IL COMMENTO ALLA COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI – 2 NOVEMBRE 2014

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COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

DOMENICA 2 NOVEMBRE 2014

Cittadini del cielo

Commento di padre Antonio Rungi

Nella mente di ogni credente e cristiano il 2 novembre è giorno di lutto, sofferenza e pianto. Sarà anche per il fatto che in questa giornata ci ritroviamo tutti a pregare, nei cimiteri, sulle tombe dei nostri cari e quindi, si vuole o non si vuole, un senso di mestizia prende il nostro cuore e riviviamo la sofferenza della perdita delle persone care. Riviviamo, in altri termini il lutto, la separazione, il distacco. Si rinnovano i ricordi, i sensi di colpa, le cose fatte per i propri cari, le gioie donate e le sofferenze provocate. Si pensa, oltre quel momento, alla verità eternità. Un corpo giace nella terra o nei loculi e l’anima sta già, ce lo auguriamo per tutti, a godere il volto di Gesù. Questa speranza della gioia eterna e della risurrezione finale anche dei nostri miseri corpi, ci fa affrontare con animo diverso il mistero della morte. Non vorremmo morire mai, quando tutto va bene nella nostra vita; vorremmo affrettare l’incontro con il Signore, dopo la morte, quando soffriamo e le cose non vanno assolutamente bene; per cui siamo tristi ed angosciati come Gesù nell’orto del Getsemani che, vedendo la sua morte in croce imminente, si rivolge al Padre e chiede di far passare quel calice del dolore, anche se è totalmente disposto a fare la sua volontà. La morte e la morte in croce di Gesù dà significato alla morte di ogni uomo che viene e vive in questo mondo. Ma è soprattutto la risurrezione di Gesù a dare significato vero alla vita di ogni credente. Noi non finiamo con la morte e la morte non è l’ultima parola della nostra vita. C’è una vita oltre la vita che in questo giorno della commemorazione di tutti i fedeli defunti, noi non possiamo assolutamente dimenticare. La coincidenza di quest’anno con la domenica, che è la Pasqua settimanale, aiuta ad inquadrare da un punto di vista liturgico e spirituale questa festa della tristezza che deve essere la festa della gioia, della speranza e della vera. Bellissime le parole che profeta Gioia scrive per indicare il tema della morte come via della speranza e non del dolore, la via della luce e della pace e non delle tenebre e della guerra. “Io so che il mio redentore è vivo  e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!  Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,  senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”. Non siamo in questo mondo stranieri a Dio e non lo saremmo nell’eternità. Anzi la nostra vera patria sta propri lì e noi siamo cittadini per sempre in quello mondo che conoscere e godremo dopo la morte. Il profeta Isaia ce ne descrive la bellissima realtà in cui saremo immersi.In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti  per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli  e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,  l’ignominia del suo popolo  farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza». Esultare, gioire e rallegrarsi in questo giorno in cui tutto parla di morte, perché ci attende una risurrezione finale per il bene e con tutti coloro che hanno fatto del bene secondo la logica di quel vangelo della carità che è la base di partenza del giudizio universale che Dio effettuerà alla fine dei tempi, quando tutto verrà trasformato in un nuovo mondo, in cieli nuovi e terra nuova, come ci ricorda san Giovanni nel testo dell’Apocalisse: “Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.  Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini!  Egli abiterà con loro  ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio”. Di fronte a questa prospettiva di gioia, non bisogna aver paura della morte, ma pregare per i morti. Certo la vita di oggi con i tanti drammi quotidiani ci pone di fronte al tema della morte in modo violento e dirompente. Troppi omicidi, stragi, efferatezze di ogni genere, in tutto il mondo, che ci fanno capire quanto dobbiamo ancora lavorare per guardare alla vita e alla morte nel segno di Colui che è morto per noi sulla croce, è risorto e ci attende nel suo regno di luce.

Bella l’immagine del profeta Isaia che ci lascia una splendida descrizione di coloro che sono giusti e sono in cielo. Di fronte a tanti dubbi, ai tanti interrogativi sulla sorte futura dei nostri cari e di noi stessi, cosa e come vivono nell’aldilà, riflettiamo spesso su questo brano della scrittura: Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà.  Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace.

Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno, come scintille nella stoppia correranno qua e là. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro”. Tutto qui sta il grande mistero della morte, che pure ci fa paura. Fa paura ai piccoli, ai giovani ai grandi, agli anziani, ai sani e agli ammalati, perché l’attaccamento alla vita rientra nella natura dell’essere umano che vorrebbe essere felice per sempre, anche su questa terra. E la felicità, l’immortalità la conquistiamo vivendo il vangelo della carità ed attuando le beatitudini come stile di vita che apre il nostro avvenire al Dio vero e santo della nostra vita. Preghiamo allora in questo giorno santo per tutti i defunti, per i nostri cari, per le anime abbandonate e dimenticate, per i papi, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, i fedeli laici, per quanti sono in attesa di incontrare il volto di Dio e che sono nella condizione di purificazione eterna. Per tutti loro preghiamo con le stesse parola della liturgia di oggi: “Dio onnipotente,  il tuo unico Figlio, nel mistero della Pasqua,

 è passato da questo mondo alla gloria del tuo regno;  concedi ai nostri fratelli defunti  di condividere il suo trionfo sulla morte  e di contemplare in eterno te, o Padre,  che li hai creati e redenti”. A questa preghiera aggiungiamo nel nostre personali preghiere per i nostri cari e per tutti i defunti, cogliendo l’occasione in questo giorno di riflettere sul senso della vita che è davvero un passaggio repentino per aprirli la strada dell’eternità. E diciamo:

 

Dio di infinita misericordia,

affidiamo alla tua immensa bontà

quanti hanno lasciato questo mondo per  l’eternità,

dove tu attendi l’intera umanità,

redenta dal sangue prezioso di Cristo, Tuo Figlio,

morto in riscatto per i nostri peccati.

 

Non guardare, Signore, alle tante povertà,

miserie e debolezze umane,

quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale,

per essere giudicati per la felicità o la condanna.

 

Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso,

che nasce dalla tenerezza del Tuo cuore,

e aiutaci a camminare sulla strada

di una completa purificazione.

 

Nessuno dei tuoi figli vada perduto

nel fuoco eterno inferno,

dove non ci può essere più pentimento,

ma solo patimenti per sempre.

 

Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari,

delle persone che sono morte

senza il conforto sacramentale,

o non hanno avuto modo di pentirsi

nemmeno al temine della loro vita.

 

Nessun abbia da temere di incontrare Te,

dopo il pellegrinaggio terreno,

nella speranza di essere accolto

nelle braccia della tua infinita misericordia.

 

Sorella morte corporale

ci trovi vigilanti nella preghiera

e carichi di ogni bene

fatto nel corso della nostra breve o lunga esistenza.

 

Signore, niente ci allontani da Te su questa terra,

ma tutto e tutti ci sostengano nell’ardente desiderio

di riposare serenamente ed eternamente in Te. Amen

 

 

 

IL COMMENTO ALLA COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI – 2 NOVEMBRE 2014ultima modifica: 2014-10-29T23:51:16+01:00da pace2005
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