Anno della fede

Riflessione. Papa Francesco e il modo di confessarsi oggi!

confessione.jpgberg3.pngrungi-omelia.jpgL’omelia di Papa Francesco questa mattina, venerdì 25 ottobre 2013, in Santa Marta ci fa riflettere sulla necessità di confessarci spesso e bene dal sacerdote. Confessarsi bene, significa dire esattamente i peccato e classificarli per quelli che sono, senza tergiversare sulle cose fatte e come dice il Papa aver la grazia di vergognarsi. Confessarsi direttamente a Dio non esiste…la confessione passa attraverso il ministro della confessione che è il sacerdote. Tutti siamo peccatori e tutti ci confessiamo. Si confessa il Papa, ma si confessano anche i cardinali, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi…. tutti…. tutti. E questo bisogno di confessarsi, specie quando commettiamo gravi peccati attuiamolo presto… altrimenti viviamo in peccato e per di più non possiamo accostarci all’eucaristia. In 38 anni di ministero sacerdotale, il Signore mi ha fatto la grazia di confessarmi sistematicamente ricevendo la sua misericordia e il suo perdono per i miei  peccati che ho commesso, ma ho avuto la doppia grazia di confessare migliaia di persone in questi anni. Se volessi fate una media di 15 al giorno, conterei circa 150.000 penitenti. Certo a volte ho confessato centinaia in un giorno, altre volte solo qualcuno. Posso dire che s tocca con mano nella confessione la grazia della misericordia di Dio, la volontà di ricominciare o almeno il tentativo di farlo. Ricordo una delle ultime sedute di confessioni che ho sostenuto recentemente a Medjugorje dove per una giornata e mezzo intere ho confessato ininterrottamente. E’ stata una bellissima e arricchente esperienza sacerdotale, che ha lasciato il segno nel mio cuore di prete. Facciamo tesoro di quello che ha detto il Papa oggi nell’omelia nella Cappella di Santa Marta e sentiamo la necessità di confessarci spesso i piccoli o gravi peccati che commettiamo; ma dico pure ai miei confratelli sacerdoti, non neghiamo mai la confessione a nessuno e soprattutto l’assoluzione sacramentale, perché il confessionale non è una stanza di tortura, ma un luogo in cui la misericordia di Dio deve discendere sulla persona, mediante il ministro della riconciliazione, in abbondanza, valorizzando la buona volontà e il desiderio di ricominciare e soprattutto considerando quella vergogna dei propri peccati che il penitente esprime già inginocchiandosi davanti al confessore e poi racconta le sue debolezze con precisione di termini. Ecco il testo completo della riflessione di Papa Francesco, così come sintetizzata da L’Osservatore Romano

“Capaci di vergognarsi”

La grazia della vergogna è quella che sperimentiamo quando confessiamo a Dio il nostro peccato e lo facciamo parlando “faccia a faccia” col sacerdote, “nostro fratello”. E non pensando di rivolgerci direttamente a Dio, come se fosse “confessarsi per e-mail”. È con queste efficaci espressioni che Papa Francesco ha richiamato l’attenzione su uno dei sacramenti cardini della salvezza umana, la confessione. Ne ha parlato questa mattina, venerdì 25 ottobre, durante la messa celebrata nella cappella di Santa Marta.
San Paolo, dopo aver provato la sensazione di sentirsi liberato dal sangue di Cristo, dunque “ri-creato”, avverte che in lui c’è ancora qualcosa che lo rende schiavo. E nel passo della lettera ai Romani (7, 18-25) proposto dalla liturgia l’apostolo – ha ricordato il Pontefice – si definisce “infelice”. Per di più, “Paolo ieri parlava, annunciava la salvezza in Gesù Cristo per la fede”, mentre oggi “come fratello racconta ai suoi fratelli di Roma la lotta che lui ha dentro di sé: “Io so che nella mia carne non abita il bene. C’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo. Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. E questo male lo fa il peccato che abita in me”. Si confessa peccatore. Ci dice: “Cristo ci ha salvati, siamo liberi. Ma io sono un poveraccio, io sono un peccatore, io sono uno schiavo””.
Si tratta di quella che il Papa ha chiamato “la lotta dei cristiani”, la nostra lotta di tutti i giorni. “Quando voglio fare il bene – ha spiegato il Pontefice – il male è accanto a me! Infatti, nel mio intimo acconsento alla legge di Dio; ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo”. E noi “non sempre abbiamo il coraggio di parlare come parla Paolo su questa lotta. Sempre cerchiamo una giustificazione: “Ma sì, siamo tutti peccatori””.
È contro questo atteggiamento che dobbiamo lottare. Anzi, “se noi non riconosciamo questo – ha avvertito il Santo Padre – non possiamo avere il perdono di Dio, perché se l’essere peccatore è una parola, un modo di dire, non abbiamo bisogno del perdono di Dio. Ma se è una realtà che ci fa schiavi, abbiamo bisogno di questa liberazione interiore del Signore, di quella forza”. E Paolo indica la via d’uscita: “Confessa alla comunità il suo peccato, la sua tendenza al peccato, non la nasconde. Questo è l’atteggiamento che la Chiesa ci chiede a tutti noi, che Gesù chiede a tutti noi: confessare umilmente i nostri peccati”.
La Chiesa nella sua saggezza indica ai credenti il sacramento della riconciliazione. E noi, ha esortato ancora il Papa, siamo chiamati a fare questo: “Andiamo dal fratello, dal fratello prete, e facciamo questa nostra confessione interiore: la stessa che fa Paolo: “Io voglio il bene, vorrei essere più buono, ma lei sa, delle volte ho questa lotta, delle volte ho questo, questo e questo…””. E così come “è tanto concreta la salvezza che ci porta Gesù, tanto concreto è il nostro peccato”.
Il Pontefice si è poi riferito a quanti rifiutano il colloquio col sacerdote e sostengono di confessarsi direttamente con Dio. Certo – ha commentato – “è facile, è come confessarsi per e-mail… Dio è là, lontano; io dico le cose e non c’è un faccia faccia, non c’è un incontro a quattrocchi”. Paolo invece “confessa la sua debolezza ai fratelli faccia faccia”. Dal Papa anche un richiamo a quelli che davanti al sacerdote “si confessano di cose tanto eteree, che non hanno nessuna concretezza”: confessarsi così “è lo stesso che non farlo” ha precisato. E ha aggiunto: “Confessare i nostri peccati, non è andare a una seduta psichiatrica, neppure andare in una sala di tortura. È dire al Signore: “Signore, sono peccatore”. Ma dirlo tramite il fratello, perché questo dire sia anche concreto; “E sono peccatore per questo, per questo e per questo…”. Il Pontefice ha poi confidato che ammira il modo con cui si confessano i bambini. “Oggi – ha spiegato – abbiamo letto nell’alleluia: “Ti rendo gloria Padre, Signore del cielo e della terra perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno” (Matteo 11, 25). I piccoli hanno una certa saggezza. Quando un bambino viene a confessarsi, mai dice una cosa generale: “Padre, ho fatto questo, ho fatto questo alla mia zia, ho fatto questo all’altra, all’altro ho detto questa parola” e dicono la parola. Sono concreti, hanno la semplicità della verità. E noi abbiamo sempre la tendenza a nascondere la realtà delle nostre miserie”. Invece, se c’è una cosa bella è “quando noi confessiamo i nostri peccati come sono alla presenza di Dio. Sempre sentiamo quella grazia della vergogna. Vergognarsi davanti a Dio è una grazia. È una grazia: “Io mi vergogno”. Pensiamo a quello che disse Pietro dopo il miracolo di Gesù nel lago: “Ma Signore allontanati da me, io sono peccatore”. Si vergogna del suo peccato davanti alla santità di Gesù Cristo”.
Andare a confessarsi “è andare a un incontro col Signore che ci perdona, ci ama. E la nostra vergogna è quello che noi offriamo a lui: “Signore, sono peccatore, ma vedi non sono tanto cattivo, sono capace di vergognarmi””. Perciò “chiediamo – ha concluso il Papa – questa grazia di vivere nella verità senza nascondere niente a Dio e senza nascondere niente a noi stessi”.

Preghiera alla Madonna di Medjugorje

1380238_10202205563326364_278906684_n.jpgPreghiera alla Madonna di Medjugorje
Testo di padre Antonio Rungi, passionista.

Regina della pace che vegli sul mondo intero
da questo luogo sperduto e solitario
dell’ex-Jugoslavia, terra di atei e senza fede in Dio,
che tanto hanno fatto soffrire il tuo cuore già ferito,
per le tante guerre che gli uomini di ogni tempo
si sono combattute in ogni angolo della terra,
guarda oggi questa umanità senza più fede ed ideali.
 

Dal cielo, ove siedi Regina alla destra del tuo Figlio,
proteggi quanti credono nella parola del Vangelo,
che è alimento di ogni anima che cerca la verità.
Sostieni quanti in ogni parte del mondo
lottano per la pace, la giustizia e la fratellanza universale.
Porta gioia e pace nelle famiglie afflitte dal più terribile male
del nostro tempo, che è l’egoismo distruttivo di ogni
vera relazione affettiva.
 
Dona pace e serenità a quanti vivono l’esperienza del dolore,
della malattia e dell’abbandono
e non trovano conforto in nessun uomo e donna di questo mondo.
 
Fa che ovunque nel mondo trionfi il santo nome del tuo Figlio Gesù,
che ha dato la vita per tutti gli uomini
ed ha versato sulla croce  il suo sangue prezioso,
per riconciliare tutte le creature con il loro Creatore.
 
Madre e Regina della pace,
ti affidiamo il Santo Padre,
i vescovi e soprattutto i sacerdoti,
quelli che hanno un posto speciale nel tuo cuore di Madre.
Sono tuoi figli prediletti e fa che questa speciale predilezione
che porti ad ognuno di loro
sia corrisposta con una vita santa, povera, casta,
nella piena e santa obbedienza alla Chiesa.
 
Proteggi i bambini, i giovani, gli adulti,
gli anziani, gli ammalati
e quanti hanno una speciale devozione
verso il tuo santuario di Medjugorje,
dove tu parli al cuore di ogni uomo
con il solo linguaggio della preghiera, dell’amore e del perdono.
 
Non permettere che nessuno dei tuoi figli
possa sperimentare il totale disastro spirituale ed interiore
e che, con la tua grazia e la tua potente intercessione presso il Signore,
ogni uomo di questo mondo
possa vedere il tuo volto glorioso e luminoso
nella gloria e nella felicità eterna del Santo Paradiso.
Amen.
 
Padre Antonio Rungi cp

Gaeta (Lt). Ordinazione sacerdotale di don Gennaro Petruccelli, sabato 5 ottobre

gennaro-diacono.jpggennaro-diacono1.jpgGaeta (Lt). Mons. D’Onorio, arcivescovo di Gaeta, ordina presbitero, Gennaro Petruccelli, diacono del clero diocesano

 

di Antonio Rungi

 

Sabato 5 ottobre 2013 alle ore 19.00 nella Chiesa parrocchiale di San Paolo Apostolo in Gaeta  S. E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo di Gaeta  (Lt) presiederà la solenne concelebrazione eucaristica durante la quale il diacono Gennaro Petruccelli del clero diocesano riceverà l’Ordine Sacro del Presbiterato, per la preghiera e l’imposizione delle mani del suo vescovo, che lo ha ritenuto degno di questo ministero, dove averlo ordinato diacono  il 12 aprile scorso nella stessa chiesa parrocchiale, ove verrà ordinato presbitero.

Don Gennaro Petruccelli, 26 anni, nativo di Gaeta, ha avvertito la vocazione sacerdotale ben presto, svolgendo il servizio di ministrante e di giovane di Azione Cattolica nella sua parrocchia di San Paolo in Gaeta e nella comunità dell’Oratorio San Giovanni Bosco, sotto la guida del parroco don Stefano Castaldi. Dopo la maturità scientifica, il 25 ottobre del 2006 è entrato nel Seminario Maggiore Regionale, Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, ove ha ultimato, nel maggio 2013, gli studi teologici in preparazione al sacerdozio. Negli anni di formazione ha svolto il ministero pastorale  presso le parrocchie “San Pio X a Salto di Fondi, “Santa Maria Maggiore” a Lenola, “Cuore Eucaristico di Penitro. Dall’ottobre 2012 svolge il suo servizio presso le parrocchie di Itri sotto la guida del parroco don Guerino Piccione. E’ iscritto alla Facoltà di Storia e Beni culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Dall’inizio di settembre 2013 è stato nominato Assistente del Settore Giovani di Azione Cattolica diocesana. Il Presbiterato è il secondo grado del Sacramento dell’Ordine e inserisce l’eletto nel presbiterio diocesano in stretta obbedienza e unione col Vescovo. Il presbitero a immagine di Cristo sommo ed eterno sacerdote, sono consacrati per annunciare la buona novella del Regno di Dio, pascere i fedeli e celebrare il culto divino. Segnati da uno speciale carattere che lo configura a Cristo sacerdote, egli agiscono ‘in persona’ di Cristo capo, soprattutto nella celebrazione dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione. Parte essenziale del rito sarà l’Imposizione delle mani dell’Arcivescovo sul capo dell’eletto assieme alla preghiera consacratoria. Come è prassi liturgica imporranno le mani sul novello consacrato tutti i sacerdoti presenti e concelebranti. Questa nuova ordinazione sacerdotale è un dono straordinario di grazia del Signore per la diocesi di Gaeta, in mancanza di sacerdoti. Un’occasione questa per pregare il Signore perché mandi santi sacerdoti alla Chiesa di Gaeta. Sono, infatti,  dodici i seminaristi che studiano nel Seminario di Anagni e si stanno preparando spiritualmente e culturalmente al ministero del presbiterato.

Grave lutto per la Diocesi di Caserta e nell’episcopato italiano: è morto il Vescovo mons. Farina

pietro_farina.jpgIsernia. E’ morto mons. Pietro Farina, Vescovo di Caserta

 

di Antonio Rungi

 

In un anno è il terzo vescovo della Regione ecclesiastica della Campania a volare al cielo. Dopo mons. Bruno Schettino e mons. Filippo Strofaldi, oggi è stata la volta di mons. Pietro Farina, attuale Vescovo di Caserta. Lo stimatissimo pastore della città capoluogo di Terra di Lavoro si è spento presso una clinica per la riabilitazione, dopo aver subito un’operazione  nei giorni scorsi.  E’ spirato, infatti, oggi alle 12.00 circa presso la struttura sanitaria “Neuromed” di Pozzilli in provincia di Isernia, dove era stato ricoverato il 7 settembre scorso. La notizia ha sconvolto l’intera comunità diocesana, ma anche le persone che hanno conosciuto don Pietro, così lo si chiamava, nel suo lungo servizio nella Diocesi di Caserta e prima ancora in quella di Alife-Caiazzo.

Le esequie saranno celebrate giovedì 26 settembre alle 17,00 nella Cattedrale di Caserta e alle quali parteciperanno migliaia di fedeli della Diocesi, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose ed autorità civili e militari.

Nato a Maddaloni,  diocesi di Caserta, il 7 maggio 1942, mons. Farina studia nel seminario minore di Caserta, in quello regionale di Benevento e nel Pontificio Seminario Francese di Roma, arrivando infine alla Pontificia Università Gregoriana, dove consegue la licenza in Teologia e il baccellierato in Scienze Sociali.

Viene ordinato sacerdote per la diocesi di Caserta il 26 giugno 1966 ed entra a far parte dell’Istituto secolare dei Missionari della Regalità di Cristo. Svolge il servizio di parroco della parrocchia “Santa Maria Assunta” di Mezzano di Caserta, assistente diocesano dell’Azione Cattolica, rettore del seminario minore, docente dell’Istituto di Scienze Religiose, e diviene infine vicario generale.

In questi anni ricopre inoltre il ruolo di presidente dell’Associazione Nazionale San Paolo Italia (ANSPI) e assistente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC), oltre ad operare attivamente presso la Fondazione Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni, fondata nel 1947 da don Salvatore D’Angelo.

Il 16 febbraio 1999 viene elevato alla dignità episcopale, divenendo vescovo della diocesi campana di Alife-Caiazzo, succedendo in quella sede al defunto vescovo Nicola Comparone. Riceve l’ordinazione episcopale il 17 aprile 1999 dal cardinale Lucas Moreira Neves (coconsacranti il cardinale Michele Giordano e il vescovo Raffaele Nogaro) e, dopo qualche giorno, prende possesso nella cattedrale di Alife.

Il 25 aprile 2009 viene nominato vescovo di Caserta, succedendo a Raffaele Nogaro, dimissionario per raggiunti limiti di età. È membro del Consiglio per gli Affari Economici e del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica, due organismi della Conferenza Episcopale Italiana.

Dal 15 gennaio al 19 febbraio 2011 ha ricoperto l’ufficio di amministratore apostolico di Aversa fino all’insediamento del nuovo vescovo Angelo Spinillo.

Il 31 agosto 2013 viene ricoverato nel reparto subintensivo di Medicina d’urgenza dell’ospedale “San Sabastiano e Sant’Anna” di Caserta per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 5 settembre viene trasferito nell’ospedale neurologico di Pozzilli, in provincia di Isernia, dove si è spento questa mattina.

Mons. Farina si è impegnato per una chiesa “viva”, Cristo è il centro di ogni esperienza di fede. “Gli occhi della fede, questo è il titolo della sua ultima lettera pastorale scritta in occasione dell’apertura e dello svolgimento dell’anno della fede: “La realtà della fede è una realtà in movimento che ha come fondamento e come fine Dio stesso”. Aggiunge: “L’uomo esce da sé per ricongiungersi a Colui dal quale proviene”. Monsignor Farina si è ricongiunto definitivamente con Colui che lo chiamò a servire la Chiesa nel sacerdozio e nell’episcopato. Una messa di suffragio sarà celebrata questa sera nella sua ex-parrocchia ed una veglia di preghiera si svolgerà nella chiesa cattedrale di Caserta, questa sera a partire dalle 20.00.

Telese (Bn). Ieri l’ordinazione episcopale di mons. Piazza

1236249_427184337391152_536767385_n.jpg15347_427184727391113_1022458379_n.jpg Ieri, sabato 21 settembre 20013, monsignor Orazio Francesco Piazza, nominato dal Santo Padre vescovo di Sessa Aurunca, ha ricevuto l’ordinazione episcopale nello stadio comunale di Telese, trasformato in una vera e propria cattedrale a cielo aperto. A presiedere la concelebrazione eucaristica, alle ore 16.30, è stato il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza episcopale campana. Vescovi con-consacranti monsignor Michele De Rosa, vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant‘Agata de‘ Goti, e monsignor Antonio Franco, arcivescovo titolare di Gallese. Monsignor Piazza, teologo, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e assistente regionale dell’azione cattolica, è nato a Solopaca il 4 ottobre 1953. E proprio a Solopaca, nella parrocchia di San Mauro Martire, venerdì sera si è svolta l‘adorazione eucaristica diocesana in preparazione all‘inizio del ministero episcopale nella Chiesa di Sessa Aurunca di monsignor Piazza. “Christus Lumen Gentium” è il motto episcopale scelto da monsignor Piazza: le parole sono tratte dall‘inizio della Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, “Lumen gentium”, promulgata da Paolo VI nel 1964: “Lumen gentium cum sit Christus… Cristo è la luce delle genti”.  Presenti al rito i vescovi della Campania, circa 300 sacerdoti, religiosi e religiose e diverse migliaia fedeli delle due diocesi interessate da questo storico evento, autorità civili e militari
Monsignor Orazio Francesco Piazza è il 70° vescovo, che la storia ricordi, a guidare pastoralmente la Diocesi di Sessa Aurunca e succede in questo ministero a monsignor Antonio Napoletano, religioso redentorista, che ha guidato la diocesi sessana nell’ultimo ventennio. 
L’ingresso nella Diocesi di Sessa Aurunca di monsignor Piazza è in programma per il 4 ottobre 2013, alle ore 16.30, giorno onomastico del novello vescovo. Settantamila abitanti, durante il periodo settembre-giugno, quasi 200 mila durante il periodo estivo per la presenza di numerose località turistiche che caratterizzano il territorio diocesano che si estende lungo la fascia del litorale domiziano dalla foce del Fiume Garigliano a quella del Volturno, con oltre 30 Km di costa. Cinque i comuni che costituiscono la Diocesi. Sessa Aurunca, Mondragone, Carinola, Cellole e Falciano del Massico. Un territorio segnato da tante emergenze sociali ed ambientali, con la consistente presenza di immigrati.

Una chiesa viva quella che troverà il Vescovo per l’impegno costante di sacerdoti, diaconi, fedeli laici che sono assidui collaboratori di parroci in tutte le comunità dove più forte si avverte la necessità di una nuova evangelizzazione.

Nel saluto che il nuovo vescovo ha voluto rivolgere all’intera comunità diocesana in occasione della sua nomina  a pastore di questa storica diocesi della Campania ai confini con il Lazio ha voluto sottolineare la sua missione e ha chiesto la collaborazione di tutti: “Rivolgo il mio pensiero carico di affetto e di speranza a tutti voi, soprattutto ai sacerdoti, chiedendo generosa disponibilità nell’accogliermi e nell’aiutarmi a rendere sempre più feconda la nostra Chiesa locale; a voi Religiosi e Religiose segno quotidiano della comune aspirazione alla pienezza del Regno di Dio; a voi laici tutti, presenza viva e operosa nella difficile realtà dell’uomo”. Una realtà citata quando scrive: “Desidero manifestare la speciale ed affettuosa attenzione per i malati, gli anziani, e per chi i assiste; per le famiglie, attraversate da singolari problemi, ma primo ambito vitale per una nuova formazione umana e cristiana; per quanti oggi sono senza lavoro, in un momento così critico, e per chi è costretto a vivere lontano, con la nostalgia di questa nostra casa; per i bambini, speranza del domani e, in particolare, per i giovani, perché abbiano coraggio, vitalità e rinnovato entusiasmo”.

Comunione, condivisione e collaborazione sono i tre termini che l’eletto vescovo di Sessa Aurunca porta all’attenzione della comunità diocesana nel suo messaggio iniziale e saluto. Concetti sintetizzati anche nel motto e nello stella del suo episcopato: “Christus lumen gentium”, Cristo luce delle genti, con forti ed accentuati richiami spirituali e pastorali, nonché localistici: “D’azzurro, alla città delle tre torri d’oro, sormontata da un’ombra di sole dello stesso, caricata da un chrismon, con le lettere alpha e omega poste sotto il braccio di traverso, il tutto di rosso”.

Padre Antonio Rungi cp

Maranola (Lt). Primo centenario di presenza delle Suore di Gesù Redentore a Maranola di Formia

551277_475373595895057_1822623941_n.jpg1238116_475373462561737_1124545783_n.jpgcentrostorico_1.jpgIniziano nei prossimi giorni e si concluderanno il 6 ottobre 2013 i solenni festeggiamenti in occasione del Primo Centenario di presenza e di attività apostolica e missionaria  delle Suore di Gesù Redentore, a Maranola, una frazione del Comune di Formia (Lt).. E da Maranola è uscita una serva di Dio, avviata verso la beatificazione: Filomena D’Urso, in religione Suor Ambrogina di San Carlo. E’ questo il frutto più evidente di una centenaria presenza delle Suore di Gesù Redentore a Maranola, dove dal loro primo insediamento hanno curato i bambini abbandonati o in disagio sociale con il Convitto, secondo il carisma della Fondatrice, la Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu, e successivamente hanno e lavorano nell’attività formativa nella scuola dell’infanzia e nella collaborazione sistematica con la parrocchia. Proprio d’intesa con il parroco, monsignor Antonio De Meo, già vicario generale dell’arcidiocesi di Gaeta, la comunità delle Suore di Gesù Redentore di Maranola ha  programmato una  serie di iniziative religiose, culturali e sociali per degnamente ricordare questo storico avvenimento. Saranno concentrate, soprattutto nei giorni 2-6 ottobre saranno, le iniziative finalizzate a ripresentare storicamente la presenza delle suore a Maranola. Si parte il giorno 2 ottobre alle ore 17,30 con il Rosario Meditato e la S.Messa. Il giorno 3 ottobre, stesso orario, si svolgerà l’Adorazione eucaristica per le vocazioni e subito dopo la S.Messa. Il giorno 4 ottobre sul carisma delle Suore di Gesù Redentore, incentrato sull’adorazione, sulla riparazione e sulla riconciliazione, relazionerà il teologo morale, padre Antonio Rungi, religioso passionista e docente nelle scuole statali. Seguirà la celebrazione eucaristica. Il giorno 5 ottobre sulla spiritualità delle Suore di Gesù Redentore, relazionerà la Vicaria generale dell’Istituto, Suor Maria Teresa Dupont, già superiora generale. Seguirà la celebrazione della santa messa. Domenica 6 ottobre, alle ore 11,30 la messa di ringraziamento al Signore per il dono del primo centenario della presenza delle Suore a Maranola, con la partecipazione della comunità cristiana, le autorità religiose, civili e militari del territorio e la presenza della Superiora generale dell’Istituto, Madre Marilena Russo. “L’amore di Dio, può rinnovare la terra. Credo con una nuova fede. Spero con una più forte speranza. Voglio con una sincera carità lavorare all’opera così giusta e necessaria della riconciliazione che Dio nella sua misericordia ha riservato al nostro tempo”. E’ su questo progetto di vita e missione della loro fondatrice che le Suore di Gesù Redentore hanno lavorato in questi 100 anni di presenza a Maranola. E di questo vogliono rende grazie al Signore le Suore di Maranola con i solenni festeggiamenti in corso e che si concluderanno nella prima settimana di ottobre 2013. In tale contesto sarà ricordata la figura esemplare della Serva di Dio, Madre Ambrogina di San Carlo, al secolo Filomena D’Urso, nativa Maranola, dove venne alla luce il 1° gennaio 1909.  A 19 anni Filomena, infatti, lasciò tutto per farsi suora della Congregazione di Gesù Redentore.  Divenuta suor Ambrogina di San Carlo, fece il noviziato a Roma, quindi fu trasferita a Perugia. Assimilò e visse la consacrazione religiosa seguendo lo spirito e il carisma della fondatrice dell’Istituto Victorine Le Dieu.  All’inizio del 1930 venne mandata a Varlungo, a sud di Firenze, in una casa dove erano accolti bambini bisognosi. A questa missione la Serva di Dio dedicò tutta se stessa, fino a compromettere la propria salute. Furono anni segnati dalla sofferenza, vissuti però guardando al Redentore. Col desiderio di diventare “grande santa”, visse per donare amore gratuito, a gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli. Trovò così anche la forza di consolare quanti ricorrevano a lei per ricevere consigli e conforto spirituale. Dalla primavera del 1948 fu costretta a stabilirsi in infermeria, che divenne il luogo in cui si compì la sua silenziosa missione, con crescente amore per Gesù Eucaristia . Scrisse nel diario spirituale: “Vorrei gridare a tutte le creature della terra: l’Amore s’è fatto Pane. Vorrei gridare a tutto il mondo che amasse l’Amore”, “Voglio guardare sempre in alto cercando una cosa sola: l’Amore”. Morì a soli 45 anni il 26 marzo 1954. Il 1° ottobre 2006 dal cimitero di Firenze, i suoi resti mortali fecero ritorno a Maranola, deposti in un’urna, nella chiesa dell’Annunziata dove tante volte da ragazzina aveva pregato. In paese una sala museo raccoglie i suoi ricordi.

Telese (Bn). Consacrazione episcopale di monsignor Orazio Francesco Piazza, nuovo vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca

sessa3.pngstemma-corr.jpgpiazzavescovo.pngCattedrale_-_Cerreto_Sannita.jpgFervono gli ultimi preparativi a Cerreto e a Telese per l’ordinazione episcopale di Monsignor Orazio Francesco Piazza, sacerdote della Diocesi di Cerreto-Telese- San’Agata dei Goti, che sarà consacrato vescovo della diocesi di Sessa Aurunca, sabato 21 settembre 2013, alle ore 16,30 nello Stadio comunale di Telese-Terme (Bn). Vescovo consacrante principale è il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli e Presidente della Conferenza Episcopale Campana, con l’ausilio di monsignor  Michele De Rosa, vescovo di Cerreto-Telese-sant’Agata dei Goti, e  di monsignor Antonio Franco, arcivescovo titolare di Gallese e Nunzio Apostolico. Attesi tutti i vescovi della Campania, circa 300 sacerdoti, circa 10.000 fedeli delle due diocesi interessate da questo storico evento.
Monsignor Orazio Francesco Piazza è il 70° vescovo, che la storia ricordi, a guidare pastoralmente la Diocesi di Sessa Aurunca e succede in questo ministero a monsignor Antonio Napoletano, religioso redentorista, che ha guidato la diocesi sessana nell’ultimo ventennio.

Papa Francesco, infatti, il 25 giugno di quest’anno, accettando la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Sessa Aurunca, presentata da S.E. Mons. Antonio Napoletano, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico, per raggiunti limiti di età, ha nominato Vescovo di Sessa Aurunca il rev.do Orazio Francesco Piazza, del clero della diocesi sannita, Vicario episcopale e docente universitario.

L’ingresso nella Diocesi di Sessa Aurunca di monsignor Piazza è in programma per il 4 ottobre 2013, alle ore 16.30, giorno onomastico del novello vescovo.

La comunità diocesana si sta preparando per il duplice storico avvenimento della consacrazione del nuovo vescovo e del suo ingresso in Diocesi con un percorso di preghiera, riflessione e condivisione in tutte le 42 parrocchie che costituiscono l’ossatura portante della diocesi di Sessa Aurunca. Settantamila abitanti, durante il periodo settembre-giugno, quasi 200 mila durante il periodo estivo per la presenza di numerose località turistiche che caratterizzano il territorio diocesano che si estende lungo la fascia del litorale domiziano dalla foce del Fiume Garigliano a quella del Volturno, con oltre 30 Km di costa. Cinque i comuni che costituiscono la Diocesi. Sessa Aurunca, Mondragone, Carinola, Cellole e Falciano del Massico. Un territorio segnato da tante emergenze sociali ed ambientali, con la consistente presenza di immigrati.

Una chiesa viva quella che troverà il Vescovo per l’impegno costante di sacerdoti, diaconi, fedeli laici che sono assidui collaboratori di parroci in tutte le comunità dove più forte si avverte la necessità di una nuova evangelizzazione.

Nel saluto che il nuovo vescovo ha voluto rivolgere all’intera comunità diocesana in occasione della sua nomina  a pastore di questa storica diocesi della Campania ai confini con il Lazio ha voluto sottolineare la sua missione e ha chiesto la collaborazione di tutti: “Rivolgo il mio pensiero carico di affetto e di speranza a tutti voi, soprattutto ai sacerdoti, chiedendo generosa disponibilità nell’accogliermi e nell’aiutarmi a rendere sempre più feconda la nostra Chiesa locale; a voi Religiosi e Religiose segno quotidiano della comune aspirazione alla pienezza del Regno di Dio; a voi laici tutti, presenza viva e operosa nella difficile realtà dell’uomo”. Una realtà citata quando scrive: “Desidero manifestare la speciale ed affettuosa attenzione per i malati, gli anziani, e per chi i assiste; per le famiglie, attraversate da singolari problemi, ma primo ambito vitale per una nuova formazione umana e cristiana; per quanti oggi sono senza lavoro, in un momento così critico, e per chi è costretto a vivere lontano, con la nostalgia di questa nostra casa; per i bambini, speranza del domani e, in particolare, per i giovani, perché abbiano coraggio, vitalità e rinnovato entusiasmo”.

Comunione, condivisione e collaborazione sono i tre termini che l’eletto vescovo di Sessa Aurunca porta all’attenzione della comunità diocesana nel suo messaggio iniziale e saluto. Concetti sintetizzati anche nel motto e nello stella del suo episcopato: “Christus lumen gentium”, Cristo luce delle genti, con forti ed accentuati richiami spirituali e pastorali, nonché localistici: “D’azzurro, alla città delle tre torri d’oro, sormontata da un’ombra di sole dello stesso, caricata da un chrismon, con le lettere alpha e omega poste sotto il braccio di traverso, il tutto di rosso”.

Padre Antonio Rungi

Casoria (Na). Consegnate le nuove costituzioni alle Suore

antonio7.jpgSono state presentate e consegnate, domenica 15 settembre 2013, nell’auditorium dell’Istituto Brando di Casoria, le nuove regole e costituzioni delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, istituto religioso femminile fondato dalla Beata Maria Cristina Brando.

Alla cerimonia, officiata da padre Antonio Rungi, missionario passionista, erano presenti la Superiora Generale, Madre Carla Di Meo e il suo consiglio e circa 150 suore, provenienti da tutte le comunità presenti in Italia.

La cerimonia molto semplice, preghiera e riflessione di padre Rungi, è stata avvertita come un momento forte di rivitalizzazione della vita fraterna in comunità secondo il carisma della Beata Maria Cristina Brando, incentrato sull’adorazione eucaristica e sulla riparazione.

Le regole e costituzioni, dopo la revisione effettuata nel dicembre scorso, durante un capitolo generale straordinario, presieduto dalla Madre Generale, Suor Carla Di Meo sono state approvate il 22 febbraio 2013 dalla Santa Sede ed entrano e sono entrate in da domenica 15 settembre, festa della Madonna Addolorata, protettrice dell’Istituto e contemporaneamente alla consegna delle stesse a tutte le religiose.

Per la fausta e storica ricorrenza, sono state convocate a Casoria tutte le responsabili delle case religiose in Italia e una delegata (la più giovane) delle stesse comunità.

Alle superiore locali, la Madre Generale, Carla De Meo ha consegnato nelle mani di ciascuna religiosa presente all’incontro il nuovo testo delle costituzioni e dei regolamenti delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, comunemente chiamate “Sacramentine”, dopo che sacerdote presidente della cerimonia religiosa ha benedetto i testi delle nuove norme che dovranno essere osservate diligentemente da tutte le religiose, di voti temporanei e perpetui, dell’Istituto Brando, presenti in Italia in varie parti, ma anche in Indonesia, Filippine, Sud-America e prossimamente in Africa nel Burkina Faso.

Ultime notizie ed informazioni del giorno

dom-mauro-mod-a.jpgNapoli. Settimo anniversario della morte di monsignor Mauro Bastos, passionista.

 

Ricorre oggi 14 settembre 2013, festa dell’Esaltazione della Croce, il settimo anniversario della morte del giovane vescovo passionista di origini brasiliane e in terra brasiliana, avvenuta il 14 settembre 2006, in un incidente stradale. Allora era superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, padre Antonio Rungi e la tristissima notizia giunse direttamente dal Brasile, quasi in tempo reale, lasciando nel sincero dolore tutti i religiosi passionisti della Provincia dell’Addolorata e del Vicariato del Brasile di Nostra Signora della Vittoria nonché le persone che lo aveva conosciuto ed apprezzato. Da qualche mese è morta anche la sua amatissima genitrice, profondamente legata al figlio sacerdote e poi vescovo e colpita da una così grave perdita con la morte di dom Mauro.

A distanza di sette anni tutti ricordano con grande affetto e nostalgia questo straordinario vescovo, dal cuore grande e particolarmente vicino alle sofferenze dei poveri e degli ultimi prima nella Diocesi di Janauba, dove esercitò il suo ministero episcopale per sei anni, mettendo su la nuova diocesi, e poi in quella di Guaxupé appena conosciuta essendo stato trasferito da poco, da Papa Benedetto, nella nuova più importante sede episcopale vicino San Paolo del Brasile.

“Padre Mauro Bastos fu un religioso esemplare e un santo vescovo”, è quanto ha dichiarato padre Antonio Rungi, già superiore provinciale dei passionisti di Napoli, che gli fece visita per due volte a Janauba nel 2003 e 2005.

P.Mauro  Pereira Bastos era nato il 12 settembre 1955 in Brasile, nello Stato di Espírito Santo. Dopo aver completato gli studi preparatori, frequentò i corsi di filosofia presso l’Istituto di filosofia e teologia dell’Arcidiocesi di Vitória, e quelli di teologia, prima presso il medesimo Istituto, quindi presso l’Università Cattolica di Belo Horizonte. Poi, a Roma, ottenne la Licenza in teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana.

Nel gennaio 1981 emise la professione religiosa nella Congregazione della Passione e, il 7 luglio 1984, fu ordinato sacerdotale. Fu Direttore della “Escola Passionista” di Vila Velha ES (1986); Parroco di “Santa Maria Goretti” in Cariacica,  (1987) e contemporaneamente anche Professore di teologia; poi fu Responsabile per la formazione dei seminaristi passionisti del corso di filosofia,  (1989-1993); Superiore del Vicariato regionale dei Passionisti negli Stati di Espírito Santo e Minas Gerais, dipendente dalla Provincia passionista italiana del Lazio Sud e Campania, di cui fu per un breve periodo anche Consultore;  Responsabile per la “Família Passionista” nel Brasile (1989-1995); Formatore dei seminaristi di teologia della sua Congregazione a Belo Horizonte (1996-1997); Direttore del “Projeto Social Passionista” (1998-2000) e Parroco di “Nossa Senhora da Penha” (2000) a Barbacena, MG.

Il 5 luglio 2000 fu nominato primo Vescovo di Janaúba, MG e fu consacrato vescovo il 17 settembre 2000.

Dal giugno 2006 era stato trasferito definitivamente nella Diocesi di Gauxupé, MG.  Il  14 settembre 2006 in un grave incidente stradale padre Mauro Bastos morì carbonizzato nella sua auto, incendiata insieme ad altre nell’impatto con un Tir che viaggiava ad alta velocità. Don Mauro stava recandosi a Belo Horizonte per una conferenza ai sacerdoti.

 

 

addolorata.pngCasale di Carinola (Ce). P. Rungi alle celebrazioni in onore della Madonna Addolorata

 

Sarà padre Antonio Rungi, missionario passionista e teologo morale, a presiedere, domani mattina, alle ore 10,30, nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo in Casale di Carinola, la solenne liturgia eucaristica in occasione della festa della Madonna Addolorata. Nella comunità parrocchiale da antica data opera una Congrega femminile intitolata alla Madonna Addolorata. Come tutti gli anni nella festa liturgica della Madonna Addolorata si svolge la celebrazione solenne e la relativa processione con la statua dell’Addolorata che viene portata in processione anche nel Venerdì Santo, per la processione del Cristo Morto. Padre Antonio Rungi, predicatore passionista è un volto ed una voce conosciuta nella comunità di Casale di Carinola, dove in varie circostanze, compreso l’ultimo Venerdì Santo di quest’anno della fede, e da diversi anni porta la parola della Croce, secondo il carisma della Congregazione della Passione di Gesù Cristo e dei dolori della Vergine Maria. A Casale di Carinola forte e sentita è la devozione alla Madonna Addolorata, dove tuttavia la festa principale è quella della Madonna delle Grazie. Domani quindi nella comunità parrocchiale guidata da diversi anni dal giovane sacerdote diocesano, don Luciano Marotta, si svolgerà questa festa in onore dell’Addolorata, forte richiamo alla spiritualità della passione e della morte in Croce del Signore, nella quale un ruolo fondamentale e non certamente secondario è quello della Madonna ai piedi del Crocifisso, alla quale Gesù stesso affida l’umanità e l’umanità è affidata alla custodia della sua Madre.

 

 

cristina-brando.jpgCasoria (Na). Presentazione e consegna delle nuove costituzioni delle Suore dell’Istituto Brando

 

Sarà presentate e consegnate domani pomeriggio, domenica 15 settembre, alle ore 17, nell’auditorium dell’Istituto Brando di Casoria, le nuove regole e costituzioni delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, istituto religioso femminile fondato dalla Beata Maria Cristina Brando. Le regole e costituzioni, dopo la revisione effettuata nel dicembre scorso, durante un capitolo generale straordinario, presieduta dalla Madre Generale, Suor Carla Di Meo, e moderato dal teologo morale e religioso passionista (già superiore provinciale dei passionisti della Campania e Basso Lazio) padre Antonio Rungi sono state approvate dalla Santa Sede nel febbraio scorso e sono entrate in vigore subito. Domani, durante una cerimonia religiosa ed una conferenza di presentazione che terrà il teologo padre Antonio Rungi, passionista, verrà presentato il nuovo testo e consegnato alle religiose. Per l’occasione, festa della Madonna Addolorata, protettrice della Congregazione di Madre Cristina Brando, sono state convocate a Casoria tutte le responsabili delle case religiose in Italia e una delegata (la più giovane) delle stesse comunità. Alle superiore locali, la Madre Generale, Carla De Meo, che sarà presente insieme al Consiglio generale, consegnerà nelle mani di ciascuna religiosa presente all’incontro il nuovo testo delle costituzioni e dei regolamenti delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, comunemente chiamate “Sacramentine”, dopo che lo stesso sacerdote celebrante e presidente della cerimonia liturgica avrà benedetto i testi delle nuove norme che dovranno essere osservate diligentemente da tutte le religiose, di voti temporanei e perpetui, dell’Istituto Brando, presenti in Italia in varie parti, ma anche in Indonesia, Filippine, Sud-America e prossimamente in Africa nel Burkina Faso. 

Lenola (Lt). Domani conclusione dei solenni festeggiamenti in onore del Madonna del Colle

DSC08823.JPGSarà monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo di Gaeta, a chiudere i solenni festeggiamenti in onore della Madonna del Colle, a Lenola, con la celebrazione eucaristica delle ore 11.00 di domani, domenica, 15 settembre 2013, in coincidenza con il ritrovamento della sacra effige della Madonna il 15 settembre del 1602. Da quella data il popolo di Lenola onora la Vergine Santa con il titolo della Madonna del Colle. Alla festa i fedeli, che hanno partecipato numerosissimi, si sono preparati con un novenario e con il triduo predicato da padre Antonio Rungi, missionario passionista e guidati dai sacerdoti che si sono succeduti nel corso del novenario e che hanno proposto temi riguardanti la fede nell’anno della fede. Triduo di predicazione molto seguito ed apprezzato dai fedeli che, ieri, a conclusione della tre giorni di spiritualità hanno voluto ringraziare pubblicamente il sacerdote, ormai, da circa due anni, costantemente presenti nell’arcidiocesi di Gaeta ed un punto di riferimento spirituale e apostolico nella comunità passionista della Civita.

Dopo la solenne concelebrazione seguirà la processione per le principali vie della città con la statua della Madonna del Colle, alla quale prendono parte migliaia di fedeli, anche dei comuni limitrofi e soprattutto i tanti lenolesi immigrati in Italia o all’estero e che rientrano per la festa della Madonna del Colle. I solenni festeggiamenti organizzati dall’apposito comitato feste, presieduto dal rettore-parroco, don Adriano Di Gesù anche quest’anno hanno approntato un nutrito programma di celebrazioni religiosi e di manifestazioni culturali e ricreative per degnamente onorare la Vergine Santa. Per la prima volta tutte le funzioni religiose sono state trasmesse in diretta streaming utilizzando il sito interne del santuario della Madonna del Colle. Nell’anno della fede, un maggior impulso  è stato dato al culto mariano nel corso della novena e soprattutto durante triduo predicato da padre Antonio Rungi, missionario passionista del vicino Santuario mariano della Civita, altro luogo di spiritualità del Sud-Pontino, molto frequentato durante l’anno e soprattutto in questi giorni.