soluta, et anathemate percepto, haec nostra donatio, ut superius legitur firma in aeternum permaneat. Scritpa a me Vualgano de dicto castro notarius, in mense indicitione suprascripta decima.(Dal Tabelarium Casinense, Tomo II, Codex Diplomaticus Cajetanus, Pars II. Montis Casini, 1891, Ediziione anastatica 1969).

Cosa voglia testimoniare tutto questo? E’ facile da capire. L’antica e oltre millenaria devozione alla Madonna della Civita in questo territorio. Una devozione che è passata attraverso i pellegrinaggi di grandi santi del passato e dell’oggi in questo luogo di preghiera. Ultimo in ordine di tempo è stato il beato Giovanni Paolo II, prossimo santo, che nel 1989, il 25 giugno, in occasione dei 140 anni della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, da parte di Pio IX che fu pellegrino nel febbraio del 1849. Da allora la devozione alla Madonna della Civita si è diffusa in tutto il Basso Lazio e nelle regioni confinanti, raggiungendo luoghi e paesi stranieri, dove gli itrani hanno portato il culto e la festa della loro Madre Celeste. La Madonna della Civita è protettrice della città di Itri e compatrona dell’arcidiocesi di Gaeta. Al Santuario, recentemente, sono stati effettuati lavori di miglioramento della struttura, che dal 1985 è affidata ai Padri Passionisti e ne curano l’animazione spirituale e pastorale. Prossimi sono a realizzarsi sono altri lavori di servizio e assistenza ai pellegrini che giungono numerosi al Santuario per elevare alla Vergine Santa le preghiere necessarie per il proprio bene spirituale e fisico e per pregare per le necessità di tanti fratelli e sorelle che sono nella sofferenza.

Antonio Rungi

Preghiera alla Madonna di Medjugorje

1380238_10202205563326364_278906684_n.jpgPreghiera alla Madonna di Medjugorje
Testo di padre Antonio Rungi, passionista.

Regina della pace che vegli sul mondo intero
da questo luogo sperduto e solitario
dell’ex-Jugoslavia, terra di atei e senza fede in Dio,
che tanto hanno fatto soffrire il tuo cuore già ferito,
per le tante guerre che gli uomini di ogni tempo
si sono combattute in ogni angolo della terra,
guarda oggi questa umanità senza più fede ed ideali.
 

Dal cielo, ove siedi Regina alla destra del tuo Figlio,
proteggi quanti credono nella parola del Vangelo,
che è alimento di ogni anima che cerca la verità.
Sostieni quanti in ogni parte del mondo
lottano per la pace, la giustizia e la fratellanza universale.
Porta gioia e pace nelle famiglie afflitte dal più terribile male
del nostro tempo, che è l’egoismo distruttivo di ogni
vera relazione affettiva.
 
Dona pace e serenità a quanti vivono l’esperienza del dolore,
della malattia e dell’abbandono
e non trovano conforto in nessun uomo e donna di questo mondo.
 
Fa che ovunque nel mondo trionfi il santo nome del tuo Figlio Gesù,
che ha dato la vita per tutti gli uomini
ed ha versato sulla croce  il suo sangue prezioso,
per riconciliare tutte le creature con il loro Creatore.
 
Madre e Regina della pace,
ti affidiamo il Santo Padre,
i vescovi e soprattutto i sacerdoti,
quelli che hanno un posto speciale nel tuo cuore di Madre.
Sono tuoi figli prediletti e fa che questa speciale predilezione
che porti ad ognuno di loro
sia corrisposta con una vita santa, povera, casta,
nella piena e santa obbedienza alla Chiesa.
 
Proteggi i bambini, i giovani, gli adulti,
gli anziani, gli ammalati
e quanti hanno una speciale devozione
verso il tuo santuario di Medjugorje,
dove tu parli al cuore di ogni uomo
con il solo linguaggio della preghiera, dell’amore e del perdono.
 
Non permettere che nessuno dei tuoi figli
possa sperimentare il totale disastro spirituale ed interiore
e che, con la tua grazia e la tua potente intercessione presso il Signore,
ogni uomo di questo mondo
possa vedere il tuo volto glorioso e luminoso
nella gloria e nella felicità eterna del Santo Paradiso.
Amen.
 
Padre Antonio Rungi cp

Maranola. Meditazione di P.Rungi sul carisma di Victorine Le Dieu

ADORARE, RIPARARE E RICONCILIARE

IL CARISMA DI VICTORINE LE DIEU

E DELLE SUORE DI GESU’ REDENTORE

RIFLESSIONE DI PADRE ANTONIO RUNGI

NEL CENTENARIO DELLA PRESENZA

DELLE SUORE DI GESU’ REDENTORE A MARANOLA DI FORMIA

 

VENERDI’ 4 OTTOBRE 2013 – FESTA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI

 

 

Inizio questa mia riflessione, citando uno dei numeri più significativi dell’Esortazione apostolica del prossimo Santo, il Beato Giovanni Paolo II, “Vita consecrata” circa la vita e la missione dei religiosi nella chiesa e nel mondo contemporaneo. Una citazione che si addice al momento che stiamo vivendo, celebrando in questi giorni il primo centenario di presenza delle Suore di Gesù Redentore, in questa storica ed affascinante frazione del Comune di Formia, Maranola, che ha dato i natali ad una degna e santa figlia della Serva di Dio, Madre Victorine Le Dieu, fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, e che corrisponde al nome, a voi ben noto, che è la Serva di Dio Suor Ambrogina di San Carlo, al secolo Maddalena D’Urso.

Ecco la citazione tratta dall’esortazione apostolica di Papa Giovanni Paolo II:

“Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi. Fate della vostra vita un’attesa fervida di Cristo, andando incontro a Lui come le vergini sagge che vanno incontro allo Sposo. Siate sempre pronti, fedeli a Cristo, alla Chiesa, al vostro Istituto e all’uomo del nostro tempo. Sarete così da Cristo rinnovati di giorno in giorno, per costruire con il suo Spirito comunità fraterne, per lavare con Lui i piedi ai poveri e dare il vostro insostituibile contributo alla trasfigurazione del mondo. Questo nostro mondo affidato alle mani dell’uomo, mentre sta entrando nel nuovo millennio, possa essere sempre più umano e giusto, segno e anticipazione del mondo futuro, nel quale Egli, il Signore umile e glorificato, povero ed esaltato, sarà la gioia piena e duratura per noi e per i nostri fratelli e sorelle, con il Padre e lo Spirito Santo” (VC, 110).

 

Mi preme evidenziare in questo contesto celebrativo, quanto è stato scritto ne depliant di invito al “Rendimento di grazie per il centenario di missione” delle Suore di Gesù Redentore in questa comunità cristiana, parrocchiale, civile ed umana. Una citazione tratta dagli scritti della Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu “L’amore di Dio, può rinnovare la terra. Credo con una nuova fede. Spero con una più forte speranza. Voglio con una sincera carità lavorare all’opera così giusta e necessaria della riconciliazione che Dio nella sua misericordia ha riservato al nostro tempo”.

E’ su questo progetto di vita e missione della loro fondatrice che le Suore di Gesù Redentore hanno lavorato in questi 100 anni di presenza a Maranola. E di questo vogliamo rendere rende grazie al Signore noi tutti qui convenuti e chi ci sta spiritualmente vicino per celebrare degnamente questo primo centenario.

A me il compito di delineare i contenuti essenziali del carisma di Victorine Le Dieu e delle Suore di Gesù Redentore, che è incentrato su tre parole chiavi del Vangelo: Adorale, riparare, riconciliare.

Il mio pensiero va in questo momento in segno di gratitudine e di riconoscenza a Papa Francesco, in questo giorno in cui la chiesa festeggia San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, di cui Papa Bergoglio porta il nome. Il mio pensiero va anche al pastore di questa Diocesi, l’arcivescovo, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, al parroco di questa comunità, monsignor Antonio De Meo, alla Madre generale delle Suore di Gesù Redentore, Suor Marilena Russo, a tutte le religiose della Congregazione di Victorine Le Dieu, ed in particolare alle suore di Gesù Redentore di Maranola, quelle presenti, quelli che sono viventi e soprattutto quelle che dal cielo guidano il cammino di questa comunità nel segno dell’adorazione, della riparazione e della riconciliazione, in particolare la figura esemplare della Serva di Dio, Suor Ambrogina, che proprio in questo luogo nasceva e maturava la sua decisione di seguire le orme di Victorine Le Dieu.. Scriveva nel diario spirituale: “Vorrei gridare a tutte le creature della terra: l’Amore s’è fatto Pane. Vorrei gridare a tutto il mondo che amasse l’Amore”; “Voglio guardare sempre in alto cercando una cosa sola: l’Amore”.

 

Nel discorso di Papa Francesco ai partecipanti all’assemblea plenario dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali  (U.I.S.G.), nell’ Aula Paolo VI , di Mercoledì, 8 maggio 2013, il Santo Padre così si è rivolto a tutte le superiore maggiori degli istituti femminili di vita consacrata e attraverso di loro a tutte le religiose del mondo:

“Gesù, nell’Ultima Cena, si rivolge agli Apostoli con queste parole: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16), che ricordano a tutti, non solo a noi sacerdoti, che la vocazione è sempre una iniziativa di Dio. È Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stesse per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti, per poter dire con san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Questo “esodo” da se stessi è mettersi in un cammino di adorazione e di servizio.

Un esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore e di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle.

Adorare e servire: due atteggiamenti che non si possono separare, ma che devono andare sempre insieme.

Adorare il Signore e servire gli altri, non tenendo nulla per sé: questo è lo “spogliamento” di chi esercita l’autorità.

Vivete e richiamate sempre la centralità di Cristo, l’identità evangelica della vita consacrata.

Aiutate le vostre comunità a vivere l’”esodo” da sé in un cammino di adorazione e di servizio, anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza.

Questi cardini sono i voti: obbedienza, povertà e castità.

Papa Francesco si domanda ad un certo: “Che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza, intuizione di madre!”

Io mi chiedo e vi chiedo cosa sarebbe stata o sarebbe Maranola senza le Suore di Gesù Redentore, al cui centro del carisma e della spiritualità c’è l’eucaristia, che si fa dono e servizio per tutti ed in particolare per i bambini di questa amata terra maranolese.

 

I fondamenti del carisma

 

Dall’adorazione-contemplazione eucaristica nasce, cresce l’amore verso Gesù e verso i fratelli. Il vangelo della carità è quello che le interessa maggiormente, attingendo dall’eucaristia la forza per andare avanti, nonostante le innumerevoli difficoltà che si frappongono sistematicamente nella sua vita. Da tutta la sua esperienza di donna di fede, si comprende bene come Victorine Le Dieu, mossa dallo Spirito Santo, si sentì chiamata, in modo del tutto particolatr, a collaborare con Gesù, “unico e vero riparatore”, nella sua missione salvifica.

Visse l’evento della riparazione come ricomposizione nell’unità di tutto ciò che viene continuamente distrutto dal peccato, ed arricchì la Chiesa di un Istituto religioso di diritto pontificio, dedito all’apostolato, che ne continua la missione.

Il suo è il cammino di una donna che, sotto molti aspetti ed in diversi settori, ha precorso i tempi, è il cammino di un ideale che è ancora tutto da scoprire, da approfondire, da vivere in un mondo sconvolto che, come già lo esprimeva al suo tempo, “ha più che mai bisogno di redenzione e di riconciliazione”.

Per Victorine tutto inizia da una profonda vita interiore.

Attraverso i suoi scritti scopriamo come la Parola di Dio è per lei cibo quotidiano.

“È certo che la Parola di Dio nutre e consola. Molte volte ho ringraziato Dio per avermela fatta amare”.

L’Eucaristia è al centro della sua vita: passa lunghe ore in adorazione e approfondendo la vita eucaristica potrà anche lei diventare eucaristia per i fratelli, pane offerto e spezzato per rispondere alla fame dell’umanità: fame di Dio, fame di libertà… ma soprattutto si sentirà fortemente interpellata dalla fame di amore e di dignità da parte di tanti fratelli emarginati, disgregati, per niente calcolati dalla società.

Nasce il lei in desidero profondo di riparare con una vita di penitenza, sacrificio e donazione i mali del mondo. La sua esperienza carismatica la porta ad un profondo ascolto dei segni dei tempi…

La voce interiore si fa sempre più pressante: è la chiamata a riparare, riconciliare, aiutare l’uomo diviso in se stesso, con Dio, con la società a ritrovare l’unità, collaborare all’opera di Cristo Redentore venuto nel mondo per riportare il creato alla sua vocazione d’origine nell’unità della Trinità.

Vuole coinvolgere uno stuolo di persone di ogni condizione che, ponendo Cristo al centro della loro vita, collaborino alla missione di redenzione e di riconciliazione. Aspira a fare in modo che il mondo intero diventi eucaristia!

In un primo tempo si sente spinta a fondare una famiglia religiosa totalmente dedita all’adorazione riparatrice ed al culto liturgico, ma, alla richiesta del Papa di dedicarsi alle opere di misericordia nel mondo, il 15 gennaio del 1863, esattamente 150 anni fa, ella incarna la sua missione nel duplice aspetto di:

• contemplazione attraverso l’adorazione e il culto liturgico;

• dedizione verso tutti coloro che, secondo i tempi e i luoghi, hanno bisogno di essere riconciliati in loro stessi, con Dio, con i fratelli.

In lei si compie un doppio movimento:

• tutto riceve dall’Eucaristia e tutto dà in gesti concreti d’amore;

• poi di nuovo nell’Eucaristia offre, insieme a Cristo, l’umanità intera perché, nella forza dello Spirito, sia restaurata nell’unità della Trinità.

 

 Sempre fedele al progetto di Dio, ella esplicita chiaramente le opere che ritiene prioritarie e l’ideale che dovranno vivere coloro che la seguiranno: infanzia abbandonata, case di preghiera, case di accoglienza…

Questa missione, nella Chiesa, è affidata alla Congregazione delle Suore di Gesù Redentore che sono riunite dallo Spirito per l’originale chiamata di adorazione, di riparazione e di riconciliazione a servizio dei fratelli:

• ponendo come centro propulsore l’Eucaristia, “fonte e apice di tutta la vita cristiana”;

• dedicandosi particolarmente ai fratelli disgregati dal peccato, dall’emarginazione, dalla povertà, per ricomporre la loro umanità in Cristo.

Il carisma di famiglia rende particolarmente attenti ad esprimere nell’adorazione ed intercessione i sentimenti di misericordia di Cristo verso i poveri, coloro che hanno il cuore spezzato, per collaborare con Lui all’edificazione e restaurazione del suo regno fra gli uomini.

 

Questo carisma nella concretezza della vita di tutti i giorni è stato vissuto da tutte le Suore di Gesù Redentore che sono passate in questi 100 anni nella casa religiosa di Maranola, dove dal loro primo insediamento hanno curato i bambini abbandonati o in disagio sociale con il Convitto, secondo il carisma della Fondatrice, la Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu, e successivamente hanno e lavorano nell’attività formativa nella scuola dell’infanzia e nella collaborazione sistematica con la parrocchia.

Oggi siamo qui per ringraziare il Signore, la Vergine Santa, venerata con il titolo di Madre della Riconciliazione, riferendosi alla Madonna de La Salette, alla fondatrice Madre Victorine le Dieu, a tutta la sua famiglia religiosa, che oggi soffre per mancanza di vocazioni in Italia e in Europa.

Questo evento storico di particolare importanza per Maranola e per le Suore di Gesù Redentore possa costituire un momento di forte impegno pastorale, missionario, spirituale, umano e cristiano in generale per chiedere al Signore, attraverso l’intercessione della Madonna de La Salette, di San Giuseppe, della Serva di Dio Victorine Le Dieu, sante e ferventi religiose alla Chiesa di Cristo, per rendere visibile e trasmettere quel carisma di adorazione, riparazione e riconciliazione che è stato ed è il cuore della vita delle Suore di Gesù Redentore qui di Maranola e di tutte le comunità religiose di questo amato, stimato, apprezzato e storico istituto di vita consacrata con il suoi 100 anni di presenza qui a Maranola e con i suoi 150 anni di storia e di approvazione, avuta prima dello stesso riconoscimento uffciale, da Papa Pio IX, il 15 gennaio del 1863.

Victorine Le Dieu e Suor Ambrogina, entrame serve di Dio, dal cielo guidino il cammino della loro famiglia religiosa in questo tempo di difficoltà e di vari problemi della chiesa e nel mondo contemporanei.

 

Faccio mie le preghiera del Beato Giovanni Paolo II per la vita consacrata, tratta dall’Esortazione Apostolica “Vita consecrata” (n.112) e di Papa Francesco, posta a conclusione della sua Enciclica “Lumen fidei” (n.60), punto di riferimento spirituale per questo anno della fede che volge al termine.

 

 

Preghiera di Giovanni Paolo II

 

Maria, figura della Chiesa,

Sposa senza ruga e senza macchia,

che imitandoti «conserva verginalmente integra la fede,

salda la speranza, sincera la carità»,

sostieni le persone consacrate

 nel loro tendere all’eterna e unica Beatitudine.

 A Te,

 Vergine della Visitazione,

 le affidiamo,

 perché sappiano correre incontro

 alle necessità umane,

 per portare aiuto, ma soprattutto per portare Gesù.

 Insegna loro a proclamare le meraviglie

 che il Signore compie nel mondo,

 perché i popoli tutti magnifichino il suo nome.

 Sostienile nella loro opera a favore dei poveri,

 degli affamati, dei senza speranza,

 degli ultimi e di tutti coloro

 che cercano il Figlio tuo con cuore sincero.

 A te, Madre,

 che vuoi il rinnovamento spirituale e apostolico

 dei tuoi figli e figlie nella risposta d’amore

 e di dedizione totale a Cristo,

 rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera.

 Tu che hai fatto la volontà del Padre,

 pronta nell’obbedienza, coraggiosa nella povertà,

 accogliente nella verginità feconda,

 ottieni dal tuo divin Figlio

 che quanti hanno ricevuto il dono

 di seguirlo nella vita consacrata

 lo sappiano testimoniare

 con una esistenza trasfigurata,

 camminando gioiosamente,

 con tutti gli altri fratelli e sorelle,

 verso la patria celeste

 e la luce che non conosce tramonto.

 Te lo chiediamo,

 perché in tutti e in tutto sia glorificato,

 benedetto e amato il Sommo Signore

 di tutte le cose

 che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

 

 

 

 

Preghiera di Papa Francesco

 

A Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede,

ci rivolgiamo in preghiera.

Aiuta, o Madre, la nostra fede!

Apri il nostro ascolto alla Parola,

perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata.

Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi,

uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa.

Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore,

perché possiamo toccarlo con la fede.

Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui,

a credere nel suo amore,

soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce,

quando la nostra fede è chiamata a maturare.

Semina nella nostra fede la gioia del Risorto.

Ricordaci che chi crede non è mai solo.

Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù,

affinché Egli sia luce sul nostro cammino.

E che questa luce della fede cresca sempre in noi,

finché arrivi quel giorno senza tramonto,

che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore!

Amen