COMMENTO ALLA SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI 2016 DI P.ANTONIO RUNGI

RUNGI2015

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)

Domenica 29 maggio 2016

Gesù Eucaristia è il nostro pane di pellegrini

Commento di padre Antonio Rungi

Oggi celebriamo la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù, che in questo anno giubilare della misericordia assume un particolare significato per tutti noi che  siamo i pellegrini verso l’eternità. Questo pane ci nutre e ci sostiene nel cammino della vita, in quanto Gesù lo ha utilizzato nell’ultima cena, consumata con gli apostoli, in quel giovedì santo in cui istituiva l’Eucaristia e il sacerdozio cattolico. Questa solenne celebrazione si raccorda idealmente e spiritualmente proprio all’ultima cena di Gesù con i suoi apostoli.

E proprio perché memoriale della Pasqua di morte e risurrezione di Gesù ci accostiamo alla Santissima Eucaristia con il fervore e l’amore necessario, per ricevere il corpo del Signore con lo stesso atteggiamento interiore con il quale la Madonna accolse nel suo grembo il Figlio di Dio, il Corpo vero di Dio.

E’ la tenerezza del nostro cuore, la dolcezza dei nostri sentimenti, la santità personale che rende grande la Santissima Eucaristia nella nostra vita di cristiani.

Nella preghiera iniziale della santa messa di oggi così ci rivolgiamo al Signore con queste parole: “Dio Padre buono, che ci raduni in festosa assemblea per celebrare il sacramento pasquale del Corpo e Sangue del tuo Figlio, donaci il tuo Spirito, perché nella partecipazione al sommo bene di tutta la Chiesa, la nostra vita diventi un continuo rendimento di grazie, espressione perfetta della lode che sale a te da tutto il creato”. Siamo qui a rendere grazie al Signore per il dono di stesso fatto a noi, mediante il sacrificio della croce, la sua morte e risurrezione. Lui è il vero agnello immolato, sull’altare della croce, per riscattarci dalla nostra colpa originale e metterci sul cammino della santità eucaristica. C’è infatti una santità eucaristica che noi alimentiamo nella partecipazione alla mensa del Signore e mediante l’adorazione eucaristica, che è un mezzo importantissimo per accrescere la nostra vita di fede, carità e speranza. Ci ricorda, infatti, l’apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinzi, l’importanza dell’Eucaristia, sta nel fatto che “ogni volta  che noi mangiamo questo pane e beviamo al calice, noi annunciamo la morte del Signore, finché egli venga”. L’Eucaristia ci fa missionari della misericordia e della speranza cristiana, in un mondo troppo spesso lontano dalla misericordia e per molti versi, senza speranza e prospettive per il domani. Celebrare l’Eucaristia e fare memoria dell’ultima cena, durante la quale Gesù istituì questo sacramento, significa andare alle sorgenti del vero cristianesimo, che non si alimenta di parole e chiacchiere, ma si alimenta della parola che si fa vita per tutti e in particolare per coloro che maggiormente hanno bisogno della salvezza e del perdono di Dio.

Preghiamo nella sequenza di oggi con queste meravigliose espressioni di fede e culto eucaristico: “Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli: non dev’essere gettato… Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni  nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi,  che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi”.

Il sacramento dell’Eucaristia è anticipato da Gesù stesso con il miracolo della moltiplicazione dei pani, di cui ci ricorda il vangelo di oggi, che ci porta nel cuore del mistero eucaristico e della salvezza del genere umano.

Gesù infatti, cosa fece in quella circostanza? Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”.

Scrive San Giovanni Paolo II, nella celebre enciclica sull’eucaristia, Ecclesia de Eucharistia, che “la Chiesa vive dell’Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa. Con gioia essa sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della promessa: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20); ma nella sacra Eucaristia, per la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, essa gioisce di questa presenza con un’intensità unica. Da quando, con la Pentecoste, la Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino pellegrinante verso la patria celeste, il Divin Sacramento ha continuato a scandire le sue giornate, riempiendole di fiduciosa speranza”.

Ed aggiunge Papa Giovanni Paolo II, oggi santo: “Dal mistero pasquale nasce la Chiesa. Proprio per questo l’Eucaristia, che del mistero pasquale è il sacramento per eccellenza, si pone al centro della vita ecclesiale. Lo si vede fin dalle prime immagini della Chiesa, che ci offrono gli Atti degli Apostoli: «Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere » (2,42).

Nella « frazione del pane » è evocata l’Eucaristia. Dopo duemila anni continuiamo a realizzare quell’immagine primigenia della Chiesa. E mentre lo facciamo nella Celebrazione eucaristica, gli occhi dell’anima sono ricondotti al Triduo pasquale: a ciò che si svolse la sera del Giovedì Santo, durante l’Ultima Cena, e dopo di essa. L’istituzione dell’Eucaristia infatti anticipava sacramentalmente gli eventi che di lì a poco si sarebbero realizzati, a partire dall’agonia del Getsemani. Rivediamo Gesù che esce dal Cenacolo, scende con i discepoli per attraversare il torrente Cedron e giungere all’Orto degli Ulivi. In quell’Orto vi sono ancor oggi alcuni alberi di ulivo molto antichi. Forse furono testimoni di quanto avvenne alla loro ombra quella sera, quando Cristo in preghiera provò un’angoscia mortale « e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra » (Lc 22,44). Il sangue, che aveva poco prima consegnato alla Chiesa come bevanda di salvezza nel Sacramento eucaristico, cominciava ad essere versato; la sua effusione si sarebbe poi compiuta sul Golgota, divenendo lo strumento della nostra redenzione: « Cristo […] venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, […], entrò una volta per sempre nel santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna » (Eb 9,11- 12).

Ci ricorda Papa Francesco nella Bolla di indizione del giubileo della misericordia, al centro del quale c’è una sincera ed autentica riscoperta del dono della Santissima Eucaristia: “Gesù, dinanzi alla moltitudine di persone che lo seguivano, vedendo che erano stanche e sfinite, smarrite e senza guida, sentì fin dal profondo del cuore una forte compassione per loro (cfr Mt 9,36). In forza di questo amore compassionevole guarì i malati che gli venivano presentati (cfr Mt 14,14), e con pochi pani e pesci sfamò grandi folle (cfr Mt 15,37). Ciò che muoveva Gesù in tutte le circostanze non era altro che la misericordia, con la quale leggeva nel cuore dei suoi interlocutori e rispondeva al loro bisogno più vero”.

Nella santissima Eucaristia, noi potenziamo il nostro sguardo di misericordia nei confronti di quanti sperimentano la privazione, il peccato e la debolezza umana. Nell’Eucaristia, troviamo le ragioni più profonde per perdonare a chi ci ha fatto del male e chiedere perdono se siamo stati noi a offendere le persone. E’ nostro fondamentale dovere ed obbligo morale, in una visione eucaristica della nostra vita, fare tesoro di quanto scrive san Matteo nel suo vangelo, riportando uno dei discorsi più impegnativi di Gesù:  “Se stai per presentare la tua offerta all’altare, e là ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa  contro di te, lascia là il tuo dono, davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti col tuo fratello. Poi torna a offrire il tuo dono”(Matteo 5,23-24). Tutto questo è emblematicamente rappresentato oggi in un gesto liturgico divenuto molto importante ed espressivo di comunione e fraternità ed è quello dello scambio di pace prima di ricevere l’Eucaristia.

In questa solennità del Corpus Domini 2016, valorizziamo tutti i vari aspetti eucaristici della celebrazione della santa messa e della processione che si tiene in questo giorno in tutte le parti del mondo, dove i cattolici celebrano il Corpus Domini, per chiedere perdono e dare perdono, sull’esempio di Cristo che dalla croce ha perdonato i suoi crocifissori. La vera celebrazione dell’Eucaristia sta propria nell’essere in comunione con Dio, con i fratelli e con il mondo intero.

COMMENTO ALLA SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI 2016 DI P.ANTONIO RUNGIultima modifica: 2016-05-28T00:44:34+02:00da pace2005
Reposta per primo quest’articolo