P.RUNGI. COMMENTO ALL’OTTAVA DOMENICA DEL TO – 2017

RUNGI1

VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 26 febbraio 2017

 

Dio non ci abbandona mai. E’ un Padre attento e premuroso verso tutti.

Lasciamoci guidare dalla provvidenza e la nostra vita sarà più serena e sorridente.

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

 

La parola di Dio di questa ottava domenica del tempo ordinario ci indirizza verso scelte coraggiose, chiare e risolute per la nostra vita di cristiani. Soprattutto il Vangelo di oggi ci illumina circa ciò che è doveroso fare, se vogliamo seguire e servire il Signore. Non si può vivere in ambiguità, non si può avere una doppia vita. Ci vuole coerenza, fedeltà e trasparenza nel modo di agire ed operare. Non si può servire Dio e mammona, ovvero il diavolo. Perciò introdudendoci nella riflessione sulla parola di Dio di questa domenica, possiamo pregare con le stesse parole della colletta di oggi: “Padre santo, che vedi e provvedi a tutte le creature, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno non ci lasciamo dominare dall’avidità e dall’egoismo, ma operiamo con piena fiducia per la libertà e la giustizia del tuo regno.
Infatti, nel breve testo della prima lettura di oggi, tratto dal libro del profeta Isaìa, ci viene ricordato l’attenzione di Dio nei nostri confronti, superando l’affetto e la premura di ogni madre di questa terra che nei confronti dei figli fa ogni cosa per proteggerli, difenderli e assicurargli ogni bene. Dio va oltre ogni umano e benefico comportamento di una madre e ci assicura  che “anche se costoro si dimenticassero, Egli invece non ci dimenticherà mai”. Chiaro invito a rivedere la nostra concezione di Dio e su Dio che spesso lo vede distante dall’uomo o addirittura che abbandona l’essere umano a se stesso, specialmente nella prova o nella tribolazione. Non è affatto così. Dio è sempre con noi e per noi. Siamo noi a dovere interpretare e sentire questa vicinanza di Dio nelle situazioni più disparate e disperate della nostra vita.

Nello stesso salmo 61 che accompagna la nostra preghiera oggi,  ci viene detto che possiamo e dobbiamo riporre giustamente e totalmente la nostra fiducia in Dio, in quanto solo in Lui può davvero riposare la nostra anima e i nostri pensieri, piuttosto agitati e allarmanti e trovare soluzione e comprensione di essi: “Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia speranza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio”. Bisogna, perciò confidare nel Signore in ogni tempo e  aprire il vostro cuore a Lui per essere aiutati e indirizzati verso la soluzione dei nostri problemi.

 

Come ci ricorda la seconda lettura di oggi tratta, dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi, dobbiamo essere saggi amministratori dei beni spirituali che il Signore ha posto nelle nostre mani, senza approfittare di nulla, ma amministrando con oculatezza i beni che Dio ci ha donato a tutti. “Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele”. Come è facile capire dal testo paolino, ogni persona che ha una responsabilità deve essere fedele al proprio compito. La nostra prima responsabilità, quella personale e soggettiva, è verso la vita, nostra e altrui, c’è poi la responsabilità morale, religiosa e tutto ciò che può essere classificato come espressione del comportamento soggettivo rispetto a Dio e ai valori religiosi, ma anche del nostro agire nei confronti del prossimo, che, come ben sappiamo, è portato a giudicare con una certa facilità e non sempre per il bene. Si è più facili a condannare che a capire, a giustificare e a perdonare. Basta guardare al sistema d’informazione del mondo d’oggi per capire che siamo più facili a mettere in prima pagina il male, piuttosto che il tanto bene che si fa nel mondo. Da qui la consapevolezza di Paolo Apostolo nel brano della lettura di oggi: “A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato”. Ed afferma con parole forti, quasi a bypassare ogni giudizio terreno, civile e penale che “il suo giudice è il Signore!”. E poi l’ammonizione molto precisa che l’Apostolo fa a tutti: “Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode”.
Potremmo allora concludere con una semplicità tale che nessun giudice umano o terreno potrà giudicare in modo perfetto e certo, anche perché il cuore e le intenzioni degli uomini chi può conoscerli davvero. Solo Dio conosce tutti e ciascuno di noi. Affidiamo al giudizio di Dio, visto che i tanti giudizi umani sono solo ed esclusivamente soggettivi ed hanno attinenza con la valutazione con chi legittimamente o impropriamente si pone giudice tra i fratelli di questa terra e soprattutto tra i nemici che ci sono in ogni ambiente.

Da qui la necessità, come ci ricorda il testo del Vangelo di Matteo di questa domenica di dare spazio a tre fondamentali atteggiamenti che noi cristiani dobbiamo assumere in ogni circostanza della vita: essere fedeli; aver fiducia nella provvidenza; cercare il regno di Dio e la sua giustizia. Esplicitando queste tre azioni cosa dobbiamo o non dobbiamo fare: nessuno può servire a due padroni, deve fare una scelta e in questo caso la scelta è davvero seria, fondamentale, in quanto si tratta di scegliere Dio o l’opposto di Dio che è il denaro e l’affermazione egoistica di se stessi contro tutti; inoltre non dobbiamo preoccuparci troppo dei beni della terra, del cibo, del vestito o di quanto altro abbiamo bisogno, in quanto Dio non ci fa mancare nulla e se qualcosa ci manca è perché alcuni sfruttano gli altri e accumulano beni per se stessi senza distribuire in modo giusto i beni della terra che sono di tutti e per tutti. Purtroppo negli interessi economici, politici, militari, espansionistici non avviene così nel nostro mondo; infine si tratta di agire per la diffusione del Regno di Dio tra gli uomini che è un regno di verità, giustizia e pace. Il vero cristiano lottano quotidianamente per questi valori che vanno proclamati con insistenza, ma soprattutto vissuti con coerenza. Perciò ci viene detto, a conclusione del vangelo di oggi, dalla stessa bocca del Signore che non dobbiamo preoccuparci troppo per il domani che ci presenta il conto già dalle prime ore del mattino quando si tratta di affrontare i problemi quotidiani di tutti i tipi, ma di affidarsi, confidarsi e fidarsi di Dio in tutto e per tutto. D’altra parte, per quanto siamo bravi, capaci, intelligenti e scaltri chi di noi potrà aggiungere un attimo in più alla propria vita?  Nessuno! perché l’uomo non può nulla, ma Dio può tutto ed è Tutto.

Possiamo allora concludere dicendo che oggi la parola di Dio ci fa da calmante e da tisana rispetto alle tante ansie e preoccupazioni che ci portiamo tutti quanti dentro di noi, impostando la nostra vita non più sulla fiducia e sulla provvidenza di Dio, ma sulle nostre capacità di progettare e di portare ad esecuzioni i nostri progetti umani che spesso sono fallimentari, provvisori, inconsistenti e valevoli solo per quel momento, in quanto non sappiamo assolutamente quello che succede o succederà tra un attimo o tra cento giorni o cento anni. Lasciamoci guidare dalla provvidenza e la nostra vita sarà più serena e sorridente.

P.RUNGI. COMMENTO ALL’OTTAVA DOMENICA DEL TO – 2017ultima modifica: 2017-02-23T07:51:41+01:00da pace2005
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