COMMENTO ALLA FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA DEL LATERANO

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FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA  CATTEDRALE

DI SAN GIOVANNI IN LATERANO

 

DOMENICA 9 NOVEMBRE 2014

 

Una chiesa viva e coraggiosa nel segno dell’unione.

 

Commento di padre Antonio Rungi, passionista

 

In questa seconda domenica del mese di novembre 2014, celebriamo la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, come  ben sappiamo è intitolata a San Giovanni Battista. E’ la chiesa cattedrale del Vescovo di Roma e come tale ha una funzione simbolica molto importante nel panorama delle chiese costruite fin dai primi secoli del cristianesimo, dopo la pubblicazione dell’editto di Milano dell’Imperatore Costantino, che permise ai cristiani di professare pubblicamente il culto e quindi di realizzare e costruire le chiese, ove radunarsi in preghiera e per celebrare l’Eucaristia.

San Giovanni in Laterano è stata la prima chiesa cattedrale di Roma dove i successori degli apostoli, i vescovi, hanno continuato a svolgere il loro ministero.

In San Giovanni Laterano si sono celebrati concili di grande importanza storica e dottrinale.

La chiesa del Laterano, infatti, è la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente. Essa è ritenuta la madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe.   Consacrata da papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo Salvatore, essa fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano.

Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici.

Si comprende quindi il significato di questa festa nella festa domenicale. Andiamo oggi alla sorgente di quella fede, uscita dalle catacombe e dal nascondimento e professata pubblicamente.

La liturgia della parola di Dio di questa domenica ci aiuta ad entrare nel ricordo storico, ma soprattutto nella memoria della fede che non è solo storia del passato, ma vita di oggi della Chiesa di Roma e delle chiese di tutto il mondo.

La preghiera inziale della santa messa di questa festa ci immette nel clima teologico e spirituale più giusto per vivere questa giornata di gioia interiore: “O Padre, che prepari il tempio della tua gloria, con pietre vive e scelte, effondi sulla Chiesa il tuo Santo Spirito, perché edifichi il popolo dei credenti  che formerà la Gerusalemme del cielo”.

Nella prima lettura di oggi, tratta dal profeta Ezechiele l’immagine e la visione del tempio santo di Dio, come luogo di grazia è molto chiara. L’acqua nella Sacra Scrittura indica appunto tutto ciò che è dato gratuitamente dal Signore per la nostra santificazione, che passa attraverso la purificazione. L’acqua del Battesimo ne è il primo importante momento di questo cammino di santificazione nella comunità dei credenti, la chiesa quale popolo in cammino verso i pascoli della rigenerazione interiore e spirituale.Scrive Ezechiele circa le acque del tempio: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Àraba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina».

E’ evidente il riferimento alla grazia rigenerante del battesimo e di ogni altra grazia santificante ed attuale che opera nel profondo del cuore e della vita del battezzato per portarlo progressivamente, attraverso le vicende dell’esistenza umana, non senza difficoltà, alluvioni spirituali, inondazioni, tracimazioni, distruzione, alla ricostruzione e alla rigenerazione dopo la tempesta e il diluvio distruttivo.

Nella seconda lettura, un brevissimo brano tratto dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, troviamo i concetti fondamentali della chiesa come edificio di Dio, costruito con pietre vive sul basamento che è Cristo. Infatti, scrive l’apostolo ai cristiani di Corinto, richiamando alla loro attenzione, la propria identità di credenti: “Fratelli, voi siete edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”.

Nel testo del Vangelo di oggi, tratto da San Giovanni, riscontriamo un duplice atteggiamento di Gesù circa la valenza del tempio.

In primo luogo vediamo come il Signore è particolarmente duro verso coloro che avevano fatto del tempio di Gerusalemme, luogo santo per eccellenza di Israele e simbolo della fede, un luogo di commercio e di sfruttamento dell’immagine di Dio per i loro tornaconti economici. Gesù caccia in malo modo quei furfanti, accusandoli di un grave peccato di simonia. Infatti, ci ricorda l’evangelista Giovanni che “si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme”. Qui “trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete”. Descrizione di una situazione incresciosa, inammissibile per il particolare posto. E allora cosa fece? “Fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

Da questo comportamento di Gesù, i discepoli fecero delle riflessioni e trassero delle conclusioni, che Giovanni, presente come sempre in tutta la vita del Maestro, descrive con queste parole: “I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Il conseguente atteggiamento dei Giudei presenti al fatto, fu quello di prendere la parola e rivolgersi direttamente a Gesù, per sapere il suo pensiero. La domanda di circostanza fu:  «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Occasione buona per Gesù per richiamare l’attenzione sulla sua morte e risurrezione. Avvenimenti che accadranno di lì a poco. Dice Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”.

Questo bellissimo brano del Vangelo di Giovanni è davvero un testo che apre il nostro cuore alle speranza e alla gioia cristiana. Non son i templi materiali, le chiese e i santuari, fatti di pietre e oggetti preziosi, ma sono le persone che contano davanti a Dio. La morte, la distruzione, tutto ciò che è negativo troverà la ragione per riscattarsi in vita, in positività, perché Cristo Risorto è il vincitore del peccato e della morte.

Queste fondamentali verità sono annunciate dalla Chiesa e da chi è il primo responsabile in terra di essa: il Romano Pontefice. Ed oggi che celebriamo  la Dedicazione della Chiesa di San Giovanni in Laterano, questo evento ci richiama immediatamente  la figura e la missione del Papa nella Chiesa e nel mondo contemporaneo.

In questo momento della nostra storia, il Signore ha posto alla guida della sua chiesa, santa e fatta anche di peccatori, Papa Francesco. Per lui, come ci chiede continuamente lo stesso Pontefice, siamo chiamati a pregare e lo facciamo con passione, amore e sincerità con questa mia umile preghiera composta da me per questa ricorrenza annuale:

 

Cristo, Buon Pastore,

che hai scelto alla guida della tua santa chiesa,

Papa Francesco,

assisti il Vescovo di Roma,

perché possa continuare ad annunciare,

nella fedeltà alla tua parola,

il vangelo della gioia e del perdono.

 

Non permettere, o Gesù, Salvatore del mondo,

che le forze del male prevalgano

nei confronti della tua Chiesa,

ma con l’assistenza dello Spirito,

che è Signore e dà la vita,

possa camminare nel mondo

con la forza della vera fede

e con l’energia dell’amore che tutto perdona,

sotto la guida dei pastori che tu hai scelto per amore.

 

Nessuno dei membri della tua chiesa,

sia motivo di sofferenza per il Romano Pontefice,

sulle cui spalle hai messo la responsabilità

di tutto il popolo santo a te consacrato

nel fonte battesimale.

 

Signore Gesù, umile e mite di cuore,

proteggi Papa Francesco,

dall’indifferenza e dall’arroganza di quanti

non sentono il grido dell’umanità sofferente

e non hanno a cuore le sorti delle genti.

 

Conserva, Signore, il nostro amato pastore di Roma,

nella piena salute del corpo e dello spirito,

perché possa continuare a lungo

la sua missione di guida e padre

per quanti cerca con sincerità la verità.

 

Fa che nulla lo turbi e nessuno dei cardinali,

vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi,

seminaristi, laici impegnati nel servizio pastorale,

e fedeli laici sia motivo di interiore sofferenza

per la poca fede e la scarsa adesione al Vangelo dell’amore,

della pace, della giustizia e della fratellanza universale.

 

Maria, la Regina degli apostoli, renda feconda

l’attività missionaria, spirituale e morale

di Papa Francesco, nostro illuminato maestro nella fede

e guida sicura sulle strade del Vangelo che portano al cielo,

nella consapevolezza che si è chiesa sotto la guida

dell’unico Pastore, che è Cristo Signore. Amen

 

 

COMMENTO ALLA FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA DEL LATERANOultima modifica: 2014-11-04T23:36:59+01:00da pace2005
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