FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA – 31 DICEMBRE 2017 – COMMENTO DI P.RUNGI

RUNGI-BAMBINOGESU (2)preghiera delle famiglie

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO B)
31 dicembre 2017

Una famiglia con storie personali diverse, ma tutte centrate sulla storia della salvezza.

Preghiera della famiglia composta dal padre Antonio Rungi

Commento di padre Antonio Rungi

La festa della Santa Famiglia coincide, quest’anno 2017, con l’ultimo dell’anno e con l’ultima domenica dell’anno solare. Una coincidenza di grande valore spirituale, in quanto sembra dirci che tutta la vita personale parte dalla famiglia e si conclude nella famiglia. E come modello di tutte le famiglie cristiane c’è la famiglia santa, quella di Betlemme, in cui Gesù, appena nato, inizia il suo cammino nella storia dell’umanità e quella di Nazaret, dove i tre straordinari, unici e irripetibili componenti si trasferiranno e si stabilizzeranno e dove vivranno il resto della loro vita. Giuseppe di cui non sappiamo granché per il resto della sua vita vicino a Gesù, se non nel periodo della nascita e poi del ritrovamento nel tempio, a 12 anni; di Maria che partecipa alla vita di Gesù ed è presente in vari avvenimenti del Cristo missionario ed evangelizzatore, ma soprattutto del Cristo morto in croce e sepolto; di Gesù che era sottomesso ai genitori nel corso della sua infanzia e con loro condivideva le giornate, il lavoro, le sofferenze e le gioie e poi con l’inizio del ministero pubblico in cammino nella Palestina per portare a tutti la gioia e la speranza del buona notizia, fino a quando non muore, da innocente, inchiodato alla croce, sepolto, risorto e asceso al cielo. Una famiglia con storie diverse, ma tutte dirette e centrate sulla storia della salvezza.

La parola di Dio di questa festa ci presenta la storia della famiglia di Abramo, nella prima lettura, tratta dal Libro della Genesi, al cui centro ci sono, anche qui, tre importanti membri di questa famiglia: il patriarca Abramo, Sarà, la moglie che partorisce in tarda età e il loro figlio legittimo, Isacco. Storie famiglie nella Bibbia segnate dalla sofferenza e dalla gioia, dall’attesa e dalla speranza della paternità e della maternità, come in questo caso. Alla fine è sempre Dio che dona ciò spetta a ciascuno di noi, compreso il dono del figlio, che sarà sempre e comunque un dono del cielo e non un diritto e una pretesa dell’uomo sulla terra.

La famiglia di Abramo, modello di accoglienza della vita, anche in tarda età, è proposta, nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera agli Ebrei, anche come modello di fede. Una famiglia in cammino, in obbedienza alla fede in Dio, in quanto Abramo lascia ogni cosa, la sua terra e parte per la destinazione nuova che il Signore gli aveva indicato. Una famiglia che accoglie la vita, anche quando questa sembra non aver più possibilità di essere accolta e trasmesso per amore all’interno delle vere e legittime relazioni coniugali. Ed infine, una famiglia quella di Abramo capace di gesti eroici e coraggiosi fino a sacrificare, in obbedienza alla voce di Dio, il figlio Isacco che il cielo gli aveva donato. Alla base di questi comportamenti c’era la fede e a tutte le famiglie del mondo è chiesta la fede per camminare in sintonia con il Dio che si è rivelato a noi mediante Gesù Cristo.

Non a caso, il Vangelo di questa festa è quello di Luca, che ci racconta della presentazione al tempio di nostro Signore Gesù Cristo, che, in tutto e per tutto, si attiene alla legge vigente in campo religioso e civile: Gesù viene circonciso come tutti i primogeniti maschi degli israeliti. L’incontro della santa famiglia con il vecchio Simeone, deputato al sacro rito della circoncisione, è un inno alla vita, alla gioia, alla speranza e al vero futuro di ogni essere umano che ha la possibilità di avere, idealmente, tra le braccia l’onnipotente. Esattamente quello che succede a Simeone, una volta che incrocia il volto del salvatore e redentore, da pochi giorni venuto al mondo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

Questa felicità dell’anziano sacerdote che officiava nel tempio, faceva restare sbalorditi Giuseppe e Maria. Infatti “Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui”. E questo punto “Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». E’ qui annunciata la sofferenza che caratterizzerà la vita di Gesù e della Famiglia di Nazaret nel suo insieme. Sofferenza che toccherà in modo particolare la Vergine Madre che sarà trafitta da una spada, chiaro riferimento alla morte in croce di Gesù.

Al vecchio Simeone che attende la salvezza d’Israele, fa da contorno, in quella stessa scena e situazione, la profetessa Anna, che l’Evangelista Luca, descrive con esattezza, quasi la conoscesse di persona. Infatti egli sottolinea che “Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser, era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”. Tutte queste informazioni su una donna che vive praticamente di preghiera, ci aiuta a comprendere che la preghiera è l’anima della famiglia, senza la quale non si cresce nella vita e non si attende nella fede il vero Dio.

Il racconto della presentazione al tempio di Gesù si conclude con una felice annotazione dell’Evangelica Luca: “Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”.

E qui è espresso il pensiero della tenerezza, della cura, dell’attenzione di Giuseppe e Maria verso Gesù Bambino che nella casa di Nazaret cresceva, si fortificava, era pieno di sapienza e la grazia di Dio stava con Lui, anzi era Lui stesso. E a Dio, oggi rivolgiamo òa nostra preghiera per tutte le famiglie della terra: “O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima nell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi  della fecondità del tuo amore, e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. Amen

 

FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA – 31 DICEMBRE 2017 – COMMENTO DI P.RUNGIultima modifica: 2017-12-27T18:18:57+01:00da pace2005
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