Carinola

Il commosso ricordo di un carissimo amico e sacerdote, don Amato Brodella

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Sessa Aurunca (Ce). Morto l’ex Vicario generale della Diocesi, monsignor Amato Brodella.
Il mio personale ricordo di un santo sacerdote. Testimonianza di padre Antonio Rungi.
“Qualche sera, prima di Pasqua, -scrive padre Antonio Rungi, passionista, attuale vicario episcopale per la vita consacrata della Arcidiocesi di Gaeta, religioso della comunità di Itri-Santuario della Civita – verso cena mi arriva una telefonata, dopo tanti mesi o forse anni di silenzio: era quella di don Amato Brodella, mio carissimo confratello nel sacerdozio. Il suo desiderio era quello di sentirmi e di sapere come stavo. Mi preoccupai, giustamente, e lui semplicemente mi disse: padre Antonio sentivo il bisogno di ascoltare la voce di un amico, visto che tantI dei miei amici il Signore se l’è portato in cielo. E si riferiva chiaramente alla perdita recente di don Franco Alfieri. Ne parlammo pure. Non vi nascondo la gioia per quella inattesa telefonata, che mi riempiva il cuore, sapendo l’origine e la provenienza di essa e cioè di una persona che ha fatto della sua vita un inno di lode a Dio. E non perché ora non c’è più, ma perché l’ho sempre considerato un santo sacerdote, forte, coraggioso, intrepido per le cose di Dio e per la sua comunità cristiana. Questa mattina ho saputo la triste notizia che mi ha rattristato il cuore, però mi rasserena nell’intimo, sapendo che un altro angelo è salito in paradiso, dopo aver servito Cristo, la Chiesa, la comunità di Carinola e la Diocesi di Sessa, per oltre 60 anni di vita sacerdotale”.
Alla veneranda età di circa 90 anni, questa mattina, 10 maggio 2021, è morto l’ex-vicario generale della Diocesi di Sessa Aurunca, monsignor Amato Brodella.
A darne notizia è la Curia vescovile che sul sito della diocesi scrive testualmente “Il Vescovo (monsignor Orazio Francesco Piazza) il Presbiterio della Diocesi di Sessa Aurunca congiuntamente alla famiglia Brodella, annunciano il ritorno alla casa del Padre di don Gennaro Alfonso Amato Brodella, già Vicario Generale e già Parroco di Ss. Bernardo e Martino in Carinola/Santa Croce”.
Don Amato era un volto noto in tutta la diocesi, ma soprattutto un sacerdote di una vasta cultura storica, geografica, biblica, pastorale.
Nativo di Mondragone, praticamente ha vissuto sempre nella sua amata Carinola, dove ha svolto il suo ministero di parroco della cattedrale per lunghi. Uomo di profonda fede, da un cuore grande, di sensibilità umana rarissima, di una spiritualità profonda, basata sull’umiltà e sulla ricerca della pace, ha fatto tantissimo per la cattedrale di Carinola e per la rinascita spirituale della sua comunità parrocchiale.
Durante l’episcopato di monsignor, Agostino Superbo e Antonio Napoletano ha ricoperto anche l’ufficio di Vicario generale della diocesi.
Docente di varie discipline all’Istituto di Scienze Religiose di Sessa Aurunca, di cui è stato anche direttore, ha promosso la formazione dei laici nella diocesi di Sessa Aurunca, di cui per oltre 60 anni di vita sacerdotale è stato uno dei sacerdoti più attivi, dinamici e propositivi.
Autore di numerose opere di carattere storico, geografico artistico, soprattutto attinenti la chiesa locale, don Amato era un sacerdote stimato da tutti e amato da tutti.
D’altra parte lo favoriva lo stesso nome che al battesimo i suoi genitori gli avevano dato, oltre a quello di Gennaro ed Alfonso, per poi diventare uno dei sacerdoti del dopo guerra, più attivi e innovativi, applicando in concreto le direttive del Concilio Vaticano II.
Grande devoto della Madonna Immacolata, ha sempre avuto a cuore il culto verso la Madre Celeste.
E proprio nel mese a lei dedicato, che don Amato venerava anche sotto il titolo della Madonna Incaldana, protettrice di Mondragone, suo paese d’origine, il Signore l’ha portato in cielo, vicino alla sua Mamma Celeste.
Le esequie di monsignor Amati Brodella, si svolgeranno, domani, l’11 maggio 2021, alle 16.30 all’aperto nel piazzale dell’Istituto delle Suore dell’Immacolata di Genova, fondate da Sant’Agostino Roscelli, con una sede importante proprio Carinola, dove don Amato ha svolto per anni il suo ministero di cappellano.
Per consentire la partecipazione a distanza dei tanti amici, parenti, conoscenti ed estimatori del noto sacerdote, le esequie verranno trasmesse in streaming anche sulla pagina Facebook della Diocesi di Sessa Aurunca.
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3Luca Caiazzo, Gianni Petrilli e 1 altra persona

CARINOLA (CE). OGGI I FUNERALI DI DON RICCARDO LUBERTO

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CARINOLA (Ce). GRAVE LUTTO PER LA DIOCESI DI SESSA AURUNCA.  E’ MORTO MONSIGNOR RICCARDO LUBERTO. OGGI I FUNERALI NELLA CHIESA CATTEDRALE DI CARINOLA

di Antonio Rungi

Si svolgeranno, oggi pomeriggio, alle ore 15.00 nella Cattedrale di Carinola i solenni funerali di monsignor Riccardo Luberto, sacerdote della Diocesi di Sessa Aurunca. Le esequie del noto sacerdote di origini carinolesi saranno presieduti dal Vescovo diocesano, monsignor Orazio Francesco Piazza. Parteciperanno i sacerdoti della diocesi e di altre realtà ecclesiali della Campania, dove don Riccardo era molto conosciuto, i parenti del sacerdote defunto e i fedeli di varie parrocchie della Diocesi, dove don Riccardo ha svolto il suo ministero sacerdotale, particolarmente nella città di Mondragone. Don Riccardo è morto all’ospedale civile San Rocco di Sessa Aurunca nella serata di mercoledì 16 gennaio 2019, dove era stato ricoverato per problemi cardiocircolatori. Ieri giovedì 17 gennaio, dalle 8.00 alle 20.00 presso la cappella dell’Ospedale di Sessa Aurunca è rimasta aperta la camera ardente. Questa mattina 18 gennaio, alle ore 10,30 la salma partirà per la Cattedrale di Carinola, in attesa delle esequie nel primo pomeriggio. Monsignor Riccardo Luberto è stato rettore e parroco del Santuario e Basilica Minore della Madonna Incaldana in Mondragone (Ce) per 50 anni. Aveva 86 anni e 60 anni di sacerdozio, celebrati lo scorso anno, di cui 50 anni vissuti nella Basilica Minore della Madonna Incaldana.
Tanti gli incarichi ed uffici ricoperti nella Diocesi di Sessa Aurunca e a livello di Regione ecclesiastica campana, tra cui quello di direttore dell”istituto diocesano di sostentamento del clero e responsabile dell’associazione familiari del clero. Per lunghi anni responsabile della pagina diocesana di Avvenire. E’ stato anche docente di religione nelle scuole statali di Mondragone. Ha collaborato con sei vescovi: De Cicco, Costantini, Nogaro, Superbo, Napoletano e Piazza. Un battagliero e coraggioso sacerdote sempre in prima linea nella difesa del territorio di Mondragone e dell’intera diocesi di Sessa Aurunca.
Don Riccardo era nato a Carinola in provincia di Caserta il 4 maggio 1932 e dopo il seminario minore, gli studi filosofici e teologici, fu ordinato sacerdote il 13 luglio 1958 a Sessa Aurunca da monsignor Gaetano De Cicco.
Dopo 60 anni di ministero attivo, per raggiunti limiti di età, era ritornato, cinque anni fa, nella sua Carinola e collaborava con la Parrocchia di Santa Croce. Dopo i funerali, la salma sarà sepolta nella cappella di famiglia nel cimitero di Carinola

Mondragone. Tutto pronto per la consacrazione della nuova Chiesa di San Giustino Martine

935709_639170849430723_1877046400_n.jpgchiesasangiustino.jpgMondragone (Ce). Consacrazione della nuova chiesa parrocchiale, intitolata a San Giustino Martire

 

di Antonio Rungi

 

Fervono i preparativi e si ultimano i lavori previsti, per dare inizio alle celebrazioni nella Chiesa di San Giustino Martire in Mondragone, in Località Levagnole, periferia nord della città. La nuova e ampia struttura religiosa, con annesse opere parrocchiani e canonica saranno inagurate 1 giugno 2013, alle ore 20.00. In particolare, sarà  monsignor Antonio Napoletano, Vescovo di Sessa Aurunca a consacrare il nuovo luogo di culto, che accoglierà i fedeli della zona e i villeggianti durante l’estate.

La parrocchia San Giustino Martire, istituita da monsignor Vittorio Maria Costantini, di v.m. negli anni 70, fu pensata per dare una struttura operativa pastorale ad una zona turistica di Mondragone, particolarmente rinomata e in fase di sviluppo turistico. Una prima struttura provvisoria per accogliere i fedeli ed ivi avviare l’attività parrocchiale fu eretta durante l’episcopato di monsignor Raffaele Nogaro e primo parroco ufficiale della parrocchia operativa fu padre Francesco Romano, dei padri passionisti della comunità di San Giuseppe Artigiano, dalla quale dipendeva la parrocchia. Con il contributo della Diocesi, dei fedeli e delle maestranze fu eretta la struttura della Chiesa e della sagrestia e ricavato, avanti alla chiesa temporanea, uno spazio adatto alle esigenze ricreative e associativa dei parrocchiali, specie per i bambini. Negli anni ottanta fu istituita la festa di San Giustino martire ed avviate le prime manifestazioni esterne religiose in onore del Santo con la predicazione del triduo e della processione, con la festa esterna e con la sagra.  Per oltre 25 anni la parrocchia ha funzionato con questa minima struttura di culto. Era evidente la necessità di realizzare una vera chiesa, completa con tutte le opere parrocchiali, secondo il progetto iniziale, che fu avviato e poi sospeso per mancanza di fondi e per altri problemi. Infatti nei primi interventi realizzati si riuscì, durante l’episcopato di mons. Costantini, a costruire solo la piattaforma in cemento armato, dove poter poi alzare l’opera. I soldi infatti furono spesi per consolidare le fondamenta, in una zona acquitrinosa e soggetta, durante, l’inverno a facili  alluvioni.  Molto interessamento all’erigenda chiesa parrocchiale San Giustino fu manifestato da monsignor Agostino Superbo, attuale arcivescovo di Potenza, durante il suo breve periodo di episcopato alla guida della Diocesi sessana.

La parrocchia per 30 anni è stata guidata pastoralmente dai passionisti di Mondragone, in particolare da una figura esemplare per disponibilità apostolica e spiritualità, che fu padre Emilio Vicini, coadiuvato da padre Antonio Rungi, passionista e missionario.

 

 

La parrocchia con 600 fedeli in totale, quando fu istituita, è cresciuta numericamente nel tempo, per i maggiori insediamenti abitativi. E a curarla spiritualmente e pastoralmente sono stati fino al 2008 i padri passionisti. Da un quinquennio a seguire pastoralmente la parrocchia San Giustino sono stati e sono  i sacerdoti diocesani: Don Roberto, don Oscar e ultimamente don Angelo  e  don Roberto congiuntemente.

La nuova chiesa è stata realizzata per diretto interessamento del Vescovo, monsignor Antonio Napoletano, che ha portato a termine, nel suo lungo servizio pastorale alla Diocesi di Sessa Aurunca, due importanti chiese alla periferia di Mondragone: quella di San Gaetano da Thiene, in Località Pescopagano, e quella di San Giustino Martire in Località Levagnole. Dopo 40 anni di attesa, la piccola comunità parrocchiale stabilmente residente nella zona avrà la sua chiesa e le opere parrocchiali. Potranno così celebrarsi tutti i sacramenti della vita cristiana. La parrocchia e le opere parrocchiali saranno il punto di riferimento per questa comunità che dal primo giugno in poi potrà usufruire dei servizi pastorali e liturgici ed essere strumento per formare la vera chiesa spirituale, come si legge nel manifesto che annuncia questo  storico avvenimento per l’intera Diocesi di Sessa Aurunca e per Mondragone in particolare: “Sulla roccia è costruito l’edificio, nello Spirito è custodita la comunità”.

Mondragone (Ce). Seminario di studi su Victorine Le Dieu

DSC07165.JPG150120132147.jpgDSC07159.JPG150120132139.jpgSi svolgerà giovedì 16 maggio 2013, per l’intera giornata, un seminario di studi sulla figura e l’opera della serva di Dio Victorine Le Dieu, Fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, che a Mondragone hanno una rinomata ed affermata struttura finalizzata all’accoglienza e all’ospitalità. E, infatti, presso la Stella Maris di Mondragone a pochi metri dal mare che giovedì prossimo si svolgerà questo importante convegno nell’anno della fede, voluto espressamente dalle suore della comunità e dall’assistente spirituale, padre Antonio Rungi, che sarà il moderatore del seminario di Studi. Importanti personalità del mondo ecclesiastico nazionale e locale prenderanno parte al seminario di studi. L’aspetto storico del tempo in cui visse ed operò Victorine Le Dieu verrà trattato, nella mattinata del 16 maggio 2013, dal passionista, Giuseppe Comparelli, uno studioso ed esperto dell’Ottocento. L’aspetto teologico e carismatico della figura della Serva di Dio Victorine Le Dieu verrà trattato, nella mattinata di giovedì prossimo, dall’arcivescovo di Potenza, mons. Agostino Superbo, già assistente nazionale dell’Azione Cattolica e Vice-presidente per l’Italia Meridionale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). La presenza delle suore a Mondragone, le loro attività svolte e che continuano a svolgere veranno presentate da due comunicazioni nel pomeriggio, curate rispettivamente dal frate francescano, padre Berardo Buonanno, autore di numerose pubblicazioni di carattere storico e religioso su Mondragone e dal vicario foraneo, don Roberto Guttoriello. La giornata verrà aperta dal saluto del vicario episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Sessa Aurunca, don Paolo Marotta e sarà conclusa con la celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo di Sessa Aurunca, alle ore 19.00, nella Chiesa delle Suore della Stella Maris. Il seminario di studio è aperto a tutti, specialmente ai fedeli laici e a quanti vogliono sviluppare un approfondimento della loro fede sull’esempio della Serva di Dio, Victorine Le Dieu, avviata verso la beatificazione. Il seminario di studi promosso dalla comunità delle Suore di Gesù Redentore ha un significato particolare, in quanto l’Istituto fondato da Victorine Le Dieu celebra quest’anno i suoi 150 anni di riconoscimento dell’opera, approvata il 15 gennaio 1863 da Pio IX. L’Istituto che fina dalla sua nascita e nel corso degli anni si è incentrato soprattutto nel curare le ferite del corpo e dello spirito, specialmente dei bambini e dei sofferenti, oggi è presente in varie parti d’Italia e del mondo, continuando con rinnovato vigore l’opera della fondatrice. Al seminario di studio è attesa anche la nuova madre generale delle Suore di Gesù Redentore, Marilena Russo, con i vertici della Congregazione, che ha la sua sede generale a Fonte Nuova in Roma. Lì sono conservati le spoglie mortali di Victorine Le Dieu, considerata da tutti nella chiesa del suo tempo e del nostro tempo una donna straordinaria oer generosità e sacrifio per servire la causa degli ultimi e dei sofferenti nella Francia post-rivoluzionaria e nell’Europa del periodo napoleonico e post-napoleonico. Dalla Francia all’Italia il suo cammino di carità, di fede e speranza mai si interruppe, forte come era della grazia e della potenza che le venivano da Cristo, unico Redentore del mondo, sotto la cui protezione aveva messo la sua opera e la sua missione nella Chiesa.

Il Seminario di studi parlerà di questa singolare donna francese in un anno speciale come quello della fede che la cristianità sta vivendo a cavallo di due pontificati: quello del Papa emerito, Benedetto XVI, che ha indetto questo anno in occasione dei 50 anni dell’inizio del Concilio Vaticano II e continuato con particolare fervore da nuovo pontefice, Papa Francesco, che ha ripreso le catechesi sull’anno della fede in occasione delle udienze generali del mercoledì, sempre più affollate da credenti e non in una Piazza san Pietro che incomincia ad essere stretta e limitata per accogliere tutti i pellegrini che giungono a Roma per vedere il Papa e celebrare l’anno della fede, nella sede di Pietro.

MEDITAZIONE DI PADRE RUNGI ALLE SUORE ANCELLE DEL SACRO CUORE

SUORE ANCELLE DEL SACRO CUORE – FRATTAMAGGIORE (NA)

INCONTRO DI SPIRITUALITA’ – 18 APRILE 2013

 

LA FEDE FORTE E GENEROSA DI CATERINA VOLPICELLI

 

DI PADRE ANTONIO RUNGI – PASSIONISTA 

 

DAL MOTU PROPRIO “PORTA FIDEI” DI BENEDETTO XVI, NN 6-7

 

6. Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono infatti chiamati a far risplendere la Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato. Proprio il Concilio, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium, affermava: “Mentre Cristo, «santo, innocente, senza macchia» (Eb 7,26), non conobbe il peccato (cfr 2Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa «prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio», annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr 1Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce” [11].

 

L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr  At 5,31). Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomo ad una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita” (Rm 6,4). Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor  5,17).

 

DALL’OMELIA DI PAPA BENEDETTO PER LA CANONIZZAZIONE DI CATERINA VOLPICELLI.

 

Testimone dell’amore divino fu anche santa Caterina Volpicelli, che si sforzò di “ essere di Cristo, per portare a Cristo” quanti ebbe ad incontrare nella Napoli di fine Ottocento, in un tempo di crisi spirituale e sociale. Anche per lei il segreto fu l’Eucaristia. Alle sue prime collaboratrici raccomandava di coltivare una intensa vita spirituale nella preghiera e, soprattutto, il contatto vitale con Gesù eucaristico. E’ questa anche oggi la condizione per proseguire l’opera e la missione da lei iniziate e lasciate in eredità alle “Ancelle del Sacro Cuore”. Per essere autentiche educatrici della fede, desiderose di trasmettere alle nuove generazioni i valori della cultura cristiana, è indispensabile, come amava ripetere, liberare Dio dalle prigioni in cui lo hanno confinato gli uomini. Solo infatti nel Cuore di Cristo l’umanità può trovare la sua ‘stabile dimora”. Santa Caterina mostra alle sue figlie spirituali e a tutti noi, il cammino esigente di una conversione che cambi in radice il cuore, e si traduca in azioni coerenti con il Vangelo. E’ possibile così porre le basi per costruire una società aperta alla giustizia e alla solidarietà, superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta.

 

LA FEDE FORTE E CORAGGIOSA DI CATERINA VOLPICELLI: VITA ED OPERE

 

1.   UNA FEDE SACRAMENTALE

2.   UNA FEDE ADORANTE

3.   UNA FEDE DI AUTENTICA CARITA’

4.   UNA FORTE FORTE NELLA TRIBOLAZIONE E NELLA PROVA

5.   UNA FEDE CORAGGIOSA NEL TESTIMONIARE L’AMORE DI DIO E DEI FRATELLI.

6.   UNA FEDE CHE PASSA ATTRAVERSO LA CROCE E LA SOFFERENZA

7.   UNA FEDE EUCARISTICA

8.   UNA FEDE MARIANA

9.   UNA FEDE DI INCENTRATA SUL CUORE AMABILISSIMO DI GESU’

10.               UNA FEDE PASQUALE

 

ALCUNI PENSIERI DI CATERINA VOLPICELLI SULLA FEDE

 

“Dobbiamo vivere di fede, perché tutto ciò che avviene è disposto da Dio per confermarci nel suo amore.

 

“La gioia è l’atto più bello della fede, speranza e amore nella vita di ogni cristiano”

 

“Oh che gran dono di Dio è la fede! Come co solleva e rende felici anche in questa valle di lacrime.

 

“Accendetevi di fede e sarete forti nella debolezza, allegri nella tristezza, sani nell’infermità”.

 

“Cerchiamo insieme il volto sorridente di Dio, gustiamo il suo amore e la sua tenerezza”.

 

“Dilatiamo il cuore e crediamo nell’amore di Dio per noi, con illimitata fiducia nella sua bontà”.

 

“Ascoltate sempre la parola di Dio con fede ed umiltà, senza badare a chi ve l’annuncia”.

 

“Rivestitevi di fede, offrite a Gesù le cadute e pregatelo di rialzarvi e preservarvi”.

 

Nasce a Napoli il 21 gennaio 1839, da una famiglia dell’alta borghesia. Educata in casa, secondo i sani valori della tradizione del Meridione d’Italia, passa poi a completare la sua formazione nel Real Collegio

di s. Marcellino, avendo così un alto grado di cultura, cosa non comune per una donna del suo .tempo.

Desiderando di poter raggiungere “l’intima unione con Dio” entra a 20 anni nel Monastero delle Adoratrici Perpetue, ma deve lasciare dopo sei mesi per la salute cagionevole, il beato Ludovico da Casoria “amico dell’anima sua” glielo aveva predetto ripetendogli: “Il Cuore di Gesù, o Caterina, questa è l’opera tua”.

Nel 1864 viene a conoscenza dell’esistenza dell’Associazione ‘Apostolato della Preghiera’ e qui la sua vita ha una svolta decisiva.

Scrive al padre Enrico Ramière, che incontrerà anche personalmente e da lui riceverà tutte le notizie riguardo la nascente Associazione, di cui avrà il diploma di zelatrice (il primo a Napoli), ne diventerà il vero Centro per l’espandersi del Movimento.

Le prime zelatrici saranno anche le prime compagne di Caterina nell’apostolato e nella fondazione dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore.

Napoli è la patria di s. Tommaso e di s. Alfonso, i teologi dell’Eucaristia, che hanno segnato la pietà popolare e nel cui solco si colloca anche l’amore di Caterina Volpicelli per il ss. Sacramento. E’ l’Eucaristia la sorgente del suo convinto servizio alla Chiesa, articolato in un apostolato vario ed ispiratore di una famiglia religiosa. Considera la Chiesa il Corpo Mistico di Cristo e venera i Pastori con devozione filiale e eroica umiltà, accettando da loro ogni sorta di prova che richiedono.

Dalla sua casa partirà il beato Bartolo Longo, guarito in salute, convertito alla fede cattolica, diventato anch’esso zelatore dell’Apostolato della Preghiera, per cominciare la grande opera del Santuario di Pompei.

Lasciata la casa paterna, fissa la sua dimora e la sede delle sue opere in Largo Petrone alla Salute ove in seguito, auspice il cardinale arcivescovo Sisto Riario Sforza, per la presenza di gesuiti insigni, di P. Ludovico, per la predicazione quasi ininterrotta di esercizi spirituali, diventerà un vivissimo Centro di spiritualità.

Dietro l’invito del cardinale, Caterina fonda l’Istituto delle Ancelle del s. Cuore che contrariamente agli Ordini religiosi femminili dell’epoca, dediti soprattutto alla contemplazione e alle opere assistenziali, sorge per l’apostolato e la santificazione delle anime. Non c’è un abito religioso, l’Istituto ha tre rami, uno religioso e due laicali, lo studio della teologia, il servizio della Chiesa sono tutte specifiche che anticipano quasi un secolo prima le novità del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Il 14 maggio 1884, il nuovo arcivescovo di Napoli Guglielmo Sanfelice consacra il Santuario dedicato al Sacro Cuore eretto in adiacenza alla Casa Madre.

Il 21 novembre 1891 si celebra a Napoli il 1° Congresso Eucaristico Nazionale, alla Volpicelli e alle sue figlie viene dato l’incarico dell’organizzazione delle Adorazioni in Cattedrale, la preparazione alla confessione e Comunione generale, la gestione degli arredi sacri.

Il 28 dicembre 1894, Caterina Volpicelli, muore a soli 55 anni, a Napoli.

All’alba del III millennio, il papa Giovanni Paolo II, la proclama beata in Piazza s. Pietro il 29 aprile 2001, avverandosi così l’auspicio del suo primo biografo M. Jetti “Napoli abbia presto, al pari delle fortunate città di Alessandria, Siena, Genova e Bologna, la sua santa Caterina”.

E’ stata canonizzata a Roma da papa Benedetto XVI il 26 Aprile 2009.

 

Mondragone (Ce). Festa della Madonna Incaldana 2013

smi.jpgS%20Maria%20Incaldana.jpgMondragone (Ce) Festa Maria SS. Incaldana 2013

 

di Antonio Rungi

 

Sono in corso a Mondragone i solenni festeggiamenti in onore della Madonna Incaldana, protettrice della città. Iniziati domenica di Pasqua, alle ore 20.00, con la “discesa della Madonna” dalla Cappella laterale, dove viene conservata la sacra e prodigiosa immagine, nella basilica minore cittadina, dedicata alla Vergine Maria, all’altare maggiore, ove troneggia ed è esposta al culto, i festeggiamenti sono vissuti soprattutto come un momento di verifica del proprio cammino di fede. Mondragone con oltre 30.000 abitanti e 8 parrocchie, di cui due alla periferia Sud e Nord del territorio, è una della città della provincia di Caserta con maggior numero di abitanti, che d’estate raggiunge anche le 100.000 presenze, con i suoi 15 Km di spiaggia e strutture turistiche. La festa della protettrice è un momento di verifica e progettazione non solo della vita religiosa del popolo, ma anche delle attività. Anche in quest’anno 2013 si sono ridotte le spese per la festa patronale, in considerazione della grave crisi economica che attraversa l’Italia e anche questa area, dove il problema della disoccupazione giovanile è un fatto endemico, come pure la mancanza di imprenditoria locale. La sofferenza a livello economico e sociale è grande, tanto che la gioventù deve necessariamente trasferirsi altrove per trovare lavoro. Naturale quindi che la festa è celebrata nel segno della speranza  e della rinascita spirituale, morale, sociale ed economica del territorio. Ieri lunedì in Albis, uno de momenti più belli e rilevanti, con il tradizionale corteo storico del trasferimento della Madonna Incaldana dal luogo del rinvenimento del Quadro, in località Belvedere o Incaldana, fino alla basilica Minore. Circa 5,00 Km di percorso per rivivere nei simboli quanto accadde secoli fa, quando, secondo la tradizione, la Madonna avrebbe scelto di indirizzarsi verso Mondragone, dopo che un contadino aveva caricato il quadro su un carro tirato da buoi. Il corteo iniziato alle 17.00 si è concluso alle 19.00 con la messa celebrata nel Santuario. Oggi, festa patronale,  Martedì 2 aprile, questo il programma religioso: Ore 7:00 –  8:00 –  9:00 Sante Messe; Ore 10:45 Solenne Celebrazione, presieduta dal Vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Antonio Napoletano e concelebrata da tutti i sacerdoti della Forania di Mondragone; Ore 16:00 Accoglienza del pellegrinaggio delle Parrocchie Falciano, Casanova e Carinola; Ore 19:00 S. Messa. I festeggiamenti continuano anche domani, Mercoledì 3 aprile 2013, con il seguente programma religioso: Ore 7:00 –  8:00 Sante Messe; Ore 9:00 S. Messa con Prime Comunioni; 11:00 S. Messa e Amministrazione del Sacramento della Cresima a diversi giovani della città. Sarà il Vescovo di Sessa a presiedere il rito solenne; Ore 19:00 S.Messa. Le celebrazioni continueranno per l’intera settimana e settimana e si concluderanno domenica in Albis, quando l’immagine della Madonna verrà riportata nella sua cappella laterale. Il giorno 4 aprile 2013, giovedì, si celebra la giornata della vita consacrata ai piedi della Madonna Incaldana. Sarà padre Antonio Rungi, missionario passionista e predicatore dei ritiri mensili delle Suore della Diocesi di Sessa Aurunca, nonché assistente spirituale delle Suore di Gesù Redentore della Stella Maris, a presiedere la solenne eucaristia che si terrà alle ore 18,30. Saranno le suore di Mondragone ad animare la liturgia con la preghiera e il servizio liturgico.

L’origine storica della devozione della Vergine, venerata con il titolo di “Incaldana” si perde nella notte dei secoli; rompe il silenzio della storia la tradizione e la testimonianza tramandata da generazioni e generazioni di devoti al Maria Ss. Incaldana. Molti studiosi autorevoli hanno vagliato la corrispondenza dei fatti narrati, accogliendo i tratti significativi delle vicende di questa Sacra Icona. Essa risale al 1300, quando i monaci benedettini posero la loro dimora alle pendici del monte Petrino. Sicuramente qualcuno di questi valenti monaci, dediti alla preghiera e alla contemplazione, impresse sul legno i li-neamenti della bella e mistica icona bizantina. Il nome della immagine, molto venerata in tutto l’ Ager Falernus, fu, in un primo momento, “La Prodigiosa”, poi “Madonna del Belvedere”, per la posizione incantevole in cui si trovava il convento e la chiesetta; con il tempo invece prevalse l’appellativo Madonna Incaldana, con riferimento a quel luogo, ricco di acque termali, note per le cure dermatologiche e l’estetica al tempo delle matrone romane. La tavola preziosa con l’effige della Vergine fu conservata al convento del Belvedere sin dopo la prima decade del 1600, quando per paura di altre incursioni barbariche fu solennemente portata nel centro fortificato di Mondragone e precisamente nella Chiesa Madre e Collegiata di S. Giovanni Battista (dove ancora oggi è custodita), venendo nello stesso tempo dichiarata protettrice della città. Un episodio leggendario sembra essere connesso al trasloco: l’Icona della Vergine venne posta su un carro tirato da due giovenchi, senza guida, per la contesa invocata dai paesi limitrofi. A seguito di tale evento il popolo pensò che si trattasse di un segno con il quale la Madonna aveva voluto indicare il tempio dove avrebbe preferito dimorare. Gli eventi prodigiosi che si sono susseguiti nel corso dei secoli sono tantissimi e che hanno testimoniato l’indulgenza della Madonna nei confronti di questo popolo. Tra i tanti meritano un cenno particolare la peste del 1656, che coinvolse molti paesi del Mezzogiorno d’Italia, ma che non sfiorò neanche Mondragone, le piogge del 1791 (dopo settimane di pioggia , uno sparuto raggio di sole si irradiò sulla cappella della Madonna, e subitaneamente tornò il sereno consentendo ai contadini di ritornare al loro lavoro nei campi) e l’incendio appiccato dai turchi al tempio durante il quale il quadro rimase illeso.  I mondragonesi sono molto grati a questa Madonna è per questo che ogni anno, nel giorno del Lunedì dell’Angelo, viene riproposta la storica processione con un corteo in costume d’epoca tra canti, preghiere, applausi, invocazioni di fedeli e di pellegrini, che dal Belvedere scendono lungo la via Appia (attuale strada comunale Santa Maria Incaldana) per giungere al Santuario. Il Santuario, alla presenza di S. Em.za Baggio, è stato elevato a Basilica minore nell’aprile del 1990.

La Madonna, rappresentata seduta su di un trono ornato, con il braccio destro cinge il bambino benedicente. La tavola è impreziosita da una cornice decorata da motivi a voluta ai lati, due putti posti in alto reggono una corona mentre in basso è un motivo a conchiglia con fiori. Ai lati della Madonna c’è un’iscrizione: MP. OY (MATER DEI). Ed è a Maria Madre di Dio che è dedicata la festa della Protettrice di Mondragone, che va sotto il titolo di Incaldana e che è una immagine di origine bizantina, risalente al tempo dell’iconoclastia.

 

Sessa Aurunca. Nove secoli di storia della cattedrale.

sessa%20aurunca.jpgNel mese di giugno 2013 il Duomo di Sessa Aurunca, la chiesa madre della Diocesi, la cattedrale dedicata ai Santi Pietro e Paolo compie nove secoli di storia. La costruzione, infatti, fu iniziata  900 anni fa, da probabili maestranze di scuola Casauriense nel 1113 riutilizzando in parte materiali provenienti da antichi edifici d’epoca romana, e consacrata nel 1183. Per ricordare questo storico avvenimento, il Vescovo, monsignor Antonio Napoletano e l’intera comunità diocesana di Sessa Aurunca, ha approntato un articolato programma spirituale e culturale, per dare risalto all’evento, che si connota come un fatto di fede, nell’Anno della fede. Già dal 2 marzo prossimo, sabato infatti, giungeranno in pellegrinaggio alla Cattedrale di Sessa Aurunca i fedeli delle quattro foranie della Diocesi, accompagnati dai parroci. E così per tutti i sabati della Quaresima. I fedeli sosterranno in preghiera nella Chiesa cattedrale, ove si terrà una lectio divina ed una specifica celebrazione, presieduta dal vescovo. Quattro le foranie della Diocesi: Carinola, Cellole, Mondragone e Sessa Aurunca. Il pellegrinaggio inizia con la forania di Carinola e a seguire tutte le altre. I  festeggiamenti per i nove secoli di storia si svolgeranno in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, il 29 giugno 2013, ma prima e dopo Pasqua si volgeranno una serie di incontri di formazione per comprendere il significato teologico e pastorale della consacrazione della chiesa cattedrale di una diocesi. Quella di Sessa Aurunca è una cattedrale con una particolare storia e configurazione. L’aspetto esterno attuale fu raggiunto nella prima metà del XIII secolo con l’aggiunta del portico e del finestrone posto nella parte alta della facciata. L’interno invece, eliminato il soffitto a capriate già nel Duecento, rimase romanico fino a metà del Settecento quando il vescovo Francesco Caracciolo d’Altamura decise di ammodernarlo secondo i gusti e lo stile dell’epoca, ossia il barocco. Costituisce senza dubbio il più bel monumento della zona aurunca per eleganza di linee ed accuratezza di decorazioni esterne ed interne. La Cattedrale sorge su un’area ove vi era un tempio pagano o cristiano. La facciata è a tre portali – con numerosi fregi a rilievo rappresentanti fatti della storia sacra . Sotto il porticato si aprono i tre portali di accesso alla chiesa decorati con architravi ed elementi marmorei di spoglio. La pianta è a croce latina, a tre navate divise da colonne di diversi materiali.. Anche l’interno è a tre portali, e le navate poggiano su 18 colonne con capitelli di stile corinzio.  La Cripta è ricavata nell’area centrale della Cattedrale con una elegante struttura a volte poggiante su venti colonne di origine romana. Il pavimento della Cripta è a mosaico. Di notevole valore artistico è il “candelabro” per il cero pasquale ed il “pergamo” la cui struttura rettangolare si sostiene su sei colonnine alla cui base vi sono altrettanti leoncini marmorei. Tutto il Pergamo è decorato riccamente, allo stesso modo il candelabro. Nella Cappella del Corpus Domini è posta la bellissima tela della “Comunione degli Apostoli”, ed è oggetto di importanti studi e ricerche. Pregevole è il pavimento musivo del XII secolo nella navata centrale. Di grande valore artistico sono inoltre il candelabro per il cero pasquale ed il pulpito, opere del XIII secolo del maestro Peregrino da Sessa. Il candelabro ha base scolpita con figure a rilievo e inserti di mosaico; il pulpito decorato da mosaico e bassorilievi è a struttura rettangolare, sorretta da sei colonnine che poggiano su leoni di marmo. Nella cappella del Sacramento, da ammirare è la Comunione degli Apostoli di Luca Giordano.

Padre Antonio Rungi cp

CARINOLA. IL TESTO DELLA RIFLESSIONE DEL RITIRO MENSILE ALLE SUORE DELLA DIOCESI DI SESSA AURUNCA

RITIRO SPIRITUALE MENSILE

ALLE SUORE DELLA DIOCESI DI SESSA AURUINCA

CARINOLA -DOMENICA 27 GENNAIO 2013- ORE 9,30

LA VITA CONSACRATA NEI DOCUMENTI DEL VATICANO II

NELL’ANNO DELLA FEDE, LA RISCOPERTA DELLA VOCAZIONE

ALLA VITA RELIGIOSA

 

Quanto sono amabili le tue dimore,

Signore degli eserciti!

Beato chi abita la tua casa:

sempre canta le tue lodi!

Beato chi trova in te la sua forza

e decide nel suo cuore il santo viaggio.

Passando per la valle del pianto

la cambia in una sorgente,

anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni.

Cresce lungo il cammino il suo vigore,

finché compare davanti a Dio in Sion. (Salmo 83)

 

Ogni cambio epocale impone a persone e istituzioni di decidere l’avventura di un nuovo viaggio  verso il futuro. E’ capitato così in passato e capita anche oggi: il nostro tempo sfida la Chiesa e la vita consacrata a trovare in Dio la forza per decidere il santo viaggio. Questa sfida a noi religiosi ci viene anche da questo anno della fede, indetto da Papa Benedetto XVI, per risvegliare tutti i cattolici nella vita cristiana e per noi religiosi nella vita di totale consacrazione a Dio. A che punto sta questo cammino di risveglio dopo tre mesi dall’inizio dell’anno della fede. Risvegliare la proprio vocazione, qualora si fosse assopita o addormentata è dovere di ogni consacrato. E per risvegliare la vocazione è necessario ripartire dalla fede. Quanto più aumenta la fede, più aumenta in noi l’amore alla vocazione che il Signore ci ha donato. Si tratta di prendere oggettivamente coscienza che la vita consacrata a partire dal Concilio Vaticano II, dal quale ci separa mezzo secolo di storia, è in continua evoluzione e cambiamento.

Cambia il mondo, la società, cambia la chiesa, cambia la vita consacrata e cambia ogni singolo istituto religioso. Non possiamo restare fermi. Da qui il continuo aggiornamento e rinnovamento, in ascolto dei segni dei tempi.

 

DAL CONICILIO VATICANO IN POI

La sfida è venuta innanzitutto dal Concilio Vaticano II, che ha offerto il fondamento, l’orizzonte, le prospettive e le indicazioni di percorso per cogliere e interpretare i “segni dei tempi” e ha generato iniziative coraggiose e inedite di ripensamento e di progettazione dentro la Chiesa e di conseguenza anche dentro la vita consacrata.

 

Per quanto riguarda quest’ultima, il cammino percorso negli anni postconciliari ha portato alla revisione delle Costituzioni, alla nascita di nuove forme di vita consacrata, al ripensamento dell’impegno formativo, al confronto con la società e la cultura, ecc…, nell’alternarsi di momenti di crisi e di vitalità. Recentemente, sotto le stimolazioni del Sinodo sulla Vita Consacrata, il cammino avviato dal Concilio ha avuto un nuovo impulso non esente da problemi e difficoltà.

 

Domandiamoci: che cosa sta avvenendo nella vita consacrata femminile? Quali modelli di vita consacrata vengono proposti alle nuove generazioni di donne?

 

La domanda è impegnativa e vasta. Ma è giusto dare delle piste di riflessione e di indicazione al riguardo

 

Primo elemento da considerare

Le diverse forme di vita consacrata non sono mai sganciate dalla cultura nella quale nascono e crescono e il nostro tempo, complesso e in continuo cambiamento, non fa eccezione. La vita consacrata femminile porta dunque in sé il gaudio e il peso di una socio-cultura in fermento e dei problemi a essa connessi, compresi quelli relativi alla questione femminile.

 

Secondo elemento da considerare

Convivono oggi in Italia numerosi e più che centenari Istituti religiosi che stanno affrontando lo sforzo del ridimensionamento, piccoli Istituti di antica fondazione che si stanno lentamente spegnendo, nuove forme di vita consacrata che si stanno espandendo e vanno moltiplicandosi. L’Esortazione apostolica Vita consecrata ne presenta una tipologia significativa e rinvia alla molteplicità delle esperienze che essa racchiude. Nel n. 12, leggiamo testualmente: “La perenne giovinezza della Chiesa continua a manifestarsi anche oggi: negli ultimi decenni, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, sono apparse nuove o rinnovate forme di vita consacrata. In molti casi si tratta di Istituti simili a quelli già esistenti, ma nati da nuovi impulsi spirituali ed apostolici. La loro vitalità deve essere vagliata dall’autorità della Chiesa, alla quale compete l’opportuno esame sia per saggiare l’autenticità della finalità ispiratrice sia per evitare l’eccessiva moltiplicazione di istituzioni tra loro analoghe, col conseguente rischio di una nociva frammentazione in gruppi troppo piccoli. In altri casi si tratta di esperienze originali, che sono alla ricerca di una propria identità nella Chiesa e attendono di essere ufficialmente riconosciute dalla Sede Apostolica, alla quale sola compete l’ultimo giudizio. Queste nuove forme di vita consacrata, che s’aggiungono alle antiche, testimoniano della costante attrattiva che la donazione totale al Signore, l’ideale della comunità apostolica, i carismi di fondazione continuano ad esercitare anche sulla presente generazione e sono pure segno della complementarietà dei doni dello Spirito Santo.  Lo Spirito, tuttavia, nella novità non si contraddice. Ne è prova il fatto che le nuove forme di vita consacrata non hanno soppiantato le precedenti. In così multiforme varietà s’è potuta conservare l’unità di fondo grazie alla medesima chiamata a seguire, nella ricerca della perfetta carità, Gesù vergine, povero e obbediente. Tale chiamata, come si trova in tutte le forme già esistenti, così è richiesta in quelle che si propongono come nuove” (VC, 12).

 

Il  “filo rosso” che lega queste esperienze e che trova le sue radici nella “memoria”, è la questione femminile a livello mondiale. Si tratta dello stretto legame esistente tra la vita consacrata femminile e la questione femminile, un legame di cui le consacrate vanno sempre più prendendo coscienza, tanto che si potrebbe affermare che proprio questa “presa di coscienza” è uno dei più importanti segni del  cambio epocale che stiamo vivendo.

Non solo, ma si può anche ipotizzare che questo legame diventerà sempre più stretto e significativo e contribuirà a modellare la vita consacrata femminile del terzo millennio. La religiosa di oggi, non è la stessa di ieri sotto vari aspetti. E’ un bene, è un male? Non lo sappiamo. La realtà è questa, i segni dei tempi sono questi e vanno letti ed interpretati alla luce del Vangelo e del Magistero della Chiesa.

 

1. Dirsi e pensarsi al femminile

 

Leggendo i rapporti o gli Atti dei Capitoli Generali, e altri opuscoli che circolano sulla vita consacrata femminile, emerge con chiarezza che le consacrate rileggono la propria identità e il proprio impegno missionario e apostolico con occhi e cuore di donna.

 

Nella semplicità dell’espressione e del linguaggio di questa rilettura si ritrovano le indicazioni del Magistero, soprattutto quelle di Giovanni Paolo II, assunte nell’ottica del carisma proprio dell’Istituto di appartenenza.

La Mulieris dignitatem, la Lettera alle donne, la Vita consecrata sono conosciute, apprezzate, fatte oggetto di riflessione, di discernimento, di progettazione e costituiscono il parametro per coniugare “femminilità” e “consacrazione femminile”, una coniugazione che per ogni consacrata passa attraverso la fedeltà creativa al carisma del proprio Istituto.

 

Quali allora le conseguenze e le implicanze di questa presa di coscienza?

 

Le consacrate riscoprono se stesse come donne, “osano dirsi e pensarsi al femminile” e contribuiscono così a dare un volto peculiare alla propria consacrazione e ad arricchire la riflessione e l’esperienza sulla dignità della donna in risposta all’invito del Sinodo sulla vita consacrata: “C’è motivo di sperare che da un più profondo riconoscimento della missione della donna, la vita consacrata femminile tragga una sempre maggior consapevolezza del proprio ruolo e un’accresciuta dedizione alla causa del regno di Dio” (VC 58).

 

Tra donne laiche e consacrate si instaura un filo diretto di reciproca comprensione, di sostegno, di iniziative, che in alcune occasioni viene sottolineato in modo evidente nei vari ambienti. Oggi le suore sono sempre più immerse nel campo della pastorale parrocchiale a stretto gomito con i fedeli laici che collaborano in parrocchia, sia femminili che maschili. Una volta era uno scandalo vedere una suora inserita nel coro di una parrocchia, ecc. Oggi queste realtà miste, religiose laici, sono ricorrenti. Anzi gli istituti religiosi femminili fanno sempre più ricorso ai collaboratori laici. Niente di scandaloso, anzi tutto da valorizzare con la sapienza e la prudenza.

 

Negli istituti di vita consacrata sono in atto:

• l’approfondimento dell’identità femminile per una ricomprensione dell’umanità che canta e parla “a due voci” (maschile e femminile);

 

• l’approfondimento delle implicanze della reciprocità in tutti i suoi aspetti (reciprocità tra uomo e donna; tra donne, tra generazioni, tra razze e culture);

 

• l’impegno per una formazione culturale delle consacrate, soprattutto delle giovani, per poter partecipare attivamente all’elaborazione della cultura;

 

• il recupero della  contemplazione amorosa del Signore che è condizione imprescindibile per il servizio all’umanità.

 

I laici chiedono alle religiose:

 

di lavorare insieme per costruire nei fatti un’autentica cultura della vita;

 

l’impegno di rivalutare l’attività di cura e di educazione perché siano riconosciute e valorizzate nella società, a fare della maternità la misura della società, ad assumere il potere come servizio sull’esempio delle grandi donne che hanno fatto “bella” la vita consacrata senza lasciarsi innamorare del potere.

 

Ogni consacrata potrebbe documentare che in tante altre occasioni – nelle scuole, nelle parrocchie, negli ospedali, nelle famiglie, nei circoli culturali, nelle conversazioni informali – si rinnova la fecondità di questo incontro-confronto, non come esperienza episodica, ma come momento di amicizia e collaborazione.

Il ponte è gettato ed è percorribile nelle due direzioni. Lo percorre abitualmente anche Gesù.

Non si tratta di assumere nuovi ruoli nella Chiesa, magari sostituendo il parroco in tutto, quanto  piuttosto di dare spessore al valore testimoniante della vita consacrata femminile: l’amore per Cristo con cuore indiviso e la testimonianza della sua misericordia e tenerezza per tutti, con una predilezione per i più poveri e deboli.

Cito una delle sante più incisive del nostro tempo, la Beata Madre Teresa di Calcutta. Ella scrive: “La nostra vita come religiose, e soprattutto come donne, deve essere quella di aver sete con Gesù e di assumere su noi stesse la sete della nostra gente e di tutti quelli affidati alle nostre cure del cui amore Gesù stesso continua ad aver sete […]. Per essere in grado di divenire vere donne consacrate dobbiamo innamorarci sempre più di Gesù […]. Dobbiamo mettere l’amore al primo posto nella nostra vita”.

 

Questo amore vuol farsi testimonianza luminosa attraverso l’educazione, la carità, il servizio ai più poveri, l’animazione parrocchiale, il mondo della cultura. Sottolineo quest’ultima frontiera sempre più aperta, sempre più carica di significato e di fecondità, che vede le consacrate impegnate in uno sforzo di preparazione umana e spirituale, che mentre le costruisce come persone le abilita a operare con competenza e saggezza (quante consacrate insegnano oggi a livello universitario, fanno direzione spirituale, predicano esercizi spirituali, lavorano per le Conferenze episcopali, nei Consigli pastorali e in altri luoghi di grande responsabilità, sono su Internet, predicano, scrivono, sono una miniera e una ricchezza di spiritualità!).

 

Ci serva da monito a noi religiosi e a voi religiose in particolate, questa espressione: “Si può diventare estranei alla vita di Dio non solo per la durezza del cuore, ma anche per l’ignoranza”.

Mi ha colpito profondamente e mi ha convinta ancora di più che la strada dell’impegno culturale delle consacrate è oggi prioritaria per il futuro della vita consacrata stessa (anche se ovviamente non è l’unica).

In questo momento di cambio epocale è infatti importante possedere autentiche competenze che aiutino a “rendere ragione della speranza che è in noi” e a metterci in dialogo umile e sincero con il mondo della cultura, per collaborare fattivamente a costruire un mondo di pace nello spirito dell’invito che Giovanni Paolo II rivolse a tutte le donne nella Giornata mondiale della pace del 1995, sul tema “La donna: educatrice di pace”:  “Per educare alla pace, la donna deve innanzitutto coltivarla in se stessa. La pace interiore viene dal sapersi amati da Dio e dalla volontà di corrispondere al suo amore. La storia è ricca di mirabili esempi di donne che, sostenute da questa coscienza, hanno saputo affrontare con successo difficili situazioni di sfruttamento, di discriminazione, di violenza e di guerra”(n.5).

2. Impegnarsi sulle frontiere dell’essere e del coinvolgersi

 

Essere e coinvolgersi. Anche su queste frontiere si giocano passi importanti del cammino futuro della vita consacrata.

La frontiera dell’essere “donne” consacrate, innanzitutto. Si tratta del cammino del confronto con se stesse, con la propria realtà di donne – contemporaneamente ricche e povere di doni – che lavorano per conoscere nel profondo le proprie risorse di “persona umana donna”, che maturano consapevolmente la propria interiorità, che percorrono con costanza il cammino umile della propria verità.

In questa ottica, le consacrate fanno vedere che la loro scelta di vita, con ciò che significa e i compiti a cui rimanda, è una via originale per la piena realizzazione della donna. Non solo, ma è cooperazione feconda e intelligente  a quel riscatto della persona umana che è a fondamento della pace, della democrazia, dello sviluppo tra i popoli.

Nella società, soprattutto la nostra che va diventando sempre più multiculturale e multirazziale, infatti, è soltanto mettendo al centro la persona che si arriva a valorizzare la comunione tra singoli e popoli, al di sopra di ogni sistema o idea o ideologia; a scoprire il vero significato della relazione e ciò che l’altro – non più nemico o concorrente – può offrire; a sviluppare il paradigma di una casa comune e nel contempo plurale; a salvaguardare le istanze universalistiche di ogni espressione culturale in uno spirito aperto alle differenze e alla molteplicità.

A questa nostra società, le donne laiche e consacrate offrono il dono della propria dignità personale mediante la parola e la testimonianza di vita e le ricchezze connesse con la propria vocazione femminile. In essa portano il ricco patrimonio di esperienza accumulato da tante donne lungo la storia, troppo spesso carico di pesi che le hanno relegate ai margini del vivere sociale ed ecclesiale, e quei valori che contribuiscono a salvare l’umano: la coscienza del limite, l’accoglienza, l’attenzione, la cura, la compassione. Sono i valori legati a quel “genio materno” che nel Giubileo dell’Incarnazione del 2000 ha svelato, attraverso il volto di ogni donna e il suo operare sui diversi fronti del quotidiano, il volto della Bellissima, la dolce Madre del Signore.

 

Simone Weil ripeteva più volte a se stessa: “Non passare dinanzi a una cosa grande senza vederla”.  Non si può non vedere che le donne e le donne consacrate semplici e dotte, anziane e giovani, chiamate a ruoli di responsabilità o prostrate dalla malattia stanno interiorizzando un nuovo modello di maternità per consegnarlo alle generazioni future.

 

E’ un modello fondato:

• sulla relazionalità (che richiama il mistero di comunione/libertà tra madre e figlio);

• sul senso del limite (che richiama i periodi di fecondità/sterilità che vive ogni donna),

• sulla capacità di coniugare dolore e gioia (che richiama l’allegrezza di aver dato al mondo un figlio attraverso le doglie del parto).

 

Ogni persona umana è stata creata a  immagine di Dio, Trinità di Persone in comunione. Fa parte di questo ripensamento l’accento posto dalle consacrate sul nesso che intercorre tra la donna e il senso della vita, a lei tipicamente proprio, soprattutto nel tratto relazionale interpersonale che è il sigillo impresso dalla Trinità nella persona umana. Non solo, ma l’impegno a collaborare per costruire una nuova cultura, quella cultura che trova fecondità nel mistero della reciprocità che ci costruisce in quanto persone e ci è modello in ogni esperienza di vita, per il suo radicarsi nel mistero ineffabile della reciprocità delle Divine Persone.

Si tratta di risvolti che incidono su tutti gli aspetti della vita consacrata: dall’identità ai ruoli, alla vita comunitaria, ai voti, al rapporto tra donne e tra donne e uomini, alla convivenza intergenerazionale e multiculturale, all’esercizio dell’autorità, alla formazione.

I voti di castità, povertà, obbedienza, riscoperti e vissuti in quella chiave relazionale, che mette al primo posto l’amore per il Signore, sono una strada maestra per costruire questa società sana, a misura di persona umana.

 

L’obbedienza diventa “libertà liberata con l’ethos dell’amore”, capacità di decisione sana e autonoma, ecologia della mente, scuola di vita comune che fa a ciascuno il giusto spazio, coscienza del proprio limite che accoglie il dono dell’altro nella consapevolezza che ciascuno ha un talento da offrire e trafficare.

La povertà si fa sobrietà umanizzante, dipendenza responsabile dalla comunità secondo uno stile di vita adulta, ecologia della vita che porta ad accontentarsi del necessario, a condividere i bene materiali e spirituali, a lottare per vincere le strutture di peccato e di morte, a testimoniare la lotta contro lo spreco delle cose, della natura, dei pensieri, del linguaggio, dell’amore.

La castità, nella donazione totale a Cristo, diventa ecologia del cuore, lotta gioiosa e trasparente contro la prostituzione del corpo e dello spirito, maternità spirituale aperta a ricevere, a donare, a far crescere la vita.

 

La frontiera del “coinvolgersi”. E’ il cammino dell’immergersi nella concretezza dei problemi per acquistare la sapienza di prevenirli – quando è possibile – e di inventarne le risposte nel vivo dell’azione.

E’ il farsi carico dei problemi portando in essi tutto il peso della propria vita affettiva, intellettuale, volitiva incorporata in quella saggezza che è l’arte-virtù del giusto momento.

E’ il prendersi cura della vita e della morte, delle situazioni che richiedono rispetto e accoglienza delle differenze mosse da atteggiamenti dignitosi e sereni di compassione. “Prendersi cura”, vale a dire diventare sempre più consapevoli del dono che ciascuna può rappresentare per gli altri, per la gente, per il mondo… Prendersi cura dei poveri come Teresa di Calcutta, delle riforme come Teresa d’Avila, della  pace come Brigida di Svezia, dell’Amore come Teresa di Gesù Bambino, del Papa come Caterina da Siena, della verità come Teresa Benedetta della Croce, dell’educazione come Maria Mazzarello, del mondo della comunicazione sociale come Tecla Merlo.

 

“Essere”, “coinvolgersi” per trasformare la valle del pianto in una sorgente (Sl 83) esprimendo innanzitutto quello che è “il cuore” del “genio femminile”, la cifra dell’essere donna e donna consacrata: il genio del proprio rapporto con il Signore, fonte e ragione di ogni amore.

Quel genio che non deve mai spegnersi per condurre la vita consacrata “oltre la porta del terzo millennio”, iniziato da 13 anni, così che l’umile e coraggioso servizio di tutte coloro che hanno scelto il Signore possano essere non solo “seme nella terra”, ma “lampada sul moggio”. Oltre la Porta della fede, come ci ricorda Papa Benedetto nel Motu proprio per l’indizione dell’Anno della fede, attualmente in corso, e che a noi religiosi chiede il coraggio di osare di più per vivere coerentemente la nostra scelta di consacrazione a Dio, senza aver paura, ma solo avendo fiducia in Colui che tutto può.

Suore di Gesù Redentore. 150 anni di storia della Congregazione.

DSC04586.JPGDSC04595.JPGDSC04605.JPGQuesta sera è iniziato regolarmente il triduo di preparazione alla festa dei 150 anni di vita della Congregazione delle Suore di Gesù Redentore, nella cappella delle Suore della Stella Maris in Mondragone. A presiedere la liturgia prevista per questo primo giorno è stato don Paolo Marotta, vicario episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Sessa Aurunca. Diversi i fedeli presenti in chiesa che hanno partecipato all’ora di adorazione, hanno celebrato i vespri ed hanno partecipato alla santa messa, con omelia, tenuta dallo stesso Don Paolo, sul tema “Celebriamo la fede, invocando lo Spirito”. Le Suore della Stella Maris si stanno preparando allo storico avvenimento con questo triduo, ma anche con altre significative iniziative che vanno oltre questi giorni e lo specifico giorno commemorativo del 15 gennaio. Con loro un gruppo di laici che collaborano e soprattutto il loro assistente spirituale, padre Antonio Rungi. Questo il programma per domani.

 

GIORNO 13 GENNAIO 2013, <<CELEBRIAMO LA FEDE ACCOGLIENDO IL SUO DONO>> ORE 19,00 – CAPPELLA DELLE SUORE ADORAZIONE EUCARISTICA-VESPRI E MESSA, PRESIEDE: P.BERNARD MAJELE, PASSIONISTA,PARROCO DI SAN GIUSEPPE ARTIGIANO.

 

GIORNO 14 GENNAIO 2013, <<CELEBRIAMO LA FEDE IN AZIONE DI GRAZIE>>,ORE 19,00 – CAPPELLA DELLE SUORE, ADORAZIONE EUCARISTICA-VESPRI E MESSA, PRESIEDE DON ROBERTO GUTTORIELLO, VICARIO FORANEO DI MONDRAGONE.

 

GIORNO DELLA FESTA 15 GENNAIO 2013  <<CELEBRIAMO LA FEDE NELLA MEMORIA DI UN SI’>> ORE 17.00 ACCOGLIENZA, ORE 17,30: VIDEO SULLA VITA DELLA FONDATRICE, PRODOTTO DALLE STESSE SUORE DI MONDRAGONE. ORE 18.00: ADORAZIONE EUCARISTICA (CAPPELLA DELLE SUORE). ORE 19,00: VESPRI E CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA. PRESIEDE P.ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLA COMUNITA’ DELLA STELLA MARIS.

 

Per ottimizzare le celebrazioni giubilari, dalla Casa generalizia delle Suore, che si trova a Fonte Nuova in Roma, è stato distribuito un opuscolo dal titolo “Da quell’incontro…una vita nuova. 150 anni fa”, nel quale la Madre Generale, Suor Marilena Russo, da pochi mesi alla guida della Congregazione, raccomanda a tutte le religiose e ai laici vicino alle figlie spirituali della Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu una degna celebrazione di questo storico anniversario: “Viviamo con gratitudine quest’anniversario. Siamo tutte convinte che quel sacco che la Fondatrice portava sempre con sé conteneva certamente il rescritto firmato da Pio IX, la sua più grande ricchezza. Non se n’è mai distaccata. Solo in punto di morte l’ha affidato alla Marchesa Serlupi come una preziosa eredità da custodire…Celebriamo questo anniversario soprattutto nella preghiera, intensificando la nostra vita spirituale nella fedeltà all’eredità ricevuta e rendendo grazie al Signore per questa donna così ardita che ha vinto ogni ostacolo pur di far fiorire il carisma di riparazione e di riconciliazione che il Signore ha voluto affidarle”. 

PAGANI. CONCLUSO IL TRIDUO DI PREPARAZIONE ALLA FESTA DELLE SUORE

Foto1007.jpgCon un solenne celebrazione eucaristica presieduta questa sera, 5 gennaio 2013, da padre Antonio Rungi, dalle ore 17 alle 19.30, si è concluso il triduo di preparazione spirituale che si tiene nella casa madre di Pagani (Sa), in Via San Francesco, dove riposano le spoglie mortali del Beato. Triduo voluto espressamente predicato da padre Rungi dalle Suore della Carità del Preziosissimo Sangue, che domani 6 gennaio 2013, ricordano il loro Fondatore, Tommaso Maria Fusco, prossimo alla canonizzazione, in  questo anno della fede. Ma le suore ricordano in particolare la loro fondazione, che risale al 140 anni fa. Era, infatti il 6 gennaio del 1873, solennità dell’Epifania, 140 anni fa, quando profondamente colpito dalla disgrazia di un’orfana, vittima della strada, dopo attenta preparazione nella preghiera di discernimento, don Tommaso Maria fondò la Congregazione delle «Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue». L’Opera ebbe inizio nella Chiesa della Madonna del Carmine, in Pagani, alla presenza del Vescovo Raffaele Ammirante il quale, con la consegna dell’abito alle prime tre Suore, benedisse il primo Orfanotrofio per sette orfanelle povere del paese. Sulla nascente famiglia religiosa e sull’Orfanotrofio, dietro sua richiesta, non tardò a scendere anche la benedizione del Papa. Ora le Suore fondate dal Fusco sono presenti in varie parti d’Italia e all’estero, portando avanti l’opera iniziata dal fondatore, con particolare attenzione ai bambini e all’infanzia abbandonata o in difficoltà. La straordinaria figura di questo sacerdote diocesano, viene commemorata in questi giorni, con una specifica preparazione spirituale alla festa dell’Istituto che si ricorda il 6 gennaio. Le comunità religiose delle Suore della Carità del Preziosissimo Sangue di Pagani e delle altre località della regione Campania si sono  ritrovate in queste sere per la celebrazione dei vespri, della santa messa con riflessione e con altri momenti di incontri tra le suore e i fedeli laici, soprattutto giovani, che fanno riferimento ai cenacoli di preghiera istituiti a Pagani e negli altri Comuni del territorio.

Questa sera giornata conclusiva del triduo la celebrazione è stata particolarmente sentita e vissuta, con circa 100 persone presenti in chiesa, tra suore, giovani e fedeli laici appartenenti al cenacolo di preghiera, guidato negli anni scorsi da padre Antonio Rungi. L’intensa celebrazione con la sentita omelia pronunciata da padre Rungi ha attirato l’attenzione di tutti i presenti, in particolare i circa 30 giovani che hanno animato la liturgia con canti religiosi e natalizi di grande sensibilità ed efficacia. A conclusione del rito, il bacio del bambino e la commovente rappresentazione scenica di alcuni quadri del vangelo dell’infanzia di Gesù. Sacra rappresentazione curata dai Giovani dell’Avo di Nocera Inferiore, i volontari ospedalieri che questa sera hanno condiviso con le suore il momento di preghiera in onore del Beato Tommaso Maria Fusco. La sacra rappresentazione è partita con la lettura del prologo del Vangelo di Giovanni e si è sviluppata poi sull’annunciazione, sulla visita a Sant’Elisabetta, su San Giuseppe, sulla nascita di Gesù a Betlemme con l’adorazione dei pastori e dei Magi. Vari quadri molto belli, con personaggi dal vivo, stile presepe vivente, in cui i dialoghi, tratti dal vangelo sono stati la parte dominante della sacra rappresentazione. L’associazione Avo di Nocera inferiore conta oltre 300 aderenti e si alimenta con il propri proventi, senza alcun aiuto esterno, ma solo con l’autotassazione di 15 euro all’anno per tutti gli iscritti, come ha sottolineato il presidente presente alla celebrazione. E’ stata Madre Ofelia a volere ringraziare tutti i convenuti alla celebrazione della sera, particolarmente riuscita e vissuta con spiritualità e coinvolgimento emotivo da parte di tutti. La stessa religiosa ha voluto tracciare, prima della santa messa, presieduta da padre Antonio Rungi, la figura esemplare del Beato Tommaso Fusco e il perché della nascita del loro istituto, le Suore Figlie della Carità del preziosissimo Sangue. Informazioni risultate utili per i giovani e i presenti, alcuni dei quali per la prima volta giunti al luogo di culto dedicato al Beato Tommaso Maria Fusco. La bellissima serata di preghiera e di riflessione sui testi della parola di Dio relativi alla solennità dell’Epifania del Signore del 2013, si è conclusa con la piccola agape fraterna nel refettori delle suore, alla quale hanno partecipato tutti i giovani che hanno animato la liturgia e la sacra rappresentazione della natività di Gesù, ma anche i fedeli presenti in chiesa le suore della comunità di San Francesco di Pagani e delle apre comunità della cittadina e di altre località. Che dire? Una festa dell’Epifania che si ricorderà a lungo e segnerà la storia dell’Istituto delle Suore della Carità del Preziosissimo Sangue e lasciare una traccia indelebile nel prossimo cammino della Congregazione a Pagani, città natale del Beato e luogo di prima evangelizzazione di Tommaso Maria Fusco, uno degli uomini e santi illustri della città nota anche per la presenza di un altro grande santo, che con il Natale ha una storia particolare, quel Sant’Alfonso dei Liguori, che ha scritto pagine stupende e meravigliose sul mistero dell’incarnazione del Signore, fissando la sua spiritualità natalizie in celebri canti come Tu scendi dalle Stelle o “Quann nascette Ninno a Betlemme”. Canti eseguiti questa sera a conclusione di tutto il periodo natalizio, celebrandosi oggi la solennità dell’Epifania che tutte le feste porta via.