Lenola (Lt). Festa della Madonna del Colle

DSC08814.JPGAnche quest’anno 2013 si svolgeranno regolarmente i solenni festeggiamenti in onore della Madonna del Colle. Ad intensificare il periodo di preparazione alla festa del 15-16 settembre 2013 sarà il triduo di predicazione che si svolgerà dall’11 al 13 settembre e sarà predicato da padre Antonio Rungi, missionario passionista del Santuario della Civita. Alle ore 17,30 il sacerdote sarà a disposizione per l’ascolto delle confessione e poi presiederà l’eucaristia delle ore 18,30, durante la quale terrà la riflessione sull’anno della fede ed in particolare sull’Enciclica di Papa Francesco “Lumen fidei”, con particolare attenzione a Maria Modello di fede per ogni cristiano. Di particolare importanza ai fini del programma religioso è la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Gaeta, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, in programma domenica 15 settembre, alle ore 11.00 memoria del ritrovamento della sacra effige della Vergine del Colle e festa della Madonna Addolorata. A seguire la processione, alla quale partecipano migliaia di fedeli e devoti della Madonna non solo di Lenola, ma anche dei Paesi vicini, quali Fondi, Monte San Biagio, Itri, Sperlonga, Terracina, Gaeta, Campodimele. Grande ed estesa è la devozione alla Madonna del Colle il cui santuario è noto non solo nell’arcidiocesi di Gaeta, ma anche oltre i suoi confini geografici.

 

 

La storia della devozione

 

Il Santuario della Madonna del Colle nella terra di Lenola affonda la sua radice storica ai primi secoli dell’era cristiana, nella metà del terzo secolo.

 

 Lo storico belga De Schepper, narra che gli Apostoli Pietro e Paolo in viaggio verso Roma percorrendo la Via Appia, la “Regina Viarum”, che attraversa la fertile pianura di Fondi, città dalle mura megalitiche, annunziarono ai pagani la Buona Novella del Vangelo costituendo cosi i primi nuclei di cristiani”.

 

Attraverso i secoli successivi, si svilupparono nella zona fondana e dintorni molteplici comunità di cristiani tanto che nel 250 d.C., quando l’Imperatore Decio ordinò la persecuzione contro di essi, che riteneva responsabili dei mali che attanagliavano l’Impero, nel territorio fondano ne furono uccisi parecchie migliaia.

Fu a seguito di quella spietata caccia all’uomo che alcuni di essi si rifugiarono sui monti vicini, non per viltà, ma con lo scopo di poter conservare e diffondere il seme del Vangelo. Uno gruppo di perseguitati trovò riparo sul Colle di Lenola, un tempo roccioso e selvaggio, trovando rifugio in una caverna celata tra piante e rovi, dove eressero un edicola con l’immagine della Madonna col Bambino.

 Là pregavano e celebravano i divini misteri della Fede. Alcuni soldati romani, fedeli all’ordine imperiale di far minuziosa ricerca in ogni luogo, scoprirono la piccola caverna dove trovarono i martiri Onorio e Livio insieme ad altri che pregavano; li uccisero tutti lasciandoli insepolti. La notizia dell’eccidio avvenuto sul Colle di Lenola si propagò tra i cristiani rimasti nell’agro fondano, i quali informarono il monaco egiziano San Paterno, che si trovava di passaggio per Roma per venerare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Avutane notizia, egli insieme ad altri cristiani si recò sul Colle, per dare una degna sepoltura ai corpi dei martiri. Terminata l’opera pietosa pose sul sepolcro una rozza pietra, con una scritta incisa in lingua sconosciuta ai pagani: “Qui giace Onorio, Livio ed altri, morti per la Fede nella metà del terzo secolo” Presso il sepolcro piantarono un albero di cipresso, segno di resurrezione. Calate le tenebre, si misero a pregare salmodiando e, presi dalla stanchezza, si addormentarono profondamente. In piena notte furono scossi da un rumore, semisvegli e sgomenti videro la caverna inondata di una forte luce, ma una voce angelica li rincuorò: “Non temete, sperate in Dio, Io sono tra voi per vostro conforto, qui è la mia Immagine”.

 

 Svegliati dal sonno videro l’Immagine della Vergine col Bambino, circondata da Angeli che agitavano palme e corone del martirio. Non credendo ai propri occhi si domandarono l’un l’altro se ognuno avesse visto e ascoltato le stesse parole. L’indomani, confortati da quella visione, pieni di gioia ridiscesero nell’agro fondano dove avrebbero voluto propagare subito ad altri fratelli la gioiosa notizia; ma dovettero desistere perché era ancora in pieno vigore l’Editto dell’imperatore Decio. A vigilare le tombe gloriose dei martiri restò la Vergine Madre, in attesa di un’alba radiosa segnata da Dio.

 

La festa

 

Nell’anno 1628, quando ormai i lavori all’interno del Santuario potevano definirsi ultimati, il Vescovo di Fondi stabilì che la festa in onore della Madonna del Colle (o fiera come venne allora appellata) dovesse essere celebrata con solennità nei giorni 14, 15 e 16 di settembre. Nell’occasione dell’inaugurazione della facciata del Santuario la Chiesa fu adornata con festoni di alloro e rami di cipresso fissati al cornicione. Due di essi, dopo i festeggiamenti, attecchirono sulla nuda roccia del cornicione e non ci fu modo di asportarli.

 

Da quasi 4 secoli uno di quei cipressi miracolosi fa ancora ornamento sulla facciata principale del Santuario Viva e profonda è la tradizione ed il culto del popolo lenolese alla Madonna del Colle e quel triduo di celebrazioni che allora venne stabilito viene ancora oggi, con profonda fede, solennemente celebrato. Al Comitato è affidata la preparazione annuale dei festeggiamenti e di altri eventi secondo il regolamento diocesano per lo svolgimento delle feste religiose. Personalità del mondo della cultura e della politica hanno presenziato nella storia antica e più recente alle celebrazioni in onore della Madonna del Colle. Per citarne solo alcuni: il Presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il Presidente Giulio Andreotti e nell’anno 2005 i discendenti di casa Savoia, Emanuele Filiberto, Clotilde Courau e la principessa Mafalda d’Assia a ricordo della visita che la Regina Margherita di Savoia fece al Santuario del Colle nel lontano 1902.

 

Numerosi sono i patrocini concessi dalle più importanti istituzioni tra cui va certamente annoverato quello concesso negli anni 2004 e 2005 dal Ministero degli Italiani nel mondo. Il Rettorato in collaborazione con il Comitato promuove ogni anno un cartello con le celebrazioni liturgiche e un cartello con i festeggiamenti civili che insieme compongono la grande e centenaria festa della Madonna del Colle, vanto del popolo lenolese e di tutti gli emigrati che in tanti, da ogni parte del mondo, nel mese di settembre ritornano nella terra natìa per onorare la Vergine del Colle.

Messaggio della Madonna

 

All’alba del giorno 16 settembre 1602, il Colle scelto da Maria si anima di popolo, accorso anche dai paesi vicini dove era giunta la lieta notizia.

 

Gabriele e gli amici sono presenti. Si abbatte l’annoso cipresso che per secoli, con la sua ricca e verde chioma aveva in qualche modo protetto, dall’intemperie, l’Immagine della Vergine. Gabriele ha un ispirazione: dai rami di quel cipresso stacca le bacche e le conserva, mentre altri provvedono a sbancare pietre e terra, per la costruzione della capanna. Ognuno si sente impegnato. Costruita la capanna, accendono una lampada e tutti discendono; è già notte! II rinato Gabriele rientra in casa, non dorme, ripensa alla richiesta fattagli dalla Madonna: “Voglio che tu mi costruisca un tempio” Come fare? Dove trovare i mezzi necessari se la popolazione di LENOLA è appena di 1200 abitanti. Gabriele non si scoraggia; illuminato dalla grazia dello Spirito Santo ha un’idea geniale: farsi pellegrino di Maria, percorrere le vie del mondo, narrare la sua conversione e il desiderio chiestogli dalla Madonna. Prima di intraprendere il rischioso pellegrinaggio stabilisce di parlarne al Vescovo Comparini che non solo lo ascolta, ma lo incoraggia e lo benedice. Pieno di entusiasmo, Gabriele fissa per la primavera del 1603 la data del suo pellegrinaggio. Gabriele vestì il saio, si riempi le tasche di bacche di cipresso, si gettò sulle spalle una bisaccia e partì non senza prima aver raccomandato a quei buoni paesani di spianare intanto la sommità del colle. Prima di partire però fece ritrarre dal disegnatore Andrea Coti di Catania l’immagine della Madonna che portò con sè come un emblema. Percorse tutta la provincia, poi eccolo a Napoli dove con un infuso di bacche di cipresso guarì un giovane della nobile famiglia Stigliano.

 

 Bussava ad ogni porta e si presentava con “Deo Gratias” da cui derivò poi il nome di “Fra’ Deo Gratis”, col quale è passato alla storia. Percorre tutta l’Italia valica le Alpi, si reca in Francia. in Spagna, nel Portogallo. Il suo pellegrinaggio dura tre anni. Carico di ricchezze ritorna in Itatia. A Roma doveva verificarsi l’ultimo intervento miracoloso del suo pellegrinaggio. Presso la Chiesa di Sant’Ignazio dei Gesuiti abitava la nobile famiglia Taglietti. Un loro figlio era cieco. Gabriele lo guarisce col semplice lavaggio degli occhi con l’infuso di bacche di cipresso. Gabriele ritorna a Lenola dove già hanno avuto inizio i lavori di spianamento per il Santuario, carico di ricchezze. Ed ha la gradita sorpresa di trovarvi una cospicua offerta della famiglia Stigliano di Napoli ed una ancor più cospicua della famiglia Taglietti di Roma portatavi personalmente dal padre gesuita Pietro Venzi.

 

 Ormai l’erezione del tempio è assicurata.

 

 La prima pietra viene posta il 7 maggio del 1607 e il 10 settembre del 1610 il Santuario che si chiamò subito della “Madonna del Colle” si apriva alla venerazione dei fedeli. Nel 1618 fu ingrandito e nel 1620 fu costruito ed annesso il Seminario Diocesano. La proclamazione a Santuario avvenne nel 1626 con bolla di Urbano VIII. II 3 dicembre 1656 Fra Deo Gratias, che aveva dedicato la sua vita al Santuario e dove umilmente viveva facendo il campanaro, cadeva pugnalato da tre sciagurati, lì, sulla soglia del suo Santuario. Lo si seppe pochi giorni dopo, l’8 dicembre durante la processione in onore dell’Immacolata Concezione. Ad una finestra, una donna espose la camicia insanguinata di Gabriele che gli era stata tolta prima della sua sepoltura. Un grido angosciato: gli assassini erano lì tra la folla e a quella vista confessarono il loro assurdo, inesplicabile delitto per il quale furono processati e giustiziati Si sanno i loro nomi. Ma che vale ripeterli? Tre insensati, puniti dagli uomini per un delitto quasi sacrilego. Forse era segnato che lì, dove tanti cristiani avevano subito il martirio, anche Frà Deo Gratias fosse egli stesso martirizzato, aveva 77 anni. Ora riposa in quel Santuario, che egli innalzò in espiazione dei suoi errori, in onere e gloria della Madre di Gesù.

 

La facciata e il Miracolo dei Cipressi

 

Un rilievo particolare merita la bellissima facciata del Santuario. Opera dell’artista milanese Raffaello Franco, fu inaugurata nel 1628. Tutta a mattoni, è intersecata da ampie cornici di pietra locale e sull’ampio cornicione si levano, con maestosa e fine eleganza, fiamme intagliate a simboleggiare l’ardente fede di coloro che concorsero all’edificazione del Santuario. Sul portale d’ingresso si possono ammirare tre stemmi in pietra: al centro quello di Gabriele Mattei, con la scritta “Charitas semper Deo Gratia”; a sinistra quello di Mons. Gandulfo Vescovo di Fondi, che fece edificare l’altare della Madonna e la facciata, a destra quello di Lenola, col fiore denominato Enula Campana. Oltre all’ammirazione artistica, l’occhio è chiamato a ben altra attrattiva, che stupisce e lascia perplessi: sono i due rami robusti di cipresso inchiodati sul cornicione maggiore nel 1628: insieme a festoni di mirto dovevano avere il compito solo di abbellimento per l’inaugurazione della bella facciata. Dopo molti giorni nel disfare l’addobbo, si trovarono attecchiti. Sono senza radici e tuttavia da allora resistono alle intemperie e alla siccità. La costante tradizione di fede a riconosciuto in questo segno dei cipressi il prodigio promesso dalla Madonna a Gabriele Mattei. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la protezione delle piante, in una relazione dell’11-06- 2002 circa lo stato dei cipressi secolari dichiarava: “la pianta posta a sinistra di chi guarda la facciata è ormai completamente disseccata (…) il reperimento sul fusto di piccolissime gocce di resina ancora fresca stanno a indicare che la morte della pianta è avvenuta in tempi recentissimi. (…) Non avendo trovato sulla pianta nessun segno di malattia (…) pensiamo che il disseccamento e la morte di questa pianta sia dovuto a causa naturale (vecchiaia). Per quanto riguarda la pianta situata sulla parte destra del cornicione, questa è ancora viva, sebbene interessata da numerosi disseccamenti della chioma e di una grossa branca. (…) Riteniamo già evento miracoloso il fatto che i due cipressi abbiano potuto vivere per tanto tempo in una condizione trofica cosi difficile.”.

 

Gabriele Mattei

 

Quell’alba radiosa spuntò, dopo tredici secoli, la notte del 15 settembre 1602.

 

 La causa strumentale scelta da “Colui che tutto muove” è un giovane di 23 anni: Gabriele Mattei, nato a Lenola nel 1579. Orfano di genitori, vive con 1’unica sorella; è un giovane bello, aitante, di carattere orgoglioso e licenzioso. Il pomeriggio del 14 settembre 1602, insieme con altri due suoi amici, si reca sul Colle di Santa Croce, dove un tempo venivano crocifissi i condannati a morte (da qui il nome di Santa Croce). Su quel Colle, quando Lenola era Colonia romana della tribù Emilia, nel 319 a.C. avevano innalzato un tempio pagano, che dopo l’avvento del cristianesimo, nel 313 d.C., venne dedicato alla Santissima Croce. E’ in quella Chiesa, rimaneggiata nella sua costruzione, dotata di un ricco patrimonio, come dimostrano i registri del 1400, esistenti nell’archivio del Santuario del Colle, che il giorno 14 settembre, festa liturgica della Santissima Croce, si stavano celebrando i Vespri solenni. Gabriele e i suoi due amici, sul sagrato della Chiesa, si misero a disturbare la funzione; un anziano cristiano uscì e li redarguì fortemente. Il terzetto teppistico si allontanò imprecando e inveendo contro colui che aveva osato riprenderli. Il fatto non fini lì, perché i tre maldestri decisero di ammazzarlo nella nottata.

 

 Compiere l’omicidio tocco a Gabriele.

 

 Lasciati gli amici, Gabriele rientra in casa, è nervoso, litiga con la sorella, non cena, va a dormire, ma non prende sonno, è agitato. A notte inoltrata si alza, prende il suo amato calascione (chitarra) di cui era valente suonatore, esce di casa e si avvia per un piccolo sentiero alle porte del paese, illuminato dalla luna. Si siede su di una pietra e incomincia a toccare le corde della chitarra, con la speranza che il suono armonioso dello strumento gli avrebbe arrecato pace e serenità interiore. Ma tocca e ritocca, le corde non emettono nessuna modulazione armonica. Prova ad accordarlo e non vi riesce, il suono che emette lo strumento è stridulo e disarmonico, come disarmonico era il suo spirito. Innervosito e disperato bestemmia, getta via la chitarra e invoca il genio del male, il Diavolo.

 

 A raccontarlo prima agli amici, e poi al Vescovo Giambattista Comparini è lo stesso Gabriele: “Alla mia invocazione  è apparsa davanti a me una mostruosa figura infernale; spaventato ho fatto il segno della croce e ho invocato l’aiuto della Madonna, stavo per fuggire, quando da una luce splendente, una voce celestiale mi disse: “Fermati, non temere, tu mi hai chiamata! Convertiti, sali questo Colle, troverai la mia Immagine; voglio che tu mi costruisca un tempio, e il giorno della Consacrazione farò risplendere un prodigio che nei secoli testimonierà la mia presenza nel tuo paese”. Il ghignoso Gabriele, divenuto mite agnello, non rientra in casa; defilato va alla Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Evangelista che trova chiusa, siede sull’uscio, ne aspetta l’apertura e va a pregare davanti all’immagine della Madonna. La sua presenza in Chiesa, a quell’ora mattutina, suscita meraviglia tra i fedeli. Terminata la preghiera si andò dal parroco a chiedere la sua rinascita spirituale mediante la confessione. Rinato dalla grazia dello Spirito Santo, uomo nuovo, va all’appuntamento, stabilito la sera precedente, con gli amici. L’impatto con questi è diverso da quello degli altri giorni, perché Gabriele non è più baldanzoso; è calmo, mite, sereno e dolce; a vederlo, cosi tanto mutato, gli amici restano sconcertati, e alla loro domanda “L’hai ammazzato?” Gabriele con voce dolce e fioca racconta loro quanto era avvenuto nella notte. Essi non credono al suo racconto tacciandolo di essere visionario, vile e menzognero. Gabriele, che doveva avere ascendenza su di loro li invita ad andare con lui a ritrovare l’Immagine della Madonna: se ciò non si fosse avverato, essi potevano anche ucciderlo.

 

 Si convinsero e ciascuno andò a casa a munirsi degli attrezzi necessari per il lavoro da farsi. Tutti e tre si avviarono verso l’impervio luogo, facendosi largo tra rovi e cespugli. Il lavoro di disboscamento durò alcune ore senza dare risultati; stanchi e delusi si fermarono. Incoraggiati da Gabriele, fiducioso delle parole della Madonna, ripresero a lavorare quando ai loro occhi apparve la sagoma di un vecchio rudere ricoperto di rovi e di edera, sotto la verde chioma di un annoso cipresso. Si avvicinarono, lo ripulirono dai rovi, dal muschio e dall’edera, e ai loro occhi apparve l’immagine della Vergine col Bambino, dipinta sul muro, che grondava sangue dal labbro inferiore. Alla vista di quel prodigio si inginocchiano, pregano e piangono di gioiosa commozione. Contemporaneamente al prodigio avvenuto sul Colle, un altro ne avviene tra le mura del paese, quando un gruppo di bambini girando per le strade annunciavano a tutti: “Sul Colle è stata trovata l’Immagine di Maria! Andiamo sul Colle”. All’annuncio dell’evento fatto dai bambini, credettero molte persone di ogni ceto, che accorsero sul Colle: videro il prodigio della Vergine col Bambino, che dal labbro inferiore grondava sangue. Dopo aver pregato e parlato con Gabriele e i due amici, di corsa ridiscesero nel paese a raccontare ciò che avevano visto con i propri occhi.

 

 La notizia, sparsasi tra il popolo, giunse all’orecchio del Vescovo di Fondi, Mons. Giovanni Battista Comparini che si trovava a Lenola per consacrare la nuova Chiesa parrocchiale. Convocò le autorità religiose e civili, chiese loro di recarsi sul Colle per constatare personalmente cosa fosse realmente accaduto. Questi parlarono con i tre protagonisti del ritrovamento e informarono il Vescovo sulla veridicità dell’evento. Successivamente Mons. Comparini dopo aver ascoltato i tre giovani dapprima singolarmente, poi insieme, sotto giuramento, li invitò a narrare l’accaduto e fece loro firmare un documento Il 15 settembre 1602, il Presule accompagnato dal Clero, dalle autorità Civili e dal popolo, si recò processionalmente sul Colle fortunato. Il Vescovo si avvicinò all’Immagine, vide il labbro inferiore ancora bagnato di sangue e, dopo averla venerata, ne fa la Ricognizione prescritta dal Concilio Tridentino. Estratto un fazzoletto asciugò il labbro della Madonna tumido di sangue. Il fazzoletto macchiato di sangue lo mostrò al popolo che gridò: “Evviva Maria”, e intonò le litanie lauretane. Sotto la mano destra appose il sigillo di riconoscimento canonico dell’avvenuta ricognizione, che si ammira ancora oggi. Quindi esorta le autorità religiose, civili e il popolo a costruire al più presto una capanna di legno che protegga l’Effigie, in attesa di costruire il Tempio richiesto dalla Madonna a Gabriele che sarà chiamato “Santuario della Madonna del Colle”.

 

Le preghiere

La pietà popolare è una realtà viva della Chiesa e nella Chiesa. La sua fonte è nella presenza costante ed attiva dello Spirito di Dio nella comunità ecclesiale. Il suo punto di riferimento è il mistero di Cristo Salvatore. I suoi scopi sono la gloria di Dio e la salvezza degli uomini, mentre l’occasione storica è data dall’incontro felice tra l’opera di evangelizzazione e la cultura. Perciò il Magistero della Chiesa ha espresso più volte la sua stima per la pietà popolare e le sue manifestazioni, stima motivata, anzitutto, dai valori che essa incarna. La pietà popolare ha un senso quasi innato del sacro e del trascendente. Manifesta una genuina sete di Dio e un senso acuto dei suoi attributi: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante, la misericordia. La pietà popolare è importante per la vita di fede del popolo di Dio, per la conservazione della fede stessa e per l’assunzione di nuove iniziative di evangelizzazione. Espressione tipica della pietà popolare sono i pii esercizi, molto diversi tra loro per origine storica e contenuto, per linguaggio e stile, per uso e destinatari. Il Concilio Vaticano II li ha vivamente raccomandati, indicando le condizioni che ne garantiscono la legittimità e la validità. Alla luce della natura e delle caratteristiche proprie del culto cristiano, è evidente, anzitutto, che i pii esercizi devono essere conformi alla sana dottrina e alle leggi e alle norme della Chiesa. Devono, inoltre, essere in armonia con la sacra Liturgia e tener conto, per quanto possibile, dei tempi dell’anno liturgico, favorendo una partecipazione cosciente e attiva alla preghiera comune della Chiesa. Proponiamo, oltre ad alcuni Pii Esercizi della tradizione ecclesiale, i testi delle preghiere care alla devozione popolare mariana del Santuario.

 

Suppliche alla Vergine SS.ma del Colle

 

Vergine SS. ma

prostrati ai piedi del vostro trono Vi salutiamo Regina del Colle

che prodigiosamente Vi degnaste eleggere a vostra dimora.

Voi difendeteci dai nemici e liberatici dalle tribolazioni.

Ave Maria

 

mostratevi vera Madre di Misericordia.

Ave Maria

Vergine SS.ma

Ave Maria e Vergine SS.ma

 

Vergine SS. ma

da questo trono di grazie girate su

di noi le Vostre graziose pupille;

abbiate pietà dei poveri sofferenti che hanno

bisogno del vostro soccorso e

mostratevi vera Madre di Misericordia.

Ave Maria

Vergine SS.ma

Voi avete salvati i peccatori più perduti!

Le anime nostre sono pure sotto il peso di enormi colpe e

forse non meritano il vostro patrocinio. Voi però che siete la

mediatrice fra l’uomo e Dio,

la Consolatrice degli afflitti, il Conforto degli abbandonati,

potete farci perdonare.

Ave Maria.

 

Preghiera

 

Vergine SS.ma gloriosissima Madre di Dio, la Vostra portentosa Immagine ha portato allegrezza e pace alle nostre famiglie! Come la stella che appare dopo la tempesta, Voi siete il conforto a noi stanchi nocchieri!… Copriteci o Vergine SS. col vostro manto e stendete su di noi la vostra materna protezione. Voi che siete la speranza di chi dispera, la mediatrice fra l’uomo e Dio, il rifugio dei peccatori, intercedete per noi presso il trono dell’Altissimo. (si domanda la grazia che si desidera) O Madre, questa grazia io voglio, per Vostra intercessione, io la spero perché siete la mia speranza, la dolcezza della mia vita. Così spero così sia. Salve Regina Novena

1

O Vergine SS.ma col sorriso col quale confortaste i primi cristiani su questo colle alpestre, e li rendeste forti a sopportare i tormenti del martirio, infondete a noi i vostri devoti, il coraggio di difendere anche con la morte, la nostra santa fede. Ave Maria.

2

O glorioso Regina dei Martiri, pel sangue che irrorò queste zolle, destinate a manifestare nei secoli il vostro nome santissimo, concedete a noi che abbiamo la sorte di calcarle, di poter essere degni dei frutti della redenzione del vostro Divino Figliuolo. Ave Maria.

3

O Vergine sede della sapienza che per lunghi secoli restaste ignorata custode dei corpi die martiri, in attesa che si compisse il disegno della Provvidenza, infondete nel nostro animo la sapienza e la pazienza nell’uniformità ai divini voleri. Ave Maria.

 

4

O rifugio dei peccatori, voi che invocata da un giovane perduto, allorché era per cadere fra gli artigli di satana, lo confortaste e salvaste con la vostra celestiale visione, salvate noi pure dalle insidie del nemico infernale. Ave Maria.

5

O Consolatrice degli afflitti, degli smarriti e degli erranti, voi che invitaste il giovane Gabriele rinato alla grazia, a salire su questo Colle, esortandolo a ricercare la vostra Immagine, suscitate anche in noi le più sante ispirazioni, per intraprendere e seguire il sentiero della virtù e della santità. Ave Maria.

6

O regina degli Angeli, voi che ispiraste a uno stuolo di innocenti fanciulli, di percorrere le vie del paese, annunziando che un grande prodigio si era compiuto su questo Colle, mentre l’avventurato Gabriele stentava con i suoi compagni a rintracciare la vostra Immagine, assistete e illuminate la nostra cara gioventù affinché fortificata nelle verità della fede, si faccia banditrice delle vostre glorie. Ave Maria.

7

O Regina dei confessori, voi che mutaste in mite agnello un indurito peccatore, lo sorreggeste più ancora nella sua risoluzione, quando con nome di Fra Deo Gratia e con l’abito dell’eremita, percorse mezza Europa, per far conoscere a tutti, i vostri prodigi, illuminate quelli che camminano nelle vie delle tenebre e dell’errore, e rendeteli degni figli vostri e di Gesù. Ave Maria.

8

O Madre benigna, i cui prodigi compiti in lontane regioni al solo tocco della vostra Immagine riempirono di gioia tanti infermi, e più di tutti il vostro fedele pellegrino, confortate quei vostri devoti, che nati all’ombra del vostro Santuario e costretti a vivere lontani, o in terra straniera, sono però sempre memori delle vostre glorie e del vostro Colle benedetto. Ave Maria.

9

O Madre della santa letizia, che ricolmaste di grandissima gioia il banditore delle vostre glorie, allorché ritornando dal suo lungo pellegrinaggio, poté rivedere il vostro volto soave, ricalcare il suolo della sua rinascita spirituale, deporre ai vostri piedi i tesori raccolti, apprendere la serie innumerevoli dei vostri prodigi, delle vostre grazie, concedete pure a noi di salire questo Colle col cuore pieno di sante speranze, e di solenni promesse. Ave Maria.

 

Preghiera

 

O Vergine SS.ma, voi qual vaga e misteriosa aurora vi degnaste dissipare le tenebre, che per lunghi secoli gravarono su questo colle prescelto da Dio per manifestare agli uomini, attraverso la vostra materna potenza e la sua mano divina, voi faceste rinascere speranze perdute, accendeste nei cuori dominati dall’odio, un amore ardente, infinito. Per la possanza che a voi viene dal vostro divino Figliuolo, i ciechi videro, i sordi udirono, i morbi sparirono! Risuonò tante volte questo Colle dei canti di folle lontane e vicine, accorse per sciogliere voti, per impetrare favori! Noi lo abbiamo appreso, tante volte lo sperimentammo, giornalmente ammiriamo segni straordinari che chiaramente manifestano la vostra materna assistenza. Vi ringraziamo perciò con le lingue delle migliaia di devoti che da secoli si prostrano innanzi a questo vostro trono, vi salutiamo con i canti innocenti delle schiere di fanciulli che misteriosamente invitarono tutti a vedere voi qui apparsa per nostra letizia. Aprite, vi supplichiamo, il tesoro delle grazie a quanti a voi fanno ricorso, esaudite le nostre preghiere, affinché in tempi di morta fede questo sacro Colle splenda irradiato dai vostri favori, quale faro che accende speranza e guida al porto sicuro della salvezza. Così sia. Salve Regina.

 

 

Atto di offerta dei bambini alla Madonna

 

O Vergine Santissima del Colle, Madre di Dio e Madre della Chiesa pellegrina di fede: tu che hai generato nella carne, in maniera misteriosa, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, nostro Redentore, e lo hai presentato al Tempio per offrirlo e consacrarlo a Dio. Oggi, festa della tua Natività, anche noi mamme che abbiamo generato nella carne questi figli, imitando il tuo gesto profetico di Vergine offerente, siamo venute in questo Santuario per presentarli e consacrarli a Te, per affidarli alla tua divina maternità perché crescano in età sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini. Tu che hai generato nello stupore di tutto il creato, Tu porta sempre aperta del cielo, Tu luminosa stella del mare, sii per questi nostri figli un faro luminoso di sicura speranza nel cammino della vita. Sii per loro porto di salvezza, esempio di carità e maestra di pace. O Madre nostra cara, non disprezzare, ma accogli la nostra umile fiduciosa preghiera, vieni in nostro aiuto, affinché un giorno, unite al frutto del nostro grembo, possiamo cantare in eterno la tua lode. Così speriamo, così sia. Salve Regina.

 

Il Rettore del Santuario

 

La Chiesa del Santuario del Colle edificata con le offerte dei fedeli, e le elemosine raccolte dal servo di Dio Gabriele Mattei, Fra Deo Gratias, iniziata nel 1606 si è conclusa nel 1610. Auspice il Vescovo di Fondi Giovanni Agostino, e prima ancora i Vescovi Giovanni Battista Comparini e Lello Veterano, il Sommo Pontefice Urbano VIII con Bolla del 5 settembre 1626 concedeva l’erezione canonica della Chiesa. In seguito alle leggi eversive la Chiesa e gli altri beni annessi furono appresi dal Stato o venduti, nonostante tutto ciò il Santuario ha continuato a rimanere sempre aperto al culto e a svolgere la sua missione.

 

Con Decreto del 19 marzo 2003 l’Arcivescovo di Gaeta, su istanza del rettore, confermava l’erezione canonica in persona giuridica pubblica, elevava il titolo della Chiesa a Santuario Diocesano e Approvava i nuovi Statuti.

 

Circa la direzione pastorale e amministrativa del Santuario lo Statuto agli artt. 3 e 4 recita: Il rettore è nominato dal Vescovo Diocesano e dura in carica fino a quando l’ufficio non si renda vacante per morte, rinuncia o per provvedimento del Vescovo diocesano. Il Rettore è amministratore unico e legale rappresentante dell’ente. […].

 

Con decreto del 30 aprile 2008 l’Arcivescovo di Gaeta, S.E. Rev.ma Fabio Bernardo D’Onorio, ha confermato nella cura pastorale della parrocchia di Lenola e del Santuario del Colle il Rev.do Don Adriano Di Gesù.

 

Nella cura pastorale come nella responsabilità ammnistrativa il rettore è coadiuvato, a norma dei canoni del Codice di Diritto Canonico dal Consiglio pastorale e dal Consiglio affari economici.

 

Elenco dei Rettori del Santuario

 

Labbadia Pietro 1765 – 1789*

Leone Giovanbattista 1790- 1807*

Rosati Mattia 1808 – 1815*

Crescenzi Gianfrancesco 1826- 1849*

Terella Francescantonio 1850 – 1857*

Grossi Francescantonio 1857 – 1870*

Grossi Francesco 1870 – 1902*

Rosati Ferdinando 1902- 1912

Terella Nazzareno 1912 – 1959

Musella Francesco 1959 – 1969 parroco – rettore

Domenichini Giulio 1969 – 1999

 

Di Gesù Adriano 1999 – parroco rettore

 

S.E. Rev.ma Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, Arcivescovo con decreto del 30 aprile 2008 ha confermato Don Adriano Di Gesù nella nomia di parroco rettore

 

Le suore delle scuole cristiane della misericordia

 

La Casa di Fondi, pur avendo iniziato la sua missione di apostolato solo nel 1957, per il lavoro continuo, non disgiunto da sacri­fici, ha dimostrato di aver guadagnato amore e stima da tutta la cittadinanza. La Scuola Materna, la Casa di Riposo per anziani ed infine l’istituzione di nuove classi d’asilo hanno promosso sempre più l’avvicinamento della popolazione a queste Suore che, inizial­mente, forse non ne sentivano la necessità. Nella nostra cittadina essa giunse il 22 aprile 1912 e si stabilì nel convento di Santa Croce dove le suore istituirono l’asilo infantile e un laboratorio di taglio, cucito e ricamo. Il convento di Santa Croce aveva in precedenza ospitato, dal 1896 al 1911, le suore di clausura dell’ordine delle “Carmelitane Scalze” che avevano messo le loro virtù religiose, sociali e civili al servizio della chiesa e di tutti i cittadini. Dopo 16 anni furono però costrette, per oscuri motivi, a lasciare Lenola. Sollecitato da tutto il popolo Mons. Niola inviò le Suore della Misericordia. Il 10 ottobre dello steso anno le suore si trasferirono al convento del Santuario del Colle dove risiedono tuttora continuando a svolgere il loro apostolato attraverso varie attività: scuola materna e refezione, lezioni di taglio, rammendo e cucito. Fino a qualche tempo insegnavano anche musica e perfino la lingua francese. Esse hanno attraversato periodi di tante sofferenze, il cui apice è senza dubbio rappresentato dai due grandi conflitti mondiali. Durante il primo (1915-1918) la Superiora, Madre Mary Victoire, istituì la mensa gratuita per i figli dei richiamati alle armi e un laboratorio per fare calze, maglie e guanti per i soldati che erano al fronte. Durante i nove mesi di emergenza bellica del 1943-1944 queste Suore hanno accolto le Consorelle della Casa di Gaeta, alcuni Sacerdoti diocesani, tra i quali Mons. Anselmo Cecere, Vicario Generale della Diocesi, sfuggiti ai rastrellamenti dei soldati tedeschi, e le Suore di Madre Livia di Formia con oltre 30 orfanelle. Una di queste quattro anni dopo venne a ringraziare la Madonna del Colle lasciando una lettera, conservata tuttora dalle stesse Suore. In quei terribili momenti risplendette come una luce la Casa delle Suore e la lunga fila di profughi, di Lenola e dei paesi limitrofi, si diresse verso il Colle. Non c’era bisogno di farsi annunciare: il portone era aperto a tutti e gruppi di persone piangenti, cariche delle poche cose che, nell’angoscia dell’esodo, erano riuscite a raccattare, entrarono nel luogo ospitale accolte sempre con un sorriso. Dopo la resa dei tedeschi le nostre Suore diedero asilo a quelle donne, giovani, anziane e anche bambine, che erano state stuprate dalle truppe di colore, dando loro ogni cura e ogni conforto.

 

Tutto il bene che le Suore hanno operato ed operano in Lenola si deve anche alla sapiente e prudente direzione delle Madri Superiore che si sono succedute e delle religiose che hanno operato a Lenola. Tutte hanno sempre vissuto e vivono tuttora modestamente, con la carità del popolo; eppure quando capitano al Convento qualche mendicante o altri persone povere del paese le porte si spalancano in ossequi al vecchio detto popolare “chi riceve e poi da fa la vera carità”. Fin dal primo giorno del loro arrivo a Lenola si sono prodigate nel loro apostolato con spirito di amore, di carità e di sacrificio. Tutte le generazioni dal 1912 sono passate sotto lo sguardo delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia: le famiglie hanno sempre avuto premura di mandare i bambini dalle Suore affinché ricevessero una ricchezza religiosa, morale e sociale. Come si può dimenticare l’opera di elevazione culturale e sociale donata con vero amore a portatori di handicap e a bambini orfani o abbandonati. Le suore curavano ed infondevano fiducia a queste persone che, divenute poi adulte, si sono ben inserite nella società diventando padri e madri esemplari.

 

Oggi le nostre Sorelle escono più frequentemente dal Convento, per continuare la loro missione di apostolato con l’insegnamento del Catechismo in parrocchia e a Valle Bernardo, con la visita agli ammalati e ai bisognosi di conforto. Ma le vediamo anche prodigarsi con amore ai gruppi di persone, giovani e meno giovani, che sempre più spesso vengono in ritiri spirituali nella loro Casa, come pure nella scuola materna, nella refezione e nel curare il decoro del Santuario della Madonna del Colle, il loro Santuario.  Le Suore di S. Maria Maddalena Postel a Lenola dicono un stretto rapporto con la Madonna del Colle e con tutti gli abitanti della cittadina mariana.

Lenola (Lt). Festa della Madonna del Colleultima modifica: 2013-09-09T23:13:00+02:00da pace2005
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