P.RUNGI. COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 11 OTTOBRE 2015

RUNGI2015

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
Domenica 11 ottobre 2015

Prudenza e sapienza, vie privilegiate per la santità

Commento di padre Antonio Rungi

Oggi, XXVIII domenica del tempo ordinario nella nostra riflessione, partiamo dal testo della prima lettura della parola di Dio, tratto dal Libro della Sapienza. Le due virtù citate sono la prudenza e la sapienza, che poi sono all’origine doni dello Spirito Santo e rientrano tra i sette doni che abbiamo ricevuto nel giorno della nostra consacrazione battesimale e crismale. “Pregai e mi fu elargita la prudenza”. Il primo atto che dobbiamo compiere, se vogliamo camminare speditamente verso la strada della santità è quello della preghiera. La preghiera ti porta ad essere prudente e a guardare il mondo e la vita con gli occhi della serenità, della pace e dell’equilibrio. In un mondo come il nostro, dove manca la prudenza e spesso si imprudenti in tante cose e in tanti comportamenti che hanno attinenza con la nostra vita morale, dovremmo, tutti, ma proprio tutti, pregare di più e chiedere al Signore questo dono, perché possa accompagnare ogni nostra azione. Strettamente congiunta con la prudenza è il dono della sapienza che poi, se ben valorizzato ed attuato, si trasforma in virtù e come tale rende stabile e costante il nostro agire da cristiano. Ecco perché alla base di questa virtù c’è un preciso atteggiamento interiore, spirituale e religioso che è l’implorazione. “Implorai e venne in me lo spirito di sapienza”. Questo bene preziosissimo, porta il vero credente ad un diverso atteggiamento nei confronti della vita e a valutare le cose ed il mondo con quella sapienza che viene dall’alto e illumina ogni cosa, anche le zone più oscure della nostra vita e della nostra storia. La vera sapienza è preferita rispetto ad ogni altra cosa, allo stesso potere politico ed umano, alla stessa ricchezza materiale. Un valore come la sapienza del cuore e della mente non si può barattare per nessuna cosa al mondo, ha regge nessuna cosa al suo confronto, tutto diventa insignificante e povero. Amare la sapienza è amare, perciò Dio stesso, che è la fonte e  l’origine della sapienza. E’ amore Cristo, che è sapienza incarnata del Padre. E’ amare lo Spirito santo che è sostenitore costante nella vita cristiana che si sviluppa sulla direzione del cielo. Immersi nella sapienza noi tocchiamo il cielo con il nostro cuore e la nostra intelligenza, “perché lo splendore che viene da lei non tramonta”. Con il Salmo responsoriale, possiamo ben dire “Insegnaci Signore a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio. La coscienza della propria precarietà, di un’esistenza segnata dal tempo che va verso la scadenza, c’è poca di riflettere e pensare su cosa fare. E’ Gesù stesso che oggi nel vangelo di Matteo ci pone davanti ad un bivio, ad una vera domanda dell’esistenza umana. E ce la pome mediante la voce di un ricco, fondamentalmente onesto e retto, ma non disposto a lasciate tutto: «Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». La risposta di Gesù è chiara: oltre ad osservare la legge di Dio, i comandamenti, va assunto uno stile di vita evangelica che richiede coraggio, distacco dalla terra e piena fiducia nella parola di Dio rivelata a noi mediante Cristo.  “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni”. Ovvio quindi, che di fronte al rifiuto di un bene superiore più importante come quello della vita eterna, l’uomo rimane affascinato dalle cose del mondo. “Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Il dialogo tra Gesù e i suoi discepoli continua con altri discorsi che subito dopo affronterà con il gruppo. “Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Il tema della vocazione a totale servizio della chiesa è molto evidente in questo brano del vangelo. Pietro, a quanto lascia intendere il testo, è preoccupato per quello che già dovrebbe spettargli per aver lasciato tutto e seguito Gesù. In termini moderni chiede la liquidazione e la pensione, pensa alla maniera umana, in termini economici come in tante circostanze della sua vita. Tutto questo a conferma che a partire dal più piccolo battezzato fino al Papa ogni persona deve fare i conti con la propria situazione e trovare una risposta nella fede, per dare senso alla prima esistenza, spesso amorfa e senza stimoli di nessuna natura. Non è pensando alla sistemazione, alla sicurezza economica che risolviamo tutti e i veri problemi di ogni persona umana. Forse, quando si pensa in una sola maniera e direzione, c’è da aspettarsi l’uragano o il diluvio spirituale per la purificazione del singolo come di tutto il popolo che devia.

Di dronte ad una situazione del genere, la parola di Dio ci interpella e chiede delle risposte precise, come viene ricordato nel breve passo della lettera agli Ebrei che leggiamo oggi come testo della seconda lettura. “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.  Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto”. Il confronto con la Parola di Dio è rassicurante, illuminante e anche profeticamente annunciatrice di capovolgimenti storici e personali importanti e rilevanti su un piano di comportamento personale e sociale. Davanti a tale parola tutto diventa trasparente e decifrabile, anche le cose più ignote e non sapute appaiono alla luce e vengono lette nel modo giusto, secondo il criterio della verità nella giustizia e dell’amore nella carità.

Sia questa la nostra preghiera oggi, che rivolgiamo al Signore perché soccorra ogni uomo e donna della terra: O Dio, che scruti i sentimenti e i pensieri dell’uomo, non c’è creatura che possa nascondersi davanti a te; penetra nei nostri cuori  con la spada della tua parola,  perché alla luce della tua sapienza possiamo valutare le cose terrene ed eterne,  e diventare liberi e poveri per il tuo regno”. Amen

P.RUNGI. COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 11 OTTOBRE 2015ultima modifica: 2015-10-09T00:39:23+02:00da pace2005
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