P.RUNGI. COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 22 SETTEMBRE 2019

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XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

DOMENICA 22 SETTEMBRE 2019

Poveri, ma con dignità, ricchi svuotati di eternità

Commento di padre Antonio Rungi

La parola di Dio di questa XXV domenica del tempo ordinario ci presenta, nel Vangelo di Luca, la parabola dell’amministratore disonesto, dalla quale Gesù fa scaturire una serie di messaggi, raccomandazioni e inviti a non agire in un certo modo, quello appunto della disonestà, dell’affarismo, della visione esclusivamente economica e materiale dell’esistenza umana. L’inizio del racconto detto da Gesù a suoi apostoli, parla di un uomo ricco che aveva un amministratore. I poveri non hanno amministratori; per cui solo i ricchi di sempre possono permettersi chi amministra i loro beni. Non sempre questo avviene con onestà e rettitudine, come ci ricorda il vangelo di Luca. Leggiamo infatti che questo amministratore fu accusato dinanzi al suo padrone di sperperare i suoi averi. Per cui lo convocò e gli disse con schiettezza e senza mezzi termini che da quel momento in poi non poteva più amministrare i suoi beni. Era stato disonesto, aveva fatto i suoi interessi e non quelli del padrone, del ricco e quindi doveva per forza di cosa lasciare subito, senza tentennamenti.

A questo punto scatta la ritorsione verso il ricco e cosa fa l’amministratore disonesto, utilizzando le risorse del suo datore di lavoro? Fece questo ragionamento tra se, che poi concretizzò subito: Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. Si sa che non ha mai fatto niente e campa sulle spalle degli altri, continuerà a fare sempre la stessa cosa per tutta la vita. E allora chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.

A quel punto si era assicurato il suo futuro economico, continuando ad agire in modo scaltro e disonesto, come fanno tanti nel mondo di oggi, rispetto alle persone rette ed oneste, che non approfittano, non rubano, di fanno sconti per un loro personale guadagno a danno di chi dà loro da lavorare. Ma non è questa la strada dell’onestà e della moralità.

Tuttavia, il testo del Vangelo, pur condannando l’atto immorale, mette in bocca al padre una immeritata lode dell’amministratore disonesto, motivandone il perché. Egli aveva agito con scaltrezza, come non fanno tante persone.

E da questo comportamento da biasimare, arriva il monito finale, quello che non ti aspetti come conclusione di un discorso improntato più alla lode dell’immoralità che all’esaltazione della moralità. Si chiama litote quella figura retorica, mediante la quale si sostiene una cosa per affermare l’esatto opposto. Infatti, conclude il testo del vangelo con questa constatazione di fatto: “I figli di questo mondo, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”.

Di fronte a tale comportamento, Gesù cosa dice?: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Gesù usa immagini e terminologie umane per indirizzare lo sguardo e il pensiero di tutto verso le cose eterne e che non tramontano mai.

E di conseguenza, conferma quello che è il comportamento di ogni persone coerente  e fedele in tutti i campi, affermando che “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti”. E quindi il rimprovero conclusivo che deve far scattare un diverso modo di agire e soprattutto il superamento del compromesso ad ogni livello.

Infatti, dice Gesù: Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

Perciò, bisogna convenire sul fatto che “Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. In termini molto chiari ed espliciti: Non possiamo servire Dio e la ricchezza».

Queste due realtà sono in contrapposizione e non possono andare d’accordo mai. Per chi guarda all’eternità la scelta è obbligata: può e deve solo e semplicemente scegliere Dio, il bene assoluto, il bene senza fine.

Sul tema dello sfruttamento dei poveri è incentrata la prima lettura, tratta dal libro del profeta Amos, nella quale troviamo parole durissime nei confronti di quanti rubano, sfruttano, umiliano i poveri e pensano a fare soldi e ricchezza a danni degli altri, agendo contro la carità, la giustizia e il diritto: «Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo l’efa e aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano”». Di fronte a questo assurdo comportamento di totale ingiustizia e sfruttamento dei deboli il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: «Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere». Dovrebbe questo far pensare a chi agisce disonestamente in tutti i campi, specialmente in quello economico, lavorativo e professionale

Ed un appello alla carità, alla giustizia e alla rettitudine ci viene dal brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera di San Paolo Apostolo a Timoteo, nella quale raccomanda alcune fondamentali cosa da fare: “prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”.

Questo esplicito e profondo desiderio di pregare deve realizzarsi in ogni luogo alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese. Come è evidente l’apostolo raccomanda di fare preghiera in una condizione di pace, di rapporti tranquilli e soprattutto nella semplicità e nell’innocenza della propria vita. Quante persone hanno le mani pulite in senso morale e di giustizia e rettitudine al punto tale che possono anche lodevolmente pregare ed alzare quelle loro mani al cielo per chiedere o per ringraziare?

Forse molti, forse pochi, forse nessuno, in quanto nessuno è esente da peccato, ma una cosa è certa e cioè che siamo invitati a rispettare i poveri, a non offenderti nella loro dignità, perché essi sono i preferiti da Dio, perché, senza volerlo, hanno scelto la parte migliore, quella che non sarà tolta mai a loro, hanno scelto Dio e non mammona.

Come riflessione conclusiva vi invito ad elevare a Dio questa mia preghiera del povero e per i poveri, scritta  in questi giorni:

 

Signore, non ho niente,

eppure ho tutto, perché ho Te.

 

Non ho cibo a sufficienza,

ma mi basta quello

che guadagno onestamente

o che ricevo generosamente.

 

Non ho casa, ove riposare,

ma mi contento del cielo

sotto il quale riposo ogni tanto,

memore della tua esperienza di un Dio

che non ha neppure una pietra

ove poggiare il suo capo stanco.

 

Non ho denaro

che mi possa aiutare

a vivere con dignità

ma accolgo, con sofferenza,

la carità che mi si fà.

 

Quanto è difficile Signore

vivere da povero

oggi come allora,

ma nessuno di noi

ha scelto di esserlo

venendo su questa Terra.

 

Tu sai la sofferenza

di quanti non hanno nulla,

nel nostro tempo

affamato di guadagni

e di posizioni sempre più agiate

di pochi privilegiati.

 

Non Ti chiedo di rimuovere

solo la nostra povertà,

ma la povertà di tanti popoli

oppressi a causa dell’ingiustizia

e della cattiva gestione

delle risorse della Terra.

 

Fa, o Dio della Provvidenza,

che nessuna persona

sia più povera su questa Terra.

 

Che nessun ammalato

sia abbandonato a se stesso

senza alcuna assistenza e sicurezza.

 

Che nessun anziano

venga lasciato nella solitudine

senza il conforto di qualcuno.

 

Che nessun giovane

abbia a soffrire a causa

del cattivo esempio degli adulti.

 

Che in tutte le famiglie

e su tutte le mense del mondo

arrivi quotidianamente

quel pane di ogni genere

che ti chiediamo ogni giorno

per noi e per tutti

con la stessa preghiera

che ci hai insegnato Tu. Amen

P.RUNGI. COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 22 SETTEMBRE 2019ultima modifica: 2019-09-19T22:35:33+02:00da pace2005
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